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Marcello Pamio 

Tanto di cappello al dottor Vincenzo d’Anna, Presidente nazionale dell’ordine dei biologi. L’ex senatore lo scorso anno ha contestato aspramente la scandalosa “Legge Lorenzin” nell’Aula di Palazzo Madama, ed è sempre stato molto critico non tanto sulla prassi vaccinale ma sulla «presenza di sostanze tossiche» all’interno dei vaccini.
Questi farmaci infatti «possono contenere eccipienti, tra questi i più utilizzati come adiuvanti e stabilizzanti sono alcuni metalli come l'alluminio che sappiamo causare danni molecolari finanche di natura epigenetica».[1]
Il suo pensiero è chiarissimo: «L’epistemologia della scienza ci insegna come fare, come agire innanzi a queste nuove teorie, con il metodo basato su altre prove portate a confutazione di evidenza scientifica, più che lanciare anatemi, scomuniche e radiazioni dagli ordini professionali. Come professionisti dobbiamo ammettere che la vaccinazione, al pari di un farmaco, può avere effetti avversi ed indesiderati, ecco l’importanza di un consenso informato e condiviso, come la stessa Carta Costituzionale ci indica agli articoli 32 e 33, sul consenso informato e la non obbligatorietà delle cure praticate, nonché la libertà di scienza e di insegnamento della stessa che evita i santuari scientifici unici possessori della verità del sapere. I vaccini, come tutti i farmaci, possono contenere eccipienti e di questi si dovrebbe discutere non della bontà del vaccino, interrogarsi e verificare l’innocuità di tali sostanze, comunque presenti ed iniettate nel corpo umano, ripeto iniettate non ingerite. Tra questi eccipienti i più utilizzati come adiuvanti e stabilizzanti dei vaccini sono alcuni metalli come l’alluminio che certamente è meno tossico rispetto al thiomersal, ovvero al mercurio. Essendosene ravvisata la nocività, il mercurio è stato eliminato dai vaccini e sostituito con l’alluminio che risulta meno tossico.
La domanda è questa: quanto meno tossico e nocivo del mercurio è l’alluminio e quanti altri additivi andrebbero ancora eliminati? È possibile discutere senza campagne di discredito e d’odio verso coloro che studiano le interazioni tra metalli pesanti ed organismo umano? E di questi metalli oggi abbiamo consapevolezza che causano danni molecolari finanche di natura epigenetica, come provano gli esami del liquido seminale fatti su vasta scala con ricerche ad hoc»[2]

No caro dottor d’Anna, non è possibile discutere di vaccini senza essere attaccati, non si possono mettere in discussione. Punto.
Ad affermarlo con il kalashnikov in mano sono i paladini dell’establishment, i Burioni, i Ricciardi, i Palù e tutti gli altri che a turno si mascherano da giustizieri per difendere una scienza oramai allo stadio terminale.
D’Anna tra le altre cose è stato duramente attaccato anche per il congresso organizzato dall’Ordine dei biologi a Roma per i 50 anni della fondazione del loro ordine, ma anche per la recentissima donazione di 10 mila euro all’associazione veneta Corvelva, per le analisi sui vaccini.
I primi ad alzare la voce e lanciare makumba e anatemi, come sempre, oltre all’immarcescibile Roberto Burioni, sono stati i docenti padovani Giorgio Palù e Gerolamo Lanfranchi.

Strane e soprattutto ipocrite accuse, da trasuda conflitti d’interesse e prende soldi dalle industrie del farmaco…
Ricordo che Giorgio Palù nel 2016 ha ricevuto dalla Glaxo ben 8.500 euro per «corrispettivi e spese contrattuali»[3].
Mentre Gerolamo Lanfranchi, attualmente direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, dirige anche il laboratorio «MicroCribi».
Stando a quanto riportato nel sito ufficiale del Cribi, si viene a sapere che: «fornisce consulenza scientifica alle industrie farmaceutiche e alle biotecnologie, come Ricordati, Tecnogen, Glaxo-Wellcome». Molto interessante...
L’Università di Padova invece «negli ultimi 3 anni ha ricevuto 150.000 euro da GlaxoSmithKline, forse i suoi docenti non sono proprio campioni di obiettività».
Per questi motivi giustamente d’Anna si scaglia contro una simile ipocrisia: «chi si deve vergognare è chi ha preso soldi dai fornitori di vaccini».
Infine il presidente dei biologi ricorda anche il convegno dello scorso 18 ottobre al Bo (la storica sede dell’Università patavina dal 1493) dal titolo «Big data e nuovi vaccini», organizzato in collaborazione con la Glaxo...


"Corriere del veneto", martedì 30 ottobre 2018

Stima e piena solidarietà al dottor Vincenzo d’Anna, non solo per il coraggio di portare avanti con coerenza le proprie idee nonostante gli squallidi attacchi dalle parti in gioco, ma anche per aver avuto la forza di evidenziare e sottolineare alcune oggettive criticità dei vaccini, le quali possono provocare danni alla salute di milioni di bambini.
Rischi che vengono minimizzati e ridicolizzati da chi, guarda caso, è nella busta paga dei produttori dei vaccini stessi!
Il lavoro dei biologi, conclude d’Anna «è ricercare, scoprire, verificare il danno cellulare, non discutere apoditticamente su cose che nessuno ancora conosce completamente. Occorre ridurre, in ogni caso, l’esposizione della popolazione a questi metalli pesanti che causano danni molecolari e al Dna».
Ovviamente il «principio di precauzione» per i medici pagati da Glaxo, Sanofi o Merck è inutile, perché il loro credo è continuare, da una parte a incamerare soldi, e dall’altra a negare pubblicamente che i vaccini causino danni.
D’altronde «pecunia non olet» (il denaro non ha odore) avrebbe detto Flavio Vespasiano al figlio Tito che lo rimproverava perché prendeva soldi dalla vendita di urina. Nella Roma imperiale infatti esistevano solo latrine pubbliche e qualcuna gestita da privati. Questi ultimi vendevano le urine per ricavarne ammoniaca che serviva ai conciatori di pelle, pagando una imposta simile all’iva (centesima venalium). Secondo l’imperatore romano quindi i soldi non puzzavano di urina.
Rispetto per chi all’epoca vendeva urina per soldi, e disprezzo per chi oggi prende soldi sulla pelle e la salute di milioni di bambini, mentendo e negando la realtà.
Ecco perché la locuzione latina («pecunia olet») andrebbe aggiornata. Il denaro puzza eccome, quando va a finanziare crimini contro l’umanità…

Note

[1] «Vaccini. D’Anna (Ordine Biologi): “Lavoriamo per renderli più puri e riduciamo i metalli che attaccano il sistema nervoso”», www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=64761

[2] idem

[3] EFPIA GSK


Marcello Pamio

Sinceramente pensavo di essere scafato, di avere visto tante cose, anche grazie ad un substrato di peli che ricoprono la mucosa gastrica, ma la vita mi insegna che devo farne ancora tanta di strada.
La causa di questo mio conflitto esistenziale si chiama “The Vax Heroes”.
Personalmente, forse per via dell’età, ero rimasto ai supereroi della Marvel Comics o DC Comics, agli anti-eroi, ma gli ”Eroi vax” proprio mi mancavano!
Capitan Vax andrà a surclassare Superman, non a caso morto (anche se per finta) nell’ultimo film e Lady Vax invece farà le veci di Wonder Woman.
Nonostante non sia un fumetto, andrà sicuramente adattato per il grande schermo, quindi oltre a Marvel e DC, nell’alveo delle case di produzione si dovranno aggiungere anche la “Novartis Comics” e la “Sanofi DC”.

“The Vax Heroes” alla fine è un tour esperienziale itinerante di sensibilizzazione sul pubblico in tema di vaccini per la meningite.[1]
Si tratta di un viaggio “immersivo” che si svolgerà utilizzando una struttura mobile innovativa chiamata “Cell Explorer”, un mega camion (dal costo sicuramente proibitivo) suddiviso in due livelli all’interno dei quali i genitori consapevoli e responsabili riceveranno informazioni sui vaccini attraverso strumenti tecnologici, moderni ed altamente coinvolgenti. Pensate che bellezza.
Addirittura garantiscono la presenza di un medico pediatra per dare le risposte alle numerose domande sulla meningite e in generale sul mondo dei vaccini.
Detta in altri termini: se voi non andate da loro, sono loro che vengono a casa vostra.
Non abbiamo scampo!

Se la gestione dei figli fosse un problema, non avete neppure scusanti perché “figli o nipotini potranno partecipare ad una divertentissima sessione di giochi e saranno coinvolti in avvincenti sfide a tempo sotto la supervisione di personale qualificato”. Quindi mentre loro si divertiranno a giocare con qualche infermiere o medico mascherato da supereroe e supereroina, i genitori saranno indottrinati a dovere sui vaccini.
E alla fine tutti felici e aggiornati potranno andare a cenare al McDonald's per festeggiare la lodevole iniziativa, magari portandosi a casa qualche bel gadget o palloncino.

Finanziatori del tour italiano?
Il tour coinvolgerà tre grandi città: Genova, Milano e Roma, ed è stato organizzato da una società di Padova, la “QBGroup srl” che lavora nell’accreditamento ECM, organizzando eventi, congressi per conto di altre aziende, come le case farmaceutiche, tanto per fare solo un esempio.
Nel sito ufficiale dell’iniziativa appare anche il patrocinio del “Comitato Nazionale Contro la Meningite”. Molto interessante è leggere nel sito del Comitato i nomi dei sostenitori. Ne appare solo uno: “Novartis Vaccines and Diagnostics”.
Viene da sé che questo fantomatico comitato altro non è se non una pura emanazione della multinazionale di Basilea che casualmente produce e vende vaccini…

Infine grazie al EFPIA, il codice europeo sulla trasparenza, si viene a sapere che la ditta “QBgroup srl” ha ricevuto nel 2016 dalla Sanofi (anch’essa casualmente produttrice di vaccini) ben 19.631,39 euro per “sponsorizzazioni” e dalla “Novartis Vaccines and Diagnostics” nel 2016 la modica cifra di 343.683,73 euro…
Ricapitolando Capitan Vax e Lady Vax, con annesso e connesso tour The Vax Heroes, è interamente finanziato dalle multinazionali che producono vaccini.
Questa sì che è informazione corretta. Devo dare atto al diversamente-umile Burioni quando dice che la scienza non è democratica!

Conclusione
Il Sistema è veramente alla frutta se è costretto a ideare dei supereroi, pagare delle persone per intrattenere i bambini (magari mascherati da Capitan Vax e Lady Vax); pagare dei pediatri per consigliare bene (per loro) i genitori sui vaccini. Il tutto dentro un camion che gira per le vie e le piazze delle città.
Quanto costerà tutto questo giochetto? Molto, ma il tornaconto sarà assai più interessante.
Ad ogni tour infatti sempre più bambini saranno innamorati dei nuovi supereroi e sempre più adulti saranno convinti che la vaccinazione è basilare. Big Pharma sta investendo molto bene…

[1] http://thevaxheroes.it

Marcello Pamio

Siamo in piena emergenza «pediculosi».
Per coloro che non masticano l’etimo, «pediculosi» deriva dal latino «pedicŭlus» (e il suffisso medico - «osi») che significa semplicemente infestazione di «pidocchi».
In pratica le teste dei nostri figli pullulano di questi piccoli ma fastidiosissimi parassiti.
Non passa giorno infatti che non arrivi un messaggio sui vari gruppi whatsapp (scuole e/o privati) su questa pericolosissima infestazione. Le mamme allarmate entrano automaticamente in «modalità panico», iniziando a comportarsi come un batteriologo del CDC di Atlanta in presenza di una epidemia di Ebola: con tanto di mascherina e guanti sterilizzano tutto quello che il piccolo untore ha toccato: federe del cuscino, coperte, lenzuola, asciugamani, guanti, berretto, ecc.

Il secondo livello è rappresentato dalla ricerca: mediante una lente d’ingrandimento comperata per l’occasione su Amazon, scandagliano ogni millimetro quadrato della cute, alla disperata ricerca di una qualche forma di vita aliena.
Il panico si trasforma in terrore quando uno qualsiasi dei membri della famiglia si gratta la testa, anche se i pidocchi non c’entrano nulla. Nessuno in casa può fare gesti inconsulti durante «l’emergenza»….
Poi nei momenti di tranquillità, le mamme-del-CDC iniziano a sondare la rete alla ricerca di rimedi chimici o naturali. E qui viene il momento più triste per i poveri bambini che subiscono ogni sorta di trattamento: spazzolature forzate, alternate a phonate alla massima potenza; dal puzzolente olio di neem, all’aceto di mele per passare all’olio essenziale dell’Albero del The e finire con una tristissima spalmata di maionese sulla testa, che si dice essere un rimedio della nonna che funziona.
Il momento è delicato e nessuno in casa, tantomeno l’uomo con i pantaloni, può fiatare perché quando il livello di allarme ben esposto sulla parete del frigorifero, da Charlie, Bravo, Alfa 3, Alfa 2 arriva ad Alfa1, la mamma diventa l’espressione manifesta della Legge Marziale.

Senso delle pediculosi
Per comprendere il significato delle parassitosi, è necessario dimenticare la teoria del chimico francese Louis Pasteur, che va sotto il nome di «teoria dei germi» o «monomorfismo».
Una teoria divenuta dominante perché comoda all’Industria Chimico-farmaceutica e che da quasi due secoli sta facendo disastri. La realtà è che i microbi sono parte integrante della Natura e dell’organismo, non sono patogeni, ma al contrario sostengono e favoriscono i processi di guarigione.
Siamo costituiti da 1014 batteri di oltre 400 specie diverse. Detto in altri termini, per nove decimi l’uomo è fatto da germi.
Esattamente come le mosche e i vermi non sono la causa della spazzatura, così batteri e parassiti cercano un habitat, un terreno idoneo e adeguato per nutrirsi e riprodursi.

Lo ha dimostrato il medico batteriologo francese Antoine Bechamp, contemporaneo di Pasteur: «il microbo non è nulla se paragonato al terreno».
Quindi germi e parassiti sono delle forme viventi che si manifestano e proliferano nel corpo durante lo sviluppo di particolari processi fisiologici, simbiotici con un tessuto di determinata origine embriologica.

I pidocchi
Perché in una stessa classe o in una famiglia i bambini o figli possono avere i pidocchi, ma quasi mai tutti insieme o allo stesso modo? E perché qualcuno se li «becca» ogni volta e qualcun altro mai?
I pidocchi non saltano da una testa all'altra, possono certamente transitare temporaneamente ma si annidano e proliferano abbondantemente SOLO nella testa del bambino che vive la percezione ripetuta di «non sentirsi accarezzato» da mamma e papà, per cui la cute del cuoio capelluto è in una continua altalena di fasi attive e soluzioni.
Siamo in presenza dei tessuti ectodermici del neoencefalo, per cui i pidocchi si sviluppano all’inizio della fase PCL-A, cioè della risoluzione del conflitto.

L’epidermide della cute è formata da sette strati.
Se il bambino vive il «conflitto di separazione» da mamma e papà, perché non viene accarezzato e coccolato come lui vorrebbe, la corteccia si irrita creando una riduzione della cute (piccoli «buchi») in modo da «allargare» il tessuto con lo scopo di sentire meglio il contatto che è venuto meno con mamma e papà.
In questa fase non ci sono sintomi, non si sente nulla.
Quando si va in risoluzione perché avviene finalmente l’anelato contatto, l’epidermide va in riparazione e avviene la ricostruzione del tessuto con riepitelizzazione.

Esattamente SOLO in questa fase possono attecchire i pidocchi perché, in quanto parassiti, si nutrono proprio degli strati di epitelio che si staccano dalla cute.
Le controprove sono diverse, per esempio un bambino che non vive in casa il «conflitto di separazione» non potrà mai predisporre il terreno ai pidocchi. Capita anche che lo stesso bambino alterni il fastidio, in base proprio all’oscillazione di questa percezione: un figlio di genitori separati che sente fortemente la separazione dalla mamma, quando sta con lei ha i pidocchi (fase di soluzione), e quando sta con il papà non ne ha, perché è in fase attiva di separazione…
Le continue recidive creano situazioni difficili da gestire e complesse da uscirne.

Conclusione
Ovviamente quando il parassita prende il sopravvento, crescendo a dismisura e creando disturbi e fastidi, bisogna intervenire: dall’asportazione meccanica ai vari rimedi, meglio naturali.
Ma è di fondamentale importanza per tutti comprenderne il senso biologico, altrimenti non se ne verrà fuori.
Ci viene in aiuto il dizionario dei sinonimi perché il termine «pidocchio» indica anche una «persona attaccata al denaro», ma in senso lato una persona «avara», «tirchia».
In questo caso, avara e tirchia di cosa? Di carezze, coccole e affetto!
I parassiti sono un sintomo di un processo biologico in corso e rappresentano la cartina al tornasole della nostra società tutta concentrata su preoccupazioni affaristiche ed economiche; in cui i potentissimi mezzi di comunicazione (facebook, whatsapp, ecc.) ci stanno allontanando, facendo perdere il contatto e le relazioni vere.
Il sintomo e la manifestazione della pediculosi ci insegnano e indicano (purtroppo a spese della testa dei nostri figli) la strada da intraprendere per migliorarci ed evolvere.
Non credete: verificate!

Per approfondire

"Anche i parassiti hanno il loro senso biologico: quando, come e perché" https://magazine.5lb.eu/2014/09/parassiti-hamer-pidocchi-5098.html?m=1

Marcello Pamio

Pensavo ad una fake.
Non trovavo nessuna fonte, per così dire ufficiale (oltre al sito formiche.net, nome tutto un programma) che lo confermasse. Proprio per fugare ogni dubbio ho scritto più volte, ovviamente inutilmente, alla segreteria della Biblioteca del Senato, ma forse i parassiti pagati da noi avevano cose più importanti che rispondere, come andare a fare la spesa al mercato.
Ma purtroppo è accaduto: il 9 ottobre si è tenuto alla Biblioteca del Senato, «Sala degli Atti Parlamentari» a Roma, la conferenza internazionale dal titolo: «Global Health: l’Italia driver di best practice» («Salute globale: l’Italia è la migliore guida nella pratica»).

L’iniziativa è organizzata da «Formiche» in collaborazione con GSK, la tristemente nota GlaxoSmithKline.
Scopo dell’incontro: sottolineare il ruolo strategico che ha l’Italia sui temi di salute globale, scontato dire in ambito vaccinale!

Ospiti prestigiosi
Tra gli ospiti il professor David Salisbury, Associate Fellow Global Health Security presso nientepopodimeno che la famosa «Chatham House» del RIIA (Royal Institute of International Affairs) di Londra.
Pochissimi avranno mai sentito nominare Chatam House e ancor meno il RIIA, ma si tratta del nucleo centrale del controllo globale. Esattamente come il CFR (Coucil on Foreign Relations) è il governo ombra statunitense, così il RIIA è il governo ombra di Sua Maestà.
Se sono arrivati a scomodare simili pezzi da novanta, il significato è uno solo: l’affaire “vaccini” è per loro importantissimo. Non a caso, per dare il massimo dell’autorevolezza sono andati a farlo all’interno delle Istituzioni pubbliche: il Senato.
I lavori dovevano essere aperti dal presidente della Commissione Igiene e Sanità al Senato, Pierpaolo Sileri, ma nel suo sito ha smentito immediatamente la sua partecipazione.
Mentre era presente Emanuela Del Re, del ministero degli Affari Esteri, Michele Geraci sottosegretario allo sviluppo economico, Roberto Arditti direttore editoriale di Formiche, Greg French, ambasciatore d’Australia a Roma, Rino Rappuoli (Chief Scientist & Head of External Research and Development di GSK Vaccines), cioè un ricercatore di punta della GSK, e non poteva mancare l’immarcescibile Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità (Member of The Executive Board presso la World Health Organization) e Allan Saul (direttore GSK Vaccines Institute for Global Health).[1]

Merita una citazione a parte l’ex attore Walter Ricciardi, il quale, forse immedesimandosi un po’ troppo nel pinocchietto toscano, ha fatto una tristissima uscita. Ha dichiarato che «nelle democrazie sono i cittadini che esprimono i governi, ma dobbiamo tenere presente che l’80% della popolazione non conosce un’altra lingua, non viaggia, e non sa». Poi la stoccata al governo: «chi ha questo approccio esprime persone che hanno questo approccio».
Infine nell’ambito vaccinale ha detto che sono loro (cioè gli scienziati, la Scienza quella non democratica) che devono far conoscere la realtà, e come? Cambiando lo storytelling perché «sulle persone a razionalità limitata quello attuale non basta»[2]. Chiaro? Per l’ex collega di Mario Merola, l’80% degli italiani sono persone a razionalità limitata, cioè un branco di mentecatti ignoranti che ha votato dei politici dello stesso livello evolutivo.
Capiamoci: questo è il Direttore della salute degli italiani!

Conclusione
Un congresso della GSK tenuto nelle sale del Senato, in un momento storico delicatissimo come quello attuale è un segnale scandalosamente deprimente.
Oramai alla decenza non c’è più alcun limite: d’altronde dovremmo essere temprati, visto che negli ultimi anni abbiamo assistito alle cose più indicibili per un paese che si professa democratico.
Il 7 ottobre 2014, il più grande statista delle ultime due Repubbliche, al secolo Matteo Renzi, ha invitato a Palazzo Chigi nientepopodimenoché i big della farmaceutica, per l’esattezza i CEO di Bayer, Bristol-Meyer, Squibb, Eli Lilly, Glaxo, Johnson & Johnson, Merck, Novartis e Roche.
Il 7 giugno 2017 alla conferenza stampa in cui è stato ufficializzato il decreto-legge Lorenzin poi convertito nella legge 119, ha parlato e presentato il Piano vaccinale il dottor Raniero Guerra, «Direttore generale della Prevenzione sanitaria».
Peccato che Guerra è stato Consigliere d’Amministrazione della «Fondazione Glaxo-Smith Kline»…

 

[1] https://formiche.net/gallerie/global-health-senato-foto-pizzi/

[2] «Pur di attaccare la Lega sui migranti, Ricciardi si rimangia l’allarme salute», Francesco Bonazzi, La Verità, 11 ottobre 2018

Marcello Pamio

Le origini della «Glaxo»
La storia della Glaxo inizia nel lontanissimo 1715 quando Silvanus Bevan apre la farmacia Plough Court in centro a Londra.
In quel periodo gli «speziali», cioè gli antesignani dei farmacisti, erano i più comuni medici che offrivano consulenze e vendevano prodotti medicinali, saponi, olio di fegato di merluzzo, ecc.
Il dottor William Allen fu assunto dalla farmacia nel 1792 e divenne socio tre anni dopo.
Allen era uno stimato medico professionista e divenne membro fondatore della «Pharmaceutical Society» nel 1841.
I fratelli Handbury, nipoti di Allen entrarono a Plough Court e nel 1856 la compagnia divenne nota come «Allen & Hanburys». L’azienda si espanse grazie alle vendite dell’olio di fegato di merluzzo, usato per il rachitismo e per la carenza di vitamina A.
Siamo proprio agli albori perché la «Allen & Hanburys Ltd.» sarà acquisita da «Glaxo Laboratories Ltd.», una società della GSK.
La «G» del brand «GSK» rappresenta la prima lettera della parola «Glaxo».

La «Smith Kline»
Un'altra società che giocherà un ruolo centrale è la «Smith Kline».
Nel 1830 la casa farmaceutica «Smith & Gilbert» aprì la sua sede a Filadelfia.
Quando Gilbert si ritirò, George - il fratello minore di John K. Smith - entrò a far parte dell’azienda e costruì un impero grazie alla vendita all’ingrosso di farmaci.
Nel 1870 il nipote Mahlon Smith, che gestiva la società, fondò insieme al suo contabile Mahlon Kline la «Smith, Kline & Co».
Ecco spiegate le lettere finali dell’acronimo GSK, la «S» sta per «Smith» e la «K» per «Kline».
Nel 1880 altri due farmacisti, Henry S. Wellcome e Silas Burroughs, fondarono la «Burroughs Wellcome & Co.», una società per la vendita di farmaci a Londra.

Ricerca pioneristica di farmaci moderni
Nel 1894 furono aperti i «Wellcome Physiological Research Laboratories» con l’intento di effettuare la sperimentazione biologica, in particolare dei primi vaccini.

Origini del nome «Glaxo»
I caseifici di Joseph Nathan & Co. in Nuova Zelanda nel 1904 vendevano latte in polvere liofilizzato con il nome di «Defiance».
Alec Nathan racconta come volevano «registrare la parola “Lacto” ma questa non venne accettata dall’Ufficio marchi e brevetti, così delle lettere furono messe davanti e dietro alla parola “Lacto” fino a quando non è arrivata la parola eufonica: il cui risultato fu “Glaxo”».
Il punto interessante è che la «Joseph Nathan & Co.» sarà acquisita sempre dalla «Glaxo Laboratories Ltd.» nel 1947.
La pubblicità dell’epoca, siamo nel 908, era abbastanza inquietante: «Glaxo costruisce i pargoletti».
Questo perché il latte in polvere che producevano era considerato più sicuro del latte fresco non pastorizzato e questo ne fece schizzare la richiesta e le vendite per neonati e bambini.
Nel 1921 l’insulina fu scoperta come farmaco per gestire il diabete. Le aziende «Burroughs Wellcome» e «Allen & Hanburys» furono le prime nel Regno Unito a riprodurre l’insulina per uso commerciale. Addirittura nel 1923, «Allen & Hanburys» produceva il 95% dell’intera insulina del paese.
Nel 1924 Harry Jephcott, il chimico della «Joseph Nathan & Co.», riuscì a produrre un integratore di vitamina D, il quale divenne il primo prodotto farmaceutico «Joseph Nathan & Co.». L’azienda controllata della «Glaxo Laboratories Ltd.».Nel 1947, Glaxo Labs comprò la «Joseph Nathan & Co Ltd.» e nel 1958 la «Allen & Hanburys Ltd.».
Infine nel 1989 la «SmithKline Corp.» si fuse con il «Beecham Group plc» per formare il colosso «SmithKline Beecham plc».
Nel 1986, il «Wellcome Trust» vendette pubblicamente le azioni della «Wellcome Foundation Ltd.» per formare «Wellcome plc». Nel 1995, il Trust cedette le sue restanti azioni a «Glaxo plc», formando la più grande azienda farmaceutica del mondo: la «Glaxo Wellcome plc».
Un intreccio di acquisizioni e fusioni lungo tre secoli per giungere nell’anno 2000 al mega conglomerato formato da «SmithKline Beecham plc» e «GlaxoWellcome plc». Quello che nacque è la tristemente nota GSK: «GlaxoSmithKline plc».
Nel marzo del 2015 completarono una transazione con la svizzera Novartis per l’acquisizione della loro attività sui vaccini (esclusi gli antinfluenzali), rafforzando la posizione di leader mondiale nella produzione di vaccini. Mentre a marzo 2018 sempre la Novartis ha venduto il 36,5% del «Consumer Healthcare», una joint venture che gestisce i farmaci senza prescrizione. Un accordo da 13 miliardi di dollari![1]

Glaxo oggi
La GlaxoSmithKline è indubbiamente una delle transnazionali più potenti e losche al mondo.
Potente perché occupa il settimo posto tra le multinazionali della chimica e farmaceutica con un fatturato di oltre 27 miliardi di dollari all’anno, dopo Roche, Novartis, Pfizer, Sanofi-Pasteur, Johnson&Johnson e Merck. Nei vaccini la G.S.K. addirittura occupa il podio con un fatturato annuo di 5,5 miliardi nel 2015 e 8,5 miliardi previsti nel 2022.[2]
Losca perché gli scandali che hanno coinvolto questa azienda sono infiniti: corruzione, comparaggio, mazzette, vendita di farmaci off-label, sperimentazioni illegali, abusi farmaceutici nei bambini, ecc.
Tra i più noti a noi italiani è stata la corruzione avvenuta nei primi anni Novanta.
Il Direttore generale del ministero della Sanità Duilio Poggiolini intascava tangenti per accelerare le pratiche di aumento del prezzo dei medicinali o per inserirli nel prontuario. Era talmente avido che bramava soldi, oggetti preziosi, dobloni d’oro, quadri e gioielli vari. A febbraio del 1991 il presidente dell’allora «Smith Kline Beecham», unico produttore del vaccino Engerix B per l’epatite B, ha “donato” 600 milioni di lire al ministro della sanità Francesco De Lorenzo.
Dopo soli tre mesi, a maggio per l’esattezza, magicamente il vaccino è stato reso obbligatorio…
Nonostante una sentenza definitiva di colpevolezza e il carcere per il dottor De Lorenzo (ancora iscritto all’ordine dei medici di Napoli) il vaccino è rimasto sempre obbligatorio fino ai nostri giorni.
Poi ci sono tutti gli scandali che riguardano sperimentazioni illegali su bambini.
Secondo il quotidiano britannico «The Guardian», la GSK avrebbe usato dei neonati e bambini come cavie per testare farmaci estremamente tossici come quelli per l’Hiv. Grazie ad una indagine giornalistica dell’«Observer» la Glaxo avrebbe sponsorizzato almeno 4 trials clinici dal 1995 su 100 bambini.
Ecco qualche esperimento effettuato: venivano dati a bambini di 4 anni alti dosaggi di un cocktail di sette farmaci diversi contemporaneamente; in un altro esperimento si controllava la reazione in bambini di sei mesi con una doppia dose di vaccino per il morbillo; un altro esperimento prevedeva l’uso di bambini per «comprendere la tolleranza, studiare la sicurezza e la farmacocinetica» dei farmaci per l’Herpes.
In un altro ancora i bambini erano sottoposti al farmaco estremamente tossico AZT. Qui i bambini o nascevano da madri HIV-positive oppure veniva inoculato loro il virus dell’Hiv! [3]
Come si possono praticare simili aberrazioni e crimini impunemente?
Il motivo sarà chiaro a breve, ma la chiave di lettura è che questi colossi sono plurimiliardari, per cui possiedono un potere enorme in grado di sfidare la legge con arroganza.
A luglio del 2012 negli Stati Uniti la GSK è stata costretta a pagare 3 miliardi di dollari per aver corrotto i dottori in cambio della prescrizione di antidepressivi (Paxil, Avandia, Wellbutrin) per indicazioni non autorizzate (off-label), cioè fuori etichetta.
Spiccioli per i proprietari del gruppo GSK.

Chi possiede e controlla la Glaxo?
La GSK è una società spietata che non guarda in faccia nessuno e che non si ferma al primo intoppo pur di raggiungere gli obiettivi prefissati. Né più né meno come qualsiasi altra industria che si occupa di malattie. I principali scopi infatti sono la vendita di farmaci e vaccini.
Per vendere tali droghe è necessario e fondamentale che le persone e i bambini siano sempre più ammalati.
Vedremo però che il problema non sono la GSK, la Merck o la Sanofi: questi sono i brand che operano fisicamente nel settore delle droghe, coloro che devono produrre e spacciare.
Quelli che giocano un ruolo basilare sono gli azionisti.

Azionisti della GSK
Ecco l’elenco dell’azionariato della Glaxo.
«Vanguard Group, Inc.», titoli azionari 146,907,284, pari al 2.96%
«BlackRock Investment Management Ltd.», titoli azionari 137,165,476, pari a 2.77%
«Norges Bank Investment Management», titoli azionari 104,694,000 pari a 2.11%
«Legal & General Investment Management Ltd.», titoli azionari 100,349,016 pari a 2.02%
«BlackRock Advisors Ltd.», titoli azionari 88,133,021 pari a 1.78%
«Dodge & Cox», titoli azionari 77,042,000 pari a 1.55%
«BlackRock Fund Advisors», titoli azionari 70,362,981 pari a 1.42%
«State Street Global Advisors Ltd.», titoli azionari 61,379,698 pari a 1.24%
«Schroder Investment Management Ltd.», titoli azionari 59,098,752 pari a 1.19%
«Threadneedle Asset Management Ltd.», titoli azionari 57,917,665 pari a 1.17%
Alcuni di questi nomi, completamente sconosciuti alla maggior parte delle persone, rappresentano i veri Padroni del mondo, i controllori della Finanza internazionale.
Un’analisi delle relazioni tra 43.000 società multinazionali ha identificato un gruppo relativamente piccolo di società, principalmente banche e fondi con un potere sproporzionato sull’economia globale. Un piccolissimo gruppo in grado però di controllare tutto.
Restringendo il campo si possono elencare solo quattro colossi: «BlackRock», «State Street Corp», «FMR/Fidelity» e «The Vanguard Group».
Le sovrapposizioni e gli incroci azionari sono intricatissimi, ma alla fine questi gruppi appaiono dietro ogni multinazionale. Li ritroviamo infatti tra gli azionisti di Alcoa, Altria, A.I.G., AT&T, Boeing, Caterpillar, Coca-Cola, DuPont, G.M., H.P., Honeywell, Intel, Johnson&Johnson, McDonald’s, Merck, 3M, GSK, Pfizer, United Technologies, Verizon, Wal-Mart, Monsanto, Time Warner, Walt Disney, Viacom, Rupert Murdoch’s News, C.B.S., N.B.C. Universal, solo per citare le società più note.
Quali sono oggi le più grandi aziende al mondo? Risposta: «Bank of America», «JP Morgan», «Citigroup», «Wells Fargo», «Goldman Sachs» e «Morgan Stanley».
Chi le controlla?

«Bank of America» (con 2,17 trilioni di dollari)
State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, FMR, Paulson, JP Morgan, T. Rowe, Capital World Investors, AXA, Bank of NY, Mellon.

«JP Morgan» (con 2,39 trilioni di dollari)
State Street Corp., The Vanguard Group, FMR, BlackRock, T. Rowe, AXA, Capital World Investor, Capital Research Global Investor, Northern Trust Corp., Bank of Mellon.

«Citigroup» (con 1,88 trilioni di dollari)
State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, Paulson, FMR, Capital World Investor, JP Morgan, Northern Trust Corporation, Fairhome Capital Mgmt, Bank of NY, Mellon.

«Wells Fargo» (con 1,44 trilioni di dollari)
Berkshire Hathaway, FMR, State Street, The Vanguard Group, Capital World Investors, BlackRock, Wellington Mgmt, AXA, T. Rowe e Davis Selected Advisers.

Sembra incredibile ma perfino la Federal Reserve, la banca delle banche statunitensi, è controllata da State Street Corporation, The Vanguard Group, BlackRock, FMR/Fidelity.
Si può girare e rigirare il quadro ma il disegno inquietante rimane e rimarrà sempre il medesimo.
I «Big Four», cioè i Quattro Grandi sono sempre gli stessi e sempre presenti: «State Street Corporation», «The Vanguard Group», «BlackRock» e «FMR/Fidelity».
A questo punto sarebbe interessante sapere chi controlla i controllori?
Vediamo soltanto chi c’è dietro i due gruppi «State Street» e «BlackRock».

«State Street»
T. Rowe Price Associates (7.45%), Massachusetts Financial Services (7.43%), The Vanguard Group (6.66%.), SSgA Funds Management (5.12%), GIC Pte (4.33%), BlackRock Fund Advisors (4.27%), Fidelity Management & Research (3.71).

«BlackRock»
PNC Bank (21.4%), The Vanguard Group (5.20%), Norges Bank Investment Management (5.02%), Capital Research & Management (4.33%), Wellington Management (3.74%), BlackRock Fund Advisors (3.47%), SSgA Funds Management (3.41%), Fidelity Management & Research (2.18%).

Dietro «State Street corporation» vi è T. Rowe Price Associates e dietro «BlackRock» la PNC Bank.
Andando dietro le quindi di queste due banche sconosciute, troviamo…
T. Rowe Price Associates
The Vanguard Group (7.35%), SSgA Funds Management (5.45%), BlackRock Fund Advisors (5.21%), JPMorgan Investment Management (3.88%).

PNC Financial Services Group
Wellington Management (7.28%), The Vanguard Group (6.79%), SSgA Funds Management (4.95%), BlackRock Fund Advisors (4.45%), Capital Research & Management (3.92%), Capital Research & Management (2.86%), Fidelity Management & Research (2.84%), T. Rowe Price Associates (2.70%).

In definitiva dietro a tutti c’è «The Vanguard Group»…

“Il Gruppo Vanguard”
Tra i Big Four, «The Vanguard Group» merita un capitolo a parte. Si tratta della più grande e potente società d’investimento del globo.
La sua influenza è ubiquitaria e interessa centinaia di società diverse, tra cui anche gli stessi Big Four, e proprio per questo motivo lo chiameremo per comodità «Il Gruppo».
Secondo il «Financial Times» questo moloch ha superato il record come assett manager a più rapida crescita al mondo: nel 2017 ha accumulato in nuovi affari 1 miliardo di dollari ogni singolo giorno.
Una stima preliminare pubblicata dallo stesso Vanguard ha mostrato di aver accumulato lo scorso anno 368 miliardi netti con un aumento del 13,9%.[4]
Secondo i calcoli di Bloomberg i due gestori di fondi più grandi al mondo («Vanguard» e «BlackRock Inc.») gestiscono un patrimonio di 20 trilioni di dollari, che corrispondono a 20 mila miliardi di bigliettoni verdi,[5] che tradotto nel vecchio conio sono 38 milioni di miliardi di lire.
Cifre impensabili e incalcolabili non solo per noi comuni mortali, ma anche per intesi Paesi industrializzati.
Il Gruppo ha partecipazioni in oltre 200 delle più grandi multinazionali al mondo, questo secondo il modulo 13F depositato presso la «Securities and Exchange Commission» americana.

Apple, Exxon Mobil, Chevron, Microsoft, Johnson & Johnson, General Electric, Google, Procter & Gamble, International Business Machine, Qells Fargo, JPMorgan Chase, Pfizer, Berkshire Hathaway, AT&T, Coca Cola, Bank of America, PepsiCo, Philip Morris International, Merck, Citigroup, Wal Mart Stores, Verizon Communications, Cisco Systems, Schlumberger, Intel, Oracle, Qualcomm, McDonalds, Amazon, Simon Property, Home Depot, United Technologies, Comcast, Walt Disney, Visa, Gilead Sciences, 3M, Occidental Petroleum, ConocoPhillips, Boeing, Amgen, Bristol Myers Squibb, Abbvie, American Express, Union Pacific, Mastercard, Unitedhealth, Altria, American International, United Parcel Service, CVS Caremark, Abbott Labs, Ford Motor, Ebay, Monsanto, Celgene, US Bancorp, Twenty First Century Fox, Goldman Sachs, Colgate Palmolive, Honeywell International, Facebook, Nike, Medtronic, Caterpillar, Public Storage, Biogen idec, Time Warner, Lowes, Starbucks, EOG Resources, Du Pont e i de Nemours & co, Walgreen, Mondelez international, EMC, Emerson Electric, Eli Lilly, Priceline, Express scripts holding, Costco wholesale, Health Care Reit, Duke Energy, Accenture, Anadarko Petroleum, Dow Chemical, Prologis, TJX Companies, HCV, Texas Instruments incorporated, Equity Residential, Target, Metlife, Ventas, Avalonbay Communities, Halliburton, Praxair, Automatic Data Processing, Danaher, Boston Properties, Hewlett Packard, PNC Financial Services Group, Lockheed Martin, Capital One Financial, Kimberly Clark, Southern, Dominion Resource, Illinois Tool Works, Viacom, Prudential Financial, Baxter International, Morgan Stanley, Nextera Energy, General Dynamics, Vornado Realty Trust, Phillips, Lyondellbasell Industries, Aflac, Freeport Mcmoran Copper, National Oilwell Varco, Ace, Apache, Bank of New York Mellon, BlackRock, Host Hotels & Resorts…

Tornando al tema centrale di questo articolo, «The Vanguard» possiede praticamente le più importanti aziende farmaceutiche planetarie: «Glaxo», «Novartis», «Baxter», «Eli Lilly», «Merck», «Abbott», «Bristol Myers Squibb», «Celgene», «Monsanto», «Gilead Sciences», ecc.
Il risvolto è interessante perché se l’azionariato è il medesimo dietro a tutte le multinazionali, significa che la competizione e la concorrenza commerciale non esistono, si tratta solo di pura illusione per ingannare i sudditi. Se milioni di dosi di un farmaco o vaccino vengono vendute dalla Glaxo piuttosto che dalla Merck, per i veri proprietari cosa cambia? Nulla. Quello che conta per loro è vendere droghe e perché ciò avvenga devono esserci clienti/pazienti, cioè la gente deve ammalarsi.
Il meccanismo e le strategie per creare malati sono state ampiamente descritte nei libri «La Fabbrica dei malati» e «Vaccinazioni: armi chimiche contro il cervello e l’evoluzione dell’uomo».
Il primo lavoro ha messo in luce i piani diabolici (quantitativo, qualitativo e temporale) per trasformare uomini sani in malati, mentre il secondo sui vaccini ha cercato di dimostrare che l’intervento farmacologico sui neonati e sui bambini piccoli, con la scusante delle malattie infettive, serve a predisporli a tutte le malattie…

Impero dei Rothschild
Alcuni documenti russi affermano che «The Vanguard Group» è di proprietà della famiglia dei Rothschild, Rockefeller, con partecipazioni dei Bush, Clinton, Donald Rumsfeld, Dick Cheney e altri loschi individui.
Per i Rothschild la cosa non è strana visto che l’impero ha tentacoli ed è ramificato in ogni dove e in ogni tempo.
Nel suo libro «La Guerra delle Valute», Song Hongbing, catalogava la famiglia dei Rothschild come la più ricca del globo con un capitale di circa 5 milioni di milioni di dollari. Cifra improponibile perfino nella scrittura …
Anche il politico texano Ron Paul del Partito Repubblicano aveva segnalato che la famiglia dei Rothschild possiede le azioni delle 500 principali multinazionali della rivista Fortune.
Tutte queste società controllate, guarda caso, dai soliti noti: «BlackRock», «State Street», «FMR/Fidelity» e «The Vanguard Group».

Conclusione
Il discorso è molto semplice: esistono pochissimi gruppi, totalmente sconosciuti alla maggior parte delle persone, che lavorando nell’ombra mediatica sono in grado di spostare migliaia di miliardi di dollari e decidere le sorti di miliardi di persone.
Controllano le multinazionali che contano, quelle che lavorano nell’informazione e nell’intrattenimento (media, tv e carta stampata), nelle telecomunicazioni, nella farmaceutica, nell’agroalimentare, nell’energia e nell’acqua.
Nulla sfugge al loro controllo e dove ci sono interessi economici loro sono nell’ombra!
Finanziano e provocano guerre e distruzioni in giro per il mondo per poi buttarsi a capofitto nella ricostruzione (BlackRock in Iraq/Afghanistan è un esempio magistrale); finanziano e armano tutte le dittature nei paesi in cui le risorse servono alle loro aziende (petrolio, acqua, cibo, energia, minerali e diamanti); finanziano e manovrano qualsiasi governo e governante al mondo.
L’unica cosa che aborrano è la luce dei riflettori (non a caso nessuno parla di loro) e ogni restrizione commerciale che impedisca al cancro-capitalismo liberista di metastatizzare tutto.
A questo punto siamo in grado di comprendere meglio la legge nr. 119/2017 sulle vaccinazioni firmata dal «pinocchietto» Lorenzin. Solo una mente limitata e confusa potrebbe pensare che un ministro non in grado di pensare, parlare e intendere abbia potuto concretizzare una simile aberrazione legislativa che trasforma i bambini italiani in cavie regalandoli alle industrie.
Il ministro ha apposto soltanto la firma al decreto, poi il Parlamento (sempre di venduti) l’ha convertito in legge.
Stiamo parlando del più grande esperimento umano a cielo aperto mai realizzato.
Obbligano i genitori per legge, pena l’esclusione scolastica e la multa a fare dieci più quattro vaccini.
Ma se il piccolo subisce un danno nessuno è colpevole e nessuno paga.
La legge 119 andava fatta, contro ogni logica e nonostante non vi fosse pericolo per la salute pubblica.
Le epidemie (prima meningite e poi morbillo) sono state inventate e montate ad arte dai media servili al Sistema. Avevano necessità di un cavallo di Troia, della pistola fumante per entrare in Parlamento per la conversione…
Il motivo è semplice: le pressioni politiche, economiche, finanziarie e lobbistiche messe in moto sono state e sono incalcolabili e trovano una spiegazione solo con i gruppi di potere appena visti.
Cui Prodest? Cui Bono? A chi giova avvelenare e intossicare milioni di esseri umani?
Secondo voi alla Lorenzin, agli azionisti della GSK, al gruppo occulto Vanguard, ai membri della famiglia dei Rothschild, agli arroganti e strafottenti burioni di turno interessa veramente la salute dei vostri figli? Siete veramente convinti che questi si stiano muovendo per il bene comune, per il bene del gregge?

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[1] «Novartis, accordo da 13 miliardi con GSK: vende il 36.5% Consume Healthcare», IlSole24Ore del 27 marzo 2018
[2] «World Preview 2016, Outlook to 2022», «EvaluatePharma», http://info.evaluategroup.com/rs/607-YGS-364/images/wp16.pdf
[3] «UK firm tried HIV drug on orphans», 4 aprile 2004, «The Guardian», www.theguardian.com/world/2004/apr/04/usa.highereducation
[4] «Vanguard retains title as world’s fastest-growing asset manager», 4 gennaio 2018, https://www.ft.com/content/753e1afe-f149-11e7-ac08-07c3086a2625
[5] «BlackRock and Vanguard Are Less Than a Decade Away From Managing $20 Trillion», 4 dicembre 2017, https://www.bloomberg.com/news/features/2018-03-19/what-michael-flynn-could-tell-the-russia-investigators

Marcello Pamio

Il magico periodo di dieci lune, nelle quali l’alchimia della vita si manifesta nella sua massima potenza, organizzando la Vita dentro la Vita, generando un essere dentro un essere, può nascondere delle insidie…
Secondo infatti la visione distorta della «medicina padronale» detta anche «medicina protocollare» o «medicina interventista», la gravidanza è diventata un «fattore di rischio», un passaggio anti-fisiologico da medicalizzare e ospedalizzare.
Per questo motivo durante i nove mesi, invece di rimanere tranquille a godersi uno dei periodi più belli in assoluto, le donne si lasciano sottoporre a una serie infinita di esami e controesami, vivendo per tutto il tempo con l’ansia dei risultati. Ecografie quasi mensilmente, alternate a esami ematici e urinari, per non parlare delle entità terribili che girano indisturbate nell’aria e negli alimenti, come il toxoplasma, il citomegalovirus, lo streptococco, la candida e il diabete gestazionale! Tutto può essere letale, ma per fortuna la medicina ha messo a punto dei test per fugare ogni dubbio. La realtà è che sono i continui esami stessi (con gli onnipresenti falsi positivi) a creare e alimentare i dubbi…
Uno di questi test è la curva di carico.

La curva da carico
Con l’acronimo OGTT («Oral Glucose Tollerance Test», OGTT) s’intende il «Test orale di tolleranza al glucosio», volgarmente detto “curva da carico”.
Consiste nel misurare la concentrazione ematica di glucosio prima e dopo la somministrazione orale di una certa quantità di zucchero (75 grammi di glucosio sciolti in circa 300 ml di acqua), per poi successivamente effettuare alcuni prelievi, dopo un’ora e dopo due ore, per la misurazione glicemica.
Ufficialmente viene richiesta dal medico ai soggetti con alterata glicemia a digiuno, cioè persone che a digiuno hanno una glicemia compresa fra 110 e 125 mg/dl, ma che non hanno diagnosi di diabete mellito. Viene richiesta anche durante la gravidanza tra la 24 e 28ma settimana.
Se la glicemia a digiuno è maggiore o uguale a 126 mg/dl, il test (curva da carico) non ha senso perché tali valori permettono al medico di fare la diagnosi di diabete conclamato.

Non tutti sanno che fino all’anno 2000 il “valore normale” per la glicemia era 140 ml/dl, cioè entro i 140 milligrammi di glucosio per decilitro di sangue la persona era universalmente considerata sana.
Poi un gruppo (panel) di ricercatori, con a capo un consulente pagato direttamente da Aventis, Eli Lilly, GlaxoSmithKline, Novartis, Merck e Pfizer, ha deciso di abbassare il valore a 126 mg/dl, facendo così di fatto aumentare di svariate decine di milioni i nuovi clienti per le lobbies.
Stiamo parlando di persone sanissime, senza patologie, diventate diabetiche perché qualcuno ha deciso di abbassare i “valori di normalità”, e questo qualcuno era stipendiato dai venditori di droghe e insulina. Dovrebbe far riflettere…

Diabete gestazionale
La medesima cosa è avvenuta per le donne gravide…
Qualche anno fa nessun medico sano di mente avrebbe consigliato il test del carico glicemico indistintamente, come sta avvenendo oggi, a tutte le donne incinte, ma semmai solo in rarissimi casi in cui le evidenze cliniche erano sospette o lapalissiane (obesità, patologie antecedenti, predisposizioni familiari, fattori di rischio, ecc.).
Oggi invece è un esame di routine!
Gli attuali parametri per stabilire se una donna incinta ha il cosiddetto «diabete gravidico», guarda caso sempre più diagnosticato, sono quando la glicemia al primo controllo a digiuno risulta essere ≥ 92 mg/dl e ≤ 126 mg/dl.

I medici ufficialmente credono che durante la gravidanza la glicemia per così dire “normale” sia molto più bassa rispetto alla situazione al di fuori della gravidanza (a digiuno inferiore di 80-85 mg/dl). Questo pensiero nichilista ben rappresenta una scienza sempre più distante dalla Natura e dalle sue leggi ferree. Quello che capita “normalmente” invece è esattamente il contrario: se la futura mamma vive per un qualsiasi motivo ansia e preoccupazione (più che legittima) per la creatura che ha in grembo, magari per l’assenza del padre che deve lavorare, o perché sta vivendo una situazione di «opposizione», il suo cervello ordina al pancreas e al fegato di mantenere alto il livello dello zucchero (carburante per eccellenza) per avere l’energia sufficiente a trovare una soluzione, e questo anche in assenza di carboidrati!
Biologicamente a cosa serve lo zucchero? E’ l’energia primaria per il cervello, usata anche dai vari organi e muscoli, per attivare il programma biologico dell’«attacco o fuga».
In Natura tutto è funzionale e tutto ha un senso. Non si tratta di un problema di salute, come vogliono far credere, non è diabete, ma solo il meraviglioso e perfetto meccanismo messo in atto dal cervello per superare un momento particolare.
Il grossissimo problema è che sempre più donne, non conoscendo queste informazioni e non sapendo come funziona l’essere umano, eseguono il test in buona fede e finiscono stritolate dentro il meccanismo diabolico chiamato «Disease mongering», ovvero creazione di malati. Si ritrovano così a doversi bucare le dita ogni giorno per misurare col glucometro, gentilmente fornito dalle ASL, il livello di zucchero nel sangue, creando ansia e preoccupazioni inutili. Inutili perché il diabete non ce l’hanno (se non in casi rarissimi), ma vengono convinte di averlo, con tutte le inimmaginabili conseguenze psico-emotive che la paura della malattia può scatenare nella donna e nella sua creatura...

Glucosio Liofilchem
A tal proposito casca a fagiolo in Italia il farmaco «Glucosio Liofilchem da 500 mg/ml sciroppo».
Questo è l’ennesimo regalo dell’AIFA durante il mandato del ministro Beatrice Lorenzin.
L’autorizzazione alla sua immissione in commercio (AIC) infatti è datata 19 dicembre 2017, e pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.38 il 15/02/2018.
La titolare dell’AIC è Liofilchem Srl con sede a Roseto degli Abruzzi (TE), il produttore del principio attivo è la francese Roquette Freres, mentre il produttore finito è la Dompè Farmaceutici Spa de l’Aquila.

Questo glucosio è sotto forma di sciroppo e viene usato per il test del carico glicemico: ma la cosa interessante è la composizione…
Ogni flacone da 150 ml contiene oltre a 75 g di destrosio (glucosio) monoidrato, anche degli eccipienti: aroma gusto arancia, metile paraidrossibenzoato, propile paraidrossibenzoato e acqua purificata.[1] Questi ultimi due rientrano nella triste categoria dei «parabeni» e vengono usati come conservanti.
Tralasciando l’aroma “gusto arancia”, la cui origine sarà sicuramente chimica, una donna gravida facendo il test di carico assieme al glucosio beve anche sostanze come i benzoati.
I medici convincono le donne ad eseguire la curva da carico, sottolineando che si tratta di un banale beverone di acqua zuccherata, ma in realtà non è così.

Cosa possono provocare i benzoati?
I parabeni vengono eliminati attraverso le urine sotto forma di acido ippurico, quindi tendenzialmente non si accumulano nell’organismo, ma alcuni ricercatori stanno studiando la possibile correlazione tra la loro assunzione e l’insorgenza di disturbi quali irritazione gastrica con relativi disturbi digestivi, problemi della crescita, insonnia, asma, irritazione oculare, orticaria e iperattività.
Negli ultimi anni sono state avviate indagini per comprendere anche  gli effetti dei parabeni su organi riproduttori e sugli embrioni,[2] questo perché sembrano turbare il delicatissimo equilibrio ormonale. E questo equilibrio in una donna gravida è già di per sé instabile...

Conclusione
L’intento di questo articolo è accendere i riflettori su un esame erroneamente considerato innocuo e per questo prescritto a tantissime donne.
Intristisce il fatto che l’attuale sistema, sempre più incastonato in un dedalo di protocolli standardizzati, e per questo disumanizzanti, invece di sciogliere 75 grammi di semplice glucosio in 300 millilitri di acqua depurata, come stabiliscono le direttive scientifiche internazionali, utilizzi un vero e proprio «medicinale» (così viene descritto il “Glucosio Liofilchem” nella Gazzetta Ufficiale) contenente sostanze chimiche come i parabeni!
Certamente è più veloce, facile e meno rognoso un prodotto già pronto e confezionato, ma il gioco in questo caso vale la candela? I rischi possono essere alti, perché gli utilizzatori non sono soltanto le donne gravide, ma anche le loro creature...

[1] Gazzetta Ufficiale, Serie Generale nr.38 del 15/02/2018, Comunicato AIFA

[2] «L’allergia ai parabeni», www.allergopharma.it/info-utili/lallergia-ai-parabeni/


Marcello Pamio

La salute dei giovani di una nazione dovrebbe essere una priorità in uno stato di diritto.
Ma non è così, la priorità da noi sembra essere quella di fare propaganda al «gregge disorientato» sulla bontà e l’urgenza delle vaccinazioni di massa. Il resto è noia.
Poco importa infatti sapere che siamo il paese con il più alto numero di studenti disabili; negli ultimi 10 anni le disabilità sono aumentate del 40%; circa 1 bambino su 6 ha disturbi specifici dell’apprendimento e 1 ogni 87 nati sviluppa l’autismo; il diabete di tipo-1 interessa 1 bambino ogni 450, e dal 12 al 15% dei giovanissimi soffrono di ADHD. Per non parlare dei piccoli obesi: i bambini italiani sono infatti al primo posto in Europa.
Infine la situazione diventa parossistica in ambito oncologico…

Cancro: primo posto in Europa
L’Italia ha sempre occupato uno dei primi tre posti in Europa per incidenza tumorale in età pediatrica. Notizia di qualche giorno fa, siamo riusciti nell’impresa titanica di indossare la maglia nera, salendo al primo posto nel continente europeo.
Stando ai dati del Ministero della Salute, negli ultimi 10 anni e nelle aree più contaminate si è registrato globalmente un incremento anche del 90% di patologie tumorali!

A denunciarlo in un convegno alla Camera dei Deputati dal titolo: «Emergenza cancro - Fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti», la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) assieme alle «Confassociazioni Ambiente».
I cancri più diffusi sono quelli alla tiroide, alla mammella e mesotelioma.
L’allarme più grave ovviamente riguarda i tumori dei bambini.
Uno studio della IARC di Lione (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), condotto in 62 paesi in collaborazione con l’AIRC (Associazione Internazionale dei Registri del Cancro) e sulla rivista «Lancet Oncology» ha riportato questa triste realtà.
La fascia di età in cui è stata riscontrata la maggiore incidenza di tumori è tra 0 e 14 anni, e negli adolescenti tra i 15 e i 19 anni. Mentre le aree più interessate sono: Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo.

Ad aggiungersi al triste bollettino, l’ultimo rapporto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) a cura dell'ISS, che rileva una «emergenza cancro» tra i più giovani!
I dati raccolti nel periodo 2006-2013 in 28 dei 45 siti italiani maggiormente inquinati hanno infatti sottolineato un incremento di tumori del 9% nei soggetti tra 0 e 24 anni, con picchi del 50% per i linfomi Non-Hodgkin, del 62% per i sarcomi dei tessuti molli e del 66% per le leucemie mieloidi acute.
Quindi gli ultimi studi confermano il triste primato: i bambini italiani non soltanto hanno una salute pessima e risultano essere i più obesi, ma hanno anche il maggior numero di patologie tumorali!

Fino a qualche decennio fa questa emergenza non esisteva e il cancro in età pediatrica era rarissimo: come mai? Cos’è successo nel frattempo?
Domande importanti alle quali nessun ministro della salute ha voluto cercare di dare una risposta, perché troppo concentrati a inventare epidemie mediatiche, sradicare l’«incurabile» morbillo (cosa impossibile d’altronde da realizzare) o la terribile tosse canina.

La «ragion di Stato» è vaccinare coattivamente l’intera popolazione italiana (adulti e bambini) con la scusa delle malattie infettive e dei bambini immunodepressi. Mentre le istituzioni hanno occhi solo per i vaccini, stanno morendo di cancro (e forse proprio per questo) un numero elevatissimo di bambini e adolescenti ogni anno.
Parafrasando la famosa citazione di Gandhi: «la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali», e contestualizzandola al tema del presente, si può affermare che «la grandezza di una nazione e il suo livello morale ed evolutivo, si possono giudicare dalla condizione psicofisica degli “uomini in divenire” (i bambini)».
Se ciò corrispondesse al vero, l’Italia è già sprofondata nel baratro più oscuro…

Marcello Pamio

Del Beppe nazionale e delle sue discrepanze ne ho scritto nel lontano 2007, in tempi non sospetti[1] (leggi qui), e ben due anni prima che nascesse il «Movimento Pentastellato» (4 ottobre 2009).
Nell’ultimo periodo però, le piroette e il cambiamento a 360 gradi fatto da Grillo è degno di un grande trasformista.
Va ricordato che è stato uno dei primi a sputtanare pubblicamente durante i suoi spettacoli la «madre di tutte le zoccole»: il signoraggio bancario e la truffa della creazione della moneta.
I banchieri diceva: «stampano le banconote e le prestano».
Per non parlare del debito nazionale: «a chi li dobbiamo due milioni e mezzo di miliardi?» chiedeva al pubblico sempre più stranito dalle battute.
Nel 1998 a Milano durante lo spettacolo «Apocalisse Morbida», davanti a migliaia di persone Grillo spiega a suo modo i vaccini: «Il principio del vaccino è: prendi un bambino sano, che non ha neanche un anno. Con un sistema immunitario perfetto. Gli inoculi un virusino piccolo in modo che lo abitui un po’. Nel caso arrivi il virus più grosso, il virusino piccolo è anni che gira e gli fa un culo così…
Se però il virus grosso non arriva, il virusino rimane lì, in giro. Poi oltre a lui c’è anche un po’ di mercurio…»[2]. Infine mostra nello schermo come hanno manipolato i grafici dell’incidenza delle malattie infettive, il tutto per osannare i miracolosi vaccini. Siamo nel 1998.                    

Nel 2013 urlava dalla piazza di Trento: «Vogliamo che ci sia uno stato in Italia. Noi vogliamo sovranità monetaria. Vogliamo una banca di Stato. Ce l’hanno messa in quel posto quando siamo entrati nell’euro e non ci hanno chiesto neanche il parere»[3]
Nulla di strano visto che ha lavorato, a suo dire, col grande Giacinto Auriti[4], la cosa molto strana è come mai ultimamente questi argomenti sono diventati un tabù per lui e il Movimento.

Grillo & il complottismo
Se entriamo nel discorso dei complotti, il nostro ha le idee chiarissime.
«L’Italia è, si sa, un popolo di santi, navigatori ed eroi. Purtroppo ospita anche una certa percentuale di coglioni, di una specie particolare: i coglion-complottisti. I dietrologi dell’acqua fresca. Le tinche del fango marcio. Questa razza italica non si arrende di fronte a nulla, tanto meno all’evidenza…”.
I coglioni sarebbero tutti coloro che parlano di cose inutili come scie chimiche, organismi geneticamente modificati, ecc.
Nel seguente video[5] (qui) in pochi secondi Grillo riesce, mescolando ad arte (roba da far impallidire anche Joseph Goebbels) a ridicolizzare temi delicatissimi come scie chimiche, fusione fredda e ogm, confermando nella sua sputtanalisi finale che in Italia: «siamo in una fase maniacale dell’ambientalismo…». Come dire: chi si occupa di queste cose è un malato di mente…

Ultimamente, forse non contento di come stanno andando le cose, si accanisce pure nei confronti dell’omeopatia[6] (vedi articolo).
All’appello mancava cosa, forse il microchip? Eccoci accontentati.
Qualche giorno fa, il 6 settembre 2018, nel suo blog se ne esce con un post dal titolo «Impianti chip per i malati di Alzheimer».

«Un’azienda statunitense ha prodotto dei microchip da impiantare sotto pelle per i malati di Alzheimer. Ecco come funzionano. È questa la tecnologia che amo».
Il microchip sarà il prossimo passaggio e non a caso la «Finestra di Overton» si è aperta su tale dispositivo...
La propaganda ha iniziato a lavorare alacremente per far superare alla gente la normale repulsione di farsi inoculare sottopelle un microscopico impianto.
Ovviamente «non c’è nessun rischio e soprattutto i benefici superano qualsiasi problema».
Sempre più articoli infatti stanno uscendo su aziende che hanno iniziato a usarlo nei dipendenti (così evitano di timbrare il cartellino, possono fare acquisti nelle mense senza contanti…); nei locali alla moda per evitare i pagamenti con le antiquate banconote o con la vecchia carta di credito (lo scanner sulla mano e il gioco è fatto). Articoli su bambini scomparsi che miracolosamente vengono ritrovati nell’arco di qualche ora grazie al GPS contenuto nel chip, ecc.
Pura propaganda.
Sembra finito il tempo delle rapine e degli scippi, della clonazione delle carte di credito, perché il microchip non è estraibile, non è clonabile e quindi rappresenta la manna dal cielo per la sicurezza.
Il passaggio nella tecnologia medica è stato immediato: nel chip infatti si potranno registrare tutti i dati sensibili del paziente, oltre ai parametri vitali, cosa questa molto interessante per le lobbies farmaceutiche e quelle assicurative…
Il Regime controlla i media per cui passano solo i lati positivi del chip: sicurezza, comodità, risparmio, controllo e prevenzione delle malattie, ecc.
Però non vengono spiegati quali sono i reali rischi, di questa inquietante e oscura tecnologia!
Lavorano sempre e solo nell’aspetto emotivo, come nel caso di Grillo: mostrando che il povero malato di Alzheimer non si perderà più con il Gps contenuto nel chip impiantato.
Si investono soldi nella ricerca volta alla vera comprensione della cause della demenza? Non serve perché la tecnologia (farmaci e microchip) ci sta rendendo la vita meno amara e meno schifosa.
Beppe Grillo con il suo articolo sull’Alzheimer sta facendo proprio questo gioco, anche perché non conoscerne i reali rischi...

I Grillo & i vaccini                                         
Dopo aver sparato a zero sui vaccini nel lontanissimo 1998, l’8 settembre 2007, al «Vaffa day», Beppe Grillo lancia un'altra invettiva contro i vaccini e, dal palco, convince le mamme a boicottare la chiamata dell’Asl. «Siamo l’unico paese dove esistono 10 vaccini obbligatori. Ti dicono che sei obbligato a curarti. Tra un po' ti diranno che è obbligatorio anche giocare al gratta e vinci e sosterranno che è un tuo diritto a vincere».
L’argomento vaccini sta(va) molto a cuore a Grillo perché sembra che uno dei suoi figli (ne ha sei: due con la prima moglie, due con l’attuale che ne aveva già due) sia affetto da autismo post-vaccinico. Più che valida motivazione per la sua repulsione nei confronti delle vaccinazioni di massa, ma nonostante una simile tragedia famigliare, e nonostante gli anni passati ad attaccare anche violentemente vaccini e vaccinazioni, quasi improvvisamente il genovese smette di parlarne, si disinteressa di tutto, anche e soprattutto dell’autismo, e spinge il suo partito a fare altrettanto. Come mai questo strano comportamento?

Come mai i pentastellati prima delle elezioni avevano una posizione chiarissima sul tema, come pure le dichiarazioni dell’onorevole Giulia Grillo prima dell’investitura di ministro e a distanza di un anno stanno facendo dietrofront? Cos’è successo?
Come mai un personaggio famoso, potente e assai ricco come Beppe Grillo, e tutto il suo partito (per voce del Ministro Giulia Grillo) hanno fatto una spudorata quanto squallida marcia indietro nei confronti delle vaccinazioni? E’ solo un problema di cognome, o c’è dell’altro?
Minacce, avvertimenti o sostituzione con cloni?
O dobbiamo parlare di vera e propria possessione, anche perché stando alle immagini di alcuni personaggi, prima e dopo il cambio, una simile ipotesi diventa molto realistica…
La Lorenzin era quasi umana prima di entrare al ministero, e si è trasformata in un vero e proprio mostro. Per non parlare di Beppe Grillo stesso.
Staremo a vedere dove arriverà la trasformazione del Ministro Giulia Grillo…

[1] https://disinformazione.it/2018/01/09/beppe-grillo-e-libero-o-controllato/

[2] Beppe Grillo, monologo del 1998 a Milano.

[3] Video Byoblu https://www.youtube.com/watch?v=C-Dcu33UPzQ

[4] Giacinto Auriti (1923-2006), giurista e saggista italiano, uno dei personaggi più critici nei confronti del sistema monetario e bancario

[5] https://www.youtube.com/watch?time_continue=42&v=XcHncy0MpQg

[6] https://disinformazione.it/2018/08/15/beppe-grillo-e-il-paraculum-100-ch/

Marcello Pamio

Quando oggi si tira in ballo il termine «vegano» (esattamente come avviene per il tema «vaccini») la popolazione e anche la scienza si dividono in due schieramenti contrapposti, da una parte coloro che ne capiscono la valenza e la rispettano, dall’altra quelli in preda ad una strana isteria che attaccano senza mezze misure e senza minimamente sapere di cosa si sta parlando.
Una buona parte della popolazione generale, grazie a decenni di lavaggio del cervello e trasmissioni televisive fatte ad arte, è stata addestrata e allevata (ecco il vero «effetto gregge») non a ragionare con la propria testa e avere un pensiero lineare, ma a reagire comandati.
Quando il discorso tocca tematiche delicatissime e personali (vaccini, alimentazione, salute, ecc.), è come se la gente sentisse messa in discussione la propria visione delle cose e della stessa vita, per cui reagisce attaccando senza mezzi termini e in ogni modo.

L’alimentazione è un argomento la cui importanza non può essere messa in discussione da nessuno, come pure non possono essere giudicate le motivazioni che spingono una persona a intraprendere una scelta piuttosto che un’altra. Quello che muove una persona sono sempre motivazioni interiori (etiche, morali, salutistiche o altro) non criticabili a prescindere, perché andrebbero viste nel loro insieme e nella loro globalità. Viene da sé che se di mezzo ci sono bambini tali scelte si caricano di una maggiore responsabilità; ma ogni scelta, se fatta consapevolmente (e non per emulare o copiare qualcuno o una moda), deve essere rispettata. 
Purtroppo continuano invece i rigurgiti e gli attacchi scandalosi nei confronti dell’ormai irreprensibile regime vegano. Oltre a medici, perfino esponenti della politica nazionale sono intervenuti con arroganza e ignoranza sul tema, facendo passare i genitori che adottano un regime naturale, come dei malati di mente da incarcerare e multare.

Mi riferisco alla folle proposta di legge presentata nel 2016 dalla deputata Elvira Savino di Forza Italia, il cui testo prevedeva fino a un anno di carcere (arrivando a 2 se il minore aveva meno di 3 anni) per i genitori che adottavano una dieta «priva di elementi essenziali per la crescita».
Ci sarebbero mille domande da porre alla deputata, ma purtroppo non servirebbe a nulla visto che a monte necessiterebbe avere delle conoscenze nutrizionali, che la forzaitaliota non ha.
Per esempio a quali «elementi essenziali» si riferisce? Alle intoccabili «proteine nobili», cioè quelle di origine animale? Oppure alle vitamine e minerali...?
La fortuna vuole che ce lo spieghi lei stessa: «molte volte, infatti, soprattutto ai figli di genitori che seguono diete vegane o vegetariane, viene imposta a minori un’alimentazione che esclude categoricamente e imprudentemente alimenti di origine animale e loro derivati».
Secondo la Savino, per gli adolescenti e i bambini l’alimentazione vegana o anche vegetariana «è carente di zinco, ferro tipo eme (contenuto in carne e pesce), vitamina D, vitamina B12 e omega-3».
Qui se c’è una carenza è di tipo culturale…

Il paradosso - non comprensibile per la maggior parte dei politicanti della domenica - è che la dieta onnivora, cioè quella ricchissima degli «elementi essenziali» tanto osannati e propagandati dalla giovine deputata, è esattamente la dieta che sta trasformando i nostri bambini in piccole creature mostruosamente obese. Sarà un caso infatti che i bambini italiani sono tra i più obesi d’Europa?[1]
Alla Savino sono sfuggiti gli ultimi dati della «Childhood Obesity Surveillance initiative» (2015-17) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, perché era tutta intenta a dare la caccia ai genitori vegani.
Come pure non avrà letto le pubblicazioni che sbugiardano le sue aberranti posizioni, ad esempio l’ennesimo documento dell’ADA, l’«American Dietetic Association».
L’Associazione dei Dietisti Americani ha pubblicato una valanga di documenti sull’argomento, affermando ogni volta la propria posizione ufficiale a favore dei regimi alimentari vegetariani e vegani.

Hanno iniziato nel lontano 1987, per poi riaffermarlo nel 1992, nel 1997 (J Am Diet Assoc. 1997;97:1317-1321) e nel 2000. Nel 2003 («Journal American Dietetic Association» 2003;103:748-765) addirittura si sono aggiunti pure i medici canadesi dell’Associazione dei Dietisti. 
Nel 2009 («Journal of The Academy of Nutrition and Dietics» 2009;109:1266-1282) la penultima, per giungere al 30 agosto 2018 con la pubblicazione sul «Journal of The Academy of Nutrition and Dietics».
La loro posizione, nonostante i decenni trascorsi, è sempre la medesima: «l’American Dietetic Association ed i Dietitians of Canada affermano che le diete vegetariane correttamente bilanciate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e che comportano benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie».

Quindi a differenza delle sciocchezze esposte da alcuni politicanti, ciarlatani e medicastri, le associazioni che riuniscono i dietisti americani e canadesi affermano da oltre trent’anni che la dieta vegetariana è in grado di apportare «benefici per la salute» sia nella prevenzione che nel «trattamento di alcune patologie».
Non si sono limitati a questo, perché oltre a quella vegetariana i dietisti si sono occupati anche di quella vegana, e il motivo è semplice: negli anni il numero di persone che hanno abbracciato questa scelta è aumentato moltissimo. Era d’obbligo per loro, per cui hanno allargato la loro posizione ufficiale nella seguente maniera: «le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti».

Sfatiamo un volta per tutte il mito della dieta onnivora, assai comodo a un certo tipo di Sistema, che ci vuole invece all’ingrasso come i maiali, predisponendoci a tutte le malattie moderne.
La dieta onnivora-carnivora non a caso fa aumentare il PIL (industrie lattiero-casearie-macellatorie, farmaceutiche, chimiche, ecc.), perché rende le persone maggiormente vulnerabili alle malattie, con la logica conseguenza dell’aumento degli introiti farmaceutici. Mentre un regime sano a base vegetale, predisponendo alla salute, non produce lo stesso effetto…
Oggi si può affermare senza paura di smentita che una dieta vegetariana (intelligente) e/o vegana ben pianificata, è adatta in TUTTE le fasi della vita, anche nell’infanzia e gravidanza, soddisfacendo il fabbisogno di TUTTI i nutrienti e microelementi.
Per cui basta, non ci sono più scusanti! Mai più nessuno potrà attaccarsi al ridicolo, quanto ascientifico carrozzone del Ferro-eme, della Vitamina D e delle «proteine nobili».
La conclusione è scontatissima: se ci si vuole mantenere sani, rispettando al contempo la Natura, gli animali e l’ambiente, la strada verso un regime vegetale è quasi obbligatoria.
Esattamente come ha scritto nel 1891 il grandissimo Leone Tolstoi nell’introduzione del volume di Howard Williams «The ethics of Diet», poi divenuta un vero e proprio libro dal titolo «Il primo gradino».

«Così non si può pensare di voler cuocere sul serio il pane, se prima non si è impastata la farina e scaldato il forno. Allo stesso modo non si può credere di poter arrivare a condurre una vita morale, se non si rispetta un ben preciso ordine nell’acquisizione progressiva delle virtù necessarie».[2]

Per il Leone russo infatti, il primo gradino che permette la salita nella scala dell’evoluzione spirituale è la non violenza in senso assoluto, tra cui ovviamente non creare sofferenza animale con le proprie scelte alimentari….
Per cui se oggi un medico, un dietista o un nutrizionista sconsiglia i regimi alimentari vegetali, li ridicolizza, o peggio ancora li usa per fare del facile terrorismo, salutatelo lasciandolo nel suo triste brodo culturale. Diamo un segnale a quegli individui che non si aggiornano, che non aprono la mente e il cuore e che sono impantanati (senza nessuna scala) nelle sabbie mobili dell’ignoranza!

 

[1] «Bambini italiani tra i più obesi d'Europa, il 38% delle femmine», www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_bambini/medicina/2018/05/24/bambini-italiani-tra-i-piu-obesi-deuropa-il-38-delle-femmine_010d90c6-32d0-44d8-be1e-aa6b0813a1c3.html

[2] https://www.sololibri.net/Il-primo-gradino-Lev-Tolstoj.html

A cura del Prof. Armando D’Elia

I 22 aminoacidi (20 secondo Berg, 22 secondo Sherman) esistenti, come già detto, negli alimenti si dividono, secondo la nutrizionistica ufficiale, in due categorie: quella dei 14 aminoacidi che possono essere prodotti (sintetizzati) dall’organismo umano (e che quindi non è necessario che siano presenti nei cibi) e quella degli aminoacidi chiamati “essenziali” (8 o 10) che invece, non potendo (si ritiene) essere sintetizzati dall’organismo umano, dovrebbero essere assunti con gli alimenti ( sono stati chiamati “essenziali” per indicare che sono indispensabili alla vita e quindi di importanza capitale).

Gli 8 aminoacidi “essenziali” sarebbero: fenilalanina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, treonina, triptofano, valina. Ma nella fase di crescita da alcuni sono ritenuti “essenziali”, e quindi fabbricabili dall’organismo, altri due aminoacidi, la arginina e la istidina, che l’organismo infantile non produrrebbe in quantità sufficiente.
I restanti aminoacidi, non essenziali, sarebbero (in ordine alfabetico): acido glutammico, alanina, arginina, asparagina, cisteina, glicina, istidina, norleucina, ossiprolina, prolina, serina, tirosina; la cisteina e la tirosina sono considerati “semiessenziali” perchè si possono sostituire alla metionina e alla fenilalanina.

* Secondo la cosiddetta “scienza dell’alimentazione” ufficiale le proteine ( di un qualsiasi cibo) dovrebbero ritenersi in linea generale tanto più valide sul piano nutrizionale quanto più esse sono ricche di aminoacidi essenziali, i quali, sempre secondo la scienza ufficiale, conferirebbero alla proteina il “carisma” del proprio valore biologico; conseguentemente dovrebbero essere considerate di elevato valore biologico le proteine di origine animale (carne, compresa quella di pesce, latte e derivati, uova) perchè “ricche di amminoacidi essenziali, mentre le proteine vegetali consentirebbero solo per un breve periodo l’accrescimento ed il mantenimento degli individui in quanto conterrebbero quantità insufficienti di uno o più aminoacidi essenziali, quindi avrebbero un valore biologico inferiore a quello della carne e dei sottoprodotti animali.

Ecco un commento a siffatta argomentazione pseudoscientifica, espresso dai proff. Ribaldone e Bianucci: ”Secondo i dietologi, solamente le proteine animali, ossia quelle contenute nelle carni, nelle uova, nel latte e derivati, sono in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali e in quantità adeguata alla necessità dell’organismo. Questa affermazione tuttavia non può mancare di destare perplessità, considerate le eccellenti condizioni di salute di persone che seguono una dieta strettamente vegetariana”.

* Diviene necessario, a questo punto, richiamarsi ad una fondamentale considerazione. Gli aminoacidi cosiddetti `’essenziali” sono sintetizzati dai vegetali, loro unica sede genetica; dai vegetali, infatti, li prelevano gli erbivori (per loro unica fonte di prelievo diretto), ma anche i carnivori (per loro, però, fonte di prelievo indiretta). Gli altri aminoacidi cosiddetti “non essenziali” possono essere sintetizzati anche nel nostro organismo (oltre che nei vegetali, è ovvio), ma perchè si possa compiere tale sintesi, occorre che l’organismo disponga del gruppo aminico – NH2 (generalmente fornito dall’aminoacido essenziale attraverso l’enzima “transaminasi”) e del gruppo carbossilico-COOH che diventa disponibile in conseguenza del metabolismo dei glicidi e dei grassi. Quindi le proteine di origine animale, (prodotte, cioè, dall’organismo animale) sono il risultato di una sintesi strettamente condizionata da quella vegetale perchè è dal regno vegetale che viene assunta la quota degli aminoacidi “essenziali”, già pronti. senza dei quali nessun animale (compreso naturalmente, l’animale “uomo”) potrebbe sintetizzare proteine complete, ma soltanto proteine contenenti aminoacidi “non essenziali”, ritenute “di scarso valore biologico”.

In realtà, TRA PROTEINA DI ORIGINE VEGETALE E PROTEINA DI ORIGINE ANIMALE NON PUO’ ESISTERE DIFFERENZA CHE POSSA IN PRATICA PREGIUDICARE, PREFERENDO L’UNA O L’ALTRA FONTE, UNA CORRETTA NUTRIZIONE SOTTO L’ASPETTO AMINOACIDICO, CIOE’ PROTEICO. A differenza di come ci si comporta con gli alimenti di origine animale, che sono relativamente pochi, per l’opzione vegetale occorre una più accurata conoscenza affinchè venga soddisfatto il nostro bisogno proteico data la estesa varietà dei prodotti vegetali commestibili che la Natura ci offre. Nel capitolo che in questo lavoro verrà dedicato alla trattazione del fabbisogno proteico dell’uomo, si parlerà anche di questo argomento e se ne parlerà poi anche a proposito della antieconomicità delle proteine animali. Certamente la quota proteica dei vegetali in genere è in grado di coprire adeguatamente le nostre esigenze in fatto di approvvigionamento di proteine, tenendo sempre presente, però, che le esigenze proteiche sono esigue rispetto a quelle di glucidi, che nel metabolismo nutrizionale umano hanno importanza primaria.

* C’è subito da notare che le proteine presenti nel regno vegetale possono accumularsi (formando dei depositi, ai quali la pianta può attingere per il suo sviluppo) nei semi (di leguminose, graminacee, ecc.), con medie che vanno da un minimo del 7% del riso (graminacea) al 25% della leguminosa lenticchia. INVECE . NEL REGNO ANIMALE (E QUINDI ANCHE NELL’UOMO) LE PROTEINE NON HANNO QUESTA POSSIBILITA’ DI ACCUMULARSI E FORMARE DEI DEPOSITI DI RISERVA: PERTANTO IL RIFORNIMENTO DI PROTEINE DEVE ESSERE CONTINUO. ANCORCHE’ ESIGUO (COME VEDREMO). E QUESTA CONTINUITA’ E’ ASSICURATA DA QUELLA “UBIQUITA”‘ DELLE PROTEINE ALLA QUALE SI E’ ACCENNATO,PRESENTANDOLA COME “INFORMAZIONE INDISPENSABILMENTE PRIORITARIA” NEL CAPITOLO INTRODUTTIVO DEL PRESENTE LAVORO..

* Intanto, una prima conclusione si può trarre a proposito degli aminoacidi “essenziali”: avendo dimostrato poco prima che essi sono assunti dagli erbivori mangiando dei vegetali, ci sentiamo di concordare con H.Shelton, il quale afferma “che non v’è alcuna ragione per supporre che anche l’uomo non possa fare altrettanto nutrendosi direttamente di vegetali. Inoltre, se diamo uno sguardo al mondo animale, vediamo che in genere i carnivori non si nutrono di altri carnivori, ma di erbivori, cioè di animali che hanno costruito il loro corpo con i vegetali”.
Ma c’è di più ! Al Congresso internazionale sulle proteine tenutosi a Berna il prof. A.Abelin negò addirittura che negli alimenti destinati all’uomo sia indispensabile la presenza di aminoacidi essenziali, affermando che essi possono essere sintetizzati dall’organismo umano, come gli aminoacidi non essenziali; tanto è vero che, attraverso indagini cliniche, tali aminoacidi essenziali sono stati riscontrati in sufficienti quantità anche in individui i cui cibi ne erano totalmente privi. Il noto prof. E.Schneider commenta così questa clamorosa notizia: “Questa scoperta ha demolito tutto ciò che sinora si credeva di sapere sul metabolismo delle proteine in quanto ha dimostrato che non ha importanza il tipo di proteine assorbito, dato che la cellula vivente è capace di utilizzare ogni alimento che contenga proteine., edificando poi autonomamente quei composti di cui l’organismo ha specifico bisogno” (Schneider – La santé par les aliments – Dammarie- les – Lys, 1982).

* Il prof. Curthbertson, dell’Istituto delle ricerche di Aberdeen. nel Sud Dakota, dice: “L’idea che le proteine animali siano superiori a quelle vegetali è senza alcun fondamento. Le esperienze fatte per dimostrare la pretesa superiorità delle proteine animali hanno utilizzato proteine sottoposte in precedenza a processi selettivi e di purificazione che le avevano denaturate completamente. Peraltro, alcune di queste proteine erano sintetiche. Orbene, le proteine naturali della nostra abituale alimentazione, introdotte nel corpo umano, che è “vivente”, manifestano capacità e proprietà del tutto differenti dalle risultanze sperimentali di laboratorio”.
René Suzineau commenta così le suddette dichiarazioni di Curthbertson: “Bisogna farla finita una buona volta con il pregiudizio che proteine e carne sono sinonimi.”

Occorre inoltre tenere presente un fatto a nostro parere assai importante, cioè la capacità che ha il nostro organismo di realizzare quelle “trasmutazioni biologiche” la cui scoperta si deve al famoso fisico francese Louis Kervran, membro dell’Accademia delle scienze di New York. Secondo questa scoperta il nostro organismo, con l’intermediazione della flora intestinale, può sintetizzare anche gli aminoacidi essenziali partendo dagli aminoacidi presenti nelle proteine della frutta e degli ortaggi o da altri composti organici. Esiste indubbiamente una “intelligenza innata” del corpo umano, una intelligenza “sicura” che non ha nulla a che vedere con quella cosciente del cervello e che, essendo immensamente più sofisticata della nostra mente pensante, rende il corpo capace di produrre regolarmente tutte le proteine che gli sono necessarie, nel modo migliore, utilizzando i prodotti della digestione degli alimenti, purchè questi siano – questo è il punto ! – quelli naturali, cioè quelli che la Natura ci ha assegnato perchè confacenti alla nostra anatomia, alla nostra fisiologia, ai nostri istinti.

Sempre a proposito degli aminoacidi essenziali, non bisogna dimenticare che certi trattamenti termici (leggi “cottura”) provocano un decadimento del valore biologico delle proteine causato proprio dalla distruzione totale o parziale di codesti aminoacidi ritenuti “essenziali”. Tale distruzione è dovuta al fatto che, attraverso polimeri intermedi, le proteine vengono idrolizzate.
Ci sembra utile a questo punto riportare il giudizio che sull’argomento ha formulato il prof. Antonio Carnevale, dell’Università di Napoli: “Purtroppo l’uomo, specie nei paesi industrializzati ad alto livello socio-economico, continua a dimostrare chiara tendenza al consumo di alimenti carnei, nella convinzione che siano costituiti da “proteine nobili”, falsa credenza che trova la sua origine, oltre che nei pregiudizi, nella disinformazione scientifica. A tal riguardo, va sottolineato che non l’opinabile, ma l’oggettivo dovrebbe costituire quel patrimonio culturale scientifico che consente di nutrirsi consapevolmente, tutelando la propria salute, alla luce della ragione e dei riemergenti nostri istinti alimentari”.

- Occorre anzitutto rammentare che i dieci aminoacidi “essenziali” furono dichiarati tali in seguito a sperimentazioni effettuate da W.C.Rose, dell’Università dell’Illinois, sui topi bianchi partendo dal presupposto che i fabbisogni di questi rosicanti siano “eguali a quelli dell’uomo”. Il che non è vero, dato che già in condizioni normali il loro biochimismo fisiologico è lontanissimo da quello umano: come si vedrà fra poco, gli animali, oltre a reagire alle sostanze chimiche in modo assai diverso dall’uomo, presentano livelli di sopportazione differenti e differenti parametri di intossicazione.

Basterebbe ricordare che i topi, per crescere normalmente, hanno bisogno di un latte fortemente proteico (il “loro” latte contiene il 9,5% di proteine) mentre l’organismo umano cresce normalmente con un latte (quello umano) che contiene lo 0,9% di proteine (appena un decimo. quindi, di quello dei topi) e che permette di raddoppiare il peso del neonato umano in 180 giorni. Se, durante I’allattamento, ci si stacca da tali normali tassi proteici, si manifestano vistose turbe o per carenza o per overdose di proteine.
Se poi si prendono in considerazione le condizioni in cui tali ricerche di laboratorio sono abitualmente condotte, condizioni che stravolgono le condizioni fisio-psichiche degli animali, le riserve sulla attendibilità dei risultati così ottenuti divengono ancora più legittime.

Nonostante questo, sta di fatto che purtroppo “LE NOSTRE CONOSCENZE SUGLI AMINOACIDI ESSENZIALI RELATIVE ALLA ALIMENTAZIONE UMANA VENGONO SICURAMENTE DA ESPERIMENTI FATTI SUI TOPI BIANCHI” (da “I1 punto di vista molecolare” – Biological Sciences Curriculum Study).
In verità nessun risultato di sperimentazioni eseguite sugli altri animali può essere estrapolato e trasferito “tout court” sull’uomo. Tanto per restare sui ratti basta ricordare il famoso (anzi, “famigerato”) Talidomide. Farmaco che provocò migliaia di casi di bambini focomelici e che fu messo in commercio (e poi ritirato !) proprio perchè, sperimentato sui topi, risultò innocuo a questi rosicanti e pertanto venne con criminale leggerezza ritenuto innocuo anche per l’uomo. Invece…

Altri esempi: per scimmie e criceti la stricnina è innocua e le galline la sopportano in una quantità dieci volte superiore alla dose letale per l’uomo e questo vale – pare – anche per l’oppio. Ancora, per le pecore l’arsenico è una sostanza pressochè innocua e per conigli e criceti la penicillina è letale. Il dott. L. Goldberg (dell’Istituto Karolinska di Stoccolma) dice: “Non esiste davvero una ragione logica per trasferire sugli uomini i risultati ottenuti con sperimentazioni effettuate su animali”. Il Nobel dott. R. Koch ribadisce: “Una sperimentazione effettuata sugli animali non dà mai un’indicazione sicura”. Il prof. M. Rohrs di Hannover dichiara: “Nessun scienziato serio potrà contestare il fatto che i dati raccolti sugli animali non possono essere trasferiti sull’uomo”. Il dott. H. Stiller afferma: “L’odierna ricerca sul cancro è il capitolo più vergognoso e triste: sono state sperimentate con successo sugli animali più di 300.000 sostanze e 6.000 farmaci anticancro e tutti questi esperimenti sono falliti sull’uomo”. Qualcosa di simile c’è da aspettarsi anche per l’AIDS. E tuttavia fu proprio in seguito ad esperimenti condotti sui topi che vennero dichiarati “essenziali” gli 8 aminoacidi anzidetti. Nel contempo però vennero alla luce alcune notevoli anomalie: per esempio, la lisina, la fenilalanina e le leucina, che risultavano “essenziali” sia per l’uomo che per il ratto già adulto, non risultavano invece “essenziali” per i ratti in via di accrescimento. Altri dubbi sorsero sperimentando su animali diversi dai ratti.

- Cominciarono così a formularsi non poche riserve sulla validità per l’uomo dei dati ottenuti sui ratti. Finalmente, lo stesso W.C. Rose (prima citato), nel 1949 (a conclusione dei suoi studi) ammise che non ci si poteva affidare solo alle sperimentazioni sui ratti e che occorreva sperimentare direttamente sull’uomo, onde conoscere con maggiore attendibilità quali e quanti aminoacidi essenziali occorrono veramente all’animale “uomo”.
Il Rose stesso compose quindi una dieta speciale comprendente, a suo parere, tutti i principii alimentari presenti nei cibi, in quantità sufficiente a mantenere l’equilibrio azotato e sperimentò su individui di sesso maschile, adulti. Vale la pena, per comprovare quanto si dirà dopo, descrivere la composizione di tale dieta. Essa era basata su emulsioni acquose, prive di azoto e sottoposte poi a cottura, di amido di mais, zucchero industriale, burro, olio di mais, sali inorganici. A queste sostanze vennero aggiunti wafers ed una sospensione di aminoacidi purificati. Le vitamine erano fornite mediante olio di fegato di merluzzo, cloridrato di tiamina, riboflavina, nicotinamide, cloridrato di piridossina, acido ascorbico, tocoferolo, pantotenato di calcio, estratto di fegato, succo di limone dolcificato.

Come si vede, si tratta di una dieta assolutamente innaturale, impraticabile nella vita normale quotidiana perchè, tra l’altro, è caratterizzata dall’assunzione di sostanze che derivano da un’assurdo e deprecabile frazionamento degli alimenti offertici integri dalla Natura.
II prof. Diamond, a proposito della presenza di “aminoacídi purificati” nella dieta di Rose, della quale sostiene la inaffidabilità, commenta ironicamente :”noi mangiamo alimenti, non aminoacidi purificati ! ”

* Tuttavia lo stesso Rose, pur riconoscendo lealmente come innaturale la dieta da lui stessa composta, insistette nel sostenere la validità di una sua “tabella degli aminoacidi essenziali”, corredata con i fabbisogni giornalieri minimi dei vari aminoacidi, scegliendo, come aminoacido di riferimento, il triptofano, fatto eguale ad 1.
Secondo il Rose, qualora per un solo aminoacido non si raggiungesse il minimo, il fabbisogno azotato non potrebbe essere più coperto; anche qui, però, il Rose venne smentito da altri ricercatori, ad esempio da E.J.Nasset che sulla “Rivista mondiale di nutrizione e dietetica” (World Review of Nutrition and Dietetics) sostenne invece “che il corpo può ricuperare , con dei meccanismi particolari, qualsiasi aminoacido assente ( o presente in misura ritenuta insufficiente) attingendo alle proprie riserve”.

In seguito altre voci critiche si aggiunsero a quella di Nasset; fra loro spiccano i nomi di Terroine, Waterlow, Gjorgy i quali, nel Simposio tenutosi alla Princeton University nel 1955, portarono la critica soprattutto sulla eccessiva resa energetica della dieta di Rose (1000 kcal in più del fabbisogno normale !). Successivamente Tremolières e Jacquot nel 1957 posero in evidenza il fatto che i risultati ottenuti dal Rose non potevano avere un valore generale data la grande differenza esistente, in quanto al fabbisogno di aminoacidi, nei diversi soggetti in esperimento, (differenza addirittura, in certi casi, del 100% !), come anche in ordine alla diversa capacità di sintesi. Tali critiche serrate indussero finalmente il Rose ad ammettere che i risultati da lui ottenuti dovevano essere ritenuti validi “limitatamente alle “condizioni sperimentali” e, a proposito delle obiezioni riguardanti le diverse capacità di sintesi, dichiarò che i suoi esperimenti avevano solo il carattere di un “tentativo di valutazione” (concetto da lui espresso con la famosa frase “strickly tentative values”.

Nonostante tali pesanti limiti ed i conseguenti interrogativi sulla validità dei predetti esperimenti, oggi in pratica tutta la dietologia ufficiale “continua assurdamente ad accettarne i risultati”, come constata uno dei maggiori nutrizionisti italiani, il prof. Gino Secchi. Che dire di questa assurda situazione ?.
Peraltro, nell’alimentazione ordinaria le proteine si completano tra di loro ed inoltre il loro valore reale è condizionato dalla compresenza sinergica di vitamine (essenziali per l’assorbimento delle proteine), enzimi e sali minerali.

* Da aggiungere che nel 1951 fu introdotto un nuovo mezzo di valutazione, chiamato “Essential Amino Acids Index” (indice degli aminoacidi essenziali, in sigla EAAI), con il quale si utilizza la composizione chimica in aminoacidi delle proteine per formulare un giudizio sul valore biologico delle proteine prese in esame. Praticamente, facendo uguale a 100 la composizione in aminoacidi delle proteine dell’uovo, si rapporta a tale dato il contenuto in aminoacidi essenziali delle varie altre proteine.

- La International Society for Research on Nutrition and Vital Statistics (Società Internazionale di ricerca sulla nutrizione e statistica sulla vita), che conta circa quattrocento membri tra medici, biochimici, nutrizionisti e naturalisti, nel Congresso tenuto a Los Angeles, proclamò la necessità di una revisione radicale delle tabelle, oggi in uso, dei fabbisogni presunti di proteine da parte dell’uomo, essendo ormai maturata la necessità di riesaminare tutto alla luce di più moderne acquisizioni.

- E’ necessario a questo punto sottolineare che TUTTE le sostanze nutritive si formano nel regno vegetale, anche LE PROTEINE, a cominciare naturalmente dagli aminoacidi che le costituiscono, COMPRESI. QUINDI GLI AMINOACIDI ESSENZIALI. Le proteine passano con gli alimenti, nel corpo degli animali, e si scindono, come si disse. nei vari aminoacidi costituenti per poi ricostituire le “proteine specifiche proprie di ogni animale”: questo avviene sia direttamenteeltamente (mangiando i vegetali) sia indirettamente (mangiando corpi di animali che si nutrivano di vegetali).

- Sono le piante, quindi, che fabbricano gli aminoacidi, partendo, come si vide, dall’aria, dall’ acqua e dalla terra: SENZA LE PIANTE NON POTREBBE ESISTERE VITA ANIMALE SULLA TERRA.   Si vide anche – è bene ripeterlo ! – che, studiando il ciclo dell’azoto, si comprende come le piante riescono a costruire prima gli aminoacidi e, con questi, poi le proteine, partendo da azoto inorganico, che riescono ad “organicare”.

- Comunemente il “valore biologico” delle varie proteine alimentari si ritiene possa essere più compiutamente espresso dal cosiddetto “indice di utilizzazione netta proteica” (indicato con la sigla N.P.U.) che. tenendo conto della digeribilità delle proteine, intende esprimere la percentuale di proteine realmente utilizzata dall’organismo, essendo questo in fin dei conti il dato che interessa.
Secondo la medicina ufficiale l’N.P.U. di un alimento sarebbe tanto più alto quanto più il modello degli aminoacidi delle sue proteine è vicino a quello umano; non solo, ma si sostiene – sempre dalla medicina ufficiale – che affinchè gli aminoacidi (derivati dalla scissione delle proteine ingerite) possano effettuare poi la sintesi delle proteine umane, le proteine ingerite dovrebbero contenere in partenza TUTTI gli 8 aminoacidi “essenziali” e nelle stesse proporzioni in cui si trovano nelle proteine umane; si sostiene ancora – se ne è già accennato – che solo le proteine della carne e dei sottoprodotti animali (uova, latte e derivati dal latte) sarebbero “complete” nel senso sopraddetto e qualitativamente adatte alla nutrizione ottimale dell’uomo, mentre quelle vegetali sarebbero proteine incomplete perchè carenti di uno o più aminoacidi essenziali.

Cosicché furono battezzate “nobili” le prime e declassate come inferiori  le seconde.
Ebbene, le suddette valutazioni sono da considerarsi errate. Per le seguenti ragioni.
Premesso che la digeribilità e l’assorbimento delle proteine vegetali sono eccellenti specie se sono ingerite crude (cioè senza che abbiano subito l’azione sicuramente deleteria della cottura) è assurdo ritenere che le proteine animali debbano essere preferite per il fatto che esse sono (ovviamente, dato che l’uomo è un animale) più simili a quelle del corpo umano di quelle vegetali. Harvey Diamond così commenta tale rozza ipotesi della medicina ufficiale: “In realtà questo sarebbe un ottimo motivo per mangiare il proprio vicino, ma persino il più inveterato divoratore di carne troverebbe questa prospettiva abbastanza ripugnante”; naturalmente – commento dell’autore del presente lavoro -”i dietologi dovrebbero, come logica conseguenza, consigliare l’antropofagia”.

D’altra parte esistono innumerevoli vegetariani che, assieme ad un crescente numero di vegetaliani, godono ottima salute, ciò che non si può dire di moltitudini di uomini carnivori. Osservando poi il restante mondo animale, si constata che gli animali più forti e che da secoli l’uomo utilizza per la loro forza e la loro resistenza fisica (buoi, cavalli, asini. muli, cammelli, bufali, elefanti, ecc.) si nutrono solo di vegetali, dalle cui proteine ricavano tutti gli aminoacidi necessari alla costruzione delle loro proteine specifiche.
Il gorilla, che si nutre anch’esso di soli vegetali e che è anatomicamente e fisiologicamente assai vicino all’uomo, ci offre, allo stesso fine, un altro esempio mirabile; ce ne parlano a lungo i due autorevoli primatologi John Aspinal (direttore del Centro londinese di ricerche sui gorilla) e Adrien De Schryver.

- I fatti, quindi, ci dicono che per vivere in buona salute e mantenersi in forma non è necessario mangiare nè carne (neanche quella di pesce, naturalmente) nè sottoprodotti della vita animale [latte (e derivati) e uova]. Il buon senso e la logica elementare dovrebbero a questo punto suggerire che l’importanza e l’eloquenza dei fatti dovrebbero contare più delle ipotesi o delle costruzioni teoriche, specie quando, come nel nostro caso, si può facilmente constatare che diventando vegetariani effettivamente la nostra salute migliora. Ed è proprio alla luce dei fatti che la faccenda di questi aminoacidi `’essenziali” appare alquanto strana e comunque, “discutibile”, per cui la problematica derivata e poi “imposta” dalla loro pretesa “essenzialità” è tutta da verificare, come da più parti, anche molto autorevoli, sempre più insistentemente si richiede. In conclusione, la teoria degli aminoacidi essenziali si configura sempre più come un autentico “mito” ! Sebbene tale teoria trovi ancora spazio nella nutrizionistica ufficiale, si può facilmente prevederne il prossimo crollo giacchè molte affermazioni teoriche che riguardano questi composti sono in stridente contrasto con i fatti reali: si insiste, fra l’altro, a sostenere la validità del concetto della utilizzazione proteica netta (N.P.U.) di cui prima s’è parlato (e che è pur sempre basata sugli aminoacidi essenziali).

- Si è vista inoltre la necessità della designazione di una “proteina di riferimento”; in poche parole, per potere giudicare sulla completezza o meno di una proteina, cioè sul suo cosiddetto “valore biologico” occorreva confrontare gli aminoacidi in essa presenti con quelli presenti in una proteina “campione” o, come si suol dire “di riferimento”. Già il Rose – s’è detto prima – aveva scelto il triptofano come “aminoacido di riferimento”, ma poi dei biologi decisero di ampliare tale metodica e di riferirsi ad una proteina e a questo scopo i comitati di esperti congiunti FAO-OMS rimasero dubbiosi se creare un “campione-modello” teorico (la ricorrente tentazione delle costruzioni teoriche !) oppure riferirsi ad una proteina realmente esistente. Prevalse questa seconda tesi, ma questo però non migliorò molto le cose in quanto, avendo poi deciso di scegliere tra una triade di proteine (del latte umano, del latte vaccino e dell’uovo) non fu adottata una decisione univoca e così tuttora si impiegano riferimenti diversi, con conseguenti frequenti occasioni di equivoci.

Tuttavia i consensi più numerosi furono per la proteina dell’uovo, ritenuta tra le più idonee a soddisfare le necessità plastiche dell’organismo umano: in pratica, facendo uguale a 100 la composizione in aminoacidi dei protidi dell’uovo e attribuendo a tali protidi il più alto valore biologico (97), si rapporta a questa il complesso degli aminoacidi cosìddetti “essenziali” contenuti nelle varie proteine: il risultato di tale rapporto percentuale è, appunto. il “valore biologico”, detto anche “indice chimico”.
“A questo metodo – commenta il Secchi – bisogna dare un valore relativo e teorico poichè si ritengono fra loro equivalenti i valori dei vari aminoacidi essenziali. i quali, però, in realtà non presentano caratteri di sostituibilità reciproca. Anche questo rapporto non può quindi avere un valore puramente orientativo”. Nè c’è da meravigliarsi per tale mancanza di certezze perchè da una base così incerta e inaffidabile quale è la teoria degli aminoacidi essenziali, non possono che derivare risultati egualmente incerti.

Aggiungiamo che si usano anche, come sistemi di valutazione:

- il valore biologico vero e proprio (VB), cioè la quantità di azoto proteico che, assorbito, viene trattenuto nell’organismo per i bisogni di conservazione e di crescita

- la digeribilità di una proteina (D), cioè I’azoto realmente assorbito

- l’indice di “utilizzazione netta proteica” (NPU), che è il prodotto del valore biologico per la digeribilità

- Per la nutrizione dei lattanti la proteina di riferimento adottata comunemente è quella del latte umano. Comunque, nel 1974 il National Research Council propose alla classe medica un artificioso modello di aminoacidi essenziali “purificati” (Food and Nutritional Board: Recommanded Dietary Allowances, Sth Rev.Ed., Washington) nel quale figurano le presunte quantità necessarie (all’uomo) dei diversi aminoacidi essenziali, tre dei quali (triptofano, lisina e metionina) si comporterebbero come aminoacidi “limitanti”. Per comprendere il significato dell’aggettivo “limitante”, basta pensare che anche in una proteina “completa” gli aminoacidi “essenziali” possono essere presenti in percentuali diverse e l’aminoacido che è presente in minore quantità assume le funzioni di fattore limitante e quindi il nome di aminoacido “limitante”, nel senso che tutti gli altri aminoacidi necessari a formare la nuova proteina verrebbero utilizzati non in proporzione alla loro presenza percentuale reale, ma in rapporto alla quantità dell’aminoacido “essenziale” riscontrato in minore quantità. Pertanto, la nuova proteina verrebbe prodotta solo finchè dura la scorta dell’aminoacido presente in minore misura e se un aminoacido “essenziale” manca totalmente gli altri resterebbero inattivi per le produzioni successive pur essendo egualmente utilizzati a scopo energetico. Si esporrà più avanti una motivata critica di questa tesi. Tenendo presente il modello proposto dal Food and Nutritional Board accennato nello stelloncino precedente, i suddetti tre aminoacidi “limitanti”, se riscontrati a sufficienza negli alimenti, dovrebbero costituire la condizione indispensabile perchè le proteine, contenendo tutti gli altri aminoacidi essenziali, possano dirsi “complete”.

Va da sè che applicando questo modello risultano favoriti i cibi di origine animale in quanto, come già si disse, questi contengono, ovviamente, gli aminoacidi cosiddetti “essenziali” più o meno nelle stesse proporzioni che si riscontrano nel corpo dell’animale uomo.
Risulta ormai chiaro da quanto succintamente detto finora che la teoria degli “aminoacidi essenziali”, la “teoria dell’aminoacido limitante” e la teoria della “utilizzazione netta proteica” sono tre autentici “miti”; secondo alcuni studiosi addirittura dei “FALSI PREMEDITATI” che se acriticamente applicati portano in pratica alla valorizzazione alimentare dei prodotti animali, tutelando così di fatto, i grossi interessi economici legati a filo doppio al carnivorismo, interessi che ovviamente, da una diffusione del vegetarismo riceverebbero danni certi.

Si pensi solo agli allevatori e ai commercianti di bestiame, ai fabbricanti di salumi, alle industrie dei farmaci per la zootecnia, alle catene delle macellerie, all’industria della pesca, ai mattatoi, ai cacciatori e relative industrie di armi da caccia, all’industria della surgelazione di carnami e di prodotti ittici, ecc, ecc.: un complesso imponente di poteri economici multinazionali, quindi politici (specie se a livello di lobbies) !

- Naturalmente, accanita difesa di questi “miti”, artificiosamente tenuti in vita, si avvale anche dell’opera, certo non disinteressata, di clinici e medici prezzolati che tentano di ammantare di “scientificità” la tutela,  invece, di interessi economici inconfessabili, perseguita “cinicamente” a spese della salute umana. Insomma, tutto sembra si possa ridurre ad una plateale questione di marketing, che si tenta di camuffare con argomentazioni che fanno acqua da tutte le parti. Comunque le suddette teorie, già qualificate come autentici “miti”, possono anche essere dovute, in una parte della classe medica, a semplice disinformazione. Occorre ancora aggiungere ad onor del vero che negli ambienti più seri della stessa medicina ufficiale il mito degli aminoacidi “essenziali” (sul quale si basano, a ben guardare, gli altri “miti” sopra citati) è agli sgoccioli in quanto a credibilità; in certi casi si è ai limiti della totale incredulità. Potremmo fare molti esempi di tale orientamento di dissociazione dalle teorie ufficiali. Per brevità ci limitiamo a riportare l’opinione del noto clinico italiano prof. Carlo Sirtori il quale già nel 1975 così si esprimeva: “Un tempo si riteneva che 8 fossero gli aminoacidi “essenziali”, cioè 8 quelli che dovevano essere necessariamente introdotti con i cibi, pena la cattiva costruzione dell’organismo, la sua labilità, la sua facilità ad ammalare. Ma le ultime ricerche dimostrano che sono solo due questi aminoacidi “essenziali” e precisamente la treonina e la lisina.  Questi dati sconvolgono le basi teoriche dell’alimentazione e annullano i vecchi principi.

Una altro fatto importante è che agli aminoacidi si dà oggi meno importanza che un tempo” (“Vita e Salute n. 277 – gennaio 1975).

- Occorre ancora tener presente che non si può tracciare uno spartiacque netto tra aminoacidi essenziali e non essenziali; un aminoacido può risultare essenziale per un determinato organismo e non per un altro, oppure essere essenziale per il periodo di crescita e non per il mantenimento in vita di un individuo già adulto. Inoltre è stato accertato che gli aminoacidi non essenziali sono “determinanti” nell’accrescimento. La cisteina, aminoacido non essenziale, può per esempio, sostituire sino ad un sesto della metionina, che è indispensabile per un accrescimento normale; ancora, la fenilalanina, aminoacido essenziale, può essere sostituita per il 50% dalla tirosina, non essenziale.
Tra tutti gli aminoacidi essenziali quello con più marcato carattere di essenzialità sembra essere la lisina.

- Si scelsero le proteine dell’uovo e del latte (umano o vaccino) come “proteine di riferimento” (o “standard di riferimento”, come anche si usa dire) perchè le suddette proteine furono considerate “complete”, ricche di aminoacidi essenziali e facilmente digeribili.
Ma anche le proteine della soia furono qualificate “complete” in quanto il loro modello di aminoacidi è molto vicino a quello del latte. Alle proteine di riferimento dell’uovo e del latte si fanno seguire le proteine della carne (compresa quella di pesce), considerate, assieme alle prime, “di alto valore biologico”. Il che non significa, sul piano pratico, che è indispensabile utilizzare questi alimenti per effettuare un approvvigionamento proteico sufficiente sul piano nutrizionale. Tale sufficienza può essere infatti ottenuta anche mediante cibi unicamente vegetali, opportunamente miscelati affinchè le carenze (vere o supposte) di un alimento possano essere compensate dall’altro; la validità del vegetarismo si basa anche su questa possibilità, sebbene a questo fine non ci sia bisogno di prendere troppo in considerazione la presenza o meno di questi fantomatici aminoacidi essenziali in quanto il concetto del “valore biologico” di un alimento deve basarsi su criteri molto diversi e molto più semplici e lineari, come più innanzi si dirà.

Il noto biologo Henri Dupin, a proposito degli aminoacidi essenziali” che sarebbero contenuti – sempre secondo la medicina ufficiale – nella carne, osserva che questa affermazione nacque anche in seguito ad indagini effettuate su pletorici grandi mangiatori di carne e/o su individui sottonutriti e mai su individui normali, per cui le conclusioni a favore dell’uso della carne sono poco attendibili.
Più importanti sono certamente le opinioni espresse su questo tema, così basilare, della carne “ricca di aminoacidi essenziali” da Hindlede, Richet, Oudinot, Simonet, Lederer, Durville, Dextreit, Désiré Mérien, Mosseri, Carton. Alin Kelso, ecc., i quali concordano sui seguenti punti:

1 – le indagini della medicina ufficiale sono state condotte su soggetti praticanti un regime onnivoro. per cui i risultati di tali indagini vennero certamente influenzati da questo tipo di dieta

  1. – i bisogni dell’organismo relativi ad ognuno degli amminoacidi essenziali, allo stato attuale delle ricerche, non sono stati ancora ben precisati perchè le basi sperimentali relative sono assai discutibili (Lederer) e quindi su di esse non ci può essere consenso
  2. – i rarissimi casi di carenze proteiche si debbono attribuire o a scarse capacità digestive o/e a deficiente assorbimento dei prodotti della digestione e non ad una insufficienza di proteine nella razione alimentare.
  3. – i vegetaliani (vegans), pur avendo eliminato dalla loro dieta ogni alimento di origine animale, presentano uno sviluppo fisio-psichico e un tono muscolare del tutto normali dimostrando così che l’uomo può o sintetizzare anche codesti aminoacidi essenziali o essenziali o ricavarli da alimenti vegetali. le cui proteine li contengono; così come fanno gli erbivori che sviluppano potenti muscolature senza nutrirsi di cibi di origine animale. Vengono, anche così, radicalmente smentite le affermazioni della medicina ufficiale sulla pretesa indispensabilità di proteine animali.
    E’ ormai accertato che le proteine della frutta e degli ortaggi che usualmente nutrono vegetariani e vegetaliani contengono tutti gli aminoacidi cosìddetti “essenziali” (oltre ai più importanti aminoacidi non essenziali), come evidenziato nel seguente prospetto.
    Tuttavia, la nutrizionistica ufficiale osserva che nelle proteine della frutta e degli ortaggi qualche aminoacido essenziale, essendo scarsamente presente, diventa “fattore limìtante” del valore biologico di quelle proteine; ad esempio. nell’uva l’aminoacido limitante sarebbe l’isoleucina, nella pesca il triptofano, ecc.. Naturalmente, se questo fosse vero, l’efficacia trofica del complesso aminoacidico di quel frutto o di quell’ortaggio dovrebbe risultare insufficiente e dar luogo a turbe e a carenze nello sviluppo dei crudisti in genere e dei fruttariani in particolare; ma, invece, non sono tali conseguenze negative non si sono mai verificate, ma vecchie patologie, laddove esistevano, sono scomparse essendosi determinato un generale e deciso miglioramento della salute. Questo significa che tale “osservazione” della nutrizionistica ufficiale è priva di fondamento scientifico e lo dimostrò E.J.Nasset, la cui scoperta. prima riportata, permette di confermare appieno la completezza e la sufficienza nutrizionale della dietetica vegetariana, imperniata, per quanto attiene all’approvvigionamento proteico, sul ricorso alle sole fonti vegetali

5 – per quanto attiene all’elevato grado di assorbimento dei prodotti della digestione della carne, si pretende comunemente che ciò costituisca una fatto positivo, cioè a favore dell’alimentazione carnea. Ma Désiré Mérien ci mette in guardia da tale semplicistica deduzione e propone opportunamente una diversa interpretazione e cioè che il corpo umano cerca di sbarazzarsi assai rapidamente, mediante l’aumento del grado di assorbimento, proprio di quelle sostanze che lo stesso corpo avverte come dannose e che pertanto si sforza così di avviare rapidamente agli emuntori.
Se ne ha una prova osservando gli animali carnivori i quali sono naturalmente provvisti , come è noto, di caratteristiche anatomiche e fisiologiche finalizzate alla eliminazione quanto più rapida possibile, del cibo cadaverico ingerito, evidentemente perchè questo si comporta come tossico nonostante sia stato assunto a scopo nutrizionale. Siamo quindi di fronte ad una norma biologica generale ? Parrebbe di sì; ne è convinto anche l’autore del presente lavoro, il quale osserva (a conferma della interpretazione di Désiré Mérien) che ingerendo, non solo la carne, ma un qualsiasi altro tossico (ad. es. una forte dose di caffeina) gli emuntori vengono rapidamente attivizzati: aumentano soprattutto i moti peristaltici intestinali e l’escrezione renale. E’ noto, del resto, che molte persone assumono il caffè per ovviare alla stipsi, ottenendo quasi sempre l’effetto desiderato. In sostanza, l’organismo si sbarazza di una sostanza (la caffeina) avvertita dal corpo come tossico, e, assieme alla caffeina, viene espulsa anche, come si voleva, una parte del contenuto intestinale.
Il discorso potrebbe utilmente ampliarsi, fornendoci buoni motivi di riflessione e forse nuove chiavi di interpretazione della nostra ancora poco nota fisiologia !

6 – sempre a proposito della digeribilità della carne, a favore di questo alimento si porta spesso l’esempio degli eschimesi, che si cibano quasi interamente di carne di pesce e di carne di renna. C’è a tal riguardo da osservare anzitutto che essi mangiano, è vero, molto pesce, ma crudo e cominciando però dai vegetali, alghe e licheni, contenuti negli intestini dei pesci e delle renne rispettivamente, assicurandosi, così, l’apporto vitaminico necessario per sopravvivere (le renne, peraltro, si nutrono di licheni). Altre cose importanti da notare sono che gli eschimesi vivono al massimo sino a 50 anni, che dalla trentina in su sono soggetti a malattie degenerative e, infine, che sono caratterizzati da un bassissimo livello intellettuale e da una impressionante assenza di ogni manifestazione culturale.

7 – Il ben noto medico Paul Carton confuta l’affermazione di una parte ancora cospicua della classe medica ufficiale che continua a sostenere la superiorità delle proteine animali, attribuendola alla loro ricchezza in aminoacidi “essenziali” e al fatto che l’analisi chimica di urine e feci rivelerebbe un assorbimento delle proteine animali superiore a quello delle proteine vegetali, e giudica la surriferita affermazione “del tutto secondaria, teorica e in definitiva trascurabile in quanto non tiene conto dell’alto grado di tossicità della carne, dato, questo, enormemente più importante del grado di assorbimento. Ricordiamo che a furia di non tener conto del grado di tossicità di ciò che ingeriamo, si è giunti a ritenere assurdamente che financo l’alcool è un alimento !” Carton conclude che “la scienza nutrizionale moderna si limita alla arida biochimica, ignorando deliberatamente le energie vitalizzanti e quelle devitalizzanti presenti nei diversi alimenti”.

D’altra parte – sostiene ancora Carton – non è vero che tutti i cibi animali sono facilmente digeribili: ad esempio tutti gli organi interni (fegato, cervello, reni. animelle, cuore, ecc.) sono molto indigesti e provocano gravi malanni, come artritismo, colesterolemia, calcoli biliari e renali, ecc.
Alin  Kelso partendo dalla considerazione che gli alimenti “naturalmente” adatti all’uomo presentano un grado assai elevato sia di assorbimento che di digeribilità (si riferisce alla frutta), sottolinea il fatto, ben noto, che i frutti dolci sono molto più digeribili, assorbibili ed assimilabili della carne e dei sottoprodotti animali. che peraltro, come si vedrà più tardi, si possono considerare sostanze tossiche per l’uomo.

- Il modello di aminoacidi poc’anzi qualificato come artificioso è tale anche perchè non sempre il valore biologico corrisponde automaticamente al contenuto in aminoacidi “essenziali” rivelato dall’analisi chimica.

Avviene infatti frequentemente che tali aminoacidi, pur essendo presenti, non sono disponibili sul piano fisiologico perchè i legami che li tengono uniti al resto della molecola proteica sono così forti da resistere agli enzimi digestivi che dovrebbero renderli liberi e quindi disponibili; pertanto tali aminoacidi non possono essere utilizzati. Interessante notare che questa inscindibilità oltre che essere inscritta nella struttura naturale originaria, può essere acquisita, cioè può sopravvenire a causa di uno o più dei seguenti tre fattori: a) riscaldamento eccessivo [ cottura (specie ad alta temperatura), torrefazione, abbrustolimento]; b) prolungato periodo di conservazione (si pensi ai surgelati e ai liofilizzati !); c) azione (per effetto di meccanismi non ancora ben chiariti) di alcuni glucidi, specie del saccarosio (zucchero industriale), dal quale occorre difendersi data la sua tossicità (l’industria conserviera ne è invasa !).

Da sottolineare in particolare l’azione della elevata temperatura sulla molecola proteica, azione radicalmente negativa sul piano nutrizionale. Le proteine -,come già accennammo – coagulano, ma questo è solo l’aspetto macroscopico. Tale coagulazione comporta, infatti, modifiche strutturali profonde, praticamente irreversibili, che conducono alla “denaturazione radicale” delle proteine stesse.
La mitologia della nutrizione dell’uomo – si badi bene – non si limita solo al mito degli aminoacidi essenziali testè illustrato; essa è immensa e per di più complicata purtroppo da abitudini e pregiudizi acquisti culturalmente, per cui si vengono a creare, a causa di tali miti, delle vere e proprie “psicosi collettive”.

Passare in rassegna in questo lavoro tutti gli altri numerosissimi miti che ìl potere deliberatamente “inventa” per dominarci attraverso una alimentazione che intossica il nostro corpo e quindi il nostro cervello (e lo rende, così, incapace di capire) è impresa che ci obbligherebbe ad aggiungere altre centinaia di pagine al testo del presente lavoro.
Per il momento, ci limitiamo a riportare quanto sui tre principali miti riguardanti le proteine ha sinteticamente scritto T.C.Fry.

T.CFry è direttore  dell’ Americana Health Sciences Institute. Dirige la rivista Healthful Living, pubblicata dal “Life Science Institute”. E’ autore di vari libri, tra cui “I Live on Fruits”. Da più di 20 anni si nutre prevalentemente di frutta. Vive a Manchaca (Texas).

Si tenga anzitutto presente – dice Fry – che i miti sulle proteine sono per la maggior parte creati ed alimentati da forti interessi economici, finalizzati allo smercio di proteine animali, cioè di carne, latte, uova e derivati del latte. Si rilegga quanto a tal proposito scrivemmo nella “Presentazione” ed in particolare nel sottocapitolo “I venditori di proteine animali”. di proteine animali

I tre principali miti sulle proteine sono:

MITO N. 1. – PER GODERE BUONA SALUTE BISOGNA MANGIARE CARNE. Tale mito nasce dall’assunto che la migliore fonte di proteine sia la carne in quanto conterrebbe gli aminoacidi necessari nella forma più assimilabile possibile. Questa asserzione fu fatta propria financo da un eminente cosiddetto “scienziato dell’alimentazione”, Fredericks Carlton, il quale sosteneva addirittura che quanto più la composizione della carne è vicina a quella umana, tanto più è salutare per noi. Ovviamente questo è un validissimo argomento a favore del cannibalismo !
Simili argomenti vanno naturalmente a vantaggio solo degli industriali della carne. E’ risaputo infatti che gli esseri umani sono anatomicamente e fisiologicamente adatti ad una dieta composta da frutta, ortaggi e, secondo alcuni studiosi, anche di semi (genericamente indicati con il termine “noci”). Tuttavia, questa fondamentale ed indiscutibile verità scientifica, malgrado la sua evidenza, è ignorata, anzi negata, da quei curatori di interessi commerciali che sfoggiano la altisonante qualifica di “cultori di scienze alimentari”.
Certamente, se la popolazione fosse informata adeguatamente, si porrebbe fine a tale sconcio mercato; del resto, nemmeno gli animali carnivori possono vivere di sola carne. Per gli uomini, comunque, la carne risulta essere sicuramente patogena. I carnivori allo stato selvaggio consumano anche molti frutti e germogli, i gatti mangiano delle graminacee particolari, un cane nutrito solo con carne deperisce rapidamente e alla fine muore: specie se la carne è cotta.

MITO N 2 – IN OGNI PASTO DEBBONO ESSERE PRESENTI TUTTI GLI AMINOACIDI ESSENZIALI. Anche questa affermazione è assurda. Essa si basa soprattutto sulla teoria, inaccettabile. dell’aminoacido cosìddetto “limitante”.

MITO N. 3 – UNA DIETA ALTAMENTE PROTEICA E’ SALUTARE PER L’UOMO, IL CUI CORPO HA BISOGNO DI UN GRAMMO PER OGNI CHILOGRAMMO DI PESO CORPOREO. NATURALMENTE OGNI 24 ORE. In realtà, il corpo umano richiede invece un grammo giornaliero di proteine per ogni due chilogrammi di peso, riferendosi ad un uomo adulto che espleta un lavoro di medio impegno. AI reale fabbisogno di proteine abbiamo dedicato un intero capitolo; ad esso rimandiamo.
Un fabbisogno di un grammo per ogni chilogrammo di peso può ritenersi forse necessario solo per un neonato, caratterizzato, come si sa, da un rapido accrescimento (raddoppio del peso nei primi sei mesi).
Sostenere la necessità di una dieta altamente proteica anche per gli adulti significa in sostanza legittimazione (certamente non scientifica) di pratiche alimentari altamente patogene e delle quali purtroppo molti popoli della Terrà sono vittime, soprattutto gli statunitensi (USA).

H.Shelton, a conclusione di una lunga trattazione dell’argomento “aminoacidi essenziali”, nel suo libro “La scienza e la raffinata arte del cibo e nella nutrizione” sostiene che "la distinzione fra aminoacidi essenziali e non essenziali è illusoria in quanto l’organismo riesce ad avere tutti gli aminoacidi che gli servono tramite il cibo; tutti gli alimenti, senza alcuna eccezione, contengono gli aminoacidi essenziali”.

Attribuendo ai singoli aminoacidi capacità preventive e curative e comunque la capacità di influire sulla fisiologia umana beneficamente, alcune industrie farmaceutiche (specie giapponesi e statunitensi) li hanno isolati e lanciati sul mercato, affermando di averli “sperimentati”, senza precisare come (di solito, s’intende. sui topi!).
Si sono così attribuite alcune proprietà ai seguenti aminoacidi (si citano solo le proprietà di maggior rilievo) :

  • tirosina : proteggerebbe dallo stress e dalla depressione
  • lisina : migliorerebbe le prestazioni intellettuali e svolgerebbe una azione antianemica
  • arginina: disintossicherebbe
  • metionina : regolarizzerebbe la attività cardiaca
  • valina, leucina e isoleucina, considerati “aminoacidi ramificati” (branched chain-aminoacids, in sigla BCAA), commerciati sotto il nome di “integratori proteici” : favorirebbero le prestazioni sportive. Di questi aminoacidi tratteremo approfonditamente nel cap. IV, nel quale si parlerà del rapporto tra proteine e sport; ad esso. per non ripeterci, rimandiamo il lettore.
  • triptofano: curerebbe l’insonnia e agirebbe come antidolorifico e come antidepressivo

Il lettore attento si sarà accorto che nella suddetta elencazione ci si esprime al condizionale, quasi a dubitare dell’efficacia terapeutica dei singoli aminoacidi. Ciò deriva dal fatto che le informazioni sulle pretese proprietà curative (addirittura “preventive”) di codesti aminoacidi isolati provengono prevalentemente da fonte “sospetta”, cioè proprio dalle industrie farmaceutiche che li producono e che li lanciano poi sul mercato con il compiacente avallo “scientifico” di qualche nome altisonante della medicina ufficiale.
C’è, in effetti, da parte di alcuni scienziati e ricercatori seri ed onesti, una crescente diffidenza nei riguardi del ricorso agli aminoacidi isolati, anzi si va facendo strada la convinzione della loro dannosità a causa di non indifferenti effetti collaterali che – secondo alcuni – possono costituire gravi rischi per la salute. E c’è anche chi sostiene addirittura che gli aminoacidi isolati non svolgono alcuna attività biologica, né preventiva, né curativa o di altro genere e che affermare il contrario è quindi un “bluff” a fini commerciali.

In realtà, se proprio si volesse ricorrere ad “integratori”, bisognerebbe bandire quelli, venduti nelle farmacie, costituiti da aminoacidi puri e che si cerca di fare acquistare con una pubblicità menzognera che cerca di ingenerare la paura di “rischi di carenze”, il più delle volte inesistenti; al loro posto si potrebbero usare alimenti sani e naturali, forniti di tutti gli aminoacidi utili, che agiscano nell’unica maniera efficace, cioè “sinergicamente”.
Questo suona come una ulteriore conferma della necessità di una visione “olistica” dei fenomeni biologici in genere, specialmente in quelli connessi con l’alimentazione umana, quindi anche della biochimica delle proteine. Codesta “visione olistica e sinergica” è così importante che ad essa abbiamo dovuto dedicare l’intero secondo capitolo del presente lavoro.

Si è detto e ripetuto che l’organismo umano è capace di sintetizzare gli aminoacidi non essenziali. Ferma restando la raggiunta consapevolezza che tutta la teoria degli aminoacidi essenziali è semplicemente un mito che serve gli interessi dei sostenitori di una alimentazione umana basata sulle proteine animali, necessita tuttavia spiegare COME tale sintesi endogena avviene.

Passiamo, quindi, in breve rassegna, alcune risposte a tale importante quesito:

  • H. Shelton dice: “Si ritiene che gli aminoacidi non essenziali siano fabbricati apparentemente ossidando gli aminoacidi essenziali, a meno che non vengano assunti attraverso gli alimenti- (“La scienza e la raffinata arte del cibo e della nutrizione”, pag. 37).
  • L.Travia, nel suo “Manuale di scienza dell’alimentazione” – ed. Il pensiero scientifico – Roma. 1967 – attribuisce al processo di transaminazione un valore -fondamentale per la sintesi endogena degli aminoacidi”.
  • Purves, Orians, Heller – Corso di biologia – Zanichelli – Bologna 1989: “Gli animali possono sintetizzare nuovi aminoacidi a partire da catena carboniose e da gruppi aminici -NH2 ricavati da altri aminoacidi presenti nell’organismo”. (Si ribadisce in sostanza l’importanza basilare della transaminazione).
  • M.Salustri – Fondamenti dell’alimentazione vegetariana – Giannone- Palermo, 1985: “L’organismo è capace, tramite le aminotrasferasi. Trasferire il gruppo amminico di un aminoacido sullo scheletro carbonìoso: un chetoacido. Durante l’accrescimento è bene che siano disponibili tutti gli amminoacidi, essenziali e non, in quanto l’organismo tende a sottrarsi all’aggravio metabolico della sintesi endogena degli aminoacidi che non consentirebbe uno sviluppo ottimale”.
  • H.C. Sherman – Problemi essenziali della nutrizione – Ed. scientifiche italiane – Napoli, 1948 : “Gli aminoacidi superanti la richiesta per le funzioni specifiche di costruzione o riparazione delle proteine corporee, vengono deaminati, perdono cioè il loro gruppo aminico -NH2, ed i frammenti che rimangono vengono bruciati per dare energia, o convertiti in grasso corporeo. Il corpo può sintetizzare alcuni aminoacidi cosiddetti indispensabili. Gli aminoacidi essenziali possono essere usati come generatori di altri aminoacidi, quelli non indispensabili”.
  • H. e M. Diamond – In forma per la vita – Sperling e Kupfer – Milano. 1987 :”Non lasciatevi confondere le idee sul problema degli aminoacidi: i discorsi sulla necessità di mangiare tutti gli aminoacidi essenziali in un solo pasto, o per lo meno in una sola giornata, non sono altro che sciocchezze ed oggi sono numerose le prove che attestano l’infondatezza di tale presunta necessità. DALLA DIGESTIONE DEGLI ALIMENTI E DAL RICICLAGGIO DELLE SCORIE PROTEICHE IL NOSTRO ORGANISMO ATTINGE I DIVERSI AMINOACIDI che circolano nei sistemi sanguigno e linfatico. Quando il corpo ha bisogno di aminoacidi non deve fare altro che attingerli dal sangue o dalla linfa. Questa provvista disponibile, in continua circolazione nell’organismo, è nota come POOL di aminoacidi. E’ come una banca aperta 24 ore su 24; il fegato e le cellule continuano a depositare e a prelevare aminoacidi, a seconda della loro concentrazione nel sangue. Quando il quantitativo è elevato il fegato li assorbe e li immagazzina fino al momento del bisogno.

Ma anche le cellule hanno la capacità di accumulare aminoacidi sintetizzando più proteine di quante necessitano per la loro stessa vita, per cui esse possono riconvertire le loro proteine in aminoacidi e depositarli nel pool”.

Occorre liberarsi della mitologia che si è andata creando sulle proteine. VI SONO MOLTI TIPI DI FRUTTA E DI ORTAGGI CHE CONTENGONO TUTTI GLI AMINOACIDI NON PRODOTTI DALL’ORGANISMO, PER CUI MANGIANDO REGOLARMENTE FRUTTA E ORTAGGI SI INGERISCONO TUTTI GLI AMINOACIDI DI CUI L’ORGANISMO HA BISOGNO PER CREARE LE PROTEINE NECESSARIE.

 

Tratto dal libro: “Miti e realtà nell’alimentazione umana. Le ragioni del vegetarismo in un’analisi scientifica del rapporto tra alimentazione e salute”
www.fruttalia.it/2012/01/il-mito-degli-aminoacidi-essenziali

 

Marcello Pamio

Non perde un colpo il «diversamente-umile».
Da quando l’incancrenito camice bianco si è autoincensato portavoce di quel sistema medico metastatizzato (che lui stesso sta accompagnando in tutta fretta all’obitorio), non passa giorno che non apra bocca per vomitare al mondo le sue brutture e le sue frustrazioni interiori.
Forte del fatto che gli zerbini della carta stampata gli danno quella visibilità che rappresenta, dopo l’aspetto economico, il boccone principale per il suo ego.
Forte anche del fatto che i suoi seguaci nei social crescono proporzionalmente alle sue psicopatiche sparate. Nulla di nuovo, se teniamo conto che una qualsiasi ragazza, sposata con un cantante (dicono), tappezzato di tatuaggi, al giorno d’oggi guadagna milioni di euro solamente postando la sua vita sui social, il tutto grazie ai 20 milioni di followers (seguaci)…

Ma torniamo al juke(black)box che continua a suonare la stessa irritante musica.
Questa volta a mettere il gettone e riscaldare il liquido che scorre nelle vene del medico-anti-somaro, è stato il caso del bambino di otto anni che dopo la leucemia non torna a scuola per la presenza in classe di cinque bambini delinquenti non vaccinati.
La soluzione che il dotto consiglia al Direttore Generale dell’ASL è semplice: «questo bambino va a scuola e tutti i figli non vaccinati degli egoisti irresponsabili ignoranti che seguono superstizioni senza senso stanno a casa».
Questa mi mancava: gli effetti collaterali di un farmaco pediatrico come il vaccino, rientrano nelle superstizioni!

Andando oltre alla simpatia o antipatia, e facendomi pure violenza, consiglio di cuore a Burioni di contattare quanto prima l’amico Beppe Grillo per chiedere delucidazioni su uno degli ultimi post. Grillo ha infatti espresso interesse e amorevolezza nei confronti del microchip per l’Alzheimer…
La demenza senile, al contrario della scienza burionesca è molto democratica, perché non guarda in faccia nessuno e colpisce tutti: operai, casalinghe, imprenditori e medici.
L’andamento della malattia neuro-degenerativa è soggettivo ma inizia sempre in maniera subdola passando per la manifestazione della propria natura più intima e terminando purtroppo con lo stadio vegetativo e privo di coscienza. Prima però di giungere alla perdita del proprio sé, le persone di animo buono, saranno buonissime, quelle di animo cattivo, saranno peggio della lebbra.
Stando alla sintomatologia, forse ci troviamo nel penultimo stadio…
Non ci sono altre spiegazioni per giustificare le minchiate sparate a mitraglia da un medico docente di microbiologia e virologia…
Prima che giungere allo stadio finale, provo a fare alcune semplici domande, in merito al bambino di 8 anni che non potrebbe andare a scuola per colpa dei non vaccinati.

  • Genitori e nonni del bambino sono immunizzati contro tutte le malattie?
  • Maestri, bidelli e dirigenti della scuola sono immunizzati contro le malattie?
  • Medici e infermieri in ospedale sono immunizzati contro le malattie?
  • Il bambino è segregato in casa o esce? Fuori casa non ci sono pericoli?
  • Uscendo da casa chi incontra al parco, al cinema, o al supermercato è vaccinato?
  • Prima della vergognosa Legge 119 gli immunodepressi esistevano o sono nati dopo?
  • I bambini appena vaccinati (come dicono le industrie che producono i vaccini) sono un pericolo o no per un bambino immunodepresso?
  • I compagni di scuola vaccinati sono realmente immunizzati (esistono i no-responder)?
  • Streptococchi, enterovirus e altri centinaia tra batteri e virus per cui non esiste un vaccino, sono un pericolo per gli immunodepressi?

Buttiamola in ridere con un simpatico indovinello che giro al prof. Roberto Burioni e a tutti quei genitori che con tanto fervore si accaniscono nei confronti di bambini (sani) non vaccinati, colpevoli di essere degli untori.
Le malattie infettive elencate dall’Istituto Superiore di Sanità sono circa 69: quante di queste malattie sono prevenibili con i vaccini?
Aiutino: pochissime!!!

Malattie infettive, secondo l’ISS
Antrace, Botulismo alimentare, Brucellosi, Bse, Campylobacter, Chikungunya, Citomegalovirus, Clamidia, Colera, Creutzfeld-Jakob, Difterite, Encefalopatia spongiforme bovina, Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili, Epatite virale, Febbre Congo-Crimea, Febbre dengue, Febbre di Lassa, Febbre emorragica di Marburg, Febbre emorragica Ebola, Febbre tifoide, Febbre West Nile, Giardia, Gonorrea (o blenorragia), Helicobacter pylori, Infezione da Hiv e Aids, Infezioni da Hpv e cervicocarcinoma, Infezione da Zika virus, Influenza, Influenza aviaria, Influenza da nuovo virus A/H1N1, Leishmaniosi, Legionellosi, Listeria, Malaria, Meningite, Monkeypox, Morbillo, Norovirus, Parotite, Pediculosi, Pertosse, Peste, Poliomielite, Rabbia, Rosolia, Rotavirus, Salmonella, Sars, Sifilide, Sindromi parainfluenzali, Streptococcus suis, Tetano, Toxoplasmosi, Trichinella, Tubercolosi, Vaiolo, Varicella, Zanzara tigre, Zecche, Zoonosi.

Marcello Pamio

Arriva dal Canada l’ultima provocazione, o sarebbe meglio dire, l’ultima degenerazione in ambito gender. Precisamente dalla «Fondazione Jasmin Roy Sophie Desmarais» con sede a Montreal.
Il progetto ha un titolo complesso: «Apprendimento sociale ed emotivo per aiutare i bambini nel processo di affermazione dell’identità» («social and emotional learning to help children with the process of identity affirmation».
Ad aiutare nella scelta del proprio sesso tutti quei bambini che hanno dubbi nella propria identità ci penserà un burattino in età scolare (per meglio impattare sui coetanei).

Il professore in questo caso è un trans-pupazzo di nome Julia, che però non riconoscendosi nel proprio corpo, vuole diventare Julien, un ragazzo.
Il messaggio per i bambini è semplice quanto inquietante: «il tuo genere non è dettato dalla biologia e il tuo corpo è irrilevante per quello che sei realmente, e può essere cambiato!».[1]

Il pupazzo, attraverso semplici ma persuasivi video, fornisce pertanto tutti gli «strumenti necessari» per i bambini e soprattutto per i loro genitori «disorientati» su questi temi.
Trattasi di vere e proprie lezioni video gratuite, che penetrano nell’inconscio collettivo e installano come un virus i concetti di identità di genere nei bambini «durante la prima infanzia».
L’introduzione di tale folle e pericolosissima ideologia gender per i piccoli del Canada ha avuto perfino il benestare del premier Justin Trudeau, questo per far capire che le operazioni sono condivise e accettate da tutti gli uomini facenti parte del Sistema.

In Canada la propaganda è così avanti che hanno proposto e realizzato perfino la «Drag Queen Reading Hour», cioè delle «drag queen» (quindi dei travestiti) che leggono libri e favole totalmente pro-Lgbt ai bambini nelle biblioteche di tutto il paese…
Tutto rigorosamente sotto forma di volontariato.
Oramai è oggettivo e lampante che è in atto un vero e proprio processo diabolico di cambiamento antropologico…

Note:

[1] «Canada, arriva il burattino trans per insegnare il gender ai bambini», http://www.ilgiornale.it/news/mondo/canada-arriva-burattino-trans-insegnare-gender-ai-bambini-1573713.html