Vai al contenuto


Dottor Dwight Lundell

Durante 25 anni come chirurgo toracico, la mia vita è stata dedicata con passione a trattare le malattie del cuore; ho dato a diverse migliaia di pazienti una seconda possibilità di vita.
Poi qualche anno fa ho preso la decisione più difficile della mia carriera di medico. Ho lasciato la chirurgia che amavo, per avere la libertà necessaria di dire la verità sulle malattie cardiache, l'infiammazione, le statine e gli attuali metodi di trattamento di tali malattie.

E’ stato un momento emozionante per un giovane cardiochirurgo negli anni Ottanta. Una nuova tecnica chirurgica, la chirurgia di bypass è stata l'unico trattamento efficace per le persone con grave malattia coronarica. La nostra capacità di salvare vite umane aumentando i rischi di un intervento chirurgico, è diminuita con il miglioramento delle tecniche e delle tecnologie.
Durante la mia carriera come chirurgo ho eseguito più di 5000 interventi di bypass coronarico.

Il consenso ufficiale al tempo (e anche oggi) era che alti livelli di colesterolo nel sangue erano la causa del deposito graduale (colesterolo) nei vasi sanguigni.
Come medici avevamo (e abbiamo) due strade terapeutiche: abbassare il livelli di colesterolo nel sangue o eseguire una operazione per deviare il sangue intorno alla placca accumulata nelle arterie, ristabilendo così il flusso sanguigno e la funzione del muscolo cardiaco.
A parte la ricerca del mezzo più efficace nel ridurre il colesterolo nel sangue, non vi era praticamente ricerca per determinare la vera causa della placca. All’interno della comunità medica si era installata la semplice idea che è sufficiente il controllo dei grassi saturi e del colesterolo.

Le statine - i farmaci che il medico prescrive enfaticamente se il vostro colesterolo è leggermente alto - e Bernie Madoff (il famigerato truffatore finanziario) hanno lasciato nella loro scia molte vittime innocenti, e molti seguaci sinceri ma illusi.
Ed entrambi sono enormi truffe perpetrate sui creduloni.

Le statine rappresentano un mercato globale di oltre 30 miliardi di dollari l'anno, e questo da numerosi anni. Inoltre, lo screening e il trattamento per il colesterolo costano circa 100 miliardi di dollari l'anno, senza alcun beneficio evidente per le vittime, voglio dire i pazienti.
Non so se Madoff ha avuto l'intento di frodare fin dall’inizio, ma dalla lettura dei rapporti, sembra che le cose gli sono sfuggite di mano, e ha continuato a mentire per tenere il denaro che circolava nelle sue casse e per perpetuare il suo stile di vita molto sontuoso.
Anche per i produttori di statine non sono sicuro se avevano o meno intenzione di frodare dall'inizio, ma non erano certo disposti a rinunciare a un mercato annuale di 30 miliardi dollari tanto facilmente.

Ci sono molti medici sinceri, ben intenzionati e profondamente convinti che continueranno a sostenere la teoria che il colesterolo alimentare e di grassi saturi sono la causa della malattia cardiaca. Essi continueranno a credere che i farmaci per abbassare il colesterolo sono il trattamento di successo per prevenire le malattie cardiache, nonostante uno studio pubblicato sull'American Heart Journal (gennaio 2009) che ha analizzato ben 137.000 pazienti ricoverati presso gli ospedali degli Stati Uniti con un attacco di cuore. Nel 75% dei casi queste persone avevano un colesterolo "normale".

Questa visione ha continuato a darmi fastidio durante tutta la mia carriera chirurgica ospedaliera. L'idea che una sostanza naturale, vale a dire il colesterolo, possa causare la malattia cardiaca non mi ha mai convinto. Vedo pazienti che ritornano per un secondo intervento chirurgico di bypass a pochi anni di distanza dal primo, nonostante un normale tasso di colesterolo in tutto il periodo.
In sala operatoria, avevo sempre osservato l'infiammazione attorno all'arteria coronaria...

Grazie ad un marketing massiccio, i produttori di statine hanno sapientemente influenzato e  controllato la politica pubblica sulla prescrizione di statine facendola diventare il protocollo ufficiale di cura. Chiunque critica queste politiche o è in disaccordo viene etichettato come un eretico, ignorante e ridicolizzato.
La U.S. Food and Drug Administration (FDA), il National Cholesterol Education Program, l'American Heart Association e molti centri accademici sono diretti e influenzati da medici che ricevono benefit diretti o indiretti da parte dei produttori di statine. La loro influenza è così forte che di recente la FDA ha approvato il Crestor®, una statina per il trattamento di pazienti con colesterolo normale. Alcuni di questi universitari sono stati chiamati a trattare bambini con le statine.
Purtroppo il marketing ha davvero trionfato nella medicina.

Trattare o tentare di prevenire le malattie cardiache con le statine è pericoloso e fraudolento per due motivi:

1)  Gli effetti secondari gravi, mortali e invalidanti sono in gran parte ignorati dalla professione medica e taciuti dai produttori di statine. Questi effetti secondari sono stati brillantemente documentati dal Dr. Duane Graveline e da altri medici coraggiosi che hanno osato parlare contro la religione ufficiale del colesterolo e dei grassi saturi.

2) Continuare a concentrarsi sul trattamento inefficace distoglie l'attenzione dalla reale comprensione della malattia di cuore, e dà ai pazienti un falso senso di sicurezza che impedisce loro di fare cambiamenti nello stile di vita che potrebbero davvero prevenire e invertire malattie cardiache.

Si considerare anche gli elementi seguenti:

1) Non c’è alcuna prova che le statine aiutino le donne di qualunque età!

2) Non c’è alcuna prova che le statine aiutino le persone con più di 65 anni

3) L'unico gruppo di pazienti che possono - e  sottolineo "possono" - ottenere un beneficio, sono uomini di mezza età che hanno già avuto un infarto. E' incredibile vedere tutta la letteratura medica che è finanziata dai produttori di statine, e distribuito negli uffici dei medici da parte dei giovani rappresentanti entusiasti che sostengono che le statine sono utili.

Il molto pubblicizzato studio JUPITER - che ha portato la FDA ad approvare il Crestor ® per le persone con livelli di colesterolo normali - ha mostrato che il trattamento di 100 persone per 3 anni con Crestor ® "può" aver impedito un infarto.
Tuttavia, l'approvazione che è stata concessa e diversi milioni di persone sono state esposte ai rischi delle statine senza alcun beneficio, fatta eccezione per il produttore di Crestor®.
Ecco il motivo per cui ho chiamato la terapia con le statine la truffa più grande e pericolosa di quella di Bernie Madoff, almeno le sue vittime hanno solamente perso denaro, non la salute.

Benché Direttore del Gabinetto e capo della Chirurgia in un grande ospedale cardiologico, ho scoperto che non potevo cambiare la medicina, poco importa quanto ho denunciato e dichiarato, non importa quante prove ho raccolte in merito al colesterolo che non è un problema e che il trattamento del colesterolo con farmaci era contro-producente.
Così ho preso quella decisione difficile di lasciare la mia pratica chirurgica per avere la libertà di parlare, scrivere e insegnare la verità sulle malattie cardiache. Ho scritto un libro  “La guarigione della malattia cardiaca”, nel quale spiego che la vera causa della malattia cardiaca è l'infiammazione. Infatti senza infiammazione, il colesterolo non si accumula nella parete del vaso sanguigno per causare la placca con la conseguenza eventuale di un infarto e morte.

Tratto dal libro di Bryan Mark Rigg: “I soldati ebrei di Hitler: la storia mai raccontata delle leggi razziali naziste e degli uomini di origine ebraica dell’esercito tedesco

Si tratta di una storia poco conosciuta, ma oltre 150.000 uomini di origine ebraica prestarono servizio militare nella Wehrmacht, cioè nell’esercito nazista in Germania, durante il regime di Hitler. Addirittura molti di questi ebrei furono ufficiali e si macchiarono di crimini contro gli stessi ebrei nei campi di concentramento.
La condizione di persone che combatterono per un regime che non riconobbe i loro diritti umani non è nuova. Per tutto il periodo della guerra civile americana, migliaia di neri liberi e schiavi, così come moltissimi mulatti (metà neri e metà bianchi), combatterono per gli stati confederali d’America. Alcuni di questi afroamericani erano padroni di schiavi disposti a combattere per difendere la loro proprietà. Questi uomini combatterono per preservare un ordine sociale volto a mantenere in schiavitù la maggior parte degli afroamericani del Sud.
Il Giappone arruolò dei soldati coreani nel proprio esercito durante la seconda guerra mondiale.
Alcuni nipponici americani prestarono servizio nelle forze armate americane durante l‘ultimo conflitto mondiale contro il Giappone.

Gli esempi potrebbero continuare, ma nonostante le evidenti similitudini, la storia degli ebrei che prestarono servizio militare nella Germania nazista è alquanto diversa. Innanzitutto gli ebrei, a differenza degli afroamericani avevano goduto per anni degli stessi diritti dei tedeschi.
Nel 1933 la maggior parte di loro non si sentiva ebrea (moltissimi non sapevano nemmeno di esserlo), di conseguenza non si sentivano minacciati dall’antisemitismo. Fu solo con le leggi razziali di Norimberga del 1935 che alcuni di loro cominciarono a sentirsi legati agli ebrei.
Tuttavia rimasero fedeli alla Germania, servendola con obbedienza. Questi ebrei combatterono per un governo che non solo aveva sottratto loro i diritti umani, ma che aveva assassinato molti dei loro parenti. Diventando a loro volta dei criminali…

Definizione di ebreo
Il termine “ebreo” deriva dalla denominazione della tribù di Giuda, che prende il nome di uno dei dodici figli di Israele (Giacobbe). Gli ebrei discendono da tribù nomadi aramaiche che sotto la guida di Abramo attraversarono l’Eufrate nel territorio del Canaan intorno al 1850 a.C.
Essi erano chiamati Ivrim (Ebrei).
In epoche bibliche un bambino “ereditava” la sua ebraicità dal padre, secondo invece la legge rabbinica attuale (Halachà), l’ebreo è una persona nata da madre ebrea o una persona che si converte al guidaismo.
Gli ebrei non sono una razza: non esistono caratteristiche genetiche comuni a tutti gli ebrei e soltanto dagli ebrei.

Ebrei occidentali e orientali
Prima dell’ascesa del nazismo, molti ebrei tedeschi avevano discriminato gli Ostjuden, gli ebrei orientali.
Molti pensavamo che gli Ostjuden, poveri, culturalmente arretrati e sporchi, nuocessero alla reputazione degli Jeckes, ebrei tedeschi, istruiti e colti.
Per gli stessi ebrei tedeschi, questi “ebrei da ghetto” provenienti dall’Est, soprattutto dalla Polonia, seguivano la religione irrazionale e superstiziosa dei mistici ebrei.
La situazione in Austria non era diversa da quella tedesca e infatti molti ebrei mostravano disprezzo nei confronti delle “persone con la barba che indossavano il caffettano”.
L’idea comune tra gli ebrei tedeschi e i Mishlinge (“mezzi ebrei” o “ebrei per un quarto”) era che Hitler basasse le sue invettive antisemite esclusivamente sugli Ostjuden emigrati dalla terra del bolscevismo.
Per esempio il dottor Max Naumann, ebreo e maggiore dell’esercito in congedo, reduce della prima guerra mondiale, scrisse una lettera a Hitler il 20 marzo 1935, affermando che lui e i suoi seguaci avevano combattuto per tenere gli Ostjuden al di fuori della Germania.
Neumann voleva che Hitler cacciasse con la violenza gli Ostjuden.
Molti ebrei vedevano gli Ostjuden come un serio pericolo per la propria condizione sociale e consideravano la loro eventuale permanenza in Germania come causa dell’intensificarsi del sentimento antisemita. Gli stessi ebrei liberali definirono gli Ostjuden “inferiori”.

Le Leggi di Norimberga
Con la parola Mischling, s’intende “meticcio, incrocio, ibrido”.
Il governo di Hitler stabilì ufficialmente nel 1935 che ebreo era da definirsi chiunque fosse “ebreo più che al 50 per cento”, affermando però che un padre ebreo poteva trasmettere l’ebraicità allo stesso modo di una madre ebrea.
Con le Leggi di Norimberga vennero create due nuove categorie razziali: i mezzi ebrei (Mischling ebrei di primo grado) e gli ebrei per un quarto (Mischling ebrei di secondo grado).
Un “mezzo ebreo” aveva due nonni ebrei; un “ebreo per un quarto” ne aveva solo uno.
Mentre chiunque avesse meno del 25 per cento di “sangue” ebreo sarebbe stato considerato tedesco!

Nonostante tali definizioni i nazisti avevano le idee molto confuse riguardo i Mischlinge, poiché questi erano sia tedeschi, sia ebrei.
Frustrato probabilmente da tutta la confusione che tali definizioni portarono, Hermann Goering, capo della Luftwaffe e numero due dopo Hitler, pare abbia affermano: “Sarò io a decidere chi è ebreo” (We Jude ist, bestimme ich).
Per i nazisti gli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo rimanevano ebrei, ma la maggior parte dei cristiani che si era convertita al giudaismo era considerata ebrea al 100 per cento.

La presa di coscienza dei Mischlinge
Dopo la promulgazione delle Leggi di Norimberga iniziarono assidue ricerche per stanare gli ebrei.
Quando i Mischlinge furono costretti a prendere atto delle proprie origini ebraiche, alcuni di loro ignorandole completamente, attraversarono una profonda fase di rifiuto.
Quando i nazisti misero di fronte alla realtà del loro passato le famiglie che non sapevano le proprie origini, molti reagirono con incredulità, rabbia e disperazione.
Sebbene gli ebrei e i Mischlinge non fossero considerati tedeschi al 100 per cento dalle leggi naziste, la maggior parte di essi si consideravano ancora di nazionalità tedesca.
Subito alcuni cercarono di cambiare la propria condizione razziale, rinnegando i parenti ebrei. Veniva negata l’esistenza di parenti ebrei per liberare i propri figli dalle leggi. Alcuni ariani non avevano il coraggio di restare accanto al proprio coniuge durante questo periodo. Diversi genitori ariani abbandonarono i propri figli mezzi ebrei e ancor più sorprendentemente alcuni nonni ebrei respinsero i propri nipoti mezzi ebrei.

Non sorprende il fatto che alcuni ebrei ortodossi accolsero con favore le Leggi di Norimberga poiché impedivano i matrimoni misti!
Il risultato fu che i Mischlinge si sentivano presi in mezzo a due fuochi: per i nazisti erano il frutto di peccati sessuali e per gli ebrei praticanti uno dei loro genitori aveva infranto il patto sacro di non sposarsi al di fuori della comunità ebraica (con un goym, subumano, inferiore o animale).
Molti Mischlinge, soprattutto per via dei tempi che correvano, cercarono in tutti i modi di essere considerati ariani e reputati normali dalla società nazista.
Per un periodo, la Wehrmacht offrì a molti Mischlinge e ad alcuni ebrei un modo per dimostrare il loro patriottismo e per evitare la discriminazione, quindi molti accettarono il dovere militare senza riserve. Il conflitto interiore non era da poco: sa una parte si sentivano sicuri nell’esercito, dall’altra però sentivano di tradire la propria famiglia ebrea.

Questo è il motivo per cui dopo la guerra, gli alleati e gli stessi ebrei trovarono molta difficoltà nel comprendere il concetto di Mischling o il fatto che alcuni ebrei tedeschi avessero prestato servizio nella Wehrmacht.
Alcuni Mischlinge ed ebrei che avevano prestato servizio nell’esercito si recarono in Israele dopo il 1945 per combattere nella guerra d’indipendenza di Israele e nei conflitti successivi.

Assimilazione ebraica
L’assimilazione degli ebrei tedeschi alla società tedesca ebbe così grande successo che, secondo alcuni storici, divennero più tedeschi che ebrei fino al 1933. Un rapporto della Gestapo afferma, nel 1935, che gli ebrei della fazione non sionista, specialmente gli ebrei assimilati, erano “più tedeschi dei tedeschi”.
Fra il 1800 e il 1900 circa 70.000 ebrei si convertirono al cristianesimo in Germania e nell’Impero Austro-Ungarico.
Alcuni ebrei si convertirono per ottenere più stima, avere la possibilità di sposare chi volevano, una condizione migliore e migliori posti di lavoro.
Pochi si convertirono perché sedotti dal messaggio cristico. Quasi tutti lo fecero solo per essere assimilati.
La via più breve per un ebreo di entrare a far parte della società dominante tedesca era quella di sposare un non ebreo.
La conseguenza di tutto ciò fu che i bambini nati in Austria e In Germania erano parzialmente ebrei (Mischling).

L’esercito tedesco di Hitler
Nel 1939 gli ebrei rimasti in Germania erano 328.176 rispetto ai 600.000 del 1933.
Dal momento che furono circa 17 milioni i soldati che prestarono servizio nella Wehrmacht, una valutazione prudente del possibile numero di soldati ebrei che combatterono per Hitler raggiunge la folle cifra di 150.000 persone.
Alcuni storici affermarono erroneamente che gli ebrei non potevano diventare ufficiali in Germania. In realtà lo fecero in molti, ma molto spesso dovettero convertirsi prima di diventarlo.
Alcune persone di origine ebraica parteciparono direttamente all’Olocausto come carnefici, principalmente a causa del loro grado e delle loro responsabilità
Il famoso medico di Dachau, dottor Hans Eppinger, un ebreo per un quarto o forse per metà, effettuò degli orribili esperimenti sui pazienti.
Stella Goldschlag, un’ebrea, aiutò la Gestapo a dare la caccia agli ebrei nascosti a Berlino per la loro deportazione. Era una bellissima donna, con gli occhi blu e i capelli biondi. La Gestapo comunicò che avevano intenzione di dichiararla ariana! Soprannominata il “veleno biondo”, fu responsabile della morte di decine, se non centinaia di persone.
Alcuni ebrei dirigevano addirittura dei campi di concentramento.
L’Obersturmfuhrer delle SS Fritz Scherwitz (nome vero Eleke Sirewiz) un ebreo e membro del Partito, controllava il campo di Lenta, poco distante da Riga e si macchi di efferati crimini.

Tratto dal libro: “I soldati ebrei di Hitler: la storia mai raccontata delle leggi razziali naziste e degli uomini di origine ebraica dell’esercito tedesco

Marcello Pamio

“Hollywood è un posto dove per un bacio di pagano mille dollari e per l’anima cinquanta centesimi”
Marilyn Monroe

“Al termine del XX secolo Hollywood resta un’industria con una spiccata sfumatura etnica. Praticamente tutti i capi dei maggiori studi sono ebrei. Gli sceneggiatori, i produttori e i misura minore i registi sono ebrei in una quantità sproporzionata; un recente studio li ha indicati presenti in oltre il 59% delle pellicole di maggior successo”. J.J. Goldberg, Jewish Power, 1996

La cinematografia è sempre stata, assieme alla cugina più giovane televisione, i veicoli principali di controllo delle masse. Proprio per questo motivo, ogni Regime che si rispetti, ha sempre ingabbiato e gestito i mezzi di comunicazione di massa.
I mass media, cartacei, radiofonici, cibernetici e visivi non solo giocano un ruolo fondamentale nella modifica e manipolazione della percezione della realtà, ma possono innescare e accelerare determinati processi cognitivi e fisiologici che conducono l’uomo direttamente nelle prigioni coercitive del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale: il cosiddetto mondialismo.
Chi controlla questi sistemi, ha il potere di vita e di morte su centinaia di milioni, per non dire miliardi di individui.
La funzione della televisione viene ben descritta nel monologo di Howard Beale, interpretato da Peter Finch, nel film di Sidney Lumet: “Network” (da noi “Quinto Potere”) del 1976.

“Meno del 3% di voialtri legge libri, meno del 15% di voi legge giornali o riviste.
Perché l'unica verità che conoscete è quella che ricevete alla tv. Attualmente, c'è da noi un'intera generazione che non ha mai saputo niente che non fosse trasmesso alla tv.
La tv è la loro Bibbia, la suprema rivelazione!
La tv può creare o distruggere presidenti, papi, primi ministri. La tv è la più spaventosa, maledettissima forza di questo mondo senza Dio. E poveri noi se cadesse nelle mani degli uomini sbagliati…
Perché questa società è ora nella mani della CCA, la Communication Corporation of America, e quando una tra le più grandi corporazioni del mondo controlla la più efficiente macchina per una propaganda fasulla e vuota, in questo mondo senza Dio, io non so quali altre cazzate verranno spacciate per verità, qui!
Quindi ascoltatemi. Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere.
Da noi non potrete mai ottenere la verità. Vi diremo tutto quello che volete sentire mentendo senza vergogna. Vi diremo qualsiasi cazzata vogliate sentire!
Noi commerciamo illusioni, niente di tutto questo è vero!
Ma voi tutti ve ne state seduti là, giorno dopo giorno, notte dopo notte, di ogni età, razza, fede. Conoscete soltanto noi. Già cominciate a credere alle illusioni che fabbrichiamo qui. Cominciate a credere che la tv è la realtà, e che le vostre vite sono irreali. Voi fate tutto quello che la tv vi dice: vi vestite come in tv, mangiate come in tv, tirate su bambini come in tv, persino pensate come in tv! Questa è pazzia di massa! Siete tutti matti!
In nome di Dio, siete voialtri la realtà. Noi, siamo le illusioni.
Quindi spegnete i vostri televisori, spegneteli ora. Spegneteli immediatamente! Spegneteli e lasciateli spenti!

Howard Beale, da buon commentatore televisivo, parla dei rischi insiti della tv, ma il suo discorso si può allargare ed estendere al cinema e ad ogni altro mezzo di comunicazione.
Ha proprio ragione: la tv e il cinema non sono la realtà, sono strumenti nelle mani dei controllori che sfornano falsità, illusioni e sogni.
Sfruttano le conoscenza profonde dell’animo umano, della psiche, dell’inconscio e della psicologia sociale delle masse, per veicolare quello che vogliono che noi sentiamo e vediamo.

Moltissime persone, soffocate e strozzate da un sistema parassitario disumanizzante che sta lentamente stringendo il cappio intorno al collo di milioni di persone, vogliono sognare, allontanarsi dai propri problemi quotidiani (economici, sociali, religiosi, lavorativi, salutari, ecc.) e il Sistema ci accontenta: crea film di avventura, saghe fantascientifiche, romantici strappalacrime, eroi che salvano il mondo, fiction, serie televisive infinite che hanno proprio questo intento: staccarci dalla realtà e tenerci il più a lungo possibile lontano. Il punto è che non lo fanno per il nostro bene…
Ci mettono le ali ai piedi, ci fanno volare e sognare a occhi aperti, e nel frattempo, oltre a spillarci i soldi (creando bisogni, culture e mode), i nostri veri problemi di tutti i giorni, non si sono mossi di un millimetro, anzi si sono nel frattempo accumulati…
Modificano e manipolano la realtà, la impastano per i propri tornaconti, dandoci infine un polpettone di mezze verità misto a bugie.

Disintegrazione mirata delle culture
La disintegrazione delle culture nazionali, delle identità è un passaggio obbligatorio.
Per usare le parole del sociologo Randolph Bourne, la disintegrazione culturale crea “orde di uomini e di donne senza patria spirituale, dei fuorilegge culturali senza gusto, senza norme e senza direttive se non quelle della massa” (1)
Il liberismo viene esaltato in tutti gli ambiti (economica, finanza, politica, religione…) come massima espressione di democrazia e libertà, ma l’uomo delle società liberali, perde il suo status di cittadino, perde la sua individualità (intesa come espressione spirituale), scivolando verso la condizione di massa, e in questa si perde l’unicità: siamo tutti uno.
Vogliono farci credere che “siamo tutti uguali”, anche se, alcuni sono più uguali di altri. (2)

Gli Stati Uniti d’America sono un paese giovanissimo se confrontato con il Vecchio Continente europeo; un paese formato da un miscuglio di gruppi etnici e individui tra i più diversi al mondo.
In America non esiste alcun principio di nazionalità, e il poeta tedesco Nikolau Lenau è molto esplicito in questo, descrivendo l’americano come una persona che “non conosce altro che i denaro; egli non ha altra idea. Di conseguenza lo Stato non è un’istituzione spirituale ed etica, ma soltanto una convenzione materiale”. (3)
Purtroppo anche qui da noi in Europa sta avvenendo una simile strategia: le potentissime massonerie stanno unificando i paesi europei, cancellando le differenze sociali, religiose, culturali, storiche, economiche e monetarie. Il tutto sotto l’ombrello e la bandiera dell’euro.

Non l’unificazione per unire, ma l’unione per disintegrare!
L’omogeneizzazione dei popoli europei
L’antropologa Ida Magli è precisa sullo scopo finale della globalizzazione: “il Governo unico mondiale. La riduzione all’uguaglianza di comportamento per tutti i popoli: una sola lingua, una sola religione, una sola moneta, una sola identità, una sola cultura, un solo Stato. La “guida” sottostante a quella dei governanti sembrerebbe massonica, in quanto questi sono fin dall’inizio gli ideali massonici”. (4)

Con il Trattato di Schengen hanno eliminato i confini, e ogni Stato ha sempre avuto confini.
Uno Stato non è tale se non possiede un determinato territorio. (5)
L’Italia - continua la dottoressa Magli - non è più uno Stato. Cosa che del resto, è lo scopo primario dell’unificazione europea: l’eliminazione degli Stati”.

American dream
Dal XX secolo gli americani si sentono il centro del mondo, la potenza suprema e il modello da esportare, magari con bombe al fosforo a frammentazione e uranio impoverito.
La loro convinzione non dipende solo dal fatto che possiedono l’esercito più potente al mondo, ma nella visione e convinzione che la loro società è la realizzazione di tutti i sogni degli altri popoli: giustizia, libertà, democrazia, ricchezza, ecc.
La realtà è esattamente il contrario, ma il popolo americano, lobotomizzato e decerebrato da decenni di propaganda radiotelevisiva crede ciecamente in tale modello.
La mission ultima dell’Impero statunitense è il soddisfacimento dei bisogni materiali, tanto sognati ed osannati dalle grandi masse.

Le pellicole di celluloide e la televisione, come detto prima, rappresentano il narcotico sociale perfetto: anestetizzano le menti, fanno evadere dai problemi di tutti i giorni, fanno sognare lo spettatore grazie a illusioni irrealizzabili, trasformando la finzione in realtà e la realtà in finzione.
Una realtà de facto inventata, creata ad arte e impiantata nei cervelli grazie all’immenso potere della suggestionabilità delle immagini e dei suoni.
Quello che vediamo al cinema, per il cervello, è più reale della realtà stessa, e siccome quello che si vede è più bello e meno doloroso, viene accettato con più facilità. Lo schermo diviene una specie di bypass cerebrale che va direttamente a colpire l’inconscio dello spettatore (6)

Jack Warner, uno dei padri della potentissima Warner già agli inizi degli anni Trenta aveva ben chiaro la potenza della macchina propagandistica del cinema: “i film possono e devono giocare una parte importantissima nella crescita culturale ed educativa dell’umanità. Noi dobbiamo sforzarci di fare pellicole che procurino alla gente qualcosa di più di una semplice, oziosa, ora o due di divertimento”.

Tutti i grandi tycoon dei mezzi mediatici avevano compreso fin da sùbito, che i film non rappresentavano solo uno strumento di puro intrattenimento, ma potevano plasmare la società, dare forma alle menti di milioni di persone.

L’invasione mondiale del cinema a stelle e strisce
Nel 1913 negli USA ci sono 20.000 sale di proiezione che vendono 5 miliardi di biglietti ogni anno, portando nelle casse delle industrie 300 milioni di dollari.
Gli Stati Uniti, con circa 120 milioni di abitanti, registrano ogni settimana 110 milioni di spettatori.
Nel 1955 i film americani giungono ad occupare il 75% del tempo-proiezione in Belgio, Danimarca, il 70% in Grecia, Finlandia, il 63% dell’Europa occidentale.
Nel 1993 tali percentuali sono ancora più incredibili: l’americanizzazione del mondo, va avanti, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale a ritmo esponenziale.
Ed è soprattutto qui in Europa che l’invasione hollywoodiana si fa sentire alla grande: quasi il 60% dei programmi televisivi e circa l’80% dei film sono infatti di produzione statunitense.

Il finto antirazzismo
Il soggetto principale di migliaia di chilometri di pellicole hollywoodiane è non a caso l’antirazzismo.
Se questa potrebbe a prima vista apparire una funzione utile, l’antirazzismo americano non mira a proteggere le differenze razziali, mira invece all’annullamento delle stesse razze, del diverso, come espressione non solo fisica (negro, indiano, ebreo, giallo, ecc.), ma anche come sistema di valori.
In pratica è la negazione radicale del diverso.
Esattamente la copia di quello che hanno messo in pratica qui in Europa, con la nascita dell’euro: cancellando la diversità, l’economie, la storie e le monete nazionali, siamo tutti uguali, perché è proprio nell’uguaglianza che avviene l’assimilazione.
Il modello razziale, cioè il modello di valori da imporre a tutti gli altri nel mondo, vuoi con la forza e la conquista (guerre), vuoi con la manipolazione mentale (cinema e televisione) è quello WASP: White Anglo Saxon Protestants.
Loro conservano la propria identità, perché loro assorbono, o meglio, omologano le altre razze.

Le major hollywoodiane
Le principali e miliardarie industrie filmiche, vengono chiamate anche major e sono rappresentate da cinque colossi Five Biggest o Big Five: Paramount (Zukor), Warner Bros (Warner), Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox) e RKO; e da tre un po’ più piccoli, ma sempre potenti, Three Smaller o Little Three: Universal (Laemmle), Columbia (F.lli Cohen) e United Artists.

Paramount
Cronologicamente, la prima delle major, per così dire, di “prima classe”, è la Paramount, casa fondata e diretta per vent’anni dall’ebreo Adolph Zukor, nato nel 1873 a Ricse in Ungheria, figlio di un pellicciaio benestante.
Ecco in sintesi il pensiero di Zuckor: “ve lo dico come ungherese, come ebreo, come artista e come filosofo. Gli uomini vogliono anche sognare. Hanno bisogno dei loro sogni. Ebbene, noi fabbricheremo dei sogni, sogni in serie, sogni divertenti, che costano poco. Voi mi prestate 5000 dollari e in pochi anni ne avrete 500.000. Osservate la gente, vuole delle illusioni”.

La gente vuole illusioni, paga per avere le illusioni e loro li creano.
Il potere commerciale della Paramount è sempre stato basato sul sistema del blocco (block bookin, noleggio in blocco), cioè un sistema che costringe i gestori delle sale ad affittare non il solo film desiderato, ma una lista completa di pellicole.
Nel 1929 la casa, acquista dalla seconda grande compagnia radiofonica CBS, il 49% delle azioni in cambio di azioni Paramount del valore di 5 milioni di dollari.
Nel 1935, dopo la bancarotta, Leonard Goldenson riorganizza la major come Paramount Pictures Inc., la cui presidenza viene assunta dal banchiere John Otterson e il capo studio è Emanuel Cohen.

Nell’ottobre del 1966 la Paramount viene assorbita da un conglomerato industriale-finaziario: la Gulf & Western Industries, e un accordo con la MCA, proprietaria della Universal Films, porta alla fondazione della CIC, Cinema International Corporation, per la distribuzione di film sul mercato internazionale, che diviene in breve la prima casa del settore, arrivando a gestire fino ad un terzo del mercato complessivo.
Nel settembre 1994 la Paramount Communcations viene comperata per 10 miliardi di dollari dal gruppo televisivo di Boston, Viacom, proprietaria dei canali MTV. L’obiettivo è formare, dopo Time-Warner, News Corporation e Walt Disney, il quarto colosso dell’entertainment americano.
Il trust Viacom-Paramount International è un conglomerato che controlla 12 stazioni televisive, 14 radio, 3593 negozi d videocassette (Blockbuster) e 1927 sale cinematografiche.
Nel settembre 1999 Viacom acquista la CBS (14 tv e 160 radio) per 34,5 miliardi di dollari  arrivando a controllare e gestire 200 siti internet, MTV, 138 reti via cavo, 200 canali tv tradizionali e 144 emittenti radio.

Universal
Carl Laemmle emigrato negli States dalla Germania, ha fatto di tutto: impiegato in un negozio all’ingrosso e poi in un magazzino, contabile di un gioielliere e poi di un mercante di bestiame, venditore di quotidiani domenicali per arrotondare le entrate. A Chicago nel 1906 apre il suo primo teatro, dopo tre anni, è il più potente distributore di pellicole filmine degli Stati Uniti. La sua nuova società inizia una dura lotta giudiziaria contro il Trust di Edison che si concluderà nel 1915 con la sconfitta e lo smembramento dell’oligopolio fondato dall’inventore della lampadina.
A marzo del 1910 è proprio il tedesco ad imprimere una svolta storica nella cinematografia mondiale, inaugurando l’era dello star system. Fino ad allora infatti gli attori e le attrici erano poco noti al grande pubblico. Nasce così anche il gossip.
Nel 1912 aiutato dal cognato Isadore Bernstein, Laemmle fonda la Universal Pipe Fitting o Universal Film Manufacturing Company che poi diventerà Universal Studios e la sede viene trasferita a Hollywood.
Nel 1990 il conglomerato nipponico Matsushita Electric Industrial rileva la MCA e l’Universal Pictures per 6,5 miliardi di dollari. Successivamente, per 5,7 miliardi di dollari il controllo passa alla Seagram del canadese Edgar Bronfoman e poi Bronfman Jr che già possiede il 19% del gruppo Time-Warner.
Infine nel giugno 2000, per fronteggiare i tre colossi CBS-Viacom (Paramount), NewsCorp-Bertelsmann (Twentieh) e AOL-TimeWarner (Warner Bros), la Seagram (Universal) si fonde con Vivendi, il maggior gruppo francese Vivendi-Universal.

20th Century-Fox
Wilhelm Fried, diventato successivamente William Fox, è nato nel 1879 a Tulchva in Ungheria. Dopo aver lavorato come foderatore di cappelli per la Solomon & Son, con l’aiuto del finanziare Sol Brill, acquista il suo primo locale e nel giro di poco tempo arriva a possedere 25 locali di proiezione cinematografica.
La ditta Fox inizia nel 1913 a produrre cortometraggi a New York e nel New Jersey. Girati una cinquantina di film, nel 1916 si trasferisce nell’Eldorado californiano, Hollywood.
La Fox Film Corporation diviene il primo conglomerato filmico e nel 1927 conta mille sale di proiezione. Nello stesso anno la Fox acquista la maggioranza azionaria della Loew’s Incorporated, la società finanziaria tramite la quale ottiene il controllo della MGM, costituendo la nuova Fox-Loew la più grande società dell’industria del cinema.
Nel 1935, dopo la grande Depressione, la Fox si fonde con la 20th Century Pictures Incorporated.

MGM: Metro Goldwyn Mayer
Louis (Lazar) Burt Mayer
dopo aver commercializzato in rottami di ferro, nel 1912 si associa con Ben Stern e con Adolph Mayer per costituire la Louis B. Mayer Film Company con sede a Boston.
Mayer, proprietario di una catena di locali diffusa soprattutto nel New England, entra nel grande giro della distribuzione.
Nel frattempo Samuel Goldwyn, che ha lasciato la Paramount nel 1919 fonda con i fratelli Edgar e Arch Selwyn la Goldwyn Pictures.
Il terzo polo della futura MGM è Marcus Loew e la sua Loew’s Incorporaed, società di distribuzione che inizia acquistando la Metro Pictures

Nel 1924 Loew fonda con Goldwyn la Metro-Goldwyn Productions e si trasferisce a Hollywood. A maggio dello stesso anno nasce la famosissima MGM, Metro Goldwyn Mayer che diventerà il complesso cinematografico più grande del mondo: una stazione ferroviaria, un porto e anche una giungla. Ma quello che ha caratterizzato la MGM rispetto le altre major, era la presenza delle star (Greta Garbo, Clark Gable, Spencer Tracy, Joan Crawford, Judy Garland e moltissimi altri).
Tra il 1964 e il 1967 uno dei maggiori azionisti Philph Levin, vende le sue azioni che vengono comperate da Edgar Bronfman della Universal, dando il via alla dissoluzione della major.
Nel 1969 la MGM finisce nella mani del finanziere armeno Kirk Kerkorian e questo nel 1986 la cede a Ted Turner per 1,5 miliardi di dollari.
Ad acquistare la grande industria produttrice di sogni è nel 1991 l’italiano Giancarlo Parretti, accompagnato e aiutato dal finanziere Floro Fiorini, noto alle cronache per lo scandalo del Banco Ambrosiano e della loggia P2.
Per concludere le vicissitudini della major, nel 2004 spiazzando la Time-Warner, la Sony Corporation rileva la MGM per ben 5 miliardi di dollari, accaparrandosi così di fatto una libreria di 4100 pellicole, tra le quali ben 200 Premi Oscar.

Warner Bros
La Warner Bros, prende appunto il nome dai fratelli Warner: Sam (Samuel), Jack, Albert (Abraham) ed Harry.
Dopo aver iniziato la loro attività nel 1917 con una piccola sala di proiezione, divengono in breve direttori della catena teatrale First National e fondano la vera e propria compagnia.
Nel 1923 acquistando la Viagraph Company, proprietaria di un brevetto di registrazione sonora che accompagna i film muti, la Warner diviene, grazie alla rivoluzione sonora, una tra le più affermate major di Hollywood.
Nel 1989 la Warner si fonde con il gruppo editoriale Time generando un mostro gigantesco Time-Warner, il più potente conglomerato multimediale del mondo.

Columbia
Possiamo dire che è la prima delle cosiddette piccole major, anche se per piccolo non si vuole sminuirne la portata.
La Columbia deriva dalla Cohn Brothers e poi CBS Film Sales Corporation, di proprietà di Harry Cohn e dal fratello Jack (derivato da Jacob).
Dopo varie vicissitudini, negli anni Settanta per sopravvivere alla crisi, deve vendere gli studios e fondersi con la Warner. Negli anni Ottanta passa alla Coca-Cola ma è solo nel 1989 che la Columbia Pictures si fonda con la Tri-Star Pictures per formare il Motion Pictures Group.
Nel 1991 la compagnia cambia nome in Sony Pictures Entertainment con Columbia e Tri-Star come società sussidiarie di produzione filmica.

RKO
L’ultima delle grandi case è nata nel 1928 col nome di Radio-Keith-Orpheum Radio Pictures anche se le sue origini risalgono agli inizi del secolo. Sorge dalla Film Booking Offices of America Incorporated, dalla KAO Keith-Albee-Orpheum Corporation e dalla RCA Radio Corporation of America del potentissimo gruppo Rockefeller.

I finanziatori
I veri padroni di questi oligopoli multimediali sono sempre stati e lo sono ancora oggi, i grandi imperi finanziari:

- Rockefeller (agente statunitense dell’impero europeo dei Rothschild);
- Morgan (che dopo la morte del fondatore JP Morgan e il Glass-Steagall Act del 1933 che scinde le banche di deposito da quelle di affari, l’istituto si biforca in JP Morgan e Morgan Stanley & Co.);
- Kuhn, Loeb & Co.;

La seconda metà dell’Ottocento è proprio il periodo basilare nella nascita delle principali lobbies e industrie del pianeta. Nascono non solo le imprese cinematografiche, ma praticamente sorgono le più importanti industrie di ogni genere: farmaceutiche, acciaio, agro-alimentari, petrolifere-energetiche, ecc.
La nascita di questi colossi è stata permessa dalle banche d’affari dell’epoca che hanno finanziato.
Quali erano queste banche? Risponde Carrol Quigley, docente di storia a Princeton e Harvard: “i nomi di talune di queste banche ci sono famigliari, e dovrebbero esserlo anche di più. Sono i Baring, Lazard, Erlanger, Warburg, Schroder, Seligman, Speyer, Mirabaud, Mallet, Lazard, e soprattutto i Rothschild e i Morgan”. Di queste 12 banche, ben 9 erano di proprietà ebraica, e se teniamo conto che Morgan era un agente americano dei Rothschild, il numero sale a 10.

Secondo il The American Jewish Experience, le principali banche americane di origine ebraica alla fine del XIX secolo erano: J.S. Bache, Hellman, Sears & Roebuck, Goldman & Sachs, R.H. Macy, Abraham & Strauss, Albert Loeb, J.W. Seligman, S.W. Straus, Wertheim, Steinhardt, Lewisohn, Guggenheim, Kuhn & Loeb, Speyer, Belmont, Hallgarten, Lehman, Heidelbach & Ickelheimer.
Le sei maggiori case hollywoodiane, l’oligopolio che controlla e gestisce ancora oggi la filmografia a livello planetario, non solo sono state fondate con i soldi delle banche ebraiche qui sopra elencate, ma tutte sono nate da imprenditori ebrei: Paramount (Zukor), Warner Bros (Warner), Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox), Universal (Laemmle), Columbia (F.lli Cohen).

“Al giorno d’oggi sei produttori decidono in merito al novanta per cento delle sceneggiature e montano il novanta per cento dei film”. Frank Capra, regista

Tratto dal libro di Gianantonio Valli: "Trafficanti di sogni: Hollywood, creatura ebraica", ed. Effepi

 

Note

[1]Trafficanti di sogni. Hollywood, creatura ebraica”, Giantonio Valli, ed. Effepi
[2] Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, frase celebre tratta dal romando “La fattoria degli animali” del 1947 di George Orwell
[3] Idem, pag. 264
[4] Intervista alla d.ssa Ida Magli dal “Civico20 News” di Torino. 2 marzo 2011, www.bdtorino.net
[5] Idem
[6] Idem, pag. 285

Tratto da http://www.nutrizionenaturale.org/alimentazione-zucchero-killer-silenzioso/

Fino ad alcuni anni fa consideravo lo zucchero come un componente energetico e salutare della nutrizione, molto utile per la muscolatura e per il funzionamento del cervello. Poi ebbi modo di conoscere:

Il procedimento di produzione
"Dalla barbabietola o dalla canna da zucchero viene estratto il succo zuccherino grezzo che è sottoposto a complesse trasformazioni industriali.
Per la prima depurazione viene fatta l'aggiunta di latte di calce che ne provoca la perdita e la distruzione di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio.
In seguito il prodotto viene trattato con anidride carbonica per eliminare la calce che è rimasta in eccesso, quindi subisce ancora un trattamento con acido solforoso per eliminare il colore scuro. Successivamente viene sottoposto a cottura, raffreddamento, cristallizzazione e centrifugazione.
Si arriva così allo zucchero grezzo.
Nella seconda fase di lavorazione, lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno).
Il prodotto finale è una bianca sostanza cristallina che non ha più nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza e viene venduta per dolcificare gli alimenti".

Alcuni dati significativi:
Negli Usa gli zuccheri costituiscono una delle maggiori fonti di calorie per la nutrizione.
La crescita nel consumo  di zuccheri negli ultimi 300 anni è impressionante:

- nel 1700 il consumo annuo pro capite è stato di 1,8 Kg-
- nel 1800 il consumo annuo pro capite è stato di circa 8 kg-
- nel 1900 il consumo pro capite annuo è salito a 40 Kg-
- nel 2009 il 50% degli americani ha consumato in media oltre gli 8o Kg di zucchero all'anno.

I casi di diabete dalla fine del 1800 ad oggi sono passati da 3 casi su 100.000 persone a 8.000 sempre su 100.000 persone.
Dalla fine del 1800 ad oggi, si è passati dal 3,4% di persone obese al 32%. Va poi aggiunto un altro 33% di persone in sovrappeso.
Ciò significa che i 2/3 degli americani attualmente sono a rischio di gravi patologie e devono ricorrere a medici nutrizionisti, diete alimentari, palestre cure mediche e medicine che spesso non funzionano e a volte sono solo dannose.

Quanto zucchero si consuma in Italia
In Italia da diversi anni viene registrato un consumo medio annuo pro capite pressochè costante di 25 kg. ma, l'esperienza ci insegna che con il tempo anche noi italiani seguiamo i comportamenti americani.

Un dato che fa riflettere.
Fino agli anni '70 in Italia si consumava il 60% di zucchero semplice acquistato nei negozi mentre il 40% proveniva da alimenti confezionati.
Oggi le proporzioni si sono invertite per cui si assume prevalentemente zucchero contenuto nei cibi elaborati, in particolare dall'industria.
Certamente non ci rendiamo conto di quanto zucchero è contenuto nei cibi largamente pubblicizzati e destinati sopratutto ai bambini ed ai ragazzi.
E' una buona abitudine quella di leggere gli ingredienti riportati sulle etichette applicate ai prodotti che acquistiamo: troveremo delle belle sorprese (non solo per il glucosio, il destrosio, il fruttosio, il saccarosio, il maltosio  ...........in essi contenuto).
Spesso occorre una certa attenzione per scovarli poichè sono scritti con caratteri molto piccoli o ben nascosti.

Cosa provoca il consumo di zucchero nel nostro organismo?
L'assunzione di zuccheri semplici, con l’alimentazione, innalza rapidamente i livelli di glucosio nel sangue (glicemia).
Un normale livello di glicemia è utile per fornire l'energia al nostro corpo ed al cervello ma, livelli elevati scatenano molte reazioni negative.
La più conosciuta è l'aumento dell'insulina che viene prodotta dal nostro organismo per evitare che gli zuccheri nel sangue raggiungano livelli di tossicità pericolosi.

Cosa provoca l'aumento dell'insulina?
Trasforma gli zuccheri sottratti al sangue in glicogeno il quale viene immagazzinato nel fegato come riserva energetica stimola la produzione di grassi saturi a partire da zuccheri favorisce l'accumulo di grassi saturi nel tessuto adiposo.
Impedisce l'utilizzo dei grassi presenti nel nostro corpo.
Con l'assunzione degli zuccheri semplici ad alto indice glicemico, si verifica un immediato picco nella quantità di insulina prodotta dal pancreas; questa abbassa repentinamente la glicemia, per cui compare lo stimolo della fame e inizia un circolo vizioso che vanifica quasi tutte le diete che vengono adottate.
Soprattutto le diete che raccomandano di eliminare i grassi a favore dei carboidrati (vedremo come i farinacei ad alto contenuto di amido siano trasformati in zuccheri) non hanno possibilità di funzionare in quanto gli zuccheri vengono comunque trasformati in grasso e depositati nel tessuto adiposo.
Vedremo nelle prossime newsletters che la demonizzazione di tutti i grassi nelle diete costituisce un falso mito.

Ma l'utilizzo degli zuccheri semplici provoca anche altri danni
Per poter essere assimilato e digerito, lo zucchero bianco ruba al nostro corpo vitamine e sali minerali (in particolare il Calcio e il Cromo) per ricostituire almeno, in parte, quell'armonia di elementi distrutta dalla raffinazione.
Le conseguenze di tale processo digestivo sono la perdita di calcio nei denti e nelle ossa, con l'indebolimento dello scheletro e della dentatura.
Ciò favorisce la comparsa di malattie ossee (artrite, artrosi, osteoporosi, ecc.) e delle carie dentarie che affliggono gran parte della civiltà occidentale.

Cosa provoca lo zucchero bianco iper raffinato a livello intestinale?
Provoca processi fermentativi con la produzione di gas, tensione addominale e l'alterazione della flora batterica con tutte le conseguenze che ciò comporta.

I  pericoli dell'abitudine al consumo di zuccheri raffinati sono provati:

  • riduzione delle difese immunitarie,
  • aggravamento dell'asma,
  • acidificazione del nostro corpo,
  • peggioramento delle malattie cardiache, del diabete, dei calcoli biliari, dell'ipertensione, delle artriti, di alcuni tipi di cancro....... in definitiva accorcia la vita.

E' sorprendente anche lo studio di un medico inglese ricercatore in psichiatria, Malcolm Peet, che ha riscontrato un forte legame fra l'elevato consumo di zucchero e malattie mentali come la depressione e la schizofrenia.

Un altro grave pericolo: il fruttosio
Il nome riporta all'immagine del prodotto sano derivato dalla benefica frutta ma in realtà lo troviamo spesso come sciroppo di fruttosio che viene ricavato dal mais (quasi sempre transgenico negli USA) con un processo che lo priva di ogni principio vitale come le vitamine, gli enzimi, i sali minerali e tutti i fitonutrienti capaci di ridurne gli effetti metabolici nefasti.
Lo sciroppo di fruttosio viene impiegato nella produzione delle bevande gassate, succhi di frutta e molti prodotti industriali e preparati dietetici sic!
Diversamente dal saccarosio (zucchero bianco da cucina), chimicamente, le molecole di fruttosio e glucosio non sono legate fra di loro per cui vengono assorbite immediatamente  e vanno direttamente al fegato e trasformate in grassi.

Robert Lustig, professore nella Divisione di Endocrinologia dell' Università della California, ha svolto un ottimo lavoro sul metabolismo degli zuccheri che ha messo in luce i disastri causati dall'eccessivo consumo di fruttosio:

  • aumento dell'acido urico che è in stretta relazione con l'obesità, con l'elevata pressione arteriosa, le malattie cardiache, le malattie renali
  • appesantimento del fegato con il rischio di serie patologie con danneggiamenti simili a quelli dovuti all'abuso di alcol.
  • inganna il sistema di regolazione dello stimolo della fame e della sazietà; porta alla insulino-resistenza e non fa abbassare la grelina (ormone della fame scoperto solo una decina di anni fa) e non fa aumentare la leptina (ormone della sazietà) si è portati  ad assumere molto cibo
  • aumento dell'obesità con l'accumulo del grasso principalmente nella pancia e la comparsa della tipica forma dell'abituale bevitore di birra.

Negli USA il fruttosio è considerato il primo fattore che contribuisce all'obesità.
La quantità massima giornaliera da assumere dovrebbe essere inferiore ai 25 grammi e, per coloro che sono in sovrappeso, inferiore ai 15 grammi (conteggiando anche il fruttosio che troviamo nella frutta).

In quali alimenti troviamo lo zucchero?
Non solo nei dolci e nelle bevande gassate ma ormai in quasi tutti i cibi elaborati, trasformati e confezionati. Si trova anche negli hamburger, nei wurstel, nelle salse come il ketchup, nella senape, nella worchester sauce, in molti tipi di pane, nei cibi in scatola o in quelli precotti......... etc.
Ricordarsi di leggere con attenzione gli ingredienti indicati nelle confezioni anche se scritti con caratteri piccolissimi e difficili da trovare.
Ovviamente lo zucchero è anche contenuto nella frutta e in minor parte nella verdura ma legato a tantissime sostanze vitali come le fibre, le vitamine, i sali minerali, gli enzimi, e molti altri fitonutrienti che ne attutiscono gli effetti negativi.
Tuttavia anche la frutta e certi ortaggi ricchi di zuccheri o amidi come le patate e le carote, vanno consumati con moderazione.

Una ulteriore minaccia  per la salute dello zucchero: l'acido urico
Lo zucchero  provoca un aumento di acido urico il quale, oltre a danneggiare i reni e aumentare la pressione arteriosa, può portare ad una infiammazione cronica con conseguenze anche gravi come l'ictus e altre malattie.
Oltre 3000 articoli su studi scientifici, mettono in relazione l'aumento dell'acido urico con molti dei mali dell'attuale periodo.
Negli Usa i livelli medi dell'acido urico dall'inizio del secolo scorso sono passati da 3,5 ml/dl a 6,5 ml/dl alla fine dello stesso secolo.
Se pensiamo che livelli di acido urico superiori a 5,5 ml/dl mettono a rischio la salute, possiamo credere che il consumo elevato di zucchero costituisce una delle cause principali dei nostri mali, invecchiamento precoce e morte prematura.
Craig Thompson, direttore del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center in New York, è convinto che "molte cellule pre-cancerose, non raggiungerebbero mai le mutazioni che li trasformano in tumori maligni se non fossero guidate dall'isulina a utilizzare e metabolizzare sempre più zucchero dal sangue".

Cosa succede con gli edulcoranti dietetici polioli ?
Gli edulcoranti (o dolcificanti) polioli sono sostanze che conferiscono un sapore dolce agli alimenti. Non sono considerati degli additivi, ma sono comunque sostanze chimiche estranee alla normale composizione degli alimenti.
I polioli hanno un potere edulcorante uguale o leggermente inferiore allo zucchero ma apportano meno calorie. Si tratta di sostanze ottenute per idrogenazione di alcune specie vegetali.

I polioli più conosciuti sono:

- Sorbitolo (E420) - La sua assunzione non ha solitamente effetti collaterali, ma siccome il sorbitolo non viene assorbito, può causare gas, gonfiore di pancia, crampi, e diarrea (se si superano giornalmente circa  i 20 gr).

- Mannitolo (E421) -  Non è pericoloso per la salute, essendo un carboidrato a tutti gli effetti, è facilmente gestito dal nostro organismo. Può causare disturbi gastrici tra cui flatulenze e diarrea se consumato in quantità superiore alle dosi massime consigliate di 50 grammi al giorno. Ha un potere dolcificante  pari a circa la metà di quello dello zucchero comune ed un potere calorico del 50% in meno per cui non vi sono particolari vantaggi con il suo impiego.

- Xilitolo (E967) - Al momento non sono stati accertati effetti dannosi alla salute. Tuttavia è da utilizzare con cautela poichè alcuni studi hanno evidenziato che, come tutti i polioli, determina un aumento dell'acido ossalico e causa la formazione di calcoli nei ratti.

- Isomalto (E953) - Adatto a chi ha problemi di diabete per il suo basso impatto sul livello di glucosio nel sangue - ha metà delle calorie dello zucchero comune può causare disturbi intestinali se consumato in quantità superiori ai 20 gr. al giorno .

- Maltitolo (E965)- Ha il 75% della dolcezza del saccarosio e il  60% del potere calorico. Crea effetti gastrici, in quanto pur essendo meno dannoso se comparato ad altri polialcoli, è usato in grosse quantità dall'industria del cibo grazie alla sua somiglianza al saccarosio, portando il consumatore ad un consumo che eccede le quantità raccomandate. Resta non adatto per chi soffre di diabete.

Gli alcoli dello zucchero come il sorbitolo e lo xilitolo  contribuiscono a prevenire la carie per cui sono usati nella produzione di caramelle e di gomme da masticare.

Cosa succede con i dolcificanti artificiali
Tutti abbiamo sentito parlare di saccarina di aspartame e altri, spesso indicati con allettanti nomi commerciali, considerati come sostituti dello zucchero e destinati ai diabetici o a coloro che devono ridurre il loro peso corporeo o non vogliono ingrassare.
Ho sempre creduto fosse un'ottima soluzione! Ma è proprio così?

Vediamo quali sono i principali dolcificanti artificiali
Aspartame - E951
- è il dolcificante sintetico più noto e controverso, il cui potere dolcificante è 200 volte maggiore rispetto a quello dello zucchero comune. Questa sostanza non esercita effetti metabolici sulla glicemia, quindi può essere utilizzata anche dai soggetti diabetici. La dose giornaliera ammissibile è di 40 mg/kg di peso corporeo. L’aspartame si trova in centinaia di alimenti: oltre che nei prodotti "light", è contenuto anche in bibite gassate, dolciumi, gomme da masticare, caramelle e farmaci.
Quando l’organismo metabolizza l’aspartame, si formano acido aspartico, fenilalanina e metanolo. Quest’ultima sostanza può indurre effetti indesiderati quali emicranie e reazioni allergiche.
In merito, da diverse fonti si considera l'Aspartame come una minaccia per la salute umana, anche più pericolosa dell'utilizzo del fruttosio, e viene associato a difetti nei neonati, cancro (pricipalmente del cervello), alzaimer e aumento del peso corporeo. L'approvazione da parte della FDA viene considerata come un'operazione poco chiara intrapresa dalla Searle e dalla Monsanto (proprietaria dei diritti sull'Aspartame).

- Saccarina - E954 - molto conosciuta , è una sostanza che non viene metabolizzata dal nostro organismo e che non fornisce calorie. Il suo potere dolcificante risulta fino a 500 volte superiore a quello dello zucchero, mentre il suo retrogusto è piuttosto amaro. Non aumenta la glicemia, quindi è adatta anche ai diabetici.
Negli anni Settanta del secolo scorso, alcuni studi condotti sugli animali avevano insinuato il dubbio che la saccarina potesse essere cancerogena, ma nessuna ricerca svolta su esseri umani ha mai confermato tali dubbi. La dose giornaliera accettabile è di 2.5 mg/kg di peso corporeo.
In rari casi, il consumo di saccarina può provocare manifestazioni allergiche, orticaria, diarrea, dispnea, tachicardia. Questo dolcificante è controindicato durante la gravidanza, l’allattamento e nei primi tre anni di vita. Alcuni studi hanno di recente dimostrato che il dolcificante è un fattore di rischio per tumori che colpiscono diversi tipi di organo dei topi. Sarà necessario verificare se questi rischi interessino anche l'uomo.

- AcesulfameK - E950 - è un altro edulcorante sintetico di largo utilizzo nei cibi per diabetici, nelle bevande gassate e nei prodotti per l’igiene orale, è una sostanza dotata di un potere dolcificante 200 volte superiore a quella dello zucchero comune. L’acesulfame K non viene metabolizzato dall’uomo, quindi viene espulso attraverso le urine senza aver subito modifiche, non apporta calorie e non ha influenza sulla glicemia. La dose giornaliera assimilabile ammonta a 9 mg/kg di peso corporeo.Contiene cloruro di metilene DCM. L'esposizione per lunghi periodi al DCM può provocare mal di testa, depressione,nausea, confusione mentale, disturbi alla vista, al fegato e ai reni.
Se ci si attiene alle dosi raccomandate, l'Acesulfame K è considerato ufficialmente sicuro dal punto di vista tossicologico, ma se ne sconsiglia l’utilizzo in caso di gravidanza e allattamento.

Pur essendo controverse le deduzioni e le convinzioni, senza abbracciare la tesi che tutti i dolcificanti artificiali sono da considerarsi veleni, credo che tali edulcoranti debbano essere totalmente evitati e che i dolcificanti polioli debbano essere utilizzati con molta prudenza.

Ma cosa si può fare per stare meglio e prevenire molte malattie ?
Risulta evidente, senza alcun dubbio, che per allontanare i rischi malattie come il diabete, le malattie cardiache, il cancro e tanti altri problemi per la propria salute, occorre adottare uno stile di vita sano dove l'eliminazione dello zucchero in tutte le varie forme è fondamentale.
Il modo più facile per diminuire l'assunzione di zuccheri è quello di eliminare tutte le bevande dolci compresi i succhi di frutta (le spremute fresche vanno bene), e tutti i cibi elaborati industrialmente.
E' una buona regola assumere esclusivamente gli zuccheri necessari al funzionamento del proprio corpo solo da fonti naturali quali la frutta e la verdura tenendo conto che non si dovrebbero superare i 25 grammi al giorno di fruttosio.
Se proprio dobbiamo dolcificare degli alimenti, è preferibile utilizzare, con molta moderazione il miele, lo zucchero grezzo di canna oppure anche il glucosio. Il glucosio tutto sommato viene utilizzato direttamente dalle cellule del nostro corpo e non scatena i disastri metabolici del fruttosio.

Un dolcificante naturale poco conosciuto è la Stevia ricavato dalle foglie dell'omonima pianta e utilizzata da secoli dai popoli dell'America Latina.
L'Unione Europea (EFSA) il 14 aprile 2010 ha approvato l'uso della Stevia come Food Additive, così come la Svizzera e tutti Paesi latino-americani.
Ha un potere dolcificante da 150 a 250 volte quello del comune zucchero ed ha zero calorie: potrebbe rappresentare la migliore alternativa per dolcificare senza andare incontro agli effetti negativi dello zucchero e degli edulcoranti in genere.

IMPORTANTE: abituiamoci a leggere la composizione dei cibi in etichetta e informiamoci sui componenti o additivi con nomi sconosciuti: quando non riusciamo a trovarli evitiamo di acquistare l'alimento! E' una buona abitudine che ci porterà a scegliere i cibi consapevolmente evitando quelli che possono danneggiare la nostra salute nel tempo


di Mike Adams

Studio shock: Le mammografie sono una bufala medica, oltre un milione di donne americane danneggiate da “trattamenti” non necessari per tumori che non hanno mai avuto.
La mammografia è una crudele bufala medica. Come ho descritto qui su Natural News più di una volta, lo scopo principale della mammografia non è “salvare” donne dal cancro, ma reclutarle come falsi positivi per spaventarle e portarle a sottoporsi a trattamenti costosi e tossici come la chemioterapia, le radiazioni e la chirurgia.
Il “piccolo sporco segreto” dell'industria del cancro è che proprio gli stessi oncologi che terrorizzano le donne con la falsa credenza di avere un cancro sono quelli che realizzano enormi profitti vendendo loro i chemioterapici. Il conflitto di interessi e l'abbandono dell'etica nell'industria del cancro lascia senza fiato.
Ora, un nuovo studio scientifico ha confermato esattamente quello da cui ho messo in guardia i lettori per anni: la maggior parte delle donne con “diagnosi” di cancro tramite mammografia non hanno mai avuto il cancro, ed è solo l'inizio.
Il 93% delle “diagnosi precoci” non ha alcun beneficio per il paziente
Questa è la conclusione del pionieristico studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. (1)

“Abbiamo riscontrato che l'introduzione dello screening ha portato 1,5 milioni di donne alla diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale” scrive il co-autore dello studio Dr. Gilbert Welch.
Ora, a prima vista questa potrebbe sembrare una buona notizia. Potreste pensare “Beh, la diagnosi precoce salva delle vite, proprio come ci hanno detto Komen e le associazioni no-profit riguardo il cancro”. Ma sbagliereste. Come scoperto dal team del Dr. Welch, virtualmente non vi è stata riduzione degli stadi terminali del cancro alla mammella a partire da tutte queste diagnosi precoci, e questo significa che alla maggior parte delle donne a cui è stato detto di avere il cancro alla mammella dopo una mammografia è stato mentito.

Così continua il dottore:
“Abbiamo scoperto che ci sono state solo 0,1 milioni di donne in meno con una diagnosi di cancro alla mammella in fase terminale. La discrepanza significa che c'è stata molta diagnosi inutile ed esagerata: a più di un milione di donne è stato detto di avere un cancro in fase iniziale –molte delle quali hanno subito chirurgia, chemioterapia o radiazioni per un cancro che non le avrebbe mai fatte stare male. Anche se è impossibile sapere chi siano queste donne, il danno è evidente e serio".

Si, lo è. Infatti, se fate il calcolo, 0,1 milioni di donne in meno con un cancro in fase terminale rispetto ad 1,5 milioni di diagnosi precoci significa che si ha avuto un falso positivo nel 93% dei casi; questo significa che non si sarebbe in ogni caso arrivati alla fase di cancro terminale.

Chemioterapia, radiazioni e chirurgia oncologica sono in gran parte bufale

Secondo quanto detto dagli scienziati, “il cancro alla mammella è stato over-diagnosticato (cioè sono stati trovati tumori in fase di screening ma questi non avrebbero mai portato a sintomi clinici) in almeno 1,3 milioni di donne americane negli ultimi 30 anni.”

Gli oncologi di queste donne hanno mentito: “se non acconsentite al trattamento, morirete entro sei mesi” (o due anni, o qualsiasi tipo di scansione fraudolenta essi usino).

Sotto la minaccia di questa paura, la maggior parte delle donne si piegava e acconsentiva a iniziare il trattamento – spesso nello stesso giorno della falsa diagnosi. Questo cosiddetto trattamento consiste in una iniezione di sostanze chimiche mortali che fanno la fortuna degli oncologi che le vendono ai loro stessi pazienti. Si, è così: le cliniche oncologiche e i centri di trattamento del cancro fanno profitti enormi sui chemioterapici che vendono ai loro pazienti – gli stessi pazienti che spaventano e dirigono verso il trattamento con mammografie falsamente positive.

Ignorando il quasi totale fallimento della mammografia da un punto di vista scientifico, la propaganda continua a spingere verso questa tecnica in maniera assordante. Come il Dr. Welch spiega in questo articolo del New York Times (2):

Nessun altro test clinico è stato tanto pubblicizzato come la mammografia – gli sforzi sono andati oltre la persuasione e sono arrivati alla coercizione. E chi la proponeva ha usato le più fuorvianti statistiche di screening a disposizione: i tassi di sopravvivenza. Una recente campagna Komen esemplifica questo aspetto: in breve, dite a chiunque che ha il cancro, e i tassi di sopravvivenza aumenteranno a dismisura.

Komen for the cure, ovviamente, è stata scoperta a mentire sui presunti “benefici” della mammografia (3). Il loro trucco statistico frega la maggior parte delle donne, tristemente, e le convince a subire chemioterapie tossiche per un cancro alla mammella che non hanno mai avuto.

Lo starnazzare dell'oncologia moderna

Quando le donne iniziano una chemioterapia per un cancro che non hanno iniziano anche a sperimentare quello che gli oncologi chiamano “sintomi del cancro”. I capelli cadono. L'appetito scompare. I muscoli si atrofizzano. Diventano deboli, confuse e cronicamente stanche. Il dottore del cancro dice poi loro “devi essere forte per sopportare tutto questo mentre le medicine fanno effetto”

Pure chiacchiere! Potreste fare meglio invocando il voodoo o semplicemente sperando di guarire. Perché tutto quel che gira attorno all'esperienza del cancro nella medicina moderna –la diagnosi, il trattamento, le autorità sanitarie-- è maliziosamente fabbricato per generare un profitto all'industria del cancro.

“Migliori” tecnologie portano a più falsi positivi

Non c'è miglior esempio delle chiacchiere della medicina moderna che quello dell'industria del cancro. Armato con le ancora-più-precise macchine per la mammografia, il tasso di falsi positivi ha sfondato il soffitto.

Come il Dr. Welch scrive sul New York Times (4):

Sei anni fa, un follow up a lungo termine di un trial randomizzato mostrò come un quarto dei tumori riscontrati con lo screening fosse un caso di over-diagnosi. Questo studio rifletteva le potenzialità dei macchinari degli anni 80. I nuovi macchinari digitali riscontrano molte più anormalità e le stime dell'over-diagnosi sono salite compatibilmente: ora siamo probabilmente tra un terzo e metà dei tumori diagnosticati con questa metodica.

Capito la storia? Molte delle diagnosi di cancro da mammografia sono false. Ma sono un'ottima tecnica di terrorismo per trovare donne-adepte a quello che può solo che esser chiamato “culto del cancro” dove vengono manipolate fino ad auto avvelenarsi con le medicine. Verranno più tardi chiamate “sopravvissute al cancro”, se il veleno non riuscirà ad ucciderle.

Queste sopravvissute al cancro, ovviamente, sono vittime di un malizioso culto medico che io chiamo “culto di Komen”. In quasi tutti i casi non è stato il cancro ad ucciderle, ma il trattamento!

Il culto di Komen

Le persone di oggi storcono il naso al suicidio di massa del 1978 del culto di Jim Jones pensando “come è possibile che i membri siano stati tanto stupidi da avvelenarsi a morte da soli?”

Guardatevi attorno gente, perché l'industria del cancro ha preso la stessa formula di quel culto e l'ha moltiplicata per un milione. Il “culto di Komen” è una versione moderna del culto suicida di Jim Jones. Si tratta di un culto dove le persone “credono” nella promessa di salvezza di un indottrinamento chimico ma che in realtà si vedono dare morte, dolore, sofferenza e umiliazione. (Molti chirurghi oncologici hanno letteralmente amputato mammelle a seguito di diagnosi falsamente positive, sfigurando quelle donne per il resto della vita).

Una delle caratteristiche chiave di questo culto è l'adorazione dell'auto-mutilazione. Non si tratta solo di donne che vengono manipolate fino a farsi amputare le mammelle dai chirurghi; si tratta anche di donne manipolate fino a farsi iniettare veleni mortali che distruggono i loro reni, i loro fegati e i loro cervelli. L'effetto collaterale numero 1 della chemioterapia, peraltro, è il cancro.

Come ogni culto, quello dell'industria del cancro spinge su una propaganda carica di contenuto emotivo e su simboli potenti (i fiocchi rosa). Milioni di donne vengono innocentemente intrappolate in manifestazioni e raccolte fondi, apparentemente senza indizio del fatto che la maggior parte dei soldi per le “cure” finisce col pagare altre mammografie e quindi altre false diagnosi che costringeranno ancora più donne a cadere nel racket.

Così, le stesse donne che partecipano alle raccolte fondi in questi eventi promossi dal culto dei fiocchi rosa, stanno partecipando a pagare le macchine per le mammografie che recluteranno altre donne nello stesso culto tramite diagnosi inutili seguite da “campagne di paura e terrore” portate avanti dagli oncologi. Quel che oggi l'industria del cancro sta facendo è, senza mezze misure, un crimine contro le donne. Si tratta anche di una forma di mutilazione culturale nei confronti delle donne, più o meno come abbiamo visto con gli Aztechi, i Maya e varie culture africane durante il corso della storia.

Il culto di Komen è un'operazione criminale? Quasi certamente. Su base scientifica? Neanche per sogno. Non esiste nulla di scientifico nella moderna industria del cancro se non la scientifica manipolazione delle paure e delle emozioni femminili. Quel che manca a Komen e all'industria in campo etico, scientifico o dei fatti viene ampiamente bilanciato dalle tattiche di influenzamento linguistico, di coercizione e di deliberata menzogna sui benefici della mammografia.

L'industria del cancro non è un business della cura del cancro, in fin dei conti; di fatto è il business della propaganda del culto del cancro. Come spiega il Dr.Welch:

I sostenitori dello screening incoraggiano il pubblico a credere in due cose false e conosciute come tali. Primo, che ogni donna che ha avuto il cancro diagnosticato con una mammografia ha avuto la sua vita salvata (pensate a quelle T-shirt con scritto “La mammografia salva le vite. Io ne sono la prova”). La verità è che queste “sopravvissute” sono molto più probabilmente vittime di over-diagnosi.

Così, tutte quelle donne che marciano indossando le T-Shirt rosa che dicono “la mammografia salva la vita” stanno in realtà dichiarandosi come vittime incoscienti di una campagna scientifica mirata alle donne e tesa a spaventarle e portarle verso trattamenti che non necessitano e che le mutileranno con farmaci tossici o bisturi chirurgici.

Se quelle magliette dicessero la verità, dovrebbero dire “Sono sopravvissuta all'industria del cancro”.

La grande domanda in tutto questo, ovviamente, è: per quanto tempo la cultura occidentale continuerà a vivere sotto l'influenza del culto di Komen? Quanti altri milioni di donne dovranno sacrificarsi sotto le chiacchiere della mammografia e la truffa dell'oncologia moderna?

Ma soprattutto, perché le famiglie consentono alle loro madri, figlie, zie e nonne di essere avvelenate e mutilate proprio davanti ai loro occhi standosene sedute ascoltando le finte autorità mediche che di fatto praticano nulla più che chiacchiere?

L'oncologia moderna è il medioevo della medicina occidentale

Verrà il giorno, come ho predetto più volte, in cui la moderna pratica della chemioterapia verrà relegata nei libri di storia come malasanità insieme al respirare vapori di mercurio o al rimuovere chirurgicamente organi del corpo per curare malattie psichiatriche. Fino a quel giorno, un numero incalcolabile di donne innocenti verrà ingannato e portato alla mutilazione, all'intossicazione chimica e alle radiazioni da dottori malvagi che francamente non si interessano minimamente di quante donne mutilano o uccidono fintanto che questo viene loro rimborsato.

Questa è la verità sull'industria del cancro che non sentirete da Komen (né da qualsiasi altro adepto del culto del fiocco rosa).

La conclusione dagli autori dello studio

Nonostante il sostanziale incremento delle diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale, lo screening mammografico ha solo marginalmente ridotto il numero di donne che si presentano con un cancro avanzato. Anche se non è chiaro quali fossero le donne realmente affette, questo squilibrio suggerisce una sostanziale over-diagnosi in circa un terzo delle nuove diagnosi e che lo screening ha, nella migliore delle ipotesi, solo un minimo effetto sui tassi di morte da carcinoma alla mammella.

Mike Adams

Fonte: www.naturalnews.com

Link: http://www.naturalnews.com/038099_mammograms_false_positives_overdiagnosis.html

NOTE

1) http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1206809?query=featured_home&&

2) http://www.nytimes.com/2012/11/22/opinion/cancer-survivor-or-victim-of-overdiagnosis.html?_r=1&

3) http://www.naturalnews.com/036711_Komen_for_the_Cure_mammography_fraud.html

4) http://www.nytimes.com/2012/11/22/opinion/cancer-survivor-or-victim-of-overdiagnosis.html?_r=0

Marcello Pamio

Mohandas Karamchand Gandhi (1869-1948), è stato un importante politico e guida spirituale per l’India.
Il mondo lo ricorda come il padre della nonviolenza, strutturalmente esile, magro, anzi magrissimo a causa dei suoi digiuni. Ma non è sempre stato così…
Nonostante il riconoscimento universale a simbolo della pace, Gandhi da giovane la pensava molto diversamente: era a favore della violenza, e stando a quello che scrive, era pure grasso!
All’età di 18 anni va a studiare da avvocato a Londra, e qui si adatta alle abitudini malsane dei britannici, indugiando nel cibo e ammalandosi come la maggior parte dei sudditi.
Poi accadde qualcosa nella sua vita che cambiò per sempre il suo destino: ricevette un libro...
«Quarant’anni fa, mentre attraversavo una grande crisi di scetticismo e dubbio, incappai nel libro di Tolstoi ‘Il Regno di Dio è dentro di voi’, e ne fui profondamente colpito. A quel tempo credevo nella violenza. La lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo credente nell’ahimsa (non violenza)».
Del Leone russo ce ne siamo occupati nel nr. 25 di Effervescienza (novembre 2010).
Il grande Lev Nikolàevič Tolstòj impiegò tre anni per scrivere questo capolavoro sconosciuto e l’unica edizione italiana fu quella dei F.lli Bocca nel 1894, oramai rarissima.
«Mai nessuna opera mi è costata tanta fatica», confidò Leone al fedele discepolo e segretario Certkov.
Gandhi ne ricevette in regalo da un amico una copia nel 1894, e la sua vita cambiò.
Fece di questo libro il suo vademecum, a tal punto che se lo portò con sé in prigione nel 1908 e ne regalò una copia con tanto di dedica al suo carceriere!

Ecco cosa scrive Gandhi dello scrittore russo:
«Fu l’uomo più veritiero della sua epoca. Fu il più grande apostolo della nonviolenza che l’epoca attuale abbia dato. Nessuno in Occidente, prima o dopo di lui, ha parlato e scritto della nonviolenza così ampiamente e insistentemente, e con tanta penetrazione e intuito.
La vita di Tolstoi, con il suo amore grande come l’oceano, dovrebbe servire da faro e da inesauribile fonte di ispirazione, per inculcare in noi questo vero e più alto tipo di ahimsà»
Il senso di questo lavoro è far conoscere il pensiero di Gandhi per quello che concerne la salute e malattia. Il testo in corsivo è il suo pensiero come riportato nel suo libro “Guida alla salute”.

Medicine e malattia
Viviamo nella fatale illusione che nessun male si possa curare senza medicine. Questo concetto ha nociuto all’umanità più di molti altri mali.
E’ indubbiamente necessario di curare i nostri mali, ma non sono mai le medicine che possono riuscirvi. Alcune medicine sono soltanto inutili; ma altre riescono veramente dannose.
Un ammalato che ingurgita dei medicinali commette la stessa pazzia di chi, volendo pulire una casa, si mettesse a coprire il sudiciume che vi s’è accumulato. Più copriamo le immondizie, e più rapidamente procede la putrefazione. Nel corpo umano si verifica esattamente lo stesso caso.
Le indisposizioni, le malattie, non sono altro che un ammonimento della Natura, la quale ci avverte che le immondizie si sono andate accumulando in questa o in quella parte del corpo, e sarebbe certamente cosa saggia lasciar fare alla Natura invece di coprire il sudiciume a forza di medicine.
Quelli che prendono delle medicine non fanno altro che intralciare il compito della Natura.
La maggior parte dei mali sono curati assai meglio dalla Natura che dalle medicine, e il dottor Masongood arriva perfino a dire che i medici han fatto più vittime che la guerra, la carestia e la pestilenza assieme unite.
E’ pure provato dall’esperienza che le malattie, aumentano in proporzione all’aumento del numero dei medici in un dato paese.

Corpo, anima e spirito
Corpo e spirito, sono così intimamente legati fra loro che l’uno patisce, non può a meno di soffrirne anche l’organismo tutto.
Il corpo che alberga una mente inferma non può a meno d’essere malato. Ne viene di conseguenza che un carattere puro è la base della salute; i pensieri cattivi e le male passioni sono che varie forme di malattia.
Tutte le varie attività dell’organismo dipendono dalla circolazione del sangue. Esso estrae dagli cibo gli elementi nutritivi, elimina i rifiuti per mezzo dell’intestino, e così mantiene il calore del corpo. Il principale agente purificatore del sangue è l’aria.
Senza dubbio alcuno l’aria impura dà origine alle malattie nel novantanove per cento dei casi. Ne viene di conseguenza che il vivere e lavorare all’aria aperta è il mezzo migliore per evitare d’ammalarsi. Non c’è medico al mondo che possa rivaleggiare con l’aria fresca.
Aria e luce sono intimamente legate, o meglio compenetrate fra loro, che tanto val dir qui senz’altro alcune parole intorno alla luce. La luce è indispensabile alla vita quanto l’aria stessa. Dove la luce non penetra, l’aria non può mai essere pura!

Il cibo
E’ indiscutibile che gli uomini mangiano soprattutto per soddisfare il palato, senza fermarsi a vagliare gli effetti del cibo sull’organismo.
L’uomo non è nato per mangiare, né per questo scopo deve vivere. La nostra vera missione è conoscere e servire il Creatore; ma siccome a questo servizio è strumento necessario il corpo, così dobbiamo nutrirlo per mantenerlo in vita.
Gli animali che vivono secondo Natura, in piena libertà, non muoiono mai di fame: fra loro non vi sono ricchi e poveri, non v’è chi muore d’inedia e chi mangia tre o quattro volte al giorno. Queste anomalie esistono soltanto fra noi, esseri umani.
La natura non ha mai riposo, non manca mai al proprio dovere, non conosce ozio; tutto il lavoro è compiuto alla perfezione e con puntualità assoluta. Se organizzeremo la nostra vita in armonia alle immutabili leggi della Natura, vedremo che in tutto il vasto mondo non vi sarà più chi patisca la fame. E poiché la natura provvede sempre quel tanto di cibo che è necessario per tutti gli esseri umani, ne viene di conseguenza che chi consuma più cibo di quanto normalmente spetta, defrauda un altro dalla parte di cui ha diritto.
Quindi tutto quello che mangiamo soltanto per soddisfare la gola deve necessariamente nuocere alla nostra salute.
La dieta di frutta è la migliore, poi c’è quella vegetale, in cui comprendiamo tutti gli ortaggi e i cereali.
Io oso considerare il latte come uno dei cibi da escludersi e questo lo dico basandomi sulla mia esperienza personale. Inoltre la purezza del latte dipende dal foraggio di cui si nutre la mucca e dalle sue condizioni di salute. L’uomo che beve latte di mucca avrà la salute della mucca stessa.
Il mangiar zucchero per sé stesso è una follia; i troppi dolci indeboliscono i denti e guastano lo stomaco.

Digiuno ed esercizio fisico
E’ di estrema importanza il masticare in modo veramente completo; così facendo si estrae il massimo di nutrimento dal minimo possibile di cibo.
La sola parte utile del nostro cibo è quella che viene assimilata dal sangue; il resto non fa che ingombrare l’intestino.
I nostri saggi antenati hanno prescritto frequenti digiuni come doveri religiosi. Infatti, anche dal solo punto di vista igienico, sarà altamente benefico il digiunare almeno una volta ogni quindici giorni.
Il moto è per l’uomo una necessità vitale, come l’aria, l’acqua, il cibo, perché non vi può essere perfetta salute senza moto, senza attività ben regolata.

Gravidanza e allattamento
Le donne che abitano in città conducono una vita contro natura: cibi, vesti, abitudini in generale offendono le leggi naturali della vita semplice e sana.
Se la donna in gravidanza non accoglie in sé che pensieri d’amore per tutto quanto v’è di nobile e di buono, il suo bambino manifesterà le stesse tendenze; se, invece si lascia trascinare alla collera e ad altre cattive passioni, il bimbo le erediterà inevitabilmente. Perciò durante i nove mesi di gravidanza, ella deve dedicarsi costantemente ad opere buone, liberarsi da ogni angustia e timore, non ammettere pensieri o sentimenti cattivi, togliere dalla sua vita tutto ciò che sia non verità profonda e non perdere un momento solo in parole oziose o in opere vane.
S’intende che la donna incinta deve mantenere il corpo puro come la mente, respirando aria fresca e libera in gran copia, mangiando cibi semplici e sani, e anche di questi solo quel tanto che può digerire con facilità. Se segue tutti i consigli già dati quanto alla dieta, ecc. non avrà alcun bisogno di ricorrere ai medici.
E’ stretto dovere del marito di astenersi da ogni litigio con sua moglie durante questo periodo e di condursi in modo da renderla serena e felice. Per nessun motivo, poi, si deve mai darle alcuna medicina.
Per il bambino, poiché la sua salute dipende interamente da quella della madre, bisogna curare la dieta e le abitudini con attenzione speciale.
Se il bambino è indisposto, bisogna studiare le condizioni di salute della madre; dargli delle medicine equivarrebbe ad assassinarlo, perché la sua delicata costituzione non può reggere alla loro azione tossica.
Finché la madre ha latte sufficiente, il bimbo va nutrito esclusivamente con quello, poi gradatamente bisogna abituarlo ad una dieta di frutta, per far sì che il sangue si mantenga puro fin da principio.

Conclusione
Noi non siamo che il riflesso dell’universo che ci circonda; tutte le caratteristiche del mondo esterno si ritrovano nelle profondità dell’anima nostra.
Quando cambieremo natura, il mondo intorno a noi si trasformerà inevitabilmente. E’ questo il grande mistero della creazione di Dio, questo è il segreto della vera felicità.
La nostra felicità dipende esclusivamente da ciò che siamo, e non mai dai casi della vita, né dai nostri rapporti con altre persone.
Se desideriamo la salute per poterci concedere piaceri e svaghi di ogni genere, o per vantarci della bellezza del nostro corpo e considerarlo come fine a sé stesso, allora davvero sarebbe assai meglio che avessimo corpi informi e corrotti.
Il corpo non può esserci veramente utile se non in quanto lo consideriamo come il tempio di Dio e ce ne serviamo per il culto divino, altrimenti non è altro che un vaso immondo d’ossa, di carne, di sangue; e l’aria e l’acqua che ne escono, sono peggiori del veleno.
Il nostro corpo può essere un fedele servitore, ma quando diventa il padrone, la sua potenza di male non conosce più limiti. In noi si svolge una lotta incessante fra Satana e l’anima nostra che entrambi vorrebbero reggere il nostro corpo. Se l’anima vince, il corpo diviene un possente istrumento di bene, ma se nella lotta la vittoria tocca al demonio, esso non è più che un letamaio da cui pullula il vizio.
Quelli che trasformano un palazzo in una latrina o viceversa, raccoglieranno certo i frutti della loro colpevole follia.
La vera felicità è impossibile senza la vera salute, e la vera salute è impossibile a chi non sa rigidamente vincere la gola. Quando avremo disciplinato il palato, tutti gli altri sensi cadranno automaticamente sotto il dominio della nostra volontà. E chi domina i propri sensi ha realmente dominato il mondo intero, è giunto a far parte di Dio!


Marcello Pamio

Un medico illuminato. Un ebreo scampato all’Olocausto. Un’emicrania invalidante. Una dieta in grado di curare tutto, anche il tumore.
Qual è il comun denominatore di tutte queste cose? Max Gerson, un medico tedesco nato nel 1881 in Polonia e morto a New York nel 1959.
Per parlare dello straordinario Metodo Gerson approfitto di una recente intervista radiofonica che ho fatto su Gamma 5 a Margaret Straus, una delle poche persone al mondo che più hanno diritto di parlare del Metodo: Gerson era suo nonno!

Gentile Margaret cosa ci può dire di suo nonno?
Mio nonno Max Gerson aveva una grande istruzione classica di medicina.
Ricordiamo che all’inizio del Novecento la Germania era un paese leader nel campo medico e scientifico.
Quindi ha avuto una delle migliori istruzioni dell’epoca, con grandi professori.
Sicuramente Gerson avrebbe preso la strada dell’insegnamento universitario se non fossero accadute nella sua vita fondamentalmente due cose. La prima è stata la Grande Guerra, la seconda è che dall’età di 25 anni soffriva di allergie e tremende emicranie a grappolo così intense che doveva chiudersi una stanza buia per qualche giorno ogni settimana, con nausee e vomito.
Siccome non poteva vivere in quella maniera, leggeva, studiava, chiedendo anche ai suoi professori, ma il tutto inutilmente. Fino al giorno in cui lesse un articolo di una signora che aveva risolto il suo stesso problema con la dieta. A questo punto Gerson s’illuminò e volle provare sulla sua pelle, anche perché tutto il discorso aveva una sua logica: quello che mettiamo dentro il nostro corpo sotto forma di alimenti, tutto quello che digeriamo, determina l’equilibrio biochimico interno.
Quindi eliminò tutto iniziando con quello che all’epoca era considerato l’alimento più leggero: il latte! Prese solo latte vaccino per alcuni giorni, e il suo problema di salute invece di migliorare si aggravò. Da questa esperienza, e ragionando fino in fondo, prese coscienza che infatti nessun animale in natura beve latte dopo lo svezzamento, e quello che bevono non è mai latte di un’altra specie animale. Così eliminò il latte dalla sua dieta per sempre. E’ bene precisare che nella Terapia Gerson (come del resto in quella molto valida di Johanna Budwig) viene aggiunta, dopo circa 6-12 settimane, una piccola dose di yogurt e quark biologico senza grassi. Secondo la sua ricerca questo era importante per evitare carenze del sistema immunitario.
Il Dottor Gerson era allergico al latte e in ogni caso una dieta di solo latte vaccino non poteva che essere dannosa.
A questo punto ragionò sulla dieta degli animali più vicini all’uomo, i primati. Le scimmie si nutrono esclusivamente di frutta e verdura.
Siccome nella Germania del XX secolo il frutto più comune era la mela, il dottor Gerson iniziò a mangiare solo questo frutto.
Incredibilmente e forse inaspettatamente, mangiare mele gli fece sparire completamente l’emicrania! A questo punto, a poco a poco, alle mele aggiunse lentamente un alimento alla volta, e tutto quello che gli dava fastidio lo eliminava per sempre.
Alla fine è rimasto solo con una dieta a base di frutta e verdura.
Il dottor Gerson, oltre ad essere felice, era finalmente rinato: la sua emicrania era sparita.
Quando dei pazienti andavano da lui con il problema del mal di testa, Gerson consigliava la strada che aveva guarito lui e ogni volta, la sua dieta per l’emicrania funzionava anche per le altre persone. In particolare un paziente che soffriva di emicrania e di tubercolosi della pelle, dopo qualche settimana della dieta Gerson, tornò e oltre all’emicrania gli era sparito anche il problema alla pelle.
Fu così che lentamente Gerson, giorno dopo giorno, paziente dopo paziente, estese la sua dieta a qualsiasi altro problema di salute, anche alla tubercolosi polmonare, che in quegli anni mieteva tantissime vittime.
Mio nonno guarì dalla tubercolosi polmonare la moglie del grande dottor Albert Schweitzer, medico, musicista, filantropo, filosofo, biblista e Premio Nobel per la pace.
Già all’epoca furono pubblicati oltre 500 articoli sulla cura della tubercolosi con la dieta di Gerson.
A questo punto mio nonno comprese una cosa importantissima: la dieta non curava una malattia, ma dava al corpo il necessario per ripristinare il meccanismo di autoguarigione. Era per così dire una terapia metabolica, in grado di ripristinare tutti i sistemi del corpo, in grado di curare tutte le altre patologie (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, ecc.).
L’organismo umano ha molti sistemi all’interno del corpo: immunitario, ormonale, nervoso, ecc. e se questi funzionano bene, perché nutriti bene e non intossicati, l’uomo torna in perfetta salute.
Il corpo quindi non guarisce selettivamente, il corpo guarisce tutto. Se viene alimentato bene e soprattutto disintossicato da veleni e tossine, è in grado di guarire praticamente da tutto.

In pratica cos’è il Metodo Gerson?
La terapia agisce simultaneamente su quattro livelli. La prima fase è una alimentazione a base di vegetali biologici in grado di fornire tutto quello che serve all’organismo. La seconda è la disintossicazione che si realizza somministrando ai pazienti notevoli quantità di succhi di frutta e verdura biologica fresca che stimolano l’eliminazione attraverso i reni e un gran numero di clisteri al caffè. I succhi freschi contribuiscono anche alla terza parte della terapia, perché aiutano il corpo a ottenere tutte le sostanze nutrienti essenziali, i minerali, le vitamine.
Per le prime sei settimane vengono eliminate tutte le proteine di origine animale e tutti gli alimenti industriali, quelli conservati e pieni di additivi e chimica varia, per permettere al pancreas di tentare di sopprimere e digerire il tessuto canceroso. I succhi inoltre stimolano il fegato e reni ad eliminare le tossine accumulate. La quarta fase è l’integrazione: trattamento epatico di sostegno sotto forma di ioduro organico e inorganico, notevoli quantitativi di una combinazione di tre sali di potassio in soluzione al 10% (acetato, gluconato e fosfato monobasico di potassio), enzimi pancreatici e vitamina B3.
Nell’alimentazione una cosa molto importante da sapere è il rapporto tra sodio e potassio.
Noi abbiamo bisogno di una alimentazione molto alta in potassio e bassa in sodio. Il cervello per esempio richiede molto potassio perché questo favorisce lo sviluppo differenziato, mentre il sodio promuove la crescita rapida.
La frutta e la verdura coltivate in un terreno ottimale (biologico) contengono molto potassio e poco sodio, esattamente quello che serve al corpo umano. Mentre nei terreni fertilizzati e pregni di chimica i frutti, oltre ad essere tossici e pieni di veleni, sono gonfi di acqua perché il terreno è ricco di sodio e povero di potassio…
L’industrializzazione fa il resto: ad ogni passaggio viene aggiunto sodio.

Parliamo dei clisteri: quando suo nonno iniziò a sperimentare l’enteroclisma al caffè?
Non tutti sanno che nel famoso Manuale della Merck, la cosiddetta bibbia della medicina ufficiale, almeno fino agli Settanta esisteva la voce “clisteri di caffè”. Quindi la tecnica era considerata anche dalla medicina. Poi stranamente (dicono ‘per problemi di spazio’) la voce è stata fatta sparire… e oggi non se ne parla più.
I clisteri di caffè si conoscono da ben prima della Grande Guerra.
Non è una leggenda metropolitana che durante la guerra, i soldati feriti che avevano bisogno di antidolorifici usavano la morfina tramite i clisteri, con l’aggiunta di caffè. Il caffè che non mancava al fronte, arrivava con i treni, e i poveri medici per stare svegli ne bevevano a litri.
Quando la morfina per via della guerra iniziò a scarseggiare, i clisteri vennero fatti, forse per disperazione, solo con acqua e caffè. Ma incredibilmente l’effetto antidolorifico rimaneva.
Fu a questo punto che due medici incuriositi, ne studiarono l’effetto, pubblicando uno studio.
Il dottor Gerson lesse esattamente questo studio…
In pratica scoprirono che la caffeina, presa per via emorroidale apre i dotti biliari permettendo una espulsione di bile, che depura profondamente l’organismo.

Facciamo un po’ di gossip: quanti clistere al caffè si fece il dottor Gerson?
Questa è una cosa molto simpatica che non dico spesso, ma il dottor Gerson non si fece mai un clistere al caffè! Anche perché con la sua dieta andava in bagno già molte volte.
Ha iniziato ad usare i clisteri al caffè nei casi di cancro perché clinicamente notava che le persone cancerose avevano sempre un fegato assai intossicato. Il regime che usava mio nonno a base di succhi di frutta e verdura fresche (circa dieci succhi suddivisi nell’arco della giornata), provoca il rilascio di tossine dalle cellule e dai tessuti e queste tossine devono uscire il più velocemente possibile dal fegato. I clisteri servono proprio a questo: far uscire con la scarica le tossine rapidamente.
Recenti scoperte, che mio nonno non poteva conoscere, hanno dimostrato che la caffeina introdotta nel retto aumenta del 600% la produzione di un enzima chiamato glutatione. Questo enzima è una delle sostanze più potenti dal punto di vista antiossidante: combatte i radicali liberi e distrugge le cellule tumorali.

Le scoperte del dottor Gerson hanno oramai oltre 80 anni, eppure oggi la medicina ufficiale non considera l’alimentazione. Perché secondo lei nelle università non si studia nutrizione in maniera corretta?
E’ semplice: tutte le scuole di medicina sono nelle mani dell’industria farmaceutica. Grosse fondazioni finanziano la ricerca privata ma non la prevenzione.
Vi racconto un aneddoto curioso: qualche anno fa c’è stata una grossa fondazione in Texas che avrebbe donato 1 miliardo di dollari a chi avesse trovato una cura efficace per cancro e diabete.
Subito mia mamma Charlotte Gerson e mio fratello Howard Straus raccolsero tutto il materiale e inviarono la documentazione, riportando numerosi casi di persone con tumore e diabete guariti. All’inizio i responsabili della fondazione sembravano interessati e incuriositi, a tal punto da invitarli nella sede texana, ma quello che venne fuori ha dell’incredibile: nel bando del concorso c’era scritto che la cura non poteva essere dovuta ad un ‘cambiamento di stile di vita’.
In pratica stavano cercando una sostanza chimica da brevettare per poter guadagnare molti miliardi di dollari...
La realtà è questa: a nessuno interessa una cura dietetica e di stile di vita, perché non è brevettabile e quindi non si può vendere.

Parliamo degli importantissimi succhi di frutta e verdura.
I succhi giocano un giocano un ruolo fondamentale nel Metodo Gerson.
Il dottor Gerson era convinto che se le verdure venivano macinate e mescolate prima di essere pressate, spremute, i nutrienti venivano esaltati dalla presenza della mela.
L’acido malico presente nelle mele aumenta la potenza dei nutrienti delle verdure.
Questo è il motivo per cui nei 10 succhi che ogni giorno la persona deve bere vi è sempre questo importante frutto.

Quante persone sono guarite con il Metodo Gerson?
Il numero esatto non lo sappiamo ma si tratta di migliaia. Nelle cliniche gersoniane che si trovano in Messico e a Budapest, le cartelle cliniche parlano chiaro.
Mio nonno guarì, oltre a persone normalissime, anche personaggi come Giorgio V, il dottor Albert Schweitzer, Marlene Dietrich, la Signora Clemenceau, il Cancelliere Dollfuss, ecc.
Perché questi grandi personaggi della storia sono andati a chiedere aiuto a Gerson invece di andare dalla medicina ufficiale?

Domanda retorica quest’ultima, la cui risposta è scontata.
Un grazie di cuore a Margaret Straus perché la sua missione di far conoscere al mondo il Metodo scoperto da suo nonno è importantissima per tutti noi.
Infine, un grazie di cuore al grandissimo Medico Max Gerson, il quale invece di ricevere l’onorificenza e il riconoscimento universale come genio e benefattore dell’umanità, prima è stato stritolato dalla macchina nazista e poi in America ha subìto una congiura senza precedenti. Gerson è stato isolato, deriso e poi boicottato dai colleghi medici, per invidie e rivalità accademiche e dalle industrie farmaceutiche per gli enormi interessi economici messi a rischio dalla sua scoperta non brevettabile.

Prima ti ignorano,
poi ti deridono,
poi ti combattono.
Infine tu vinci

Gandhi

Per maggiori informazioni “Il Dottor Max”, Giuliano Dego, ed. Aedel e “Guarire con il Metodo Gerson”, Charlotte Gerson e Beata Bishop, ed. Macro

di Peter Phillips

La classe dirigente degli Stati Uniti è oggi dominata da un gruppo neo-conservatore di circa 200 persone che condividono l'obbiettivo comune di imporre sul mondo il potere militare statunitense. Questo Global Dominance Group (Gruppo per il dominio Globale), in cooperazione con le maggiori industrie di appalti militari, è diventato una potente forza nei processi di unilateralismo militare e nelle faccende politiche americane.
Una lunga serie di ricerche sociologiche, documenta l'esistenza di una classe dirigente predominante negli Stati Uniti che stabilisce le linee politiche nazionali e ne determina le priorità. C. Wright Mills, nel suo libro del 1956 sull'elite al potere, ha documentato come la Seconda Guerra Mondiale abbia condensato una terna di poteri degli Stati Uniti, costituita dalle elite aziendali, militari e governative, in una struttura di potere centralizzata, che agisce all'unisono attraverso "alti circoli" di contatto e consenso.

I Neo-conservatori che promuovono il controllo militare mondiale da parte degli Stati Uniti sono adesso nelle posizioni politiche di comando, tramite questi alti circoli. Il magazine Adbusters ha riassunto le posizioni neo-conservatrici come: "La convinzione che la Democrazia , anche se difettosa, è difesa al meglio da un popolo ignorante gonfiato di nazionalismo e religione. Solo uno stato nazionalista militante può impedire l'aggressione umana. Un tale nazionalismo richiede una minaccia esterna e se questa non c'è la si deve fabbricare."
Nel 1992, durante il primo mandato di Bush, Dick Cheney appoggiò Lewis Libby e Paul Wolfowitz che produssero la relazione "Guida alla Pianificazione della Difesa" ("Defense Planning Guidance"), che propugnava il dominio militare degli Stati Uniti sul mondo all'interno di un "nuovo ordine". La relazione chiedeva che gli Stati Uniti accrescessero la superiorità militare e che prevenissero il sorgere di nuovi rivali a sfidarli sul palcoscenico mondiale.

Al termine dell'amministrazione Clinton, i propugnatori del dominio globale diedero vita al Progetto per un Nuovo Secolo Americano - Project for a New American Century (PNAC). Tra i fondatori del PNAC c'erano otto persone affiliate con il primo fornitore della difesa, Lockheed-Martin, e altri sette collegati al terzo fornitore, Northrop Grumman. Dei venticinque fondatori del PNAC, dodici furono in seguito nominati a posizioni di alto livello all'interno dell'amministrazione Bush.
Nel settembre del 2000, il PNAC produsse una relazione di 76 pagine dal titolo Rebuilding America's Defenses: Strategy, Forces and Resources for a New Century. La relazione, analoga a quella del 1992, richiedeva la protezione della Casa Americana, l'abilità di intraprendere più teatri di guerra simultanei, l'assunzione di ruoli di polizia globali, e il controllo dello spazio e dell'informazione elettronica (cyberspace). Affermava che gli anni '90 erano stati una decade di trascuratezza verso la difesa e che gli USA dovevano aumentare le spese militari per conservare la leadership geopolitica Americana nel ruolo di superpotenza mondiale. La relazione riconosceva inoltre che: "il processo di trasformazione sarà probabilmente lungo, in assenza di qualche evento catastrofico e catalizzante quale una nuova Pearl Harbor". Gli eventi dell'11 settembre 2001 sono stati esattamente la catastrofe che gli autori di Rebuilding America' Defenses teorizzavano essere necessari per accelerare un programma di dominio globale. La permanente guerra al terrore che ne è risultata ha condotto a massicce spese per la difesa da parte del governo, l'invasione di due nazioni, e minacce ad altre tre, e la rapida accelerazione dei piani neo-conservatori per il controllo militare del mondo.

Oggi gli Stati Uniti spendono per la difesa quanto tutto il resto del mondo assieme. Il budget del Pentagono per acquistare nuovi armamenti è cresciuto da 61 miliardi di dollari del 2001 a più di 80 miliardi nel 2004. Nello stesso periodo, le vendite della Lockheed Martin sono aumentate di oltre il 30%, con decine di miliardi di dollari nel registro ordini degli acquisti futuri. Dal 2000 al 2004, il valore delle azioni Lockheed Martin è salito del 300%. La Northrup-Grumann ha subito una crescita analoga con i contratti del Dipartimento per la Difesa lievitati da $3.2 miliardi di dollari nel 2001 fino agli 11,1 miliardi del 2004. La Halliburton , di cui Dick Cheney è stato CEO in precedenza, aveva contratti con la difesa per 427 milioni nel 2001. Nel 2003, il valore dei contratti era salito a 4.3 miliardi, e di questi circa un terzo sono stati assegnati senza gara d'appalto.
Oggi, all'inizio del 2006 l 'agenda del Global Dominance Group è ben introdotta all'interno degli alti circoli politici e resa operativa in modo astuto all'interno del Governo USA. Lavorano mano nella mano con i fornitori della difesa, promuovendo lo spiegarsi delle forze militari su oltre 700 basi su tutto il globo.
C'è una differenza importante tra l'auto-difesa dai pericoli esterni e la convinzione nel controllo totale del mondo. Se glielo si chiede, la maggioranza delle persone in USA ha seri dubbi sull'accettabilità morale e pratica di finanziare la dominazione del mondo.
Peter Phillips è un professore di Sociologia all'Università di Sonoma State e direttore del Project Censored a media research organization.
Per un approfondimento dell'agenda del Global Dominance Group vedere: http://www.projectcensored.org/

Nomi e organizzazioni

1. Abramowitz Morton I.; PNAC, NSC, Asst. Sec. of State, Amb. to Turkey, Amb. To Thailand, CISS, Carlyle
2. Abrams, Elliott; PNAC, Heritage, DoS, HU, Special Asst. to President Bush, NSC
3. Adelman, Ken; PNAC, CPD, DoD, DPB, Fox News, CPD, Affairs, Commander in Chief Strategic Air Command, Northrop Grumman, Arms Control Disarmament Agency
4. Aldrige, E.C. Jr.; CFR, PNAC, NSA, HU, HF, Sec. of the Air Force, Asst. Sec. of State, Douglas Aircraft, DoD, LTV Aerospace, WHOMB, Strategic Systems Group, Aerospace Corp.
5. Allen, Richard V.; PNAC, HF, HO, CFR, CPD, DPB, CNN, US Congress, CIA Analyst,CSIS, NSC
6. Amitay, Morris J.; JINSA, AIPAC
7. Andrews, D.P.; SAIC
8. Andrews, Michael; L-3 Communications Holdings, Deputy Asst. Sec. of Research and Technology, Chief Scientist for the US Army
9. Archibald, Nolan D.; Lockheed Martin
10. Baker, James, III, Caryle, Sec. of State (Bush), Sec. of Tres. (Reagan)
11. Barr, William P.; HF, HO, PNAC, CFR, NSA, US Congress, Asst. to the President (Reagan), Carlyle,
12. Barram, David J.; Computer Sciences Corporation, US DoC
13. Barrett, Barbara; Raytheon
14. Bauer, Gary; PNAC, Under Sec. of Ed.
15. Bechtel, Riley; Bechtel
16. Bechtel, Steve; Bechtel
17. Bell, Jeffrey; PNAC, MI
18. Bennett, Marcus C.; Lockheed Martin
19. Bennett, William J.; PNAC, NSA, HU, Sec. of Education
20. Bergner, Jeffrey; PNAC, HU, Boeing
21. Berns, Walter; AEI, CPD
22. Biggs, John H.; Boeing, CFR
23. Blechman, Barry; DoD, CPD
24. Bolton, John; JINSA, PNAC, AEI, DoS, DoJ, Amb. to UN, WH Legis. Counsil, Agency Int'l Devel, Under Sec. State Arms Control-Int'l Security
25. Boot, Max; PNAC, CFR
26. Bremer, L. Paul; HF, CFR, Administrator of Iraq
27. Brock, William; CPD, Senator, Sec. of Labor
28. Brooks, Peter; DoD, Heritage, CPD
29. Bryen, Stephen; JINSA, AEI, DoD, L-3 Network Security, Edison Int'l, Disney
30. Bryson, John E.; Boeing
31. Bush, Jeb; PNAC, Governor of Florida
32. Bush, George H. W., President, Carlyle, CIA Dir.
33. Bush, Wes; Northrop Grumman
34. Cambone, Stephen; PNAC, NSA, DoD, Los Alamos (specialized in theater nuclear weapons issues), Ofc. Sec. Defense: Dir. Strategic Def., CSIS, CSP
35. Chabraja, Nicholas D.; General Dynamics
36. Chain, John T. Jr. Northrup Grumman, Sec. of the Air Force, Dir. of Politico-MilitaryAffairs, DoS, Chief of Staff for Supreme Headquarters Allied Powers Europe, Commander in Chief Strategic Air Command
37. Chao, Elaine; HF, Sec. of Labor, Gulf Oil, US DoT, CFR
38. Chavez, Linda; PNAC, MI, CFR
39. Cheney, Lynne; AEI, Lockheed Martin
40. Cheney, Richard; JINSA, PNAC, JINSA, AEI, HU, Halliburton, Sec. of Defense, VP of US
41. Cohen Eliot A.; PNAC, AEI, DPB, DoD, CLI, CPD
42. Coleman, Lewis W.; Northrop Grumman
43. Colloredo-Manfeld, Ferdinand; Raytheon
44. Cook, Linda Z.; Boeing
45. Cooper, Dr. Robert S.; BAE Systems, Asst. Sec. of Defense
46. Cooper, Henry; CPD, DoD, Heritage, Depty Asst. Sec. Air Force, US Arms Control Disarm. Strategic Def. Initiative, Applied Research Assoc, NIPP
47. Cox, Christopher; CSP, Senior Associate Counsel to the President, Chairman: SEC.
48. Crandall, Robert L.; Halliburton, FAA Man. Advisor Bd.
49. Cropsey, Seth; PNAC, AEI, HF, HU, DoD, Under-Sec. Navy
50. Cross, Devon Gaffney; PNAC, DPB, HF, CPD, HO
51. Crouch, J.D.; CSP, Depty. National Security Advisor, DoD, Amb. to Romania
52. Crown, James S.; General Dynamics, Henry Crown and Co.
53. Crown, Lester; General Dynamics, Henry Crown and Co.
54. Dachs, Alan; Bechtel, CFR
55. Dahlburg, Ken; SAIC, DoC, Asst. to Reagan, WHOMB
56. Darman, Richard G.; Carlyle, Dir. of the US Office of Management and Budget, President Bush's Cabinet, Asst. to the President of the US, Deputy Sec. of the US Treasury, Asst. US Sec. of Commerce
57. Dawson, Peter; Bechtel
58. Decter, Midge; HF, HO, PNAC, CPD
59. Demmish, W.H.; SAIC
60. DeMuth, Christopher; AEI, US Office of Management and Budget, Asst. to Pres. (Nixon)
61. Derr, Kenneth T.; Halliburton
62. Deutch, John; Dir. CIA, Deputy Sec. of Defense, Raytheon
63. Dine, Thomas; CLI, US Senate (Church, Ed. Kennedy), AIPAC, US Agency Int'l Development, Free Radio Europe/Radio Liberty, Prague, Czech Rep., CFR
64. Dobriansky, Paula; PNAC, HU, AEI, CPB, DoS, Army, NSC European/Soviet Affairs, USIA, ISS
65. Donnelly, Thomas; AEI, PNAC, Lockheed Martin
66. Downing, Wayne, Ret. Gen. US Army, NSA, CLI, SAIC
67. Drummond, J.A.; SAIC
68. Duberstein, Kenneth M.; Boeing, WH Chief of Staff
69. Dudley, Bill; Bechtel
70. Eberstadt, Nicholas; AEI, CPD, PNAC, DoS (consultant)
71. Ebner, Stanley; Boeing, McDonnell Douglas, Northrop Grumman, CSP
72. Ellis, James O. Jr.; Lockheed Martin, Retired Navy Admiral and Commander US Strategic Command
73. Epstein David, PNAC, Office of Sec. Defense
74. Everhart, Thomas; Raytheon
75. Falcoff, Mark; AEI, CFR
76. Fautua, David; PNAC, Lt. Col. US Army
77. Fazio, Vic; Northrup Grumman, Congressman (CA)
78. Feith, Douglas; JINSA, DoD, L-3 Communications, Northrup Grumman, NSC, CFR, CPS
79. Feulner, Edwin J. Jr.; HF, HO, Sec. HUD, Inst. European Def. & Strategy Studies, CSIS
80. Foley, D.H.; SAIC
81. Fradkin, Hillel; PNAC, AEI,
82. Frank, Stephen E.; Northrop Grumman
83. Fricks, William P.; General Dynamics
84. Friedberg, Aaron; PNAC, CFR, NSA, DoD, CIA consultant
85. Frost, Phillip (M.D.); Northrop Grumman
86. Fukuyama, Francis; PNAC, CFR, HU
87. Gates, Robert, CIA-dir. NSA, SAIC
88. Gaffney, Frank; CPD, PNAC, Washington Times, DoD
89. Gaut, C. Christopher; Halliburton
90. Gedmin, Jeffrey; AEI, PNAC, CPD
91. Gerecht, Reuel Marc; PNAC, AEI, CIA, CBS
92. Gillis, S. Malcom; Halliburton, Electronic Data Systems Corp
93. Gingrich, Newt; AEI, CFR, HO, DPB, U.S House of Reps., CLI, CPD
94. Goodman, Charles H.; General Dynamics
95. Gorelick, Jamie S. United Technologies Corporation, Deputy attorney general, DoD, Asst. to the Sec. of Energy, National Com. Terrorist Threats Upon the US, DoJ, Nat'l
Security Adv., CIA, CFR
96. Gouré, Daniel; DoD, SAIC, DoE, DoS (consultant), CSP
97. Haas, Lawrence J.; Communications WHOMB, CPD
98. Hadley, Stephen; NSA advisor to Bush, Lockheed Martin
99. Hamre, John J. ITT Industries, SAIC, U. S. Dep. Sec. of Defense, Under Sec. of Defense, Senate Armed Services Committee
100. Hash, Tom; Bechtel
101. Haynes, Bill; Bechtel
102. Hoeber, Amoretta; CSP, Defense Industry consultant, CPD, CFR, DoD
103. Horner, Charles; HU, CSP, DoS, Staff member of Sen. Daniel Patrick Moyihan
104. Howell, W.R.; Halliburton, Dir. Deutsche Bank
105. Hunt, Ray L.; Halliburton, Electronic Data Systems Corp, President's Foreign Intelligence Advisory Board
106. Inman, Bobby Ray; Ret. Adm. US Navy, CIA-Dir, CFR, NSA, SAIC
107. Ikle, Fred; AEI, PNAC, CPD, HU, DPB, Under Sec. DoD, Def. Policy Board
108. Iorizzo, Robert P.; Northrop Grumman
109. Jackson, Bruce; PNAC, NSA, AEI, CFR, Office of Sec. of Def., US Army Military Intelligence, Lockheed Martin, Martin Marietta, CLI, CPD
110. Jennings, Sir John, Bechtel
111. Johnson, Jay L.;General Dynamics, Retired Admiral, US Navy
112. Jones, A.K.; SAIC, DoD
113. Joseph, Robert; Under Sec. of State for Arms Control and Int'l Security Affairs, DoD, CSP, NIPP
114. Joulwan, George A.; General Dynamics, Retired General, US Army
115. Kagan, Frederick PNAC, West Point Military Academy
116. Kagan, Robert; PNAC, CFR, DoS (Deputy for Policy), Washington Post, CLI, editor Weekly Standard
117. Kaminski, Paul G. General Dynamics, Under Sec. of US Department of Defense
118. Kaminsky, Phyllis ; JINSA, CSP, NSC, Int'l Pub. Rel. Society,
119. Kampelman, Max M.; PNAC, JINSA, CPD, Sec. Housing and Urban Development, CPD
120. Keane, John M. General Dynamics, Retired General, US Army, Vice Chief of Staff of the Army, DoD Policy Board
121. Kennard, William, Carlyle, NY Times, FCC
122. Kemble, Penn; PNAC, DoS, USIA
123. Kemp, Jack; JINSA, HF, Sec. of HUD, US House of Reps., CPD
124. Keyworth, George; CSP, HU, Los Alamos, General Atomics, NSC
125. Khalilzad, Zalmay; PNAC, Amb. to Iraq
126. King, Gwendolyn S.; Lockheed Martin
127. Kirkpatrick, Jeane; AEI, JINSA, CFR, CPD, NSA, Sec. of Defense Commission, US Rep. to UN, CLI, CPD, Carlyle
128. Kramer, H.M.J., Jr.; SAIC
129. Kristol, Irving; CFR, AEI, DoD, Wall Street Journal Board of Contributors
130. Kristol, William; PNAC, AEI, MI, VP Chief of Staff '89, CLI, Domes. Policy Adv. To VP, '89
131. Kupperman, Charles; CPD, Boeing, NIPP
132. Lagon, Mark; PNAC, CFR, AEI, DoS
133. Lane, Andrew; Halliburton
134. Larson, Charles R.; Retired Admiral of the US Navy, Northrop Grumman
135. Laspa Jude; Bechtel
136. Ledeen, Michael; AEI, JINSA, DoS (consultant), DoD
137. Lehman, John; PNAC, NSA, DoD, Sec. of Navy
138. Lehrman, Lewis E.; AEI, MI, HF, G.W. Bush Oil Co. partner
139. Lesar, Dave; Halliburton
140. Libby, I. Lewis; PNAC, Chief of Staff to Dick Cheney, DoS, Northrup Grumman, RAND, DoD, House of Rep., Team B
141. Livingston, Robert; House of Rep., CSP, DoJ
142. Loy, James M., Lockheed Martin, Retired US Navy Admiral
143. Malone, C.B.; SAIC, Martin Marietta, DynCorp, Titan Corp., CLI, CPD
144. Martin, J. Landis; Halliburton
145. McCorkindale, Douglas H.; Lockheed Martin
146. McDonnell, John F.; Boeing
147. McFarlane, Robert; National Security Advisor (Reagan), CPD, Bush's Transition Advisory Committee on Trade
148. McNerney, James W.; Boeing, 3M, GE
149. Meese, Edwin; HF, HO, US Attorney General, Bechtel, CPD
150. Merrill, Philip; CSP, DoD, Import-Export Bank of US
151. Minihan, Kenneth A.; Ret. General US Air Force, BAE Systems, DoD, Defense Intelligence Agency
152. Moore, Frank W.; Northrop Grumman
153. Moore, Nick; Bechtel
154. Moorman, Thomas S.; CSP, Aerospace Corporation, Rumsfeld Space Commission, US Air Force: Former vice chief of staff
155. Mundy, Carl E. Jr.; General Dynamics, Retired General, US Marine Corps Commandant
156. Muravchik, Joshua; AEI, JINSA, PNAC, CLI, CPD
157. Murphy, Eugene F.; Lockheed Martin, GE
158. Nanula, Richard; Boeing
159. Novak, Michael; AEI, CPD
160. Nunn, Sam; GE, US Senator, Chairman Senate Armed Services Committee
161. O'Brien, Rosanne; Northrop Grumman, Carlyle
162. Odeen, Philip A.; Defense and Arms Control Staff for Henry Kissinger, TRW, Northrop Grumman
163. Ogilvie, Scott; Bechtel
164. Owens, William, Ret. Adm. US Navy, DPB, Joint Chiefs of Staff, SAIC
165. Perle, Richard; AEI, PNAC, CPD, CFR, NSA, JINSA, HU, DoD, DPD, CLI, Carlyle
166. Peters, Aulana L.; Northrop Grumman, SEC
167. Pipes, Daniel; PNAC, CPD, Team B
168. Podhoretz, Norman; PNAC, CPD, HU, CFR
169. Poses, Frederic; Raytheon
170. Precourt, Jay A.; Halliburton
171. Quayle, Dan; PNAC, VP US
172. Ralston, Joseph W.; Lockheed Martin, Retired Air Force Gen., Vice Chairman of Joint Chiefs of Staff
173. Reed, Deborah L.; Halliburton, Pres. Southern CA. Gas & Elec
174. Ridgeway, Rozanne; Boeing, Asst. Sec. of State- Europe and Canada, Amb. German Democratic Republic, Finland, DoD
175. Riscassi, Robert; L-3 Communications Holdings, UN Command/Korea, Army vice chief of staff; Joint Chiefs of Staff
176. Roche, James; Sec. of the Air Force, CSP, Boeing, Northrop Grumman, DoS
177. Rodman, Peter W.; PNAC, NSA, Asst. Sec. of Defense for Int'l Security Affairs, DoS,
178. Rowen, Henry S.; PNAC, HO, CFR, DPB, DoD
179. Rubenstein, David M.; Carlysle, Deputy Asst. to the President for Domestic Policy (Carter)
180. Rubin, Michael; AEI, CFR, Office of Sec. of Defense
181. Rudman, Warren; US Senator, Raytheon
182. Ruettgers, Michael; Raytheon
183. Rumsfeld, Donald; PNAC, HO, Sec. of Defense, Bechtel, Tribune Co.
184. Sanderson, E.J.; SAIC
185. Savage, Frank; Lockheed Martin
186. Scaife, Richard Mellon; HO, HF, CPD, Tribune Review Publishing Co.
187. Scheunemann, Randy; PNAC, Office of Sec. of Defense (consultant), Lockheed Martin, CLI Founder /Dir., CPD
188. Schlesinger, James ; DoE, Atomic Energy Commission, Dir. CIA, CSP
189. Schmitt, Gary; PNAC, CLI, DoD (consultant), CLI
190. Schneider, William, Jr.; BAE Systems, PNAC, DoS, House of Rep./Senate staffer, WHOMB, CSP, NIPP
191. Schultz, George; HO, AEI, CPD, CFR, PNAC, Sec. of State, Sec. of Treasury, Bechtel, CLI, CPD
192. Shalikashvili, John M.; Boeing, Retired Chairman of Joint Chiefs of Staff, DoD, Ret. Gen. US Army, CFR
193. Sharer, Kevin; Northrup Grumman, US Naval Academy, Ret. Lt. Com. US Navy
194. Sheehan, Jack, Bechtel, DPB
195. Shelman, Thomas W.; Northrup Grumman, DoD
196. Shulsky, Abram; PNAC, DoD
197. Skates, Ronald L.; Raytheon
198. Slaughter, John Brooks; Northrop Grumman
199. Sokolski, Henry; PNAC, HF, HO, CIA, DoD
200. Solarz, Stephen; PNAC, HU, DoS, CPD, Carlyle
201. Spivey, William; Raytheon
202. Statton, Tim; Bechtel
203. Stevens, Anne; Lockheed Martin
204. Stevens, Robert J.; Lockheed Martin
205. Stuntz, Linda; Raytheon, US DoE
206. Sugar, Ronald D.; Northrup Grumman, Association of the US Army
207. Swanson, William; Raytheon, Lockheed Martin
208. Tkacik, John; PNAC, HF, US Senate
209. Turner, Michael J.; BAE Systems
210. Ukropina, James R., Lockheed Martin
211. Van Cleave, William R.; Team B, HO, CSP, CPD, DoD, NIPP
212. Waldron, Arthur; CSP, AEI, PNAC, CFR
213. Walkush, J.P.; SAIC
214. Wallop, Malcolm; Heritage, HU, CSP, PNAC, Senate
215. Walmsley, Robert; General Dynamics, Retired Vice-Admiral, Royal Navy, Chief of Defense Procurement for the UK Ministry of Defense
216. Warner, John Hillard; SAIC, US Army/Airforce Assn.
217. Watts, Barry; PNAC Northrop Grumman
218. Weber, John Vincent (Vin); PNAC, George W. Bush Campaign Advisor, NPR
219. Wedgewood, Ruth; CLI, DoD, DoJ, DoS, CFR
220. Weldon, Curt; House of Rep, CSP
221. Weyrich, Paul; HF, PNAC, US Senate
222. White, John P.; L-3 Communications, Chair of the Com. on Roles and Missions of the Armed Forces, DoD
223. Wieseltier, Leon; PNAC, CLI
224. Williams, Christopher A.; PNAC, DPB, Under Sec. for Defense, Boeing (lobbyist), Northrop Grumman (lobbyist), CLI
225. Winter, Donald C; Northrop Grumman
226. Wolfowitz, Paul; PNAC, HF, HU, Team B, Under-Sec. Defense, World Bank, Northrop Grumman, DoS
227. Wollen, Foster; Bectel
228. Woolsey R. James; PNAC, JINSA, CLI, DPB, CIA (Dir.), Under Sec. of Navy, NIPP
229. Wurmser, David; AEI, Office of VP Middle East Adviser, DoS
230. Yearly, Douglas C.; Lockheed Martin
231. Young, A.T.; SAIC
232. Zaccaria, Adrian; Bechtel
233. Zafirovski, Michael S.; Boeing
234. Zakheim, Dov S.; PNAC, HF, CFR, DoD, Northrup Grumman, McDonnell Douglas, CPD
235. Zinni, Anthony C.; Retired General US Marines, BAE Systems, Commander in Chief US Central Command
236. Zoellick, Robert; PNAC, US Trade Representative, DoS, CSIS, CFR, DOJ

GLOBAL DOMINANCE GROUP: ORGANIZZAZIONI favorevoli
PNAC Project For New American Century
HO Hoover Institute
AEI American Enterprise Institute
HU Hudson Institute
NSC National Security Council
HF Heritage Foundation
DPB Defense Policy Board
CPD Committee on Present Danger
JINSA Jewish Institute of National Security Affairs
MI Manhattan Institute
CLI Committee for the Liberation of Iraq
CSP Center for Security Policy: Institute for Strategic Studies
CSIS Center for Strategic and Int'l Studies
NIPP National Institute for Public Policy
AIPAC American Israel Public Affairs Committee
Team B Presidents Foreign Advisory Board

Agenzie di rilievo e altre organizzazioni
CIA Central Intelligence Agency
DoD Department of Defense
DoS Department of State
CFR Council on Foreign Relations
DoJ Department of Justice
DoC Department of Commerce
WHOMB White House Office of Management and Budget
DoE Department of Energy
DPB Defense Policy Board
DoT Department of Transportation
NSA National Security Agency

D.ssa Antonella Randazzo

La democrazia occidentale nelle sue attuali caratteristiche, è una forma diluita di nazismo o fascismo. Al più è un paravento per mascherare le tendenze naziste e fasciste dell'imperialismo. Perché oggi vi è la guerra, se non per la brama della spartizione delle spoglie del mondo?
Mohandas Gandhi

I governi europei, mossi dall'avidità e dal desiderio di potere, hanno commesso parecchi crimini e genocidi. Hanno massacrato senza pietà milioni di nativi americani, di africani, di asiatici e di australiani. Ad esempio, gli Herero della Namibia vennero avvelenati o impiccati dalle autorità della Germania imperiale, che li considerava "bestie". Gli inglesi fecero lo stesso con molte popolazioni africane ed asiatiche, non esitando a torturare, a violentare e ad umiliare gli indigeni. I campi di concentramento, con tutte le loro mostruosità, nacquero alla fine del XIX secolo, e si moltiplicarono segretamente durante tutte le guerre.

I crimini commessi da Hitler avevano tratto ispirazione da progetti criminali già realizzati da inglesi e americani. Per molti anni ci hanno fatto credere che il nazismo fosse dovuto a ragioni storiche non prevedibili, e che le responsabilità dei crimini nazisti e della guerra fossero esclusivamente sulle spalle di Hitler e dei gerarchi nazisti. Oggi è possibile provare che l'ascesa al potere di Hitler e la successiva preparazione alla guerra furono organizzate e finanziate dall'élite economico-finanziaria britannica e americana.
Nel giro di pochi anni, meno di venti anni, la Germania , uscita da una terribile sconfitta e con un debito di guerra colossale, diventò uno dei più ricchi e forti paesi europei. Dall'ascesa di Hitler, in soli sette anni, la Germania diventò in grado di sfidare militarmente una grande potenza mondiale come la Gran Bretagna. Senza aiuti da parte della grande finanza e delle grandi Corporation questo non sarebbe certamente stato possibile. L'aiuto della grande finanza americana giunse anche per evitare che in Germania si affermasse un governo social-comunista.

I partiti social-comunisti tedeschi erano fra i più forti in Europa, e la classe operaia tedesca era assai determinata. I sindacati avevano centinaia di migliaia di iscritti. Gli operai tedeschi avevano una chiara coscienza dei loro diritti, e sapevano come poterli difendere. Ad esempio, nel 1922, gli operai delle officine Krupp, rifiutarono l'offerta di acquistare delle azioni, e motivarono la loro scelta dicendo: "L'introduzione di queste azioni non può che nuocere agli operai... lo spirito di solidarietà, che solo può assicurare l'avvenire delle classi lavoratrici, sarebbe considerevolmente indebolito dal fatto che alcuni operai si trovino ad avere gli stessi interessi dei padroni."[1]

Negli anni Trenta, il partito comunista e la socialdemocrazia erano la forza più potente della Germania. Alle elezioni del 1930, il partito di Hitler ebbe sei milioni e mezzo di voti, mentre il partito comunista ottenne 4 milioni e mezzo di voti e la socialdemocrazia 8 milioni e mezzo. I due partiti (socialdemocrazia e partito comunista) se messi insieme avrebbero potuto facilmente sconfiggere il nazismo. Ciò nonostante, nel 1933, Hitler giunse al potere, e si vantò di averlo fatto "senza rompere un vetro". Ciò accadde perché gli stalinisti tedeschi preferirono allearsi segretamente con i nazisti, per far cadere il governo socialdemocratico. Uno dei comunisti tedeschi, Jan Valtin, raccontò:

Fu un’alleanza bizzarra, mai proclamata ufficialmente, né riconosciuta dalla burocrazia rossa né da quella marrone, ma comunque un fatto orribile. Molti dei militanti di base del partito resistettero ostinatamente; troppo disciplinati per denunciare apertamente il comitato centrale, essi intrapresero una silenziosa campagna di resistenza passiva, se non di sabotaggio. Tuttavia gli elementi comunisti più attivi e fedeli, io fra loro, andarono oltre con energia per trasformare quest’ultimo Parteibefehl [ordine del partito] in azione. Si concordarono tregue temporanee e unione delle forze da parte dei seguaci di Stalin e di Hitler allorquando scorgevano l’occasione di fare irruzione e interrompere assemblee e manifestazioni del fronte democratico. Durante il solo 1931, partecipai a decine di queste imprese terroristiche d’intesa con i più feroci elementi nazisti. Io e i miei compagni seguivamo semplicemente gli ordini del partito. Descrivo di seguito alcune di queste imprese per qualificare questa alleanza Dimitrov-Hitler e per illustrare ciò che stava accadendo per tutta la Germania in quel periodo.

Nella primavera del 1931, il sindacato socialista dei trasporti aveva indetto un’assemblea dei delegati navali e portuali di tutti i principali porti della Germania occidentale. Il congresso si svolse nella Camera del Lavoro di Brema. Era aperto al pubblico e i lavoratori furono invitati ad ascoltarne lo svolgimento. Il partito comunista mandò un messaggero alla sede del partito nazista, con la proposta di sabotare insieme la conferenza sindacale. Gli uomini di Hitler acconsentirono, come facevano sempre in quei casi. Quando si aprì il congresso, le gallerie erano piene di due o trecento comunisti e nazisti. Io ero responsabile dell’operazione per il partito comunista e un turbolento capo squadrista, di nome Walter Tidow, per i nazisti. In meno di due minuti, ci eravamo accordati per il piano di azione. Appena la conferenza dei socialdemocratici fu ben avviata, mi alzai e lanciai uno sproloquio dalla galleria. Dall’altra parte della sala Tidow fece la stessa cosa. I delegati sindacali rimasero all’inizio senza parole. Poi il relatore diede ordine di cacciare i due facinorosi, io e Tidow, dal palazzo. Ci sedemmo tranquilli, guardando con derisione le squadre di grossi sindacalisti avanzare verso di noi con l’intenzione di cacciarci fuori. Ci rifiutammo di spostarci. Appena il primo delegato sindacale ci toccò, i nostri seguaci si alzarono e scoppiò un pandemonio. I mobili vennero distrutti, i partecipanti picchiati, la sala trasformata in un mattatoio. Raggiungemmo la strada e ci sparpagliammo prima che arrivassero le ambulanze e i Rollkommandos della polizia. Il giorno dopo, sia la stampa nazista che quella del nostro partito raccontarono in prima pagina di come i lavoratori ‘socialisti’, esasperati dalle ‘macchinazioni’ dei propri leader corrotti, avevano dato loro una bella “strigliata proletaria.[2]

Grazie a queste strategie, gli operai tedeschi si trovarono soggetti al potere nazista. Salito al potere, Hitler distrusse tutte le organizzazioni operaie. Coloro che avevano difeso gli ideali comunisti e socialdemocratici finirono nei campi di concentramento. Gli stalinisti avevano visto nella socialdemocrazia un pericolo maggiore del nazismo, e avevano rinunciato a difendere gli interessi degli operai in nome di un presunto pericolo che si instaurasse la "democrazia borghese". Fu così che nel gennaio del 1933 Hitler poté impadronirsi del potere in un paese che aveva il partito comunista più forte in Europa dopo quello russo. Stalin e i suoi compari avevano tradito anche gli operai tedeschi.

Chi era davvero Hitler e perché proprio lui è stato messo al potere?
La "missione" di Hitler inizia nel 1919, quando venne incaricato dall'esercito di controllare e spiare l'operato dei socialisti e dei comunisti. L'incarico gli venne dato grazie alla raccomandazione di un suo vecchio amico, Ernst Ròhm, un soldato di ventura che godeva della simpatia degli ufficiali grazie alla sua abilità di arruolare giovani tedeschi nelle S.A. Egli venne assunto nel reparto detto "di chiarimento", che aveva l'incarico di controllare l'attività dei gruppi politici radicali, in particolare comunisti e socialisti. In questa sua "attività" incontrò Anton Drexler che lo inviterà ad unirsi al Partito dei lavoratori tedeschi, che, nonostante la denominazione, era un gruppo che si opponeva e cercava di contrastare il potere delle classi inferiori. La sua ambizione lo spingerà ad aderire. Successivamente scriverà:

Io non avevo l’intenzione di iscrivermi a un partito già costituito, desiderando fondarne uno per conto mio... Io ero povero, senza mezzi. E se ciò era forse la cosa più lieve da sopportare, più grave però era il fatto che appartenevo al gregge degli anonimi, a quei milioni di individui che il destino lascia vivere e poi richiama dalla vita, senza che la loro esistenza sia comunque presa in considerazione da qualcuno. S’aggiunga a ciò la difficoltà che nasceva dalla mia mancanza di istruzione scolastica. Dopo due giorni di tormentosi pensieri, giunsi finalmente alla convinzione che quel passo era necessario. Fu questa la decisione più importante della mia vita. Da quel momento, io non potevo più tornare indietro”.[3]

Hitler mostrerà eccellenti capacità organizzative e di propaganda. Il suo primo discorso in pubblico lo esaltò: "Parlai per trenta minuti. E ciò che prima era una semplice convinzione mai controllata, divenne ora una realtà: sapevo parlare in pubblico!”[4] Da allora le sue energie saranno utilizzate per accrescere questa abilità.
Secondo Dietrich Eckart,[5] Adolf Hitler era l'uomo giusto per imporre alla Germania il potere dell'élite ricca, che avrebbe dominato occultamente:

Abbiamo bisogno di un camerata che ci sia Capo... un camerata che sappia sopportare il crepitio della mitragliatrice. La plebaglia ha bisogno di sentire la paura, tanto da farsela sotto. Non possiamo servirci di un ufficiale, perché il popolo non rispetta più gli ufficiali. La migliore soluzione sarebbe un operaio che sappia parlare... A costui non occorrerebbe molto cervello... E dovrebbe essere scapolo, così potremmo avere dalla nostra le donne”.[6]

Secondo lo storico Emil Ludwig Fackenheim, Hitler era semplicemente un attore:

Non credo che conoscesse la differenza fra recitare e credere... prima dei comizi, Hitler si atteggiava di fronte allo specchio. Era un uomo che veniva considerato un signor nessuno quando nella vita privata si trovava in compagnia di persone qualsiasi, soprattutto donne. Diventava un dio davanti alle masse. L’Hitler pubblico, era una creazione a cui collaboravano insieme l’attore e l’uditorio... Ovviamente è sconvolgente pensare che sei milioni di ebrei siano stati assassinati a causa di un attore”.[7]

Si trattava semplicemente di recitare la parte del personaggio capace di incantare le masse per soggiogarle. Hitler era caratterizzato da un'enorme ambizione, che si era alimentata nel tempo a causa delle frustrazioni che aveva subito nelle attività in cui si era cimentato.
Anche l'antisemitismo era per Hitler un modo per attrarre consensi. In seguito alla pubblicazione del libro di Henry Ford The international Jew (L’ebreo internazionale, 1921), l'antisemitismo aveva fatto presa su molti tedeschi. Il libro venne stampato in mezzo milione di copie e tradotto in sedici lingue. Nella pubblicazione, Ford sosteneva che "il potere del parassita ebreo è costantemente aumentato. Il pericolo ebraico, che oggi si chiama sionismo, minaccia non solo una nazione, ma tutta l'umanità".

Il libro fu la bibbia di tutti gli antisemiti, compreso Hitler. L'antisemitismo era molto radicato nella cultura europea e americana. Ad esempio, il presidente George Washington aveva messo in guardia più volte sul "pericolo ebraico": "Essi [gli ebrei] lavorano più efficacemente contro di noi delle armate nemiche. Essi sono cento volte più pericolosi per le nostre libertà e per la grande causa in cui siamo impegnati ... Ciò di cui dobbiamo biasimarci più di tutto è che ogni stato, già da tempo, non li ha messi alle strette in quanto flagelli della società e più grandi nemici che abbiamo per la felicità dell’America".[8]

Sempre più intellettuali, giornalisti e persone comuni europee e americane, in seguito a massicce campagne denigratorie, furono propensi a vedere negli ebrei un "pericolo" per il mondo. Gli ebrei venivano descritti dalla propaganda antisemita come avidi, crudeli, e capaci di ordire complotti segreti. Iniziarono a circolare vignette che li rappresentavano come mostri orrendi e ributtanti. Hitler non aveva creato l'antisemitismo, ma lo aveva ripreso dai personaggi che egli ammirava, per riproporlo in modo vigoroso. Egli considerava Ford come una grande persona, e teneva una sua foto nel suo studio.
Secondo alcuni studiosi, Hitler fu mentalmente fuorviato anche nelle rischiose operazioni belliche che intraprese. Come raccontò Joachin Von Ribbentrop a Norimberga, Hitler e i gerarchi nazisti (lui compreso) erano convinti che l'accordo con l'Urss (Molotov-Ribbentrop) avrebbe permesso alla Germania di espandersi senza rischiare alcuna guerra con la Francia e l'Inghilterra. Quando invece la guerra scoppiò, Hitler esclamò "e adesso?".

L'élite ricca inglese e americana aveva aiutato Hitler a salire al potere e ad armarsi. I piani economici e finanziari della Germania nazista non erano sotto la supervisione di Hitler, ma quest'ultimo riceveva ordini dai proprietari delle banche e delle grandi imprese presenti in Germania.
Peter Calvocoressi, Procuratore a Norimberga, affermò: "Gli industriali erano il motore dello Stato tedesco. Il vero asse portante della Germania non erano le forze armate, o almeno non solo loro, bensì la potenza industriale e finanziaria. Senza di essa non ci sarebbe stato nessun esercito".
Il compito di Hitler era, per così dire, "tecnico" e di apparenza. Cioè doveva convincere il popolo che il nazismo sarebbe stato provvidenziale per la Germania , e che soltanto un regime così "forte" avrebbe potuto far uscire il Paese dalla miseria, che si era aggravata in seguito al crollo finanziario del 1929. Il gerarca Joachin Von Ribbentrop dirà a Norimberga:

La nostra intenzione era quella di salvaguardare le più elementari condizioni per la nostra sussistenza. Esattamente come l'Inghilterra aveva difeso i suoi interessi e assoggettato un quinto della superficie mondiale. Per non parlare degli Usa, che avevano sottomesso un intero continente, e della Russia, che aveva posto sotto la propria egemonia la più grande massa continentale esistente sulla terra.La povertà e la disoccupazione furono i cavalli di battaglia della propaganda nazista, e permisero a Hitler di proporre un progetto di ampia statalizzazione, analogo a quello realizzato in Italia e nell'Urss”.[9]

L'abilità oratoria permetterà a Hitler di convincere la maggior parte della popolazione, che si affidò a lui per la disperazione. Egli venne scelto soprattutto per le sue capacità di catturare e convincere le masse. Così lo descriveva il luogotenente nazista Martin Bormann:

Hitler è capace di tenere alla sua mercé coloro che comprendono il tedesco. Questa voce, talvolta dolce, profonda, calda, diventa a suo piacimento rauca, veemente fino all’urlo, all’isteria selvaggia, e imprecatoria. Non ha bisogno di lezioni neanche per conoscere il potere della sua voce e della sua parola... questa predicazione che infiamma le folle come una torcia ... è la voce degli uomini eccezionali di cui Dio ha fatto, nei suoi segreti disegni, dei medium, dei guru, incaricati di cambiare la storia degli uomini”.[10]

Anche il crollo di Wall Street del 1929, doveva contribuire all'ascesa di Hitler. La grande finanza americana aveva il potere di condizionare la borsa e di creare una crisi che mettesse in pericolo gli equilibri europei. Dopo la Prima guerra mondiale, i banchieri di Wall Street alimentarono una grande fiducia nel mercato e indussero molti alla speculazione. Improvvisamente ritirarono i crediti, generando insicurezza e panico. Gli investitori furono trascinati nell'impeto delle svendite disperate, e le azioni crollarono oltre il valore reale delle imprese.
Emile Moreau, governatore della banca di Francia, scriveva nel suo diario l'8 febbraio del 1928: "Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione".[11] Nel giugno del 1929, a causa di queste politiche bancarie, l'economia si bloccò, e ciò non poteva non riguardare anche il mercato borsistico. Prima o poi sarebbe scoppiata una grave crisi, proprio come accadde il 29 ottobre del 1929.

Con il sopraggiungere della povertà e della disoccupazione, i consumi calarono, così come le produzioni. Molte industrie e piccole banche fallirono, ma i milioni di dollari "bruciati" non erano certo spariti: stavano nelle casse delle grandi banche che avevano indotto la crisi. E proprio queste banche avrebbero rilevato le imprese e le banche fallite.
I grandi finanzieri di Wall Street avevano così ottenuto molteplici risultati. Si erano appropriati di parecchi beni: case, fabbriche, piccole banche ecc.., mentre ovunque aumentò la disoccupazione. In Germania la crisi fu talmente grave da accrescere oltremodo le adesioni al nazismo.

Nella campagna elettorale del 1932, Hitler puntò alla lotta contro la disoccupazione e alla partecipazione statale nell'economia. Con questi temi riuscì ad ingannare le masse di lavoratori disperati. Il partito nazista diventò il primo partito della Germania, e nel gennaio del 1933 Hitler diventò cancelliere. Hindenburg aveva subito forti pressioni, che lo avevano indotto ad affidare il governo a Hitler. Era l'élite tedesca (i Krupp, i Siemens, i Thyssen ecc.), sostenuta da quella anglo-americana, a desiderare che il nazismo prendesse il potere.

Le banche e le imprese americane si sarebbero dichiarate "neutrali", e avrebbero ricavato parecchi vantaggi dalla sanguinosa guerra, che avrebbe indebolito gli imperi europei e rafforzato l'impero americano. Molte imprese americane, durante la guerra, schiavizzarono i prigionieri, costringendoli a "morire di lavoro". I sopravvissuti raccontarono cose agghiaccianti. Ad esempio, Alexander Samila, un ucraino imprigionato alla fine del '43, raccontò: "Si scavava, si martellava, si brillavano mine ininterrottamente. Le luci non erano mai spente nei tunnel. Per ogni anche piccola mancanza i detenuti erano bastonati brutalmente. Tentavamo di dormire all’interno delle gallerie, ma non ci riuscivamo perché c’era sempre qualcuno che urlava. Ogni punizione consisteva in 25 colpi inferti con un manganello di gomma. A me, per fortuna, è toccato in tutto solo sette volte". Ewald Hanstein, sopravvissuto a tre campi di concentramento, fra i quali Auschwitz, disse: "Ma per me Dora è stato il peggiore dei lager. Uccidevano la gente col lavoro. Chi non ce la faceva più a lavorare, finiva nel crematorio. Ci tormentavano finché crollavamo. Per esempio: c’era pochissima acqua. Qualche volta ci davano aringhe salate da mangiare e noi avevamo una sete terribile. C’era una sola fontanella per tutti i detenuti, e per lo più non ci si riusciva neppure ad avvicinare. Chi ce la faceva, beveva troppo e gli veniva la dissenteria".[12]

La Ford , anche dopo l'entrata in guerra degli Usa, continuò a produrre materiale bellico, che sarebbe stato utilizzato contro gli americani. Gli americani, durante la guerra, non bombardarono mai le fabbriche americane in Germania. Le industrie Ford si valsero ampiamente di manodopera coatta dei prigionieri nei lager. Uno dei tanti lavoratori forzati, Johannes Van Weeszenberg, raccontò:

Noi dicevamo 'è tutta una barzelletta', qui si producono gli autocarri con cui vengono colpiti gli americani, proprio così, eppure non ci bombardano mai. Del resto, si capisce, gli americani non sono mica tanto scemi da distruggere le loro stesse fabbriche”.[13]

L'Ibm offrì a Hitler assistenza tecnica per i lavori forzati e per i programmi di sterminio. Grazie alle tabulatrici di Hollerith, che erano le antenate dei calcolatori, venne immagazzinata una quantità enorme di dati. Un lavoratore anonimo scrisse in una lettera: "L'Ibm è un mostro internazionale...come i nazisti".[14] Il giornalista investigativo Edwin Black, nel libro L'Ibm e l'olocausto, documenta la stretta collaborazione fra la grande Corporation americana e la Germania di Hitler. Black riesce a provare che l'allora presidente dell’International Business Machines, Thomas Watson, collaborò col governo nazista fin dall'inizio. Egli aiutò i nazisti nell'opera di classificazione degli ebrei per finalità razziste. La filiale tedesca dell'Ibm prese il nome tedesco di Dehomag (Deutsche Hollerith Maschinen Gesellschaft), per poter operare anche durante la guerra. Watson, nel 1933, fornirà la tecnologia necessaria per il primo censimento del nazismo, a cui ne seguiranno altri più perfezionati, anche negli anni di guerra.

L'intera popolazione sarà schedata, in modo da poter identificare gli ebrei e differenziare anche altre categorie, ad esempio, i soggetti che avevano sposato ebrei, gli ebrei che avevano combattuto durante la Prima guerra mondiale, la percentuale di sangue ebraico, ecc. La tecnologia dell'Ibm permetterà una maggiore efficienza dell'industria bellica, e una migliore organizzazione dei trasporti. Black sostiene che l'aiuto della Ibm fu fondamentale per realizzare l'olocausto degli ebrei e per ottenere i migliori risultati nello sterminio dei soggetti ritenuti indegni di vivere (zingari, disabili, mendicanti, ecc.). Watson era talmente vicino ai nazisti che, nel 1936, ricevette la "Croce al merito dell'aquila tedesca", la più alta onorificenza nazista che si poteva offrire ad uno straniero.

Dopo lo scoppio della guerra, la Dehomag aprì nuove filiali nei territori conquistati (Austria, Polonia, Cecoslovacchia ecc.), per attuare nuovi censimenti. Addirittura, l'Ibm, con rapidità ed efficienza, istituì nuove filiali nei territori che verranno occupati in seguito, anticipando le mosse della Wehrmacht. In tal modo i governi nazisti locali potevano da subito smascherare gli ebrei e deportarli. Questa realtà agghiacciante è stata inoppugnabilmente provata da Black.
Alla fine della guerra, l'Ibm potrà festeggiare una doppia vittoria: oltre agli enormi profitti maturati prima e durante la guerra, sarà considerata dagli Alleati una vittima dell'esproprio nazista, e potrà recuperare tutte le proprie macchine. Secondo Black il movente principale della Ibm era il profitto:

La sede di New York era pienamente a conoscenza di quanto stava accadendo nel Terzo Reich... che i macchinari erano abitualmente utilizzati nei campi di concentramento, e sapevano anche dello sterminio degli ebrei... non ebbe mai nulla a che vedere con il nazismo... ma solo e sempre con il profitto”.[15]

Altre ricerche provano che americani e inglesi parteciparono attivamente all'uccisione di ebrei e di altri prigionieri nei lager. Richard Breitman,[16] docente di storia all'American University di Washington, ha analizzato i documenti di guerra resi pubblici nel 1996 dalla National Security Agency statunitense, che li aveva ottenuti da Londra nel 1984. Sulla base di questi documenti, Breitman sostiene che il governo della Gran Bretagna e quello degli Stati Uniti erano perfettamente al corrente di ciò che stava accadendo in Polonia e in altri luoghi. Dal 1941, erano state intercettate e decriptate parecchie notizie sui massacri di decine di migliaia di ebrei in Polonia, Lituania, Ucraina. Churchill venne a conoscenza di queste informazioni, che rimasero all'interno del SIS. Fino al 1942, sia gli inglesi che gli americani non denunceranno alcuna atrocità contro minoranze e contro il popolo ebraico, ma parleranno in modo generico di atrocità e violenze sulle popolazioni dei territori occupati. All'inizio del 1943, la Bbc iniziò a parlare di "soluzione finale" progettata dai nazisti contro gli ebrei. Cominciarono a circolare descrizioni dei ghetti e dei campi di sterminio, e storie di fucilazioni di massa.

Se si uniscono le ricerche di Breitman a quelle di Black, si comprende come gli anglo-americani non si siano limitati a non contrastare direttamente i crimini nazisti contro le minoranze e gli ebrei, ma abbiano collaborato attivamente con le autorità naziste ad attuare crimini. Tutte le grandi Corporation che operarono in Germania si macchiarono di orrendi crimini. Ad esempio, la famiglia Bush accrebbe notevolmente la propria ricchezza grazie a Hitler e ai suoi lager. Prescott Bush, nonno di George Bush junior, installò una fabbrica a Oswiecim (vicino ai campi di Auschwitz), dove lavorarono, ridotti in schiavitù, i prigionieri di Auschwitz. Prescott fece grandi affari col regime nazista. Anche dopo l'entrata in guerra degli Usa, nonostante fosse illegale, continuò a produrre per la Germania , creando imprese internazionali e società per il riciclaggio del denaro sporco, come la Consolidated Silesian Steel Company e l'Overby Development Company. Nel 2001, dagli archivi olandesi, sono emersi documenti che hanno portato alla luce i traffici di Prescott Bush.[17] C'era una rete di riciclaggio del denaro sporco, che aveva l'appoggio del finanziere Fritz Thyssen, proprietario di banche in Olanda, in Germania e negli Usa. Il denaro veniva trasferito dalla Germania (all’August Thyssen Bank di Berlino), per l'Olanda (tramite Bank voor Handel che si trovava nei Paesi Bassi) e giungeva negli Usa, presso l’Union Banking Corporation di New York.

Nel 1922, il magnate delle ferrovie Averell W. Harriman incontrò a Berlino la famiglia dei banchieri tedeschi Thyssen, per proporre la fondazione di una banca germano-statunitense. L'idea si concretizzò nel 1924, con la nascita della Union Banking Corporation (Ubc). La presidenza venne assunta da George Herbert Walker, suocero di Prescott Bush. La Ubc riceveva dai Paesi Bassi i soldi ricavati dalle attività a sostegno del potere nazista e dalla guerra, e li rinviava alla Brown Brothers Harriman. Il capitale nazista arrivava quindi negli Usa tramite l'Olanda. Prescott Bush, nel 1926, fu presidente e azionista della Ubc, ed era socio della Brown Brothers Harriman, che ebbero entrambe un ruolo importante nel finanziare l'ascesa di Hitler. Thyssen, nel 1931, era diventato uno degli uomini più potenti del nazismo. Nel 1926 il finanziere americano Clarence Dillon, uno degli uomini più importanti di Wall Street, si associò con Fritz Thyssen, dando vita a un consorzio nel settore dell’industria dell’acciaio, la German Steel Trust. Il consorzio si sviluppò a tal punto da diventare una fonte di ricchezza necessaria allo sviluppo della Germania nazista. Il gruppo Thyssen (Thyssen-Bornemisza Group, Tbg) è a tutt'oggi il maggiore conglomerato industriale della Germania, è talmente ricco che ha assorbito molte altre società, ad esempio quella della famiglia Krupp. Oggi sappiamo come i Thyssen abbiano potuto diventare così ricchi.

Prescott fu molto vicino al banchiere Fritz Thyssen e al magnate dell'acciaio Clarence Dillon. Spiega l'economista americano Victor Thorn:

La Ubc divenne la via segreta per la protezione del capitale nazista che usciva dalla Germania verso gli USA, passando per i Paesi Bassi. Quando i nazisti avevano bisogno di rinnovare le loro provviste, la Brown Brothers Harriman rimandava i loro fondi direttamente in Germania... Una parte importante dei fondamenti finanziari della famiglia Bush fu costituita tramite il loro aiuto ad Adolf Hitler. L'attuale presidente degli Stati Uniti, così come suo padre (ex-direttore della Cia...), raggiunse il vertice della gerarchia politica statunitense poiché suo nonno, suo padre e la sua famiglia politica aiutarono e incoraggiarono i nazisti”.[18]

Webster Tarpley e Anton Chaitkin, autori di George Bush: Biografia non autorizzata, sostengono che "sono stati i banchieri di Wall Street (fra gli altri) i finanziatori occulti di quella folgorante ascesa al potere. La famiglia del nostro attuale presidente faceva parte di coloro che finanziarono la macchina bellica nazista, ricavandone enormi guadagni... Una parte importante delle origini finanziarie della famiglia Bush si è costituita grazie al suo appoggio ed il suo aiuto ad Adolf Hitler."[19]
Tarpley e Chaitkin scrivono che "la grande crisi finanziaria del 1929 -1931 scosse l’America, la Germania e la Gran Bretagna rendendo deboli i loro rispettivi governi. Inoltre rese più diligente Prescott Bush, più desideroso di fare quanto necessario per preservare il suo privilegiato posto nel mondo. Durante quella crisi alcuni anglo - nordamericani danarosi sostennero l’instaurazione del regime di Hitler nella Germania".[20]

Nel 1979, il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza (nipote di Fritz Thyssen) scrisse un opuscolo dal titolo "La storia della famiglia Thyssen e loro attività", in cui ammise il ruolo importante svolto dalla sua famiglia nel rafforzare il potere nazista:

Così, all'inizio della II G.M. la Banca voor Handel en Scheepvaart - una ditta olandese il cui unico azionista era un cittadino ungherese - era diventata la holding delle società di mio padre. Prima del 1929 egli deteneva le quote della Banca August Thyssen, ed anche sussidiarie americane e la Union Banking Corporation di New York. Le azioni di tutte le affiliate [nel 1945] erano nella Banca August Thyssen nel settore orientale di Berlino, da dove riuscii a farle trasferire in occidente all'ultimo momento...Dopo la guerra il governo olandese ordinò un'indagine sulla situazione legale della società holding e, in attesa del risultato, nominai un olandese ex direttore generale di mio padre che si era rivoltato contro la nostra famiglia. In quello stesso anno, il 1947, ritornai in Germania per la prima volta dopo la guerra, travestito da autista olandese in uniforme militare, per stabilire i contatti con i nostri dirigenti tedeschi... La situazione del gruppo cominciò gradualmente ad essere risolta ma non fu prima del 1955 che le società tedesche vennero liberate dal controllo alleato ed in seguito rilasciate. Fortunatamente le società del gruppo soffrirono poco dallo smembramento. Infine, fummo nella posizione di concentrarci su problemi puramente economici – la ricostruzione ed ampliamento delle società e l'espansione dell'organizzazione...

Il dipartimento creditizio della Banca voor Handel en Scheepvaart, che funzionava anche come società holding del gruppo, si fuse nel 1970 con la Nederlandse Credietbank N.V. che aumentò il suo capitale. Il gruppo ricevette il 25%. La Chase Manhattan Bank detiene il 31%. Per la nuova società holding venne scelto il nome di Thyssen-Bornemisza Group.[21]

Molte altre società e banche americane finanziarono Hitler, come la Chase Bank dei Rockefeller. Alla Deutsche Bank (controllata dai Rockefeller), dal 1940 al 1945, fu direttore Hermann Joseph Abs, un fervente sostenitore del nazismo. Abs fece parte dell'amministrazione di industrie che basavano i loro profitti sulla guerra e sul lavoro forzato dei prigionieri nel campo di sterminio di Auschwitz.[22] Fino agli anni Cinquanta, fu responsabile della filiale svizzera della Deutsche Bank, Alfred Kurzmeyer, detto anche "Banchiere dell'Olocausto". Grazie a lui la Deutsche Bank prevalse. I suoi pochi scrupoli avevano permesso alla DB di incassare denaro e oro di dubbia provenienza, che dopo molti anni si scoprirà essere appartenuti alle vittime del nazismo morte nei campi di sterminio. Si trattava di almeno 300 chili di oro, che comprendevano anche i denti d'oro estratti ai prigionieri. La stessa banca aveva finanziato la costruzione del campo di Auschwitz e lo stabilimento BUNA, dove si produceva gomma per pneumatici, e dove, successivamente, si iniziò ad arricchire l'uranio per la bomba atomica.[23] Anche il progetto nazista di sterminio ebbe sostegno da parte dell'élite finanziaria americana.

Durante il periodo nazista, le grandi famiglie di banchieri, i Rockefeller[24], i Warburg e gli Harriman, sostennero finanziariamente le ricerche eugenetiche. Gli istituti, diretti dallo psichiatra fascista Ernst Rudin, sostennero l'idea che alcune persone erano geneticamente "nocive" perché inferiori oppure portatrici di "tare ereditarie", e per questo andavano sterilizzate oppure uccise. Rudin diventò capo della Società di Igiene Razziale e poté creare uno staff per stilare leggi a protezione della razza. Nel 1933 creò una legge sulla sterilizzazione dei soggetti "inferiori". La legge venne considerata importante e pubblicata con la firma di Hitler sulla rivista americana "Eugenical News", del settembre 1933. Il centro degli studi eugenetici era a New York. Nel 1932, si tenne a New York il Congresso Internazionale di eugenetica, in cui si affrontò il problema su come "eliminare le stirpi peggiori", cioè i neri, i gialli e gli ebrei.

La legge elaborata da Rudin nella Germania nazista traeva ispirazione dalle precedenti leggi americane, e si reggeva sull'idea centrale che alcuni gruppi genetici fossero da sterminare. Si trattava di attuare genocidi, con l'idea di dover "purificare la razza".

Anche James Forrestal, un miliardario che apparteneva al mondo degli affari di Wall Street, ebbe stretti rapporti con la Germania di Hitler. Egli fu, dal 1938, presidente della banca di investimenti Dillon and Read, che aveva finanziato generosamente l'ascesa di Hitler al potere. Nel periodo 1925-1930, la Dillon and Read aveva finanziato con decine di milioni di dollari le acciaierie August Thyssen, la Rhein-Elbe Union , la Vereinigte Stahlwerke , la Ruhr-Gas , la Siemens , la Gelsenkirchener Bergwerks e la Ruhrchemie. Insieme ad altri istituti di credito, la Dillon and Read aveva rimesso in piedi le finanze tedesche. Prima della guerra, la finanza americana aveva investito miliardi in Germania. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, James Forrestal diventò presidente della filiale americana del colosso chimico tedesco I. G. Farben (Interessengemeinscheft Farbenindustrie), la General Aniline and Film Corporation. La General Aniline riforniva la Germania di prodotti chimici essenziali per proseguire la guerra, facendoli partire dall'America del Sud. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, Forrestal ebbe il ministero della Marina. Egli, in accordo col presidente Roosevelt e insieme al Council on Foreign Relations, aveva preparato il piano per l'egemonia mondiale degli Usa. Molti storici ritengono che Forrestal ebbe un ruolo di primo piano nell'istituire rapporti economici con l'industria tedesca, come parte di un piano molto più vasto, da realizzare con una grande guerra.

Nel 1947, Forrestal assunse il Ministero della Difesa, e chiamò nel Ministero Howard Peterson, che era stato l'avvocato della I.G. Farben negli Stati Uniti fino all'inizio del conflitto, e William Draper, vice presidente della banca Dillon and Read. Draper pianificò la politica economica degli Stati Uniti nella Germania occupata, curandosi di ripristinare le vecchie strutture. Peterson ebbe l'incarico di designare i magistrati americani nel processo di Norimberga, destinati a giudicare gli industriali tedeschi che avevano appoggiato Hitler.[25]
Prima della guerra, il nazismo era considerato dagli anglo-americani come un sistema politico "moderato", che garantiva la repressione dei lavoratori. Nel 1937, il Dipartimento di Stato americano scriveva: "(il fascismo europeo) Deve vincere, altrimenti le masse, alle quali questa volta si aggiungeranno le classi medie deluse, si rivolgeranno di nuovo alla sinistra".[26]

Nel 1938, Roosevelt approvò gli accordi di Monaco che dividevano la Cecoslovacchia. Il suo confidente Sumner Welles disse che "(gli accordi) offrono alle nazioni l'opportunità di instaurare un nuovo ordine mondiale basato sulla giustizia e sulla legalità".[27]
La Gran Bretagna ebbe con la Germania nazista rapporti commerciali, industriali e finanziari molto stretti, fino al 1939.
La finanza inglese, come quella americana, metteva al di sopra di tutto, anche della sicurezza nazionale ed europea, le speculazioni. A partire dal 1920, i grandi e potenti gruppi economici, come la Banca J. P. Morgan & Co., sovvenzionarono l'economia e la politica tedesca. Montagu Norman, governatore della Banca d'Inghilterra, e George L. Harrison, capo della Federal Reserve, iniziarono un serrato controllo dell'economia di molti paesi europei, col pretesto di dover "stabilizzare le politiche nazionali".[28]

L'élite finanziaria sosteneva e rafforzava i governi compiacenti, poco importava che fossero tirannici e sanguinari. L'obiettivo più ambito era il controllo della Germania, che si trovava in una situazione di estrema debolezza a causa delle condizioni imposte a Versailles. Era stato imposto il pagamento di 12 miliardi di dollari per le riparazioni di guerra, e severe restrizioni economiche, che impedivano la ricostruzione della Repubblica di Weimar.

Dopo la Prima guerra mondiale, la Germania , sconfitta e sull'orlo del collasso, si rivolse alle banche americane. Wall Street si attivò preparando due piani per rimetterla in piedi. I due piani vennero chiamati "piano Dawes" (1924) e "piano Young" (1928), e furono messi a punto da comitati di esperti americani, come Charles Dawes e Owen Young della General Eletric, Thomas W. Lamont rappresentante della J. P. Morgan e T. N. Perkins banchiere legato ai Morgan. Secondo lo studioso Antony Sutton si trattò di un aiuto fortemente interessato da parte degli Usa: "Nient'altro che la creazione di un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private capace di dominare il sistema politico di ogni paese e l'economia globale del mondo".[29] Vennero attivati gli stessi istituti di credito che avevano finanziato la rivoluzione russa. L'American International Corporation (cioè la Fed ) e il Fondo di garanzia Morgan si occuparono della ricostruzione economica della Germania e, occultamente, anche del suo futuro politico. Nel 1919, la Commissione Overman del Senato statunitense rivelò che la Germania stava ricevendo prestiti dai Rothschild e dalla Chase National Bank di Morgan. Il denaro giungeva in Germania attraverso il Sudamerica.

Il piano Young prendeva il nome da Owen D. Young, un funzionario dei Morgan, che aveva lavorato presso la General Electric. Lo scopo del piano era quello di impedire un'autonoma ricostruzione dell'economia tedesca e di creare problemi sociali e politici. Infatti, il piano imponeva il pagamento in contanti dei prestiti, pur sapendo che questo avrebbe ostacolato gravemente la ripresa e avrebbe costretto la Germania a chiedere forti prestiti alle banche. Anni dopo, uno dei sostenitori finanziari di Hitler, Fritz Thyssen, confessò:

L'accettazione del Piano Young e dei suoi principi finanziari aumentò sempre più la disoccupazione finché i disoccupati furono circa un milione. La gente era disperata. Hitler disse che avrebbe risolto il problema della disoccupazione. Il governo allora in carica era molto scadente e la situazione della gente andava peggiorando. Questa fu la vera ragione dell'enorme successo che Hitler ebbe in quelle elezioni, in cui prese circa il 40%”.[30]

La finanza anglo-americana impose, nel 1923, Hjalmar Schacht alla presidenza della Reichbank. L'economia tedesca venne resa dipendente dalle banche di Londra e New York. La politica europea venne direttamente determinata dalla politica bancaria anglo-americana, che optò per sovvenzionare regimi che garantissero il potere di un'élite contro l'instaurarsi di una vera democrazia.
Si trattava di creare in Germania un sistema economico-finanziario controllato da un gruppo di privati, soprattutto americani, e di indurre la gente a votare per Hitler. Hjalmar Schacht, un finanziere tedesco legato agli interessi dei Morgan, creò la Bank of international settlement (BIS), con sede in Svizzera, per supportare i finanziamenti al sistema nazista. Indebitare la Germania ridotta al collasso era il modo migliore per controllarla e per insediare il governo più favorevole agli interessi dell'élite. Nel 1924 Lloyd George dichiarò:

I banchieri internazionali dettarono la risoluzione Dawes sulle riparazioni. Il protocollo che venne firmato tra gli Alleati e i poteri associati e la Germania è il trionfo della finanza internazionale. L'accordo non sarebbe mai stato raggiunto senza il brusco e brutale intervento dei banchieri internazionali. Essi relegarono in un angolo uomini di Stato, politici e giornalisti e formularono i loro ordini con l'autorità di monarchi assoluti, che sapevano che non c'era appello per le loro spietate sentenze... Il rapporto Dawes fu modellato dai re del denaro. Gli ordini dei finanzieri tedeschi ai loro rappresentanti politici furono tanto perentori quanto quelli degli alleati banchieri ai loro rappresentanti politici”.[31]

In Germania venne attuata una ricostruzione mirata ad assoggettare il paese al capitale Usa. I cartelli industriali, che si imponevano nell'economia tedesca (Vereinigte Stahlwerke, I.G. Farben, General Electric, Standard Oil, International Telephone and Telegraph ecc.), avevano nel loro consiglio di amministrazione finanzieri americani. La stessa famiglia Roosevelt aveva grandi interessi legati alla General Electric (faceva parte degli azionisti di maggioranza), che fu una delle più grandi società sostenitrici di Hitler.

Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, il 95% della produzione di esplosivi proveniva dalla I.G. Farben e dalla Vereinigte Stahlwerke. Tale produzione era stata possibile grazie ai prestiti e all'assistenza tecnologica americana. La I.G. Farben avrebbe permesso a Hitler la preparazione alla guerra, e avrebbe anche sfruttato la manodopera dei prigionieri nei campi di concentramento, fino alla morte. Il 14 giugno 1940, la Standard Oil e la I.G. Farben istituirono il campo di concentramento di Auschwitz, col preciso intento di avere manodopera schiavile. La società I.G. Farben era controllata dai Rothschild, che utilizzavano uomini di facciata per nascondersi, come fanno a tutt'oggi. La I.G. Farben avrebbe permesso di rendere la guerra così lunga, come afferma un rapporto del Ministero della Guerra americano:

Senza le immense possibilità produttive della I. G., le sue notevoli ricerche, i suoi estesi legami internazionali, la prosecuzione della guerra da parte della Germania sarebbe stata impensabile e impossibile. La Farben non solo indirizzò le sue energie verso il riarmo della Germania, ma si adoperò per indebolire le sue vittime designate, e questo duplice tentativo di espandere il potenziale industriale tedesco e di ridurre quello del resto del mondo non fu concepito ed eseguito "nel normale corso degli affari". Ci sono prove schiaccianti che i funzionari della I. G. Farben conoscessero perfettamente il progetto tedesco di conquista del mondo e ogni specifico atto d'aggressione successivamente intrapreso”.[32]

La I.G. Farben elaborò nuove tecniche per ricavare benzina dalle riserve di carbone, permettendo così a Hitler di pianificare una lunga guerra di conquista. Gli accordi con i Rockefeller (che controllavano numerose società e banche) permisero alla Germania di avere tutto ciò che necessitava alla guerra: acciaio, gomma, benzina, petrolio e esplosivi. Senza il sostegno dei Rothschild, dei Morgan, dei Warburg e dei Rockefeller non ci sarebbe stato nessun Hitler e nessuna guerra.
Sutton trova negli archivi del tribunale di Norimberga le prove inoppugnabili che Hitler era stato finanziato direttamente da Wall Street.[33] Egli trova gli ordini di finanziamento della campagna elettorale di Hitler del 1933. Si tratta di almeno tre milioni di marchi, che le Corporation e le banche americane (I.G. Farben, Ford, Federal Reserve Bank, Standard Oil Company ecc.) versarono, attraverso la banca Delbruck Schickler, a coloro che si stavano occupando della campagna elettorale, Rudolf Hess e Hjalmar Schacht (governatore della Reichsbank dal 1924 al 1929).

Ai prestiti dei Rothschild e dei Morgan si aggiungevano le tecnologie necessarie allo sviluppo economico e alla preparazione della guerra. La Ford Motor Company e la General Motors si occuparono della produzione dei carri armati. La società americana Bendix Aviation, controllata dalla G.M., si occupò di fornire la tecnologia necessaria al pilotaggio automatico degli aerei.
Le autorità americane erano al corrente di ciò che stava avvenendo. L'ambasciatore americano in Germania William Dodd, nel 1936, scrisse a Roosevelt:

Attualmente più di cento società americane hanno qui delle consociate con cui collaborano. I Dupond hanno tre alleati in Germania che facilitano gli affari nell'ambito degli armamenti. L'alleato principale è la I. G. Farben, un'espressione del governo, che elargisce 200.000 marchi all'anno a una organizzazione propagandistica che opera sull'opinione pubblica americana. La Standard Oil Company (filiale di New York) ha inviato qui 2.000.000 di dollari nel dicembre 1933 e sborsa 500.000 dollari all'anno per aiutare i tedeschi a produrre surrogati del gas a scopo bellico... Il presidente della International Harvester Company mi ha detto che i loro affari qui sono aumentati del 33% annui (produzione armiera, credo), ma che non potevano esportare niente. Anche i nostri produttori di aerei hanno stretto accordi segreti con i Krupps. La compagnia General Motors (Morgan) e Ford fanno floridi affari qui attraverso le loro consociate e esportano i profitti. Cito questi fatti perché complicano le cose e vanno ad accrescere i pericoli di guerra”.[34]

Il presidente Roosevelt non fece nulla per contrastare le società che stavano rendendo possibile una prossima guerra. I motivi della noncuranza del presidente americano erano principalmente due: egli stesso aveva interessi economici e finanziari collegati a quelle società che stavano aiutando Hitler; inoltre, le sue decisioni erano manovrate da quella stessa élite che stava organizzando la guerra.
A rimettere in sesto il sistema finanziario della Germania non fu Hitler ma il banchiere Hjalmar Schacht, che legò le maggiori banche tedesche alla Darmstàdter Bank. Ne affidò la guida a Jakob Goldschmidt, che nel marzo del 1933 diventerà presidente della Reichsbank. Alcuni banchieri ebrei non furono affatto perseguitati da Hitler, ma furono dichiarati "ariani d'onore".[35] Molti altri vennero espropriati e imprigionati, in seguito al processo di "arianizzazione" delle banche.

Esistono molte prove documentali a sostegno della subordinazione di Hitler al potere delle Corporation presenti sul territorio tedesco. Hitler riceveva richieste e ordini dalle imprese presenti in Germania, molte delle quali avevano azionisti americani e inglesi.
Ad esempio, in una lettera dell'11 gennaio 1942[36], il dittatore rispose positivamente alla richiesta da parte della Volkswagen di ricevere altri lavoratori schiavi nei campi di concentramento. Negli ultimi anni di guerra, i nazisti cercarono di deportare quante più persone possibile, per soddisfare le richieste di manodopera coatta da parte delle Corporation.

Anche gli inglesi parteciparono generosamente al "progetto Hitler". Nel 1934 il governatore della banca d'Inghilterra Montagu Norman andò a         Berlino in visita speciale. Lo scopo era quello di stabilire accordi precisi riguardo alla politica finanziaria del Reich. Si offrirono al regime nazista prestiti assai generosi, anche dopo l'invasione della Cecoslovacchia. Norman dette a Hitler 6 milioni di oro cecoslovacco che prima si trovava a Londra. Anche il Primo Ministro inglese Neville Chamberlain era al corrente e approvava. La Shell Oil , che è controllata dalla Corona inglese, finanziò l'ascesa di Hitler con accordi fra il suo amministratore delegato Henri Deterding e Montagu Norman.
Nel 1938, Chamberlain, firmò l'accordo di Monaco, e si vantò di aver sigillato una pace duratura con la Germania , mentre in realtà sapeva benissimo che Hitler si stava preparando alla guerra.

Gli inglesi, che nella retorica sostenevano di limitare la corsa agli armamenti dei tedeschi, nei fatti avevano conclusero, già nel 1935, un Patto Navale, che permetteva alla Germania di accrescere la propria potenza marittima. Appena due mesi prima, l'Inghilterra aveva partecipato alla Conferenza di Stresa, in cui si era mostrata d'accordo nel limitare alla Germania la possibilità di avere una forza navale.
Gli inglesi speravano di distruggere la potenza sovietica attraverso una guerra scatenata dalla Germania, mentre gli Usa volevano una grande guerra per destabilizzare l'Europa e acquisire un maggior controllo attraverso le ricostruzioni successive. L'intento principale degli Usa era quello di indebolire l'impero inglese, e trarre ingenti profitti da un'eventuale guerra europea. Seminare divisioni, armare la Germania e provocare la guerra, avrebbe significato per l'élite Usa un passo avanti nel loro progetto di dominio mondiale.

Nel 1934, la Germania nazista importava ben l'85% dei raffinati petroliferi. Hitler, per sfidare le altre potenze, doveva acquisire capacità di approvvigionarsi di carburatori. La soluzione gli venne offerta dalla Standard Oil di New Jersey, di proprietà della famiglia Rockefeller. La Standard Oil possedeva tecnologie e possibilità di finanziamento del progetto "benzina sintetica", che avrebbe permesso di estrarre benzina dal carbone. La benzina sintetica verrà prodotta, dal 1925, dalla I. G. Farben, che aveva come direttore Carl Bosch, che nel 1931 riceverà il premio Nobel per la chimica. La I. G. Farben era sotto il controllo dell'americana Standard Oil, con cui aveva stipulato l'accordo di condividere tutte le ricerche e tutti brevetti relativi alla produzione di benzina sintetica e di gomma sintetica. Nel 1933, anno dell'ascesa al potere di Hitler, l'ambasciata americana in Germania prevedeva che nel giro di soli due anni Hitler avrebbe avuto i mezzi per poter condurre una lunga guerra. Il ministero dell'economia del terzo Reich e le industrie I. G. Farben firmarono un accordo per la produzione di 400.000 tonnellate di benzina sintetica all'anno, fino al 1944. La produzione di benzina sintetica, dopo il 1935, salì ad alcune centinaia di migliaia di tonnellate all'anno. Nel 1944, con i processi Bergius e Fischer-Tropsch, toccò i tre milioni di tonnellate all'anno.

Dal 1936, Hitler era in grado di poter iniziare la guerra, essendosi reso indipendente dalle importazioni estere di petrolio.
L'élite anglo-americana, a tempo debito, avrebbe additato il "mostro", per apparire come i "liberatori dei popoli". La propaganda antitedesca iniziò qualche anno prima dello scoppio della guerra. I media inglesi, dal 1938, iniziarono ad esagerare il pericolo dell'invasione tedesca e attuarono "esercitazioni" con maschere antigas, per spaventare la popolazione e convincerla che sarebbe stata necessaria una grande guerra per "fermare il mostro".[37]

Gli Usa sapevano che se avessero mantenuto il ritmo di produzione della benzina sintetica, Hitler avrebbe avuto possibilità di vittoria. L'élite americana poteva vincere la guerra perché sapeva dove si trovavano i centri di produzione della benzina sintetica. Quindi, le truppe americane dopo lo sbarco in Europa, per prima cosa occuparono gli stabilimenti del settore chimico, meccanico e industriale, sequestrarono molti archivi, materiali di laboratorio, e si impadronirono di un’ampia documentazione. Il 16 luglio del 1945, alla Conferenza di Potsdam, gli Alleati vietarono ai tedeschi la produzione di benzina sintetica. Nell'aprile del 1949 gli alleati smantellarono tutti gli impianti, che furono trasformati in raffinerie di petrolio.

Tratto dal libro: "DITTATURE: la storia occulta" D.ssa Antonella Randazzo

Note:

[1] Avanti!, 29 gennaio 1922.
[2] Valtin Jan, Out of the night (1941), Kessinger Publishing, 2005, pp. 252-3.
[3] Shirer William Lawrence, Storia del Terzo Reich, Einaudi, Torino 1990, p. 43.
[4] Shirer William Lawrence, op. cit. p. 46.
[5] Dietrich Eckart fu scrittore e giornalista. Si occupò dell'ascesa politica di Hitler, giudicandolo adatto al ruolo di uomo forte che avrebbe fatto rinascere la Germania. Nel 1923, in punto di morte, disse: "dovete seguire Hitler. Sarà egli a ballare, ma sono io che ho scritto la musica... Non vi lamentate, egli avrà influenzato la storia più di qualunque altro tedesco".
[6] Shirer William Lawrence, op. cit. p. 260.
[7] Cit. Rosenbaum Ron, Il mistero Hitler, Mondadori, Milano 1999, p. 397.
[8] http://holywar.org/italia/txt/giudei.htm
[9] Il programma che le banche e le grandi Corporation avevano preparato per la Germania prevedeva la statalizzazione delle imprese monopolistiche (che sarebbero così cadute nelle loro mani), l'espropriazione senza risarcimento delle terre incolte, la soppressione dei giornali indipendenti e delle correnti artistiche e letterarie, e la creazione di un forte potere centrale. Si tratta di riforme necessarie in tutte le dittature e in tutti i sistemi capitalistici.
[10] Marabini Jean, La vita quotidiana a Berlino sotto Hitler, Rizzoli, Milano 1987, p.47.
[11] Moreau Emile, Memorie di un governatore della Banca di Francia, Cariplo-Laterza, Roma-Bari 1986. www.centrostudimonetari.org
[12] Knopp Guido, Tutti gli uomini di Hitler, Corbaccio, Milano 2003, p. 311.
[13] Minoli Giovanni, " La Storia siamo noi", Rai tre 1/2/2006.
[14] Minoli Giovanni, “ La Storia siamo noi”, Rai3, 1 febbraio 2006.
[15] Black Edwin, L'IBM e l'olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana, Rizzoli, Milano 2001.
[16] Breitman Richard, Il silenzio degli alleati. La responsabilità morale di inglesi e americani nell'olocausto ebraico, Mondadori, Milano 1999.
[17] Gli archivi furono consultati da John Loftus, presidente del Florida Holocaust Museum. Vedi Toby Rodgers, "Heir to the Holocaust, How the Bush Family Wealth is Linked to the Jewish Holocaust", in Clamor Magazine, maggio-giugno 2002.
[18] Thorn Victor, "La famiglia Bush e il prezzo del sangue versato dai nazisti", Babel Magazine, 6 ottobre 2002. www.rebelion.org
[19]             Tarpley Webster G., Anton Chaitkin Anton, George Bush : The Unauthorized Biography, Tree of life publications, 2004.
[20] Tarpley Webster G., Anton Chaitkin Anton, George Bush : The Unauthorized Biography, Tree of life publications, 2004.
[21] Loftus John, “The Belarus Secret and The Secret War Against the Jews”, New York , Knopf, 1982.
[22] "Lo strano caso della Deutsche Bank", http://saba.fateback.com/bankenstein/deutschebank.html
[23] " Lo strano caso della Deutsche Bank", http://saba.fateback.com/bankenstein/deutschebank.html
[24] La Fondazione Rockefeller fece approvare diverse leggi sulla sterilizzazione, che furono applicate in alcuni Stati americani. L'eugenetica era nata nel 1883 e si era diffusa sia in Europa che negli Stati Uniti. In molti Stati furono avviati programmi di eugenetica negativa, in particolare si trattò di sterilizzazione di soggetti ritenuti inferiori. Negli Usa tali tecniche ebbero particolare successo, e già nel 1894 vennero praticate le prime castrazioni eugenetiche alla Elwyn State School of Pennsylvania. Si trattò di centinaia di soggetti presi dalle carceri o da istituti psichiatrici. Charles Davenport, uno dei maggiori esponenti dell'eugenetica americana, nel 1906 fondò l'Eugenic Record Office. Davenport era un convinto razzista e antisemita e sostenne una rigida gerarchia tra le razze e la necessità di impedire che soggetti di razza superiore bianca potessero far degenerare la razza accoppiandosi con soggetti di razze inferiori. Egli auspicava un progetto di Stato per eliminare tutti i soggetti che secondo lui avrebbero potuto portare la "razza superiore verso il declino".
[25] Norden Albert, Le secret des guerres: genèse et techniques de l'agression, Parigi, 1972, pp. 72-76.
[26] Chomsky Noam, Egemonia o sopravvivenza. I rischi del dominio globale americano, Marco Tropea Editore, Milano 2005, p. 74.
[27] Chomsky Noam, op. cit., p. 75.
[28] Li Vigni Benito, Le guerre del petrolio. Strategie, potere, nuovo ordine mondiale, Editori Riuniti, Roma 2004, p. 208.
[29] Sutton Antony C., America’s Secret Establishment, Liberty House Press. Bilings 1986.
[30] Consiglio di controllo del gruppo statunitense (Germania), Ufficio del direttore dei servizi segreti, rapporto dei servizi segreti n° EF/ME/1, interrogatorio di Fritz Thyssen, 4 settembre 1945.
[31] Journal American, New York , 24 giugno 1924.
[32] Icke David, La verità vi renderà liberi, Macro Edizioni, Cesena 2005, p. 118.
[33] Sutton Antony C., Wall Street and the Rise of Hitler, Press, Seal Beach ( California ) 1976.
[34] Dixon Edgar B. (a cura di), Franklin D. Roosevelt And Foreign Affairs, Belknap Press, Cambridge 1969, vol III, p. 456.
[35] Faillant de Villemarest Pierre, Les sources financières du nazisme,             Ed. CEI, Cierrey             1984, p. 71.
[36] Palast Gregg, Democrazia in vendita, Marco Tropea Editore, Milano 2003, p. 254.
[37] Vedi Times, 7 settembre 1938. La propaganda venne chiamata dal governo inglese "paura della guerra", e si svolse attraverso articoli allarmanti e antitedeschi, oltre che attraverso esercitazioni e costruzione di trincee.


Movisol http://www.movisol.org/znews218.htm

Le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni. Le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moody's, Standard & Poor's e Fitch. Il rating, che valuta l'entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi quale il rischio di tasso o di cambio, ecc. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo.

Un monitoraggio effettato dall'Adusbef su oltre 1.000 “report” (consigli per gli acquisti o per le vendite su titoli e/o azioni) emessi a pagamento (quindi con un potenziale conflitto di interessi, a volte anche quando non è stato richiesto) dalle maggiori agenzie di rating, anche di origine bancaria, ha rappresentato la prova provata che tali rapporti sono risultati sballati al 91 per cento,efficaci al 9 per cento. Quando le agenzie diffondono su internet, tramite lettere finanziarie o stampa specializzata,i loro reports su società quotate, i consigli (ad acquistare: buy; vendere: sell; o tenere: hold ) 9 volte su 10 si sono rilevati vere e proprie bufale a danno dei risparmiatori i quali, seguendo quei non proprio disinteressati consigli,hanno messo a repentaglio il frutto del loro sudato risparmio, con perdite maggiori rispetto alla loro normale capacità di investimento.
Le società di rating,poiché sono pagate dai committenti e non dagli investitori,sono portatrici di un conflitto di interessi, che ha mostrato tutta la sua evidenza negli scandali finanziari mondiali: dalle Enron e Worldcom alla Parmalat.

Il 19 ottobre 2006, 2 delle 3 agenzie di rating internazionali che agiscono in regime di oligopolio, hanno deciso di declassare l'Italia, hanno dato voluto cioè dare un voto negativo alla capacità dell'Italia di gestire la sua economia. Non è la prima volta che questo accade, anche in presenza di governi di differente orientamento politico. E' un voto che solitamente ha drammatiche conseguenze economiche e sociali. Delle tre agenzie, la Standard & Poors, la Fitch e la Moody's , questa volta le prime due hanno ritoccato negativamente il loro voto, mentre per il momento la terza lo ha mantenuto invariato. Le motivazioni della “pagella” sono sempre di una ripetitività e di una banalità quasi disarmanti: i tagli nelle spese di bilancio non sono sufficienti e la “riforma delle pensioni” (leggi privatizzazione delle pensioni) va troppo a rilento. Sono giudizi, ripetuti in salse un po' diverse, che sono stati emessi per tutti, siano questi paesi industrializzati o nazioni in via di sviluppo. L'effetto immediato del voto negativo è un aumento dei tassi di interesse per “ricomprare” la fiducia dei sottoscrittori di obbligazioni e di altre forme di credito, per cui tutto il debito pubblico e privato di una nazione costa subito di più (la stima del declassamento italiano, calcolata da Adusbef,è pari a circa 3,3 miliardi di euro), con ricadute negative sul bilancio statale e con l'aggiunta di ulteriori tagli alla spesa sociale. Per le nazioni più deboli, queste decisioni provocano anche una caduta del valore di scambio della moneta, con effetti devastanti sulle importazioni (che costano di più), sulle esportazioni (che valgono di meno) del paese, sul suo bilancio statale e sui livelli di vita della popolazione.
Con la deregolamentazione dell'economia, soprattutto dall'inizio degli anni novanta, queste agenzie sono diventate il “grande fratello” finanziario e hanno progressivamente accumulato un potere immenso, superiore a quello degli stati e delle banche centrali, sia nella valutazione delle politiche dei governi che dell'andamento economico di qualsiasi entità privata, determinando le decisioni di tutti gli attori economici. All'inizio le agenzie offrivano, a pagamento, ai detentori di titoli di credito i loro giudizi sul comportamento dei debitori. Adesso persino i debitori pagano per avere un “voto” prima di emettere un'obbligazione o attingere a qualsiasi altra forma di credito. Senza il voto delle agenzie, economicamente non si esiste più. Per poter comprare o vendere, per prendere o dare a prestito, bisogna pagare il “pizzo” per ricevere la protezione o il semplice riconoscimento da parte di questi nuovi potentati.
Prima di tutto va sottolineato che le tre maggiori agenzie di rating (le 3 sorelle) sono delle entità private strutturate come società per azioni e quindi parte della logica di mercato e sottoposte al principio del massimo profitto possibile. Inoltre, e risulterà chiaro da una sintetica analisi delle loro strutture dirigenziali, le “tre sorelle” hanno partecipazioni dirette, anche attraverso i membri dei loro consigli direttivi, Board of Directors, delle più grandi corporations internazionali e delle più grandi banche internazionali, pesantemente coinvolte nelle operazioni di finanza derivata, cioè in quelle speculazioni finanziarie principalmente responsabili delle bolle speculative e dell'attuale crisi finanziaria sistemica globale.

1) La Standard & Poor's (S&P) è sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Companies, con sede centrale a New York, colosso delle comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori economici. La multinazionale, proprietaria anche di Business Week, nel 2005 vantava un fatturato di 6 miliardi e un profitto di 844 milioni di dollari. Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, che è, tra le altre cose, contemporaneamente membro del Board of Directors della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della ConocoPhillips (petrolio ed energia). È stato anche membro del “Transition Advisory Committe on Trade” del presidente George W. Bush, padre dell'attuale capo della Casa Bianca.
Tra i membri del Board of Directors della McGraw-Hill, che decidono quindi anche dell'attività della S&P, troviamo:

- Sir Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e uomo di punta della Henry Schroder Bank di Londra;
- Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola Co.;
- Hilde Ochoa-Brillenmbourg, alto responsabile della Credit Union del FMI-World Bank;
- James H. Ross, della British Petroleum;
- Edward B. Rust Jr., presidente dell'assicurazione State Farm Insurance Company (gigante del settore assicurativo, bancario e immobiliare, sotto scrutinio per le politiche troppo disinvolte dopo l'urgano Katrina), direttore della Helmyck & Payne, colosso del settore petrolifero e già membro del Transition Advisory Team Committee on Education della presidenza di George W.
- Bush (padre);
- Sidney Taurel, presidente della farmaceutica Eli Lilly (che in passato ha vantato tra i suoi dirigenti anche Kenneth Lay, condannato per la bancarotta della Enron) e direttore dell'IBM, già membro nel 2002 dell'Homeland Security Advisory Council (l'apparato dell'antiterrorismo).

2) L'agenzia di rating Fitch di New York è sussidiaria della multinazionale dei servizi finanziari Fimalac, con sede centrale a Parigi. Nel 2005 la multinazionle americana delle comunicazioni Hearst Corporation ha rilevato il 20% del pacchetto azionario.
Il suo presidente è Marc Ladreit de Lacharriere, uomo della Renault e della Banque Suez.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:
- David Dautresme della banca Lazard Freres;
- Philippe Lagayette della JP Morgan & Cie;
- Bernard Mirat della Cholet-Dupont (finanza);
- Bernard Pierre della Fremapi (metalli preziosi).

La Fimalac vanta anche un International Advisory Board per dare più lustro e potere alla multinazionale, che nel 2002 annoverava tra gli altri: Felix Rohatyn della Lazard Freres, l'uomo che ha recentemente smantellato l'industria americana dell'auto, Sholley della UBS Warburg, Reimnits della Kommerz Bank, Peberan della Parisbas, rappresentanti della Nestlè, della Bentelsmann e anche l'ex presidente della Federal Reserve americana Paul Volker e l'italiano Lamberto Dini.

3) L'agenzia di rating Moody's è sussidiaria della Moody's Corporation, con sede centrale a New York. Il presidente è Raymond W. McDaniel Jr.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:

- Basil L. Anderson della Stables Inc. e della Hasbro Inc (due giganti del settore vendite e servizi);
- Robert Glauber della ING Group (settore bancario e assicurativo con base in Olanda), già sottosegretario del ministero delle finanze americano nel periodo 1989-92;
- Henry Mc Kinnell, della multinazionale farmaceutica Pfizer e della Exxon Mobil (petrolio);
- Nancy S. Newcomb della Citigroup e della Sysco Corporation (settore alimentare);
- John K. Wulff, della multinazionale chimica Herculer, della KPMG (la multinazionale di consulenza finanziaria e di certificazione dei bilanci), della Sunoco (petrolio) e della Fannie Mae (che insieme alla Freddie Mac detiene quasi per intero il pacchetto ipotecario immobiliare americano la cui bolla è al punto di esplodere).

Le “tre sorelle” del rating quindi, non sono solamente l'espressione dell'intreccio dominante delle multinazionali, ma in particolar modo sono una struttura organizzata delle principali banche del pianeta che controllano il sistema finanziario e debitorio delle nazioni e di tutti i settori dell'economia sia privata che pubblica. Ma la cosa che si vuole con precisione sottolineare è l'influenza determinante esercitata sulle “tre sorelle” da quella finanza altamente speculativa che è responsabile della gigantesca bolla in derivati finanziari che ha precipitato il mondo intero in un processo di crisi sistemica.

Secondo i rapporti della Banca dei Regolamenti Internazionale (BRI) di Basilea, la banca di coordinamento di tutte le banche centrali, alla fine di dicembre 2005 solamente il totale del valore nozionale di tutti i derivati finanziari Over The Counter (OTC), cioè quelli che non appaiono sui bilanci delle banche e finanziarie che li sottoscrivono, aveva raggiunto i 284.819 miliardi di dollari, cioè sette volte il PIL mondiale ( alla fine del 2003 era di 197.167 miliardi, cioè quasi 100.000 miliardi in più solamente in 24 mesi!). Queste sono operazioni finanziarie altamente speculative, soprattutto scommesse sugli andamenti futuri dei tassi di interesse, che hanno già portato l'intero sistema in crisi con il fallimento del fondo LTCM nel 1998 e continuano a scuotere quotidianamente il sistema finanziario e monetario, ultimo il fallimento per 6,5 miliardi di dollari del fondo americano Amaranth (con ricadute negative anche sui fondi gestiti italiani,dal san Paolo Imi alle Generali). Si noti che alla vigilia della crisi del 1998 il totale dei derivati OTC era di 28.000 miliardi di dollari.

Secondo l'ente statale di controllo sul denaro circolante negli USA, il Comptroller of the Currency, a fine giugno 2006 la JPMorgan vantava da sola un valore nominale di derivati OTC pari a 57.300 miliardi di dollari (cinque volte il PIL americano) e la Citigroup vantava 25.327 miliardi di dollari in derivati OTC. Anche le altre banche sono pesantemente coinvolte in queste operazioni sebbene seguano a grande distanza questi due colossi della speculazione finanziaria.
Tutto questo ci porta a concludere che le “tre sorelle” non sono solamente squalificate nella pretesa di valutare la solidità economica e finanziaria degli stati e delle imprese, ma che sono parte integrante del problema che sta portando il mondo economico verso il crack e la crisi sistemica con conseguenze devastanti per l'intera vita economica, sociale e politica del pianeta. Questa riflessione non si deve fermare al rifiuto delle ricette imposte dalle agenzie, ma deve sollecitare un'azione, coordinata internazionalmente, per ridefinire le regole e i progetti per un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, per una nuova Bretton Woods [vedi nota] capace di promuovere un nuovo ordine economico mondiale più giusto. Lo scorso 6 aprile 2005 la Camera dei Deputati ha approvato una mozione per una nuova Bretton Woods presentata dall'On. Mario Lettieri della Margherita,attuale sottosegretario all'Economia, sostenuta da cinquanta parlamentari di tutti i partiti. Bisogna continuare con queste iniziative fino ad arrivare ad un coordinamento internazionale e convocare una conferenza di capi di stato e di governo che rimetta l'economia sui binari dello sviluppo reale, che ridia al credito il suo ruolo produttivo, mettendo la speculazione e la deregolamentazione in una situazione di non nuocere.

STRUMENTI DERIVATI: 350 TRILIONI DI DOLLARI USA (IN ITALIA 5 MILIARDI DI EURO 3 VOLTE IL PIL), DEVONO SUSCITARE ALLARME DELLE AUTORITA' MONETARIE MONDIALI. LA “BOMBA ATOMICA” FUORI CONTROLLO DELLA FINANZA DERIVATA (VERE E PROPRIE SCOMMESSE CLANDESTINE CON BANCHE ALLIBRATRICI CHE LUCRANO, CON LA SPECULAZIONE 25 MILIARDI DI DOLLARI ANNUI DI COMMISSIONI), RISCHIA DI SEPPELLIRE CON L'ESPLOSIONE LE ECONOMIE PIU' SANE DEGLI STATI.
L'INTRODUZIONE DELLA TOBIN TAX (*) POTREBBE: REGOLAMENTARE SCOMMESSE CLANDESTINE FUORI CONTROLLO E FINANZIARE I PAESI POVERI DEPREDATI.

Le economie degli Stati nei mercati globali poggiano sulla “bomba atomica” dei derivati, strumenti di finanza speculativa rispetto a cui le banche sono esposte per circa 350 mila miliardi di dollari, secondo l'ultimo rapporto disponibile del Comitato di Basilea per la supervisione bancaria e su Iosco. Non è ancora possibile definire con esattezza il giro d'affari che tale Business può generare in un anno - perché le banche d'affari non pubblicano i flussi derivanti dai singoli clienti di hedge funds - ma è possibile capire da dove sono arrivati consistenti flussi di cassa per le banche d'affari .Il mondo Hedge, allo stato attuale, dovrebbe possedere una dote pari a circa 1.000 miliardi di dollari di Assets Under Management che generano 25 miliardi di dollari in commissioni bancarie o il 2.5% per il patrimonio gestito; se a tutto questo aggiungiamo le commissioni di gestione ci si aggira attorno ad un 5% l'anno. Un altro elemento da non sottovalutare, viste le cifre, è quello dell'ormai eccessiva interdipendenza - in termini di profitti - tra banche d'affari e modo degli Hedge Funds, un evidente ed eclatante conflitto d'interessi: le banche d'affari vendono Hedge Funds, gestiscono Hedge Funds, concedono prestiti per investirvi e operano in hedge attraverso i propri trading desk, le banche d'affari sembrano più che altro una sorta di investitori geneticamente modificati: investono con se stesse.

Il volume delle operazioni finanziarie derivate continua ad aumentare. La Federal Deposit Insurance Corp. (FDIC, l'ente che garantisce i depositi bancari USA) ha calcolato il valore nozionale delle operazioni in derivati delle banche commerciali USA a 101.900 miliardi di dollari, mentre la sovrintendenza sul denaro circolante, Office of the Comptroller of the Currency (OCC), riferisce che le prime 25 banche USA detenevano alla fine del 2005 contratti derivati per 105.000 miliardi di dollari.

La Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea ha reso noto il 30 giugno 2005 che i derivati trattati over-the-counter, cioè non registrati, ammontavano a 270 mila miliardi e i derivati trattati in borsa ammontavano a 58 mila miliardi. Il totale era dunque di 328 mila miliardi di dollari, e per la fine dell'anno la proiezione lineare della BRI prospettava un totale di 360-365 mila miliardi. In testa c'è sempre la JP Morgan , con 48.600 miliardi (valore nozionale dei contratti aperti). Nel corso del 2005 l 'aumento sarebbe stato di “soli” 3.600 miliardi, cioè l'8%, rispetto ai 7.600 miliardi (20%) del 2004. Al secondo posto c'è Citigroup con 23.200 miliardi a fine del 2005 (+ 18% sull'anno precedente), meno del 54% registrato nel 2004. I derivati della Bank of America erano 22.200 miliardi all'inizio dell'anno, con un aumento del 24% nel 2005 e del 18% nel 2004.

L'aumento più vistoso è quello dei derivati sul credito, che sono quasi raddoppiati tra la metà del 2004 e la metà del 2005, secondo le cifre della International Swaps and Derivatives Association (IDSA). Al 30 giugno 2006 gli swaps e le options sui tassi d'interesse e sulla moneta riferiti dall'ISDA ammontavano a 213 mila miliardi, con un aumento annuo del 16% (29.600 miliardi). Nello stesso periodo gli swaps sulle insolvenze creditizie (derivati sul credito) sono aumentati di 4.000 miliardi, ovvero del 48%. Quattro anni prima i derivati sul credito ammontarono a 919 miliardi. Mentre il Presidente della SEC americana ha annunciato di aver messo sotto controllo il mercato dei derivati e degli hedge fund USA e Bce, Adusbef ha inviato numerose richieste a Bankitalia e Consob volte ad approfondire, alcune segnalazioni ricevute, secondo cui anche il sistema bancario italiano sembra stia facendo un massiccio ricorso agli strumenti derivati per ricoprire esposizioni finanziarie assunte sui mercati internazionali, anche su quelli obbligazionari di Stati sovrani a rischio di insolvenza,e di tenere quindi sotto stretta osservazione un fenomeno potenzialmente pericoloso che potrebbe provocare, soprattutto nella attuale fase di recessione economica, effetti a catena indesiderati tali da travolgere, in un effetto domino, l'economia reale e il sudato risparmio impiegato.

L'Isda (International Swaps and Derivatives Association) ha infatti calcolato che a giugno 2006 l 'ammontare nominale dei derivati di credito ammontava a 26 mila miliardi di dollari, in crescita del 109% rispetto all'anno precedente. Più consistente la dimensione del mercato dei derivati sui tassi (interest rate swap e cross-currency swap) che raggiunge la cifra astronomica di 250 mila miliardi di dollari. Anche la Banca d'Italia ha segnalato che dalla fine del 2004 a quella del 2005 l 'ammontare nozionale dei contratti derivati è passato da 5.285 a 5.899 miliardi di dollari. Si tratta di numeri da capogiro che rischiano di rendere più esposte le borse mondiali ad eventi imprevedibili e occasionali.

La situazione si fa ancora più preoccupante se si considera che i più grandi istituti di credito del mondo sono esposti notevolmente alle fluttuazioni di questo mercato. Secondo i dati forniti dalla Comptroller of the Currency, l'esposizione dell'americana Jp Morgan Chase raggiunge i 57 mila miliardi di dollari: una cifra pari a 350 volte la capitalizzazione di borsa della società e a più di quattro volte il Pil degli Stati Uniti. Nella classifica delle banche più esposte in contratti derivati figurano però anche Citibank (25 mila miliardi di dollari), Bank of America (24 mila mld), Wachovia Bank (4 mila mld) e Hsbc (4 mila mld di dollari). A questo punto la domanda è: cosa succederebbe se un evento inatteso (come già se ne sono visti nel Novecento) procurasse un crollo di questo mercato ? Il rischio è un effetto domino che potrebbe colpire i mercati finanziari internazionali e arrivare a piegare l'economia di molte nazioni.

Non si tratta neanche di uno scenario di fantasia se si ricorda il caso di Long Term Capital Management. Si trattava di un hedge fund gestito da due premi Nobel che fu messo in ginocchio dalla crisi del debito russo in virtù della sua esposizione in derivati da 1.300 miliardi di dollari. Alla fine ci pensò Alan Greenspan che chiamò a raccolta le maggiori banche internazionali per salvare la baracca. Ma oggi, vista l'esposizione da ben 57 mila miliardi di dollari della JPMC, chi potrebbe salvare la finanza mondiale da una nuova crisi del mercato dei derivati?


Marcello Pamio

Nessuno le controlla, sono una manciata a livello mondiale, ma tre fanno il bello e cattivo tempo.
Declassano intere economie e debiti di paesi sovrani.
Le agenzie di rating, sono piene di conflitti d’interessi e corresponsabili di una crisi sistemica mondiale.[1]
Nonostante le dichiarate doti chiaroveggenti, sono state “incapaci” di vedere l’avvicinarsi della crisi americana dei sub-prime nel 2007, prodotti da loro dotati di tripla A, fino al giorno del loro crollo; non sono riuscite a prevedere la crisi del debito sovrano della zona euro, come sottolinea il Fondo Monteario Internazionale, e neppure il fallimento della Lehman Brothers nel 2008.[2]
Fino all’ultimo non si accorsero di nulla, come mai? Sviste? Incapacità professionale? O strategie mirate?
Per dare una risposta, è necessario osservare chi le controlla.
Verranno analizzate in proporzione alla quota di mercato del settore rating.

Moody’s Corporation
Fondata nel 1909 è presente in 26 paesi e ha circa 4500 impiegati.
Rappresenta il 40% della quota di mercato del settore rating
La sede principale si trova a New York, nella Sixt Avenue.
I proprietari di Moody’s sono:

  • Berckshire Hathaway Inc. (Warren E. Buffet): 12,80%
  • Capital World Investors: 12,60%
  • The Vanguard Group Inc. (5,02%)
  • Price (T. Rowe) Associates Inc. : 5,95%
  • BlackRock Fund Advisors (3,68%)
  • State Street Global Advisors (3,24%)
  • Decine di altri investitori

Il 24 settembre 2002 un elicottero è atterrato sul prato di Waddedson Manor nella proprietà nel Buckinghamshire, in Inghilterra.
Dall'elicottero sono scesi Warren Buffet, ufficialmente il secondo uomo più ricco del mondo, in realtà un giocatore di basso rango e Arnold Schwarzenegger, a quel tempo candidato Governatore della California.
Il patron di casa era nientepopodimenoche Nataniel Charles Jacob Rothschild, erede della dinastia europea di fantamiliardari e uno degli uomini più influenti e potenti del mondo.
Warren Buffet è infatti uno dei tanti agenti Rothschild.

Standard & Poor’s
Fondata nel 1860 è presente in 23 paesi e impiega circa 10.000 persone.
Rappresenta il 39% della quota di mercato del settore rating.
La sua sede principale si trova a New York.
La proprietà è di McGraw-Hill Companies Inc., il colosso delle comunicazioni, dell’editoria e costruzioni, presente in quasi tutti i settori economici.
Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, membro del Board of Directors della United Technologies (multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs della Conoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).

Gli azionisti della McGraw-Hill sono[3]:

  • Capital World Investors (10,26%),
  • The Vanguard Group Inc. (4,58%),
  • BlackRock Fund Advisors (4,47%),
  • State Street Global Advisors (4,25%),
  • Oppenheimer Funds Inc. (4,04%),
  • JANA Partners LLC (3,48%),
  • e decine di altri investitori.

Al primo posto tra gli azionisti di McGraw-Hill, figura il Capital World Investors: una delle più grandi società di gestione del risparmio U.S.A.[4].
Oggi Capital è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla Standard & Poor's) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody's.[5]
Un altro affezionato alle agenzie di rating è il fondo americano: State Street Corp.
State Street infatti è il secondo azionista di McGraw Hill/Standard & Poor’s e il settimo di Moody's.

Gli azionisti di State Street Corporation sono:

  • Barlays Plc,
  • Citigroup Inc.,
  • General Electric Co.,
  • Invesco International Ltd.,
  • Northern Trust Corp.,
  • Putnam LLC,
  • Vanguard Group,

Lo stesso dicasi per l’altro fondo USA, BlackRock: è l'undicesimo socio di Moody's e il sesto della concorrente.
Gli azionisti attuali di BlackRock Financial Management Inc. sono: Merrill Lynch & Co. (49,8%) e P.N.C. Financial Services Group Inc.
La banca d’investimento Merrill Lynch nel settembre 2008, dopo la crisi finanziaria e un periodo di forti perdite è stata acquistata dalla Bank of America, i cui azionisti sono: Barclays Plc., FMR Corporation, State Street Corporation, Axa, Putnam LLC, Vanguard Group, Capital Research & Management Inc., e pochi altri.

Continuando a spulciare, si ritrovano sempre e solo gli stessi nomi, gli stessi azionisti che da una parte e dall’altra controllano i gruppi bancari o i fondi d’investimento che a loro volta controllano le agenzie di rating.
Non è strano quindi che a Lisbona la Procura ha aperto un'inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia da alcuni professori che puntano il dito proprio sul fatto che i principali azionisti di Moody's e Standard & Poor's siano gli stessi grandi fondi americani.

In pratica i grandi fondi USA sono da un lato gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare, e dall'altro sono anche i "padroni" delle agenzie che stilano le pagelle.[6] Non male come conflitto d’interesse.
Ma tale conflitto è ancora più occulto e gravoso se pensiamo che oggi pochissime famiglie, come per esempio i Rothschild, sono in grado di controllare tutto quanto attraverso agenzie, società e agenti.

Banchieri/filantropi/agenti come Warren Buffet e George Soros, tanto per citare i più famosi, che servono la causa speculando a destra e a manca con i loro fondi miliardari.
La strategia è sempre la stessa: Problema-Reazione-Soluzione.
Accendono la miccia e scatenano le guerre nei vari paesi, per distruggere tutto quello che si può distruggere, per poi ricostruire, guadagnandoci sopra.
Declassano i debiti nazionali, per poi specularci sopra e alla fine comprare le aziende e società importanti con gli spiccioli.

Ecco quello che è successo in Italia.
Nel mese di agosto 1992, Standard & Poor’s declassa il debito italiano e casualmente a settembre, l’ebreo di origine ungherese George Soros, specula sterlina contro lira.
Risultato? Svalutazione del 30% della lira, uscita dallo S.M.E. (mercato europeo).
In questa maniera i capitali anglo-statunitensi che sono arrivati nel nostro paese per comprare a prezzi stracciati, aziende e società importanti per l’intera Italia: Iri, Enel, Ina, Eni, Cirio, ecc.
Il declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s, è stata la testa di ariete che ha permesso la speculazione spietata e criminale.
Questo è il modo in cui vengono usate le Agenzie di Rating, tutte controllate dai soliti noti.

Fitch Ratings
Fondata nel 1913 è presente in 51 paesi e occupa circa 2000 persone.
Rappresenta il 16% della quota di mercato del settore rating
Le sedi principali si trovano a New York e Londra.
E’ di proprietà di Fitch Group, i cui azionisti sono: la francese Fimalac (60%), Hearst Corporation (40%).

[1] “La cricca del Rating”, Elio Lannutti tratto da “La Voce” ottobre 2011
[2] Idem
[3] CNN Money, http://money.cnn.com/magazines/fortune/fortune500/2010/ceos/
[4] “Tutti gli intrecci tra gli azionisti delle Agenzie”, “Il Sole24Ore” http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-15/tutti-intrecci-azionisti-agenzie-081225_PRN.shtml
[5] Idem
[6] “Tutti gli intrecci tra gli azionisti delle Agenzie”, “Il Sole24Ore” http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-15/tutti-intrecci-azionisti-agenzie-081225_PRN.shtml

Tratto da www.laleva.org

INTRODUZIONE

1) Aids la strategia del terrore

2) L’HIV non causa l’Aids

3) La quintessenza della truffa: i test sull’Aids

4) Le "cure" ufficiali
a. Un po’ di storia "WELLCOME TO DEATH"
b. La "cura" dell’AZT
c. Le altre "cure" ufficiali

5) Alcune domande
a. Ma l’aids esiste si o no?
b. Cos’è il sistema immunitario e come funziona?
c. E’ l’Aids (o meglio il virus hiv che "causerebbe" l’Aids) contagioso?
d. Ma allora chi si prende l’Aids come se lo becca?
e. Ma se l’Aids non si trasmette attraverso il sangue, sono pericolose si o no le trasfusioni?
f. E’ vero che le categorie più "a rischio" sono tossicomani e omosessuali?
h. E’ l’Aids una malattia mortale?
i. Sono stati colpiti dall’Aids in egual misura entrambi i sessi?
j. La prevenzione è servita a qualcosa sinora?
k. Cosa bisogna fare per non prendersi l’Aids?
l. Esistono cure alternative?
m.Terapie non convenzionali utilizzate nei casi di Aids
n. E il famoso vaccino?
o. Chi sono questi scienziati (medici, ecc.) scettici o "dissidenti" che avversano la teoria ufficiale? Sono essi credibili?

INTRODUZIONE

Vi sono molti medici, scienziati, ricercatori illustri, alcuni persino premi nobel, che affermano che la teoria ufficiale dell’AIDS, per cui sarebbe “il retrovirus HIV che causa l’AIDS”, è falsa e inconsistente, non verificata né provata in laboratorio, ma funzionale ai profitti multimiliardari delle case farmaceutiche e a politiche di controllo e discriminazione di intere categorie sociali, in particolar modo tossicomani e omosessuali.
Molti di essi fanno parte del gruppo di cooperazione internazionale denominato REGIMED “REsearch Group for Investigative MEDicine and journalism”, che si occupa dei problemi etici connessi alla ricerca medica ed alla pericolosità di certe sue applicazioni pratiche, fondato nel 1996 dai dottori Heinrich Kremer e Stefan Lanka.

Heinrich Kremer - dottore in medicina, psichiatria e neurologia, studioso di sociologia, psicologia e politica, ricercatore, esperto in riabilitazione psicosomatica, investigazione clinica su AIDS ed epatiti, trattamento della tossicodipendenza e profilassi delle infezioni - è stato per anni promotore ed organizzatore di progetti di medicina sociale in Germania, fino a quando, nel 1988, si dimise dagli incarichi ufficiali per disaccordi con le politiche del governo federale in materia di droga ed AIDS, e per l’ostracismo manifestatogli dall’establishment medico-farmaceutico nei confronti delle sue prese di posizione in contrasto con le tesi ufficiali sul meccanismo per cui “l’HIV causa l’AIDS”. Negli anni seguenti furono sospesi i finanziamenti per le sue ricerche e i risultati dei suoi studi da tempo vengono ignorati dai media, che stendono una cortina di silenzio sul suo lavoro e sulle sue conclusioni teoriche e pratiche. Dalla fine degli anni ’80 diventa ricercatore indipendente e si dedica alla diffusione di controinformazione su teorie e prassi mediche ufficiali. Dal 1996 diventa anche membro del “Study Group on Nutrition and Immunity” guidato dall’immunologo Alfred Hassing di Berna.

Stefan Lanka - biologo, virologo e genetista, laureatosi in scienze naturali presso l'Università di Costanza - si sta facendo conoscere in tutto il mondo per le sue ricerche scientifiche, in particolar modo nel campo dell'AIDS.
Lanka porta avanti anche un'attività scientifico-legale con Karl Krafeld ed altri collaboratori a Dortmund, per l'abrogazione dei cosiddetti test dell'AIDS, in quanto inaffidabili.
Stefan Lanka si è presentato spontaneamente in un processo per sangue "contaminato da HIV" a Goettingen (Germania), dichiarando sotto giuramento che l'HIV non esiste. Il Tribunale NON HA TROVATO UN SOLO SCIENZIATO UFFICIALE in grado di dimostrare scientificamente l'esistenza del virus in questione.
Il 24/2/97 il tribunale emise la sentenza (censurata dai mass-media): assoluzione totale del medico che era accusato di 14 omicidi e 5800 tentati omicidi. [....]

Va comunque sottolineato che il fronte dei “dissidenti” sulla teoria ufficiale dell’AIDS è molto vasto - ancorché sottoposto a censura e repressione sistematica - e di esso fanno parte anche figure slegate dal gruppo REGIMED che vanno da premi Nobel a medici, psicologi, ricercatori, biomedici, scienziati, politici, scrittori, intellettuali, e gente comune politicizzata, non “televisata” e con gli occhi aperti. Fra questi: Peter Duesberg, virologo esperto in retrovirus, biologo molecolare di fama mondiale; Kary Mullis, premio Nobel nel 1993 per la chimica per aver inventato uno strumento fondamentale di analisi del DNA, la PCR (Polymerase Chain Reaction).

Il sito internet di Duesberg http://www.duesberg.com – in inglese ovviamente – ed il sito Info AIDS – “Tutto quello che non vi hanno mai detto circa l'AIDS” http://infoaids.freeweb.supereva.it/index.htm?p – veramente ottimo ed in italiano – contengono moltissime informazioni (e collegamenti) su quanto affermato, scritto e prodotto da chi avversa la teoria ufficiale dell’AIDS.
Altra controinformazione AIDS in italiano: http://www.laleva.cc/cura/truffa_aids.html

Ma il sito fondamentale è “Rethinking AIDS” (Ripensare l’AIDS) http://www.virusmyth.net/aids/, che contiene collegamenti ad una quantità enorme di documenti.
Il dissenso in Italia è guidato principalmente da Luigi De Marchi (psicologo clinico e sociale) e Fabio Franchi (infettivologo, studioso di teoria e tecnica della metodologia), autori del libro "AIDS la grande truffa" (Edizioni SEAM) in cui vengono demolite le mistificazioni pseudo-scientifiche dell'ipotesi HIV/AIDS.
Va segnalato anche il dottor Elio Rossi - medico chirurgo - patologo clinico e dottore in psicologia – autore del libro "HIV e AIDS: Fine degli opposti estremismi" Edizioni Lombardo editore in Roma, un’altra denuncia contro l’inganno e l’assurdità della teoria ufficiale sull’AIDS.

Altri libri particolarmente interessanti tradotti in italiano (in inglese ce ne sono un casino) sono:

"Inventando il virus dell'AIDS" di P. Duesberg - Edizioni Baldini e Castoldi.

"L'AIDS è causato dall'uso di farmaci e da altri fattori di rischio non contagiosi", P. Duesberg, Ed. Andromeda Inediti, n. 78.

"Dossier AZT, la verità sul farmaco più tossico mai utilizzato per una terapia a lungo termine", basato sulle pubblicazioni di John Lauritsen, Ed. Andromeda Inediti, n. 90.

"Atti del convegno internazionale "Ripensare l'AIDS" ", Ed. Andromeda Inediti, n. 91.

“AIDS: e se fosse tutto sbagliato?” di Christine Maggiore – Ed. Macro Edizioni – settembre 2000. Questo libro è particolarmente interessante perché contiene molte testimonianze di sieropositivi rispetto alle cure alternative e a quelle ufficiali, ed al rifiuto di queste ultime, con relativi enormi benefici in termini di salute. In appendice si trova un ricchissimo indirizzario di associazioni e gruppi che si occupano di AIDS/HIV da punti di vista alternativi, di terapeuti che praticano terapie non convenzionali rispetto a problemi di deficienze del sistema immunitario, e una lista di siti internet su cui è reperibile una gran quantità di informazioni.

Infine nel 1992 uscì un libro visionario e profetico, anticipatore dei tempi, e con una lacerante profondità di analisi sociale e politica: “La Mal’aria – AIDS e società capitalista neomoderna” a cura del gruppo T4/T8 di Milano (edito da Calusca City Lights – Via Conchetta 18 – 20123 Milano). Una vera coltellata al cuore del delirio omicida capitalista in cui, tra l’altro, nel capitolo “L’AIDS come equivalente generale delle pesti neomoderne ed accumulazione forzata di medicina” Riccardo d’Este sosteneva la teoria sovversiva radicale del “Realizzare la salute attraverso l’abolizione della medicina”, e dopo una lunga analisi concludeva così:
“L’AIDS cammina con la società, con il capitale, con i sacerdoti medici. Siamo noi a doverci rifiutare di camminare con loro. Anche a costo della vita, che peraltro già ci fanno scontare nella sopravvivenza. Come si è detto un tempo, e va costantemente ripetuto, “meglio una fine nell’abisso che un abisso senza fine”. E forse, chissà, riusciremo a non farci male. Giocandocela tutta subito, oggi, in rivolta”.

Un altro libro assolutamente imperdibile è “Il tempo dell’AIDS” di Michel Bounan pubblicato in Italia da QUATTROCENTOQUINDICI - Torino 1993 (Ed. originale “Le temps du Sida”, Ed. Allia, Parigi, 1991).

LA STRATEGIA DEL TERRORE (1)
“E’ piaciuto a Dio, ai nostri giorni, di inviarci malattie che (come è da osservare) ai nostri avi erano sconosciute. Hanno detto, coloro che sono incaricati di interpretare le sacre scritture, che la lue è segno dell’ira divina e che così Dio punisce e flagella le nostre cattive azioni.”
(Ulrich von Hutten, Cavaliere tedesco, “Von den Franzosen oder blatteren”, 1519).

Nel 1981 il Dr. Michael Gottlieb (immunologo) individuò cinque persone malate, fra cui non era intercorsa relazione alcuna, caratterizzate da un sistema immunitario fortemente indebolito. Questa malattia venne battezzata con il nome generico di AIDS, Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Nello stesso anno Ronald Reagan viene eletto presidente degli Stati Uniti.

Nel 1984, l'allora Ministro della Sanità statunitense Margaret Heckler ed il virologo Robert Gallo dell'Istituto Superiore di Sanità annunciarono in una conferenza stampa che l’AIDS era una nuova malattia virale, trasmessa attraverso il sangue o i rapporti sessuali. Fu detto che il virus che causava la malattia era l'HIV (Human Immunodeficiency Virus), e che sarebbero occorsi circa due anni per individuare un vaccino e sconfiggerlo. A distanza di ben sedici anni e miliardi di dollari spesi in ricerca, nessun vaccino è stato scoperto né ci sono indizi che siamo in procinto di averlo; e neppure è stata individuata una cura efficace.
Il principale accusato da parte dei "dissidenti" è proprio lui, Robert Gallo, il quale nel frattempo è diventato multimiliardario grazie al test dell'HIV da lui brevettato ai tempi dell'annuncio dell''84, ed anche potentissimo, dato che gestisce ingenti fondi stanziati per la ricerca sull'AIDS. Anche se Gallo sosteneva di aver isolato lui il virus HIV, l'Istituto Pasteur di Parigi lo denunciò sostenendo che il virus era lo stesso già scoperto da un ricercatore francese, Luc Montagner, che aveva inviato alcuni campioni a Gallo. Fu in seguito deciso (da Reagan e Chirac) che i due fossero considerati co-scopritori, dividendosi i proventi della scoperta. Un'indagine successiva sempre connessa alla vicenda ha addebitato a Gallo altri comportamenti poco encomiabili, ma non ha danneggiato più di tanto il "padre" di una teoria così importante.

Ma cosa avevano scoperto questi due signori?
Un gruppo di scienziati australiani, guidato dalla Dott.ssa Eleni Papadopulos-Eleopulos dopo aver condotto per anni esperimenti e studi di laboratorio è arrivato alla conclusione che non si può provare che l’HIV esista, lo si può solo supporre; ma quello che è realmente impossibile affermare è che questo sia un virus (o un retrovirus).
I dottori Stefan Lanka e Heinrich Kremer sostengono anch’essi che l’esistenza dell’HIV è una pura supposizione di laboratorio. Mai dimostrata e non dimostrabile la sua esistenza, mai prodotta una fotografia di una particella HIV, ma soprattutto mai pubblicati gli esperimenti di laboratorio che ne avrebbero provato l’esistenza.

La tesi di Lanka sulla supposta indiscutibile esistenza dell’HIV è molto acuta ed intelligente. Egli sostiene che il gran polverone “mediatico” suscitato dalla diatriba tra Gallo e Montagner, protrattosi per anni con scambi di accuse, scorrettezze e colpi bassi da telenovela (troppi soldi in gioco), su chi fosse il reale scopritore dell’HIV, è servito ad oscurare l’attenzione sul fondamento della cosa più importante: l’oggetto della contesa, cioè la scoperta stessa. Viene mica in mente a nessuno di mettere in discussione cosa abbiano scoperto due scienziati che litigano così furiosamente per la paternità di una scoperta tanto importante.
Quindi non v’è nessuna prova che esista il virus HIV, presunto portatore della sindrome da immunodeficienza acquisita.

Il prof. Duesberg, dal canto suo, sostiene che pur essendo indiscutibilmente vere le affermazioni di Lanka & Co., è verosimilmente presumibile che questo virus esista. Qui non ci dilunghiamo, perché la questione è supertecnica e superscientifica, e per i non addetti ai lavori difficilmente comprensibile. Chi ha voglia di farsi venire mal di testa su questa faccenda si può andare a leggere la tesi di Duesberg su http://www.duesberg.com
Dunque Duesberg sostiene sia ragionevole supporre che questo virus esista, ma, e questa è la cosa più importante, esso non potrebbe in nessun caso attaccare il sistema immunitario umano, poiché da esso ne sarebbe distrutto in breve tempo, perciò anche nel caso esso esista è praticamente inoffensivo (anche qui stesso discorso di prima; leggersi le info su http://www.duesberg.com)

In ogni caso quello che salta definitivamente è l’equazione HIV = AIDS =  morte.

“L’HIV è solo un latente, e perfettamente inoffensivo retrovirus di cui molti, ma non tutti, i malati di AIDS, possono essere portatori. Dire che l’HIV è la causa dell’AIDS significa mettere da parte tutto ciò che sappiamo sui retrovirus... La teoria dell’HIV è inconsistente, assurda e paradossale.”
Peter Duesberg

HIV NON CAUSA L'AIDS (2)
Kary Mullis - premio Nobel nel 1993 per la chimica per aver inventato uno strumento fondamentale di analisi del DNA, la PRC - racconta che nel 1988 stava preparando una relazione in cui doveva giustificare l'affermazione "l'HIV causa l'AIDS". Essendo un'affermazione importante, decise di citare il lavoro che lo dimostrava, e domandò ai suoi colleghi quale fosse il riferimento bibliografico più opportuno. Gli risposero che era una cosa nota, e che non era necessario citare riferimenti. Ma lui non desistette, e lo cercò nella biblioteca. Nulla. Allora cominciò a chiederlo a tutti i congressi a cui andava, ma nessuno seppe rispondergli; finché non gli capitò di domandarlo a Luc Montagner, il co-scopritore (assieme a Robert Gallo) dell'HIV. Montagner, sorpreso, gli disse di citare un certo studio.

Mullis rispose che quello studio non si occupava di quella dimostrazione. "No, in effetti", disse Montagner. Guardandosi attorno per trovare una via d'uscita, disse "perché non cita quel lavoro sul retrovirus della scimmia?" – "Ma quello che succede alle scimmie non prova quello che cerco io. E poi si tratta di un lavoro uscito pochi mesi fa. Io cercavo il lavoro originale che dimostrò per la prima volta il legame tra AIDS e HIV nell'uomo". A quel punto Montagner corse a salutare un collega che aveva visto da un'altra parte della sala. Nemmeno lo “scopritore” dell'HIV sapeva indicare chi avesse dimostrato che esso causava l'AIDS; non lo hanno mai fatto né lui né Gallo.
Le confutazioni alla teoria HIV = AIDS vengono comunque suggerite anche solo dal buon senso (e da un minimo di informazione) perché sono troppe le stranezze che rimangono insolute, e che la teoria virale non riesce a spiegare.

Tanto per cominciare, la presunta infezione da HIV non somiglia affatto a quello di un contagio generalizzato. Le prime stime parlavano di 200.000 sieropositivi in Italia, con un tempo di raddoppio dell'ordine dei 10 mesi: oggi tutti gli italiani dovrebbero essere sieropositivi. Invece, non solo i sieropositivi non sono aumentati, ma sono persino diminuiti, fino a dimezzarsi: 200.000 sieropositivi nel 1988, 150.000 nel 1991, 100.000 nel 1996.
E poi se questo virus così infettivo si trasmette attraverso il sangue e lo sperma e i liquidi vaginali, perché allora non dovrebbe trasmettersi attraverso la saliva, le lacrime, il sudore? La medicina ufficiale non ha mai dato una risposta concreta, salvo trovare l’escamotage (mai provato scientificamente) di sostenere che in questi liquidi la concentrazione di virus è così bassa da non poter essere infettiva (?).

Inoltre vi è il famoso discorso sulla presunta incubazione per l'AIDS (periodo intercorrente tra infezione e malattia), che ha subito sostanziali modifiche nel tempo: da 10,4 mesi nel 1984, è aumentata di un anno all'anno fino agli attuali 16 anni. Ogni anno che passa e i sieropositivi storici cioè quelli trovati infetti da HIV quando si approntò il primo test nel 1984, non si ammalano di AIDS, viene aggiunto un anno al periodo di incubazione dalla medicina ufficiale. Assurdo. L’incubazione del morbillo continua ad essere di 9 giorni da secoli. I sieropositivi di lunga data che non si ammalano di AIDS dovrebbero suggerire una riflessione sulla teoria HIV = AIDS, invece vengono semplicemente denominati “lunghi sopravviventi”, e la medicina ufficiale sta ferma lì a guardare ed aspettare che si ammalino.

In ogni caso le statistiche parlano chiaro: circa il 50% dei sieropositivi all’HIV non si ammala di AIDS; nondimeno ci sono casi di AIDS con tutti i test per l'AIDS negativi e ci sono sempre stati, fin dall'inizio dell'uso dei test. Per esempio nel novembre 1984, Montagner trovava il test negativo nel 32% dei pazienti con AIDS esaminati.
In Africa la metà / un terzo dei casi diagnosticati come AIDS avevano un test negativo. Duesberg ne aveva contati moltissimi, a livello mondiale, descritti nella letteratura scientifica fino al 1993.
Da notare che, dal punto di vista logico, affermare che l'unica causa dell'AIDS è l'HIV ed ammettere che vi sono casi in cui quello non è presente è una contraddizione madornale. Per tale motivo gli esperti si sono sempre premurati di negare l'evidenza, fino al punto di coniare un nuovo nome per i casi di AIDS senza virus (Idiophatic CD4 Lymphocitopenia), in modo da liberarsi con questo trucco dello scomodo argomento.

In generale, comunque, il numero delle persone infettate da HIV si è stabilizzato ed è in costante diminuzione da anni in tutto il mondo, invece di aumentare rapidamente come era stato predetto, e questo suggerisce che l’HIV sia un virus vecchio, che è stato con noi secoli senza causare nessuna epidemia.

"...L’AIDS non è né nuovo né unico, ma è stato inventato come parola-ombrello per coprire un complesso di malattie, alcune delle quali erano già state descritte dalla medicina nel 1539."
John Lauritsen, autore di “The Great AIDS Hoax” (la grande beffa dell’AIDS)

L' "establishment" obbietta che la mancata diffusione epidemica della malattia è dovuto ai risultati positivi della campagna di prevenzione. Rispondono i dissidenti che i risultati delle campagne di prevenzione non ci sono stati affatto.
Prova ne è il fatto che le prostitute, che dovrebbero essere particolarmente colpite da una malattia a trasmissione sessuale, sono invece praticamente immuni dall'AIDS (in Italia, nel 1993 soli 6 (!) casi di malate di AIDS, 22 nel '95), mentre altre malattie veneree risultano invece in aumento, smentendo che sia cresciuta l'attenzione alla profilassi.
E poi, ad esempio in Africa, le campagne di prevenzione attuate dai governi sono state veramente irrisorie, praticamente nulle. E allora come mai non c’è stata la tanto temuta e paventata epidemia, spesso descritta come un autentico flagello che stava per abbattersi sul continente nero?

Durante il 1989, Philippe ed Evelyne Kryen, responsabili di un'organizzazione medica di cooperazione con 230 impiegati a Kagera, Tanzania, diffusero le prime informazioni relative alla presenza dell'AIDS in Africa. Pubblicarono un dossier, illustrato, in cui veniva ipotizzato un futuro assai buio per il continente africano, flagellato dalla piaga dell'AIDS.
La stampa degli USA riprese ed amplificò questo dossier.

Ad esempio, nel marzo del 1992, il Washington Post scrisse che il continente africano stava soffrendo “una immensa catastrofe nel campo della salute pubblica” e che Kagera era “una delle aree più duramente colpite del mondo”.
Questo giornale attribuì a Philippe Kryen frasi del tipo: “sarebbe stato preferibile un terremoto” alla piaga dell'AIDS, dato che essa colpiva il gruppo più produttivo, quello delle persone più sessualmente attive.
Il 3 ottobre del 1993, il Sunday Times pubblicò un lungo articolo del suo reporter scientifico Neville Hodgkinson. In questo articolo, e dopo quattro anni di esperienza con pazienti africani, Philippe Kryen dichiarava: “L'AIDS non esiste. È una cosa che è stata inventata. Non ci sono basi epidemiologiche. Per noi non esiste.”
Ma il Washington Post non si fece eco di questa mutata opinione. E nessun altro giornale.

"Hanno considerato il gran numero di persone sieropositive (in Africa) prima di accorgersi che gli anticorpi della malaria - che in Africa hanno tutti - si mostrano nei test come ‘positivi all’HIV’."
Kary Mullis

La situazione dell’AIDS è assolutamente anomala rispetto a qualsiasi malattia che pretende di essere di origine virale, come sostiene Michael Martinez, sul documento "Why HIV Does Not Cause AIDS" (Perché l'HIV non causa l'AIDS).
Spiega Martinez: perché si possa parlare di infezione da germi, debbono essere verificati i cosiddetti "postulati di Koch": ovvero i microbi devono essere presenti in tutti i casi di malattia, e devono essere biologicamente attivi; devono poter essere isolati e accresciuti in coltura; i microbi in coltura devono riprodurre la stessa malattia se introdotti in un altro ospite; e devono essere di nuovo trovati nell'organismo ospite. Come si vede, anche se si tratta di microbi e non di virus, siamo di fronte a regole più che altro dettate dal buon senso.
Gallo invece sovverte totalmente queste regole, perché è possibile ritrovarsi malati anche senza virus!

E ancora: l’infezione da HIV, come ci è stato insegnato, debilita le difese immunitarie, spianando la strada ad altre malattie; sono queste, e non l'HIV, a portare alla morte il paziente. Queste malattie "complicanti" sono attualmente enumerate in una trentina. Ma, cosa strana, tra esse c'è il carcinoma uterino, che è a tutti gli effetti un tumore, e che di conseguenza non si capisce cosa abbia a che fare con il sistema immunitario... Un'altra, il sarcoma di Kaposi, è per ammissione degli stessi CDC (centri epidemiologici) statunitensi, "non causata dall'HIV ed indipendente da esso"!

Negli ultimi anni lo stesso Luc Montagner, co-scopritore del virus, ha iniziato nel corso di svariate conferenze in giro per il mondo una lenta e progressiva marcia indietro rispetto alla teoria HIV = AIDS, sostenendo che i suoi studi rivelano sempre più l’HIV come un semplice co-fattore scatenante la malattia, e non come l’unica causa determinante. Una vera e propria presa di distanza dal “fondamentalismo” di Gallo e seguaci.
Va detto che, comunque, il sapere ufficiale è ancora saldamente arroccato sulla posizione della teoria virale e sui miliardi “a pioggia” che questa garantisce, ed usa tutti gli strumenti di pressione e persuasione a sua disposizione.

Sul numero di settembre 1998 del mensile “Le Scienze” (edizione italiana di Scientific American), è stata pubblicata una lunga “indagine” dal titolo molto significativo: “Speciale AIDS: quali sono le prospettive nella battaglia contro l’HIV”.
Una trentina di pagine in cui non viene mai messo minimamente in dubbio che l’HIV sia l’unica ed esclusiva causa dell’AIDS, né che i test siano del tutto inaffidabili, ed in cui vengono elogiati trionfalmente i successi della medicina in questo campo. La tesi è tuttora quella che l’AIDS rappresenta una epidemia a livello mondiale (pandemia), la cui espansione esponenziale viene contenuta dagli strabilianti successi della scienza medica, soprattutto attraverso l’uso dei nuovi farmaci (gli inibitori della proteasi), combinati con i vecchi farmaci (AZT) e con l’aggiunta di altri farmaci ancora.

Vedremo più avanti l’assurdità di queste affermazioni.

E’ in ogni caso stupefacente l’autorevolezza con cui questi pennivendoli prezzolati (che si spacciano per “scienziati”) sostengono una simile quantità di menzogne e nefandezze. Questa è realmente quella che Kary Mullis definisce “la manipolazione informativa in azione”.

“Non vi è potente fregnaccia, che la tecnica moderna non sia lì pronta ad avallare, e rivestire di plastiche verginali, quando ciò risponde alla pressione irresistibile del capitale e ai suoi sinistri appetiti.”
Amadeo Bordiga (Politica e Costruzione, da “Prometeo” n. 4, luglio-settembre 1952)

LA QUINTAESSENZA DELLA TRUFFA: I TEST DELL'AIDS (3)
Bene, assodato che non è nemmeno certo che l’HIV esista, prendiamo ora in considerazione il perno su cui tutto ruota: i test.
La diagnosi d'infezione da HIV viene fatta sulla base dei risultati d'un test di screening (Elisa) e d'un test di conferma (Western Blot, WB) che rivelerebbero la presenza di anticorpi specifici. Vi sono anche altri test, meno diffusi e quasi tutti considerati “meno affidabili”(!).
Nei due test, il siero del paziente viene messo a contatto con le proteine virali (antigeni); se vi sono anticorpi contro le stesse proteine, questi si legheranno e saranno poi evidenziati con una seconda reazione; nel WB le proteine sono separate in bande con elettroforesi, in modo da riconoscerle separatamente.

Il test Elisa è molto più economico, ancorché più inaffidabile, se mai è possibile. In Italia è l’unico “passato” dalla sanità “pubblica” ed è considerato sufficiente per essere dichiarati “appestati” o meno.
Ma non è così in tutti i paesi, anzi, metodi e criteri sono parecchio diversificati.
L'affidabilità di questi test avrebbe dovuto essere valutata molto scrupolosamente, date le pesanti ripercussioni psicologiche, affettive, sociali e professionali che un responso positivo comporta per la persona (e spesso anche per chi la circonda). Purtroppo, sebbene tutti i test usati (come vedremo) non siano per niente affidabili, le "autorità" e gli "esperti" hanno operato ed operano "come se" lo fossero.

Va ricordato che, secondo gli stessi dati ufficiali, essi segnalano spesso molti "falsi positivi": in altre parole, molte persone sono erroneamente identificate come sieropositive, con effetti disastrosi per loro e per chi gli sta vicino, dato il clima di terrore mediaticamente creato.
Lo conferma Robin Weiss, noto virologo che detiene un brevetto proprio in questo campo: “In popolazioni in cui la diffusione della malattia (AIDS) è scarsa (quelle europee), questi falsi positivi costituiscono una percentuale consistente di tutti i sieropositivi. E le conseguenze d'un falso allarme in questa materia sono note: grave angoscia, depressione, spesso perdita del lavoro, rifiuto di assicurazioni sulla vita e contro le malattie (ahi ahi … - N.d.R. -) e, talvolta, tentati suicidi. La gravità del danno prodotto è enorme: quando i due test combinati (Elisa e WB) vengono applicati alla popolazione generale, producono un tasso di falsi positivi 5 volte maggiore dei presunti "veri positivi"”.

E' stato anche dimostrato che alcune malattie e fattori banali quale una semplice vaccinazione anti-influenzale possono rendere positivo il risultato.
Va alla già citata scienziata australiana, Eleni Eleopulos ed ai suoi colleghi il merito d'aver dimostrato in modo rigoroso l'attuale vergognosa situazione prendendo in esame le assurde molteplicità dei criteri diagnostici (che avrebbero dovuto essere uguali dovunque) e valutando i singoli aspetti dei test utilizzati.
In consonanza con quanto affermato anche da molti altri scienziati ed équipes di ricerca, la Eleopulos ricorda come i criteri di diagnosi siano profondamente diversi da Paese a Paese e come, quindi, i dati raccolti in base ad essi non siano né comparabili né cumulabili (sebbene vengano regolarmente comparati e cumulati) ai fini di una seria valutazione statistica internazionale.

In Africa, per esempio, la diagnosi di AIDS viene fatta nella maggior parte dei casi in termini puramente clinici, cioè sulla base dei sintomi (ma si tratta di sintomi comuni a malattie diffusissime ed antiche in quel continente, per esempio la malaria). In America meridionale, invece, tale diagnosi viene fatta quando il paziente, oltre a presentare certi sintomi, risulta positivo a uno di due test: il test Elisa o il "test dell'antigene" (i più economici e imprecisi).
In Europa e negli Stati Uniti, viceversa, questi due test non sono considerati sufficientemente affidabili: essi devono essere suffragati da un test detto di conferma, il Western Blot (WB).

Le cose non stanno così in Italia, dove come già visto basta l’Elisa, e vanno ancora diversamente in Gran Bretagna, ove frequentemente ci si affida al solo test Elisa, ma ripetuto più volte.
Approfondendo la ricerca sulla concordanza o meno tra test Elisa, WB e diagnosi clinica, Eleni Eleopulos ha constatato che la confusione cresceva ancora.
In Africa, la corrispondenza tra test Elisa positivo e diagnosi clinica è risultata del 50% circa, secondo la letteratura scientifica. Inoltre, come ammesso dagli epidemiologi Robert Biggar nel 1985 e Myron Essex nel 1994, in Africa "la reattività sia nell'analisi ELISA sia nella Western Blot possono essere non-specifiche " a causa di malattie diffuse ed endemiche (malaria, lebbra).

In Russia, la concordanza tra test Elisa e test di conferma (WB) è risultata minima. Stando ad informazioni pubblicate sull'autorevole rivista medica inglese The Lancet, nel 1990, in Russia vennero fatti 20,2 milioni di test ELISA, di cui 20.000 risultarono positivi, ma solo 112 vennero confermati con il WB; nel 1991, su 30 milioni di test ELISA, ben 30.000 risultarono positivi, ma di questi solo 66 risultarono confermati dal Western Blot cioè soltanto 1 ogni 455.
Negli Stati Uniti, su un totale di 1.200.000 militari di leva sottoposti al test Elisa 12.000 risultarono positivi, ma alla fine dei 3 controlli previsti, ne vennero confermati meno di 1/6 (1.920). Quale risultato ci sarebbe stato, si domanda la Eleopulos, se i controlli, invece di 3, fossero stati 2 o 5 e il loro ordine di esecuzione (Elisa e WB) diverso?

Quali sono i criteri per un test "di conferma" (WB) positivo? Quanto è standardizzato?
Nei soli Stati Uniti vi sono ben 4 criteri ufficiali, e solo uno (indicato nel kit diagnostico della Du Pont) è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) nel 1987. Questo è il più restrittivo ed è usato da pochi laboratori. Se solo questo test fosse usato, negli Stati Uniti sarebbero confermati solo il 50% dei sieropositivi!
Ma in questo come in altri Paesi, continuano ad essere utilizzati kit differenti praticamente in ogni laboratorio (in Italia nel 1992 i kit in commercio erano almeno 18 e su nessuno di questi era stata fatta alcuna verifica di affidabilità da parte delle autorità sanitarie!).

Sono aspetti sconcertanti che vengono tenuti nascosti alla popolazione ma ben noti a molti ricercatori. Ecco il commento del Dr. Zolla-Pazner: "Confusione sulla identificazione di queste bande (i risultati del test Western Blot) è risultata in conclusioni scorrette negli studi sperimentali. [...] potrebbe essere necessaria la reinterpretazione dei risultati già pubblicati". Un altro gruppo così si è espresso nel 1989: "La sua tecnica (del Western Blot) non è stata standardizzata, l'importanza e le conseguenze delle variazioni verificatesi nei laboratori non sono ancora state misurate. I suoi risultati richiedono d'essere interpretati; i criteri per queste interpretazioni variano non solo da laboratorio a laboratorio, ma anche di mese in mese."

Alcune domande sui test:

E' un test riproducibile?

  • No, la risposta è negativa. In controlli di qualità effettuati in Laboratori di riferimento, al massimo livello, frazioni dello stesso siero davano risultati differenti in diversi laboratori e persino risultati differenti nello stesso laboratorio in tempi diversi!
  • Le stesse Autorità Sanitarie talvolta se ne sono accorte, ma la loro tendenza è sempre stata quella di occultare e minimizzare. Per esempio, a Parigi, nel 1993, sono stati ritirati dal commercio 9 kit diagnostici su un totale di 31 esaminati. E si trattava di kit per il WB prodotti da alcune delle più stimate aziende farmaceutiche tedesche, svizzere, francesi e americane.

E' un test specifico?

  • La Eleopulos e colleghi analizzano singolarmente ogni proteina ritenuta specifica del virus ed utilizzata nei test: nessuna supera l'esame, poiché proteine delle stesse dimensioni e caratteristiche sono presenti in cellule normali. Anticorpi diretti contro di esse sono rilevabili frequentemente in varie malattie: lebbra, tubercolosi, malattie autoimmuni, malaria, la stessa comunissima influenza, condizioni che provocano la formazione di grandi quantità di anticorpi.
  • Da quanto sopra emerge che anche il "test di conferma" (WB) sul quale, per definizione, non dovrebbero esserci dubbi, non rivela affatto la presenza di anticorpi specifici diretti contro l'HIV.

E gli altri test?

  • Neanche gli altri test dell'AIDS si salvano dalla critica impietosa della Eleopulos: né quello per l'isolamento del virus, né quello per l'individuazione di "particelle virali", o per la "ricerca dell'antigene" o per la "transcriptasi inversa" né la famosa PCR (Reazione Polimerasica a Catena).
  • Quest'ultimo test viene considerato insuperabile per sensibilità e specificità in quanto sarebbe in grado, si dice, di individuare un singolo virus in mezzo a milioni di cellule non infette (però costa!). Tuttavia Eleni Eleopulos ha constatato che molti ricercatori contestano l'affidabilità della PCR a causa dell'alto numero di falsi positivi che questo test produrrebbe e per l'impossibilità, lamentata da vari altri ricercatori, di ottenere risultati ripetibili.

“L’età capitalista è più carica di superstizioni di tutte quelle che l’hanno preceduta. La storia rivoluzionaria non la definirà età del razionale, ma età della magagna. Di tutti gli idoli che ha conosciuto l’uomo, sarà quello del progresso moderno della tecnica che cadrà dagli altari col più tremendo fragore”
Amadeo Bordiga (scritti, 1952)

LE CURE UFFICIALI (4)
“L’AIDS non è una malattia, non è un’epidemia, non è un’infezione: è morte da farmaci”.
Peter Duesberg

L’azienda leader nel mondo nella produzione di farmaci e “cure” per l’AIDS è la Glaxo Wellcome.
Un po’ di storia: “WELLCOME TO DEATH”
L'antica Burroughs-Wellcome venne creata nel 1880 da due farmacisti: Henry Wellcome e Silas Burroughs.
Nel 1936 venne fondata la Wellcome Trust. La Wellcome e la Rockefeller iniziarono ad associarsi.
L’orientamento politico è quello della destra bianca intollerante e reazionaria. L’élite finanziaria è l’alta borghesia ebraica.
Durante gli anni '30 rappresentante legale della Wellcome Trust fu la firma Sullivan & Cromwell, una delle più influenti di New York ed uno dei pilastri della Rockefeller. I suoi due avvocati, John Foster ed Allen Dulles sarebbero divenuti, rispettivamente, Segretario di Stato americano e direttore della CIA durante la guerra fredda.

Sin dagli anni 50 si preparano i suoi quadri tecnici, e in seguito il trust Wellcome partecipa al complesso universitario londinese fondato da Rockefeller. La sua influenza si estende nel campo dell'educazione sanitaria inglese e americana.
Negli anni 70, David Rockefeller crea la famosa Commissione Trilaterale, formata da industriali, accademici e uomini politici esperti in politica internazionale. Il nocciolo duro della Trilaterale è composto da dirigenti di un gruppo di aziende multinazionali il cui scopo è il mantenimento del potere economico (plutocrazia) in tutto il mondo. Fra queste multinazionali un posto preminente spetta alla Wellcome Trust Corporation. L’ombra lunga della Trilaterale condizionerà per anni governi e servizi segreti di mezzo mondo.
Nel 1981 Ronald Wilson Reagan vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Nella “lobby” che finanziò la sua campagna elettorale troviamo in posizione predominante la Wellcome Trust Corporation.

Nello stesso anno, viene “scoperta” una nuova malattia, con patologia caratterizzata dall’indebolimento del sistema immunitario. Questa malattia sarà ben presto battezzata con il nome molto generico di AIDS, Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Il 23 aprile 1984, con la presentazione dell'allora segretaria di Stato della Sanità e Assistenza Sociale degli USA, Margaret Heckler, il Dr. Robert Gallo annunciò nel corso di una conferenza stampa che aveva scoperto il retrovirus produttore dell'AIDS, che denominò HTLV-III (meglio conosciuto come HIV).
Nello stesso giorno veniva registrato un brevetto americano del test dell'HTLV-III sviluppato dallo stesso Gallo.

Fino al 1986, Wellcome Trust controllava il 100% della Wellcome Inc., produttrice di farmaci. Vendette il 25% delle proprie azioni e assunse la denominazione di Wellcome Foundation.
Da questo momento in poi assistiamo ad un cambiamento di rotta da parte delle istituzioni della Wellcome che rinunciano ad atteggiamenti etici populistici ed accademici per un mercantilismo d’assalto duro e puro.
Dopo il clamoroso insuccesso come trattamento anticancro, la Wellcome ottenne l'autorizzazione per ripresentare sul mercato l'AZT, ribattezzato Retrovir, per trattare i malati di AIDS.

Il 24 giugno del 1988, Duncan Campbell, in un articolo intitolato “The amazing AIDS scam”, sulla rivista “New Stateman and Society”, affermò che molti risultati clinici vengono nascosti dietro risultati commerciali. Affermò inoltre che il costo dell'AZT si era quintuplicato o decuplicato. Il costo mensile di un malato di AIDS è attualmente di circa due milioni di lire (all’inizio del 1997 era valutato statisticamente in circa 1650 dollari mensili).
Nel luglio del 1992, la Wellcome Trust ridusse la propria quota di partecipazione nella Wellcome Foundation ad un 40%, portando la sua quota annua di profitto a circa 2,3 miliardi di dollari.
Nel 1995 la Wellcome Inc. si unisce con la Glaxo Inc., colosso farmaceutico americano: nasce la Glaxo Wellcome Inc., potentissima supermultinazionale presente in ogni parte del mondo.

La Glaxo Wellcome chiude l’esercizio finanziario del 1997 con un fatturato di 13,8 miliardi di dollari.
Tutte le informazioni su questa spett.le azienda le trovate su http://www.glaxowellcome.com su cui potrete ammirare il logo animato: “disease has no greater enemy than Glaxo Wellcome” (la malattia non ha nemico più grande della Glaxo Wellcome). Amen.

LA "CURA" DELL'AZT
"L’AZT non aveva prospettive per due ragioni: i miei studi hanno mostrato che era cancerogeno in ogni dosaggio e che era troppo tossico anche per usi di breve periodo."
Dr. Richard Beltz - inventore dell’AZT (azidotimina)

L’AZT, sostanza contenuta nello sperma delle aringhe, fu sintetizzato come composto chimico di laboratorio dal chimico della Burroughs Wellcome  Richard Beltz nel 1964 nel tentativo di trovare una cura contro il cancro.
Data la sua elevatissima tossicità è impiegato come base per il veleno per topi.
Quindi, per anni, la medicina ha sperimentato sugli esseri umani un potentissimo topicida, e continua a farlo tuttora.
Non staremo qui a scendere nel “tecnico” su come agisce (per chi volesse saperne di più: “AIDS Gate” http://aliveandwell-eugene.dreamhost.com/aidsgate/ ), comunque l’AZT era stato utilizzato in medicina per distruggere le cellule malate, cancerose, ed impedirne la riproduzione. Fu un fiasco clamoroso. Innanzi tutto si scoprì subito che causava altri cancri, e successivamente che tutti i pazienti trattati con AZT morivano molto prima rispetto a quelli che non avevano ricevuto il trattamento (infatti, ripetiamo, si tratta di VELENO PER TOPI). Anzi, impediva anche di studiare l’evoluzione dei tumori, perché i pazienti morivano precocemente di avvelenamento da AZT. E la ragione è proprio abbastanza semplice: l’AZT non è come i moderni missili “intelligenti” americani, che lanciati contro obiettivi militari, vanno a colpire infallibilmente gli asili e gli ospedali iracheni. Esso non sa quali sono le cellule buone e quelle cattive, le attacca tutte quante e basta. Ovviamente la spiegazione scientifica è ben più complessa e articolata, ma più o meno questo è quello che succede con l’AZT.

Si disse allora che era una questione di dosaggi. Alte dosi uccidevano in breve tempo, ma dosaggi più bassi erano presumibilmente “benefici”. Così vennero fatte altre sperimentazioni su svariate patologie, fra cui soprattutto psoriasi e malattie della pelle. Roba da matti. Inutile dire che fu ben presto accantonato.
Va detto che le case farmaceutiche, siccome ricevono parecchi finanziamenti anche in denaro pubblico per le ricerche, spendono ogni anno montagne di soldi nella ricerca e creazione di nuovi farmaci. Ma molti di questi sono puramente speculativi. Il composto chimico magari funziona, produce alterazioni a vari livelli, e viene anche sperimentato su uomini (carcerati, malati di mente …) e animali, ma non ha malattie specifiche da curare, non si sa a cosa possa servire, così viene messo nel cassetto, in attesa che salti fuori la malattia o la scusa buona per tirarlo fuori.

Così è stato per l’AZT.

Vent’anni dopo, con l’avvento di una malattia così “mortifera e terrificante” come l’AIDS, la Wellcome rimise prontamente mano alla sua mirabile invenzione, affermando teorie folli, per cui l’AZT, prima di ammazzare le cellule, ammazzava i virus, ed essendo la recentissima scoperta di Gallo causata da un virus (l’HIV), terapie brevi e mirate sarebbero state efficacissime. La FDA (Food and Drug Administration, l'ente statunitense che verifica l'efficacia dei farmaci) lo approvò ufficialmente solo nel 1987, ma ne consentì l’uso in via sperimentale fin dalla “scoperta” dell’HIV (1984), anche in associazione con altri farmaci, come del resto, aveva già fatto in precedenza autorizzandone l’uso per altre patologie (cancri, ecc.), sin dal 1964.
Ricomincia la storia. La gente trattata con AZT sebbene in alcuni casi sembri avere un temporaneo, brevissimo miglioramento, si ammala definitivamente e muore.
Ma invece di sospenderne l’uso, arriva la teoria più demenziale: non bisogna usarlo da solo, ma associato ad altri farmaci che ne limitino i danni e ne integrino l’azione.

Chissà quanti malcapitati si sono ritrovati a dover prendere dosi incredibili di farmaci di ogni genere, fra cui l’AZT, nella speranza di curare una malattia che neanche esiste nei termini in cui viene presentata, morendo di intossicazione da farmaci.
L’AZT è stato usato indiscriminatamente su soggetti già debilitati, donne in gravidanza, neonati.
Moltissimi sono i casi di persone che accortesi del rapido peggioramento con l’AZT, hanno smesso di prendere ogni farmaco, salvandosi dalla morte, e creando quella casistica che la medicina ufficiale non sa spiegare, di soggetti che pur essendo sieropositivi non si ammalano e non muoiono.

Come cresce la voce del dissenso e l’informazione (controinformazione), sempre di più sono le persone che si salvano da una morte imminente annunciata come inevitabile.
A Londra, i superstiti pubblicano la rivista “Continuum”. In Olanda collaborano con la Fondazione per la Ricerca Alternativa sull'AIDS (SAAO), in Svizzera da anni sono attivi gruppi di auto aiuto e controinformazione sull’AIDS che hanno preso piede un po’ in tutta Europa.
La maggioranza delle persone colpite dall'AIDS che sono sopravvissute alla malattia lo hanno fatto grazie a grandi dosi di volontà e di senso critico, assumendo costumi di vita coscienti e responsabili, e perché no, anche antagonisti.

Il famoso campione Earvin "Magic" Johnson, risultato sieropositivo nel 1991, pare abbia assunto AZT per pochi giorni, risultandone debilitato, e che abbia subito smesso.
La sua salute migliorò subito, tanto che vinse alle Olimpiadi del 1992. In una recente conferenza stampa Magic ha dichiarato di non essere più malato di AIDS.

Un altro dei tanti misteri dell’AIDS.
“Il mistero di questo virus è stato generato dai duemila miliardi all'anno che vi sono stati spesi. Se prendi un altro virus e ci spendi duemila miliardi di dollari potrai ricamarci sopra tutti i misteri che vuoi”.
Kary Mullis - (“la manipolazione informativa in azione”).

LE ALTRE "CURE" UFFICIALI
Terapie convenzionali (farmaci antiretrovirali).

I primi ad essere impiegati sono stati i cosiddetti “inibitori della trascrittasi inversa”.
Gli ultimi, più recenti, gli “inibitori della proteasi”.

Trascrittasi inversa:
Processo di replicazione virale in cellule non precedentemente infettate, nel quale RNA virale ad un solo filamento viene trascritto in DNA virale a doppio filamento, consentendo la conversione del genoma virale in forma che si integra nel DNA della cellula ospite, infettandola.
L’inibizione della trascrittasi inversa non ha tuttavia effetto sulla produzione di virus da parte di cellule nelle quali l’integrazione ha già avuto luogo, quelle con infezione cronica.

Proteasi:
Le proteasi sono enzimi essenziali nel processo di trasformazione dei precursori virali in assemblaggio e formazione dei virus maturi. Questo processo avviene durante o subito dopo la gemmazione dei virioni dalla membrana della cellula ospite.

Inibitori della Trascrittasi inversa:
Zidovudina (AZT, Retrovir) – il primo antiretrovirale utilizzato, dapprima in monoterapia, attualmente in associazione con altri antiretrovirali. Presenta effetti tossici con effetti collaterali più frequenti all’inizio del trattamento.

Didanosina (DDI, Videx) – il secondo antiretrovirale utilizzato. Comporta la frequente insorgenza di neuropatie periferiche.

Zalcitabina (DDC, HIVid) – Stavudina (D4T, Zerit) – Lamivudina (3TC, Epivir)

Presentano effetti tossici con effetti collaterali in genere reversibili con sospensione del trattamento.

Nevirapina (Viramune) – Delavirdina (Rescriptor)

Hanno azione sinergica con AZT e DDI.

Inibitori della Proteasi:

Ritonavir (Norvir) – Gli effetti collaterali osservati più di frequente sono: nausea, diarrea, vomito, astenia, vasodilatazione, alterazione del gusto. Produce interazione con altri farmaci (antibiotici, antidepressivi, antistaminici).

Indinavir (Crixivan) – le principali complicazioni descritte sono state secchezza della cute e alterazione del gusto.

Saquinavir (Invirase) – appare come l’inibitore della proteasi meglio tollerato. Viene spesso somministrato in combinazione con il Ritonavir. Può provocare aumento delle transaminasi.

Nelfinavir (Viracept) – uno dei più recenti. Non presenta interazioni farmacologiche di particolare rilevanza. L’evento avverso più frequente è la diarrea.

Le terapie antiretrovirali comunemente utilizzate sono estremamente complesse, ed il regime terapeutico attualmente più utilizzato è quello che prevede l’associazione di più farmaci antiretrovirali, in genere due inibitori della trascrittasi inversa e un inibitore della proteasi, i cosiddetti “cocktail” antiretrovirali. Essi richiedono una rigorosa adesione del paziente al trattamento, al fine di prevenire l’insorgenza di resistenze.
Uno dei problemi più comuni nella pratica clinica di questi trattamenti è quello di decidere tempi e modi di somministrazione, ovvero quando iniziare, cambiare, sospendere o interrompere una terapia e come definire i costanti insuccessi.
Si noti bene che alla base di tutte queste “terapie” vi è l’accettazione passiva e acritica che L’HIV esista.

Ma siccome la sua esistenza non è mai stata dimostrata si somministrano veleni tossici per debellare un qualcosa di inventato.
A questo punto sorge obbligatoria la domanda “cui prodest?” (a chi giova?).
Quelle elencate fin qui sono le “cure” standard, quelle più diffuse, usate e abusate finora. Esistono comunque numerose altre terapie, misture e cocktail di farmaci usate e suggerite qua e là da medici, stregoni e sciamani ospedalieri. Chi da anni sta vivendo la vicenda AIDS sulla sua pelle ne sa qualcosa!

E’ da osservare ancora che la medicina ufficiale tende sempre a negare la palese tossicità dei farmaci impiegati, e ad attribuire la responsabilità della mortalità “per AIDS” al fatto che il virus HIV sarebbe un virus mutante, che in breve tempo diviene resistente ai farmaci, per cui bisogna introdurre sempre nuove terapie, associandole magari con quelle vecchie. Gli scienziati “dissidenti” sostengono che queste affermazioni sono totalmente a-scientifiche, in contrasto con tutti i postulati su cui si regge la medicina occidentale, quindi prive di qualsiasi fondamento sia scientifico che culturale, e soprattutto prive di verifiche, studi e sperimentazioni di laboratorio. Ma non c’è bisogno di essere scienziati per capire che simili teorie non possono che ignorare la salute della popolazione, tese come sono a garantire business miliardari per l’industria farmaceutica, e finanziamenti da capogiro per la ricerca.

“Checché ne dicano i professionisti della salute, la malattia non è un fenomeno negativo per l’individuo. Tutt’altro. E’ la risposta dell’organismo all’aggressione di agenti patogeni esterni e, talvolta, interni, scatenati però da condizioni esterne. Poiché si tratta di una risposta, la malattia significa resistenza, autodifesa. Scaricata la fase acutamente morbosa, l’organismo vivente tende (anzi tenderebbe, date le sollecitazioni farmacologiche cui tutti siamo sottoposti che appiattiscono le reazioni e le loro forme) a ritrovare il suo equilibrio biologico. Un po’ come la febbre: guai se non ci fosse, perché in questo caso significherebbe che l’organismo non ha più alcuna forza autodifensiva. (Un esempio per tutti: nel caso di epatopatie, di malattie del fegato, sinché la parte, il fegato, è dolorante significa che sta opponendo una resistenza agli agenti patogeni; quando ormai tace, vuol dire che l’organismo si è arreso, come nel caso di epatiti o cirrosi.) Ma la medicina, invece di assecondare la malattia e di condurla a un esito positivo, cioè ad un superamento della malattia stessa, vuole intervenire immediatamente con il bombardamento farmacologico (in specie con antibiotici e “bios”, ben si sa, vuol dire vita). Perché il tempo dell’uomo (essere organico) deve essere scandito dal tempo del capitale (essere inorganico). Il tempo della merce, del suo supporto fattivo, il lavoro, e della sua protesi gestionaria, la circolazione e l’amministrazione, deve essere totale. Il corpo umano, dunque, depauperato delle sue esigenze organiche vitali, non può funzionare che come una macchina. La medicina contemporanea si occupa per l’appunto di questo ed il suo apogeo sta proprio nella tecnica dei trapianti: sostituire i pezzi della macchina, cambiare le parti difettose del burattino, di Pinocchio.”
Riccardo d’Este (da “L’AIDS come equivalente generale delle pesti neomoderne ed accumulazione forzata di medicina” – La Mal’aria …, 1992)

ALCUNE DOMANDE (5)

- MA L'AIDS ESISTE O NO?
Si, esiste.

Esiste sicuramente una patologia che porta ad una grossa deficienza del sistema immunitario e talvolta anche alla morte. Anzi ce ne sono molte, non si sa nemmeno quante, ed alcune esistono probabilmente da secoli. E possiamo anche tranquillamente chiamarle tutte AIDS. Il primo caso di “sindrome da immunodeficienza” viene comunque descritto nella letteratura medica nel 1912.
L’unica cosa certa è che l’AIDS non è nulla di ciò che ci è stato raccontato finora.

- COS'E' IL SISTEMA IMMUNITARIO E COME FUNZIONA?
Vediamo di spiegarlo in poche parole. Per chi vuole saperne di più esiste una bibliografia vastissima.
Il sistema immunitario è la seconda linea di difesa dalle malattie del nostro organismo (la prima è la pelle). Essa è costituita dai globuli bianchi, chiamati linfociti, prodotti dal midollo osseo.
A seconda della loro funzione alcune di queste cellule sono dette cellule “B”, altre cellule “T”. Esistono più tipi di cellule ”T”. Per esempio le cellule T4 sono meglio conosciute come T4 Helper (aiutanti, che danno aiuto). Esse sono i cani da guardia del nostro organismo, e al sopravvenire di ogni minaccia esterna danno l’allarme e attivano il sistema immunitario. Dopodiché le cellule “B” si mettono immediatamente al lavoro e producono anticorpi per combattere ogni possibile tentativo futuro di attacco da parte della stessa causa.

Questo è il principio che sta dietro a tutti i vaccini: introdurre piccolissime quantità di agenti scatenanti una determinata malattia per fare in modo che le cellule B creino gli anticorpi, cosicché l’organismo conosca già quella affezione e sia pronto a difendersi e sconfiggerla in futuro.
Mentre le cellule B producono gli anticorpi per i futuri attacchi, sempre per effetto dell’allarme dato dai T4 Helper, il sistema immunitario scatena le cellule T Killer che hanno il compito di annientare e distruggere le cellule infettate dall’agente esterno.
Scusate la terminologia guerresca, ma la medicina occidentale è nata, cresciuta e sviluppatasi con le guerre, ed ogni descrizione ufficiale sembra sempre un campo di battaglia. (La medicina cinese o quelle orientali non si esprimono mai in questi termini).

Il guaio è che dopo la battaglia le cellule T Killer vanno richiamate e fermate, perché queste sono idiote come i Rambo americani, e se non le si ferma esse cominciano ad attaccare le cellule sane.
Qui entrano in gioco le cellule T8 Suppressor (soppressori), una sorta di polizia militare che si occupa di eliminare gli yankees  impazziti e far così cessare l’allarme immunitario.
In un organismo sano sono presenti circa da 800 a 1000 cellule T4 per microlitro di sangue, e circa la metà di cellule T8.

Le malattie del sistema immunitario (AIDS compreso, ovviamente) minano o “inceppano” questo meccanismo in molte maniere differenti.
E soprattutto sono sempre esistite, solo che non se ne era a conoscenza.
Prima della “scoperta” dell’AIDS, una persona con sistema immunitario debilitato poteva morire ad esempio di polmonite. E la diagnosi era di morte per polmonite. Oggigiorno se una persona è sieropositiva all’HIV una morte per polmonite è diagnosticata come morte per AIDS. Ma se una persona con sistema immunitario debilitato muore di polmonite e non è positiva all’HIV, la diagnosi rimane di morte per polmonite. Questo viene fatto per avvalorare la teoria HIV = AIDS, ma è un assurdo: o una persona muore di polmonite e basta, o se aveva il sistema immunitario debilitato la polmonite è stata l’esito di una patologia da immunodeficienza, HIV o non HIV.

- E' l'AIDS (o meglio il virus HIV che "causerebbe" l'AIDS) contagioso?
No, l’HIV non è contagioso. In primo luogo non si sa nemmeno se esista: la sua esistenza non è mai stata provata. In secondo luogo se anche esiste è veramente impossibile provare che sia un virus, come dichiarato dalla Dr. Eleopulos. In terzo luogo, nel caso che esista, e che malauguratamente sia proprio un virus, esso non sarebbe in grado di intaccare il sistema immunitario umano, come dimostrato da Duesberg seguendo una serie di postulati su cui si basa l’intero edificio della medicina occidentale, ed anche solo adoperando il buon senso.
Ormai un numero molto vasto di scienziati e ricercatori comincia ad ammettere che le teorie di Gallo e Montagner sono demenziali, anche se menzogna e mistificazione sono davvero dure a morire.
Riassumendo l’AIDS non è una malattia infettiva.
L’AIDS non si trasmette né attraverso i rapporti sessuali né attraverso il sangue.

Questo non significa che non sia saggio avere rapporti “protetti”: sifilide e malattie veneree sono statisticamente in aumento (alla faccia della cosiddetta “prevenzione”). Così come bisogna evitare lo scambio di siringhe: le epatiti sono anch’esse in forte aumento, e pare, sempre più aggressive, assieme a svariate altre malattie trasmissibili attraverso il sangue.

- Ma allora chi si prende l'AIDS come se lo becca?
Non esiste un singolo fattore scatenante (ad esempio un virus) come affermano i sostenitori dell’HIV e della teoria virale. E’ molto più verosimile pensare ad una serie di concause che interagiscono, indebolendo, a volte in maniera irreversibile, il sistema immunitario.
L’uso e l’abuso massiccio di farmaci è sicuramente la causa principale. L’enorme diffusione degli antibiotici, usati a dismisura anche quando non ce n’è proprio bisogno (ed è la maggioranza dei casi), ha indebolito enormemente il sistema immunitario umano.

Stesso discorso per i cortisonici (dannosissimi per tutto l’organismo, in particolar modo per il sistema immunitario), per gli psicofarmaci, ed in generale per tutti i farmaci.
Se al primo sintomo di un raffreddore o di un’influenza uno comincia immediatamente ad imbottirsi di farmaci (soprattutto antibiotici), egli mette subito fuori gioco il suo sistema immunitario, facendo combattere la malattia da un agente esterno. In tal modo il sistema immunitario si indebolisce fortemente, non impara più a “riconoscere” le malattie, e soprattutto perde la capacità di combatterle da solo. Un luogo comune inglese dice “use it or lose it”, cioè “usalo o perdilo”; se ad esempio faccio una vita sedentaria e non faccio mai esercizio fisico, cioè non uso mai il mio sistema muscolare, esso tenderà ad atrofizzarsi.

Lo stesso vale per il sistema immunitario. Se non lo uso mai, se non lo tengo in esercizio e lascio che siano esclusivamente i farmaci a combattere le malattie, esso tenderà inevitabilmente ad atrofizzarsi..
Sono dannosissimi anche i vaccini, che obbligano il sistema immunitario ad uno sforzo enorme e logorante.

Un vaccino contro l’influenza o contro l’epatite significa né più né meno che beccarsi queste malattie e per così dire “guarire” senza accorgersene.
Bisogna assolutamente evitare di fare vaccini di qualsiasi tipo, a meno che questo non sia veramente indispensabile, cioè si corra un rischio concreto e davvero probabile di contrarre una malattia grave.
Le vaccinazioni di massa sono sicuramente responsabili di un grosso indebolimento del sistema immunitario umano.

Le trasfusioni sono un altro enorme fattore di rischio. Abbiamo già visto che l’AIDS non è un virus, e non si trasmette attraverso il sangue. Ma attraverso le trasfusioni si possono contrarre una quantità di malattie debilitanti, ed inoltre le trasfusioni sono di solito accompagnate da terapie di farmaci immunodepressivi per evitare fenomeni di “rigetto”, poiché una trasfusione di sangue è a tutti gli effetti un trapianto (vedi più avanti). Peggio ancora, ovviamente, per i trapianti di organi.

Anche l’uso di droghe, soprattutto quelle pesanti (eroina, anfetamina, cocaina, alcool, ma anche tabacco, caffè, ecc…) contribuisce indiscutibilmente all’indebolimento del sistema immunitario, piaccia o non piaccia.

La cattiva alimentazione è un’altra concausa di debilitazione dell’organismo in generale. Tutti sanno che oggigiorno ci alimentiamo con cibi sofisticati ed adulterati, e spesso anche in maniera scorretta, troppi grassi, troppe calorie. Bisognerebbe cercare di tendere ad una alimentazione “sana” e corretta (per quanto possibile). Senza dilungarsi troppo, perché è evidente, altre cause di indebolimento fisico e psichico (e quindi anche del sistema immunitario) sono: la vita sedentaria, l’inquinamento, il degrado ambientale, lo stress, l’ansia, l’angoscia, la perdita del senso della realtà tipica del mondo mediatico e “mediato”, gli esperimenti medici, chimici e militari fatti segretamente sulla popolazione …