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Marcello Pamio

La tiroide è una piccola ghiandola del peso di circa 20 grammi che appartiene al sistema endocrino: produce, immagazzina e soprattutto rilascia alcuni ormoni tiroidei nel sangue.
Oggi appartiene all'apparato endocrino ma non è sempre stato così, perché in una precedente fase evolutiva la tiroide e le paratiroidi erano ghiandole esocrine che rilasciavano i loro secreti nel lume intestinale.
L'origine del nome indica anche la sua funzione: Tyro=scudo ed Eido=immagine, e difatti la sua forma ricorda quella di uno scudo.
Si trova nel collo, contigua posteriormente alla trachea, ed è formata da due lobi ghiandolari, uno a destra e uno a sinistra.
La parte funzionale della tiroide è il follicolo costituito da un strato di cellule epiteliali, i tireociti, che sintetizzano gli ormoni iodati.
La tiroide è controllata dall’asse centrale: ipotalamo-ipofisi-tiroide. L'ipofisi anteriore produce l'ormone TSH, che stimola appunto la tiroide. La delicatissima interazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-tiroide mantiene stabile la quantità degli ormoni tiroidei che circolano nel sangue.
Gli ormoni tiroidei sono importantissimi ed infatti interagiscono in pratica con tutto l'organismo:

  • aumentano il consumo di ossigeno e la produzione di calore
  • aumentano il metabolismo del colesterolo
  • aumentano l'assorbimento dei carboidrati
  • diminuiscono il glicogeno epatico,
  • aumentano l'attività del sistema simpatic
  • stimolano il sistema nervoso centrale
  • stimolano la normale crescita e sviluppo corporeo.

La sua principale funzione è però quella di produrre gli ormoni T3 e T4, essenziali per la regolazione del metabolismo.
Quando si parla di tiroide non si può non parlare dello iodio, l'alogeno che rappresenta il materiale primario di questi ormoni, poiché forma il 65% del peso della T4, anche se detto tra noi, per il senso biologico di questa ghiandola lo iodio ha una rilevanza molto marginale...

Derivazione embriologica
La tiroide è costituita da tre foglietti embrionali diversi: la ghiandola è di derivazione endodermica, i dotti tiroidei derivano dall'ectoderma, mentre i vasi ed il connettivo dal mesoderma.
Per questo lavoro ci occuperemo solo della ghiandola (endodermica), che, come abbiamo visto nei precedenti approfondimenti (stomaco, intestino, fegato, prostata), deriva dal tessuto o foglietto embrionale primordiale che gestisce il "boccone vitale", il boccone legato alla sopravvivenza.
La tiroide infatti nasce in risposta alla rapidità di azione nella vita! Il poter afferrare velocemente un boccone (non solo alimentare ovviamente), o il dover espellerlo altrettanto rapidamente perché per esempio è “tossico”, sono funzioni assolutamente vitali.
Si potrebbe obiettare che la ghiandola non è vitale perché se una volta tolta si può vivere lo stesso, e questa osservazione è corretta, ma si vive solo prendendo degli ormoni per bocca, altrimenti sopraggiunge la morte. E' vitale perché in Natura non è contemplato l'Eutirox!
Gli ormoni tiroidei hanno un ruolo importantissimo nell'accelerare la velocità di reazione dell'organismo ed entrano in gioco quando siamo presi da un’urgenza, quando abbiamo necessità di essere molto più veloci. Per essere più precisi, il lobo di destra entra in gioco e viene attivato quando non si è abbastanza veloci da riuscire ad afferrare il boccone e quindi accaparrarsi qualcosa.
Il lobo di sinistra invece si attiva quando non siamo abbastanza veloci nel liberarci da un boccone.
La tiroide è funzionale non solo per afferrare velocemente la preda, ma anche per sfuggire dal predatore. Risponde al classico dilemma biologico "mangiare o essere mangiati".

Per essere veloci nella vita
la natura ha contemplato la tiroide!

Ipertiroidismo
E' la condizione in cui ci sono troppi ormoni in circolo sanguigno, il che indica una iperattività della ghiandola.
Questa cascata ormonale risponde ad una necessità biologica dell'individuo che si trova nella condizione di dover far presto a conseguire ciò che gli è necessario o di rigettare rapidamente ciò che il suo cervello ritiene dannoso o pericoloso.
Come detto prima, siamo nel tessuto del “boccone vitale”, e il sentito è quello di dover far presto a prenderlo o rigettarlo.

La tiroide
dà il tempo e il ritmo

Una volta l'uomo doveva far presto a raccogliere il cibo o sfuggire da pericoli e animali predatori, oggi il cervello dell'uomo attiva la ghiandola tiroidea quando si deve essere veloci in una competizione con altri individui - a lavoro per esempio, oppure in famiglia.
La sintomatologia dell'ipertiroidismo è dovuta all'eccesso di ormoni tiroidei: perdita di peso, nervosismo e irritabilità, intolleranza ai climi caldi, eccessiva sudorazione, tremori, debolezza muscolare, tachicardia, palpitazioni, ipereccitabilità emozionale, apprensione, insonnia, perdita di grasso e di massa muscolare, aumento di volume della tiroide, perdita di capelli, amenorrea, tremori delle dita, cute assottigliata, esoftalmo (occhi sporgenti).

Si fa tutto di corsa
come se fosse questione
di vita o di morte!

Sono i sintomi che indicano chiaramente una fase di conflitto attivo, per esempio l'esoftalmo (occhi sporgenti) è illuminante perché rappresenta il classico segnale di paura, per cui la persona spalanca e sporge gli occhi per scovare e vedere meglio e prima il pericolo...
In simili condizioni il cervello attiva la ghiandola, fa aumentare la sua funzione (e quindi anche la massa) perché reputa necessari molti ormoni in circolo per fare presto a risolvere il problema.
Agli esami diagnostici, come per esempio la scintigrafia, la tiroide presenta un nodulo unico detto "caldo".

Biodecodifica
Per aiutare una ghiandola tiroidea iperattiva è necessario fermarsi, PRENDERSI IL TEMPO!
Fermarsi per godere e gioire della Vita, tornare a provare piacere per le cose che si fanno, dimenticandosi la fretta. Se non proviamo piacere perché la nostra vita è costellata solo da impegni e doveri (lavorativi, famigliari, sociali, ecc.), allora diventa di vitale importanza ritagliarsi del tempo per noi stessi: staccare la spina e allontanarsi da tutti quanti, smartphone incluso.
Sarà molto difficile per una donna tiroidea, che viaggia a velocità supersoniche e il cui cervello vive costantemente nella velocità e fretta, ma non ci sono molte altre strade.
Se ci si ferma, alla fine il cervello si renderà conto che NON è così mortale, e alla fine il meccanismo biologico non avrà più senso di continuare. Si formeranno così nel cervello nuove reti neurali...

Ipotiroidismo
Al contrario di quanto appena detto, l'ipotiroidismo è la condizione in cui avviene una ridotta produzione di ormoni tiroidei, oppure la loro mancata utilizzazione.
L'ormone T4 viene prodotto all'interno della tiroide per poi essere convertito nella forma attiva T3 nei tessuti periferici. In alcune condizioni stressogene, la tiroide può produrre una sufficiente quantità di T4 da ottenere un valore plasmatico normale, ma la sua conversione in T3 può essere inibita causando un'insufficienza relativa di T3 attivo. In questo caso i pazienti possono manifestare i sintomi di ipotiroidismo.

Il senso biologico
Abbiamo detto che gli ormoni tiroidei servono ad accelerare il metabolismo e la reazione dell'uomo nei confronti a uno o più eventi, per cui la mancata secrezione di questi ormoni ha a che fare con un risentito ben preciso: la persona vorrebbe rallentare, cioè slegarsi dallo scorrere del tempo che appare troppo veloce. Vorrebbe quindi distaccarsi da ciò che la sta coinvolgendo.
L'ipotiroidismo è la soluzione di un lungo periodo di ipertiroidismo, di iperattività della ghiandola. Molto spesso questa condizione non viene diagnosticata perché in una società come la nostra le persone attive e intraprendenti, quelle che dormono poche ore per notte e lavorano 12 ore al giorno, vengono addirittura premiate; ma quando il processo s'inverte e si passa all'ipotiroidismo, arriva la diagnosi perché i disturbi sono importanti e possono destare preoccupazioni: scarsa energia, affaticamento e stanchezza (specialmente al mattino), disturbi del sonno, difficoltà a perdere peso, intolleranza al calore e/o al freddo specie alle mani ed ai piedi, depressione e sbalzi di umore, fobie, lentezza mentale, assenza di memoria, cefalee od emicranie, gonfiore della faccia e ritenzione idrica, acne, pelle secca, unghie fragili, aerofagia e flatulenza, stipsi o diarrea, difficoltà di deglutizione, indigestioni, alterazioni mestruali, problemi di fertilità, ridotta libido, rigidità articolare e crampi muscolari, frequenti infezioni respiratorie, allergie, asma, palpitazioni e/o problemi cardiaci, disturbi visivi.
Quando una persona si sente costantemente stanca, alla fine va a fare gli esami del sangue e spesso torna a casa con la diagnosi di ipotiroidismo. Ma per fortuna le lobbies hanno inventato il farmaco d'elezione...
Va detto che i farmaci come l'Eutirox vanno contro la biologia perché mantengono la persona in perenne conflitto attivo, in pratica mantengono la donna in conflitto attivo per sempre, o almeno fintantoché la prende.

Tiroiditi
Ne esistono di acute, subacute, croniche e autoimmuni (Tiroidite di Hashimoto).
Quella di Hashimoto è la forma più frequente e colpisce di preferenza il sesso femminile con un rapporto di 5 a 1 rispetto a quello maschile.
Per la biologia la tiroidite non è causata da un sistema immunitario che di punto in bianco un giorno, si sveglia iniziando ad attaccare la ghiandola tiroidea, ma rappresenta la fase di riparazione di una attivazione ghiandolare tiroidea recidivata diverse volte.

Conclusione
Abbiamo visto che la tiroide è l'organo del tempo, che dà il tempo, la velocità e anche il ritmo, alla Vita!
Questo è il motivo per cui se si vuole intervenire biologicamente sulla ghiandola per riequilibrarne il funzionamento è necessario fermarsi per ritrovare nel proprio spazio vitale il proprio tempo, iniziando a provare piacere.
Fermarsi deve diventare la parola chiave, e il termine “fermarsi” va preso alla lettera e significa proprio questo: non fare assolutamente nulla!
Non vale fermarsi dal lavoro, per esempio, dedicandosi ad altro. Il senso è fermarsi per far comprendere al cervello che la pausa non è mortale.
Per cui potrebbe essere interessante iniziare prendendosi due o tre giorni, un fine settimana, staccando con il mondo intero, parenti inclusi. Si può andare in un centro benessere, una spa, oppure una baita in montagna, ecc. Il luogo è secondario rispetto all'intento di non fare nulla, a meno che il posto non sia stressogeno per altri motivi (troppa gente, fastidi vari, ecc.).
Così facendo si possono formare nell'encefalo nuove reti neurali che andranno a modificare quelle precedenti e l'imprinting che abbiamo ricevuto da piccini, perché va detto a questo punto che il problema del tempo (quindi della tiroide) nasce come rete neurale nei primi 6 mesi di vita, quando non ci viene dato dalla mamma “il diritto ad esistere” e il “diritto di avere tempo per sé”.
Nasciamo cerebralmente immaturi e rimaniamo in questa condizione per diversi anni, e questo è il motivo per cui quello che ci accade nei primissimi mesi ci condiziona per tutta la vita.
Le reti sinaptiche si formano fuori dall'utero materno e la “programmazione” avviene nei primi 3 anni di vita quando il cervello comincia a confrontarsi con la realtà esterna.
Se per esempio la mamma non si prende il tempo da dedicare esclusivamente al proprio cucciolo, se non se lo tiene strettamente a contatto con la pelle (come avviene normalmente invece nelle popolazioni di colore dove il bimbo è sempre a contatto con la mamma grazie ad una fascia), si possono creare dei conflitti “programmanti” che andranno ad interessare organi specifici come la tiroide e le surreni. Questi bambini crescendo saranno sempre stanchi (surreni) oppure ipercinetici (tiroide).

Video a cura del dottor Joseph Mercola sulla condizione della Sanità occidentale.
Nonostante il terrorismo mediatico e gli allarmismi su meningite, morbillo, influenza, solo negli States oltre 400.000 persone muoiono a causa di ERRORI MEDICI (cause iatrogene). Ogni giorno 1 paziente su 25 contrae almeno una infezione in ospedale, stiamo parlando di quasi 2 milioni di individui ogni anno! Circa il 70% di tutti gli americani assume un farmaco da prescrizione. Una persona su 5 prende psicofarmaci, e 1 anziano su 4 ogni giorno ingolla da 10 a 19 pillole!

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Marcello Pamio

Oggi parliamo di un organo molto particolare: una piccolissima ghiandola della dimensione di una noce (circa 3 centimetri) che la Natura ha cercato di occultare agli occhi e alle mani dei medici, senza però riuscirci. Non poteva certo prevedere infatti - nostra Madre - che l'uomo in camice bianco arrivasse ad infilare nel retto prima il dito medio e poi un ago lungo 18 centimetri!
Questa povera e maltrattata ghiandola si chiama prostata.

Funzione biologica
La prostata è disposta attorno alla prima parte dell’uretra, appoggiata alla vescica urinaria tramite le vescicole seminali. Sfocia nell’uretra per secernere un liquido alcalino durante l’eiaculazione.
Come mai la perfezione dell'organismo avrebbe concepito un liquido alcalino eiaculato durante il rapporto sessuale all’interno di una vagina molto acida?
Siamo di fronte ad un banale errore o ad una magistrale sapienza?
Il significato di “prostata” spiegherà l’arcano, perché in greco vuol dire «accompagnare in terra straniera». Quindi nessun errore: l’alcalinità ha proprio la funzione biologica di “proteggere” e “accompagnare” il seme maschile - rappresentato da centinaia di milioni di spermatozoi - nell’ambiente inospitale della vagina, la “terra straniera”!
Un terreno troppo acido equivarrebbe alla condanna a morte degli spermatozoi, e di conseguenza la fine della prosecuzione della specie.

La prostata cresce nella fase adolescenziale ed è particolarmente sensibile agli ormoni sessuali e proprio per questo motivo il cancro alla prostata rientra per la medicina ortodossa nei tumori ormono-sensibili.
Le patologie di maggior rilievo a carico di questa ghiandola sono l’adenoma, il carcinoma e la prostatite (infiammazione).

Origine della prostata
La prostata appartiene all’antichissimo foglietto «endodermico» e quindi risponde al conflitto del «boccone vitale». In questo caso, s’intende un «boccone» a carattere sessuale.
Senza la prostata infatti non sarebbe possibile generare una nuova vita, quindi per l’evoluzione della specie umana è una ghiandola vitale.
Vediamo quindi cosa succederebbe se un uomo dovesse vivere una problematica a sfondo sessuale.
A questo punto bisogna specificare una cosa molto importante: nel maschio erezione-piacere-eiaculazione sono un tutt'uno, non si possono disgiungere, per cui se non si ha una erezione, automaticamente non è possibile godere, eiaculare e quindi procreare!

 

 

 

 

 

Se un uomo per un qualsiasi motivo non riesce a eiaculare, la prima cosa che fa il cervello è indurre una ipertrofia della ghiandola (totalmente asintomatica) con lo scopo biologico di far aumentare la produzione di liquido seminale.
Soluzione questa perfetta per il problema, perché SE NON SIAMO RIUSCITI AD EIACULARE come voleva il cervello, allora solo un aumento della sua «funzione» potrà risolverlo.

Se però il disagio dura per molto tempo, la ghiandola può raggiungere dimensioni importanti in grado di dare molti fastidi all’uretra e alla vescica.
Questi disturbi urinari sarebbero dovuti, secondo l’ortodossia, dalla prostata che spinge sulla vescica.
Ma come mai questo avviene solo di notte? Cosa fa di giorno la prostata, dorme?
L'uretra passa nel terzo anteriore della prostata e i rigonfiamenti della stessa sono responsabili solo del 5% dei disturbi urinari, il rimanente dipende dal “detrusore” che appartiene ad un altro foglietto embrionale completamente diverso, il “mesoderma recente”.

Il mesoderma è più legato al “territorio” e alla “svalutazione”, della serie: “non riesco a marcare il territorio come vorrei”, dove il territorio sarebbe la vagina della donna!
Questo potrebbe spiegare perché alcuni uomini hanno disturbi urinari e altri no, ma soprattutto spiega perché avviene solo di notte. Durante la notte infatti il muscolo andando in vagotonia si rilassa, mentre di giorno in piena fase simpaticotonica rimane in tensione, ecco perché non si urina con la stessa frequenza di quando si va a dormire!

Se e quando il cervello non vede più il problema, l’eccedenza dei tessuti sarà smantellata da microrganismi come funghi e micobatteri, oppure incapsulata e incistata.
Ovviamente questo processo di smantellamento potrà avvenire solo se nell’organismo saranno presenti questi germi; dico questo perché, a seguito di pratiche aberranti come le vaccinazioni, l’iper-sterilizzazione degli ambienti, ecc., il patrimonio microbatterico umano è sempre più scarno, per cui quello che avviene con maggior frequenza oggi è l’incistamento del tessuto (cosa questa, però, non biologica).
Sarà forse un caso che la maggior parte dei maschi sopra una certa età presentano masse e/o formazioni nella prostata?

Incidenza e mortalità per tumore prostatico
Prostata e mammella rappresentano le sedi più frequenti di tumore, rispettivamente nei maschi e nelle femmine, con una probabilità di ammalarsi, secondo le stime ufficiali, di 1 su 9.
Il tumore della prostata da solo rappresenta il 19% di tutti i tumori diagnosticati nei maschi!
Per entrare più nel dettaglio in base all'età: nella classe 50-69 anni e negli over 70enni, è il tumore più frequente, e questo come vedremo non è un caso…

I dati ufficiali quindi non lasciano spazio a molti dubbi.
Ecco cosa dicono le statistiche sull’incidenza dei tumori alla prostata scoperti in persone morte in incidenti stradali durante gli esami autoptici, quindi morti non per malattia.

  • Uomini di età compresa tra i 40 e i 49 anni > 40%
  • Uomini di età compresa tra i 60 e i 69 anni > 70%
  • Uomini di età sopra i 70 anni                         > 80%

Questi dati confermano la bontà del detto popolare secondo cui «alcuni uomini muoiono DI cancro della prostata, ma quasi tutti muoiono CON il cancro alla prostata
Per esempio ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati 240.000 (37.000 in Italia, dati 2019) tumori alla prostata, ma il rischio di morte è del 3%.
Questo dato non santifica la cosiddetta «medicina preventiva» (gli esami non possono prevenire nulla, ma solo diagnosticare): è semmai la dimostrazione che IL 97% DEI TUMORI E’ CONSEGUENZA DELLA SOVRADIAGNOSI (vedere note)!

La conferma che questa condizione è per così dire «normale» (anche se non dovrebbe essere) arriva da ulteriori esami autoptici. In Svizzera studiando i cadaveri di persone oltre i 50 anni morte in incidenti stradali, hanno trovato:

  • Donne: tumore (in situ) al seno                   > 38%
  • Uomini: tumore (in situ) alla prostata         > 48%

Quante di queste persone non sapevano neppure di avere un tumore al seno o alla prostata?

Il problema della metastasi
La metastasi più frequente del cancro prostatico è quella ossea.
Nessuno però spiega scientificamente come un tumore che cresce nella prostata come un cavolfiore (adenocarcinoma), riesca a migrare nel sangue e, una volta giunto nelle ossa, creare dei “buchi”.
L'oncologia dovrebbe spiegare come fa una cellula a metastatizzare un organo diverso cambiando atteggiamento biologico.
La spiegazione bio-logica ha a che fare con l'origine embrionale delle ossa, che guarda caso fanno parte del “mesoderma recente”, il tessuto visto prima legato alla “svalutazione”.
Non avere una erezione può creare o no delle svalutazioni negli uomini?

Costo sociale
Il cancro è la prima spesa sanitaria mondiale.
Solo negli Stati Uniti dal 1994 al 2004 il danno economico dovuto al solo tumore alla prostata è stato di 240 miliardi di dollari. Se a questo sommiamo tutte le procedure non necessarie (biopsie, prostatectomie, pannoloni, protesi meccaniche, ecc.) la cifra raggiunge i 1000 miliardi di $.
Quindi oggi la sovradiagnosi legata alla prostata è la gallina dalle uova d'oro, perché rappresenta un business da oltre 100 miliardi di $ all’anno!

Forse il quadro inizia a prendere forma: dietro questa piccolissima ghiandola si muovono interessi economici faraonici. Da una parte abbiamo un Sistema sanitario malato che ha ingannato le persone facendo credere che un marcatore tumorale come il PSA sia un esame routinario normalissimo…
Lo ripeto ancora una volta: sopra una certa età, praticamente tutti quelli che fanno l'esame avranno un valore del PSA molto alterato!

Attivazione biologica della prostata
La prostata come detto è legata al «boccone vitale», ma entrando più nel dettaglio, parlando di attivazione di questa ghiandola, è obbligatorio tirare in ballo una «sessualità impropria», cioè una sessualità non nella norma, relativamente al rapporto di coppia, ma non solo.
Una eiaculata incompleta, cioè non portata a termine, è più che sufficiente per attivare il tessuto!
Ma anche una partner che si comporta male nei nostri confronti, o il voler fecondare più di una donna (amante e moglie per esempio) ma non poterlo fare…
Paradossalmente anche un “conflitto” traslato per cui il figlio non riesce ad avere figli e il padre si accolla simbolicamente la responsabilità organica, è interessante.

Comunque sia, la cosa centrale da capire è che il senso biologico del tumore alla prostata sta tutto nella fase conflittuale: quando il tessuto cresce con lo scopo biologico di aumentare la produzione di liquido seminale!
Questo è il senso biologico del «problema» alla prostata (chiamato adenoma, ipertrofia, tumore, cancro, ecc.).
Se invece di essere visto con gli occhi limitati e impauriti dell’uomo si usassero quelli perfetti della Natura, apparirebbe subito che non si tratta di un problema, ma di un programma biologico sensato e assolutamente perfetto!

Secondo la biodecodifica
Altri spunti di comprensione arrivano dalla decodifica biologica.
Per esempio un qualsiasi disturbo alla prostata potrebbe avere a che fare con una «perdita nella famiglia» (situazioni drammatiche di figli, partner, nipoti o altri, come per esempio un incidente, una malattia o la morte); una «castrazione simbolica» (la donna che ricatta il marito oppure il «desiderio di fare l’amore con qualcun’altra ma non si può»).
Un risentito di impotenza («devo essere all’altezza per soddisfare la mia donna più giovane di me e non so se ne sarò in grado»).

La prostata da un certo punto di vista rappresenta il «principio maschile», per cui tutto quello che ha a che fare con timori e paure legate alla «mascolinità», alla «potenza», anche alla «rinuncia» o «colpa sessuale» può attivare questa ghiandola…

Conclusione
Se è vero, come è vero che il problema dell'attivazione della prostata sta nell'aumento di funzione perché non si è eiaculato come avrebbe voluto il cervello, la logica conseguenza (o per meglio dire bio-logica), sta nel farlo in altre modalità!
Non so se sono stato abbastanza esplicito.....

Per approfondire

Articoli sulla Sovradiagnosi

"Guerra al cancro: quanti morti dal 1950 ad oggi?"

Guerra al cancro: quanti morti dal 1950 ad oggi?

"Marcatori tumorali e...creazione di malati"

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"Cancro: la rivoluzione scientifica e il cambio di paradigma"

Cancro: la rivoluzione scientifica e il cambio di paradigma

"Si muore di cancro o di chemio"

Si muore di cancro o di chemio?

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http://www.attivazionibiologiche.info/dizionario/prostata.html

http://www.attivazionibiologiche.info/oncologia/caprostata.html

Libri da leggere

"Cancro spa", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__cancro_spa.php

"La fabbrica dei malati", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-fabbrica-dei-malati-marcello-pamio-libro.php


Marcello Pamio

Danno erariale di quasi 200 milioni di euro. L’accusa arriva dalla Corte dei Conti del Lazio.
I destinatari sono i membri di una Commissione consultiva tecnico-scientifica, ma non di una a caso: l’Agenzia italiana del farmaco, AIFA!
L’agenzia nazionale che ha la responsabilità (morale e scientifica) di consentire e monitorare la commercializzazione sul territorio di farmaci e vaccini.

Avrebbero imposto limitazioni alla prescrivibilità dell’Avastin - farmaco usato per trattare alcune malattie oculari - costringendo di fatto il Servizio Sanitario Nazionale a sostenere costi maggiori per l'acquisto del concorrente (equivalente) Lucentis.

In pratica il primo non è stato incluso, fino al 2014, tra i prodotti rimborsabili dal SSN e il suo utilizzo è stato limitato ingiustificatamente fino al 2017 causando rilevanti spese aggiuntive per l’erario.
Hanno sostenuto - per non dire imposto - la vendita di un veleno la cui singola dose costa tra i 600 e i 730 euro in più dell’altro!

Già nel 2014 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva irrogato nei confronti delle case farmaceutiche produttrici, Roche e Novartis, una sanzione amministrativa di oltre 180 milioni di euro per avere concertato una differenziazione artificiosa dei prodotti, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. In realtà le molecole sono le medesime.
Quindi i due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione del farmaco più economico (Avastin della Roche) a vantaggio dell’altro molto più costoso (Lucentis della Novartis).

Va detto che i due farmaci non vengono prescritti solo per curare malattie oculari, ma anche per il trattamento di varie forme tumorali, tra cui quelle del colon-retto, del polmone e del rene. Tumori molto diffusi tra la popolazione.

Per il SSN «l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno» scriveva l’Autority.
Ad occhi esterni e ignari non avrebbe molto senso il comportamento della Roche, che si sarebbe autoboicottata per lasciare spazio al Lucentis della “concorrente”.
Il giochetto ce lo spiega sempre l’Autority: «le condotte delle imprese trovano la loro spiegazione economica nei rapporti tra i gruppi Roche e Novartis. Roche, infatti, ha interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech - che ha sviluppato entrambi i farmaci - ottiene su di esse rilevanti royalties da Novartis».

Quest’ultima, oltre a guadagnare dall’incremento delle vendite di Lucentis, detiene una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30%. Intrallazzi economico-finanziari che dimostrano una cosa sola: la concorrenza tra le industrie farmaceutiche non esiste, è una mera illusione…

Come sempre paga pantalone, cioè i sudditi che finanziano il SSN con le tasse, e a guadagnare - come sempre - sono i soliti noti.
Ma la cosa vergognosa in scandali come questo, non è solo il discorso prettamente economico delle industrie, bensì lo svuotamento etico e morale di quegli enti la cui responsabilità prioritaria è - o dovrebbe essere - la salvaguardia della salute dei cittadini!
Delle industrie che speculano vendendo le droghe da loro prodotte puntando esclusivamente al profitto, ovviamente non possiamo stupirci, ma ciò che emerge è che oggi purtroppo non possiamo fidarci né della politica né di quegli Enti nazionali e di quelle Istituzioni pubbliche che dovrebbero sorvegliare e proteggere il bene comune.
Ricordo infine che i vaccini pediatrici sono autorizzati proprio da quella stessa Commissione scientifica dell’Aifa che oggi è accusata dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza di aver speculato sui farmaci a beneficio delle case farmaceutiche.

E se lo fanno con i farmaci (Avastin e Lucentis) perché non potrebbero farlo anche con i vaccini?

ARRIVATO IL DVD DEL CONGRESSO
“MALATTIA: APPROCCI DI MEDICINA INTEGRATA”
 
E' possibile acquistare il doppio dvd e riceverlo direttamente a casa (cliccando sull'immagine) o al seguente link https://shop.hotspotsrl.it/index.php?id_product=983&controller=product&id_lang=5
 
Domenica 29 SETTEMBRE 2019
Hotel Maggior Consiglio – Treviso (TV)
MICHELA DE PETRIS: “Alimentazione per la prevenzione e terapia dei tumori”
ACHILLE SACCHI: “Pericoli invisibili: inquinamento elettromagnetico e radiazioni della terra”
MATTEO PENZO: “Malattia: solo questione di organi?”
GENNARO MUSCARI: “La Cannabis in oncologia”
GIORGIO SALMASO: “Il vischio nella terapia del tumore”
GIUSEPPE DI BELLA: “Metodo Di Bella: evidenze scientifiche”
PASQUALE FERRORELLI: “Citozym: cavallo di troia contro il cancro”
PAOLO ROSSARO: “Cancro e Vitamina C: quello che non ci dicono”
MARCELLO PAMIO moderatore


Marcello Pamio

«Ogni uomo, se lo decide,
può essere lo scultore
del proprio cervello»

Santiago Ramon y Cajal, Premio Nobel per la medicina nel 1906

E’ l’organo più enigmatico e complesso dell’universo, e forse proprio per questo è l’unico del corpo umano il cui funzionamento ancora sfugge alla comprensione della scienza.
Le cifre che descrivono il cervello sono a dir poco astronomiche: in un volume di 1.500 centimetri cubi si racchiudono 100.000 milioni di neuroni che utilizzano fino a 19.000 dei 30.000 geni che compongono il genoma umano.
I neuroni si collegano tra loro mediante sinapsi e formano 1 miliardo di connessioni per ogni mm3 di corteccia cerebrale. Senza tener conto delle cellule gliali di supporto il cui numero è dieci volte tanto.

Come detto ogni neurone può collegarsi con altri mille intrecciando reti la cui complessità è inimmaginabile.
Se solo venissero messi in fila gli assoni dei neuroni del cervello di una persona, raggiungerebbero una distanza di 150.000 km, cioè quasi la metà della distanza tra la Terra e la Luna.
I neuroni comunicano tra loro mediante impulsi elettrici (e forse anche luminosi) grazie ad alcune sostanze chimiche note come neurotrasmettitori di cui oggi se ne conoscono circa un centinaio, ma in realtà il loro numero potrebbe essere molto più alto.

Staticità Vs neuroplasticità
Fin da piccoli ci hanno inculcato che il cervello è un organo statico e immutabile, per cui si nasce con un numero fisso di cellule (neuroni, ecc.) e man mano che passano gli anni se ne perdono costantemente e inesorabilmente. Questo processo prende il nome di invecchiamento.
Per fortuna che tale visione nichilista dell’uomo sta per essere soppiantata dai risultati sempre più eclatanti delle neuroscienze, che dimostrano come il cervello non resta immutabile, ma anzi, durante il corso della vita continua a trasformarsi. Tale proprietà si chiama «neuroplasticità» e riguarda tutti i livelli dell’organo, dalle sinapsi ai prolungamenti nervosi per giungere alle regioni funzionali.

Sulla plasticità del cervello sono interessanti le scoperte della d.ssa Maura Boldrini, una ricercatrice italiana che lavora al Dipartimento di Psichiatria della Columbia University. Secondo le sue ricerche il cervello continua a rigenerarsi anche nella terza età, grazie a riserve di «neuroni immaturi» (staminali) pronte a entrare in azione anche a 79 anni.
In pratica in ogni momento della vita vi sarebbero dei neuroni pronti ad entrare in azione e questo avverrebbe soprattutto nell’ippocampo, un’area cerebrale che gestisce e governa la memoria e che è la più danneggiata (guarda caso) nell’Alzheimer.

Quindi abbiamo visto che ogni cellula nervosa è collegata mediante sinapsi con molte altre, formando una rete di comunicazione così intricata che a confronto quella di internet è un banale quaderno a quadretti.
Ciascun gruppo di cellule svolge un lavoro specifico, alcune sono coinvolte nel pensare, nell’apprendere e nel ricordare, mentre altre aiutano a vedere, sentire, odorare, ecc.

Per svolgere questo immenso lavoro le cellule cerebrali devono ricevono forniture imponenti di alimenti e ossigeno per generare e produrre energia, costruire connessioni e soprattutto liberarsi dai rifiuti tossici, cosa quest’ultima cruciale per il benessere e la salvaguardia dell’organo. Esattamente come in una vera e propria fabbrica i blocchi e i guasti in un singolo sistema provocano problemi anche in zone distanti.
Con la diffusione del danno, non solo le cellule perdono la capacità di compiere il loro lavoro specifico, ma possono andare incontro a morte, provocando mutamenti e danni irreversibili nel cervello, quelli purtroppo visibili nelle patologie neurodegenerative.
Alla fine della fiera la medicina scopre nell’encefalo la presenza di placche amiloidi e strani grovigli formati da alcune proteine. Poi arriva la nefasta diagnosi di Alzheimer.
Quindi questa splendida e magistrale “macchina” può andare incontro a un declino organico e funzionale.
Non tutti lo sanno, ma stiamo parlando della patologia più diffusa al mondo sopra una certa età: di malati infatti ce ne sono nel mondo quasi 47 milioni e questa cifra è destinata, stando all’attuale andamento, a raddoppiare ogni 20 anni.

In Italia la demenza colpisce oltre 1.200.000 persone, che diventano una cifra imponente se teniamo conto che un nucleo familiare mediamente è costituto da almeno tre persone e quando l’Alzheimer fa la sua entrata in casa, sconvolge e rovina la vita di tutti, non solo del disgraziato a cui verrà lentamente cancellata e portata via la coscienza!

Cosa dicono le ricerche
Moltissimi degli studi e delle ricerche ufficiali pubblicate su PubMed (la più importante banca dati di biomedicina al mondo www.pubmed.gov) rivelano cose estremamente interessanti…
Le persone con l’Alzheimer presentano dentro il cervello, oltre alle placche amiloidi appena dette, anche metalli tossici (piombo, mercurio, alluminio) e svariati agenti patogeni (virus Herpes Simplex, Cytomegalovirus, funghi come Candida Glabratus e Candida Albicans, batteri orali come P. Gingivalis Treponema denticola, Tannerella forsythia e Porphyromonas gingivalis, ma anche Helicobacter pylori, Burkholderia, Borrelia, Chlamydophila pneumoniae, Pseudomonas, Firmicutes, Staphylococcus epidermidis, Stenotrophomonas maltophilia, ecc.).

Cosa ci fanno batteri, funghi e metalli dentro il cervello? Ma soprattutto la domanda cruciale è come hanno fatto a finire là dentro? Superando la membrana emato-encefalica che rappresenta una barriera selettiva!
La riposta probabilmente sta nel nostro secondo cervello, l’intestino, che già nel nome dice tutto (in-testino > in-testa…).
Se infatti la mucosa intestinale perdesse la sua centrale permeabilità, tutto il contenuto degli intestini: frammenti incompleti di proteine (per esempio caseina e glutine), acidi metabolici, batteri, funghi, parassiti, metalli e tossine varie, potrebbero finire nel circolo sanguigno, per essere poi trasportate in tutto l’organismo, cervello incluso.

Permeabilità intestinale
La mucosa intestinale è una barriera - più o meno come quella emato-encefalica - selettivamente permeabile che fa passare solo quello che serve all’organismo, bloccando tutto il resto. Questa sua funzione è determinata dalle cosiddette «giunzioni strette» o «giunture serrate» che contribuiscono a mantenere un’adeguata e corretta chiusura.
Negli ultimi anni stiamo assistendo però alla perdita dell’integrità di questa mucosa, non è un caso infatti che le diagnosi di «intestino permeabile» o «intestino gocciolante» stiano aumentando.
Questo punto è cruciale perché sempre le evidenze scientifiche parlano chiaro: l’alterazione della permeabilità intestinale è alla base dell’eziogenesi di malattie importanti del sistema gastro-intestinale (celiachia ma non solo), quelle autoimmunitarie, infiammatorie e degenerative, Alzheimer incluso.

Il discorso lo può capire anche un bambino: se la mucosa lascia “filtrare” o “gocciolare” tramite le giunture quello che è presente nell’intestino direttamente nel sangue, da una parte il sistema immunitario dovrà intervenire costantemente e pesantemente, e dall’altra si creeranno le premesse e il terreno idoneo all’aumento di infiammazioni in tutto il corpo, anche nel cervello. La costante iperattivazione del sistema immunitario va ad alimentare l’infiammazione cronica locale che ha dato origine alla permeabilità, creando un pericolosissimo circolo vizioso.
Le cause del danno alle giunture intestinali sono diverse: disbiosi intestinale, additivi chimici, alimenti spazzatura pregni di pesticidi, farmaci e vaccini, chemio/radioterapia, parassitosi e candidosi sistemica, alcol, stress, infiammazioni e infezioni costanti.
Anche alcuni acidi metabolici derivanti dalla digestione possono indurre serie problematiche, come l’acido propionico, un grasso a catena corta prodotto dai batteri, in grado di indurre neuroinfiammazione, stress ossidativo, disfunzione a livello mitocondriale e addirittura deplezione di glutatione. Questo acido viene prodotto dalla fermentazione di polisaccaridi, oligosaccaridi e gli acidi grassi a catena lunga dai batteri del colon. Quindi i carboidrati non digeriti, fibra e amido ne rappresentano la fonte principale. L’acido propionico da una parte riduce i livelli di glutatione nel cervello, rendendo l’organo molto più sensibile allo stress chimico dei vari inquinanti, dall’altra fa calare anche i livelli nel sangue degli acidi grassi essenziali della serie Omega-3.

Sfiammare la mucosa intestinale è prioritario, per cui è necessario quindi eliminare completamente gli zuccheri e i cereali raffinati (soprattutto quelli con glutine) e tutte le altre sostanze che provocano irritazione (alcolici, caffè, ecc.).
Fortuna vuole che in natura gli alimenti straordinari che aiutano a ripristinare la funzionalità intestinale non mancano: oltre alle numerose spezie e droghe, vi sono i fermentati, le verdure latto-fermentate (crauti, cetriolini, ecc.), il miso (fermentati di riso o soya) e la radice di Kuzu (eccezionale sfiammante). Tra le integrazioni ricordiamo la Glutammina (migliora la funzionalità della barriera intestinale e immunitaria), la Vitamina C (centrale per il collage) e il Serplus a base di latto-albumina. Infine i probiotici (lattobacilli, bifidi, ecc.) danno un contributo importante.

Se quanto detto è vero, la strada maestra nell’Alzheimer è il ripristino del corretto funzionamento della mucosa intestinale. Ma da sola non basta, perché se anche forse spiegato come le tossine finiscono dagli intestini nel sangue, dobbiamo capire come riescano poi a superare l’altra barriera impenetrabile, quella che protegge l’encefalo!
In questo caso purtroppo l’inquinamento elettromagnetico interferisce pesantemente. Nonostante la durissima scatola cranica, le onde elettromagnetiche (cellulari, wifi, onde radio, ecc.) penetrano senza problemi andando ad alterare fisicamente la barriera emato-encefalica. Questa alterazione ha come risultato la formazione di veri e propri “buchi”, attraverso i quali possono penetrare le tossine…

Di tutto questo e molto altro ancora me ne sono occupato nel libro «Alzheimer: l’epidemia silenziosa».
Dopo aver analizzato nella prima parte del testo qual è lo stato d’arte della scienza ufficiale, nella seconda ho intervistato una quindicina tra medici e ricercatori, che propongono interessanti strumenti terapeutici di intervento: percorsi che possono fare la differenza, se teniamo conto che la medicina ufficiale - come sempre - brancola nel buio più totale!

«Alzheimer: l’epidemia silenziosa. Come prevenire e curare la demenza», Marcello Pamio, edizione UNO. ISBN: 978-88-3380-049-3


Acquistabile in tutte le librerie oppure online nel sito Macrolibrarsi
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__alzheimer-l-epidemia-silenziosa.php 


Video in diretta radio di Marcello Pamio. Presentazione libro, "ALZHEIMER: L'EPIDEMIA SILENZIOSA. 
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Marcello Pamio

Complimenti ai parlamentari Andrea Cecconi e Sara Cunial (fuoriusciti per fortuna loro e nostra dal Movimento 5 stelle), per aver in Commissione Affari Sociali presentato un’interrogazione sulle iniziative volte a ridurre il rischio di reazione avversa causata dalla somministrazione di vaccini.
Il tema del contendere sono gli esami laboratoristici effettuati dall’associazione Corvelva.
Risponde il viceministro Pierpaolo Sileri del Movimento 5 stelle!
Fin da subito il medico mette le mani avanti dicendo che secondo “il Rapporto Vaccini 2019 recentemente pubblicato sul sito dell’Agenzia e tutti i rapporti precedenti non è stata confermata la presenza di rischi aggiuntivi a quelli già noti”.

Quindi state tranquille mamme, non c’è alcun rischio per i vaccini, ed entra nel dettaglio spiegando quello che avviene dopo che i laboratori delle industrie brevettano un prodotto chimico (farmaco e/o vaccino che sia).
Innanzitutto «i controlli di qualità vengono effettuati dalla ditta durante tutto il ciclo produttivo di ogni lotto di vaccino, prima della distribuzione sul mercato. I metodi utilizzati per i controlli effettuati sui vaccini dalle aziende produttrici e le relative specifiche sono approvati dalle autorità competenti al termine della fase di valutazione del prodotto».

Ecco la prima chicca: il Ministero della salute, per voce del suo vicesegretario, afferma che i controlli dei farmaci sono a carico dei produttori stessi! Quindi coloro che producono i farmaci a scopo di lucro, sono gli stessi che devono controllarne la qualità.
Al Ministero non va l’annoso controllo fisico del prodotto, in questo caso il vaccino, ma SOLO dei «metodi utilizzati per i controlli», quindi tutto sulla carta…
Non sazio, il dottor Sileri spiega tutta la magnificenza della farmacovigilanza descrivendola come un passaggio cruciale che garantisce la totale sicurezza, nonostante si sappia molto bene che i farmacontrolli in Italia fanno acqua da tutte le parte.
Per il dottor Sileri invece non è così perché «durante tutto il ciclo di vita del prodotto, gli effetti dell’utilizzo nei soggetti vaccinati vengono accuratamente monitorati mediante registrazione di ogni possibile reazione avversa, anche se solo apparentemente associata alla sua somministrazione».

Rimane un misterioso quesito: Piepaolo Sileri ci crede veramente alle cose che dice, oppure interpreta il gioco delle parti?
Da medico dovrebbe sapere che la registrazione di un effetto avverso oggi, con la pesantissima aria che tira e soprattutto con la scandalosa caccia alle streghe che imperversa, è sempre più complesso e difficile farla. Nessun medico sano di mente e con famiglia, infatti, si prende la responsabilità di associazione e collegare l’inoculo vaccinale ad una qualsiasi risposta negativa, e questo nonostante sia obbligatorio per legge. E così una percentuale spaventosa di reazioni anche gravi, per non parlare delle morti, semplicemente non figura da nessuna parte, in nessun registro!

Ma non è tutto, perché prima della commercializzazione della droga, ci illumina sempre il viceministro: «ogni lotto di vaccino è sottoposto al Controllo di Stato che consiste in controlli analitici condivisi con le autorità competenti in materia di farmaci, eseguiti da uno dei laboratori della rete internazionale di laboratori ufficiali per il controllo dei medicinali (…). Le analisi eseguite sono specifiche per tipologia di vaccino e definite da linee guida».
Meraviglioso, ma se vengono realmente eseguite queste importanti e rassicuranti analisi: dove sono?
Come pure le «linee guida»? Dove si possono leggere i risultati? Quanti campioni vengono controllati per lotto vaccinale? Decine di domande che finiscono, come sempre, nel vuoto cosmico!

Poi Sileri giunge finalmente al cosiddetto post-marketing: «successivamente alla commercializzazione, tutti i medicinali, inclusi i vaccini, vengono sottoposti annualmente a controlli analitici definiti di post-marketing».
Mi pare strano che il dottor Sileri, in quanto medico, si dimentichi che nel mondo della farmacopea non passa giorno che non vengano ritirati medicinali a seguito di gravissime reazioni avverse, anche letali.
L’ultimo ha riguardato il principio attivo «Ranitidina» per la presenza di NDMA, N-nitrosodimetilammina, classificata come sostanza «probabilmente cancerogena».
E questo nonostante i tanto decantati e rigorosi controlli effettuati dalle lobbies produttrici, dall’Aifa, dall’EMA e da tutta la combriccola scientifica!

L’altra cosa interessante e un po’ inquietante, è che i ritiri dei farmaci avvengono quasi sempre su segnalazione delle stesse ditte produttrici, dimostrando di fatto, che il monitoraggio degli enti di controllo e la farmacovigilanza fanno sorridere i polli (in batteria).
Attenzione che le multinazionali non ritirano un prodotto perché hanno a cuore la salute dei clienti, perché non vogliono danneggiare le persone. Sarebbe un ossimoro, visto che la loro sensibilità è concentrata sul pacchetto azionario quotato in borsa. L’unica loro paura è infatti sporcare l’immacolata immagine e dover pagare miliardi di multe, tutto il resto è noia.
Qualcuno a questo punto - come per esempio il dottor Sileri - dovrebbe spiegare agli italiani qual è la differenza tra un farmaco e un vaccino. Perché il secondo, cioè il vaccino, dovrebbe essere maggiormente controllato e monitorato e più sicuro rispetto al farmaco?
Ma vogliamo le prove, gli studi, le ricerche, le analisi e non le chiacchiere da bar.

Tornando alle analisi effettuate dal Corvelva, in tutta questa storia ci sono delle note molto positive: innanzitutto l’associazione ha aperto una discussione sulla sicurezza vaccinale che ha interessato molte realtà anche di altri paesi europei, e dall’altra ha pigiato un dito in un nervo scoperto del Sistema, quello dei controlli di Stato. Controlli che ancora oggi, nonostante le belle parole e le dichiarazioni ufficiali, NESSUNO ha avuto la possibilità di verificare. Nessun documento ufficiale che attesti la sicurezza vaccinale è infatti fruibile al grande pubblico. Non è un po’ strano?
La conclusione del Sileri, citando il Rapporto Vaccini 2019 è che non vi sarebbero «rischi aggiuntivi a quelli già noti», per cui «il rapporto beneficio/rischio dei vaccini utilizzati resta immodificato».
Il suo messaggio è chiarissimo: i vaccini vanno benissimo e nulla potrà smuovere (“immodificato”) il dogma centrale della «vaccinocrazia», tantomeno gli esami di un’associazione privata come Corvelva!
Il dottor Sileri non sa che le analisi sono state confermate interlaboratorio, per cui non sarà proprio una passeggiata contestarle, anche se ci proveranno sicuramente.
Faranno fatica però a smentire i dati, perché questo implicherebbe una falsificazione troppo spudorata.
La nota positiva è che sono stati costretti a prendere posizione politica, e ufficialmente a prendere in mano le analisi del Corvelva. Questo è un successo senza precedenti, anche perché se in questa fase non renderanno pubblici i loro studi ufficiali sulla sicurezza vaccinale (che probabilmente NON esistono nemmeno), la credibilità del Ministero della salute, già scesa in picchiata grazie alla Lorenzin e alla Grillo, vedrà i minimi storici.
Quindi le analisi sono finalmente in fase di approfondimento da parte del Ministero della salute e dell’Aifa. Finalmente qualcuno se ne sta occupando!
Staremo a vedere... 

Marcello Pamio

Non passa ormai giorno senza che la cronaca venga interessata da qualche scandalo legato alla salute.
Dopo il recentissimo ritiro dei farmaci contenenti il principio attivo «Ranitidina» (Buscopan antiacido, Zantac, Ranitidina Almus, Ranidil, Ulcex…) ora salta fuori che i medicinali usati per castrare chimicamente i bambini, bloccandone la pubertà, uccidono molte persone!
Le segnalazioni sono registrate nel sito ufficiale degli Eventi Avversi dell’FDA: «FDA Adverse Events Reporting System (FAERS) Public Dashboard».[1]

Il primo nella lista nera è l’«Acetato di leuprolide», principio attivo del farmaco «Lupron» (Lupron Depot, Lupron Depot-Ped). In circa 7 anni, dal 2012 ad oggi, sono state segnalate oltre 40.764 reazioni avverse, di queste 25.591 considerate «gravi». Mentre i pazienti deceduti sono stati 6.378!


E’ d’obbligo a questo punto precisare che solo una infinitesima parte degli eventi avversi di un farmaco vengono segnalati e registrati, quindi la realtà è assai più preoccupante!
Andando avanti, nell’elenco degli effetti collaterali del farmaco si trovano disturbi al seno, neoplasie maligne, disturbi psichiatrici e anche nervosi.

Questo bloccante ormonale viene prescritto nel trattamento di patologie ormono-sensibili come il cancro prostatico e/o certe endometriosi, ma purtroppo anche nei bambini con la tristemente nota «disforia di genere».
Il Lupron è stato registrato e autorizzato dalla FDA per trattamenti ormonali in ambito oncologico, perciò quando viene usato nei bambini e/o adolescenti il suo utilizzo è «off-label», fuori dalla prescrizione, quindi non legale.
Alla società produttrice, la AbbVie, poco importano gli eventi avversi, se il fatturato del farmaco continua a salire:  solo negli Stati Uniti ha raggiunto 829 milioni di dollari nel 2017 e ben 892 milioni nel 2018.[2]
Questo incremento delle vendite è da annoverate solo per i trattamenti del cancro prostatico o anche per le disforie?

Anche se i morti causati dal Lupron fossero tutti adulti cancerosi, la preoccupazione va immediatamente all’impatto che questa pesantissima droga potrà avere sui bambini!
Attenzione che stiamo parlando di bambini sanissimi, in una fase delicatissima di sviluppo psico-ormonale, che vengono fisicamente castrati perché i loro decerebrati genitori pensano che ritardare la pubertà possa dare loro il tempo utile per decidere verso quale sesso voglio orientarsi.
Quando si dice bambini s’intende proprio questo: secondo il dottor Michael Laidlaw, endocrinologo della California, infatti i medici stanno somministrando testosterone a ragazzine «confuse sessualmente» di appena 8 anni!
Non a caso nella libertaria California nel 2017 hanno abbassato l’età minima per somministrare gli ormoni sessuali da 13 a 8 anni...
Risultato? Ragazzine di 13 anni che si fanno rimuovere i seni tramite mastectomia, e ragazzi di 17 anni con il pene di un bambino di nove, o che perdono il richiamo sessuale a causa di questi allucinanti farmaci!

E in Italia come siamo messi? Ovviamente male, come sempre.
Grazie al medico-ministro Giulia Grillo, il 25 febbraio scorso è stata autorizzata la Triptorelina e inserita nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del SSN. Cioè lo paghiamo noi con le tasse.


Esattamente come il Lupron, la Triptorelina Pamoato, il cui nome commerciale è Decapeptyl è un «Analogo degli ormoni liberatori delle gonadotropine», agisce causando la soppressione della funzione gonadotropa pituitaria, detto in parole semplici blocca alcuni importantissimi ormoni, come il testosterone, agendo direttamente sulla ghiandola endocrina pituitaria: l’ipofisi!
Tradotto fa più o meno “castrazione chimica”!

Attualmente viene somministrato nel carcinoma della prostata e in quello della mammella mediante un’iniezione che viene effettuata tassativamente ogni 3 mesi, e da pochi mesi vengono trattati anche i bambini.
Anche in questo caso gli effetti collaterali sono numerosi.
Secondo la FDA, questo farmaco in pochissimi anni ha racimolato ben 1.889 eventi avversi, di cui 1.377 gravi, con oltre 100 morti!
L’effetto avverso più diffuso è la «Sindrome da iperstimolazione ovarica» con 141 casi (su1.889) mentre al terzo posto con 105 casi c’è una «Demenza tipo Alzheimer».
Al secondo posto figura «Off label use» (utilizzo fuori dalle condizioni autorizzate, quindi si presume per la «disforia di genere») con 130 casi di effetti collaterali, di cui 70 gravi e 2 morti!

La conclusione è molto semplice: il Ministero della Salute italiano ha autorizzato e permette la prescrizione a bambini e/o adolescenti (un po’ confusi, con squilibri emotivi e psicologici) diagnosticati come «disforici di genere», un farmaco che se va bene ti fa diventare un demente, e se va male, ti ammazza!

Per maggiori informazioni

"La cultura della morte. Chi la vuole e chi ne gode..."
https://www.maurizioblondet.it/la-cultura-della-morte-chi-ne-gode-e-chi-la-vuole/ 

[1] https://fis.fda.gov/sense/app/d10be6bb-494e-4cd2-82e4-0135608ddc13/sheet/45beeb74-30ab-46be-8267-5756582633b4/state/analysis

[2] https://news.abbvie.com/news/abbvie-reports-full-year-and-fourth-quarter-2018-financial-results.htm


Marcello Pamio

Sino ad oggi, quando qualcuno aveva il coraggio di parlare della «Smartdust», cioè della cosiddetta «polvere intelligente», veniva preso come un mentecatto squilibrato e cospiratore.
Le smartdust rientrano nelle nano-tecnologie e sono dei microscopici sensori della dimensione di granellini di sabbia in grado di funzionare in modalità wifi per scambiare dati sensibilissimi con un ricevitore esterno.
La peculiarità di questi sensori è data dalle dimensioni microscopiche, per cui possono essere veicolati attraverso correnti d’aria, quindi distribuiti mediante aerosol (vedi scie chimiche) per essere inalati attraverso i polmoni, oppure si possono inserire direttamente nei cibi...

Sembra roba da dietrologia, peccato che le ricerche sono finanziate dal DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency, cioè l’Agenzia governativa del Dipartimento della Difesa americano incaricata dello sviluppo di nuove tecnologia per uso militare).
Adesso, viene fuori che l’Università di Berkeley in California ha costruito dei «minuscoli sensori wireless da impiantare nell’organismo». Tali sensori hanno - guarda la coincidenza - la dimensione di un granello di polvere!
E’ stata chiamata «polvere neurale» e si tratta del primo sensore wireless delle dimensioni appunto di un granello di polvere, che può essere "impiantato" nell’organismo.

Si apre dunque la strada alla possibilità di controllare dall’interno muscoli, nervi e protesi (rivista Neuron).
I mini sensori sono stati impiantati con successo nei muscoli e nei nervi e possono essere alimentati con gli ultrasuoni. Funzionano infatti grazie a un cristallo piezoelettrico che converte le vibrazioni degli ultrasuoni in energia elettrica, destinata ad alimentare un piccolo transistor.

L’intento degli autori è quello di ridurre ulteriormente le dimensioni dei sensori in moda da poterli impiantare direttamente nel cervello, così da poter registrare le attività elettriche cerebrali in funzione di patologie come l’epilessia, ma non solo. Così almeno vogliono vendercela.
D’altra parte non è mai stato possibile avere accesso ai dati del corpo umano catturati e registrati costantemente dall’interno, almeno fino ad oggi...
In un futuro molto vicino, questi sensori wireless potrebbero essere sistemati accanto a un nervo, a un muscolo o a un organo per registrane l’attività, trasmettendo le informazioni a un dispositivo esterno.

Tutto sempre stupendo se ascoltiamo solo la versione ufficiale, ma se possono fare una cosa del genere con un organo o un nervo, non potrebbero farlo anche con il cervello? Se le informazioni trasmesse vanno dall’organo ad un ricevitore esterno, non sarebbe possibile invertire il senso e comunicare dall’esterno verso l’interno? Perché se fosse così si potrebbero influenzare le attività cerebrali e/o cognitive dell’uomo…
Infine, con simili dimensioni nanometriche non è possibile posizionare i sensori all’interno dell’ago di una siringa, ad esempio in ambito vaccinale? Sarebbe un modo semplice ed economico per inoculare i sensori dentro l’organismo di milioni di bambini, gli uomini del domani...
Ma naturalmente queste sono solo le farneticazioni di un complottaro borderline!

 

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/tecnologie/2016/08/04/polvere-neurale-per-controllare-muscoli-e-nervi-_60f9e2fa-01a3-4e17-adb5-87de82649ae4.html?fbclid=IwAR1FmgRazWGfD-aLLpx76dfCZvVGEQPaPn9sFC1nYGEfYQBgayoSgJNi_-A


Marcello Pamio

Non ha senso elencare i farmaci che per problemi di sicurezza sono stati e vengono tuttora ritirati dal mercato dalle stesse aziende che li producono o dagli enti di controllo: sarebbe impossibile dato il numero.
Ma le cose sono molto più complesse…
Non tutti sanno infatti che le molecole attive scoperte e/o copiate dalle industrie chimiche devono prima passare l’assurda quanto inutile sperimentazione animale, e poi quella umana (volontari per disperazione o per soldi). Nonostante sia risaputo che il «modello animale» non ha nulla da spartire con il «modello umano», ancora oggi continua questa follia che ha come conseguenza ineluttabile una strage immane di animali e di uomini.

La dimostrazione di quanto detto sono i numeri: il 92% delle molecole chimiche che superano brillantemente la sperimentazione (o vivisezione) animale, poi NON superano quella sull’uomo!
Quindi un miserrimo 8% sono i principi attivi che entrano effettivamente in commercio.
Ma il 51% di questo 8% presenta effetti collaterali gravi.
Chiaro? La metà dei farmaci commercializzati, cioè di quelli che hanno superato le DUE sperimentazioni (animale e uomo, obbligatorie per legge) secondo l’AMA, l’Associazione dei Medici Americani presentano gravi reazioni avverse, spesso letali.
Possiamo tradurlo in altri termini: la metà dei farmaci commercializzati uccidono solo negli Stati Uniti ogni anno un numero di persone impressionante: da 100.000 a 250.000 persone!
Solo negli States…
Strage che avviene costantemente anno dopo anno e che riguarda il globo intero.
E’ questo il motivo per cui i farmaci (e vaccini) sono tra le prime cause di morte (se non la prima) nel mondo Occidentale!

Ennesimo farmaco ritirato
Detto questo, venerdì 20 settembre scorso l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il ritiro di tutti i lotti di farmaci contenenti il principio attivo RANITIDINA, utilizzato nei medicinali contro l’acidità nello stomaco.
Stiamo parlando di prodotti (alla fine dell’articolo l’elenco completo) come: Buscopan antiacido, Zantac, Ranitidina Almus, Ranidil (fiale, compresse, sciroppo, compresse effervescenti), Ulcex, ecc.

La causa è la presenza di N-nitrosodimetilammina (NDMA) una sostanza chimica appartenente alla classe delle nitrosammine. Le stesse - tra le altre cose - trovate l’anno scorso in alcuni anti-ipertensivi.
La NDMA è classificata come «sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo» (associata al cancro gastrico e al colon) dallo IARC di Lione (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS).
Generalmente l’esposizione alla NDMA avviene attraverso l’ingestione di acqua contaminata ed è certamente presente in alcuni pesticidi.
La NDMA si può trovare nell’acqua potabile poiché deriva dalla degradazione della dimetilidrazina, un componente del carburante per missili ed è presente in vari processi industriali, oltreché nei pesticidi.

E’ stata recentemente identificata anche come sottoprodotto della disinfezione dell’acqua potabile con la monocloramina (disinfettante usato come alternativa al cloro libero per l’acqua).
Ovviamente l’AIFA ha subito specificato che la decisione del ritiro è stata presa solo in base al principio di precauzione e non per danni conclamati. Ovvio…
Sempre a scopo precauzionale hanno disposto pure il divieto di utilizzo di tutti i lotti contenenti ranitidina prodotta da altre case farmaceutiche per essere analizzati.
Rimane un mistero il perché, per lo stesso principio di precauzione, l’AIFA non ritiri anche i lotti dei vaccini risultati essere molto più inquinati e contaminati rispetto ai farmaci sopradetti. Ma lasciamo questo mistero alla fede medica…

A cosa serve la Ranitidina?
Il principio attivo funge da inibitore della secrezione acida, quindi viene prescritto per le ulcere, il reflusso, il bruciore di stomaco e tutte quelle condizioni legate ad una ipersecrezione acida.
Questa molecola molto simile all’istamina, non permette a quest’ultima di legarsi ai recettori H2 presenti sulle cellule della parete dello stomaco. In pratica questi recettori se vengono attivati appunto dall’istamina, inducono una secrezione di acido gastrico.
La ranitidina andando ad occupare i siti recettoriali senza però determinarne un’attivazione, impedisce di fatto all’istamina di svolgere la sua funzione.
Quindi viene bloccata artificiosamente la produzione di succo gastrico!
Ma tutto questo è normale?

Stomaco e simbolismo
Una simile procedura è aberrante, esattamente come quasi tutti gli interventi della medicina allopatica o sintomatica volti allo spegnimento o alla distruzione del sintomo.
Certamente è molto più facile spegnere l’incendio con un “estintore chimico”, piuttosto che provare a capirne il senso e a cercare la causa del focolaio.
Sorgono a questo punto varie domande. Perché la sapienza magistrale dell’organismo umano fa aumentare la produzione di succhi gastrici? Per quale motivo si forma un’ulcera duodenale?
E’ tutto frutto del caso o siamo vittime della malasorte? Si tratta di un errore di interpretazione del cervello? O invece c’è un motivo ben preciso e assolutamente biologico?

Ragionando su questo ultimo interrogativo, ci viene in aiuto la «Decodifica Biologica».
Lo stomaco è l’organo digestivo per eccellenza, per cui un qualsiasi suo problema potrebbe segnalare che si sta facendo fatica a “digerire” qualcosa nella nostra vita. Qualcosa, magari di ingombrante e/o fastidioso, che è fermo lì nello stomaco!
Il riferimento al cibo non va inteso solo a quello materiale, ma allargato alla sua rappresentazione simbolica: contrarietà e rancore nel territorio, dove con “territorio” si intende casa e lavoro.
Se fosse così, allora il cervello (che non differenzia il reale dall’immaginario) per “digerire” potrebbe indurre un aumento della sua funzione (succhi gastrici, acidità, ecc.), e questo sarebbe non solo logico ma anche bio-logico!
Se una persona ha un risentito di “incomprensione” e/o “ingratitudine”, oppure “rabbia e rancore” (nell’ulcera) per una situazione sul lavoro o in famiglia, questo simbolicamente è un “boccone indigesto”…
In quest’ottica - giusta o sbagliata che sia - diventa controproducente ingollare un farmaco antiacido o peggio ancora un protettore gastrico, perché così facendo si spegne quel sintomo (creato dal cervello per un motivo preciso), senza andare al vero problema che rimane presente!
Non si sente più l’acidità gastrica, ma per il cervello il “boccone indigesto” esiste ancora, è lì sempre presente, con conseguenze molto pericolose…

 

 

Comunicati ufficiali AIFA

Farmaci contenenti ranitidina autorizzati in Italia
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/farmaci_contenenti_ranitidina_autorizzati_IT.pdf/e2709dc7-a8cc-e235-6e0a-2bd52a6b6531

Farmaci contenenti ranitidina autorizzati in Italia
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/farmaci_contenenti_ranitidina_autorizzati_IT.ods/78280e49-8aa0-5db8-1a9b-1678e7965fc9

Elenco lotti farmaci contenenti ranitidina ritirati dal mercato (aggiornamento al 23/09/2019)
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/elenco_lotti_ritiro_ranitidina.ods/24c14afa-16d3-8152-4c9b-96e20897cf4f