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Marcello Pamio

Oramai è sulla bocca di tutti il caso della paziente ricoverata in un ospedale di Verona in condizioni definite «gravi ma stabili».
Paziente, che a detta degli “informatissimi” giornalisti, sarebbe una bambina di 10 anni finita in rianimazione per un’infezione da tetano.
La bambina, sempre secondo i media, non sarebbe stata vaccinata, e questo ha spinto i magistrati ad aprire un fascicolo per «lesioni colpose» nei confronti dei genitori!
In tutta questa triste storia, però rimangono molti dubbi irrisolti:

  • Chi ha violato la privacy, diffondendo le generalità (sesso, età, diagnosi) della paziente ricoverata? E con quale diritto?
    Stranamente il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Verona durante la conferenza stampa di martedì 25 giugno, si è affrettato a precisare che dalla sua Azienda NULLA è trapelato alla stampa. Per quale motivo ha fatto questa precisazione? Forse perché violare la privacy è assolutamente illegale? E se non è stato qualcuno dell’ASL, chi ha fatto uscire le informazioni?
  • Chi ha formulato la diagnosi di tetano?
    Sempre durante la medesima conferenza stampa il Direttore Generale parla ufficialmente di «caso di tetano», come se avessero stabilito la causa, e poi, rivolgendosi al Primario della Terapia Intensiva Pediatrica (quindi palesando che si tratta in effetti di un paziente pediatrico), lo definisce come un medico che «potrebbe scrivere un libro sul tetano». Ma qualche secondo dopo però, di fronte alla domanda di un giornalista, il Direttore afferma che sia lui che il preparatissimo primario NON hanno «MAI VISTO UN CASO DI TETANO». Per fortuna che poteva scrivere un libro sull’argomento…

Ora il mistero si infittisce perché non tutti sanno che la diagnosi del tetano è praticamente solo clinica (vedi Harrison, “Principi di Medicina Interna”), cioè la diagnosi la fa un medico in base alla visita e alla sintomatologia. Ma se nessuno di questi grandi “esperti” ha mai visto un solo caso di tetano, come hanno fatto a stabilire con assoluta certezza che si tratta di tetano? Non sarebbe stato più intelligente chiedere un secondo parere a qualcuno che magari ne ha già visti di casi?
Quindi tornando alla domanda centrale: chi ha fatto la diagnosi? Se un medico l’ha fatta deve anche aver firmato un documento ufficiale assumendosi tutte le responsabilità.
O dobbiamo pensare che tutta la gogna mediatica, come pure il fascicolo depositato in Procura, si basano solo su «ipotesi» di lavoro.
Hanno eseguito altri accertamenti per escludere patologie diverse dal tetano, come una TAC cerebrale, puntura lombare, ecc.?
Clostridium a parte, la realtà è che al momento attuale nessuno dei famigliari e neppure l’avvocato ha visto un solo documento firmato in cui sia scritto chiaramente la diagnosi di tetano!

  • Il problema dell’incubazione?
    Il tetano ha una latenza di 3-8 giorni: com’è possibile che la paziente si è ferita, e il giorno successivo aveva già sviluppato i sintomi gravissimi del tetano?
    L’infezione da tetano, sempre secondo la Verità dei media mainstream, sarebbe stata provocata da una banalissima sbucciata al ginocchio (cosa veramente risibile) avvenuta nello stesso luogo dove giocano ogni giorno moltissimi bambini senza alcun problema.
  • Come mai sta accadendo tutto ciò?
    Perché aggredire i genitori accusandoli addirittura di «lesione colpose»?
    La magistratura ha 90 giorni di tempo per depositare l’atto: era proprio necessario farlo nel momento in cui tutta la famiglia ha altre e più serie preoccupazioni?
    Come mai tutta questa fretta? E su cosa si basa il fascicolo, sul fatto che forse non è stata vaccinata o su una diagnosi che ancora ufficialmente non esiste?

Infine ricordiamo il caso analogo a questo accaduto un paio di anni fa a Torino. Dopo l’iter giudiziario, la diagnosi di tetano è stata sconfessata e i genitori prosciolti da ogni accusa.


Dobbiamo attendere anche qui due anni per fare un po’ di chiarezza e giustizia?
Esiste in Italia un solo magistrato mentalmente e moralmente sano in grado di far luce su questo caso? In fin dei conti lo scopo è tutelare la bambina e la sua famiglia evitando le squallide aggressioni sia mediatiche che giudiziarie.


Marcello Pamio

L’oncologia, si sa, è il settore che più tira nel business farmaceutico.
Non c’è terapia farmacologica che possa competere con quella per il cancro: non a caso le spese oncologiche sono al primo posto per qualsiasi sistema sanitario nazionale.
Cancro a parte, a livello mondiale negli ultimi anni stiamo assistendo a mega fusioni, incredibili acquisizioni che stanno di fatto riducendo il numero degli attori in gioco a beneficio di una pericolosissima centralizzazione di tutto il business della malattia nelle mani di uno sparuto gruppo di multinazionali. Una manciata di lobbies stanno controllando e gestendo la salute e la vita di miliardi di persone.

Megafusioni
A giugno 2019 il colosso americano Pfizer, per la modica cifra di 10,64 miliardi di dollari, si è comprato la Array BioPharma. Calcolando anche il debito, la transazione è stata di ben 11,4 miliardi.
Il motivo dell’acquisizione è allargare il business del cancro, visto che la Array lavora nel «biofarmaceutico innovativo» e possiede brevetti per farmaci oncologici.
Il portfolio di Array comprende l’uso combinato di encorafenib e binimetinib per il trattamento del melanoma non operabile o metastatico, tra le altre cose.

Ma l’attuale periodo è assai interessante per tutte le acquisizioni delle grandi case farmaceutiche nel comparto oncologico.
Nel 2015 la Novartis si è accaparrata dalla GSK il reparto oncologico, così facendo la Novartis Oncology possiede un portfolio di 22 farmaci oncologici per il trattamento di oltre 25 patologie.
L’anno scorso è avvenuta una delle più grandi fusioni mai realizzate, quella tra Bayer e Monsanto.
Il colosso chimico-farmaceutico tedesco, per 63 miliardi di dollari ha inglobato il più grande gruppo mondiale nel campo delle sementi, dei fertilizzanti chimici, degli erbicidi e pesticidi.
Oggi una sola farmaceutica ha il monopolio delle sementi!
Lo scorso mese Merck&Co ha annunciato l’acquisizione di Peloton Therapeutics per 1,05 miliardi di dollari e in precedenza la Eli Lilly ha acquisito Loxo Oncology per circa 8 miliardi; mentre la Bristol-Myers ha annunciato che acquisterà Celgene in un deal da ben 74 miliardi.

Conclusioni
In futuro vedremo ancora fusione tra corporation, e lo scopo è giungere a due, massimo tre colossi che gestiranno i settori più importanti: ricerca, energia, informazione, farmaci, genetica, hi-tech e sementi (alimentazione).
Tutto questo sta avvenendo sotto l’egida delle istituzioni ufficiali e sotto l’occhio (poco attento) di quei gruppi che dovrebbero invece sorvegliare e impedire proprio la creazione di simili strutture globali.
Un tale oligopolio è molto preoccupante perché in grado di controllare la salute e la vita di miliardi di persone nel mondo.
Possono fare il bello e cattivo tempo, non solo nella commercializzazione di farmaci (visto che li producono devono ovviamente anche venderli), ma soprattutto nella R&D: Research & Development, Ricerca e Sviluppo.
Oggi infatti solo loro hanno i soldi necessari a finanziare la ricerca scientifica.
Gli Stati vengono mantenuti in crisi, proprio per averne il controllo, così i vari governi-fantoccio tagliano le spese sanitarie, quelle per la ricerca e il sociale, il tutto per la gioia immensa delle lobbies…
Ha ancora senso parlare di ricerca scientifica indipendente, quando quelli che finanziano gli studi sono gli stessi che producono i farmaci?
E’ così difficile da capire che le ricerche che loro finanziano, determinano le linee guida (i famosi protocolli) per l’utilizzo dei loro prodotti (farmaci) e servizi?
Nemmeno una mente aperta come quella di George Orwell poteva immaginare un futuro così distopico…


Marcello Pamio

La sanità privata è un bocconcino prelibato ed invitante da 39,7 miliardi di euro all’anno, pari quasi al 24% della spesa sanitaria nazionale totale.
Per scoprire a chi appartengono le dita che si impiastrano di questa marmellata deliziosa, c'è il report pubblicato da Mediobanca sulla classifica della Sanità privata italiana.
Ricordiamo che la malattia è diventata il business per eccellenza, dove si guadagna a prescindere: non a caso i dieci maggiori gruppi ospedalieri privati mettono insieme un giro di affari di ben 3,8 miliardi di euro, all’anno.
Guidano la classifica il Gruppo San Donato, seguono Humanitas, GVM, KOS, IEO, Servisan, Multimedica, Giomi-Fingemi, Eurosanità, Raffaele Garofalo & Co.

Performance ospedaliere
Il rapporto R&S-Mediobanca ha analizzato le performance della sanità privata nel quinquennio 2010-2014.
Considerando solo i cinque maggiori gruppi (San Donato, Humanitas, GVM, IEO e Servisan) i posti letto sono in totale 10.144, di cui 5.382 solo del Gruppo San Donato.
Il fatturato medio per posto letto, calcolato sui soli ricavi per prestazioni ospedaliere, è pari a 186 mila euro, con differenze che vanno da 156 mila euro per il Gruppo San Donato a 240 per l’Humanitas e 276 per l’IEO
Quanto ai dipendenti, sono in totale 28.940; i cinque maggiori gruppi, da soli, ne contano 18.867, il 73% dei quali è rappresentato da personale sanitario.

Nel complesso è l’Humanitas il più potente.
Il gruppo Humanitas è quello che mostra infatti (nel 2010-2014) andamenti economici «di gran lunga migliori» rispetto agli altri gruppi esaminati, con utili cumulati tra il 2010 e il 2014 per 146,4 milioni di euro e dividendi distribuiti per 53,6 milioni.
Il gruppo, che gestisce sette cliniche è di proprietà della famiglia Rocca (l’attuale presidente Gianfelice è per Forbes l’ottavo uomo più ricco d’Italia), una delle dinastie industriali che ha fatto la storia d’Italia.
Anche se pochissimi conoscono la San Faustin, si tratta della holding presieduta da Gianfelice Rocca, che insieme al fratello Paolo guida il gruppo Techint, un colosso industriale da 30 miliardi di patrimonio e 16 miliardi di giro d’affari. La Techint comprende oggi Tenaris (fabbriche siderurgiche), Ternium (laminati), Tenova (macchinari) e appunto Humanitas (ospedali). Il fatturato di quest’ultimo gruppo nel 2014, è stato di 548 milioni, il totale attivo di 445 milioni.

Il gruppo ospedaliero San Donato (holding della famiglia Rotelli), che fa capo alla holding Papiniano (Gruppo San Donato e Ospedale San Raffaele) ha invece messo a consuntivo nel quinquennio risultati netti cumulati per circa 28 milioni, nonostante la perdita di 53 milioni realizzata nel 2012 in concomitanza all’acquisizione del San Raffaele. L’impero formato da 18 ospedali, nel 2014 ha fatturato quasi 1.4 miliardi (+1,2% rispetto al 2013), con un totale attivo di 1,6 miliardi di euro
Nel 2012 il gruppo ha rilevato dalla Fondazione Monte Tabor la titolarità delle quote dell’Ospedale San Raffaele, diventando di fatto l’unico proprietario del nosocomio fondato nel 1958 dal controverso don Luigi Verzè.
Il gruppo Papiniano è, peraltro, il primo operatore privato accreditato in Lombardia e ad esso fa capo circa l’11% dei posti letto della Regione.

Il fatturato del GVM (Gruppo Villa Maria fondato e diretto da Ettore Sansavini) nel 2014 è stato di 462 milioni di euro, con utili per 4 milioni e un totale attivo di 850.
Per KOS (primo operatore italiano nel settore delle residenze per anziani non autosufficienti per ricavi e posti letto) i dati sono rispettivamente 392 e 631.
Nel 2014 l’IEO (Istituto Europeo di Oncologia, fondato da Umberto Veronesi) registra un fatturato di 260 milioni, utili per 6,8 milioni, e un totale attivo di 230.
Per Servisan il fatturato è stato di 211 milioni (di cui 3 realizzati in Romania, dove il gruppo ha creato un ospedale a Bucarest con 140 posti letto) e 350 di totale attivo.
L’azienda Servisan è controllata dalla famiglia De Salvo che gestisce anche il Novara calcio.
Fatturato di 201 milioni per Multimedica, che registra un totale attivo di 213 milioni. GIOMI-Fingemi registra, nel 2014, un fatturato di 159 milioni e un totale attivo di 347.
Per Eurosanità i dati sono pari a 156 e 147.
Chiude la classifica il gruppo Raffaele Garofalo & Co, con un fatturato (relativo però al 2013) di 96 milioni e un totale attivo di 143.

Disease the business
La salute non fa crescere il PIL, mentre la malattia - tanto più se è cronica - sviluppa utili
Va specificato che la sanità convenzionata è una industria che solo nel 2017 ha prodotto un giro di affari di 40 miliardi di euro! Da questo forziere, tutti traggono vantaggio (i grandi gruppi privati, case farmaceutiche, finanziarie e assicurazioni). L’unico che paga è l’uomo malato che si vede sempre più come una mucca da mungere.
Tanto per capire il quadro, nel 2019 il 44% della popolazione è andato a pagare di tasca propria una prestazione sanitaria, senza neppure provare a prenotarla tramite il SSN. Si sa infatti che prenotare un esame laboratoristico spesso costa meno da privati che tramite ricetta del medico. Non parliamo delle attese per una visita specialistica convenzionata, quando invece pagando la si ottiene dopo pochi giorni.
Per i malati cronici la situazione è allucinante, perché quasi uno su due, ha dovuto fare delle rinunce per potersi pagare le cure. Molti addirittura arrivano ad indebitarsi, per la gioia delle finanziarie e delle banche.
La direzione presa dall’Italia è una strada che scivola sempre più lungo la pericolosissima china della privatizzazione tout court, con tutti i rischi che ne possono conseguire.
A breve infatti solo chi ha i soldi potrà permettersi delle cure serie, mentre tutti gli altri…
Per la gioia dei neomalthusiani.

Marcello Pamio

«Siamo sempre più sani», è il mantra che viene continuamente ripetuto dai portavoce del pensiero unico. Poi ti giri, guardi in famiglia, dentro casa, tra gli amici e ti accorgi che forse ti stanno prendendo per il culo.
In effetti, se tiriamo fuori la testa da sotto la terra, e la alziamo per osservare i dati ufficiali sulla vendita di farmaci e sulle spese sanitarie, ci accorgeremo che l’italiano medio è sempre più devastato e ammalato! Ma questo non si deve dire, perché esce dal “politicamente corretto”.
Vediamo le dieci categorie terapeutiche più prescritte nel 2018, secondo Federfarma:

-           Inibitori pompa protonica: problemi gastrici
-           Inibitori della hmg coa reduttasi: ipercolesterolemia
-           Ace inibitori non associati: ipertensione arteriosa
-           Betabloccanti: antipertensivi e antiaritmici
-           Antiaggreganti piastrinici: fluidificare il sangue
-           Vitamina D
-           Derivati diidropiridinici: ipertensione arteriosa
-           Antagonisti dell’angiotensina: ipertensione arteriosa
-           Biguanidi: diabete
-           Antagonisti dell’angiotensina e diuretici: ipertensione arteriosa

Mentre le dieci specialità più prescritte nel 2018, sempre secondo Federfarma:

-           Cardioaspirin: fluidificante sanguigno
-           Dibase: vitamina D sintetica
-           Lasix: diuretico per ipertensione
-           Eutirox: ormoni tiroidei
-           Triatec: antipertensivo
-           Norvasc: antipertensivo
-           Pantorc: inibitore pompa protonica
-           Omeprazen: ulcere duodenali
-           Augmentin: antibiotico
-           Bisoprololo Sandoz: antipertensivo, antiaritmico

Il quadro che ne esce è allucinante, in pratica, stando ai farmaci più venduti in Italia, il suddito medio manifesta sempre più problemi all’apparato gastro-intestinale (inibitori di pompa protonica), cardio-circolatorio (ipertensione e sangue denso), dismetabolico (diabete e colesterolo).

Discorso a parte quello della Vitamina D: fino a qualche anno fa nessun medico sano di mente avrebbe mai prescritto in maniera routinaria il dosaggio ormonale nel sangue (anche perché tale valore da solo NON INDICA NULLA, ma andrebbe sempre letto assieme al Paratormone e al Calcio libero nel sangue…), ma da quando la Abiogen Pharma spa (controllata dalla MDM Holding spa) ha commercializzato il DIBASE, miracolosamente la carenza della vitamina D è diventata un problema sanitario globale gravissimo.

Dai dati la conclusione è semplice: i protettori gastrici o inibitori di pompa protonica (PPI) sono i farmaci maggiormente prescritti!
Ufficialmente sono una classe di droghe usate per la cura di ulcera e/o reflusso gastrico, con FANS per ridurre il rischio di emorragie gastriche, ma nonostante il nome che ingannevolmente sembra “proteggere” la mucosa gastrica, nascondono effetti collaterali e insidie a dir poco inquietanti…

Effetti collaterali
Già nel 2016 l’Università di Bonn e Rostock avevano lanciato un avvertimento sulla probabile correlazione tra gli inibitori e la demenza. Lo studio intitolato: «German Study on Aging, Cognition and Dementia in Primary Care Patients», è stato pubblicato su JAMA Neurology nell’aprile dello stesso anno.
Sono stati tenuti sotto osservazione circa 74.000 anziani con una età minima di 75 anni, e la cosa importante è che questi non avevano nessun sintomo di demenza.
L’analisi è stata osservazionale retrospettiva, cioè hanno valutato gli anni tra il 2004 e il 2011.
Tra i nonnetti che assumevano regolarmente protettori gastrici (un totale di 2950) vi è stato un significativo aumento di rischio di insorgenza di demenza rispetto ai pazienti non trattati.
Entrando nello specifico: l’uso di PPI è associato a un’aumentata incidenza di tutte le forme di demenza (+38%) e soprattutto di Alzheimer (+44%).
Stiamo parlando di aumenti molto significativi, e purtroppo non è l’unico studio che ha fatto emergere enormi preoccupazioni.

Non solo demenza…
Della famiglia degli inibitori fanno parte: omeprazolo, pantoprazolo, lanzoprazolo, esomeprazolo e rabeprazolo.
Nel lavoro sulla demenza, i ricercatori hanno notato che il lanzoprazolo aumenterebbe la produzione della Proteina Beta-amiloide, che secondo le conoscenze odierne sarebbe la responsabile dell’Alzheimer.

Altri studi invece puntano il dito al cattivo assorbimento di ferro, magnesio e soprattutto di vitamina B12.
La spiegazione è che alterando i livelli di pH gastrico si riduce l’assorbimento della vitamina B12 e del ferro non-eme.
La revisione sistematica degli studi osservazionali suggerisce che l’impiego dei PPI a lungo termine (oltre 2 anni) si associa ad un rischio aumentato dell’83% di deficit di vitamina B12!
Tale rischio, con il trattamento prolungato con PPI, riguarda anche l’assorbimento del magnesio.
Una ipomagnesemia grave può causare una serie di problemi, dalla tetania, alle convulsioni, alle aritmie.

Il dottor Todd C. Lee, che ha seguito attentamente lo studio sugli effetti collaterali dei PPI è andato giù pesante sul giornale dell’Associazione medica canadese (Canadian Medical Association Journal): «La somministrazione di PPI si può associare a un numero di effetti avversi rari, ma potenzialmente molto seri». Anche se si tratta di eventi non frequenti, «se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante».

La loro assunzione prolungata può aggravare gli effetti collaterali, al punto che sia la FDA che Health Canada (Ministero della salute canadese) hanno lanciato degli allarmi (warning) sulla loro sicurezza (safety), soprattutto per quanto riguarda il rischio di infezioni da Clostridium difficile (69% del rischio di infezione), fratture e gravi ipomagnesemie (carenza di magnesio).
I problemi con le infezioni comunque non riguardano solo il Clostridium: aumenterebbe anche il rischio di infezioni intestinali da Campylobacter e Salmonella.

Poi c’è il rischio fratture, perché diverse metanalisi e revisioni sistematiche hanno dimostrato un’associazione tra impiego recente e cronico di PPI e il rischio di fratture, sia negli uomini che nelle donne. Alla base di questo effetto potrebbe esserci la ridotta biodisponibilità orale di calcio indotta dai PPI; ipergastrinemia e lieve ipomagnesemia inoltre stimolano la produzione di PTH che induce un maggior riassorbimento dell’osso.

Tra le più preoccupanti interazioni farmacologiche con i PPI, è quella relativa al clopidogrel
Uno studio su 13.636 pazienti in trattamento con clopidogrel dopo un infarto del miocardio ha evidenziato che l’uso concomitante di omeprazolo si associava ad un aumentato rischio di recidiva di infarto. Questa associazione non veniva osservata per esempio con il pantoprazolo.
Una revisione e metanalisi di 25 studi su 159.138 pazienti ha confermato che l’uso concomitante di PPI e di clopidogrel si associava ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori del 29% e ad un aumentato rischio di infarto del 31%.
Quante persone nel mondo hanno avuto (o avranno) un infarto senza sapere che forse sono stati proprio i farmaci che il medico ha prescritto loro?

Conclusioni
Ce n’è abbastanza per riflettere sull’opportunità di continuare o meno a prescrivere i PPI in maniera così indiscriminata, spesso senza una corretta indicazione e a tempo indefinito.
Ma questo farmaco rientra in un protocollo, per cui se il paziente ci lascia poi le penne, nessuno mai andrà ad indagare o incriminare il medico che lo ha prescritto.
Ricordiamo sempre che NON esiste un solo farmaco (o vaccino) privo di effetti collaterali. In questo caso però, essendo una delle molecole più vendute non solo in Italia ma nel mondo intero, il numero di persone che avranno dei danni è elevatissimo!
Fortuna vuole, in questo caso, perché se al vecchietto verrà l’Alzheimer a seguito dell’interazione dei PPI, sicuramente si dimenticherà di denunciare il medico che glielo ha ignorantemente prescritto…


Prof. Roberto Fantini

Queste le tesi sostenute nel Convegno internazionale JAHLF del 20-21.05.2019 a Roma

Una delle tante errate convinzioni intorno alla pratica dei trapianti è quella che, in merito ad essa ed al suo necessario presupposto teorico-pratico rappresentato dalla morte cerebrale, ci sia, all’interno della comunità scientifica, come all’interno del mondo religioso, un consenso totale e universale.
Le cose, in realtà, sono ben diverse. Numerosi sono gli scienziati, i teologi e i filosofi che, da sempre (a cominciare dagli scritti di Hans Jonas), avanzano riserve, sollevano dubbi ed esprimono ferme obiezioni e critiche decise nei confronti sia del criterio della morte cerebrale, sia nei confronti della pratica di espianto-trapianto di organi. Ma di queste voci, molte delle quali di indubbia autorevolezza, si preferisce non parlare. L’intera grancassa mediatica è infatti compattamente impegnata in una inesausta apologia della donazione degli organi e nell’esaltazione delle imprese chirurgiche attuate dalle équipes trapiantistiche. Per i perplessi, i dubbiosi e gli oppositori, sul palcoscenico mediatico non risulta esserci posto, neppure sottoforma di fugace comparsata.

Un importante tentativo di incrinare le alte muraglie che difendono le (presunte) certezze dei sostenitori dell’indiscutibilità dei trapianti di organi ha avuto luogo in questi giorni (20-21/05) a Roma, ad opera della John Paul II Academy for Human life and the Family (fondata da ex docenti dell’Accademia pontificia per la Vita), che ha dato vita ad un convegno internazionale (“La morte cerebrale”. Un’invenzione medico-legale: evidenze scientifiche e filosofiche) a cui hanno preso parte importanti scienziati, filosofi e teologi di fede cattolica, accomunati dal fermo rifiuto nei confronti della morte cerebrale.
Tutte di grosso spessore le relazioni di entrambe le giornate, vere miniere di puntuali informazioni scientifiche e di corpose argomentazioni filosofiche e teologiche.

Il filosofo Josef Seifert, uno dei padri spirituali dell’iniziativa, ha aperto i lavori dedicandosi, in particolar modo, a denunciare l’assoluta mancanza di giustificazioni di ordine scientifico alla base della decisione del Comitato ad hoc di Harvard che, nel 1968, propose-impose il nuovo criterio di definizione di morte, sganciandolo dalle attività respiratoria e circolatoria, e fondandolo unicamente sul riconoscimento della cessazione delle funzioni cerebrali.

Le uniche due motivazioni addotte dal Comitato, infatti, furono esclusivamente di carattere pragmatico ed utilitaristico:

- sollevare la collettività dal peso di numerosi pazienti mantenuti nelle strutture ospedaliere in condizioni di assenza di coscienza;

- sollevare i medici espiantatori dal rischio di essere accusati di omicidio nei confronti dei pazienti “donatori”.

«La morte cerebrale - ha detto Seifert - è una delle maggiori vergogne della medicina», responsabile dell’uccisione di migliaia di persone a cui vengono tolti gli organi “da vive”.

Il neurologo Thomas Zabiega ha sottolineato, poi, come la morte cerebrale non sia altro che una diversa definizione di quella condizione denominata da Mollaret e Goulon, nel 1959, coma dépassé (ossia coma irreversibile), mettendo anche in luce che i criteri adottati per la morte cerebrale, invece che rafforzarsi, sarebbero stati indeboliti rispetto a quelli precedentemente adottati.
Con particolare incisività, poi, il neurologo si è soffermato nel sostenere l’inaccettabilità morale di criteri di ordine utilitaristico ed emozionale, esulanti da adeguate valutazioni di natura rigorosamente razionale.

Di estremo interesse la relazione di Cicero G. Coimbra, neurologo e docente di neuroscienze dell'Università Federale di Sao Paulo (Brasile).
Coimbra si è soffermato sulla nozione di «penumbra ischemica globale» che si verifica quando il flusso di sangue al cervello è ridotto tra il 20 e il 50 percento dell’apporto normale, allora il cervello risulta silente all'esame neurologico, perché non ha sufficiente energia per sostenere l'attività sinaptica, ovvero la comunicazione tra i neuroni. Si tratta di silenzio neuronale ma non di morte del cervello, il cervello se curato può riprendersi perché i neuroni sono vivi. Quindi il problema sorge con i test invasivi per la dichiarazione di “morte cerebrale” il più pernicioso dei quali è il test dell'apnea, ovvero lo spegnimento del respiratore, in genere per 10 minuti, effettuato per dimostrare che il paziente non può respirare da solo e quindi è morto. Invece la realtà è che i centri respiratori silenti non possono funzionare perché sono in penumbra ischemica. Con lo spegnimento del respiratore il 40% dei pazienti ha un crollo del flusso sanguigno che distrugge i centri respiratori e produce un danno cerebrale irreversibile, pertanto il test dell'apnea deve essere abbandonato.

Particolarmente coinvolgenti sono risultati i contributi di Paul Byrne, neonatologo statunitense, il quale, anche utilizzando numerose immagini e filmati, ha operato una variegata rassegna di casi (da lui seguiti in prima persona) di individui strappati alle procedure di espianto, grazie ad una serie di circostanze propizie, prima fra tutte l’opposizione dei familiari. Toccantissima, fra le tante, la vicenda di Joseph, nato prematuro nel 1975 che, nonostante l’EEC piatto e la conseguente dichiarazione di morte cerebrale, continuò ad essere curato con eroica caparbietà, potendo così sopravvivere, godere di una vita normale, essere, oggi, felice padre di famiglia.

«Quante altre persone - si è chiesto Byrne, vero indomabile combattente a favore degli individui più fragili e vulnerabili - avrebbero potuto essere salvate qualora le cure non fossero state troppo frettolosamente interrotte

L’anziano pediatra è stato categorico:
«Non ha senso - ha detto - essere “donatori”: ogni organo è preso da un essere vivente
«Nel caso di persone veramente morte - ha poi aggiunto - le si porta in obitorio, non in sala operatoria, somministrandole accuratamente farmaci immobilizzanti. Questa si chiama vivisezione

Molto interessanti, infine, gli interventi densissimi di Doyen Nguyen, ematopatologa e teologa morale, soprattutto per quanto concerne l’analisi condotta, con rara perizia ermeneutica, delle parole pronunciate da papa Giovanni Paolo II in uno storico discorso al 18° Congresso Internazionale della Società dei trapianti, del 29 agosto 2000.
La Nguyen ha evidenziato che il pontefice si trovò ad insistere chiaramente nel sottolineare come l’eventualità del prelevamento degli organi dovrebbe essere sempre inderogabilmente subordinata al rispetto di ben precise pre-condizioni che, nella realtà vigente, non sono mai rispettate e che, nel caso lo fossero davvero, verrebbero a rendere pressoché nulle le reali possibilità di espianto-trapianto di organi.

A cura del Prof. Roberto Fantini - Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente - www.antipredazione.org

COMUNICATO STAMPA
ANNO XXXV n. 13
20 Giugno 2019
24121 BERGAMO Pass. Canonici Lateranensi, 22
Tel. 035-219255 - Telefax 035-235660
lega.nazionale@antipredazione.org


Marcello Pamio

Gli sciacalli in natura, come tutti gli animali, hanno un loro senso biologico. Occupano una nicchia ecologica ben precisa, sono dei piccoli predatori, soprattutto mangiatori di carogne. Si gettano infatti sugli animali morti e sulle loro carcasse, spolpandole fino all'osso.
Questa è la magnificenza perfettamente regolata da Madre Natura. Esistono però degli sciacalli bipedi, cioè su due zampe, molto più insidiosi, perché non si accontentano di spolpare una preda morta, ma si divertono e godono nel vederla soffrire le pene dell’inferno.
La loro nicchia ecologica ufficialmente non esiste, perché rappresentano un abominio, per cui si nascondono e si annidano all’interno dei media, del mondo medico, della magistratura, della politica, ecc.

In pratica in ogni luogo dove è possibile manifestare al meglio la loro squallida genetica.
Con il taccuino (in pelle) da giornalisti, vergano costantemente veleno e cercano di indottrinare le masse disorientate di pecore, mentre con il camice bianco, si mescolano tra i veri Medici, per sputare verde bile su tutto quello che esce dai binari. Quelli nella magistratura fanno di tutto per mettere in cella le prede prima di rosolarle allo spiedo.
I casi di sciacallaggio stanno aumentando sempre di più, indicando chiaramente che le belve affamate e assetate di sangue, siano giunte al termine della loro esistenza.
Qualche esempio?

Il caso di Eleonora Bottaro
Emblematico e assolutamente vergognoso è il caso di Eleonora Bottaro e dei suoi genitori.
La ragazza, ammalata di leucemia linfoblastica acuta, ha rifiutato le cure ufficiali ma, poi, purtroppo è deceduta. Siccome all’epoca dei fatti aveva 17 anni, i genitori sono stati condannati a «due anni con la sospensione della pena, per omicidio colposo».
Secondo gli sciacalli, i due genitori, che poco tempo prima aveva perduto anche l’altro figlio per cause ignote, avrebbero «manipolato la figlia. La convinsero a dire “no” alle cure».
Morti entrambi i figli, sono rimasti solo loro due, e questi si accaniscono con una ferocia inaudita, tale da far impallidire quella che è funzionale nel mondo animale!
Ma come detto le belve umane si nutrono della sofferenza altrui…

La bambina di Verona
L’ultimo caso riguarda la bambina di Verona attualmente in rianimazione, anche se dalle ultime notizie non è più intubata e la prognosi è stata sciolta, per colpa dell’infezione da tetano che avrebbe contratto per una banale sbucciatura al ginocchio.
Nonostante ancora manchi la conferma ufficiale dell’isolamento del Clostridium Tetani, nonostante i tempi di incubazione non tornino (avrebbe avuto i sintomi dopo 48 ore, cosa molto improbabile), come pure non torna il decorso clinico così rapido (miracolo della medicina ufficiale), gli sciacalli hanno sferrato l’attacco avvinghiandosi con i canini sulla gola delle prede.
Le prede sono tutti i genitori che non vogliono vaccinare, e questo perché la bambina ricoverata non lo era!
In questo caso è sceso addirittura dalle spiagge pesaresi uno sciacallo di una specie in via di estinzione: lo «sciacallo dorato» (Canis Aureus Burionae), detto così per via della sua attrazione per i soldi, per le monete d’oro…

La targa dedicata ai fratellini Tremante
Un altro caso recentissimo è l’attacco alla targa che Verona (casualmente la città della bambina di sopra) ha dedicato ai fratellini Tremante, morti a seguito delle vaccinazioni.

Il papà Giorgio Tremante, scomparso da poco, ha avuto un destino che poche persone sarebbero state in grado di superare indenni: due figli morti subito dopo le vaccinazioni e un terzo danneggiato e in sedia a rotelle attaccato ad un respiratore per tutta la sua grama esistenza!
La targa non va più bene: «è un falso storico». Come mai oggi, in questo momento preciso, con tutto quello che si sta muovendo, gli sciacalli coordinati sincronicamente come se fossero un unico organismo, stanno accerchiando la targa per abbatterla? E’ un simbolo da distruggere!

A tal proposito sono intervenuti il «diversamente-umile» Roberto Burioni e il Dirigente Medico di Ostetricia e Ginecologia presso Ospedale S. Anna di Torino Silvio Viale.
Sul primo ogni commento è superfluo sul dottor Silvio Viale invece è interessante  il CV, perché si è candidato alle comunali con il PD e poi alle regionali con il partito atlantista +EUROPA della coppia Bonino/Soros.
Abbinamento perfetto e coerente quello del medico con il PD e poi con +Europa, ricordo infatti che Emma Bonino faceva abortire le donne con la pompa della bicicletta e Viale è «ginecologo, radicale e padre dell’aborto farmacologico».


La targa dedicata ai fratelli tremante sta stretta, è un falso storico, perché a loro stanno a cuore tutti i bambini…


Marcello Pamio

Il nostro mondo è duale, per cui tutto esiste assieme al suo contrario: la notte si alterna al giorno, la gioia con la tristezza, il caldo con il freddo, lo yin e lo yang, ecc.
Questo è valido anche per l’uomo, per cui per compensare la presenza di geni, la natura ha pensato a individui come Roberto Burioni. Se infatti qualche mente eccelsa ogni tanto sconnettesse il "microcefalo" dalla laringe, la Vita nel nostro paese sarebbe certamente migliore e più tranquilla...
 

Si mette in ibernazione forzata, ma non appena si manifesta un focolaio o un semplicissimo episodio di infezione che interessa un bambino non vaccinato, si scongela velocemente nel microonde e godendo come un capretto inforca gli occhialini alla Clark Kent e più veloce della luce inizia a sparare minchiate su tutti i media maistream. Una volta che il caso non fa più audience o viene ridimensionato, ritorna nell’azoto liquido in attesa del prossimo evento…

L’ultimo è accaduto ad una bambina di Verona, ricoverata in rianimazione per infezione (dicono) da batterio Clostridium Tetani. Una banalissima caduta con sbucciatura del ginocchio sarebbe la causa del tetano. Il problema non è l’incidente, anche perché da che mondo e mondo tutti i bambini giocando possono cadere e farsi male, in questo caso però la bambina (dicono) non sarebbe stata vaccinata!
Apriti cielo. La colpa è dei genitori incoscienti, dei no-vax, dei bifolchi retrogradi che rifiutano le vaccinazioni, dei somari, bla bla bla…
Insomma le solite idiozie da pensiero unico, che potrebbero sfociare nella proibizione per legge di correre per la strada ai bambini non vaccinati, prevenendo così le infezioni da tetano.

Innanzitutto bisogna attendere la conferma che si tratti realmente di tetano, perché spesso e volentieri, le diagnosi iniziali molto affrettate, vengono poi smentite nel corso del tempo.
Esattamente quello che è successo a Torino nel 2017 quando una bimba di 7 anni è stata ricoverata per tetano. I genitori vennero indagati dalla procura, ma alla fine il Gip esaminando la memoria difensiva scritta da diversi medici (fra i quali il Premio Nobel Luc Montagnier, il virologo Giulio Tarro, il professor Paolo Bellavite, l’infettivologo Fabio Franchi e il chirurgo Giorgio Pellis) chiese l’archiviazione. (1)

Ma clostridium a parte, i periti inoltre hanno fatto presente che il tetano si può presentare anche in persone vaccinate e con un alto livello di anticorpi.
Come per altre malattie quali herpes zoster, meningiti, pertosse, parotite e influenza, la vaccinazione e persino la presenza di anticorpi NON garantiscono la protezione contro la malattia!
In America le statistiche mostrano che circa il 15-20% dei casi di tetano avviene in soggetti completamente vaccinati. (2)

Come fa Burioni a non sapere queste cose? Forse fa il finto tonto per interessi costituiti?
Se il professore ne è a conoscenza ma nega pubblicamente tali evidenze, andrebbe radiato dall’ordine dei medici e poi licenziato dall’Università; se invece proprio non ne sa nulla, allora andrebbe prima licenziato, per manifesta ignoranza, e poi radiato.

Burioni il problema non è il tetano ma il cancro!
A Burioni i bambini non interessano, perché esce dal cilindro criogenico solo per vomitare fiele nei confronti dei genitori che non vaccinano, ma non ha mai speso una parola per i veri problemi che interessano i piccoli italiani. Problemi seri.
Siamo il paese con più bambini obesi d’Europa: l’Italia ha infatti il maggior tasso di obesità infantile tra i maschi (21% pari merito con Cipro), mentre il 42% dei maschi è obeso o in sovrappeso (solo Cipro fa peggio con il 43%). Anche le bambine hanno uno dei tassi più alti di obesità e sovrappeso, il 38%. Dati questi della Childhood Obesity Surveillance initiative (2015-17) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ma l’obesità non è niente a confronto del cancro in età pediatrica.
I tumori oggi rappresentano una delle principali cause di morte nei bambini e la loro incidenza è purtroppo in aumento: a livello globale si è passati da 124 casi per milione di bambini fra 0 e 14 anni nel 1980 a 140 casi nel 2010.
Su Lancet Oncology è stato pubblicato un aggiornamento sull’incidenza a livello mondiale del cancro nell’infanzia (0-14 anni) e nell’adolescenza (15-19 anni) nel periodo 2001-2010.
L’indagine è stata condotta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) in collaborazione con l’Associazione internazionale dei registri del cancro e ha riguardato 62 paesi a livello mondiale distribuiti in 5 continenti.
Emerge un quadro inquietante: l’area del mondo in cui si registra la più elevata incidenza di cancro fra 0-14 anni e fra 15-19 è il Sud Europa (Croazia, Cipro, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

In Italia si osservano le più elevate incidenze di cancro rispetto a tutti gli altri paesi del continente europeo!
Inoltre, in 4 registri italiani (Umbria, Modena, Parma e Romagna), l’incidenza supera addirittura i 200 casi fra 0-14 anni per milione di bambini/anno.

Avete mai sentito in televisione il professorone trattare queste priorità, anche se la sua formazione è la virologia, rimane sempre un medico, o no?
Mentre il nostro paese vanta simili primati (obesità e mortalità per cancro nei bambini), il dottor Roberto Burioni e colleghi si preoccupano dei bambini non vaccinati.
Ognuno tragga le proprie conclusioni…

 

Note

  1.  “Bimba malata di tetano, indagati i genitori”, ma non era tetano. http://blog.ilgiornale.it/locati/2019/05/21/bimba-malata-di-tetano-indagati-i-genitori-ma-non-era-tetano/
  2. Idem


Marcello Pamio

Da una parte aumenta il numero dei medici radiati senza motivo, dall’altra non passa giorno che la cronaca non elenchi casi di camici bianchi corrotti, venduti, delinquenti e assassini.
Ma la cosa scandalosa è che gli ordini dei medici, cioè quelle istituzioni private che raggruppano in un albo gli iscritti, dimostrano sempre di più la loro spregevole natura: strumenti politicizzati con due pesi e due misure.
Questo spiega il motivo per cui vi sono criminali con lo stetoscopio al collo regolarmente iscritti all’ordine, e grandissimi Medici senza nessun capo d’imputazione e/o denunce, che vengono radiati senza motivo o per reati di opinione!

Se un medico ammazza persone per soldi, sperimenta illegalmente farmaci, prende mazzette dalle lobbies, spacca le ossa a vecchietti innocenti per fare “esperienza”, impianta valvole cardiache difettose (sapendolo), uccide per espiantare organi, prescrive ormoni pericolosi a neonati, danneggia un bambino con i vaccini, ecc. NON VIENE RADIATO. Viceversa, se un medico mette SOLO in discussione una pratica aberrante come la vaccinazione di massa, viene radiato all’istante.
Gli ordini dei medici, in un paese sano, libero e democratico non dovrebbero neppure esistere.
Ma l’Italia, si sa, è una colonia e la dittatura mascherata da democrazia rappresentativa è sempre più alla luce del sole…

Ecco qualche esempio dei due pesi e due misure.
Qui sotto l’elenco dei medici che, nonostante non abbiamo fatto del male a nessun paziente, hanno subito la pena più pesante che si possa infliggere a un medico.

ROBERTO GAVA
Medico farmacologo, tossicologo e cardiologo, non è mai stato contrario alla vaccinazione in sé, ma ha espresso dubbi sull’attuale modalità di esecuzione, e per questo è stato RADIATO.

DARIO MIEDICO
Medico legale, premiato dall’ordine dei medici di Milano con la medaglia alla carriera.
Il dottor Miedico non è mai stato contrario alle vaccinazioni in sé, e non a caso i suoi figli sono stati regolarmente vaccinati, ma ha espresso pure lui dubbi sull’attuale pratica, e per questo è stato RADIATO dagli stessi colleghi che lo hanno premiato un anno prima.

PAOLO ROSSARO
Medico chirurgo esperto in terapie palliative e nell’utilizzo dell’Acido Ascorbico (Vitamina C) ad alto dosaggio. E’ stato RADIATO per aver seguito le specifiche volontà di un suo assistito…

GABRIELLA MEREU
Medico chirurgo, autrice di vari libri, tra cui “Terapia Verbale”, è stata RADIATA perché, tra le altre cose, non forniva «il consenso informato»

GABRIELLA LESMO
Medico pediatra con un figlio autistico danneggiato dal vaccino Anti-Epatite B (reso obbligatorio grazie ai 600 milioni di lire incamerati da De Lorenzo), per aver espresso dei dubbi sull’obbligo vaccinale è stata RADIATA.

MASSIMO MONTINARI
Medico capo della Polizia di Stato è stato SOSPESO per 6 mesi dall’ordine dei medici di Firenze per la violazione dell’articolo 13 del codice deontologico: «Il medico tiene conto delle linee guida diagnostico-terapeutiche accreditate da fonti autorevoli e indipendenti quali raccomandazioni e ne valuta l'applicabilità al caso specifico».

MATTEO PENZO
Medico anestesista SOSPESO per 6 mesi per «non aver reso, nel corso delle svariate occasioni informative e divulgative una informazione sanitaria trasparente, rigorosa e prudente che trovi il proprio fondamento nelle conoscenze scientifiche acquisite, in tal modo alimentando aspettative o timori infondati, in particolar modo proponendo durante i propri incontri formativi e divulgativi» le “Leggi Biologiche”.
In pratica, se uccidi un paziente passa, ma se parli in pubblico delle teorie del dottor Hamer vieni perseguito.

DIEGO TOMASSONE
Medico SOSPESO per 6 mesi per la “pericolosa e scorretta divulgazione di notizie contro le vaccinazioni e consigli contro la medicina allopatica”. Quindi per gli esperti medici dell’ordine di Torino, dare consigli omeopatici (si dà il caso che il dottor Tomassone sia un omeopata!) significa attaccare l’allopatia!

PAOLO REGE GIANAS
Medico neurologo, esperto in terapia alimentare, è stato SOSPESO dall’ordine dei medici di Milano per aver proposto ai malati di tumore un sanissimo regime alimentare, povero di glucosio.

CLAUDIO SAURO
Medico di medicina interna, esperto in fitoterapia, è stato SOSPESO dall’ordine dei medici di Verona Sauro per via del suo protocollo “chemioterapia naturale” per prevenire e trattare le malattie oncologiche.

ROBERTO PETRELLA 
Medico ginecologo, esperto in terapia prostatica, è l’ultimo in ordine cronologico ad essere stato (presumibilmente, perché ancora non ha ricevuto nessun comunicato ufficiale, ma la voce è trapelata da qualche medico dell’ordine di Teramo) RADIATO, per la sua posizione critica nei confronti della vaccinazione contro il Papilloma Virus (HPV).

Qui sotto invece l’elenco parziale dei medici che, nonostante le pesantissime accuse e/o incriminazioni, risultano regolarmente iscritti ai rispettivi ordini.

DUILIO POGGIOLINI
Direttore Generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità, accusato di: aver istruito procedure per autorizzare aumenti di prezzo dietro versamento di compensi; favorito l’ingresso di alcuni farmaci nel prontuario sanitario sempre dietro compensi. Ha preso soldi dalla Bayer e Baxter per la vendita dei flaconi infetti contenenti i virus dell’HIV e delle epatiti. Secondo alcune stime in Italia i decessi per infezione da emoderivati sono circa 2.600 e i contagiati 60.000 (dati del 2009). Non risultano essere stati presi procedimenti di radiazione nei confronti del dottor Poggiolini.

FRANCESCO DE LORENZO
Coinvolto nello scandalo di Tangentopoli, ha avuto una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito ai partiti e corruzione in relazione a tangenti per un valore complessivo di circa nove miliardi di lire, solo in parte ottenute da industriali farmaceutici dal 1989 al 1992, fra cui l’attuale GSK, che chiese - ed ottenne - di rendere obbligatorio il vaccino dell'epatite B durante il suo ministero in cambio di 600 milioni di lire.
Il dottor De Lorenzo è regolarmente iscritto all’ordine dei medici di Napoli (numero 6770).

PIER PAOLO BREGA MASSONE
L’ex primario del reparto di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, condannato all’ergastolo per quattro omicidi volontari in relazione alla morte di altrettanti pazienti da lui operati e di un’ottantina di casi di lesioni. La Cassazione non ha confermato la condanna, dando 15 anni per «omicidio preterintenzionale», perché i giudici hanno escluso l’aggravante del «fine di lucro» e riconosciuto le attenuanti generiche.
Il dottor Brega Massone è regolarmente iscritto all’ordine dei medici di Pavia (numero 05986).

NORBERTO CONFALONIERI
Primario ortopedico a Milano è finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta e maltrattamenti e lesioni ai danni dei pazienti.
Avrebbe favorito due multinazionali, la Johnson&Johnson e la Braun, per la fornitura di protesi all’ospedale in cambio di consulenze, viaggi per la famiglia, cene, cravatte e varie comparsate in tv per reclamizzare le protesi in questione.
Il dottor Confalonieri è regolarmente iscritto all’ordine dei medici chirurghi della provincia di Monza e Brianza (numero di posizione 00717).

GUIDO FANELLI
Il ”luminare del dolore”, era Direttore della Struttura di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica dell’Azienda Ospedaliera di Parma, ed è stato arrestato dai NAS assieme ad altre 19 persone tra dirigenti medici e imprenditori per attività illecite, sperimentazioni illegali di farmaci e contributo da parte di aziende del farmaco. I carabinieri gli hanno sequestrato auto di lusso, immobili e perfino uno yacht su cui erano affissi anche loghi di lobbies farmaceutiche.
Il dottor Fanelli è regolarmente iscritto all’ordine dei medici di Lecco (numero 00674).

C.C., GIORGIO MARIA CALORI, CARLO ROMANO' e LORENZO DRAGO
Tutti primari finiti agli arresti domiciliari per l’accusa di aver applicato protesi anche a persone che non ne avevano bisogno.
Tutti questi medici sono regolarmente iscritti ai rispettivi ordini professionali.

Conclusione
A questo punto mi rivolgo ai Medici d’Italia, non a quelli con l’anello al naso, il blocco e la penna GSK, ma agli eredi veri di Ippocrate, a quei pochi ancora liberi di pensare (e sempre meno di agire).
A voi medici liberi, ancora per poco, quanti vostri colleghi devono ancora radiare, prima di comprendere che la situazione nel nostro paese è gravissima?

Non serve a nulla infatti comunicare con i dottorelli zerbinati da Big Pharma, con quelli che escono dall’università pensando che la Glaxo sia una società umanitari, o che sbavano per i regalini degli informatori pseudo-scientifici.
Per questi poveri “schiavi in camice”, la pratica dell’Ars Medicandi non comporta alcun rischio professionale, perché non fanno altro che applicare i protocolli imposti dall’alto, senza farsi domande o peggio ancora, senza uscire dal seminato. Poco importa se la maggior parte dei loro pazienti muore. C’est la Vie, e prima o dopo tutti ce ne andiamo.
Glielo imprimono all’università: “Se un paziente muore con le cure ufficiali, è morto per la malattia. Se invece un paziente muore con le cure non riconosciute (e brevettate), è morto per la terapia”.
Differenza abissale: nel primo caso non si rischia nulla, nel secondo caso invece il rischio è elevatissimo. Della serie: l’intervento è riuscito perfettamente, ma il paziente non ce l’ha fatta!

Quindi, quando una persona muore all’interno di un protocollo la colpa è sempre sua perché non ha risposto o reagito bene all’intervento o alla terapia; se invece la terapia non è riconosciuta (dalle lobbies) e il paziente muore, la colpa ovviamente è della cura e quindi del ciarlatano che l’ha prescritta.
Si tratta di una gabbia logica perfettamente diabolica: è sempre meglio prescrivere le cure ufficiali, anche se si sa che non funzionano o che possono essere molto invasive e pericolose (chemioterapia, ecc.)!
La cosa scandalosa, a parte il comportamento mafioso degli ordini dei medici, è che questi dottori quando sono interessati in prima persona si comportano in modo differente.

Molti di questi medici quando si trovano a dover affrontare un cancro (loro stessi o qualche parente stretto) ci pensano molto bene prima di farsi iniettare in vena del diserbante chimico (chemio), ed è per questo motivo che poi vanno dai ciarlatani, da quei medici che loro hanno sempre - in pubblico - criticato e denunciato. Quando è il loro culo ad essere toccato, cambiano radicalmente la visione.
Il discorso appena fatto è altresì valido per le vaccinazioni. Pratica medica questa che non si può mettere in discussione, pena la radiazione automatica.
Come mai però i dottorini sono i primi a non vaccinarsi? Sembra che la copertura (per l’influenza) riguardi un misero dieci per cento, e per le altre malattie infettive? E i figli di costoro, sono vaccinati o no?
Domande ovviamente prive di risposta…


Marcello Pamio

Mentre la dittatura sanitaria presenta il “Patto trasversale per la scienza” alla Sapienza di Milano in un’Aula Magna desertificata (vedi link) - non per colpa dei cambiamenti climatici - gli scandali nel mondo sanitario continuano.
Le ridicole marionette gestite e controllate dall’establishment si autoincensano e autoproclamano portavoce ufficiali della scientificità, la medicina e la scienza sono sempre più nelle mani delle industrie.
Gli ultimi casi che hanno coinvolto la Johnson & Johnson e il colosso Big Tobacco sono emblematici ed illuminanti per comprendere la metastatizzazione del mondo accademico.

La J&J è una delle più grandi multinazionali farmaceutiche del mondo, ed è finita sotto processo in una causa da molti miliardi di dollari per aver “ingannato” i pazienti, minimizzando i rischi di dipendenza potenzialmente causati dagli antidolorifici, rischiando di alimentare una vera e propria «epidemia di oppioidi». L’accusa è pesantissima: si parla di «danno pubblico» per la vendita dei prodotti a base di oppiacei, dato che questi analgesici provocano una forte dipendenza in chi li assume e contribuiscono a creare assuefazione e a spingere chi li assume verso il mercato illegale delle droghe.

Big Tobacco invece ha semplicemente partecipato a 25 convegni medici nel 2018 e risulta tra i principali finanziatori dell’ultima edizione del “Festival della scienza medica” di Bologna, in cui si è discusso tra le altre cose dei prodotti alternativi per i fumatori.
In questo secondo caso, il movimento antitabagista (formato dalle principali società scientifiche italiane di sanità pubblica) "Tobacco Endgame" chiede chiarimenti al ministro della Salute, che stranamente è pure medico: «Come si concilia il profitto di chi vende prodotti nocivi con la salute?».

Il riferimento è ad una serie di congressi di specialisti nelle varie branche della medicina, dai cardiologi ai dentisti, che negli ultimi anni hanno visto la partecipazione di Philip Morris e British American Tobacco in qualità di sponsor o partner. Si parla dei congressi della Fadoi (federazione delle associazioni degli internisti ospedalieri), della Siapav (società italiana di angiologia e patologia vascolare), della Sidco (società italiana di chirurgia odontostomatologia), della Sitox (società italiana di tossicologia), dell’Andi (associazione nazionale dentisti italiani), e della Siprec (società italiana per la prevenzione cardiovascolare).

Pecunia non olet
I soldi sono soldi e non hanno odore, secondo qualcuno. In fin dei conti simili scandali non smuovono di un millimetro le coscienze mummificate dei firmatari del “Patto trasversale per la Scienza”.
A personaggi come Roberto Burioni, Enrico Mentana, Pierluigi Lopalco, Beppe Grillo, Rino Rappuoli (direttore scientifico della Glaxo), Ivan Scalfarotto (PD), Matteo Renzi (PD), Antonio Tajani (Presidente Parlamento Europeo), Pierpaolo Sileri (M5S); Paolo Siani (PD), Paolo Veronesi (Fondazione Veronesi), Beatrice Lorenzin: cosa importa?

A questi non interessano gli sponsor e le partecipazioni finanziarie ai congressi medici; non vedono nessuna pericolosa ingerenza e neppure conflitti di interesse, figuriamoci dell’etica medica e della deontologia professionale.
Non possono interessarsi perché troppo intenti a stroncare sul nascere ogni forma di libertà e di pensiero critico, in una parola: l’eresia!
L’Inquisizione 2.0 è l’evoluzione della repressione ecclesiastica, con la differenza che oggi non serve bruciare vive le persone, perché basta distruggerle mediaticamente, socialmente e professionalmente.
Quindi va estirpato tutto quello che non contempla i protocolli ufficiali e che rifugge il paradigma consolidato: si radiano i medici che mettono anche solo in discussione il monopensiero e il verbo, per esempio quello vaccinale; si cancellano tutte le pratiche mediche non riconosciute (e non brevettabili) dalle lobbies, quindi le medicine tradizionali e/o complementari, per lasciare sullo scranno SOLO quella medicina allopatica tanto voluta dall’Industria...

Eppure vi è un gravissimo problema etico, come riporta l’articolo 57 del Codice deontologico, il quale vieta il «patrocinio a fini commerciali». In pratica il medico e/o l’associazione scientifica non possono concedere patrocinio «a forme di pubblicità promozionali finalizzate a favorire la commercializzazione di prodotti sanitari o di qualsivoglia altra natura».
L’articolo è chiarissimo e non lascia spazio a nessun fraintendimento, eppure quello a cui assistiamo sono finanziamenti diretti e spudorati da parte delle case farmaceutiche ad associazioni scientifiche, congressi medici e manifestazioni ufficiali. Per non parlare dei soldi che arrivano direttamente ai medici per consulenze.

Cosa sta facendo la Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), cioè l’ente che riunisce tutti gli ordini professionali dei medici chirurghi e odontoiatri d’Italia? Nulla come sempre, perché il loro compito è scovare il camice bianco che non prescrive i vaccini. Questa è la priorità!
A loro non importa delle mazzette, del comparaggio, della corruzione in ambito medico e sanitario. Pertanto con la loro collusione e la totale mancanza di controllo, diventa “normale” sapere che le principali associazioni mediche e scientifiche ricevono tanti soldi direttamente da Big Pharma.

Nel 2015 la Federazione Medici Pediatri (FIMP) ha ricevuto 56.120 euro dalla Glaxo, la società che vende vaccini. L’anno seguente la FIMP ha ricevuto dalla stessa, 70.000 euro come “donazione” e 83.692 come “oneri da contratto”. Nel 2017 qualcosa come 149.322 euro!

Nel 2015 la SIP, Società Italiana Pediatri diretta da Alberto Villani ha ricevuto 27.450 euro per “oneri da contratto” dalla GSK, nel 2016 26.840 euro per “oneri da contratto” sempre dalla GSK.
Nel 2017 ha ricevuto 55.729 euro per “oneri da contratto”.

Non è confortante sapere che le principali associazione mediche d’Italia, quelle che dovrebbero avere un’autonomia e una imparzialità assoluta, ricevono ogni anno tantissimi soldi dalle industrie chimiche. Dico questo perché i soldi possono influenzare le politiche interne delle associazioni.
Anche il prof Pierluigi Lopalco figura nella busta paga della GlaxoSmithKline, la principale azienda produttrice di vaccini a livello mondiale (nel 2015 ha ricevuto 459,62 euro, nel 2016 circa 2.315 euro e nel 2017 circa 3.549 euro). Ma il professore pisano collabora anche con la Sanofi, e nello stesso anno per due consulenze ha incamerato 1.350 e 2.233 euro.
Non si sta negando la libertà e la possibilità ad un medico di farsi pagare delle consulenze dalle industrie, ma i cittadini devono saperlo. Quindi quando un Lopalco va in televisione a pontificare i benefici dei vaccini, gli spettatori sanno anche che lui è stipendiato dai produttori di vaccini?
Dove sta la libertà delle associazioni scientifiche, se la ricerca e gli studi, dipendono dai soldi che arrivano dall’esterno?


A cura del dottor Giuseppe Di Bella 

Chi rifiuta le cure istituzionali di «provata efficacia» e osa guarire con MDB, è dichiarato reo di guarigione indebita.

Nel 2002 ho pubblicato un volume «Come prevenire i tumori», Carlo Marconi Editore, oggi esaurito, evidenziando anche le controindicazioni allo screening mammografico annuale per il rischio di induzione tumorale da radiazioni ionizzanti. Fui colpito da scomuniche e anatemi dei luminari e lampadari della cosiddetta comunità scientifica. Alcuni giorni fa il Presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna, Dr Giancarlo Pizza, scienziato noto a livello internazionale, ha inviato agli iscritti la documentazione scientifica, in allegato, dell’American College of Physicians (ACP) screening mammography, che evidenzia e documenta i rischi dello screening mammografico annuale, con relativa pubblicazione sulla massima banca dati biomedica internazionale, sconfessando così un Tabù così caro al regime e gelosamente tutelato.

Nel volume di prossima pubblicazione, in luglio sulla prevenzione dei tumori, ho inserito un ampio capitolo sulla mammografia e radiazioni ionizzanti. Gradualmente si stanno scardinando, sgretolando i falsi miti e gli interessati inganni creati e ossessivamente riproposti dai mainstream di regime, asserviti ai circoli di potere politico finanziari. E’ nota la commovente sensibilità e l’eroica solidarietà dei nostri politici per gli ammalati neoplastici che si curano a loro spese e osano guarire col Metodo Di Bella.

Dieci anni fa curai una ragazza per un linfoma NH in rapida progressione, chemio resistente, non più responsivo dopo il completo fallimento di vari cicli di chemio-radioterapia. Dopo circa un anno di terapia intensiva con MDB la ragazza guarì. Per il documentato fallimento dei protocolli oncologici e la certificazione con esami ematochimici e strumentali della completa e stabile remissione con MDB, fece ricorso e ottenne l’erogazione del MDB. L’ematologia fece opposizione e malgrado il dato di fatto, incontestabile, della guarigione con MDB, il giudice, invocando gli esiti della sperimentazione, la condannò a restituire quanto aveva ottenuto per potersi curare e guarire. L’Italia si rivelò ancora una volta, dopo la creazione del Diritto Romano, Patria del diritto, creando un nuovo reato «La guarigione indebita». Chi rifiuta di farsi accoppare dalle cure istituzionali di «Provata efficacia» e osa guarire con MDB è dichiarato reo di «Guarigione indebita», oltre che del gravissimo reato di lesa maestà verso i luminari, le sacre, immacolate, disinteressate vestali della tanto celebrata, «Comunità scientifica», così affine e attigua ai centri di potere che gestiscono il mercato del farmaco e relativi fatturati. «Similes, cum similibus et facillime congregantur».

Io non ho scoperto nulla, né ho il minimo merito in queste guarigioni ottenute dal metodo messo a punto da mio padre. Cerco solo di applicarlo, diffonderne il razionale e meccanismo d’azione, i riscontri clinici. Sto sperimentando anch' io come mio padre, quanto sia difficile, erto, faticoso, pieno di ostacoli, il percorso di chi cerca di proporre scomode ma incontestabili verità ad una società ormai impermeabile e refrattaria alla verità. Mi ha colpito e ricorderò la replica di mio padre all’affermazione di Don Giovanni d’Ercole, che la verità si sarebbe comunque affermata, rispose «ma con quale costo di sofferenze


Dal sito www.dibellainsieme ho tratto questa significativa immagine.
La propongo perché ritengo che rappresenti e sintetizzi perfettamente l’eroico, costante, commovente impegno dei circoli politici di potere per la salute, la vita, i diritti dei loro sudditi. Una classe politica che tutto il mondo ci invidia per onestà, competenza, cultura, efficienza, disinteresse, è stata diffusamente informata ed è perfettamente consapevole (non ci vuole molto), della totale mancanza di dignità scientifica e legittimità della sperimentazione ministeriale del MDB. Sono stati informati in tanti delle evidenze scientifiche del MDB ormai pubblicate e da tutti reperibili sulle massime banche dati biomediche internazionali www.pubmed.gov.

Sono stati aggiornati sui gravi limiti delle attuali terapie mediche dei tumori, e del fatto incontestabile che da un’attenta revisione dell’intera letteratura mondiale non emerga un solo caso di tumore solido guarito da terapia medica. Se questo avvenisse la chirurgia oncologica non avrebbe ragione di esistere, al contrario le guarigioni sono unicamente dovute alla chirurgia. I soli casi di tumori solidi guariti senza intervento chirurgico-chemio-radioterapia, sono quelli curati col MDB, pubblicati e reperibili da chiunque su www.pubmed.gov, https://www.researchgate.net/ digitando Luigi Di Bella e Giuseppe Di Bella.

Ho dato a diversi politici testi, monografie, pubblicazioni, revisioni delle banche dati, documentazioni incontestabili e chiarissime dell’efficacia del MDB e della totale assenza di dignità scientifica della sperimentazione del 1998. Li ho invitati insistentemente a vedere e considerare attentamente la mole impressionante di documenti legalmente validati, raccolti in quattro anni di ricerche, riportati nel film documentario «Il Metodo Di Bella 20 anni dopo» (riferimenti e link su www.metododibella.org in prima pagina). A cinque mesi dalla diffusione su VIMEO, Il film-documentario non ha ancora destato il meritato interesse, non ha scosso coscienze, né mobilitato, né coinvolto emotivamente nessuno di questi signori. Nessun politico si è mosso, nessuno ha richiamato, né ha dato un minimo segno di interesse, di partecipazione alle difficoltà, sofferenze di ogni genere, vessazioni che tanti devono subire per curarsi, con gravi difficoltà economiche e ostilità.

Anche qualche politico che in passato aveva acquisito visibilità e notorietà con il MDB, si è regolarmente eclissato una volta eletto. Farmaci già pagati, bloccati alle dogane, costi assurdi e speculativi in Italia, difficoltà burocratiche di ogni genere a procurarseli all’estero dove costano un quarto, (perché in Italia il costo è quadruplicato?), non destano il minimo interesse, attenzione, solidarietà. Tante tragedie non li sfiorano neppure, sono infastiditi se qualcuno cerca ripetutamente di coinvolgerli, interessarli, chiedere attenzione e aiuto, occupati come sono a celebrare i riti, i fasti, i valori, da cui è nata e su cui poggia questa nostra eccelsa, gloriosa, democratica, Repubblica.

Dott. Giuseppe Di Bella, figlio del Prof. Luigi Di Bella e promotore della terapia antitumorale, "Metodo Di Bella".
http://www.metododibella.org/it/notizie/2019-06-06/Paradossi-il-reato-di-guarigione-indebita-Il-Quotidiano-del-Lazio.html#.XPuNI4gzbcs


Marcello Pamio

Ieri pomeriggio all’Aula Magna della Statale di Milano è avvenuta la presentazione del «Patto trasversale per la Scienza».
Un progetto voluto da Guido Silvestri e Roberto Burioni e avallato da personaggi come Mentana, Lorenzin, Di Grazia, Matteo Renzi e perfino Beppe Grillo.
Stiamo parlando di un patto antidemocratico ed estremamente pericoloso per le libertà di questo Paese.
Un patto molto desiderato anche da Big Pharma.

A rischio ci sono la libertà di cura, di pensiero, di espressione, di critica e di confronto scientifico.
Un patto che puzza di zolfo e che preannuncia una dittatura ancor più serrata dell’attuale.
Le foto del congresso dimostrano che il Patto si è trasformato in un bel Pacco: la partecipazione è stata un totale fallimento su tutta la linea, e le pochissime persone in sala saranno state parenti e/o amici degli ospiti…

La super affluenza alla presentazione ufficiale!

Ed ecco le poltrone dei vip intervenuti...

«Il Patto trasversale per la scienza - dice Roberto Burioni - punta a diventare una sentinella nei confronti della società, al fine di verificare che alla base di ogni decisione ci sia il rispetto delle evidenze scientifiche».
Lo dice candidamente il "diversamente-umile": vogliono “diventare una sentinella”. Ecco il vero scopo.

Il pensiero unico dei promotori è quello di respingere l’oscurantismo scientifico, e cioè estirpare con ogni mezzo la folle mania di mettere in discussione i vaccini, per non parlare delle cure alternative al cancro prive di ogni fondamento, per giungere alle resistenze nei confronti delle biotecnologie in ambito alimentare (leggasi OGM), e al negazionismo adottato nei confronti di alcune malattie.
Tutto questo, se fosse vivo George Orwell, lo chiamerebbe il “Ministero della Verità“.

Questi attori, tra comparsate a congressi a dir poco ridicoli, stanno rieditando il «Malleus Maleficarum 2.0» (Il Martello delle streghe): il più famoso trattato medievale sulla stregoneria, divenuto il manuale dell’Inquisizione e cioè il testo ecclesiastico ufficiale della persecuzione contro le streghe!
Solo che le streghe moderne sono incarnate da tutto quello che esce dal paradigma ufficiale....


Marcello Pamio

Ignaz Philippe Semmelweiss è stato l’emblema vivente dell’oscurantismo scientifico.
Il medico ungherese, assistente nella prima divisione della clinica ostetrica di Vienna, scoprì l’origine della febbre puerperale che sterminava le donne.
Va ricordato che nella capitale austriaca (ma anche nelle altre grandi città dell’epoca) nella prima metà dell’Ottocento morivano dal 27 al 33% delle donne partorienti. Una strage che avveniva giornalmente, fino a quando il grande Semmelweiss stabilì (osservando le ostetriche) una correlazione diretta tra la morte delle giovani mamme e il fatto che i medici e gli studenti che eseguivano le autopsie non si lavavano le mani prima di entrare nel reparto di ostetricia!

Per noi oggi è una cosa scontata, ma era da pazzi all’epoca solo pensare al collegamento tra l’igiene e la morte per setticemia, visto che i batteri non erano ancora stati scoperti...
Ma lui oltre ad essere un medico era anche una persona umile, cosa questa abbastanza rara tra i camici bianchi, e dalla semplice osservazione delle ostetriche che si premuravano di lavarsi per bene le mani prima di toccare una paziente, egli intuì qualcosa che salvò dal quel momento in poi, miliardi di esseri umani. Infatti, non appena riuscì a convincere i colleghi di lavarsi le mani con soluzione di cloruro di calce, il tasso di mortalità crollò ai minimi storici.

Semmelweiss invece di essere osannato ed eletto medico dell’anno, non solo fu licenziato, bandito e preso per il culo dall’intera comunità scientifica, ma a Budapest finì in manicomio, morendo a seguito delle percosse ricevute dalle guardie!
Se oggi Semmelweiss fosse vivo, non verrebbe rinchiuso in gattabuia, ma sicuramente radiato, perché se vai contro l’establishment scientifico, contro il paradigma, ne devi pagare lo scotto!

Infezioni ospedaliere
Nonostante la luce che Semmelweiss ha portato all’umanità, ancora oggi le infezioni ospedaliere sono un problema molto serio, anzi direi serissimo. Ogni anno interessano circa 530.000 italiani.
In Europa 33.000 persone ogni anno muoiono a causa di queste infezioni, e circa un terzo di queste avvengono in Italia, facendoci precipitare all’ultimo posto nella classifica europea stilata dal Centro Europeo Malattie Infettive (Ecdc).
Tanto per capire il problema: 1 paziente su 15 ogni giorno contrae un’infezione durante un ricovero in ospedale, con una probabilità di contrarre un’infezione grave del 6%.[1] 
Secondo il prof David Ropeik della Harvard University, la probabilità di morire in un incidente aereo è 1 su 11 milioni e quella di morire sbranato da uno squalo è 1 su 3 milioni.
Per cui, anche se a molte persone volare o trovarsi muso a muso con uno squalo tigre fa paura, in realtà mettere piede in un ospedale è statisticamente molto più pericoloso!

I dati ufficiali sulle morti però sono molto variegati, si va da 7.800 casi di decesso all’anno[2] (sempre a causa di infezioni acquisite nei nosocomi), pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali[3], a oltre 10.000 morti.[4] 
Questa differenza di numeri non è facilmente spiegabile.

Rapporti Osservasalute
Annualmente l’«Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane» pubblica un rapporto ufficiale sullo stato della salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
Il direttore dell’osservatorio è Walter Ricciardi, ex direttore dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nei rapporti «Osservasalute» degli precedenti (2016-2017) non si trova scritto nulla sulle persone morte per sepsi o infezioni ospedaliere, mentre nell’ultimo datato 2018 e pubblicato qualche giorno fa, esce un quadro a dir poco inquietante!
Innanzitutto vale la pena sottolineare che l’ultimo lavoro è stato possibile grazie al «contributo incondizionato» di IBSA (farmaceutici), Fondazione MSD (Merck) ed Eli Lilly, quindi con i soldi di tre importanti case farmaceutiche. Mentre nei rapporti precedenti non figurano, almeno sulla carta, le lobbies della chimica[5] e, come detto, mancano anche i dati sulla mortalità per infezioni ospedaliere.
Come mai? Non ci sono stati morti in Italia? Eppure i dati visti prima parlavano di 7.000-10.000 morti ogni anno.

Magicamente nell’«Osservasalute» del 2018, il numero delle morti sepsi-correlate, cioè per infezioni prese in ospedale è scritto che è: «cresciuto considerevolmente negli ultimi anni passando da 18.668 del 2003 a 49.301 del 2016».
Quasi 50.000 persone morirebbero quindi in Italia per infezioni ospedaliere, così almeno ha denunciato il 15 maggio scorso, il dottor Ricciardi al Gemelli a Roma[6]
Interessante è che dal primo gennaio 2019 Walter Ricciardi non è più alla direzione dell’Istituto Superiore di Sanità (era stato messo là da Beatrice Lorenzin), avendo dato le dimissioni ben otto mesi prima della scadenza naturale dell’incarico[7]

Non risulta un po’ strana questa coincidenza? Fintantoché Ricciardi era direttore dell’ISS e gestiva l’Osservasalute, nei rapporti non si parlava di sepsi ospedaliere, ma quando l’ex attore molla l’incarico alla sanità, le morti quadruplicano...
Qualcosa ovviamente non torna e le possibili interpretazioni sono diverse.
Da una parte il messaggio di Ricciardi potrebbe sembrare: «quando la salute nazionale la gestivo io, tutto andava per il meglio. Le morti per infezioni erano gestibili, ma ora che non dirigo più l’ISS, stiamo camminando sui cadaveri».
Dall’altra parte, tenendo sempre a mente il famoso detto: «Problema-Reazione-Soluzione», potrebbero far crescere volutamente lo spauracchio con le morti per infezioni (Problema), in modo tale da impaurire le masse di sudditi (Reazione), che finiranno per accettare supinamente ancora più vaccini (Soluzione), anche per malattie per le quali non esiste (e non esisterà mai) una cura specifica.
Infatti già da tempo, parlando di antibiotico-resistenza, abbiamo iniziato a leggere perle di saggezza del tipo: «Vaccinarsi permetterebbe quindi di combattere il problema alla radice, ridurrebbe il numero di antibiotici somministrati e, di conseguenza, rallenterebbe la velocità con cui i microrganismi mutano»[8]. Come se non fosse altrettanto vero che anche la vaccinazione esercita una pressione sull'evoluzione naturale di virus e batteri, che per loro natura sono portati a difendersi mutando per sopravvivere (ricordiamo che virus e batteri convivono col nostro organismo dagli albori dell'umanità, essendo su questo mondo da ben prima di noi, pertanto appare piuttosto ridicolo accanirsi nel volerli "distruggere", anche perché sono talmente numerosi da rendere ormai assodata l’esistenza del cosiddetto «microbiota», tra le altre cose.

Nessuno nega che l’antibiotico-resistenza sia un problema impellente. Lo è eccome, ma usarlo solo per far passare leggi e/o decreti ad hoc con lo scopo di rinchiudere ancora di più le persone negli stabulari dell’Industria petrolfarmaceutica è pericolosissimo.
Anche perché i grandi geni non stanno mettendo in discussione le vere cause dell’antibiotico resistenza - sono tutti troppo impegnati a tremare davanti al terribile microbo x o fungo y - perché la loro volontà è quella di vaccinare l’intera popolazione mondiale.
Le cause che stanno accompagnando a morte decine di migliaia di italiani ogni anno vanno dall’uso eccessivo e sconsiderato degli antibiotici per uso umano (prescritti dagli stessi medici), alle migliaia di tonnellate degli stessi somministrate agli animali da macello per evitare le malattie dovute alle condizioni disumane negli allevamenti intensivi. Due strade che cozzano contro gli enormi interessi economici delle industrie alimentari e farmaceutiche, per cui l’alternativa saranno secondo loro le vaccinazioni di massa!

Secondo l’OMS, il 50% degli antibiotici prodotti in Europa (oltre 10.000 tonnellate) viene usato negli allevamenti intensivi, mentre negli USA tale percentuale raggiunge il 75%.
L’UCS («Union of Concerned Scientists») calcola che sono oltre 11.000 le tonnellate di antibiotici somministrati in USA, per uso non terapeutico, di cui 6.000 tonnellate illegali nell’UE.
Un uso così massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi rende vano qualsiasi lodevole uso appropriato di tali farmaci.
L’esempio della Ciprofloxacina è illuminante. Si tratta di uno degli antibiotici più usati per le infezioni urinarie complicate, che ha iniziato oramai da tempo a dare fenomeni di resistenza batterica (38% di resistenza a E. Coli). Come mai? Semplice: il suo utilizzo negli allevamenti industriali di polli fu approvato dalla FDA nel 1995, nonostante l’opposizione del CDC, Center of Disease Control.
Questo farmaco funziona ancora sullo Pseudomonas, germe caratterizzato dalla capacità di virare la propria resistenza agli antibiotici, capace di dare gravissime infezioni soprattutto in ambiente ospedaliero, nelle sale operatorie. Un uso così indiscriminato quindi di questa molecola, potrebbe rendere lo Pseudomonas completamente resistente, con terribili conseguenze.
L’uso criminale senza regole di questi farmaci, ha portato al paradosso che certi tipi di batteri, per poter crescere in laboratorio, hanno bisogno di precisi antibiotici nel terreno di coltura!

Ma nonostante quanto detto, per il Ministro della Salute Giulia Grillo, l’attuale problema nazionale è l’epidemia (inesistente e inventata) di morbillo!

Note

[1] Report Italiano PPS2 2016/2017 (pag. 2) - Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’uso di antibiotici negli ospedali per acuti – Protocollo ECDC 
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2791_allegato.pdf

«Prevalence of healthcare-associated infections, estimated incidence and composite antimicrobial resistance index in acute care hospitals and long-term care facilities: results from two European point prevalence surveys, 2016 to 2017»
,  https://www.eurosurveillance.org/content/10.2807/1560-7917.ES.2018.23.46.1800516#abstract_content 

[2] Lancet publication_Monnet ECDC_Nov 2018 (elaborazione su dati pag. 6)

[3] Annual Accident Report 2018 (pag 10 - Table 2: Annual number of fatalities by country, 2007-2016)
https://ec.europa.eu/transport/road_safety/sites/roadsafety/files/pdf/statistics/dacota/asr2018.pdf

[4] «In Europa la resistenza agli antibiotici provoca 33mila morti all'anno» https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/in-europa-la-resistenza-agli-antibiotici-provoca-33mila-morti-allanno

[5] «Rapporto Osservasalute 2017: Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane»

[6] http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/boom-di-infezioni-ospedaliere-in-Italia-49mila-morti-anno-9be9182b-1e30-4d24-a166-9424981a3e3e.html

[7] «Istituto superiore di sanità, si dimette il presidente Walter Ricciardi», https://www.corriere.it/salute/18_dicembre_19/istituto-superiore-sanita-si-dimette-presidente-walter-ricciardi-6c5cba14-037f-11e9-94ba-cb54e059ac5f.shtml

[8] https://www.liberoquotidiano.it/news/salute/13386997/contro-lantibiotico-resistenza-bisogna-usare-anche-i-vaccini.html