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Marcello Pamio

Il 25 febbraio scorso è stato ufficializzato nella Gazzetta l’inserimento del medicinale Triptorelina nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La Triptorelina Pamoato è il principio attivo, il nome commerciale è Decapeptyl e appartiene alla categoria farmacologica degli «Analoghi degli ormoni liberatori delle gonadotropine», in pratica agisce causando la soppressione della funzione gonadotropa pituitaria, detto in parole semplici blocca alcuni importantissimi ormoni, come il testosterone, agendo direttamente sulla ghiandola endocrina pituitaria: l’ipofisi!

Attualmente viene somministrato nel carcinoma della prostata e in quello della mammella mediante un’iniezione che viene effettuata tassativamente ogni 3 mesi.
Ma perché un farmaco in uso nei tumori ormono-sensibili viene inserito nella Gazzetta ufficiale?
La risposta è semplice ma inquietante: perché l’impiego sarà allargato ai casi «in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere)».[1]
Quindi il Ministero della Salute e l’Aifa hanno autorizzato l’utilizzo di un farmaco ormono-castrante già in uso per il cancro al seno e alla prostata, per i bambini che non riconoscono il proprio corpo e/o la propria sessualità!

Questo è il risultato delle sempre più potenti lobbies pro-trans, le quali non solo aumentano le lettere degli acronimi LGBT, LGBTQ, LGBTQIA, LGBTQIAPK, ma anche la loro pressione sociale.
Associazioni ufficialmente nate per proteggere e sostenere i diritti di Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuati[2], Pansessuali[3] e Kinky[4], ufficiosamente rappresentano invece un formidabile e funzionale strumento di manipolazione mediatica e politica assai rilevante.
Purtroppo è molto triste sapere che l’Italia è il primo paese in Europa per tumori in età pediatrica, il primo anche per obesità infantile, e la priorità del governo (quello del cambiamento) oltre alle vaccinazioni coatte è autorizzare un farmaco che castra i bambini confusi!

Ovviamente, come dietro le vaccinazioni c’è un progetto molto più lungimirante, così anche dietro a tutto questo vi è un piano ben più complesso ed occulto rispetto a quello che si può osservare in superficie…
E quello che sta accadendo in Inghilterra in questi giorni, dovrebbe far riflettere tutti…

Gender Indentity Development Service (GIDS)
Si tratta dell’unico centro britannico che si occupa di bambini che vogliono cambiare sesso.
Fa parte dell’NHS, del servizio sanitario di Sua Maestà e ha sede a Londra dentro il Tavistock.

Negli ultimi 5 anni i pazienti, tutti minorenni, sono cresciuti esponenzialmente da 468 a 2519 all’anno, con un aumento del 400%.
Quello che non viene evidenziato dai media è ciò che sta accadendo all’interno del Centro…
Lo psicanalista David Bell, a capo del personale del GIDS, ha spiegato in un suo report che il servizio per il cambio di sesso dei minorenni NON è in grado di valutare adeguatamente i suoi giovanissimi pazienti. Non solo, è arrivato anche a denunciare che il Centro riceve pressioni enormi in particolare dalle lobbies e dagli attivisti pro-trans. Lo avete letto da qualche parte?
Anche la d.ssa Polly Carmichael, direttrice del GIDS, ha dovuto ammettere pubblicamente che il suo centro riceve parecchie pressioni!
Infine sono arrivate le dimissioni del dottor Marcus Evans, che faceva parte della Fondazione che guida il GIDS. Le motivazioni sono sempre quelle: «il GIDS è stato accusato di essere troppo veloce nell’offrire cure mediche a bambini e ragazzi. Trattamenti (farmaci che bloccano gli ormoni) che hanno conseguenze di vasta portata sconosciute e che, senza una sufficiente esplorazione dei sentimenti e delle motivazioni del bambino, possono avere effetti devastanti sulla sua vita, la sua identità e il suo sviluppo.»[5]

Quindi due figure autorevoli del centro inglese hanno fatto outing, denunciando pubblicamente le enormi pressioni ricevute dalle lobbies sempre più politicizzate, che vorrebbero un mondo costituito da bambini transgender...
Ma perché simili pressioni da parte delle associazioni di settore, della politica e della finanza? Hanno solamente lo scopo di richiedere maggiori libertà, maggiori diritti, o c’è dell’altro?
Purtroppo la verità è a dir poco sconvolgente, e per prenderne coscienza è necessario conoscere la storia occultata dell’Istituto Tavistock…

Istituto Tavistock
L’Istituto Tavistock di Londra nacque nel 1920 in Tavistock Square, come clinica psichiatrica ad opera di Cyril Burt, esperto di ricerca sul paranormale e Hugh Crichton-Miller, vicepresidente dell’Istituto C.G. Jung di Zurigo.
Nel 1921 l’undicesimo Duca di Bedford, Marchese di Tavistock donò all’istituto una sede dove furono condotte ricerche sulle psicosi traumatiche da bombardamento nei reduci della Prima Guerra Mondiale. Si trattava di identificare con criteri scientifici la "soglia di rottura" della resistenza di un essere umano sottoposto a sollecitazioni limite.
Il progetto era patrocinato dall’Ufficio per la Guerra Psicologica dell’esercito britannico sotto il comando dello psichiatra John Rawlings Rees.

Nel 1932 divenne direttore del Tavistock un fuoriuscito tedesco, Kurt Lewin, specialista in "dinamiche di gruppo", ovvero tecniche di manipolazione del singolo inserito in un gruppo, tese a fargli acquisire una sua nuova personalità e nuovi valori.
Lewin era fondatore della clinica psicologica di Harvard, che avrebbe avuto una parte di tutto rilievo nel convincere gli americani ad entrare in guerra contro la Germania.
Sviluppatosi come centro di eccellenza per ricerche psichiatriche, il Tavistock, sulla scorta dei successi ottenuti nelle due guerre mondiali, nel 1947 mutava ufficialmente la sua denominazione in "Tavistock Institute of Human Relations".
Grazie ai finanziamenti della Rockefeller Foundation e a qualificanti presenze americane, il nuovo Istituto operava in sinergia con i britannici, fra i quali spiccava il vicedirettore della Clinica Tavistock, il suddetto Rees, cofondatore della Federazione Mondiale della Sanità Mentale.
Va ricordato pure che Rees ebbe per studente un personaggio fuoriuscito dalla Germania che avrebbe fatto una brillante carriera: Heinz (Henry) Alfred Kissinger.

Scopo dichiarato dell’Istituto era, ed è tutt'oggi, «applicare idee e metodi delle scienze sociali a problemi di politica e pratica», sviluppando progetti per l’organizzazione delle istituzioni, dell’industria, del commercio, della salute pubblica e dell’istruzione.
Un campo d’azione multidisciplinare che spazia dall’antropologia, all’economia, alla condotta organizzativa, alle scienze sociali, alla psicoanalisi, alla psicologia e sociologia.
Il progetto era ambizioso: applicare niente meno che al corpo sociale i risultati di quegli studi sul "punto di rottura" messi a punto nel corso delle due guerre mondiali, per distruggere ogni resistenza psicologica dell’individuo e metterlo alla mercé del Nuovo Ordine Mondiale.
Negli anni ‘60 fu lo stesso Tavistock, in collaborazione con i servizi segreti inglesi, a pilotare un esperimento della diffusione e dell’impiego della droga, soprattutto quella prodotta artificialmente, l’LSD, nell’ambito di quel fenomeno socialmente destabilizzante che fu denominato "controcultura", grazie alla larghe sovvenzioni della Fondazione Ford, del Centro Britannico di Studi Ambientali, del Ministero della Difesa britannico, dell’università di Harvard e del Consiglio delle Ricerche di Scienze Sociali della Gran Bretagna.
Personaggio di spicco della controcultura della droga era Gregory Bateson, padre degli hippy californiani, uno dei 5 scienziati di punta del Tavistock che si occupavano di esperimenti di "ingegneria sociale" mediati dalla droga.

Oggi il Tavistock Institute è una sorta di sofisticato laboratorio del RIIA per il controllo sociale, una via di mezzo fra un centro di studi psichiatrici e un centro di ricerche militari, che pubblica un mensile dal titolo Human Relations (Plenum Press).
Obiettivo primario del Tavistock, in ultima analisi, è la ricerca delle modalità per provocare «mutamenti dei paradigmi culturali» nelle società umane, attraverso l’instaurazione di «ambienti sociali perturbati» o la manipolazione delle «dinamiche occulte di gruppo».
A titolo di saggio nel 1989 venne tenuto presso l’Istituto Tavistock un ciclo di conferenze sul tema: «Il ruolo delle Organizzazioni Non Governative nell’indebolire gli stati nazionali», i cui atti vennero pubblicati nel 1991 sulla rivista Human Relations.
Il Tavistock Institute si appoggia a portavoci come la Ditchley Fondation, fin dalla sua fondazione, e a società di pensiero come Club di Roma e ai circoli Bilderberg con i quali collabora strettamente....

Il Tavistock si giova inoltre di una rete americana che include lo Stanford Research Istitute, fondato nel 1946, consulente di multinazionali del calibro della Wells Fargo dei Rothschild, della Bank of America e della Bechtel Corporation.
Ma la vera testa di ponte Tavistock negli Stati Uniti è rappresentata dal maggior "pensatoio" americano, la Rand Corporation, costituita a baluardo del RIIA e quindi del CFR, per il controllo della politica americana ad ogni livello, relazioni internazionali, armamenti, programmi spaziali, politica interna, ecc.
La rete del controllo della mente del singolo e dei comportamenti collettivi mirante a creare, col supporto delle grandi fondazioni, il pensiero unico fondante una nuova scala di valori "politically correct", in pochi decenni si è irradiata in tutto l’Occidente, imponendosi inavvertitamente nelle politiche degli stati, del sistema educativo, nel mondo bancario, degli affari e nei costumi.

Conclusione
Risulta ora più chiara la funzione dell’Istituto: un sofisticatissimo laboratorio di controllo sociale e mentale, ma soprattutto militare, il cui obiettivo è provocare «mutamenti dei paradigmi culturali» nelle società umane.
L’operazione, da far impallidire il diavolo stesso, è il passaggio ultimo che traghetterà l’attuale società verso il porto oscuro del transumano e postumano…

 

Approfondimenti

RIIA, Royal Institute of Internations Affairs
Il primo Istituto Affari Internazionali fu il RIIA fondato il 30 maggio 1919 all’Hotel Majestic di Parigi nel corso della Conferenza di Pace, dal cerchio di iniziati della Round Table, quindi da Cecil Rhodes, Alfred Milner, Arthur Balfour, Albert Grey e Lord Rothschild.
Assieme al CFR americano si trattava di porre in essere sulle due sponde dell’Atlantico un gruppo internazionale, da affiancare ai rispettivi governi per consigliarli e orientarli in tema di politica e affari internazionali.
Il RIIA, noto anche come Chatam House, ha adesso sede al numero 10 di St. James Square a Londra e nel 1979 contava su un Consiglio permanente di 33 persone alla guida di circa 3000 membri.

CFR, council on Foreign Relations
La sua fondazione è descritta nel sito ufficiale del CFR: «si trattò di un club molto discreto di finanzieri newyorkesi e di legali internazionali, organizzato nel giugno del 1918 alla Conferenza di Pace. Sotto la guida di Elihu Root, Segretario di Stato di Theodore Roosevelt e Premio Nobel per la pace, questo gruppo selezionato si chiamò Council of Foreign Relations. Iniziò con 108 membri...funzionari dell'alta banca, di società industriali, commerciali e finanziarie.»
Dalla sua fondazione il CFR ha assunto un ruolo di preminente intermediario fra il mondo dell’Alta Finanza americana, le compagnie petrolifere, le multinazionali e la politica estera del governo degli Stati Uniti. La sua influenza è così profonda e incisiva che può essere considerato il vero motore della politica americana.
Per corroborare tale affermazione si tenga conto che dalle file del CFR sono provenuti: quasi tutti i presidenti americani dopo Franklin Roosevelt, Bush Junior incluso; tutti i Segretari di Stato dopo il 1939; tutti i Segretari alla Difesa; tutti i Direttori della CIA e praticamente tutti i Capi di Stato Maggiore Supremo americano.
Si può affermare che il CFR è l’establishment!

Note

[1] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/03/02/19A01426/SG

[2] Asessuali sono individui che non presentano caratteristiche che rimandano ad una precisa identità sessuale

[3] Pansessuale è l’individuo che ha la tendenza di porre il sesso al centro della vita psichica, della morale e dei rapporti sociali. https://dilei.it/sesso/cosa-significano-gli-acronimi-lgbtq-lgbtqia-e-lgbtqiapk/455645/

[4] L’aggettivo kinky deriva dal termine kink che descrive una serie di pratiche sessuali non consuete atte ad intensificare il rapporto tra due persone e la loro sessualità. https://dilei.it/sesso/cosa-significano-gli-acronimi-lgbtq-lgbtqia-e-lgbtqiapk/455645/

[5] «Minorenni spinti a cambiare sesso per non urtare gli attivisti LGBT», Francesco Borgonovo, “La Verità”, 5 marzo 2019


Marcello Pamio

L’8 febbraio scorso all’Università di Modena e Reggio Emilia si è tenuta una giornata dal titolo «VacciniaMO», un incontro rivolto agli studenti degli Istituti superiori di Modena.
Si tratta del secondo appuntamento organizzato dalla facoltà di medicina e chirurgia Unimore, d’altronde per il Sistema risulta d’importanza vitale indottrinare le giovani coscienze e plasmare i loro freschi cervelli sul tema vaccinale. Voglio impedire che diventino esseri senzienti e soprattutto pensanti…
Ospiti Maria Santoro che ha aperto le danze, poi a seguire il dott. Stefano Zona, infettivologo di Unimore, il prof. Francesco Galassi, paleopatologo dell’Università di Zurigo e Flinders University, e la dott.ssa Elena Varotto, antropologa forense dell’Università di Catania. Poi è stata la volta del prof.  Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa, del prof. David Galbraith, biologo vegetale dell’Università di Tucson in Arizona, del prof, Marcello Pinti, immunologo di Unimore e infine del prof. Andrea Cossarizza, patologo generale sempre di Unimore.

Due parole sull’esimio Lopalco sono d’obbligo visto che gira un video sul suo intervento.
L’epidemiologo dopo aver ironizzato su coloro che mettono in discussione la sicurezza dei vaccini, parte con pseudospiegazione scientifica, per cercare di fare luce sul problema.

«Per mettere in commercio un vaccino servono da 8 a 10 anni di ricerca, questo significa che bisogna vaccinare i bambini volontari e bisogna vedere quanto il vaccino sia sicuro e quanto sia efficace. Dopo tutta questa fase di ricerca, il vaccino viene commercializzato. Cioè il test sui vaccini si fa su decine di migliaia di bambini. Dopodiché viene commercializzato e si fa quella fase che si chiama farmacovigilanza, cioè si guarda anche dopo la commercializzazione, se questo vaccino causa per esempio effetti collaterali che non avevamo osservato negli studi clinici».

Secondo l’esperto, decine di migliaia tra bambini e neonati volontariamente si sono fatti inoculare, dopo ovviamente aver firmato col dito intriso nel latte materno il foglio del consenso informato.
Il termine «volontari» al posto di «cavie umane» ha un impatto decisamente diverso sulla psiche degli studenti presenti.
Lui si difende: «I test sui minori sono imposti dalla legge come ultimo passo. Ma sono i genitori a decidere». Ora è tutto più chiaro! La legge lo impone, ma è solo l’ultima spiaggia, anche se non sappiamo bene cosa ci sia prima, però alla fine sono i genitori che decidono.
Ricapitolando: i bambini sono volontari, ma è la legge che lo impone, però sono i genitori che decidono! Forse il dottore dovrebbe farsi visitare da uno bravo.

Quanti genitori presterebbero alla Scienza il corpo del proprio figliuolo per testare un farmaco di cui non si conosce nulla?  Purtroppo questo avviene inconsapevolmente ogni giorno nelle ASL...
Come spiega benissimo il dottor Stefano Montanari «per controllare l’efficacia di un vaccino occorre una popolazione enorme», questo perché non si tratta solo di verificare se i soggetti siano guariti con la somministrazione del farmaco, ma anche verificare se non si sono ammalati di qualcosa.
Forse Lopalco non sa o fa finta di non sapere, che l’attuale farmacovigilanza, come viene praticata è in grado di riscontrare una frazione miserrima degli effetti avversi, il tutto per minimizzare la loro pericolosità oggettiva.
La verità è che non esistono studi randomizzati a doppio cieco sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini: servirebbe seguire per lunghissimo tempo due gruppi di «cavie», l’uno vaccinato l’altro no, e verificarne lo stato di salute nel tempo, e l’eventuale protezione offerta dal vaccino contro le malattie per le quali si è vaccinato. Questo non è mai avvenuto, per ovvi motivi. Pertanto quanto detto da Lopalco non ha alcun senso.

«Una sperimentazione del genere - continua Montanari - comporterebbe tempi lunghissimi e nessuna, assolutamente nessuna azienda farmaceutica lo fa né mai avrebbe intenzione di farlo».
Anche in questo caso, il Lopalco di turno, esattamente come la cricca ipervaccinista-a-prescindere, non ha esibito nessun documento ufficiale, nessuno studio di sicurezza che comprovi le sue e le altre esternazioni pubbliche. Dovrebbe far riflettere…
Un’altra cosa che dovrebbe far pensare è che il dottor Lopalco figura sulla busta paga della GlaxoSmithKline, la principale azienda produttrice di vaccini!
Nel 2015 la GSK ha pagato Lopalco 459,62 euro come «rimborso spese di viaggio», l’anno seguente ha ricevuto ben 2315,58 euro (700 euro per «corrispettivi» e 1615,58 per «spese contrattuali»).
Nel 2017 il professore pisano ha sicuramente lavorato bene perché la GSK ha sganciato 3549,20 euro, di cui 1928,40 per «corrispettivi» e 1620,80 per «spese contrattuali o servizi di consulenza incluso viaggi e alloggi».
Se non bastasse, ha ricevuto dalla francese Sanofi nel 2017 per due consulenze, la modica cifra di 1350,00 euro e 2233,98 euro.

Questi sono i dati ufficiali pubblicati dalla Glaxo grazie all’EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations), al codice di trasparenza delle industrie, che però va sempre ricordato, è su base volontaria, quindi la maggior parte dei soldi che le lobbies elargiscono a medici, professori, istituti, università e centri di ricerca potrebbe essere sommersa…

Con questo non si sta dicendo che un medico e/o ricercatore non possa prendere soldi dai produttori di farmaci, ma è un diritto per le persone e per gli studenti che ascoltano l’oratore, venire a conoscenza che colui che parlando di vaccini è pagato dal principale produttore di vaccini!

Articoli inerenti:

“La gaffe dello scienziato sui vaccini: sperimentiamo su bambini volontari”, “La Verità” 17 febbraio 2019

“Il legame sospetto tra prof e aziende”, D.ssa Maria Antonietta Gatti, “Il Tempo” 17 febbraio 2019

 

Marcello Pamio

Quando uno è disperato e non sa più che pesci pigliare, le minchiate sgorgano dalla bocca come l’acqua da una fonte di montagna…
Le ultime sparate del «diversamente umile» sono memorabili.
Voli pindarici - senza portare nulla di scientifico come sempre - che però precipitano in un vero e proprio negazionismo, che non ha nulla a che vedere con gli ebrei, anche se è riuscito a tirare in ballo il rabbino capo di Roma...
Mi riferisco ovviamente all’immarcescibile Roberto Burioni e al suo ultimo articolo intitolato: «L’ultima scemenza dei no-vax: i vaccini sono contro la religione».
«Gli antivaccinisti non sanno più cosa inventarsi, pur di sostenere le loro teorie indifendibili e così tirano in ballo anche la spiritualità. A rispondergli per le rime ci pensa Riccardo Di Segni, medico e Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma».
Innanzitutto diciamo al genialoide che ha trovato una cattedra come docente SOLO al San Raffaele (il che è tutto dire), che il tema vaccinale non è teorico e indifendibile, ma un argomento serissimo che merita ogni dibattito anche aspro, visto che tali farmaci vengono inoculati in neonati sani e indifesi. Ma d’altronde avere il rispetto per la salute e per la Vita da chi è abituato ad offendere tutto e tutti, è impensabile.

Comitato di Bioetica
Di errori il nostro virolprodigo ne compie a iosa, ma quello di tirare in ballo il rabbino Riccardo Di Segni solo per esacerbare l’annoso problema dei vaccini e i feti abortiti, non ha eguali.
Nell’intervista (da lui stesso citata) del 31 gennaio scorso dal titolo: «Bioetica. Supersoldati, umani e robot: forzare i limiti della natura si può? Fino a dove?» pubblicata dal Bet Magazine Mosaico, il sito ufficiale della Comunità ebraica di Milano, il rabbino NON parla minimamente di vaccini, ma del suo lavoro nel Comitato di Bioetica.
Dal 2006 infatti egli fa parte del «Comitato Nazionale di Bioetica», un organo del governo italiano che fa consulenze. Il CNB ha negli anni affrontato numerosi argomenti, dalle questioni legate all’inizio e fine vita ai problemi connessi a emergenze sociali, come le vaccinazioni, tematiche inerenti la farmacologia ecc.
Per esempio, quando è stato chiesto loro un parere sul rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti omeopatici, il CNB stesso ha espresso l’indicazione che il termine “medicinale” fosse sostituito da “preparato” e che le etichette indicassero: «Preparato omeopatico di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate».
Il dottor Di Segni ha espresso la sua convinta contrarietà non solo dal punto di vista scientifico, ma affermando che chi assumesse questi preparati trasgredirebbe il divieto della Torah di compiere atti magici. Avete purtroppo letto bene: «i preparati omeopatici infatti si basano su sostanze che, diluite, dovrebbero continuare ad assicurare risultati benefici. Tali sostanze sono però così estremamente diluite da risultare di fatto inesistenti configurando quindi la loro assunzione come ricorso a un atto magico».


Quindi un ebreo che usasse un omeopatico sarebbero eretico, in piena violazione delle sacre scritture!
Cosa direbbero oggi i revisori della Torah se sapessero che la Food and Drug Administration sostiene l’utilizzo del placebo per testare l’efficacia delle terapie farmacologiche?
Il dottor Di Segni sa che il placebo è lo standard di riferimento negli studi di nuovi farmaci, basati sulla prova di efficacia («Evidence-based Medicine»)?
Quindi l’autorizzazione dei farmaci chimici che tutti gli ebrei del mondo usano, è concessa solo in funzione di un atto magico (placebo). Come infatti i rabbini possono spiegare l’effetto placebo?
Ma torniamo al discorso vaccini e religioni, usato indiscriminatamente da Burioni per poi partire con la ridicola filippica sull’omeo-magia.

Feti e linee cellulari
L’anti-somaro per eccellenza, dovrebbe girare le sue offese ai dirigenti e ai ricercatori delle industrie chimiche, perché sono loro stessi che confermano l’esistenza delle linee cellulari derivate da feti abortiti. Sono le lobbies che producono i vaccini che lo scrivono nel veritino (detto anche bugiardino).
Il dottor Stanley Plotkin, chiamato «godfather of vaccines» cioè il «padrino dei vaccini» è la massima autorità mondiale in questo campo ed è stato consulente per molti anni alla Sanofi.
In una dichiarazione giurata il medico ha spiegato che sono 76 i feti abortiti che utilizzati nelle sperimentazioni che hanno dato origine alle cosiddette «linee cellulari» usate per coltivare successivamente i virus vaccinali.
Da questi feti, tutti abortiti al terzo mese o più di gravidanza le industrie hanno prelevato campioni di tessuto, come per esempio ghiandola pituitaria, polmoni, pelle, milza, cuore, ecc.

Terreni di coltura
I terreni di coltura cellulari umani e animali più utilizzati sono: WI-38, MRC-5 e VERO.
WI-38 (Winstar Institute 38) indica cellule fibroblasti di polmone umano espiantate nel 1964 da un feto femmina svedese abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli. Questa linea cellulare viene utilizzata per far crescere i virus di morbillo, parotite, rosolia, varicella ed herpes zoster.
MRC-5 (Medical Research Council 5) indica cellule polmonari umane provenienti da un feto maschio di 14 settimane abortito nel 1966 perché la mamma ventisettenne inglese era internata per “motivi psichiatrici”. Questa linea viene usata per epatite A, epatite B, tifo, polio, difterite-tetano-pertosse, vaiolo, rabbia ed herpes zoster, morbillo, parotite, rosolia, varicella.
VERO è l’unica linea non umana ma animale, le cellule infatti derivano dai reni di una scimmia verde africana.
Oltre alle cellule di feti umani, i vaccini presentano moltissime sostanze di origine animale.
Per esempio la gelatina derivata dalla pelle di maiale in alcuni vaccini a virus vivi serve da stabilizzatore per proteggere i virus contro gli effetti della temperatura (troppo freddo o troppo caldo).
L’albumina umana sierica è la proteina del sangue utilizzata come stabilizzatore in uno dei vaccini per la varicella (Varilrix).
I vaccini inoltre possono contenere tracce di proteine d’uovo, e questo perché il virus dell’influenza viene coltivato su uova di galline.
Va ricordato infine che ai microrganismi usati poi per la produzione di vaccini è necessario fornire loro sostanze nutritive alla crescita: derivati da prodotti ovini e bovini (aminoacidi, glicerolo, gelatina, enzimi, siero del sangue, latte, ecc.)

Conclusione
Ringrazio il dottor Burioni di esserci, perché la sua esistenza bipolare è importantissima: da una parte egli è funzionale al Sistema, e dall’altra alimenta la crescita del contro-Sistema. Ogni volta che parla e/o scrive, cresce il numero delle persone che capiscono e discernono la Verità dalle minchiate.
Al capo rabbino di Roma, nonché medico allopata, auguriamo di continuare a occuparsi di bioetica, di «atti magici» come per esempio l’omeopatia, perché così facendo quei 10-13 milioni di blasfemi eretici italiani potranno diventare 15-20 a breve.
Eticamente parlando, farebbe invece una migliore figura se avvertisse gli ebrei della presenza nei vaccini di terreni di coltura cellulari da feti umani abortiti e pezzi di animali come suino, bovino, scimmia e ovino.
I cattolici sono già stati rassicurati dalle parole dei santissimi intermediari tra loro e Dio: non serve infatti darsi pena se si inocula nel corpo del figlio dei virus coltivati su cellule di feti abortiti, perché non sono stati mica loro a costringere ad abortire quelle donne, quindi il male è stato commesso da qualcun altro...
Anche gli ebrei e i musulmani non devono darsi pena se dentro i vaccini vi sono, oltre ai feti abortiti pure i derivati di animali come suini, bovini e pollame, perché i vaccini mica si mangiano, vengono solo iniettati nel sangue dei loro figli...


Marcello Pamio

Non ho mai acquistato in vita mia Fortune, forse perché una simile rivista è, per me, quello che Il Giornale di Berlusconi è per un marxista-leninista moderno...
Detto questo però, copertina e titolo di gennaio mi hanno incuriosito: «Il Pharma che investe», per cui l’ho preso.
Le analisi e i dati pubblicati sono risultati molto interessanti!

Settore Healthcare
Il settore dedicato alla salute e al benessere (Healthcare) ha un suo peso nel Pil, non indifferente.
Nei 5 paesi dell’Unione, chiamati EU5 (Italia, Germania, Francia, UK e Spagna) è del 10%, mentre negli States è del 15%.
Il trend è ovviamente in crescita di tutto il settore e indotto, ed indica chiaramente che l’italiano medio consumerà sempre più farmaci e servizi, perché probabilmente sarà sempre più ammalato.
L’Italia sorprendentemente si afferma come hub principale di produzione farmaceutica con oltre 100 siti produttivi. Quindi ad oggi siamo il primo mercato in Europa per produzione, in grado di gestire addirittura una quota pari al 25% del totale degli EU5.
Se siamo il primo mercato europeo per la produzione di farmaci, viene da sé che il peso delle industrie sulle decisioni dei governi è enorme e assai condizionante.

Farmaci fotocopie
Secondo Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, per aprire un’azienda farmaceutica servono risorse straordinarie. Ci vogliono 25 miliardi di euro per sviluppare un farmaco e almeno 10 anni per venderlo sul mercato. Ammesso e non concesso che la fortuna baci i ricercatori: solo 2 molecole su 10.000 riescono ad entrare nel mercato dopo la scoperta.
Questa è la scontata difesa delle lobbies da parte dell’associazione che riunisce le industrie chimiche, ma in realtà le cose stanno un po’ diversamente…
Il settore Ricerca & Sviluppo da molto tempo non investe nella ricerca di una nuova molecola, ma lavora per sfornare semplici fotocopie delle molecole già esistenti in commercio!
Si chiamano «farmaci me-too», e sono «farmaci fotocopia» di altri medicinali già in commercio.
Si modifica lievemente la composizione chimica, si cambia la veste grafica (scatola e packaging) e la forma della pillola, e il gioco è fatto. Ecco il “nuovo” farmaco.
Attualmente nessuna azienda al mondo rischia miliardi in un solo prodotto che, magari, non vedrà mai la luce della commercializzazione.
L’amara realtà è stata descritta magistralmente da Pierre Simon, ricercatore universitario e responsabile della ricerca presso la francese Sanofi, il quale ha dichiarato allo storico della medicina David Healy: «All’inizio l’industria farmaceutica era in mano ai chimici. Ora appartiene a persone che hanno un master in Business Administration o qualcosa del genere, gente che potrebbe dirigere allo stesso modo Renault, Volvo o qualsiasi altra società. Bisogna vedere la quantità di denaro che il settore farmaceutico spende per condurre ricerche su farmaci-fotocopia, la cui efficacia a volte è minore. Parliamo di utilizzare il 70-90% di tutto il denaro destinato alla ricerca per finalità che esulano dall’innovazione. E’ uno spreco di denaro terribile».
Le aziende farmaceutiche infatti investono nella ricerca di base per la scoperta di nuove molecole solo l’1% dei loro profitti; la maggior parte dei soldi vengono usati per il marketing (comparaggio, regali ai medici, congressi, pubblicazioni, pubblicità, viaggi, ecc…).

Guerra ai generici
I farmaci generici (contenenti lo stesso principio chimico ma molto meno cari perché il brevetto è scaduto) possono essere tenuti fuori dal mercato con una strategia mafiosa.
Basta che un’azienda avvii una causa legale contro il produttore del generico, accusandolo di aver violato la legislazione sui brevetti - questo anche se l’accusa è del tutto priva di fondamento - ed ecco che l’autorizzazione per il generico slitta automaticamente, negli Stati Uniti, di ben 30 mesi.
Così riescono a tenere per diversi anni l’esclusiva sulle proprie molecole anche dopo la scadenza dei brevetti.
Un’altra strategia commerciale sfrutta la stereoisomericità delle molecole. I farmaci infatti sono stereoisomeri, cioè composti da due metà speculari, dal punto di vista chimico, di cui solo una metà è farmacologicamente attiva.
Quando il brevetto del farmaco originale sta per scadere la società mette sotto brevetto la metà attiva delle due. Modificano il nome, aggiungendo per esempio una o più lettere davanti al nome vecchio, e il farmaco-fotocopia viene immesso nel mercato per altri decenni. In questo modo ogni singolo farmaco viene brevettato almeno due volte. Per esempio il citalopram (scaduto) è diventato escitalopram, e via così.
Un’altra strada ancora è rimettere il farmaco in commercio ma per un altro disturbo!

Farmaci innovativi
Tutti sono sempre pronti ad applaudire le case farmaceutiche per aver salvato il mondo grazie a farmaci e vaccini innovativi. Ma non tutti sanno che i farmaci fortemente innovativi nascono quasi tutti dalle ricerche pubbliche e non certo da quelle private.
Tutta la ricerca di base che ha consentito alla medicina moderna di progredire è stata realizzata dal settore no-profit (università, centri di ricerca, laboratori finanziati dai governi).
Per esempio, 15 dei 21 farmaci più importanti entrati nel mercato statunitense dal 1965 al 1992 sono stati sviluppati da finanziamenti federali. Quindi dov'è il grande merito delle lobbies?

Le lobbies e lo Stato
Come detto l’Italia è strettamente dipendente dalle case farmaceutiche e i dati riportati da Fortune parlano chiaro.
Circa 13 sono i miliardi ex-factory (prezzo ricavo industria) che lo Stato paga all’industria per i farmaci che vengono sfornati. Mentre 14 sono invece i miliardi di euro che l’industria farmaceutica rende allo Stato in termini di contributi e tasse.
Ben 31 miliardi è il valore della produzione dell'industria farmaceutica italiana e, di questi, oltre il 70% finisce nell’export.
Dal 2010 al 2017 il manifatturiero segnava un meno 17% in termini di crescita, mentre l’industria farmaceutica segnava un più 24%, e questo la dice lunga sul valore di questo segmento nella crescita del Pil di un Paese.
A questo è necessario precisare che, nonostante le aziende abbiano sede e produzione sul suolo italiano, la maggior parte di loro essendo straniera fa uscire, oltre ai farmaci, anche i capitali. Quindi la reale ricchezza che rimane in Italia è probabilmente composta solo da spiccioli.

Farmaci inutili
Oggi dal 50 al 70% dei medicinali che gli italiani comprano sono inutili.
Da una parte perché sono poco efficaci e dall’altra perché sono doppioni di altre molecole già in commercio, come detto prima.
Il dottor Silvio Garattini del Mario Negri di Milano, alla veneranda età di 90 anni (forse perché fa un solo pasto al giorno?) sostiene che metà dei farmaci che si trovano sugli scaffali delle farmacie sono perfettamente inutili.
Inutili perché di scarsa efficacia; inutili perché presi quando non serve farlo e inutili infine perché superflui, cioè l’ennesimo prodotto fotocopia che sotto un nome diverso ma è la medesima molecola.
Questo meccanismo va ad intasare un mercato già saturo, e fa lievitare la spesa del servizio sanitario nazionale: 22 miliardi è la spesa annuale destinata solo per i farmaci!

Errori Medici
Al pari della spesa per farmaci, l’Italia spende ogni anno 22,5 miliardi di euro solo per risarcimenti da errori medici (iatrogeni).
Circa il 15% della spesa sanitaria nazionale viene così bruciato per rimediare agli errori di cui è rimasto vittima il 10% dei pazienti che mettono piede in una struttura sanitaria.
Ebbene sì: 1 persona su 10 tra quelle ricoverate in ospedale viene dimessa (se esce con le sue gambe) con un qualche danno iatrogeno.
Un report sulla qualità dei servizi sanitari diffuso dall'OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, denuncia che sui 10 milioni di ricoveri ospedalieri, 1 milione di pazienti incappa in un errore sanitario. Tra questi circa 700.000 persone contrae un’infezione legata all’assistenza e 7.000 muoiono per cause direttamente riconducibili alle infezioni stesse.

Farmaci scaduti
Oltre alla metà di farmaci inutili vista prima, la metà degli italiani (il 48%) assume farmaci da banco scaduti. La denuncia arriva da Altroconsumo, e dimostrerebbe che nel nostro paese è sempre più diffusa la tendenza a ignorare la data di scadenza.
Qualcuno accusa le case farmaceutiche di anticipare la data limite solo per vendere di più i loro prodotti. E questo qualcuno è per esempio la FDA americana, l’autorità che controlla farmaci, droghe e alimenti, la quale contesta il sistema con cui le aziende farmaceutiche fissano la deadline, cioè il limite temporale di scadenza.
Secondo l’ente viene anticipato di tre mesi rispetto al fisiologico degradamento dei prodotti: un espediente questo che sarebbe usato per far lievitare il giro d’affari multimiliardario!
Infatti una sola molecola brevettata, tenuta sul mercato anche solo qualche mese in più, spostando la data di scadenza, farà incrementare le vendite di miliardi di dollari.
Un mercato spaventoso, se pensiamo che solo negli Stati Uniti ogni anno finiscono nella spazzatura fra i 60 e i 70 miliardi di dollari di medicinali ancora validi!

 

Vincenzo D'Anna

E’ notizia di ieri il varo di un improvvisato “Patto Trasversale per la Scienza”, rivolto a tutte le forze politiche, per sostenere la ricerca scientifica e contrastare la pseudomedicina. A confezionarlo non un politico e neanche uno scienziato, nel senso vero del termine. Il patto è tra politica di potere, quello passato (Renzi) e quello presente (Grillo), e quella parte di Accademia Italiana che da sempre è contigua al potere politico e che, per benevolenza dello stesso potere, finisce per occupare le principali Istituzioni sanitarie statali. È infatti raro che ai vertici di Aifa e dell’Istituto Superiore di Sanità si possa arrivare per concorso, titoli e meriti. L'ultimo che ci arrivò, col governo Monti (parliamo dell’ISS), fu Fabrizio Oleari, defenestrato poi dal ministro Lorenzin che indicò Walter Ricciardi, suo successore.

In quel ”Patto” tutto c’è tranne la Scienza. Seguitemi. Partiamo da Big Farma, la potentissima associazione delle industrie farmaceutiche, colosso capace di finanziare la politica attraverso associazioni, think tank, convegni e meeting. Tutto chiaro, tutto scritto nei resoconti di bilancio. A questo potere incontrastato e suadente nessuno offre più un minimo contrasto, finanche lo Stato che, imponendo l'obbligo vaccinale, assume su sé stesso gli oneri delle chiamate in giudizio per gli eventuali eventi avversi provocati dai trattamenti sanitari obbligatori. Soldi pubblici, insomma, per risarcire i danni provocati dai privati delle case farmaceutiche!! Ecco allora che chi è contiguo con gli interessi di Big Farma e con il potere politico, si ingegna per saldare e tutelare i due interessi, politico ed economico, tappando la voce del dissenso con leggi che vietino di distinguersi dalle verità della “Sanità ufficiale”, ovvero decretata da quelle istituzioni sanitarie occupate dai rappresentanti designati dalla politica. Ma non basta. Occorrono mezzi di repressione per scongiurare che la Scienza e la Ricerca indipendente, ribattezzate pseudo scienza, siano bandite da ogni luogo tacciando chiunque si proponga di capire di cosa si componga un vaccino di essere un adoratore della falsa scienza.

Leggete attentamente i punti 2 e 3 del “patto scellerato” e capirete la dimensione del bavaglio che si tenta di imporre alla libertà di dissenso. Eppure, da quando esiste, la Scienza, quella con la "S" maiuscola, mette in discussione anche sé stessa e non sta mai ferma. La Scienza cerca, dubita, s'interroga per progredire, non certo per regredire. Nei primi punti del patto si configura l'intento di impedire quella prassi che si fonda sulla conferma e/o la falsificazione di qualunque teoria o convincimento. Altro che «libere l’Arte e la Scienza» e «libero il loro insegnamento», come recita l’Articolo 33 della nostra Costituzione!!

Che c'entrano scienza e politica? I patti, quelli veri, si fanno tra scienziati su progetti di scienza, non tra scienziati e politici su questioni che non hanno alcuna attinenza con la scienza. Scienziati ed istituzioni, se proprio vogliono collaborare, lo facciano tirando fuori dai cassetti - sempre se le hanno - queste benedette analisi della farmacovigilanza, e ci dicano una volta per tutte, cosa c'è nei vaccini! Su di una scatola di Yogurt sono indicate tutte le sostanze che compongono l’alimento da ingerire, paradossalmente per un farmaco, che viene iniettato direttamente nel corpo di un bimbo, le autorità non esibiscono gli esami sulla sua esatta composizione.

Questo patto vuole mettere il bavaglio a tutti coloro che non si inchinano alla ragion di Stato ed alle verità precostituite. Negli Usa, Robert Kennedy Jr. ha smascherato la mancata farmacovigilanza sui vaccini, dimostrando che la politica seria sceglie gli interessi dei consumatori non i guadagni dei produttori. Ed è qui che deve entrare in gioco la nostra politica, evitando lo scontro ideologico tra pro-vax e no-vax, utilizzando gli strumenti per rassicurare la popolazione, intervenga finanziando studi e controlli terzi sui vaccini, accerti se funzionano i controlli di ISS ed AIFA su tutti i farmaci in commercio. Mi ripeto, in assenza di pandemie vere, si smetta con un obbligo che conculca la libertà dei cittadini di poter scegliere. L’unica teoria di gregge che risulta vera è quella della greppia, alla quale si alimentano interessi di boriosi venditori di allarmi e dei produttori di farmaci inutili e costosi. In nome di Dio tenete giù le mani dalla Scienza.

Vincenzo D'Anna, Presidente Ordine Nazionale dei Biologi


Marcello Pamio

«La peste suina africana dilaga in Europa, 9 nazioni colpite»
Così ha aperto il quotidiano «Il Messaggero» il 19 dicembre 2018.
È quanto sarebbe emerso dalla conferenza ministeriale tenutasi a Bruxelles e convocata con urgenza dal commissario alla salute Vytenis Andriukaitis.
Gli untori questa volta sono i cugini dei maiali, i cinghiali.
Il Commissario europeo spiega che «in diverse regioni d’Europa la popolazione di cinghiali si è sviluppata in modo incontrollato, questo ha un ruolo importante nella diffusione e persistenza della malattia».[1]
Suini e cinghialate a parte, il messaggio del Sistema è chiarissimo: occhio che è in arrivo la mortale influenza H1N1.

La strage suina…
Nel mondo sono centinaia di migliaia le morti per influenze varie, eppure bastano una manciata di casi isolati per innescare il pandemonio.
Quando infatti i media si focalizzano, accendendo i riflettori, bastano pochissimi casi mirati per scatenare il panico tra i sudditi-non-pensanti.
Tra la fine del 2018 e l’inizio del nuovo anno i media hanno - non a caso - iniziato a martellare ed amplificare casi di morte avvenuti presumibilmente a seguito dell’influenza suina.
A fine dicembre una giovane giornalista americana di 26 anni, Bre Payton è stata prima ricoverata per complicanze respiratorie e poi morta a causa, dicono, del virus H1N1 e della meningite.
Dal giorno di Natale è in coma Robert Brennan, un ragazzo di 14 anni ricoverato in condizioni disperate nel reparto di terapia intensiva all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool. Rischia di morire, ma anche se sopravvivrà il suo cervello ha riportato danni irreversibili[2]. Anche in questo caso si parla del virus H1N1.
Questo è l’inizio della fine…

Un po’ di storia
Facciamo un salto indietro nel tempo, a febbraio 1976 negli Stati Uniti d’America.
In quel periodo la tv mandava in onda continuamente spot pubblicitari per terrorizzare i sudditi americani e convincerli a farsi vaccinare contro l’influenza suina!
Scomodarono perfino il presidente Gerald Ford, il quale impose per legge il vaccino dopo che la presunta epidemia colpì la base militare di Fort Dix nel New Jersey, uccidendo 19 militari.
Ovviamente fu una chiara False-Flag, perché si sono scordati di dirci che molto probabilmente la vera causa delle morti è da imputare ai numerosi vaccini somministrati ai soldati… Non a caso il 27 aprile 2009 (quando ancora erano liberi di scrivere), il quotidiano «Time» riportava che il vaccino del 1976 provocò dozzine di morti e gravi effetti collaterali come la Sindrome di Guillan-Barré (progressiva paralisi agli arti), ma non solo: ci furono addirittura più morti (oltre 30) per colpa del vaccino che per il virus dell’influenza suina.[3]

La maggior parte delle persone però non ha una memoria storica, e difatti la storia si sta ripetendo.
I media veicolano solo notizie terroristiche, e i responsabili della salute pubblica, invece di fare ordine e chiarezza, spingono alle vaccinazioni di massa. Big Pharma intanto sfrega gli artigli…

Affari d’oro per Big Pharma
Forse la colossale presa in giro della finta pandemia di influenza suina del 2009 non è bastata.
La cosa certa è che ha permesso alle industrie di diventare sempre più potenti!
Ricordo che in quell’anno una delle maggiori banche d’investimento, J.P. Morgan (dell’impero Rockefeller), aveva calcolato le prenotazioni fatte dai governi «alle 3-4 aziende in grado di produrre il vaccino su larga scala, almeno 600 milioni di dosi».[4]
Non solo: sempre secondo J.P. Morgan, si dovevano sommare altre 350 milioni di dosi, che avrebbero fatto lievitare le vendite di vaccini a circa 1 miliardo di dosi. Questo solo per i vaccini!
Capito cos’è realmente stata l’operazione H1N1?

Il bottino dei vaccini è stato spartito tra i quattro big della farmaceutica: GlaxoSmithKline, Sanofi Aventis, Novartis e Astra Zeneca, a cui va aggiunto anche quello dei medicinali dove ha primeggiato Roche con il mitico Tamiflu e ancora la Glaxo con il Relenza.[5]
Qualcuno all’epoca aveva parlato di sicurezza del vaccino contro l’A-H1N1?
Macché: «sulla sicurezza del vaccino non si scende a compromessi» aveva proclamato Keiji Fukuda, vicedirettore generale dell’OMS![6] 
Per coerenza, dall’11 giugno 2009 la stessa OMS ha innalzato il livello di sicurezza a 6, cioè il massimo dell’allerta: in una simile emergenza l’Organizzazione sovranazionale può legittimamente «costringere» i sudditi a farsi vaccinare, a limitare gli spostamenti e può imporre quarantene.

Infine per assicurare le centinaia di milioni di dosi entro l’autunno - scrive il britannico «The Guardian» - l’EMA (l’ente europeo dei farmaci) aveva permesso alle società produttrici di scavalcare la fase dei test su larga scala sugli uomini. D’altronde si era in piena pandemia, le strade avevano montagne di cadaveri accatastati…
In pratica l’Agenzia europea ha autorizzato, scavalcando ogni concetto di sicurezza, la «procedura rapida» perché appunto vi era la «pandemia» con livello 6.
Ci stupiamo che oggi l’EMA non intervenga nello scandalo delle analisi effettuate sui vaccini pediatrici?
La pandemia di influenza suina è stata ed è una truffa colossale assai pericolosa.
Truffa perché Big Pharma con la paura incamera miliardi di dollari; pericolosa perché nasconde un grossissimo problema di salute pubblica: i vaccini ed i veleni chimici che contengono.

Note

[1] «La peste suina africana dilaga in Europa, 9 nazioni colpite. “Abbattere i cinghiali”», https://www.ilmessaggero.it/salute/medicina/peste_suina_europa_cinghiali_19_dicembre_2018-4183187.html   

[2] «Influenza suina, 14enne in coma dal giorno di Natale. La madre: «Se sopravviverà avrà danni permanenti» https://www.ilmessaggero.it/mondo/influenza_suina_coma_14_anni_natale_cervello-4213372.html

[3] «How to Deal with Swine Flu: Heeding the Mistakes of 1976» , Time, 27 aprile 2009, www.time.com/time/health/article/0,8599,1894129,00.html

[4] «Virus A, affari d’oro per Big Pharma. Il vaccino vale 10 miliardi di dollari», Maurizio Ricci, La Repubblica del 22 luglio 2009

[5] Idem

[6] “Influenza A, preoccupazione sul vaccino”, 27 luglio 2009, “Il Gazzettino”


Vincenzo D’Anna

All’insaputa di molti, nel nostro Paese si sta consumando una vera e propria battaglia tra coloro i quali invocano la libertà di proteggere il proprio corpo dalle ingerenze dello Stato etico, e quanti, all’opposto, sostengono questa specie di tiranno che pretende di stabilire quale sia il bene da garantire al popolo. Un’espropriazione forzosa, insomma, del diritto di auto-determinazione con i cittadini trasformati in “sudditi obbedienti”, ancorché in nome del bene che la Nazione intende garantire loro anche con la prassi della vaccinazione obbligatoria.

A nulla vale che ci sia un aperta violazione dell’art.32 della Costituzione che pure vieta l’imposizione di trattamenti sanitari. In questo caso però si tratta di ben altro, perché qui si paventa un imminente quanto inesistente pericolo epidemico che renderebbe obbligatoria la pratica vaccinale volta a proteggere la salute pubblica, che, in quanto tale, gode della priorità rispetto alle singole libertà individuali. Un ragionamento ineccepibile se fosse vera la premessa.

Fortunatamente, infatti, l’epidemia di morbillo di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi, è del tutto inventata e come fattore epidemico e pericoloso per la salute pubblica, è del tutto irrisoria. Non esiste la definizione di epidemia per patologie come il morbillo, malattia esantematica a prognosi fausta che ha infettato milioni di bambini e che ha indici di morbilità (numero di casi) e di complicanze gravi e/o mortali al di sotto di decine di altre ben più gravi patologie che pure falcidiano l’umanità. Allora da cosa discende questa “forzatura” scientifica e politica giunta addirittura a consentire all’Ordine dei Medici di radiare coloro i quali nutrivano perplessità e dubbi sulla sicurezza, non sulla efficacia si badi bene, della pratica vaccinale? Perché stuoli di medici sono stati zittiti con il bastone quando la Scienza, fin dal giorno in cui è nata, si è sempre basata sul dubbio, sull’indagine, sull’accertamento continuo fatto di studio, approvazione o confutazione dei saperi acquisiti o tramandati da studiosi di epoche precedenti? Perché per i vaccini si dovrebbe tornare alla teoria Aristotelica dello Ipse Dixit, cioè della verità assoluta ed immutabile, in aperto contrasto con la scienza moderna?

Eppure l’Epistemologia (ricerca della verità) scientifica ci insegna che tutto progredisce per conferme oppure falsificazioni dei risultati.

Perché, allora, si ha paura di quanti avvertono che i vaccini non sono sicuri fino a quando non si scoprirà la loro esatta composizione, quella degli additivi, dei conservanti, degli adiuvanti e degli scarti di produzione di cui essi sono composti? Perché iniettarli nei corpi di bimbi appena nati oppure ad appena tre mesi di vita, quando il loro sistema immunitario e le difese organiche sono notoriamente immaturi ed incompleti? Perché, nonostante le polemiche, l’Aifa (Agenzia per il Farmaco) non pubblica gli esami di certificazione e di qualità che sono per legge propedeutici alla commercializzazione di medicinali come, appunto, i vaccini che presentano eventi avversi anche gravi e mortali, come le stesse avvertenze allegate ammoniscono? Perché sostanze come alluminio (nelle creme) e formaldeide sono state ritirate dal commercio in quanto tossiche ma intanto continuano ad essere presenti nei vaccini?

Di recente ricerche commissionate e pagate da un’associazione di genitori contrari all’obbligo vaccinale, hanno evidenziato che alcuni di questi prodotti conterrebbero decine di impurità e di sostanze potenzialmente tossiche e/o nocive e tuttavia gli scienziati hanno pensato bene di irridere tali analisi senza tuttavia esibire gli esami che pure gli organi di controllo di qualità e sicurezza avrebbero dovuto realizzare!

Come mai? E come mai il presidente dell’istituto superiore di Sanità si è dimesso perché in aperto conflitto d’interesse con decine di consulenze ben retribuite dai produttori di vaccini ed il tutto è stato fatto passare come una forma di protesta contro il governo reo di aver assunto posizioni anti-scientiste? Perché nonostante le varie denunce né le procure, né i Nas hanno agito per rendere pubbliche le procedure dei controlli di legge? Perché si continua a tollerare un lacuna giuridica che consente ai produttori di vaccini di non dover eseguire tutti gli esami sul prodotto finito?

Sono questi i quesiti sistematicamente ignorati da stampa e mondo accademico in Italia dove una schiera di pseudo esperti dà per vero e provato quel che forse vero e sicuramente provato non è. È nell’interesse dei cittadini ignorare queste cose?

Nel nostro Paese c’è molta gente che teme per la libertà ma essendo la libertà una conquista di tutti i giorni, non possiamo accettare che essa venga delegata agli interessi della politica politicante e della scienza finanziata e perciò tacitata dalla Big Pharma di turno.

Vincenzo D'Anna, Presidente Ordine Nazionale Biologi

Marcello Pamio

Come detto nell’articolo precedente, la slavina scatenata dalle analisi chimiche e biologiche su alcuni lotti vaccinali si sta avvicinando a valle! L’aria che tira sa di cambiamento...
Ma è una gran brutta aria per coloro che si abbarbicano e arrampicano sugli specchi dei grattacieli dell’establishment.
Nonostante le evidenze laboratoristiche e la richiesta da più parti di chiarimenti ufficiali, l’Aifa, l’Agenzia che paghiamo con i nostri risparmi e tasse, invece di basarsi sul precetto ippocratico più sacro per la medicina: «Primum non nocere», e sul «principio di precauzione» si limita a difendere il Sistema.

L’Aifa infatti, per voce del capo ufficio stampa Fabio Mazzei, scrive al direttore Il Tempo, il quotidiano colpevole di aver scritto il 23 dicembre scorso un articolo dal titolo: «Analisi choc su due lotti di vaccini» in cui hanno intervistato il Presidente dell’ordine dei biologi Vincenzo D’Anna.
L’Aifa prende subito le distanze specificando che «tutti i medicinali, devono rispettare gli standard di produzione previsti dalle autorità nazionali e internazionali che ne garantiscono l’elevata qualità e riproducibilità. In assenza di tali requisiti, nessun vaccino può essere autorizzato e immesso in commercio».

Come sempre, alle parole non seguono mai i fatti, i dati concreti, gli studi. Nulla di nulla. Solo citazioni dell’ortodossia scientista: “autorità”, “requisiti”, “certificati”… Il solito blablabla.
Perché la parola chiave è fiducia. I sudditi devono fidarsi del Sistema, per questo motivo il Sistema NON può essere messo in discussione, da nessuno.
L’Aifa quindi ricorda che «le autorità preposte effettuano controlli durante tutto il ciclo produttivo del vaccino. Inoltre, prima della distribuzione sul mercato, ogni singolo lotto è sottoposto a un ulteriore doppio controllo effettuato, in modo indipendente, sia dall’azienda produttrice che da una rete internazionale di laboratori accreditati, a loro volta controllati da altri enti (in Italia l’Istituto Superiore di Sanità)».
Risponde a tono il direttore Franco Bechis dicendo che da par loro non sono in discussione «i controlli effettuati dall'Istituto superiore della Sanità» e neppure la validità o meno dei vaccini.

Il punto cruciale - che come sempre non viene preso in considerazione - è che possano esserci in giro lotti o campioni di lotti vaccinali contraffatti e inefficaci per non dire dannosi per la salute pubblica.
«Basterebbe - conclude con semplicità Franco Bechis - ripetere quelle analisi con tutti i metodi che ritenete più opportuni e ogni dubbio sarebbe sciolto».
Sarebbe troppo complesso e troppo dispendioso per le casse pubbliche? Macché, sono scusanti per gli utili idioti: se le analisi le ha commissionate un’associazione come il Corvelva, rifarle per qualche laboratorio accreditato e con tutte le certificazioni del mondo sarebbe una passeggiata e non costerebbe nulla. Quello che manca è ovviamente la volontà!

Quindi torniamo alla parolina magica: fiducia.
Dobbiamo fidarci di coloro che permettono l’entrata in commercio di farmaci, anche se dopo moltissimi di questi vengono ritirati per aver danneggiato e/o ucciso persone.
Qualche banale esempio?

Secondo dati Aifa, nel 2016 sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci:[1]

Redoff, Clobetasolo Pierre Fabre, Almotriptan Sandoz, Sertralina Sandoz, Montelukast Teva Italia, Pantoprazolo EG, Potassio Cloruro FKI, Aria Sol, Enalapril Zentiva, Desogestrel Zentiva, Pergoveris, Helixate Nexgen, Kogenate Bayer, Nacrez, Enciela, Leponex, Irbentens, Ossigeno, Azitromicina Zentiva, Glucagen Hypokit, Lescol, Prostigmine, Itraconazolo EG, Cerchio Cuore SP, Diapatol - Diidergot - Ekuba - Indamol – Stemetil, Fluimucil, Visuglican, Yondelis, Adoport, Glucosio Baxter, Zorac, Enalapril Mylan Generics, Enalapril Teva Italia, Naprilene, Lanex, Rifadin, Biogermin, Cuprum Oxydulatum rubrum, Morfina Cloridrato S.A.L.F., Etacortilen, Taxotere, Netildex, Surfactal, Morfina Cloridrato, Locabiotal, Magnesio Solfato, Eugastran, Levogenix, Procalin e Mucosalin, Pantoprazolo, Miozac, Daktarin, Furosemide, Efracea, Pentacol

Nel 2017 sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci[2]:

Mundoson Fluido, Ibifen, Leustatin, Gentamicina Solfato, Acido Zoledronico, Colchicina Lirca, Biochetasi, Atorvastatina Pfizer, Gentamina B. Braun, Gentamina Solfato Italfarmaco, Gentomil, Riopan, Epaviten, Oxo, Pentaglobin, Uman Albumin – IgVena, Salazopyrin EN, Edronax, Furosemide Galenica Senese, Tiklid, Mirtazapina Zentiva, Lisomucil Tosse Mucolitico, Telmisartan e Idroclorotiazide Zentiva, Acido acetilsalicilico e vitamina C Angelini, Mucosolvan, Riopan, Halcion, Diclofenac Almus, Ecomì, Venosmine, Valeriana Arkocapsule, Talwin, Albiomin 5% e 20%, Fastjekt, Levofloxacina Krka, Ischemol A, Gentamicina Solfato Fisiopharma, Antispasmina colica, Mitomycin C, Telmisartan e Idroclorotiazide Zentiva, Annister, Aspirina – AlkaEffer, Guttalax, Paracetamolo Sandoz, Paracetamolo Pensa, Paracetamolo EG, Metformina EG, Metformina Mylan Generics.

Nel 2018, anno ancora incompleto, sono stati ritirati in Italia i seguenti farmaci[3]:

Buccolam, Bosentan Medac, Bicavera, Airol, Taxime, Aliflus, Zorias, Lynparza, Optimark, Zinbryta, Reminyl, Acido Zoledronico Medac, Toliman, Clorexan, Clorexidina e Alcool Etilico Sanitas, Broncomnes, Enterogermina, Zerinolflu, Valsartan Almus - Valsartan HCT Almus, Valsartan Pensa - Valsartan HCT Pensa, Valpression- Combisartan, Valsartan Alter, Valsartan e HCT Ranbaxy, Valsartan e HCT Teva Pharma, Valsartan Aurobindo, Cantensio - Valsartan DOC Generici - Valsartan e HCT DOC Generici, Valsartan Tecnigen - Valsartan e HCT Tecnigen, Valsartan EG - Valsartan e HCT EG, Valbacomp – Alsartir, Valsartan Zentiva - Valsartan e HCT Zentiva, Valsodiur Pressloval – Validroc, Valsartan Sandoz - Valsartan e HCT Sandoz, Intratect, Guttalax, Ambromucil, Palexia

Dobbiamo fidarci di questi individui?
I loro saranno pure prodotti «certificati e conformi alle procedure e ai requisiti condivisi a livello europeo e internazionale sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili», ma sempre porcherie rischiose per la salute rimangono.
Stiamo parlando di 62 farmaci ritirati nel 2016, 54 nel 2017 e 40 nel 2018, quindi per un totale di oltre 150 farmaci ritirati dal commercio nell’ultimo triennio, per un qualche motivo.
Ricordo che tutti questi farmaci hanno superato i requisiti degli standard internazionali…

A questo punto qualcuno potrebbe ergersi dal letargo cerebrale dicendo che questi dati rappresentano la pistola fumante, cioè indicano senza dubbio che la farmacovigilanza funziona in Italia.
Peccato che la maggior parte dei lotti ritirati è avvenuto dopo segnalazione volontaria della ditta produttrice!
In conclusione non si capisce bene a cosa serva l’Agenzia italiana del farmaco, l’ente nazionale, pagato dai contribuenti che alla fin fine non controlla, come dovrebbe, i farmaci e i vaccini immessi nel nostro territorio.

Fonte:

[1] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s

[2] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s

[3] http://www.aifa.gov.it/content/difetti-di-qualità?fbclid=IwAR2SsvbsN5cvzdqZXiknZ4dYjiLKv7Rph7tDiSqbItXARQ-syulaWhVqf9s


Nassim K. Langrudi e Marcello Pamio

A partire dal 2002 è iniziata una seria e importante sorveglianza delle reazioni avverse da parte dell’Istituto Superiore di Sanità
Detta così, sembra una grande cosa. Ma purtroppo è l’ennesima manifestazione dell’arroganza inarrestabile di un Sistema che ha raggiunto oggi livelli parossistici e proprio per questo sta collassando su sé stesso!
Tale sorveglianza riguarda i «potenziali rischi associati all’uso dei prodotti “naturali”».  
Avete purtroppo letto bene: non farmaci, non vaccini o droghe, ma piante!

Sono questi infatti gli obiettivi del sistema di sorveglianza messo in atto, a partire dal 2002, dall’Iss in collaborazione con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e il ministero della Salute. 
Per l’establishment quindi «è fondamentale implementare le conoscenze sul profilo del rapporto beneficio-rischio per l’uso salutistico di una pianta» .
Il risultato è «un attento monitoraggio delle reazioni avverse a questi prodotti che deve necessariamente passare attraverso sistemi di “segnalazione spontanea”». 

Oggi a tal proposito è nato il portale VigiErbe.it dove operatori sanitari e semplici cittadini potranno segnalare possibili reazioni avverse.  
La home page è chiarissima: «Segnalaci le reazioni avverse ai prodotti naturali». 
E poi la domanda di rito: «Hai avuto qualche problema dopo l’assunzione di un integratore alimentare, vitamine, probiotici, prodotti erboristici, tisane, medicinali omeopatici, preparazioni galeniche e/o magistrali, preparati della medicina tradizionale cinese o ayurvedica?».

Dopo gli ultimi vergognosi attacchi all’omeopatia, era ovvio e scontato che venissero scatenate le forze - come preannunciato più volte da queste pagine - contro tutto quello che è naturale, non brevettabile e che funziona.
Ricordiamo che i farmaci sono una delle prime tre cause di morte accertate, nel mondo occidentale. Non parliamo dei danni indotti dai vaccini, come pure del fatto che ogni anno oltre 7000 persone muoiono per infezioni ospedaliere evitabili. E questi cosa fanno? Spendono soldi pubblici e risorse per accanirsi contro le erbe, gli integratori e gli omeopatici.

Farmacovigilanza oggi
La questione della farmacovigilanza è affare serissimo, in quanto i dati raccolti dalle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai farmaci sono l’unico mezzo a disposizione per valutare la sicurezza degli stessi ed un loro eventuale ritiro dal commercio, quindi sono fondamentali per verificare che, dopo l’immissione sul mercato di questi prodotti, non si verifichino effetti collaterali sulla popolazione che non erano stati previsti o che erano stati sottostimati…ed accade spessissimo, purtroppo.
Nel sito Aifa leggiamo: «la farmacovigilanza è l’insieme delle attività finalizzate all'identificazione, valutazione, comprensione e prevenzione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema correlato all'uso dei medicinali, al fine di assicurare un rapporto beneficio/rischio favorevole per la popolazione». 

Purtroppo però, come testimoniato dalla scarsa attendibilità della vaccinovigilanza, questo sistema non funziona come dovrebbe. Infatti basta approfondire anche di poco i dati che emergono dagli annuali rapporti Aifa per rendersi conto che qualcosa non va per il verso giusto: nel 2017 ben 1952 casi segnalati di sospetta reazione avversa ai vaccini provenivano dal Veneto, su un totale di 6696 casi segnalati a livello nazionale, testimoniando una discrepanza che sottolinea la scarsa attendibilità dei dati… Ma anziché concentrarsi sull’implementazione ed incoraggiamento delle fondamentali segnalazioni relative a reazioni da farmaci e vaccini, che sono responsabili di gravi problemi di salute, si pensa bene di concentrare le già scarse attenzioni su altro…

Dal nuovo sito VigiErbe.it si evince che la segnalazione «verrà inviata all’Istituto Superiore di Sanità e sarà valutata da un Comitato Scientifico composto da esperti di farmacologia, farmacognosia, fitoterapia, botanica, tossicologia ed omeopatia e verrà condivisa a livello nazionale ed internazionale contribuendo alla migliore conoscenza del profilo di rischio di questi prodotti». 
Non si fa cenno dunque al se e come verranno messi a disposizione del pubblico questi dati.
Una domanda sorge spontanea: come verranno valutate le effettive «responsabilità» di tali preparati dinanzi a disturbi più o meno comuni e possibilmente dovuti ad una quantità di fattori (inclusi l’assunzione di farmaci)? 
Oggi sappiamo che i vaccini sono - tristemente - la più frequente causa di «coincidenze» temporali con eventi avversi di svariata entità, gravità e natura: vengono regolarmente scagionati dal nesso di causalità. Come possiamo aspettarci che vengano valutati gli episodi conseguenti all’assunzione di prodotti che la natura ci mette a disposizione da millenni? Speriamo di non ritrovarci a breve con qualche divieto nell’utilizzo di questo o quel rimedio erboristico, in ragione della tutela della salute pubblica…

La sicurezza sanitaria dei sudditi è una squallida scusante mediatica, perché quello che stiamo vedendo è un attacco premeditato a tutto quello che non è protocollabile, brevettabile e che viene usato dalla popolazione dalla notte dei tempi.
Forse è arrivato il momento di svegliarsi dal letargo cerebrale…

 


Marcello Pamio

Qualcosa si sta muovendo all’orizzonte, anche se non si sa bene quale sia la direzione intrapresa…
Il riferimento va agli ultimi accadimenti, che certamente non possono essere frutto del caso.

Ai primi di dicembre il ministro della Salute Giulia Grillo azzera con un colpo di bacchetta il Consiglio Superiore di Sanità. Il mandato sarebbe dovuto durare tre anni, ma fino al 5 dicembre il ministro aveva la facoltà di revocare quella decisione. E casualmente ha sfruttato questo potere entro i termini di legge.
La decisione, avvenuta con due anni di anticipo, è stata confermata dalla spedizione di una lettera che revoca le nomine dei componenti non di diritto dell’organo tecnico-consultivo del ministero.
Praticamente rimangono in carica solo i membri delle istituzioni, quindi quelli del ministero stesso, dell’Aifa, dell’Istituto superiore di sanità.
Il Css uscente era stato rieletto il 20 dicembre del 2017, e i suoi membri erano stati voluti dall’ex ministro Beatrice Lorenzin nel 2014.

A cosa serve il Consiglio superiore di sanità? Diciamo che si tratta del massimo organo di consulenza tecnico-scientifico del ministro della Salute, al quale il ministro stesso si rivolge in tutti i casi in cui vi è da dirimere questioni o problematiche di valenza tecnico scientifica, prima per esempio dell’adozione di atti legislativi, regolamentari o amministrativi.
Non possiamo certo credere alle motivazioni ufficiali che il ministro ha fornito in una nota: «dare un segnale di discontinuità rispetto al passato. Siamo il governo del cambiamento».
Sul fantomatico «cambiamento» si potrebbe discutere per ore visto che il ministro, al momento attuale, fa rimpiangere la liceale Lorenzin. Spero vivamente di essere smentito dai fatti.
Continua la Grillo spiegando che ha scelto «di aprire le porte ad altre personalità meritevoli».

Staremo a vedere cosa intende per personalità meritevoli. Se si riferisce a personaggi professionalmente e moralmente straordinari come il dottor Roberto Gava, Paolo Bellavite, Pietro Perrino, tanto per citarne qualcuno, allora il cambiamento avverrà e in tempi rapidi, altrimenti se intende individui come Roberto Burioni, Giorgio Palù, Piero Angela, e la solita cricca che vediamo sempre e ovunque nei media, allora rimarremo impantanati in un paradigma destinato al fallimento totale, sotto tutti i punti di vista.

Ricciardi sbranato dalle iene…
A proposito dell’ISS e del suo attuale (ci auguriamo ancora per poco) presidente, va fatta notare la sincronicità a dir poco abbagliante del servizio de Le Iene mandato in onda ieri sera.
Il dottor Walter Ricciardi è stato oggetto di un servizio giornalistico dedicato ai conflitti di interesse. Colui che è stato ed è tra i più attivi sostenitori dell’aumento del numero di vaccini e dell’obbligatorietà è stato messo alla berlina per le sue strane attività collaterali.
In pratica il Codacons ha dimostrato che il dottor Ricciardi avrebbe avuto il sostegno delle case farmaceutiche, le stesse che poi vendono farmaci e vaccini. Essendo il presidente dell’Istituto più importante della sanità il conflitto d’interessi è a dir poco inquietante! 

Stranamente nel suo curriculum vitae pubblicato dall’Iss non risulta nulla, anche perché l’istituto non richiede obbligatoriamente tutte le informazioni, ma nella «Declaration of Interests» depositata alla Commissione europea, dove riveste un alto incarico, gli altarini vengono fuori: dal 2007 al 2012 avrebbe svolto diverse consulenze per varie case farmaceutiche su 15 diversi prodotti, tra cui moltissimi vaccini. In Italia non dichiara nulla, in Europa, dove è costretto a farlo, dichiara alcune cosette interessanti...
Ha lavorato anche per agenzie di lobbying come «Altis OPS» («Altis Omnia Pharma Service») fino almeno al 2015 e lui era commissario dell’Istituto Superiore di Sanità dal 2014. Questa società lavora nel lobbying, cioè si occupa di «market access», “assistenza ai clienti nelle fasi necessarie all’accreditamento presso tutte le autorità sanitarie, analisi di scenari e strategie, supporto e pianificazione regolatoria e logistica per il lancio dei prodotti”.
In pratica tutte quelle cose che servono alle industrie chimiche.
Si è difeso pubblicamente affermando che neanche sapeva «che la casa editrice faceva questa attività».

Possiamo fidarci di individui che hanno lavorato per case farmaceutiche e per società di lobbying (anche se non sapeva qual era la loro reale attività!) e che oggi hanno il potere di decidere quali farmaci e vaccini imporre alla popolazione?
In attesa dei prossimi passaggi che metteranno in luce la direzione intrapresa dall’attuale governo, anche in vista di quello che si sta muovendo negli States grazie a Donald Trump, e in Francia grazie ai gilet gialli, possiamo solo augurare al dottor Ricciardi di lasciare quanto prima l’Iss per tornare al suo amore originario: il cinema.
Uno dei primi film del dottore è stato «L’ultimo guappo» del 1978. «Guappo» secondo il dizionario indica «bravaccio, camorrista» e per estensione «persona sfrontata e arrogante».
Sono passati 40 anni da quel film, ma mai come oggi per certi individui dell’establishment, la definizione di «guappo» è così attuale e precisa...

 

Video integrale de Le Iene

Marcello Pamio

La violenza in generale è assolutamente inaccettabile, e quando riguarda bambini e donne è abominevole. Detto questo, però…
Il «femminicidio» è un fenomeno esploso in Italia più o meno dal 2010, ma solo sui media, che lo hanno diffuso e amplificato con lo scopo di esacerbare e inasprire l’odio.
Oggi infatti, stando al mantra ufficiale, sembra che sia in atto una vera e propria strage di donne, ma i dati, come spesso accade, dicono altra cosa.
Per l’Istat (le statistiche che coprono il periodo dal 1992 al 2009) i femminicidi sono passati da 186 (1992) a 131 (2009), il che farebbe pensare a un fenomeno addirittura in calo.

Secondo infatti un documento ufficiale dell’ONU dal titolo «2011 Global Study on Homicide»: «l’Italia è uno dei paesi al mondo con il più basso tasso di omicidi femminili: 5 per milione all’anno, circa la metà che nei nostri paesi confinanti (9 per milione per anno in Francia, 7 in Svizzera, 13 in Austria…). Fra i grandi paesi, solo Giappone, Irlanda e Grecia hanno tassi minori».[1]
Sempre nel nostro paese «il tasso di omicidi maschili è di 16 per milione all’anno, cioè vengono uccisi più di 3 uomini per ogni donna uccisa. Sia uomini che donne uccidono in prevalenza uomini: circa 400 ogni anno.  Le donne assassine uccidono nel 39% dei casi donne, e nel 61% dei casi uomini. Gli uomini assassini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini».[2]

Però sempre dieci volte di meno delle donne suicide (circa 1.000 all’anno su un totale di 4.000 suicidi), a cui partner e famiglia hanno magari creato il vuoto attorno, o dei morti sul lavoro, per i quali non risultano attirare l’attenzione dei giornalisti. Forse l’argomento non fa, come dire, altrettanta audience?[3]
Quindi non solo ovunque vengono uccisi più uomini che donne, ma addirittura l’Italia è uno dei paesi al mondo più sicuri per le donne. Come la mettiamo?
I media mainstream non si smentiscono mai: veicolano esclusivamente le informazioni che il Sistema vuole farci avere. Punto.
Attenzione, non si sta giustificando la violenza nei confronti delle donne, ma i dati vanno letti per quello che sono, anche perché questa mirabile «disinformazione» crea una percezione altamente distorta della realtà, costruendo l’allarmismo del femminicidio con intenti assai poco nobili…

A far da traino poi è sopraggiunto, non a caso, il «movimento me-too», l’altra campagna femminista volta a denunciare le molestie e le violenze contro le donne sul posto di lavoro.
Secondo tale campagna - diffusasi in modo virale dal 2017 - sembra che tutte le attrici del mondo siano state molestate e/o violentate da registi, produttori e scenografi assatanati.
Il messaggio che sta passando è questo: «le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti porci».
Il movimento, nato come strumento di emancipazione femminile, è diventato uno strumento di controllo del potere dove chi è accusato, chi viene sbattuto in prima pagina, ha sempre torto (anche se innocente).
Grazie al «me-too» il femminismo è degenerato alla stregua di un piede di porco, utile per sbarazzarsi definitivamente di qualcuno solo sulla base di un’accusa,[4] anche se infondata…

La violenza silenziosa
Accuse molto fondate e in aumento costante sono invece quelle delle violenze e menomazioni causate nelle donne da pratiche e presidi medici.
Il femminicidio e il me too riempiono i giornali e telegiornali, mentre il resto riceve poco spazio mediatico…

Una di queste sono le vaccinazioni di massa…
In Inghilterra stando al quotidiano «The Independent» sarebbero migliaia le ragazze adolescenti che avrebbero riportato danni cronici debilitanti a seguito della somministrazione della vaccinazione contro il papilloma virus (HPV). Una delle vaccinazioni più costose in assoluto.
Stiamo parlando di 8000 adolescenti (in meno di 10 anni, dal 2005 al 2015) interessate da reazioni avverse, delle quali almeno 2500 rovinate per tutta la vita.
Da calcoli più accurati tale numero sarebbe molto superiore, e se teniamo conto che questa pratica aberrante e obbligatoria viene effettuata in moltissimi paesi del mondo su milioni di esseri, Italia in testa, il numero delle bambine e ragazze che ogni anno subiscono danni è incalcolabile.
Danneggiare una adolescente, rovinandole la vita intera, non è violenza?
Ma queste giovani non fanno notizia, perché la scena mediatica è occupata dai femminicidi seriali, o dalle strazianti urla di qualche attricetta slavata, che per sfondare nell’immorale mondo cinematografico, ha ceduto, o consapevolmente voluto cedere, il proprio corpo al produttore o al regista di turno, per poi dopo decenni vuotare il sacco, passando per la casta e pura verginella violentata dai bruti. Quindi in certi casi il porco va bene, ma quando la bestia non serve più, lo si mette a rosolare sullo spiedo mediatico della gogna.

Oltre ai vaccini, ci sono pure le lesioni sulle donne indotte da protesi e impianti.
In Italia, solo nel primo semestre del 2018, ben 8.000 donne sono state lesionate seriamente da protesi mammarie, e oltre 7.000 donne hanno usato «Essure», l’impianto contraccettivo della «Bayer Healthcare», ritirato dal mercato dopo lo stop della National Standards Authority irlandese (NSAi).
Come mai l’organizzazione di certificazione scelta dalla stessa Bayer ha deciso di non rinnovare il «certificato» di commercializzazione del dispositivo? Domanda più che legittima…
Essure è una procedura mini invasiva di sterilizzazione femminile permanente e irreversibile che consiste nell’impianto di due fili metallici, avvolti a spirale tra loro, che dovrebbero favorire la chiusura per cicatrizzazione con tessuto fibrotico delle tube.[5] Questi inserti hanno quindi lo scopo di bloccare il passaggio degli spermatozoi all’interno delle tube, impedendo così l’inseminazione.
Oltre 1 milione di simili dispositivi sono stati venduti nel mondo e come detto, solo da noi interessa 7.000 donne.

Immediatamente la Bayer ha precisato che si tratta di una misura precauzionale e la decisione non è legata a «problemi di sicurezza o di qualità del prodotto».[6]
Ovviamente noi abbiamo totale fiducia della transnazionale globalizzante Bayer-Monsanto, anche se, dispiace per loro, le segnalazioni di effetti indesiderabili si sono nell’ultimo periodo moltiplicate.
Secondo il NSAi, quasi 1.100 donne tra il 2003 e l’inizio del 2017 hanno denunciato un malfunzionamento del dispositivo o la comparsa di effetti collaterali anche gravi. Questo numero è ampiamente sottostimato, perché si basa su eventi segnalati spontaneamente.
In pratica questi dispositivi possono rilasciare sostanze sconosciute, spezzarsi andando a infiltrarsi fino al cuore o ai polmoni.[7] Le donne danneggiate infatti sostengono che l’impianto ha causato dolore continuo, emorragia, vomito, diarrea, perdita di capelli e denti e strappi dell’utero e delle tube di Falloppio.

Non è certo un femminicidio, ma esistono seri sospetti di essere all’origine di gravi effetti neurologici, muscolari, emorragici e allergici.[8]
Che sia per questo che la Bayer sta affrontando quasi 16.000 cause legali contro Essure negli Stati Uniti? Mentre in Francia è in corso una class action[9] e in Spagna la Corte sta indagando sul contraccettivo.
Quindi le donne stanno pagando (volontariamente e va precisato) un prezzo altissimo per i mancati controlli sui dispositivi impiantabili (protesi, contraccettivi, ecc.).
I controlli non esistono e si interviene solo a danno fatto. Il fantasmagorico colosso crucco ha infatti mandato negli ospedali a prelevare le spirali il suo distributore esclusivo per l’Italia: «Cremascoli & Iris spa», un’azienda della famiglia dell’imprenditore Eugenio Cremascoli, arrestato e condannato per corruzione nel 2005. Non male come distributore…
Cremascoli è reo di aver pagato tangenti per tanti anni a tre famosi cardiochirurghi per vendere dispositivi medici e prodotti per il cuore ai più importanti ospedali pubblici…

Mentre i media si preoccupano di diffondere veleni e odio, da una parte grazie a terminologie orwelliane come il femminicidio, e dall’altra grazie a movimenti femministi sempre più potenti, il valore reale della vita (di entrambi i sessi) e il rispetto della donna, aldilà della violenza domestica, vengono sempre meno.
La vita è diventata solo una questione prettamente economica, una merce nelle mani di veri criminali.

Note

[1] http://www.unodc.org/gsh/en/data.html tratto dal sito https://violenzafamiliare.wordpress.com/2013/08/19/la-calunnia-del-femminicidio/?fbclid=IwAR1lxGSTsPgX46SHbnL3EkhgLu4SiG4Yjx71QMQb8amQHyvvRaXFaKP2TeU

[2] Idem

[3] https://www.effervescienza.com/costume-societa/femminicidio-omicidio-omocidio-la-legge-non-e-uguale-per-tutti/

[4] https://www.linkiesta.it/it/article/2018/08/25/il-metoo-e-degenerato-in-follia-torniamo-allo-stato-di-diritto-e-ai-i-/39215/

[5]http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/2018/11/25/news/implant-files-femminicidio-donne-intossicate-spirali-silicone-velenoso-1.328976

[6] https://www.italiaoggi.it/news/bayer-costretta-a-sospendere-nella-ue-la-vendita-del-contraccettivo-essure-2201222

[7] http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/201800000000000000000/11/25/news/implant-files-femminicidio-donne-intossicate-spirali-silicone-velenoso-1.328976

[8] https://ilsalvagente.it/2018/07/27/essure-anche-la-corte-spagnola-indaga-sul-contraccettivo-della-bayer/

[9] https://ilsalvagente.it/2018/07/27/essure-anche-la-corte-spagnola-indaga-sul-contraccettivo-della-bayer/


Marcello Pamio

Al peggio si dice non c’è mai limite. E forse il vecchio saggio ha ragione…
L’associazione Corvelva mette a segno l’ennesimo colpo. Non si tratta di una rapina a siringa armata, - anche se questa c’entra eccome - ma delle analisi chimiche vaccinali.
Precedentemente, utilizzando la Next Generation Sequencing, una tecnica irraggiungibile dal punto di vista economico fino poco tempo fa, sono state analizzate le impurità biologiche contenute in sette vaccini diversi. Ne abbiamo già parlato ma è bene ricordare che i risultati hanno sottolineato non poche preoccupazioni: quantità abnormi di frammenti di DNA umano e animale, modifiche del genoma, mutazioni dei virus o virus (come quello della rosolia e della polio) misteriosamente non presenti.

Ora invece la lente è stata puntata (sempre a pagamento mediante il sistema di elaborazione dati SANIT) sulla composizione chimica di due lotti del vaccino tetravalente Priorix Tetra della GSK.
I risultati, anche se sono preliminari, squarciano uno scenario agghiacciante.
Oltre alla chimica che vedremo a breve, in entrambi i lotti sono stati rilevati frammenti peptidici associati a proteine potenzialmente provenienti dal processo di purificazione: «Sarcoplasmic calcium-binding protein», «Actina» e «Vimentina». La prima è notoriamente allergenica, mentre le altre due sono sostanze di origine animale: pollo la vimentina e bovino l’actina.
La cosa che è balzata subito agli occhi è che i due lotti (del medesimo vaccino) presentano diversità importanti: i «segnali», cioè i «composti» contenuti in un caso sono 115 e nell’altro 173.

E’ normale che due vaccini identici, prodotti dalla medesima azienda, presentino al loro interno una così alta differenza? Stiamo parlando di «tracce» che il laboratorio ha rilevato sotto forma di un determinato peso molecolare. Uno specifico peso molecolare corrisponde a una o più sostanze chimiche o a combinazioni delle stesse.
Queste sono quantificabili in uno spettro che va dai nanogrammi (miliardesimo di grammo) ai microgrammi (milionesimo), quindi molto ampio.
Ma il punto nodale è che queste «contaminazioni» NON dovrebbero essere presenti all’interno di un vaccino che verrà inoculato nel corpicino in crescita di un neonato.
Se verranno confermate dalle ulteriori analisi in atto, queste sostanze sono associabili ad antibiotici, farmaci, diserbanti, erbicidi, acaricidi, metaboliti della morfina…

Qualche nome? Stiamo parlando di «robetta» chimica come: Morfamquat un erbicida, Cyflumetofen acaricida, Amoxicillina antibiotico, 3-Methyleneoxindole un antivirale, metaboliti batterici, umani e di piante. Ma poi risulterebbero farmaci come Tamsulosin un alfabloccante, Sildenafil meglio noto come Viagra della Pfizer, Gabapentin un antiepilettico, Atovaquone farmaco per la malaria, l’AMD-070, farmaco sperimentale per l’HIV; Fluchloralin un erbicida a base del pericolosissimo Fluoro; Vigabatrin, un antiepilettico della Sanofi-Pasteur, il Viagra della Pfizer.

Mi fermo qua, ma penso sia più che sufficiente per comprendere che più ci si addentra tra le molecole e gli atomi di questi farmaci, più il quadro si tinge di colori molto foschi.
Ma oramai il vaso di pandora, grazie alle analisi eseguite privatamente dal Corvelva, è stato scoperchiato, e anche se molto rimane ancora da scoprire e spiegare, non è più possibile tornare indietro.
Non è più possibile dire che non lo si sapeva, non è più ammissibile per le agenzie di controllo fare finta di niente, o mostrare le classiche orecchie da mercante girandosi dall’altra parte. Esattamente come ha fatto l’EMA europea dopo aver ricevuto gli esiti delle precedenti analisi.
Ora tra le mani avete una bomba pronta a deflagrare, per cui sta a voi gestirla nel miglior modo possibile: continuare a spalleggiare e aiutare coloro che vi finanziano, cioè le lobbies della chimica e farmaceutica, col rischio però che vi esploda in faccia, oppure portare avanti quella che dovrebbe essere la vostra unica missione: salvaguardare la salute di milioni di persone, bambini soprattutto in primis...

 

Per gli esami completi:
https://www.corvelva.it/blog/gli-speciali/ricerche-corvelva/385-primi-risultati-sul-profilo-di-composizione-chimica-priorix-tetra.html