Vai al contenuto


Marcello Pamio

Nel mondo più di 138 milioni di pazienti vengono danneggiati ogni anno, e di questi ben 2,6 milioni se ne vanno aldilà della soglia per colpa dei medici…
A denunciarlo qualche giorno fa proprio l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS).
Errori nella diagnosi, nelle prescrizioni e trattamenti, e l’uso inappropriato dei farmaci sono le tre principali cause che provocano danni anche mortali nei pazienti: così il coordinatore della sicurezza dei pazienti dell’OMS, il dottor Neelam Dhingra-Kumar ha detto venerdì 13 settembre 2019 in una conferenza stampa.
Quindi utilizzo sbagliato di farmaci, errori nelle trasfusioni di sangue, nell’utilizzo dei Raggi X, nelle operazioni chirurgiche, ecc.

Simili errori «si verificano perché i sistemi sanitari non sono progettati in modo adeguato per affrontare questi errori e imparare da essi», ha detto l’esperto, ammettendo che molte strutture mediche nascondono tali errori, il che spesso non solo impedisce di prendere provvedimenti per evitare che tali errori si ripetano in futuro, ma anche impedisce un conteggio corretto degli errori medici.

Non a caso le cifre fornite dall’OMS si riferiscono SOLO a paesi con uno stato economico medio e basso (cioè dove vive l’80% della popolazione globale), quindi il numero reale è molto ma molto più alto, tenendo conto anche del fatto che anche nei paesi sviluppati, almeno 1 su 10 dei pazienti sono vittime iatrogene (da «iatros» che significa «medico» e «genos» che vuol dire «che è nato». Quindi errori causati dai medici).
Sempre secondo l’organizzazione sovranazionale con sede a Ginevra, SOLO gli errori relativi a errate prescrizioni di medicinali costano ai sistemi sanitari in tutto il mondo oltre 42 miliardi di dollari, cioè 37 miliardi di euro. Una vera e propria ecatombe sociale, umana ed economica, che però è solo la puntina dell’iceberg.

I media italiani sono stati costretti a parlarne perché l’avvertimento era uscito dall’OMS, ma guarda caso, sono riusciti a sbagliare clamorosamente i calcoli. Quasi tutti hanno infatti titolato: «1 morto ogni 5 minuti per errori medici», ma 2.600.000 di morti ogni anno fanno 5 morti al minuto e NON uno ogni cinque!
Si potrebbe obiettare che si tratta di una quisquilia, ma 1 morto ogni 5 minuti fanno 105.000 morti all’anno, una bella differenza se paragonati ai 2,6 milioni.

Sappiamo benissimo che nel Sistema odierno la “legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è un po’ più uguale”, come pure la matematica che è solo un’opinione…
Mettendo nel conteggio pure i milioni di morti causati non da errori nella prescrizione, ma solo dagli effetti collaterali dei farmaci e vaccini, arriviamo ad una conclusione sconvolgente ma assolutamente scontata e facilmente dimostrabile: la medicina allopatica, con tutto l’armamentario chimico e con i suoi emissari di bianco vestiti, sono la prima causa di morte nel mondo!!!


Marcello Pamio

Lo sanno anche i bambini che le lobbies della chimica e farmaceutica sono un vero e proprio oligopolio, che detto in altri termini suona più o meno come “banda a delinquere”.
L’ultima condanna interessa la Johnson & Johnson che deve sganciare 572 milioni di dollari per rimediare alla devastazione creata dall'epidemia nello stato dell’Oklahoma.
Una epidemia di virus? No, è responsabile di aver alimentato “soltanto” la crisi degli oppioidi!
Avete letto bene: da oggi il curriculum di Big Pharma deve essere aggiornato perché oltre ad intossicare, avvelenare e uccidere milioni di persone nel mondo, ora sappiamo anche che li drogano!

Questa è la storica decisione del giudice distrettuale della Contea di Cleveland, Thad Balkman, nel primo processo contro un produttore di oppioidi che produce anche farmaci…
Ci sono altre 2.000 azioni legali avviate negli States contro diversi produttori, distributori e rivenditori dei medicinali incriminati, ritenuti responsabili della morte di 400.000 persone solo negli Usa dal 1999.
Secondo il giudice, che ha avviato l’azione legale nel 2017, la J&J ha avuto un ruolo attivo negli sforzi dell’industria farmaceutica per spingere i medici a superare la loro riluttanza nel prescrivere gli oppioidi.

Come li abbia convinti non ci vuole una laurea in medicina per capirlo, la tecnica ha un nome preciso: comparaggio! Regalini come smartphone, tablet, penne, viaggi, congressi in qualche paradiso, cenette ad hoc, ecc.
Possiedono miliardi di buone motivazioni per convincere un camice bianco della bontà del loro prodotto.

La multa di 572 milioni di dollari sembra imponente per una sola azienda, ma si tratta di quisquilie per un mostro che ha incamerato negli ultimi vent’anni decine e decine di miliardi di dollari.
Stiamo parlando di una società privata che solamente nel 2018 ha fatturato oltre 81 miliardi di dollari!
Cosa vuoi che sia mezzo miliardo? Sicuramente è stata più impegnativa la condanna della giuria di St. Louis dell’anno scorso che ha imposto alla J&J (J$J) una multa di 4,7 miliardi di dollari per il talco contaminato da amianto.

La pena comprende “danni compensativi e punitivi” alle 22 donne che hanno puntato il dito sull’asbesto (amianto) presente nel talco, come responsabile del loro cancro alle ovaie.
La giuria aveva stabilito prima i danni compensativi a 550 milioni di dollari, ovvero circa 25 milioni per ognuna delle donne rappresentate, ma poi ha deliberato i danni punitivi quantificandoli in 4.14 miliardi, portando così il totale ad un fantasmagorico 4,69 miliardi di dollari, una delle sanzioni più imponenti della storia.

La fedina della J&J è sempre stata abbastanza nera, né più né meno come quella delle altre con-sorelle.


["Il muro della vergogna"]

Ricordo infatti che a gennaio 2012 alla società del New Jersey venne comminata una multa di 158 milioni di $, ad aprile 1,1 miliardi di $ e ad agosto sempre dello stesso anno altri 181 milioni di $ per la vendita off-label del «Risperdal» (Risperidone è un principio attivo antipsicotico).
La vendita «off-label», cioè «fuori etichetta» (al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti) è giustamente vietatissima negli Stati Uniti d’America.
Ma per Big Pharma le leggi sono fatte per essere disattese, e infatti in 8 anni (dal 2004 al 2012) le società che costituiscono la Piovra tentacolare della chimica e farmaceutica sono state multate per 37 miliardi di $, soltanto per l’utilizzo off-label di alcuni psicofarmaci. Figuriamoci tutto il resto…

Tornando all’Oklahoma, questo Stato risulta non a caso uno dei più colpiti dalla crisi degli oppioidi, e i numeri non lasciano spazio a nessun dubbio: fra il 2015 e il 2018 sono state prescritte 18 milioni di ricette per oppioidi. Cifra folle se pensiamo che la popolazione è solo di 3,9 milioni di persone.
Dall’anno 2000, oltre 6.000 residenti sono morti per overdose di oppioidi.
Il giudice ha proseguito dicendo che la colpevolezza è dimostrata non solo dall’aumento dei tassi di dipendenza e dalle morti per overdose, ma anche «dalla Sindrome di astinenza neonatale» diffusa sempre nello Stato.
Quindi a rimetterci in salute non sono soltanto i pazienti-clienti, ma anche i loro innocenti figli…


Marcello Pamio

L’oncologia, si sa, è il settore che più tira nel business farmaceutico.
Non c’è terapia farmacologica che possa competere con quella per il cancro: non a caso le spese oncologiche sono al primo posto per qualsiasi sistema sanitario nazionale.
Cancro a parte, a livello mondiale negli ultimi anni stiamo assistendo a mega fusioni, incredibili acquisizioni che stanno di fatto riducendo il numero degli attori in gioco a beneficio di una pericolosissima centralizzazione di tutto il business della malattia nelle mani di uno sparuto gruppo di multinazionali. Una manciata di lobbies stanno controllando e gestendo la salute e la vita di miliardi di persone.

Megafusioni
A giugno 2019 il colosso americano Pfizer, per la modica cifra di 10,64 miliardi di dollari, si è comprato la Array BioPharma. Calcolando anche il debito, la transazione è stata di ben 11,4 miliardi.
Il motivo dell’acquisizione è allargare il business del cancro, visto che la Array lavora nel «biofarmaceutico innovativo» e possiede brevetti per farmaci oncologici.
Il portfolio di Array comprende l’uso combinato di encorafenib e binimetinib per il trattamento del melanoma non operabile o metastatico, tra le altre cose.

Ma l’attuale periodo è assai interessante per tutte le acquisizioni delle grandi case farmaceutiche nel comparto oncologico.
Nel 2015 la Novartis si è accaparrata dalla GSK il reparto oncologico, così facendo la Novartis Oncology possiede un portfolio di 22 farmaci oncologici per il trattamento di oltre 25 patologie.
L’anno scorso è avvenuta una delle più grandi fusioni mai realizzate, quella tra Bayer e Monsanto.
Il colosso chimico-farmaceutico tedesco, per 63 miliardi di dollari ha inglobato il più grande gruppo mondiale nel campo delle sementi, dei fertilizzanti chimici, degli erbicidi e pesticidi.
Oggi una sola farmaceutica ha il monopolio delle sementi!
Lo scorso mese Merck&Co ha annunciato l’acquisizione di Peloton Therapeutics per 1,05 miliardi di dollari e in precedenza la Eli Lilly ha acquisito Loxo Oncology per circa 8 miliardi; mentre la Bristol-Myers ha annunciato che acquisterà Celgene in un deal da ben 74 miliardi.

Conclusioni
In futuro vedremo ancora fusione tra corporation, e lo scopo è giungere a due, massimo tre colossi che gestiranno i settori più importanti: ricerca, energia, informazione, farmaci, genetica, hi-tech e sementi (alimentazione).
Tutto questo sta avvenendo sotto l’egida delle istituzioni ufficiali e sotto l’occhio (poco attento) di quei gruppi che dovrebbero invece sorvegliare e impedire proprio la creazione di simili strutture globali.
Un tale oligopolio è molto preoccupante perché in grado di controllare la salute e la vita di miliardi di persone nel mondo.
Possono fare il bello e cattivo tempo, non solo nella commercializzazione di farmaci (visto che li producono devono ovviamente anche venderli), ma soprattutto nella R&D: Research & Development, Ricerca e Sviluppo.
Oggi infatti solo loro hanno i soldi necessari a finanziare la ricerca scientifica.
Gli Stati vengono mantenuti in crisi, proprio per averne il controllo, così i vari governi-fantoccio tagliano le spese sanitarie, quelle per la ricerca e il sociale, il tutto per la gioia immensa delle lobbies…
Ha ancora senso parlare di ricerca scientifica indipendente, quando quelli che finanziano gli studi sono gli stessi che producono i farmaci?
E’ così difficile da capire che le ricerche che loro finanziano, determinano le linee guida (i famosi protocolli) per l’utilizzo dei loro prodotti (farmaci) e servizi?
Nemmeno una mente aperta come quella di George Orwell poteva immaginare un futuro così distopico…

Marcello Pamio

«Siamo sempre più sani», è il mantra che viene continuamente ripetuto dai portavoce del pensiero unico. Poi ti giri, guardi in famiglia, dentro casa, tra gli amici e ti accorgi che forse ti stanno prendendo per il culo.
In effetti, se tiriamo fuori la testa da sotto la terra, e la alziamo per osservare i dati ufficiali sulla vendita di farmaci e sulle spese sanitarie, ci accorgeremo che l’italiano medio è sempre più devastato e ammalato! Ma questo non si deve dire, perché esce dal “politicamente corretto”.
Vediamo le dieci categorie terapeutiche più prescritte nel 2018, secondo Federfarma:

-           Inibitori pompa protonica: problemi gastrici
-           Inibitori della hmg coa reduttasi: ipercolesterolemia
-           Ace inibitori non associati: ipertensione arteriosa
-           Betabloccanti: antipertensivi e antiaritmici
-           Antiaggreganti piastrinici: fluidificare il sangue
-           Vitamina D
-           Derivati diidropiridinici: ipertensione arteriosa
-           Antagonisti dell’angiotensina: ipertensione arteriosa
-           Biguanidi: diabete
-           Antagonisti dell’angiotensina e diuretici: ipertensione arteriosa

Mentre le dieci specialità più prescritte nel 2018, sempre secondo Federfarma:

-           Cardioaspirin: fluidificante sanguigno
-           Dibase: vitamina D sintetica
-           Lasix: diuretico per ipertensione
-           Eutirox: ormoni tiroidei
-           Triatec: antipertensivo
-           Norvasc: antipertensivo
-           Pantorc: inibitore pompa protonica
-           Omeprazen: ulcere duodenali
-           Augmentin: antibiotico
-           Bisoprololo Sandoz: antipertensivo, antiaritmico

Il quadro che ne esce è allucinante, in pratica, stando ai farmaci più venduti in Italia, il suddito medio manifesta sempre più problemi all’apparato gastro-intestinale (inibitori di pompa protonica), cardio-circolatorio (ipertensione e sangue denso), dismetabolico (diabete e colesterolo).

Discorso a parte quello della Vitamina D: fino a qualche anno fa nessun medico sano di mente avrebbe mai prescritto in maniera routinaria il dosaggio ormonale nel sangue (anche perché tale valore da solo NON INDICA NULLA, ma andrebbe sempre letto assieme al Paratormone e al Calcio libero nel sangue…), ma da quando la Abiogen Pharma spa (controllata dalla MDM Holding spa) ha commercializzato il DIBASE, miracolosamente la carenza della vitamina D è diventata un problema sanitario globale gravissimo.

Dai dati la conclusione è semplice: i protettori gastrici o inibitori di pompa protonica (PPI) sono i farmaci maggiormente prescritti!
Ufficialmente sono una classe di droghe usate per la cura di ulcera e/o reflusso gastrico, con FANS per ridurre il rischio di emorragie gastriche, ma nonostante il nome che ingannevolmente sembra “proteggere” la mucosa gastrica, nascondono effetti collaterali e insidie a dir poco inquietanti…

Effetti collaterali
Già nel 2016 l’Università di Bonn e Rostock avevano lanciato un avvertimento sulla probabile correlazione tra gli inibitori e la demenza. Lo studio intitolato: «German Study on Aging, Cognition and Dementia in Primary Care Patients», è stato pubblicato su JAMA Neurology nell’aprile dello stesso anno.
Sono stati tenuti sotto osservazione circa 74.000 anziani con una età minima di 75 anni, e la cosa importante è che questi non avevano nessun sintomo di demenza.
L’analisi è stata osservazionale retrospettiva, cioè hanno valutato gli anni tra il 2004 e il 2011.
Tra i nonnetti che assumevano regolarmente protettori gastrici (un totale di 2950) vi è stato un significativo aumento di rischio di insorgenza di demenza rispetto ai pazienti non trattati.
Entrando nello specifico: l’uso di PPI è associato a un’aumentata incidenza di tutte le forme di demenza (+38%) e soprattutto di Alzheimer (+44%).
Stiamo parlando di aumenti molto significativi, e purtroppo non è l’unico studio che ha fatto emergere enormi preoccupazioni.

Non solo demenza…
Della famiglia degli inibitori fanno parte: omeprazolo, pantoprazolo, lanzoprazolo, esomeprazolo e rabeprazolo.
Nel lavoro sulla demenza, i ricercatori hanno notato che il lanzoprazolo aumenterebbe la produzione della Proteina Beta-amiloide, che secondo le conoscenze odierne sarebbe la responsabile dell’Alzheimer.

Altri studi invece puntano il dito al cattivo assorbimento di ferro, magnesio e soprattutto di vitamina B12.
La spiegazione è che alterando i livelli di pH gastrico si riduce l’assorbimento della vitamina B12 e del ferro non-eme.
La revisione sistematica degli studi osservazionali suggerisce che l’impiego dei PPI a lungo termine (oltre 2 anni) si associa ad un rischio aumentato dell’83% di deficit di vitamina B12!
Tale rischio, con il trattamento prolungato con PPI, riguarda anche l’assorbimento del magnesio.
Una ipomagnesemia grave può causare una serie di problemi, dalla tetania, alle convulsioni, alle aritmie.

Il dottor Todd C. Lee, che ha seguito attentamente lo studio sugli effetti collaterali dei PPI è andato giù pesante sul giornale dell’Associazione medica canadese (Canadian Medical Association Journal): «La somministrazione di PPI si può associare a un numero di effetti avversi rari, ma potenzialmente molto seri». Anche se si tratta di eventi non frequenti, «se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante».

La loro assunzione prolungata può aggravare gli effetti collaterali, al punto che sia la FDA che Health Canada (Ministero della salute canadese) hanno lanciato degli allarmi (warning) sulla loro sicurezza (safety), soprattutto per quanto riguarda il rischio di infezioni da Clostridium difficile (69% del rischio di infezione), fratture e gravi ipomagnesemie (carenza di magnesio).
I problemi con le infezioni comunque non riguardano solo il Clostridium: aumenterebbe anche il rischio di infezioni intestinali da Campylobacter e Salmonella.

Poi c’è il rischio fratture, perché diverse metanalisi e revisioni sistematiche hanno dimostrato un’associazione tra impiego recente e cronico di PPI e il rischio di fratture, sia negli uomini che nelle donne. Alla base di questo effetto potrebbe esserci la ridotta biodisponibilità orale di calcio indotta dai PPI; ipergastrinemia e lieve ipomagnesemia inoltre stimolano la produzione di PTH che induce un maggior riassorbimento dell’osso.

Tra le più preoccupanti interazioni farmacologiche con i PPI, è quella relativa al clopidogrel
Uno studio su 13.636 pazienti in trattamento con clopidogrel dopo un infarto del miocardio ha evidenziato che l’uso concomitante di omeprazolo si associava ad un aumentato rischio di recidiva di infarto. Questa associazione non veniva osservata per esempio con il pantoprazolo.
Una revisione e metanalisi di 25 studi su 159.138 pazienti ha confermato che l’uso concomitante di PPI e di clopidogrel si associava ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori del 29% e ad un aumentato rischio di infarto del 31%.
Quante persone nel mondo hanno avuto (o avranno) un infarto senza sapere che forse sono stati proprio i farmaci che il medico ha prescritto loro?

Conclusioni
Ce n’è abbastanza per riflettere sull’opportunità di continuare o meno a prescrivere i PPI in maniera così indiscriminata, spesso senza una corretta indicazione e a tempo indefinito.
Ma questo farmaco rientra in un protocollo, per cui se il paziente ci lascia poi le penne, nessuno mai andrà ad indagare o incriminare il medico che lo ha prescritto.
Ricordiamo sempre che NON esiste un solo farmaco (o vaccino) privo di effetti collaterali. In questo caso però, essendo una delle molecole più vendute non solo in Italia ma nel mondo intero, il numero di persone che avranno dei danni è elevatissimo!
Fortuna vuole, in questo caso, perché se al vecchietto verrà l’Alzheimer a seguito dell’interazione dei PPI, sicuramente si dimenticherà di denunciare il medico che glielo ha ignorantemente prescritto…


Marcello Pamio

Ignaz Philippe Semmelweiss è stato l’emblema vivente dell’oscurantismo scientifico.
Il medico ungherese, assistente nella prima divisione della clinica ostetrica di Vienna, scoprì l’origine della febbre puerperale che sterminava le donne.
Va ricordato che nella capitale austriaca (ma anche nelle altre grandi città dell’epoca) nella prima metà dell’Ottocento morivano dal 27 al 33% delle donne partorienti. Una strage che avveniva giornalmente, fino a quando il grande Semmelweiss stabilì (osservando le ostetriche) una correlazione diretta tra la morte delle giovani mamme e il fatto che i medici e gli studenti che eseguivano le autopsie non si lavavano le mani prima di entrare nel reparto di ostetricia!

Per noi oggi è una cosa scontata, ma era da pazzi all’epoca solo pensare al collegamento tra l’igiene e la morte per setticemia, visto che i batteri non erano ancora stati scoperti...
Ma lui oltre ad essere un medico era anche una persona umile, cosa questa abbastanza rara tra i camici bianchi, e dalla semplice osservazione delle ostetriche che si premuravano di lavarsi per bene le mani prima di toccare una paziente, egli intuì qualcosa che salvò dal quel momento in poi, miliardi di esseri umani. Infatti, non appena riuscì a convincere i colleghi di lavarsi le mani con soluzione di cloruro di calce, il tasso di mortalità crollò ai minimi storici.

Semmelweiss invece di essere osannato ed eletto medico dell’anno, non solo fu licenziato, bandito e preso per il culo dall’intera comunità scientifica, ma a Budapest finì in manicomio, morendo a seguito delle percosse ricevute dalle guardie!
Se oggi Semmelweiss fosse vivo, non verrebbe rinchiuso in gattabuia, ma sicuramente radiato, perché se vai contro l’establishment scientifico, contro il paradigma, ne devi pagare lo scotto!

Infezioni ospedaliere
Nonostante la luce che Semmelweiss ha portato all’umanità, ancora oggi le infezioni ospedaliere sono un problema molto serio, anzi direi serissimo. Ogni anno interessano circa 530.000 italiani.
In Europa 33.000 persone ogni anno muoiono a causa di queste infezioni, e circa un terzo di queste avvengono in Italia, facendoci precipitare all’ultimo posto nella classifica europea stilata dal Centro Europeo Malattie Infettive (Ecdc).
Tanto per capire il problema: 1 paziente su 15 ogni giorno contrae un’infezione durante un ricovero in ospedale, con una probabilità di contrarre un’infezione grave del 6%.[1] 
Secondo il prof David Ropeik della Harvard University, la probabilità di morire in un incidente aereo è 1 su 11 milioni e quella di morire sbranato da uno squalo è 1 su 3 milioni.
Per cui, anche se a molte persone volare o trovarsi muso a muso con uno squalo tigre fa paura, in realtà mettere piede in un ospedale è statisticamente molto più pericoloso!

I dati ufficiali sulle morti però sono molto variegati, si va da 7.800 casi di decesso all’anno[2] (sempre a causa di infezioni acquisite nei nosocomi), pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali[3], a oltre 10.000 morti.[4] 
Questa differenza di numeri non è facilmente spiegabile.

Rapporti Osservasalute
Annualmente l’«Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane» pubblica un rapporto ufficiale sullo stato della salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
Il direttore dell’osservatorio è Walter Ricciardi, ex direttore dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nei rapporti «Osservasalute» degli precedenti (2016-2017) non si trova scritto nulla sulle persone morte per sepsi o infezioni ospedaliere, mentre nell’ultimo datato 2018 e pubblicato qualche giorno fa, esce un quadro a dir poco inquietante!
Innanzitutto vale la pena sottolineare che l’ultimo lavoro è stato possibile grazie al «contributo incondizionato» di IBSA (farmaceutici), Fondazione MSD (Merck) ed Eli Lilly, quindi con i soldi di tre importanti case farmaceutiche. Mentre nei rapporti precedenti non figurano, almeno sulla carta, le lobbies della chimica[5] e, come detto, mancano anche i dati sulla mortalità per infezioni ospedaliere.
Come mai? Non ci sono stati morti in Italia? Eppure i dati visti prima parlavano di 7.000-10.000 morti ogni anno.

Magicamente nell’«Osservasalute» del 2018, il numero delle morti sepsi-correlate, cioè per infezioni prese in ospedale è scritto che è: «cresciuto considerevolmente negli ultimi anni passando da 18.668 del 2003 a 49.301 del 2016».
Quasi 50.000 persone morirebbero quindi in Italia per infezioni ospedaliere, così almeno ha denunciato il 15 maggio scorso, il dottor Ricciardi al Gemelli a Roma[6]
Interessante è che dal primo gennaio 2019 Walter Ricciardi non è più alla direzione dell’Istituto Superiore di Sanità (era stato messo là da Beatrice Lorenzin), avendo dato le dimissioni ben otto mesi prima della scadenza naturale dell’incarico[7]

Non risulta un po’ strana questa coincidenza? Fintantoché Ricciardi era direttore dell’ISS e gestiva l’Osservasalute, nei rapporti non si parlava di sepsi ospedaliere, ma quando l’ex attore molla l’incarico alla sanità, le morti quadruplicano...
Qualcosa ovviamente non torna e le possibili interpretazioni sono diverse.
Da una parte il messaggio di Ricciardi potrebbe sembrare: «quando la salute nazionale la gestivo io, tutto andava per il meglio. Le morti per infezioni erano gestibili, ma ora che non dirigo più l’ISS, stiamo camminando sui cadaveri».
Dall’altra parte, tenendo sempre a mente il famoso detto: «Problema-Reazione-Soluzione», potrebbero far crescere volutamente lo spauracchio con le morti per infezioni (Problema), in modo tale da impaurire le masse di sudditi (Reazione), che finiranno per accettare supinamente ancora più vaccini (Soluzione), anche per malattie per le quali non esiste (e non esisterà mai) una cura specifica.
Infatti già da tempo, parlando di antibiotico-resistenza, abbiamo iniziato a leggere perle di saggezza del tipo: «Vaccinarsi permetterebbe quindi di combattere il problema alla radice, ridurrebbe il numero di antibiotici somministrati e, di conseguenza, rallenterebbe la velocità con cui i microrganismi mutano»[8]. Come se non fosse altrettanto vero che anche la vaccinazione esercita una pressione sull'evoluzione naturale di virus e batteri, che per loro natura sono portati a difendersi mutando per sopravvivere (ricordiamo che virus e batteri convivono col nostro organismo dagli albori dell'umanità, essendo su questo mondo da ben prima di noi, pertanto appare piuttosto ridicolo accanirsi nel volerli "distruggere", anche perché sono talmente numerosi da rendere ormai assodata l’esistenza del cosiddetto «microbiota», tra le altre cose.

Nessuno nega che l’antibiotico-resistenza sia un problema impellente. Lo è eccome, ma usarlo solo per far passare leggi e/o decreti ad hoc con lo scopo di rinchiudere ancora di più le persone negli stabulari dell’Industria petrolfarmaceutica è pericolosissimo.
Anche perché i grandi geni non stanno mettendo in discussione le vere cause dell’antibiotico resistenza - sono tutti troppo impegnati a tremare davanti al terribile microbo x o fungo y - perché la loro volontà è quella di vaccinare l’intera popolazione mondiale.
Le cause che stanno accompagnando a morte decine di migliaia di italiani ogni anno vanno dall’uso eccessivo e sconsiderato degli antibiotici per uso umano (prescritti dagli stessi medici), alle migliaia di tonnellate degli stessi somministrate agli animali da macello per evitare le malattie dovute alle condizioni disumane negli allevamenti intensivi. Due strade che cozzano contro gli enormi interessi economici delle industrie alimentari e farmaceutiche, per cui l’alternativa saranno secondo loro le vaccinazioni di massa!

Secondo l’OMS, il 50% degli antibiotici prodotti in Europa (oltre 10.000 tonnellate) viene usato negli allevamenti intensivi, mentre negli USA tale percentuale raggiunge il 75%.
L’UCS («Union of Concerned Scientists») calcola che sono oltre 11.000 le tonnellate di antibiotici somministrati in USA, per uso non terapeutico, di cui 6.000 tonnellate illegali nell’UE.
Un uso così massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi rende vano qualsiasi lodevole uso appropriato di tali farmaci.
L’esempio della Ciprofloxacina è illuminante. Si tratta di uno degli antibiotici più usati per le infezioni urinarie complicate, che ha iniziato oramai da tempo a dare fenomeni di resistenza batterica (38% di resistenza a E. Coli). Come mai? Semplice: il suo utilizzo negli allevamenti industriali di polli fu approvato dalla FDA nel 1995, nonostante l’opposizione del CDC, Center of Disease Control.
Questo farmaco funziona ancora sullo Pseudomonas, germe caratterizzato dalla capacità di virare la propria resistenza agli antibiotici, capace di dare gravissime infezioni soprattutto in ambiente ospedaliero, nelle sale operatorie. Un uso così indiscriminato quindi di questa molecola, potrebbe rendere lo Pseudomonas completamente resistente, con terribili conseguenze.
L’uso criminale senza regole di questi farmaci, ha portato al paradosso che certi tipi di batteri, per poter crescere in laboratorio, hanno bisogno di precisi antibiotici nel terreno di coltura!

Ma nonostante quanto detto, per il Ministro della Salute Giulia Grillo, l’attuale problema nazionale è l’epidemia (inesistente e inventata) di morbillo!

Note

[1] Report Italiano PPS2 2016/2017 (pag. 2) - Studio di prevalenza italiano sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’uso di antibiotici negli ospedali per acuti – Protocollo ECDC 
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2791_allegato.pdf

«Prevalence of healthcare-associated infections, estimated incidence and composite antimicrobial resistance index in acute care hospitals and long-term care facilities: results from two European point prevalence surveys, 2016 to 2017»
,  https://www.eurosurveillance.org/content/10.2807/1560-7917.ES.2018.23.46.1800516#abstract_content 

[2] Lancet publication_Monnet ECDC_Nov 2018 (elaborazione su dati pag. 6)

[3] Annual Accident Report 2018 (pag 10 - Table 2: Annual number of fatalities by country, 2007-2016)
https://ec.europa.eu/transport/road_safety/sites/roadsafety/files/pdf/statistics/dacota/asr2018.pdf

[4] «In Europa la resistenza agli antibiotici provoca 33mila morti all'anno» https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/altre-news/in-europa-la-resistenza-agli-antibiotici-provoca-33mila-morti-allanno

[5] «Rapporto Osservasalute 2017: Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane»

[6] http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/boom-di-infezioni-ospedaliere-in-Italia-49mila-morti-anno-9be9182b-1e30-4d24-a166-9424981a3e3e.html

[7] «Istituto superiore di sanità, si dimette il presidente Walter Ricciardi», https://www.corriere.it/salute/18_dicembre_19/istituto-superiore-sanita-si-dimette-presidente-walter-ricciardi-6c5cba14-037f-11e9-94ba-cb54e059ac5f.shtml

[8] https://www.liberoquotidiano.it/news/salute/13386997/contro-lantibiotico-resistenza-bisogna-usare-anche-i-vaccini.html


Marcello Pamio

Il «Corriere sella Sera» del 5 aprile ha pubblicato un articolo dal titolo «Vaccini, con i bambini ci siamo, ora tocca agli anziani», che sinceramente assomiglia più ad una velina uscita direttamente dai fax della GSK
Non a caso ad essere intervistato è il dottor Rino Rappuoli, ricercatore Chief Scientist della GSK e amministratore delegato della GSK Vaccines Italia.
Personaggio questo assai interessante visto nel 2016 è diventato Socio Onorario del Rotary Club Siena Est[1] e dopo la laurea in Scienze Biologiche oltre alla Harvard Medical School di Boston è stato nientepopodimenoché alla Rockefeller University di New York...

Tornando al Corsera, fin da subito la Glaxo candidamente ammette di essere contenta per aver fatto un ottimo lavoro con i bambini! Ecco la dichiarazione esatta: «Possiamo dire che con i bambini abbiamo fatto un buon lavoro. Ora cominciamo ad occuparci dei vaccini per i vecchi».
Avete letto con attenzione? Ora il bersaglio sono i “vecchi”, della serie: dalla culla alla tomba!

Fa finta di incalzare il giornalista, che ovviamente tira fuori le domande dal cilindro inviatogli col corriere dalla GSK: «ora dobbiamo cominciare a vaccinare anche i vecchi?».
«Sì, questo è l’obbiettivo» risponde il Rappuoli, «in campo pediatrico ora abbiamo difese contro tutte le principali infezioni».
Notizia da Premio Nobel, questa dell’Amministratore della Glaxo. Secondo lui abbiamo tutte le difese contro le principali infezioni. E se non proprio tutte, a brevissimo alcune lacune verranno riempite: «toccherà bloccare lo Stafilococco e gli altri “cocchi”. Sarà un lavoro lungo, ma dobbiamo muoverci adesso. Anzi ci siamo già mossi». E su questo stanno lavorando, guarda caso sempre in Toscana, a Siena, anche altre farmaceutiche: è sempre di oggi la notizia che «Pharma Integration, startup con sede a Siena nell'incubatore di Toscana Life Sciences, specializzata in linee di produzione robotizzate, vuole mettere a punto mettere a punto il vaccino contro lo streptococco».
A questo scopo i finanziamenti pubblici ottenuti si sprecano: ben il 40% del costo del progetto verrà finanziato dai contribuenti italiani!

Le prossime emergenze
I casi di resistenza agli antibiotici sono sempre più frequenti: 500.000 casi in 22 Paesi, più di 30.000 morti in Europa, dei quali un terzo solo in Italia. Qui da noi 10.000 persone muoiono ogni anno per infezioni di questo tipo!
Eppure sembra che il problema numero uno per il ministro Giulia Grillo e per le autorità sanitarie sia il morbillo.


Abbiamo quindi sempre più batteri che diventano insensibili ai farmaci: Escherichia coli, Klebsiella Pneumoniae, Staphyloccus aureo, Streptococcus Pneumoniae, ecc.

«Per il 2050 si prevedono milioni di morti non più evitabili» ammonisce Rappuoli!
Ma fortunatamente per il pianeta, la soluzione è nelle mani della Glaxo!
Ecco che il giornalista prepara il terreno dando un assist magnifico al ricercatore: «si pensa quindi di usare i vaccini là dove gli antibiotici ormai falliscono?».
Rovesciata al volo di Rappuoli e incrocio dei pali: «è l’unica strada percorribile contro questa emergenza!!!». Uno a zero e palla al centro.
Il messaggio è chiarissimo: nessuna società investe soldi nella ricerca di un nuovo antibiotico perché il futuro è nei vaccini e anche nei farmaci anticorpo-monoclonali!
Un futuro a tinte fosche quello dipinto dal dottor Rappuoli, quando afferma che il calendario vaccinale si allungherà in modo impressionante! Chiaro il messaggio?
Specificando che attualmente «solo la GSK produce 25 diversi vaccini, nel 2018 ha distribuito 770 milioni di dosi nel mondo, più di 2 milioni al giorno».
Infine è anche inutile tirare in ballo la sicurezza su questi farmaci, perché ovviamente «c’è poco da discutere. I vaccini sono sempre più sicuri».

Si conoscono benissimo le cause dell’aumento dell’antibiotico-resistenza, e invece di andare a monte del problema cosa fanno? Vogliono vaccinare l’intera popolazione mondiale. E contro cosa? Contro tutto!
Le cause che stanno accompagnando a morte circa 10.000 italiani ogni anno vanno dall’uso eccessivo e sconsiderato degli antibiotici, alla loro somministrazione agli animali per evitare le malattie dovute alle condizioni disumane negli allevamenti intensivi. Strade però che cozzano contro gli enormi interessi economici delle industrie macellatorie e di quelle farmaceutiche, per cui l’alternativa sono le vaccinazioni di massa!

 

[1] Gli ambienti dei Rotary, Lions sono i luoghi dove massoni regolari e irregolari si incontrano. Ma la cosiddetta “cinghia di trasmissione” fra massoneria ufficiale, non ufficiale e associazioni paramassoniche non è da trascurare…
Non a caso la massoneria strizza l’occhietto ad alcuni membri del Rotary e Lion. All’interno di questi due circoli filantropici-culturali si prepara il vivaio da cui scegliere i fratelli...
Non a caso vengono spesso fatti incontri tra il Grande Oriente d’Italia e i membri della Lions e Rotary.

Tratto da https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/19_aprile_05/vaccini-bambini-ci-siamo-ora-tocca-anziani-6fb4b392-57bc-11e9-9553-f00a7f633280.shtml


Marcello Pamio

Il 25 febbraio scorso è stato ufficializzato nella Gazzetta l’inserimento del medicinale Triptorelina nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La Triptorelina Pamoato è il principio attivo, il nome commerciale è Decapeptyl e appartiene alla categoria farmacologica degli «Analoghi degli ormoni liberatori delle gonadotropine», in pratica agisce causando la soppressione della funzione gonadotropa pituitaria, detto in parole semplici blocca alcuni importantissimi ormoni, come il testosterone, agendo direttamente sulla ghiandola endocrina pituitaria: l’ipofisi!

Attualmente viene somministrato nel carcinoma della prostata e in quello della mammella mediante un’iniezione che viene effettuata tassativamente ogni 3 mesi.
Ma perché un farmaco in uso nei tumori ormono-sensibili viene inserito nella Gazzetta ufficiale?
La risposta è semplice ma inquietante: perché l’impiego sarà allargato ai casi «in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere)».[1]
Quindi il Ministero della Salute e l’Aifa hanno autorizzato l’utilizzo di un farmaco ormono-castrante già in uso per il cancro al seno e alla prostata, per i bambini che non riconoscono il proprio corpo e/o la propria sessualità!

Questo è il risultato delle sempre più potenti lobbies pro-trans, le quali non solo aumentano le lettere degli acronimi LGBT, LGBTQ, LGBTQIA, LGBTQIAPK, ma anche la loro pressione sociale.
Associazioni ufficialmente nate per proteggere e sostenere i diritti di Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuati[2], Pansessuali[3] e Kinky[4], ufficiosamente rappresentano invece un formidabile e funzionale strumento di manipolazione mediatica e politica assai rilevante.
Purtroppo è molto triste sapere che l’Italia è il primo paese in Europa per tumori in età pediatrica, il primo anche per obesità infantile, e la priorità del governo (quello del cambiamento) oltre alle vaccinazioni coatte è autorizzare un farmaco che castra i bambini confusi!

Ovviamente, come dietro le vaccinazioni c’è un progetto molto più lungimirante, così anche dietro a tutto questo vi è un piano ben più complesso ed occulto rispetto a quello che si può osservare in superficie…
E quello che sta accadendo in Inghilterra in questi giorni, dovrebbe far riflettere tutti…

Gender Indentity Development Service (GIDS)
Si tratta dell’unico centro britannico che si occupa di bambini che vogliono cambiare sesso.
Fa parte dell’NHS, del servizio sanitario di Sua Maestà e ha sede a Londra dentro il Tavistock.

Negli ultimi 5 anni i pazienti, tutti minorenni, sono cresciuti esponenzialmente da 468 a 2519 all’anno, con un aumento del 400%.
Quello che non viene evidenziato dai media è ciò che sta accadendo all’interno del Centro…
Lo psicanalista David Bell, a capo del personale del GIDS, ha spiegato in un suo report che il servizio per il cambio di sesso dei minorenni NON è in grado di valutare adeguatamente i suoi giovanissimi pazienti. Non solo, è arrivato anche a denunciare che il Centro riceve pressioni enormi in particolare dalle lobbies e dagli attivisti pro-trans. Lo avete letto da qualche parte?
Anche la d.ssa Polly Carmichael, direttrice del GIDS, ha dovuto ammettere pubblicamente che il suo centro riceve parecchie pressioni!
Infine sono arrivate le dimissioni del dottor Marcus Evans, che faceva parte della Fondazione che guida il GIDS. Le motivazioni sono sempre quelle: «il GIDS è stato accusato di essere troppo veloce nell’offrire cure mediche a bambini e ragazzi. Trattamenti (farmaci che bloccano gli ormoni) che hanno conseguenze di vasta portata sconosciute e che, senza una sufficiente esplorazione dei sentimenti e delle motivazioni del bambino, possono avere effetti devastanti sulla sua vita, la sua identità e il suo sviluppo.»[5]

Quindi due figure autorevoli del centro inglese hanno fatto outing, denunciando pubblicamente le enormi pressioni ricevute dalle lobbies sempre più politicizzate, che vorrebbero un mondo costituito da bambini transgender...
Ma perché simili pressioni da parte delle associazioni di settore, della politica e della finanza? Hanno solamente lo scopo di richiedere maggiori libertà, maggiori diritti, o c’è dell’altro?
Purtroppo la verità è a dir poco sconvolgente, e per prenderne coscienza è necessario conoscere la storia occultata dell’Istituto Tavistock…

Istituto Tavistock
L’Istituto Tavistock di Londra nacque nel 1920 in Tavistock Square, come clinica psichiatrica ad opera di Cyril Burt, esperto di ricerca sul paranormale e Hugh Crichton-Miller, vicepresidente dell’Istituto C.G. Jung di Zurigo.
Nel 1921 l’undicesimo Duca di Bedford, Marchese di Tavistock donò all’istituto una sede dove furono condotte ricerche sulle psicosi traumatiche da bombardamento nei reduci della Prima Guerra Mondiale. Si trattava di identificare con criteri scientifici la "soglia di rottura" della resistenza di un essere umano sottoposto a sollecitazioni limite.
Il progetto era patrocinato dall’Ufficio per la Guerra Psicologica dell’esercito britannico sotto il comando dello psichiatra John Rawlings Rees.

Nel 1932 divenne direttore del Tavistock un fuoriuscito tedesco, Kurt Lewin, specialista in "dinamiche di gruppo", ovvero tecniche di manipolazione del singolo inserito in un gruppo, tese a fargli acquisire una sua nuova personalità e nuovi valori.
Lewin era fondatore della clinica psicologica di Harvard, che avrebbe avuto una parte di tutto rilievo nel convincere gli americani ad entrare in guerra contro la Germania.
Sviluppatosi come centro di eccellenza per ricerche psichiatriche, il Tavistock, sulla scorta dei successi ottenuti nelle due guerre mondiali, nel 1947 mutava ufficialmente la sua denominazione in "Tavistock Institute of Human Relations".
Grazie ai finanziamenti della Rockefeller Foundation e a qualificanti presenze americane, il nuovo Istituto operava in sinergia con i britannici, fra i quali spiccava il vicedirettore della Clinica Tavistock, il suddetto Rees, cofondatore della Federazione Mondiale della Sanità Mentale.
Va ricordato pure che Rees ebbe per studente un personaggio fuoriuscito dalla Germania che avrebbe fatto una brillante carriera: Heinz (Henry) Alfred Kissinger.

Scopo dichiarato dell’Istituto era, ed è tutt'oggi, «applicare idee e metodi delle scienze sociali a problemi di politica e pratica», sviluppando progetti per l’organizzazione delle istituzioni, dell’industria, del commercio, della salute pubblica e dell’istruzione.
Un campo d’azione multidisciplinare che spazia dall’antropologia, all’economia, alla condotta organizzativa, alle scienze sociali, alla psicoanalisi, alla psicologia e sociologia.
Il progetto era ambizioso: applicare niente meno che al corpo sociale i risultati di quegli studi sul "punto di rottura" messi a punto nel corso delle due guerre mondiali, per distruggere ogni resistenza psicologica dell’individuo e metterlo alla mercé del Nuovo Ordine Mondiale.
Negli anni ‘60 fu lo stesso Tavistock, in collaborazione con i servizi segreti inglesi, a pilotare un esperimento della diffusione e dell’impiego della droga, soprattutto quella prodotta artificialmente, l’LSD, nell’ambito di quel fenomeno socialmente destabilizzante che fu denominato "controcultura", grazie alla larghe sovvenzioni della Fondazione Ford, del Centro Britannico di Studi Ambientali, del Ministero della Difesa britannico, dell’università di Harvard e del Consiglio delle Ricerche di Scienze Sociali della Gran Bretagna.
Personaggio di spicco della controcultura della droga era Gregory Bateson, padre degli hippy californiani, uno dei 5 scienziati di punta del Tavistock che si occupavano di esperimenti di "ingegneria sociale" mediati dalla droga.

Oggi il Tavistock Institute è una sorta di sofisticato laboratorio del RIIA per il controllo sociale, una via di mezzo fra un centro di studi psichiatrici e un centro di ricerche militari, che pubblica un mensile dal titolo Human Relations (Plenum Press).
Obiettivo primario del Tavistock, in ultima analisi, è la ricerca delle modalità per provocare «mutamenti dei paradigmi culturali» nelle società umane, attraverso l’instaurazione di «ambienti sociali perturbati» o la manipolazione delle «dinamiche occulte di gruppo».
A titolo di saggio nel 1989 venne tenuto presso l’Istituto Tavistock un ciclo di conferenze sul tema: «Il ruolo delle Organizzazioni Non Governative nell’indebolire gli stati nazionali», i cui atti vennero pubblicati nel 1991 sulla rivista Human Relations.
Il Tavistock Institute si appoggia a portavoci come la Ditchley Fondation, fin dalla sua fondazione, e a società di pensiero come Club di Roma e ai circoli Bilderberg con i quali collabora strettamente....

Il Tavistock si giova inoltre di una rete americana che include lo Stanford Research Istitute, fondato nel 1946, consulente di multinazionali del calibro della Wells Fargo dei Rothschild, della Bank of America e della Bechtel Corporation.
Ma la vera testa di ponte Tavistock negli Stati Uniti è rappresentata dal maggior "pensatoio" americano, la Rand Corporation, costituita a baluardo del RIIA e quindi del CFR, per il controllo della politica americana ad ogni livello, relazioni internazionali, armamenti, programmi spaziali, politica interna, ecc.
La rete del controllo della mente del singolo e dei comportamenti collettivi mirante a creare, col supporto delle grandi fondazioni, il pensiero unico fondante una nuova scala di valori "politically correct", in pochi decenni si è irradiata in tutto l’Occidente, imponendosi inavvertitamente nelle politiche degli stati, del sistema educativo, nel mondo bancario, degli affari e nei costumi.

Conclusione
Risulta ora più chiara la funzione dell’Istituto: un sofisticatissimo laboratorio di controllo sociale e mentale, ma soprattutto militare, il cui obiettivo è provocare «mutamenti dei paradigmi culturali» nelle società umane.
L’operazione, da far impallidire il diavolo stesso, è il passaggio ultimo che traghetterà l’attuale società verso il porto oscuro del transumano e postumano…

 

Approfondimenti

RIIA, Royal Institute of Internations Affairs
Il primo Istituto Affari Internazionali fu il RIIA fondato il 30 maggio 1919 all’Hotel Majestic di Parigi nel corso della Conferenza di Pace, dal cerchio di iniziati della Round Table, quindi da Cecil Rhodes, Alfred Milner, Arthur Balfour, Albert Grey e Lord Rothschild.
Assieme al CFR americano si trattava di porre in essere sulle due sponde dell’Atlantico un gruppo internazionale, da affiancare ai rispettivi governi per consigliarli e orientarli in tema di politica e affari internazionali.
Il RIIA, noto anche come Chatam House, ha adesso sede al numero 10 di St. James Square a Londra e nel 1979 contava su un Consiglio permanente di 33 persone alla guida di circa 3000 membri.

CFR, council on Foreign Relations
La sua fondazione è descritta nel sito ufficiale del CFR: «si trattò di un club molto discreto di finanzieri newyorkesi e di legali internazionali, organizzato nel giugno del 1918 alla Conferenza di Pace. Sotto la guida di Elihu Root, Segretario di Stato di Theodore Roosevelt e Premio Nobel per la pace, questo gruppo selezionato si chiamò Council of Foreign Relations. Iniziò con 108 membri...funzionari dell'alta banca, di società industriali, commerciali e finanziarie.»
Dalla sua fondazione il CFR ha assunto un ruolo di preminente intermediario fra il mondo dell’Alta Finanza americana, le compagnie petrolifere, le multinazionali e la politica estera del governo degli Stati Uniti. La sua influenza è così profonda e incisiva che può essere considerato il vero motore della politica americana.
Per corroborare tale affermazione si tenga conto che dalle file del CFR sono provenuti: quasi tutti i presidenti americani dopo Franklin Roosevelt, Bush Junior incluso; tutti i Segretari di Stato dopo il 1939; tutti i Segretari alla Difesa; tutti i Direttori della CIA e praticamente tutti i Capi di Stato Maggiore Supremo americano.
Si può affermare che il CFR è l’establishment!

Note

[1] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/03/02/19A01426/SG

[2] Asessuali sono individui che non presentano caratteristiche che rimandano ad una precisa identità sessuale

[3] Pansessuale è l’individuo che ha la tendenza di porre il sesso al centro della vita psichica, della morale e dei rapporti sociali. https://dilei.it/sesso/cosa-significano-gli-acronimi-lgbtq-lgbtqia-e-lgbtqiapk/455645/

[4] L’aggettivo kinky deriva dal termine kink che descrive una serie di pratiche sessuali non consuete atte ad intensificare il rapporto tra due persone e la loro sessualità. https://dilei.it/sesso/cosa-significano-gli-acronimi-lgbtq-lgbtqia-e-lgbtqiapk/455645/

[5] «Minorenni spinti a cambiare sesso per non urtare gli attivisti LGBT», Francesco Borgonovo, “La Verità”, 5 marzo 2019


Marcello Pamio

Secondo l’Istat il 2016 è stato un anno deflattivo, cioè vi è stata una diminuzione a livello generale dei prezzi, che ha generato un incremento del potere di acquisto.
Oggi invece, sempre secondo gli esperti, siamo in recessione, che è l’opposto della crescita economica, quindi un periodo caratterizzato da livelli di attività produttiva più bassi (Pil che cala).
Infine c’è lo spread che sale e scende (a comando) più o meno come le montagne russe.
In tutto questo bailamme, estremamente funzionale al Sistema, vi è un settore industriale costante che non viene minimamente scalfito da andamenti macroeconomici.
Le industrie della chimica e farmaceutica continuano a macinare e crescere indifferentemente da tutto…

Report GSK
La GlaxoSmithKline, il gigante globale delle droghe, ha appena pubblicato il report finanziario del 2018.
Gli azionisti della GSK come Vanguard Group, BlackRock, State Street e pochissimi altri stanno certamente brindando con i migliori champagne del globo, perché l’incremento del profitto operativo è stato del 34%.

La vendita dei vaccini è aumentata addirittura del 14%, con incassi pari a 5,9 miliardi di sterline, oltre 6,7 miliardi di euro. Soltanto la vendita del nuovo vaccino contro l’herpes-zoster Shingrix ha fatto incamerare 784 milioni di sterline, quasi circa 900 milioni di euro! Stiamo parlando di un vaccino autorizzato da pochissimo tempo!
Tra un cin-cin e una tartina al caviale, forse la crème de la crème, si sta augurando che aumentino le epidemie di varicella, dato che il virus che causa il Fuoco di Sant’Antonio è lo stesso della normalissima malattia esantematica infantile?
Dico questo perché il vaccino Shingrix costa la modica cifra di 280 dollaroni verdi, per cui se aumentano le fastidiosissime infezioni, crescono anche gli utili miliardari.
Le vendite globali di farmaci sono state per 30,8 miliardi di sterline, con un aumento del 2% rispetto all’anno precedente.

L’amministratore delegato Emma Walmsley ha dichiarato: «GSK ha migliorato le prestazioni operative nel 2018 con una crescita delle vendite di gruppo».
La signora Emma si è dimenticata di ringraziare pubblicamente la liceale Beatrice Lorenzin che grazie alla sua scellerata legge ha permesso a colossi come Glaxo, Sanofi e combriccola, di incrementare le vendite dei vaccini, e anche il medico Giulia Grillo che sta portando avanti le medesime linee guida.
Forse i dirigenti sono così umili e discreti che i ringraziamenti preferiscono farli privatamente, magari su qualche conto cifrato…

Oltre alla Glaxo anche alla Sanofi, i cui azionisti (gira e rigira gli stessi) stanno festeggiando con trombette, coriandoli e cotillon.
Il gigante francese ha infatti riferito che il reddito netto del quarto trimestre è raddoppiato a 254 milioni di euro rispetto ai 126 milioni di euro dell’anno precedente.

L’utile sempre netto è stato di 1,36 miliardi di euro, rispetto a 1,33 miliardi di euro.
Le vendite sono cresciute del 3,5% portando gli incassi a 9 miliardi di euro.
A trainare la locomotiva come sempre i vaccini, e i dati parlano chiaro: le vendite delle punturine per neonati (ma non solo) sono aumentate del 9,7%!

Questi dati ufficiali, smontano una volta per tutte le idiozie sparate da qualche povero mentecatto che ancora ha il coraggio di dire pubblicamente che i vaccini non rappresentano un settore redditizio!
Che alle industrie questi «farmaci biologici» non sono convenienti…


Marcello Pamio

Non ho mai acquistato in vita mia Fortune, forse perché una simile rivista è, per me, quello che Il Giornale di Berlusconi è per un marxista-leninista moderno...
Detto questo però, copertina e titolo di gennaio mi hanno incuriosito: «Il Pharma che investe», per cui l’ho preso.
Le analisi e i dati pubblicati sono risultati molto interessanti!

Settore Healthcare
Il settore dedicato alla salute e al benessere (Healthcare) ha un suo peso nel Pil, non indifferente.
Nei 5 paesi dell’Unione, chiamati EU5 (Italia, Germania, Francia, UK e Spagna) è del 10%, mentre negli States è del 15%.
Il trend è ovviamente in crescita di tutto il settore e indotto, ed indica chiaramente che l’italiano medio consumerà sempre più farmaci e servizi, perché probabilmente sarà sempre più ammalato.
L’Italia sorprendentemente si afferma come hub principale di produzione farmaceutica con oltre 100 siti produttivi. Quindi ad oggi siamo il primo mercato in Europa per produzione, in grado di gestire addirittura una quota pari al 25% del totale degli EU5.
Se siamo il primo mercato europeo per la produzione di farmaci, viene da sé che il peso delle industrie sulle decisioni dei governi è enorme e assai condizionante.

Farmaci fotocopie
Secondo Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, per aprire un’azienda farmaceutica servono risorse straordinarie. Ci vogliono 25 miliardi di euro per sviluppare un farmaco e almeno 10 anni per venderlo sul mercato. Ammesso e non concesso che la fortuna baci i ricercatori: solo 2 molecole su 10.000 riescono ad entrare nel mercato dopo la scoperta.
Questa è la scontata difesa delle lobbies da parte dell’associazione che riunisce le industrie chimiche, ma in realtà le cose stanno un po’ diversamente…
Il settore Ricerca & Sviluppo da molto tempo non investe nella ricerca di una nuova molecola, ma lavora per sfornare semplici fotocopie delle molecole già esistenti in commercio!
Si chiamano «farmaci me-too», e sono «farmaci fotocopia» di altri medicinali già in commercio.
Si modifica lievemente la composizione chimica, si cambia la veste grafica (scatola e packaging) e la forma della pillola, e il gioco è fatto. Ecco il “nuovo” farmaco.
Attualmente nessuna azienda al mondo rischia miliardi in un solo prodotto che, magari, non vedrà mai la luce della commercializzazione.
L’amara realtà è stata descritta magistralmente da Pierre Simon, ricercatore universitario e responsabile della ricerca presso la francese Sanofi, il quale ha dichiarato allo storico della medicina David Healy: «All’inizio l’industria farmaceutica era in mano ai chimici. Ora appartiene a persone che hanno un master in Business Administration o qualcosa del genere, gente che potrebbe dirigere allo stesso modo Renault, Volvo o qualsiasi altra società. Bisogna vedere la quantità di denaro che il settore farmaceutico spende per condurre ricerche su farmaci-fotocopia, la cui efficacia a volte è minore. Parliamo di utilizzare il 70-90% di tutto il denaro destinato alla ricerca per finalità che esulano dall’innovazione. E’ uno spreco di denaro terribile».
Le aziende farmaceutiche infatti investono nella ricerca di base per la scoperta di nuove molecole solo l’1% dei loro profitti; la maggior parte dei soldi vengono usati per il marketing (comparaggio, regali ai medici, congressi, pubblicazioni, pubblicità, viaggi, ecc…).

Guerra ai generici
I farmaci generici (contenenti lo stesso principio chimico ma molto meno cari perché il brevetto è scaduto) possono essere tenuti fuori dal mercato con una strategia mafiosa.
Basta che un’azienda avvii una causa legale contro il produttore del generico, accusandolo di aver violato la legislazione sui brevetti - questo anche se l’accusa è del tutto priva di fondamento - ed ecco che l’autorizzazione per il generico slitta automaticamente, negli Stati Uniti, di ben 30 mesi.
Così riescono a tenere per diversi anni l’esclusiva sulle proprie molecole anche dopo la scadenza dei brevetti.
Un’altra strategia commerciale sfrutta la stereoisomericità delle molecole. I farmaci infatti sono stereoisomeri, cioè composti da due metà speculari, dal punto di vista chimico, di cui solo una metà è farmacologicamente attiva.
Quando il brevetto del farmaco originale sta per scadere la società mette sotto brevetto la metà attiva delle due. Modificano il nome, aggiungendo per esempio una o più lettere davanti al nome vecchio, e il farmaco-fotocopia viene immesso nel mercato per altri decenni. In questo modo ogni singolo farmaco viene brevettato almeno due volte. Per esempio il citalopram (scaduto) è diventato escitalopram, e via così.
Un’altra strada ancora è rimettere il farmaco in commercio ma per un altro disturbo!

Farmaci innovativi
Tutti sono sempre pronti ad applaudire le case farmaceutiche per aver salvato il mondo grazie a farmaci e vaccini innovativi. Ma non tutti sanno che i farmaci fortemente innovativi nascono quasi tutti dalle ricerche pubbliche e non certo da quelle private.
Tutta la ricerca di base che ha consentito alla medicina moderna di progredire è stata realizzata dal settore no-profit (università, centri di ricerca, laboratori finanziati dai governi).
Per esempio, 15 dei 21 farmaci più importanti entrati nel mercato statunitense dal 1965 al 1992 sono stati sviluppati da finanziamenti federali. Quindi dov'è il grande merito delle lobbies?

Le lobbies e lo Stato
Come detto l’Italia è strettamente dipendente dalle case farmaceutiche e i dati riportati da Fortune parlano chiaro.
Circa 13 sono i miliardi ex-factory (prezzo ricavo industria) che lo Stato paga all’industria per i farmaci che vengono sfornati. Mentre 14 sono invece i miliardi di euro che l’industria farmaceutica rende allo Stato in termini di contributi e tasse.
Ben 31 miliardi è il valore della produzione dell'industria farmaceutica italiana e, di questi, oltre il 70% finisce nell’export.
Dal 2010 al 2017 il manifatturiero segnava un meno 17% in termini di crescita, mentre l’industria farmaceutica segnava un più 24%, e questo la dice lunga sul valore di questo segmento nella crescita del Pil di un Paese.
A questo è necessario precisare che, nonostante le aziende abbiano sede e produzione sul suolo italiano, la maggior parte di loro essendo straniera fa uscire, oltre ai farmaci, anche i capitali. Quindi la reale ricchezza che rimane in Italia è probabilmente composta solo da spiccioli.

Farmaci inutili
Oggi dal 50 al 70% dei medicinali che gli italiani comprano sono inutili.
Da una parte perché sono poco efficaci e dall’altra perché sono doppioni di altre molecole già in commercio, come detto prima.
Il dottor Silvio Garattini del Mario Negri di Milano, alla veneranda età di 90 anni (forse perché fa un solo pasto al giorno?) sostiene che metà dei farmaci che si trovano sugli scaffali delle farmacie sono perfettamente inutili.
Inutili perché di scarsa efficacia; inutili perché presi quando non serve farlo e inutili infine perché superflui, cioè l’ennesimo prodotto fotocopia che sotto un nome diverso ma è la medesima molecola.
Questo meccanismo va ad intasare un mercato già saturo, e fa lievitare la spesa del servizio sanitario nazionale: 22 miliardi è la spesa annuale destinata solo per i farmaci!

Errori Medici
Al pari della spesa per farmaci, l’Italia spende ogni anno 22,5 miliardi di euro solo per risarcimenti da errori medici (iatrogeni).
Circa il 15% della spesa sanitaria nazionale viene così bruciato per rimediare agli errori di cui è rimasto vittima il 10% dei pazienti che mettono piede in una struttura sanitaria.
Ebbene sì: 1 persona su 10 tra quelle ricoverate in ospedale viene dimessa (se esce con le sue gambe) con un qualche danno iatrogeno.
Un report sulla qualità dei servizi sanitari diffuso dall'OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, denuncia che sui 10 milioni di ricoveri ospedalieri, 1 milione di pazienti incappa in un errore sanitario. Tra questi circa 700.000 persone contrae un’infezione legata all’assistenza e 7.000 muoiono per cause direttamente riconducibili alle infezioni stesse.

Farmaci scaduti
Oltre alla metà di farmaci inutili vista prima, la metà degli italiani (il 48%) assume farmaci da banco scaduti. La denuncia arriva da Altroconsumo, e dimostrerebbe che nel nostro paese è sempre più diffusa la tendenza a ignorare la data di scadenza.
Qualcuno accusa le case farmaceutiche di anticipare la data limite solo per vendere di più i loro prodotti. E questo qualcuno è per esempio la FDA americana, l’autorità che controlla farmaci, droghe e alimenti, la quale contesta il sistema con cui le aziende farmaceutiche fissano la deadline, cioè il limite temporale di scadenza.
Secondo l’ente viene anticipato di tre mesi rispetto al fisiologico degradamento dei prodotti: un espediente questo che sarebbe usato per far lievitare il giro d’affari multimiliardario!
Infatti una sola molecola brevettata, tenuta sul mercato anche solo qualche mese in più, spostando la data di scadenza, farà incrementare le vendite di miliardi di dollari.
Un mercato spaventoso, se pensiamo che solo negli Stati Uniti ogni anno finiscono nella spazzatura fra i 60 e i 70 miliardi di dollari di medicinali ancora validi!


Vincenzo D’Anna

All’insaputa di molti, nel nostro Paese si sta consumando una vera e propria battaglia tra coloro i quali invocano la libertà di proteggere il proprio corpo dalle ingerenze dello Stato etico, e quanti, all’opposto, sostengono questa specie di tiranno che pretende di stabilire quale sia il bene da garantire al popolo. Un’espropriazione forzosa, insomma, del diritto di auto-determinazione con i cittadini trasformati in “sudditi obbedienti”, ancorché in nome del bene che la Nazione intende garantire loro anche con la prassi della vaccinazione obbligatoria.

A nulla vale che ci sia un aperta violazione dell’art.32 della Costituzione che pure vieta l’imposizione di trattamenti sanitari. In questo caso però si tratta di ben altro, perché qui si paventa un imminente quanto inesistente pericolo epidemico che renderebbe obbligatoria la pratica vaccinale volta a proteggere la salute pubblica, che, in quanto tale, gode della priorità rispetto alle singole libertà individuali. Un ragionamento ineccepibile se fosse vera la premessa.

Fortunatamente, infatti, l’epidemia di morbillo di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi, è del tutto inventata e come fattore epidemico e pericoloso per la salute pubblica, è del tutto irrisoria. Non esiste la definizione di epidemia per patologie come il morbillo, malattia esantematica a prognosi fausta che ha infettato milioni di bambini e che ha indici di morbilità (numero di casi) e di complicanze gravi e/o mortali al di sotto di decine di altre ben più gravi patologie che pure falcidiano l’umanità. Allora da cosa discende questa “forzatura” scientifica e politica giunta addirittura a consentire all’Ordine dei Medici di radiare coloro i quali nutrivano perplessità e dubbi sulla sicurezza, non sulla efficacia si badi bene, della pratica vaccinale? Perché stuoli di medici sono stati zittiti con il bastone quando la Scienza, fin dal giorno in cui è nata, si è sempre basata sul dubbio, sull’indagine, sull’accertamento continuo fatto di studio, approvazione o confutazione dei saperi acquisiti o tramandati da studiosi di epoche precedenti? Perché per i vaccini si dovrebbe tornare alla teoria Aristotelica dello Ipse Dixit, cioè della verità assoluta ed immutabile, in aperto contrasto con la scienza moderna?

Eppure l’Epistemologia (ricerca della verità) scientifica ci insegna che tutto progredisce per conferme oppure falsificazioni dei risultati.

Perché, allora, si ha paura di quanti avvertono che i vaccini non sono sicuri fino a quando non si scoprirà la loro esatta composizione, quella degli additivi, dei conservanti, degli adiuvanti e degli scarti di produzione di cui essi sono composti? Perché iniettarli nei corpi di bimbi appena nati oppure ad appena tre mesi di vita, quando il loro sistema immunitario e le difese organiche sono notoriamente immaturi ed incompleti? Perché, nonostante le polemiche, l’Aifa (Agenzia per il Farmaco) non pubblica gli esami di certificazione e di qualità che sono per legge propedeutici alla commercializzazione di medicinali come, appunto, i vaccini che presentano eventi avversi anche gravi e mortali, come le stesse avvertenze allegate ammoniscono? Perché sostanze come alluminio (nelle creme) e formaldeide sono state ritirate dal commercio in quanto tossiche ma intanto continuano ad essere presenti nei vaccini?

Di recente ricerche commissionate e pagate da un’associazione di genitori contrari all’obbligo vaccinale, hanno evidenziato che alcuni di questi prodotti conterrebbero decine di impurità e di sostanze potenzialmente tossiche e/o nocive e tuttavia gli scienziati hanno pensato bene di irridere tali analisi senza tuttavia esibire gli esami che pure gli organi di controllo di qualità e sicurezza avrebbero dovuto realizzare!

Come mai? E come mai il presidente dell’istituto superiore di Sanità si è dimesso perché in aperto conflitto d’interesse con decine di consulenze ben retribuite dai produttori di vaccini ed il tutto è stato fatto passare come una forma di protesta contro il governo reo di aver assunto posizioni anti-scientiste? Perché nonostante le varie denunce né le procure, né i Nas hanno agito per rendere pubbliche le procedure dei controlli di legge? Perché si continua a tollerare un lacuna giuridica che consente ai produttori di vaccini di non dover eseguire tutti gli esami sul prodotto finito?

Sono questi i quesiti sistematicamente ignorati da stampa e mondo accademico in Italia dove una schiera di pseudo esperti dà per vero e provato quel che forse vero e sicuramente provato non è. È nell’interesse dei cittadini ignorare queste cose?

Nel nostro Paese c’è molta gente che teme per la libertà ma essendo la libertà una conquista di tutti i giorni, non possiamo accettare che essa venga delegata agli interessi della politica politicante e della scienza finanziata e perciò tacitata dalla Big Pharma di turno.

Vincenzo D'Anna, Presidente Ordine Nazionale Biologi


Marcello Pamio

Secondo il CDCCenter for Disease Control and Prevention») di Atlanta i tassi di suicidio negli Stati Uniti sono aumentati di (media) quasi il 30% dal 1999 e le condizioni di salute mentale sono uno dei fattori che contribuiscono al suicidio.
Nel periodo di controllo, dal 1999 al 2016, i tassi di suicidio sono aumentati in maniera significativa in 44 stati, 25 dei quali hanno registrato aumenti ben superiori al 30%.
Va precisato che nel 2015 di oltre la metà dei deceduti (54%) in 27 stati non era nota la condizione di salute mentale, quindi i dati sono incompleti.
Nel 2016 si sono suicidate negli Stati Uniti circa 45.000 persone di età superiore ai 10 anni.
In generale i suicidi sono aumentati tra le persone di tutte le fasce di età (<75 anni), con gli adulti tra i 45 e i 64 anni con il più alto tasso in assoluto.

Attualmente il suicidio è diventata la decima causa di morte e una delle tre cause principali in costante aumento!
Vanno anche tenute in considerazione le percentuali di visite di emergenza per autolesionismo non fatale, cioè i ricoveri di quelle persone che hanno provato ad uccidersi senza riuscirci.
L’autolesionismo è aumentato del 42% dal 2001 al 2016.
Il costo sociale tra suicidi e autolesioni negli States ammonta a circa 70 miliardi di dollari all’anno, in termini di costi diretti per la perdita di lavoro e di malattia.

Droghe che hanno causato la morte...
Tra le sostanze che il CDC ha riscontrato come causa principale della morte vi sono: oppioidi 944 (31,4%), antidepressivi 800 (26,6%), benzodiazepine 624 (20,8%), antipsicotici 219 (7,3%) e altro.
Nelle persone suicide sono state rilevate una o più sostanze chimiche nel sangue, ma queste non sono state considerate la causa della morte: alcol - su 10950 persone testate positive 4442 (40,6%); oppioidi - su 8554 testati positivi 2279 (26,6%); benzodiazepine - su 8124 persone positivi 2464 (30,3%), cocaina - su 7978 persone 499 positive (6,3%); anfetamine - su 7615 persone 736 positive (9,7%); marijuana - su 6569 persone 1471 positive (22,4%) e infine antidepressivi testati su 5425 positivi 2214 pari al 40,8%.
Questa è la conferma che droghe illegali e droghe legali giocano un ruolo importante nel fenomeno.

Suicidi e periodo storico
Le statistiche dei suicidi, secondo il New York Times, sono inquietanti e il numero aumenta o cala a seconda del periodo e della situazione economica e sociale.
«I tassi di suicidio sono aumentati e calati rispetto alla storia del paese o tendono a raggiungere picchi nei momenti difficili. Nel 1932, durante la Grande Depressione, il tasso era di 22 per 100.000, tra i più alti nella storia moderna»[1].
Quindi durante uno dei periodi più bui dal punto di vista economico della storia americana ben 22 persone su centomila si sono tolte la vita.  Oggi però non siamo certo messi meglio, visto che il tasso odierno - sempre secondo il CDC - è giunto a quota 15,6 per 100.000 abitanti.

Suicidi tra i militari
Un dato molto interessante, che apparentemente sembra uscire dal discorso, sono i suicidi tra i soldati.
I suicidi sono aumentati di oltre il 150% nell’esercito e più del 50% nel solo corpo dei marines, tra il 2001 al 2009, come segnalato nel Military Times.
I grafici riportati dal giornale militare, sugli aumenti dei suicidi e sulle prescrizioni di farmaci[2] sono praticamente sovrapponibili.


Nel 2010, almeno 1 su 6 dei militari in servizio assumeva una sostanza psicoattiva e «molti di loro ne stanno assumendone più di un tipo, mescolando diverse pillole in cocktail giornalieri, per esempio un antidepressivo con un antipsicotico per prevenire incubi, più un anti-epilettico per ridurre il mal di testa» afferma sempre Military Times.
L’89% dei soldati con Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) assume al momento farmaci psicoattivi e tra il 2005 e il 2009 la metà di tutte le prescrizioni di farmaci per militari tra i 18 e i 34 anni sono state di antidepressivi. Nel 2008 sono state prescritte 578.000 pillole per l’epilessia e 89.000 antipsicotici a militari in servizio.
Con una mole così impressionante di psicofarmaci, c’è da stupirsi dell’aumento dei suicidi in mimetica?
L’esempio dei militari calza a pennello con il tema del presente articolo, perché se non si tiene in seria considerazione la psichiatrizzazione delle masse, non sarà possibile effettuare un’analisi oggettiva e seria del fenomeno «suicidi».

Abuso di psicofarmaci
Ecco perché l’aumento dei suicidi va di pari passo con l’aumento delle prescrizioni di psicofarmaci.
Per esempio tra il 1999 e 2013 le prescrizioni di psicofarmaci sono duplicate negli Usa, e la tendenza europea è analoga. Oggi possiamo affermare che si muore di più per overdose da farmaci psichiatrici che non per eroina.[3]
«L’Italia è la quarta in Europa seconda l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, per la spesa relativa all’acquisto di psicofarmaci e sempre secondo l’Aifa sono 12 milioni gli italiani che assumono psicofarmaci» dichiara Roberta Milanese, ricercatore associato del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e docente della Scuola di specializzazione in Psicologia Breve Strategica.[4]

Stiamo parlando di un mercato da oltre 3 miliardi di euro all’anno. Stiamo parlando degli psicofarmaci: la maggior fonte di entrata per le case farmaceutiche! 
Nel mondo, sempre per queste droghe legalizzate si spendono oltre 900 miliardi di dollari l’anno: metà negli Usa, un quarto in Europa e un quarto nel resto del mondo.
Un altro dato, che però non rientrando nei «suicidi» il CDC ce lo farà notare, sono il mezzo milione di persone sopra i 65 anni che muore ogni anno negli Stati Uniti a causa degli psicofarmaci!

Depressione come se piovesse
Nel 2015 oltre 350 milioni di persone nel mondo sono state diagnosticate depresse, di cui 4,5 milioni solo in Italia. Va precisato che quasi tutti questi pazienti verranno drogati con farmaci psicoattivi.
«In Europa tra 2005 e 2012 l’uso di antidepressivi per bambini e adolescenti è aumentato del 40% nonostante siano stati ritenuti inefficaci e pericolosi» continua la d.ssa Roberta Milanese.
Questo è un problema gravissimo perché stando ad un’analisi pubblicata nel 2016 dal British Medical Journal il rischio suicidio raddoppia nei bambini e adolescenti che assumono antidepressivi.[5]
In Italia nel 2016, secondo dati del Ministero della Salute, il consumo di psicofarmaci è stato, in tutte le Regioni, superiore a quello degli anni peggiori della crisi economica, 2009 compreso.
E’ superiore anche ai dati del 2012-2013, altri anni molto difficili per l’economia italiana.[6]

Conclusione
Il report ufficiale del CDC mette in luce un problema serissimo: sempre più persone ogni anno decidono di farla finita.
Le vere motivazioni non le sapremo mai, anche perché dal punto di vista psicologico, emotivo e/o mentale, nessuno potrà mai sapere quello che sta vivendo interiormente una persona.
Ma quello che può spingere una persona a farlo è abbastanza chiaro…

La cosa certa è che se si arriva a compiere il gesto più allucinante che si possa solo pensare nei confronti della Vita e della sua sacralità, qualcosa è uscito dai binari.
Le attuali condizioni sociali, per non dire politiche, religiose ed economiche non giustificano un simile fenomeno. E’ pur vero che abbiamo perduto molti punti di riferimento, che non esiste quasi più la famiglia, ecc. ma non possiamo paragonare il periodo odierno con la miseria più nera vissuta nella Grande Depressione per fare solo un esempio.

Quindi qualcosa non torna. Non tornano infatti i dati ufficiali sulle malattie mentali.
Qualcuno mente sapendo di mentire. Dalle prescrizioni di droghe, sembra infatti che il mondo intero sia diventato pazzo.
Sempre più persone risultano depresse o sono gli psichiatri ad avere qualche serio problema?
Personalmente propendo per la seconda ipotesi, nella quale la psichiatria ha una responsabilità enorme.
Sempre più studi confermano il nesso causale tra farmaci psicotropi e violenza in generale.

Esiste un chiarissimo legame tra l’aumento di atti di violenza (omicidi e suicidi) e l’aumento di farmaci psicotropi!
Non è un caso che gli avvisi pubblicati da ben 27 agenzie del farmaco a livello internazionale colleghino l’uso di farmaci psicotropi con effetti collaterali di violenza, mania, psicosi, ideazione omicida. Altre 49 di queste parlano chiaramente di autolesionismo o suicidio / ideazione suicida.[7]

Nonostante tutte queste informazioni siano di ordine pubblico, medici e soprattutto psichiatri continuano a prescrivere farmaci psicotropi, i cui effetti sulla psiche non sono prevedibili, a milioni di persone che non hanno nessun disturbo serio. Persone che stanno vivendo un disagio passeggero, ma che non ha nulla a che vedere con la depressione maggiore; a persone semplicemente intossicate nel corpo, ecc.


Su milioni di persone drogate dalla psichiatria quante possono sviluppare quello che viene riportato perfino nel «black-box» del foglietto illustrativo, alla voce: «idee suicidarie»?
E infine quante delle persone che ogni anno arrivano a suicidarsi, lo avrebbero fatto se non fossero state in preda agli effetti (secondari e primari) dei farmaci psicoattivi?

 

Per maggiori informazioni

«USA, il tasso di suicidio aumenta vertiginosamente», http://www.renovatio21.com/usa-il-tasso-di-suicidio-aumenta-vertiginosamente/

[1] «Defying Prevention Efforts, Suicide Rates Are Climbing Across the Nation», https://www.nytimes.com/2018/06/07/health/suicide-rates-kate-spade.html

[2] «Boom di suicidi: il governo USA affronta i suicidi senza considerare i suicidi legati all’assunzione di farmaci», https://www.ccdu.org/comunicati/boom-suicidi-usa

[3] «L’invasione degli psicofarmaci: si muore più di antidepressivi & C. che di eroina», https://it.businessinsider.com/psicopillole-un-grosso-business-piuttosto/,

[4] Idem

[5] «Comparative efficacy and tolerability of antidepressants for major depressive disorder in children and adolescents: a network meta-analysis», https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30385-3/fulltext

[6] «Consumo di antidepressivi: più 32,5% in 10 anni», https://www.truenumbers.it/consumo-antidepressivi/

[7] «Nuovo report sul legame tra farmaci psicotropi e sparatorie», https://www.ccdu.org/comunicati/nuovo-report-legame-farmaci-psicotropi-sparatorie

Marcello Pamio

Come detto nell’articolo precedente, la slavina scatenata dalle analisi chimiche e biologiche su alcuni lotti vaccinali si sta avvicinando a valle! L’aria che tira sa di cambiamento...
Ma è una gran brutta aria per coloro che si abbarbicano e arrampicano sugli specchi dei grattacieli dell’establishment.
Nonostante le evidenze laboratoristiche e la richiesta da più parti di chiarimenti ufficiali, l’Aifa, l’Agenzia che paghiamo con i nostri risparmi e tasse, invece di basarsi sul precetto ippocratico più sacro per la medicina: «Primum non nocere», e sul «principio di precauzione» si limita a difendere il Sistema.

L’Aifa infatti, per voce del capo ufficio stampa Fabio Mazzei, scrive al direttore Il Tempo, il quotidiano colpevole di aver scritto il 23 dicembre scorso un articolo dal titolo: «Analisi choc su due lotti di vaccini» in cui hanno intervistato il Presidente dell’ordine dei biologi Vincenzo D’Anna.
L’Aifa prende subito le distanze specificando che «tutti i medicinali, devono rispettare gli standard di produzione previsti dalle autorità nazionali e internazionali che ne garantiscono l’elevata qualità e riproducibilità. In assenza di tali requisiti, nessun vaccino può essere autorizzato e immesso in commercio».

Come sempre, alle parole non seguono mai i fatti, i dati concreti, gli studi. Nulla di nulla. Solo citazioni dell’ortodossia scientista: “autorità”, “requisiti”, “certificati”… Il solito blablabla.
Perché la parola chiave è fiducia. I sudditi devono fidarsi del Sistema, per questo motivo il Sistema NON può essere messo in discussione, da nessuno.
L’Aifa quindi ricorda che «le autorità preposte effettuano controlli durante tutto il ciclo produttivo del vaccino. Inoltre, prima della distribuzione sul mercato, ogni singolo lotto è sottoposto a un ulteriore doppio controllo effettuato, in modo indipendente, sia dall’azienda produttrice che da una rete internazionale di laboratori accreditati, a loro volta controllati da altri enti (in Italia l’Istituto Superiore di Sanità)».
Risponde a tono il direttore Franco Bechis dicendo che da par loro non sono in discussione «i controlli effettuati dall'Istituto superiore della Sanità» e neppure la validità o meno dei vaccini.

Il punto cruciale - che come sempre non viene preso in considerazione - è che possano esserci in giro lotti o campioni di lotti vaccinali contraffatti e inefficaci per non dire dannosi per la salute pubblica.
«Basterebbe - conclude con semplicità Franco Bechis - ripetere quelle analisi con tutti i metodi che ritenete più opportuni e ogni dubbio sarebbe sciolto».
Sarebbe troppo complesso e troppo dispendioso per le casse pubbliche? Macché, sono scusanti per gli utili idioti: se le analisi le ha commissionate un’associazione come il Corvelva, rifarle per qualche laboratorio accreditato e con tutte le certificazioni del mondo sarebbe una passeggiata e non costerebbe nulla. Quello che manca è ovviamente la volontà!

Quindi torniamo alla parolina magica: fiducia.
Dobbiamo fidarci di coloro che permettono l’entrata in commercio di farmaci, anche se dopo moltissimi di questi vengono ritirati per aver danneggiato e/o ucciso persone.
Qualche banale esempio?

Secondo dati Aifa, nel 2016 sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci:[1]

Redoff, Clobetasolo Pierre Fabre, Almotriptan Sandoz, Sertralina Sandoz, Montelukast Teva Italia, Pantoprazolo EG, Potassio Cloruro FKI, Aria Sol, Enalapril Zentiva, Desogestrel Zentiva, Pergoveris, Helixate Nexgen, Kogenate Bayer, Nacrez, Enciela, Leponex, Irbentens, Ossigeno, Azitromicina Zentiva, Glucagen Hypokit, Lescol, Prostigmine, Itraconazolo EG, Cerchio Cuore SP, Diapatol - Diidergot - Ekuba - Indamol – Stemetil, Fluimucil, Visuglican, Yondelis, Adoport, Glucosio Baxter, Zorac, Enalapril Mylan Generics, Enalapril Teva Italia, Naprilene, Lanex, Rifadin, Biogermin, Cuprum Oxydulatum rubrum, Morfina Cloridrato S.A.L.F., Etacortilen, Taxotere, Netildex, Surfactal, Morfina Cloridrato, Locabiotal, Magnesio Solfato, Eugastran, Levogenix, Procalin e Mucosalin, Pantoprazolo, Miozac, Daktarin, Furosemide, Efracea, Pentacol

Nel 2017 sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci[2]:

Mundoson Fluido, Ibifen, Leustatin, Gentamicina Solfato, Acido Zoledronico, Colchicina Lirca, Biochetasi, Atorvastatina Pfizer, Gentamina B. Braun, Gentamina Solfato Italfarmaco, Gentomil, Riopan, Epaviten, Oxo, Pentaglobin, Uman Albumin – IgVena, Salazopyrin EN, Edronax, Furosemide Galenica Senese, Tiklid, Mirtazapina Zentiva, Lisomucil Tosse Mucolitico, Telmisartan e Idroclorotiazide Zentiva, Acido acetilsalicilico e vitamina C Angelini, Mucosolvan, Riopan, Halcion, Diclofenac Almus, Ecomì, Venosmine, Valeriana Arkocapsule, Talwin, Albiomin 5% e 20%, Fastjekt, Levofloxacina Krka, Ischemol A, Gentamicina Solfato Fisiopharma, Antispasmina colica, Mitomycin C, Telmisartan e Idroclorotiazide Zentiva, Annister, Aspirina – AlkaEffer, Guttalax, Paracetamolo Sandoz, Paracetamolo Pensa, Paracetamolo EG, Metformina EG, Metformina Mylan Generics.

Nel 2018, anno ancora incompleto, sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci[3]:

Buccolam, Bosentan Medac, Bicavera, Airol, Taxime, Aliflus, Zorias, Lynparza, Optimark, Zinbryta, Reminyl, Acido Zoledronico Medac, Toliman, Clorexan, Clorexidina e Alcool Etilico Sanitas, Broncomnes, Enterogermina, Zerinolflu, Valsartan Almus - Valsartan HCT Almus, Valsartan Pensa - Valsartan HCT Pensa, Valpression- Combisartan, Valsartan Alter, Valsartan e HCT Ranbaxy, Valsartan e HCT Teva Pharma, Valsartan Aurobindo, Cantensio - Valsartan DOC Generici - Valsartan e HCT DOC Generici, Valsartan Tecnigen - Valsartan e HCT Tecnigen, Valsartan EG - Valsartan e HCT EG, Valbacomp – Alsartir, Valsartan Zentiva - Valsartan e HCT Zentiva, Valsodiur Pressloval – Validroc, Valsartan Sandoz - Valsartan e HCT Sandoz, Intratect, Guttalax, Ambromucil, Palexia

Dobbiamo fidarci di questi individui?
I loro saranno pure prodotti «certificati e conformi alle procedure e ai requisiti condivisi a livello europeo e internazionale sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili», ma sempre porcherie rischiose per la salute rimangono.
Stiamo parlando di 62 farmaci ritirati nel 2016, 54 nel 2017 e 40 nel 2018, quindi per un totale di oltre 150 farmaci ritirati dal commercio nell’ultimo triennio, per un qualche motivo.
Ricordo che tutti questi farmaci hanno superato i requisiti degli standard internazionali…

A questo punto qualcuno potrebbe ergersi dal letargo cerebrale dicendo che questi dati rappresentano la pistola fumante, cioè indicano senza dubbio che la farmacovigilanza funziona in Italia.
Peccato che la maggior parte dei lotti ritirati è avvenuto dopo segnalazione volontaria della ditta produttrice!
In conclusione non si capisce bene a cosa serva l’Agenzia italiana del farmaco, l’ente nazionale, pagato dai contribuenti che alla fin fine non controlla, come dovrebbe, i farmaci e i vaccini immessi nel nostro territorio.

Fonte:

[1] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s

[2] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s

[3] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s