Vai al contenuto

Marcello Pamio 

Bernarda, fagiana, farfallina, fica, fessa, fregna, gnocca, micia, mona, paciana, passera, patacca, patata, patonza, pertugio, prugnetta, sorca, topa, vulva…e chi più ne ha più ne metta. 

Stiamo parlando, se qualcuno ancora non lo ha capito, della vagina: «luogo di piacere e fonte di vita», nonché «centro anatomico femminile e attrazione irresistibile per il maschio fino a farsi sineddoche stessa della donna (che figa!)»[1].
Ebbene, tutti questi colorati sinonimi dovranno sparire dall’enciclopedia Treccani (dove sono state presi molti dei nomignoli riportati sopra) e dal Dizionario della lingua italiana.
Il motivo è che il termine «vagina» non sarebbe «gender-inclusive», ovvero non rappresenterebbe tutte le identità e tutti i generi sessuali, pertanto non va bene.

Ecco la nuova tendenza diffusa da «Healthline», un importante provider californiano fondato dal dottor James Norman, medico endocrinologo.[2]
Al posto di vagina, sarebbe opportuno utilizzare un termine più neutro e versatile, per esempio consigliano «front hole», cioè «buco anteriore».[3]
Era ora che qualcuno dicesse basta alla «vagina»! Oramai è una parola desueta e strausata dalle femministe degli anni Settanta (assieme all’«utero»). Hanno finalmente compreso che il termine «vagina» esercita una violenza inaudita, una coercizione insopportabile sulle povere persone con «disforia sessuale» o «non cis-gender» (quelle in cui identità e genere sessuale coincidono) o «fluide» o «trans» o fuori dal binarismo sessuale maschio/femmina.
L’alternativa proposta del «buco anteriore», come era da immaginarsi, sta già riscuotendo successo nella comunità sempre più in crescita LGBTQIA (lesbian, gay, bisexual, transgender, queer, intersex e asexual).

La provocazione riportata dal portale deve avere però scatenato le ira delle persone con ancora un encefalo funzionante dentro la scatola cranica, perché il 21 agosto 2018 il team editoriale di Healthline è intervenuto pubblicando un articolo chiaramente sulla difensiva, mettendo le mani avanti fin dal titolo: «We’re not renaming the vagina», «Non stiamo rinominando la vagina».
Scrivono infatti che nella «Guida sicura al sesso» della LGBTQIA, usano «sia il ‘buco anteriore’ che la ‘vagina’. Il ‘buco frontale’ è uno dei numerosi termini accettati per i genitali che utilizziamo specificamente per alcuni membri della comunità trans che si identificano con esso. In nessun caso in questa guida stiamo dicendo che vogliamo sostituire la parola vagina».[4]
Tirare il sasso e nascondere la mano rientra nella strategia di propaganda.
Ne parlano, innescano il dibattito e lo scontro… ma intanto la «Finestra di Overton» si spalanca…

Dalla Neolingua al rimodellamento dell’uomo
Per capire il motivo di queste aberrazioni linguistiche può aiutare la lettura del romanzo «1984», il capolavoro di George Orwell.
L’idea di «neolingua» descritta da Orwell è infatti esemplare.
La neolingua ha uno scopo preciso: eliminare ogni tipo di pensiero diverso da quello del Regime (personificato dal partito principale Socing) e restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero.
Il Regime, come strumento di controllo mentale e sociale, ha creato la neolingua: una forma di comunicazione ridotta all’osso, ma ricchissima di abbreviazioni e neologismi.
Così facendo anno dopo anno i vocaboli si riducono sempre più per lasciare posto ad altri più consoni al Sistema…

«Fine della Neolingua non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero».

E’ inquietante se pensiamo che la lingua, con la sua ricchezza di vocaboli, permette di forgiare l’intera visione del mondo! Quindi non è così strano assistere alla soppressione di significati eterodossi.
La soppressione è infatti uno dei cardini della neolingua.
Qualche esempio? Termini come «padre» e «madre», «mamma» e «papà», violando i diritti della comunità LGBTQIA (non rispetterebbero le nuove realtà familiari) sono sostituiti con i più neutri «genitore 1» e «genitore 2».
Tale modifica è già diventata realtà: nel sito del Ministero dell’Interno (in tantissimi altri siti istituzionali) sui moduli per la carta d’identità elettronica era riportato “genitore 1” e “genitore 2”. Per fortuna il ministro Matteo Salvini è intervenuto facendo modificare il sito web e ripristinando la definizione “madre” e “padre”.[5]
Ora si vuole sostituire la «vagina» con il più neutro «buco frontale», ecc.
Attenzione che le modifiche alla lingua NON sono delle banali provocazioni, ma modificazioni che agiscono ad un livello più profondo della forma, quello della semantica. Ciò che viene a mancare non è tanto la parola, ma il significato ad essa associato.[6]
Per assaporare il senso di quanto detto, di come le parole vengono modificate e create per uno scopo ben preciso, la lettura della «Guida sicura al sesso» pubblicata da Healthline è magistrale.

Guida sicura al sesso
La Guida al sesso descrive il consenso, le malattie trasmissibili sessualmente, i vari tipi di sessualità, i metodi di protezione (profilattici, ecc.) e dulcis in fundo quelle che sarebbero le differenze di identità di genere e gli orientamenti sessuali.

Ecco l’elenco di identità di genere («Gender Identity»). Occhio alla neolingua…

Cisgender
Parola usata per descrivere qualcuno la cui identità di genere è la stessa del sesso che è stato loro assegnato alla nascita.

Trans
Termine generico che spesso include chiunque possa identificarsi come transgender (un’identità di genere che descrive qualcuno che non si identifica esclusivamente con il sesso che gli è stato assegnato alla nascita), genderqueer, nonbinary, transfemminile, transmasculine, agender e molti altri. Proprio come le persone cisgender, le persone che si identificano come trans possono avere qualsiasi orientamento sessuale: etero, gay, bisessuale, queer, lesbico o asessuale. 

Genderqueer
Si tratta di un’identità di genere usata da persone che fanno cose che sono al di fuori della norma del loro genere reale o percepito. A volte questa etichetta si sovrappone all'etichetta dell’orientamento sessuale.

Nonbinary
E’ un’etichetta di identità di genere che descrive coloro che non si identificano esclusivamente come maschi o femmine. Ciò significa che una persona «non binaria» può identificarsi come maschio e femmina, parzialmente maschile, parzialmente femminile, né maschio né femmina. Alcune persone non binarie si identificano come trans, mentre altre no. 

Transfeminine
Termine generico usato per descrivere qualcuno che è stato assegnato maschio alla nascita e si identifica con la femminilità. Qualcuno che si identifica come transfemminile può anche identificarsi come donna trans o donna.

Transmasculine
E’ un’identità di genere che descrive qualcuno che è stato assegnato alla femmina alla nascita, ma si identifica con la mascolinità. Qualcuno che si identifica come transmascolino può anche identificarsi come un uomo trans, una donna trans o un maschio.

Agender
Parola usata per descrivere coloro che non si identificano con alcun genere o che non possono riferirsi a termini o etichette di genere. A volte le persone assumono che coloro che si identificano come agitatori si identificano anche come asessuati, ma questo non è vero. Gli agender possono avere qualsiasi orientamento sessuale.

Lentamente stanno inserendo nella lingua di uso comune vocaboli e termini che fino a qualche anno fa avrebbero trovato posto solo nei romanzi di fantascienza.
Ecco l’elenco degli orientamenti sessuali («Sexual Orientations»), sempre pubblicato nella Guida.

Eterosessuale
E’ un orientamento sessuale per descrivere l’attrazione fisica, emotiva e sessuale di persone che hanno un genere diverso dal loro.

Gay
E’ un orientamento sessuale per descrivere una persona che è emotivamente, romanticamente o sessualmente attratta da persone dello stesso sesso e talvolta usata da una persona che si identifica come uomo e che è attratto da altri uomini.

Lesbica
E’ un orientamento sessuale per descrivere una persona che si identifica come donna e che è emotivamente o sessualmente attratta da altre donne. 

Bisessuale
E’ un orientamento sessuale per descrivere una persona che è emotivamente o sessualmente attratta da due o più generi; spesso significava attrazione per le persone con il proprio genere e altri generi.

Queer (Strano)
E’ un orientamento sessuale per descrivere una persona i cui sentimenti di attrazione emotiva o sessuale non si adattano a categorie predeterminate. 

Asessuale
E’ un orientamento sessuale per descrivere una persona che non sperimenta l’attrazione o il desiderio sessuale verso altre persone, ma può provare un’attrazione romantica.

Pansessuale
E’ un orientamento sessuale usato per descrivere una persona che è emotivamente o sessualmente attratta dalle persone indipendentemente dal sesso

Conclusione
A breve non potremo più parlare se non attraverso la neolingua.
Con la scusa dei diritti e delle libertà, stanno modificando irreversibilmente il «genio» della lingua e l’antropologia dell’uomo.
Spariscono parole come «papà» e «mamma», perché offensive nei confronti di lesbiche e gay; spariscono la festa della mamma e del papà perché offensive ai bambini privi di genitori o con due “mamme” lesbiche o due “papà” gay e via dicendo. Gli esempi purtroppo sono numerosi.
Qual è lo scopo? Si chiama omologazione globale: vogliono cancellare le differenze, le diversità per renderci tutti uguali. Demolire le identità sociali, religiose, politiche, culturali e ovviamente sessuali.
Questo avverrà attraverso la distruzione del concetto stesso di famiglia, perché questa strana e antiquata istituzione è un ostacolo enorme ai loro progetti. Un uomo privo di valori e senza punti di riferimento, per esempio la famiglia, è un uomo facilmente manipolabile.

Ricordiamo che un bambino, per crescere e diventare un adulto sano e libero, ha bisogno di DUE figure ben precise: la madre (l’uovo) e il padre (il seme). Questi due ruoli, con tutte le difficoltà dei casi, con tutte le discordanze e i condizionamenti che possiamo criticare all’infinito, da sempre sono state le due figure basilari, il modello da trasmettere e che verrà emulato a loro volta dai bambini.
In natura la prole viene partorita e nutrita da una madre e protetta da un padre.
La dicotomia maschile/femminile è sempre esistita e sempre esisterà: Luna (madre) / Sole (padre); Terra (madre) / Cielo (padre), ecc.
Sta avvenendo la distruzione completa dell’essere uomo, partendo dalle fondamenta della famiglia stessa, e arrivando a tutti gli altri ambiti (spirituale, culturale, economico, ecc.).
Un uomo privo di storia e di cultura è un uomo che non conosce il passato e non sa cosa aspettarsi nel futuro, quindi non può vivere bene il presente.[7]
Un uomo scollegato dalla propria vera e unica origine, i mondi spirituali, è un uomo che vive una falsa esistenza proiettata nella materia e per la materia, gestito e manipolato da forze molto basse…
In tutto questo bailamme, associazioni molto potenti come LGBTQIA ci sguazzano e giocano un ruolo cruciale.

Verrebbe a questo punto la tentazione di mandarli tutti a fare in culo, ma poi la neolingua che mi ha infettato il DNA me lo impedisce, perché usando male il «culo» che rappresenta uno degli “strumenti” principi per alcune categorie, si potrebbe offendere la suscettibilità di qualcuno o viceversa suscitare strani pensieri... Per cui non mi rimane altro che mandarli a fare un saltino nel «foro posteriore»…

 

[1] «La mia apologia della vagina», http://www.lintellettualedissidente.it/non-categorizzato/la-mia-apologia-della-vagina/

[2] «Non chiamatela vagina, è discriminatorio! Meglio “buco anteriore”», Simonetta Sciandivasci, www.ilfoglio.it/societa/2018/08/22/news/non-chiamatela-vagina-e-discriminatorio-meglio-buco-anteriore-210601/

[3] Idem

[4] https://www.healthline.com/health/lgbtqia-safe-sex-guide/response#1

[5] «Salvini: ‘Ora basta con genitore 1 e 2. Ho ripristinato padre e madre’», www.ilgiornale.it/news/politica/ora-basta-genitore-1-e-2-ho-ripristinato-padre-e-madre-1563767.html

[6] «La neolingua in 1984: una riflessione», Maria Fiorella Suozzo -  10 maggio 2017, www.lacooltura.com/2017/05/la-neolingua-in-1984-una-riflessione/

[7] «L’ideologia Gender e la distruzione della famiglia», Marcello Pamio https://disinformazione.it/2018/05/28/lideologia-gender-e-la-distruzione-della-famiglia/


I primi a lanciare l’allarme sul Ponte Morandi sono stati i responsabili di «Autostrade per l’Italia» nel 1994. La società all’epoca era pubblica.
Motivo dell’allarme: il ponte era stato progettato per sostenere un traffico giornaliero di 20 mila automezzi, mentre già nel 1994 ne passavano 60 mila.
A seguito dell’allarme il governo di Silvio Berlusconi (1994-1995) stanzia 40 miliardi di lire per interventi di urgenza, e subito dopo approva il progetto chiamato «Passante di Genova».
Cominciano così bandi, commesse, appalti e tutto ciò che serviva per iniziare i lavori.
Ma il governo Berlusconi cade nel 1995, e arriva per un solo anno quello di Lamberto Dini (1995-1996), per poi lasciare il posto a Romano Prodi (1996-1998).
Il ministro dei Trasporti e della navigazione (1996-1998) è un certo Claudio Burlando del PD, ex sindaco di Genova (1992-1993) ed ex governatore della Regione (2005-2015).
Iniziano così le prime forti opposizioni al progetto che arrivano dalla sinistra radicale, con in testa Rifondazione Comunista, che nel governo aveva un certo peso.
Il Ministro, per salvare il governo Prodi, boccia il progetto.
Quindi la prima bocciatura del cosiddetto «Passante di Genova» fu opera della sinistra!

Una volta bocciato il progetto la società Autostrade bloccò tutto pagando perfino le penali alle imprese che avevano vinto gli appalti e iniziato i lavori.
Ritorna in carica il governo Berlusconi (2001-2006) e nella «Legge Obiettivo», tra le grandi opere necessarie, reinserisce il progetto che però nel frattempo cambia nome e diventa la «Gronda di Genova».
Autostrade presenta ben 5 diversi progetti.
Quando finalmente sembra sia tutto pronto per partire, si mette in mezzo Marta Vincenzi (futura PD) che all’epoca è Presidente della Provincia di Genova (1993-2002), poi sindaco dal 2007 al 2012, dicendo che quei progetti non vanno bene. Il parere della Provincia è vincolante!     
Di nuovo un esponente di quello che sarebbe diventato il Partito Democratico si mette di traverso alla grande opera.
Le opposizioni arrivano anche a livello imprenditoriale. Il gruppo che più si oppone fu Ansaldo Energie di Finmeccanica, perché la «Gronda», secondo loro, avrebbe messo a rischio 2800 posti di lavoro in quanto i loro fabbricati avrebbero dovuti essere spostati di centinaia di metri.


L’umorismo cosmico non ha rivali: ora il Ponte gli è praticamente quasi crollato sulla testa (foto qui sopra).
Quindi le responsabilità di aver bloccato e impedito il «Passante» e/o «Gronda» hanno nomi e cognomi ben precisi, e tutto ciò è avvenuto in un momento in cui il Movimento 5 stelle non esisteva neppure.

La madre delle privatizzazioni
Ma per comprendere meglio il quadro e tutti i vari passaggi, è necessario fare un saltino indietro nel tempo, agli inizi degli anni Novanta.
In pratica è l’anno cruciale in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità.
Tutto infatti ebbe inizio nel 1992 quando il cartello finanziario internazionale mise gli occhi e le mani sul nostro paese con la complicità e la sudditanza di una nuova classe politica imposta dal cartello stesso.
Per esempio l’operazione Tangentopoli (casualmente in quell’anno) servì proprio da spartiacque, e cioè a togliere il vecchio per far posto ai nuovi «camerieri dei banchieri» (Ezra Pound).

Sono momenti storici importantissimi.
E’ l’anno in cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa. Privatizzano gli istituti di credito e gli enti pubblici; è l’anno in cui viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (costo del denaro alla sua emissione), che viene quindi ceduto a privati. E’ l’anno della firma del Trattato di Maastricht (7 febbraio).
Il 12 marzo viene assassinato il parlamentare siciliano Salvo Lima (1928-1992)
L’anno dell’attacco speculativo di George Soros.


L’ebreo ungaro-statunitense mediante due banche, la tedesca Deutsche Bank e la statunitense Goldman Sachs (il cui consigliere italiano era Romano Prodi) attaccò l’Italia, e i due picchi speculativi si ebbero, casualmente, in corrispondenza delle due stragi: 23 maggio (Capaci) e 19 luglio (Via D’Amelio). Il governatore di Banca d’Italia era Carlo Azeglio Ciampi, che riuscì a far vaporizzare 60.000 miliardi di lire, in pratica tutte le riserve dell’istituto centrale, acquistando marchi inutilmente. Per i suoi servigi Ciampi divenne Presidente della Repubblica….
L’attacco speculativo del «terrorista finanziario» Soros (attualmente guru e consigliere della sinistra italiana), riuscì a deprezzare la lira di quasi il 30%, permettendo l’acquisto da parte degli avvoltoi dei nostri gioielli di Stato a prezzi di saldo.
L’11 luglio 1992 Giuliano Amato prelevò forzatamente, con un decreto retroattivo al 9 luglio, dai conti correnti degli italiani il 6 per mille.
Il 2 giugno 1992 (in spregio alla festa della Repubblica) e a pochi giorni dalla strage di Capaci, avvenne una delle più eclatanti cospirazioni mai avvenute: la riunione sul «Britannia», il panfilo della Regina Elisabetta II.
Scopo: cedere banche e gioielli dello Stato ai potentati finanziari internazionali.
Tutto il Gotha della finanza internazionale attracca a Civitavecchia con lo yacht della Corona inglese. Sono venuti fino a qui a fare incetta delle migliori aziende e ad arruolare quelli che saranno i loro fedeli servitori al governo del paese, a cui garantiranno incarichi di prestigio.
Il maggior beneficiario è Mario Draghi e tra i più benemeriti Romano Prodi, Beniamino Andreatta, Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema.
Più o meno personaggi che bazzicano dentro e fuori alle riunioni del Club Bilderberg, Commissione Trilaterale, Aspen Institute e in altre organizzazioni del capitalismo speculativo angloamericano.
Presenti ovviamente le banche d’affari tipo Goldman Sachs ma non solo.
Il resto è storia…

Come l’eclatante svendita dell’Iri (Istituto di Ricostruzione Industriale) che aveva circa 1.000 società, fiore all’occhiello del nostro paese. Fu smembrato e svenduto, sotto la presidenza di Romano Prodi (dal 1982 al 1989 e durante un periodo tra il 1993 ed il 1994). Prodi che per questi servigi venne premiato con l’ascesa alla presidenza del Consiglio e poi alla Commissione Europea...
A proseguire l’opera di smembramento delle aziende di Stato ci penserà Massimo D’Alema, che nel 1999 favorirà la cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton, che di fatto hanno così assunto il monopolio assoluto nel settore del pedaggio e della ristorazione autostradale.
Un’operazione che farà perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno.
In quegli anni il presidente dell’Iri era Gian Maria Gros-Pietro, uno che nel 2001 venne convocato alla riunione del Bilderberg in Svezia, insieme a Mario Draghi e un certo Mario Monti.
Entrambi saranno ampiamente ripagati dal cartello stesso…
Gian Maria Gros-Pietro, che nel 1992 era presidente della Commissione per le strategie industriali nelle privatizzazioni del ministero dell’industria, nel 1994 diviene membro della Commissione per le privatizzazioni, istituita, guarda caso da Mario Draghi…

Per maggiori informazioni

La prima parte dell’articolo è la trascrizione del seguente video di Social TV
«Volete nomi e cognomi dei responsabili politici per Genova?» Social TV, video
https://www.youtube.com/watch?v=CdkYMREuYMA

La seconda parte dell’articolo è tratta dal seguente articolo
«Prodi, Draghi & C: chi ha regalato l’Italia, autostrade incluse»
http://www.libreidee.org/2018/08/prodi-draghi-c-chi-ha-regalato-litalia-autostrade-incluse/

 

 

Tratto da www.luogocomune.net/LC/16-geopolitica/4995-mohamed-konare-l-africa-può-risorgere 

VIDEO ASSOLUTAMENTE DA VEDERE
(dal minuto 19 spiega bene il motivo dell'assassinio di Gheddafi...)

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1283&v=zsL2NoR2BY0

ATTENZIONE: E' stata pubblicata la trascrizione dell'intervista, in coda all'articolo.

Mohamed Konare, leader del movimento Panafricanista, spiega in termini chiari e semplici come a tutt'oggi 14 nazioni dell'Africa occidentale e subsahariana (Senegal, Niger, Costa D'Avorio, Mali, ecc.) vivano nella condizione fattuale di colonie francesi. Nonostante l'indipendenza di facciata - spiega Konare - la Francia è riuscita a mantenere di fatto la completa dipendenza economica di queste nazioni, grazie ad un meccanismo (il franco CFA) per cui i paesi africani vendono nel mondo le materie prime, ma è la Francia ad incassare e gestire il ricavato delle vendite. Questo meccanismo porta nelle casse francesi una plusvalenza di 400 mld di dollari all'anno, mentre ai paesi africani restano solo le briciole, da spendere esclusivamente in moneta locale. Nel corso della storia 22 capi di stato africani hanno tentato di far uscire il proprio paese dalla morsa degli accordi coloniali, e 22 di loro sono stati ammazzati. [...]

Quando la Costa d'Avorio ha deciso di uscire dal franco CFA, la Francia ha immediatamente chiuso tutte le banche della nazione africana, usando un meccanismo molto simile a quello usato di recente da Bruxelles contro la Grecia. Anche sull'immigrazione, Konare offre una visione decisamente nuova del problema: l'oligarchia mondialista vuole svuotare l'Africa della sua forza lavoro, favorendo l'emigrazione incontrollata verso l'Europa. L'unico modo di fermare l'immigrazione è di liberare l'Africa dalla sua schiavitù monetaria...

Questa è la trascrizione dell'intervista, realizzata usando il sistema automatico di Youtube (accuratezza 90%).
Grazie all'utente Adonis per avercela fornita.

Mohamed Konare, attivista politico in Africa, proattivo nella costruzione di un nuovo soggetto politico con l'intenzione di sganciarsi dal punto di vista monetario e rendersi indipendente.

Buonasera, sono Mohamed Konare, attivista panafricanista a capo di un movimento panafricanista nascente con lo scopo di liberare l'Africa definitivamente dalla stretta francese. Cioè, vogliamo un'autodeterminazione politica, economica e culturale. Sono praticamente seicento anni che l'Africa vive sotto la cupola francese e questa situazione deve finire. 

In cosa consiste questo movimento? 

È un movimento che sta rimettendo in causa la conferenza di Berlino del 1885, '84/'85. Nell''84/'85 l'oligarchia occidentale si è riunita a Berlino sotto la cupola del cancelliere Bismarck e hanno diviso l'Africa, cioè più dei 30.000 km² in zona d'influenza nella quale quasi tutta l'Africa subsahariana è tornata alla Francia. Da quel momento in poi la situazione è rimasta immutata. Le indipendenze che hanno dato all'inizio degli anni '60 sono state solo un modo di ammortizzare, di bloccare la rivoluzione popolare nascente. Perché - dopo la Seconda guerra mondiale - De Gaulle, rendendosi conto della rivoluzione in Algeria, in Camerun, in Indocina, ha trovato la furbizia dando in anticipo l'indipendenza ai popoli africani, però legandoli sempre in condizioni di schiavitù attraverso un meccanismo economico, cioè instaurando in Africa una moneta che lui ha preso dal sistema nazista. Quando Hitler prese il controllo della Francia, Hitler ha imposto alla Francia un sistema monetario che permetteva alla Germania di entrare in possesso di tutte le ricchezze francesi quasi gratuitamente. De Gaulle, dando le false indipendenze, ha usato quello stesso sistema su 14 Paesi d'Africa occidentale che erano ex-colonia francese, però nei fatti sono ancora colonia francese. Poi i dettagli di questa moneta ve li posso dare, spiegare in dettaglio in che cosa consiste. 

In che cosa consiste? Spiegacelo. 

Il Franco CFA è una moneta che permette alla Francia di avere controllo totale sull'economia dell'Africa. Cioè, è di proprietà francese, fabbricato in Francia. E i francesi, con questo sistema, che fanno? Dicono agli africani: «Noi vi garantiamo la stabilità di questa moneta sul mercato internazionale», però la furbizia qual è? È che questa moneta, prima, il 100%... perché l'Africa, quando vende le materie prime sul mercato internazionale le vende in divisa, in Dollaro, giusto? E questi Dollari non vengono nelle Banche Centrali africane, vanno nel conto per azioni della Banca Centrale francese e lì la Francia (fino al 1975, se non sbaglio) il 100% di queste divise rimanevano nel conto di operazioni francese. E la Francia batte una moneta che prima si chiamava il Franco delle colonie francesi; dopo le false indipendenze lo hanno chiamato il Franco delle cooperazioni monetarie che in realtà, nella sostanza non è cambiato niente. Dal '75 (se ricordo bene, non ho i dati in mente), la Francia piano piano, dal 100% delle divise che rimanevano nel conto di operazioni francese sono passati a 75% e oggi siamo al 50%. Cioè, do un esempio: se la Costa d'Avorio, che è il primo produttore di cacao, vende sul mercato internazionale un miliardo e mezzo di Dollari di cacao, questo miliardo e mezzo di Dollari va direttamente nel conto delle operazioni francese. Il 50% la Francia se lo tiene come garanzia della stabilità di questa moneta e altri 50% non è che va nelle Banche Centrali dei 14 Paesi d'Africa, no! Rimane sempre in Francia. E su questo altro 50% è la Francia stessa che fa progetti di sviluppo. Qualsiasi cosa si deve fare in Africa, la Francia permette ai Paesi africani, dandogli Franchi CFA al posto di questi soldi, permette alle multinazionali francesi di andare a lavorare sul territorio africano e guadagnando su queste divise che sono sul conto di operazioni francesi. La moneta CFA che la Francia emette, dandola alle Banche Centrali africane, questa moneta si può usare soltanto in questi 14 Paesi. Una volta che esci da questa zona... per esempio io con i CFA arrivo in Italia e nessuno la conosce, nessuno la cambia, non ha nessun valore. E il paradosso, visto che sono questi 14 Paesi una parte nell'Africa centrale, una parte nell'Africa occidentale, il CFA dell'Africa occidentale non è valido in Africa centrale! Cioè se io, io - per esempio - dalla Costa d'Avorio vado in Camerun con la stessa moneta CFA, non la posso usare in Camerun. La devo convertire prima in Franco francese, poi dopo tradurla in Franco CFA che si usa in Camerun. Cioè, la Francia impedisce ai Paesi africani di commerciare tra di loro con questa moneta senza passare per la Francia. Poi l'altra metà, il 50% delle divise africane che sono nel conto delle operazioni francese, la Francia li usa per scopi propri, cioè per chiudere il debito pubblico francese, per fare tutte le operazioni che la Francia vuole sul piano internazionale. Dicono che loro garantiscono la stabilità del Franco CFA che usano gli africani, quando in realtà questa moneta è garantita dalle divise africane. La Francia, l'unica cosa che fa è battere questa moneta in un piccolo villaggio a Clermont-Ferrand in Francia e mandarlo alle Banche Centrali africane. Senza dimenticare che nelle Banche Centrali africane la Francia ha i suoi elementi che hanno il diritto di voto, cioè i Presidenti di queste banche non possono prendere nessuna decisione senza il consenso della Francia. E quando la Francia è in difficoltà ha il potere di svalutare la moneta come vuole, di farla... la Francia fa quello che vuole di questa moneta. Comunque ci sono diversi economisti italiani che hanno lavorato sul Franco CFA e qui io posto spesso i loro lavori per fare capire meglio alla popolazione italiana l'ossatura di questa cosa. Il trucco è questo: la Francia, senza nessuna legittimità, impone ai Paesi d'Africa questa moneta che lei batte. È come se io mi alzavo e dicevo agli italiani: «Guardate, io vi metto questa moneta a disposizione, la garantisco per voi sul mercato internazionale, però la metà delle vostre divise io la tengo come garanzia di questa moneta». Che significa? Significa che noi non siamo capaci di gestirci da soli, significa che i nostri soldi, dal 1945 ad oggi, che l'Africa - perché prima era il 100%, è passato al 75%, oggi siamo al 50% -, tutte le divise da quel momento ad oggi, che gli africani hanno versato alla Banca di Francia, noi non sappiamo nemmeno la quantità di questo denaro perché nessuno ha accesso a questo. E di plusvalenza la Francia prende da questi 14 Paesi (questa è una fonte di un giornale economico tedesco, non lo dico io) 440 miliardi di Dollari ogni anno! Gratuitamente, senza contare tutte le plusvalenze che la Francia riesce ad avere attraverso i meccanismi economici internazionali da questa moneta. Oggi quella moneta la Francia l'ha allineata all'Euro, però i soldi degli africani non sono alla Banca Centrale Europea, rimangono sempre alla Banca Centrale francese. Anzi, Merkel ha chiesto ai francesi di spostare questi soldi lì. Non lo vogliono! Perché considerano che è proprietà loro. Essendo in un sistema monetario così, di che indifferenza parliamo? Non abbiamo... al di fuori del fatto che i patti coloniali che legavano la Francia all'Africa non sono cambiati: sono sempre gli stessi! La Francia ha il monopolio su tutte le materie prime africane, cioè... 

In questo momento i patti neocoloniali sono ancora in vigore? 

Sì, sì, sono ancora in vigore. Tra Francia e.... No, non è cambiato nulla, nulla. 

Le indipendenze africane che cos'hanno fatto? 

Dopo la divisione dell'Africa nel 1884, alla fine della Seconda guerra mondiale, vedendo le popolazioni africane alzarsi, come vi ho detto, con la rivoluzione algerina, quella camerunese, quella in Indocina, la Francia ha anticipato le cose scrivendo lei stessa le Costituzioni di questi Paesi. Imponendo questo sistema monetario e prendendo il controllo attraverso i patti che hanno firmato con i primi dirigenti africani, che a malapena molti sapevano leggere, dei patti che permettono alla Francia - fino a oggi - di avere il monopolio su tutte le materie prime africane. Cioè, se la Costa d'Avorio vuol vendere il suo cacao a altre persone, lo può fare soltanto se non interessa alla Francia. Finché interessa alla Francia il cacao, il caffè, l'oro, il petrolio, il diamante della Costa d'Avorio, il Governo ivoriano non può trattare con nessuno senza passare dalla Francia. Siccome la Francia controlla l'uranio del Niger, l'oro del Mali, il gas, tutte le materie prime dell'Africa occidentale/centrale è sotto controllo francese. Qualsiasi Capo di Stato africano che ha tentato di fare uscire il suo Paese da questo sistema è stato ammazzato dalla Francia. Ne abbiamo 22 con nome e cognome ammazzati, avvelenati, la Francia con i suoi servizi segreti fomentano il colpo di Stato. C'è sempre qualcuno disposto a tradire per il potere. Quindi trovano sempre nel potere africano qualcuno pronto a collaborare con loro. Fanno un colpo di Stato, lo mettono al potere e continuano con questo gioco. Fino a oggi siamo a questo. Nel 2011 Silvestro Montanaro - un giornalista italiano - ha fatto un bel servizio su quello che è successo in Costa d'Avorio perché Gbagbo Laurent, il legittimo Presidente della Costa d'Avorio, oggi si trova alla Corte Penale Internazionale. L'unica colpa qual è stata? Che voleva fare uscire la Costa d'Avorio, come vi ho detto, 40% della massa monetaria west africana si trova in Costa d'Avorio. Su 14 Paesi, metà della ricchezza si trova in uno solo. Quindi è proprio la gallina dalle uova d'oro della Francia. E Gbagbo Laurent, se riusciva a cancellare gli accordi coloniali, a fare uscire la Costa d'Avorio da questo sistema francese era un disastro per la Francia. Chiunque in Africa ha provato a opporsi a questo sistema coloniale è stato assassinato! Per la Francia, per tutti i motivi. Sylvanus Olympio nel '62/'63... '63 ha cercato di fare uscire il suo Paese da questo. Tre giorni dopo la sua decisione di uscire dalla moneta francese e di cancellare tutti gli accordi che c'erano fra il suo Paese e la Francia: colpo di Stato, assassinato. Patrice Lumumba uguale. Thomas Sankara del Burkina Faso, che prima questo Paese si chiamava Haute-Volta, perché era il nome che era stato dato a questo Paese dopo la divisione... dopo la conferenza di Berlino. Sankara è arrivato al potere e ha detto: «No! Questo è un nome che non ci appartiene!». Ha dato un nome africano al Paese, ha chiesto a tutti i Paesi africani di non pagare i debiti perché, in realtà, è la Francia che deve all'Africa e non l'Africa alla Francia. Hanno fatto un colpo di Stato con il suo migliore amico! L'hanno assassinato e per 27 anni questa persona è stata al potere in Burkina Faso tenendo il Paese sotto scacco per la Francia. Oggi è scappato dal Burkina ed è ospite in Costa d'Avorio, dal dittatore attuale che la Francia ha installato in Costa d'Avorio, che non è altro che un killer economico che lavora per il Fondo Monetario Internazionale. Quindi l'Africa, essendo in questa condizione, non ha un'autonomia politica, perché in Africa prima di fare un Consiglio dei Ministri sono costretti a mandare una nota a Parigi. Se Parigi da il suo ok il Consiglio dei Ministri si fa. Ma lo dico seriamente: siamo in questa condizione! Ufficialmente! E tutti lo sanno. Mesi fa il Presidente del Senegal ha preso tutto il suo Governo per andare a fare un Consiglio dei Ministri all'Eliseo! Ma vi rendete conto di quello che significa? Il problema africano è semplice, è un problema molto semplice: l'Africa deve uscire da tutti questi cavilli politici e accordi che legano l'Africa alla Francia. Perché finché gli africani non potranno avere una propria politica, non potranno avere una propria economia, rimarremo sempre delle colonie nei fatti. È questo che la Francia non vuole permettere. Ma perché hanno ucciso Gheddafi? Perché semplicemente per questo! E le e-mail di Ilary Clinton lo dimostrano e tutti lo sanno. L'Italia ha cercato di opporsi un po' all'assassinio di Gheddafi perché l'Italia aveva molti interessi lì. Ma Sárközy non poteva permettere questo. Gheddafi aveva messo sulla tavola 42 miliardi di Dollari per creare il Fondo Monetario Africano, aveva già creato la banca d'investimenti africana per cercare di lavorare sulle grandi opere. Perché Gheddafi voleva creare un'autostrada tra il nord Africa, cioè Tripoli e l'Africa occidentale. E questa è una cosa che la Francia non poteva accettare. Sarkozy è entrato nella NATO e ha chiesto il consenso dell'America per assassinare Gheddafi, per non permettere questo. È come se l'Italia dicesse alla Cina - per esempio -: «Voi cinesi non potete vendere nulla senza il mio accordo». I cinesi sono costretti, per qualsiasi movimento che devono fare sul mercato internazionale, ad avere il consenso dell'Italia. 

La Cina è un Paese libero? 

No! I cinesi non possono prendere nessuna decisione senza l'accordo del Governo italiano. Questa non è indipendenza, è indipendenza solo... non si può chiamare indipendenza questo. Questo è colonizzare uno Stato! Questo è sottomettere un popolo! Se noi ivoriani avessimo la possibilità di vendere il nostro caffè, cacao a chi vogliamo e ricavare le divise sul mercato internazionale portandolo alla Banca Centrale africana, alla Banca Centrale ivoriana, che era in collaborazione con la Banca Centrale africana, la situazione sarebbe diversa! Però i soldi, il sudore dell'Africa, il lavoro degli africani rimane in Francia. È quello che, in teoria, l'altra metà che gli africani devono avere non è che vengono versate queste divise nelle Banche Centrali africane, no! Queste divise rimangono lo stesso in Francia e la quantità di questo denaro, piano piano la Francia la batte in Franco CFA, lo distribuisce, lo da alle diverse Banche Centrali africane che lo mettono nel circuito commerciale. In Costa d'Avorio, quando Gbagbo ha deciso di uscire dal Franco CFA la Francia, senza avviso, ha chiuso tutte le banche commerciali ivoriane. Che significa? Che le imprese non possono più lavorare, la casalinga non può più andare al mercato: d'un tratto la Francia ha bloccato l'economia del Paese. Perché se le banche commerciali sono chiuse e non hanno liquidità per metterla nel circuito cittadino, come si fa? È impossibile! Questa è la situazione africana. E dico: chiunque, chiunque osa rimettere in dubbio queste clausole coloniali viene ammazzato! Questo il mondo intero lo sa, lo sapevano tutti, però tutti stavano zitti. Perché? Perché tutti hanno interesse in Africa. Dopo aver assassinato Gheddafi, la Libia, che è diventata una "No Man's Land" dove c'è un Governo-fantoccio, dove le diverse tribù hanno ripreso controllo ognuno della propria zona, è diventato un varco dove i ragazzi passano. Ma anche questo fa parte di un piano, fa parte di un piano perché l'oligarchia mondialista vuole svuotare l'Africa dalla sua forza viva, fare entrare i ragazzi qui sapendo le difficoltà economiche che subisce l'Europa adesso, farli entrare in Europa sapendo che non avranno futuro. Noi, noi che siamo qui da 20/30 anni, gli stranieri che vivono qui, oggi sono quasi tutti disoccupati. Ognuno si arrangia, perché dopo 10/20 anni su un territorio un po' riesci a capire come funzionano le cose, ma tutta questa gioventù che stanno facendo entrare a centinaia di migliaia, è chiara una cosa: tutti questi non avranno la protezione internazionale, né l'asilo politico. Quindi saranno giovani buttati per strada, senza nessuna tutela, senza nessun mezzo, parlando male l'italiano, non conoscendo la cultura occidentale.
Che cosa succederà? Una guerra tra poveri, cioè il basso popolo italiano, che è in difficoltà, si troverà di fronte migliaia, centinaia di migliaia di giovani africani affamati. Dove andiamo a finire? Uno scontro di civiltà. Perciò io ripeto: l'Italia deve tenere chiuse le frontiere italiane. Ci sono tanti documenti scritti su questo fenomeno, già dieci anni prima ne parlavamo. Io, prima che la cosa diventasse così intensificata ne parlavo già in rete, la gente mi dava del pazzo. Quando dicevo che non è vero che pagano 10.000 Euro a testa per venire qui dicevano: «Non è vero!». In Africa qualcuno che ha 10.000 Euro che viene a fare qui? Non ha senso, perché con questo si costruisce una vita. Fanno la propaganda in Africa occidentale dicendo che c'è la possibilità di attraversare il deserto. Quando sei in Libia il tratto di mare è così... non so quanti km per l'Italia... hai capito? E questi ragazzi, sperando che... sì, arrivano in Europa perché hanno ancora questo mito, hanno una possibilità di farsi un futuro. Questo, oggi, è utopia! Oggi è proprio utopia. È impossibile spiegargli che la situazione in Occidente non è più così. In Italia 250.000 giovani vanno via ogni anno per andare a cercare lavoro all'estero. Solo in Italia! Se gli italiani si muovono verso altri Paesi per cercare lavoro, chi viene qui troverà lavoro? Non è possibile! La cosa grave è che se almeno questi ragazzi erano refoulement, gli accordi di Dublino permettevano a questi ragazzi di richiedere l'asilo politico nel Paese che volevano, l'Italia non avrebbe avuto tutto questo peso. Ma gli accordi di Dublino dicono che una persona è costretta a chiedere asilo, protezione nel primo porto di sbarco. L'anno scorso più di 630.000 ragazzi sono entrati qui in Italia. Quindi tutto questo sarà a carico del Governo italiano, cioè il Governo italiano dovrà gestire questo flusso di persone, perché quando arrivano in Germania li riportano in Italia. Arrivano in Francia, li riportano in Italia. Ogni giorno dei giovani africani mi chiamano, mi scrivono per dirmi che il razzismo sta salendo a livello esponenziale. Ed è normale, ed è normale! Perché se io fossi italiano e vedo dietro casa mia migliaia di giovani africani che non so da dove vengono e che cosa fanno lì, io mi preoccuperei. Il nostro scopo è evitare che succeda una guerra tra italiani e africani. L'unico modo di evitare questo, innanzitutto, è chiudere le frontiere e non fare più entrare nessuno. Uno. Due: smettere di parlare di campi di concentramento, questa è una presa in giro. L'unico modo di fermare l'immigrazione è liberare l'Africa, perché se l'Africa ha la possibilità di avere la sua moneta, l'Africa ha la possibilità di fare una sua politica propria, l'Africa non ha bisogno di aiuto. Perché la Costa d'Avorio potrà commerciare direttamente con l'Italia il suo caffè e cacao, con la Germania i suoi prodotti, con l'Inghilterra... con qualsiasi Paese vuole trattando direttamente, senza intermediario. Quello che guadagnerà, i ricavi sul mercato internazionale, andrà nell'economia del Paese che permetterà di costruire ospedali, scuole, dare possibilità ai giovani di studiare. Chi sta bene a casa sua non va all'estero. Io se stessi bene lì non verrei qui, rimarrei a casa, sarei venuto in Italia per vedere le bellezze italiane che sono un museo a cielo aperto. 

Come funziona lo spostamento delle persone dal loro Paese in Europa?

 I trafficanti, quello che fanno, è derubare questi ragazzi. Perché questi ragazzi quando partono, strada facendo, nel nord Africa molti lavorano un po', qualcuno si mette un po' di soldi da parte per, quando arriverà in Europa, avere qualcosa in tasca. Ma le barche che prendono, queste barche, non pagano una Lira! Chi ve lo dice mente. Non pagano una Lira! Io sono stato in mezzo a loro, due mesi a parlare con loro: non pagano una Lira per venire! 

Secondo te è vero che... si dice che le donne, prima di partire, si fanno mettere incinte apposta per facilitare, poi il viaggio, l'accoglimento? Sono vere queste cose? 

Io quello che so è che molte donne vengono violentate nei Paesi arabi, questo lo so: ho avuto anche filmati che mi hanno fatto vedere i ragazzi. Molte donne vengono violentate strada facendo perché sono deboli. Molte donne muoiono nel deserto. E i ragazzi mi dicono: «Abbiamo così fretta che non è che le seppelliamo. Le mettiamo lì, buttiamo un po' di sabbia e continuiamo la strada». In Libia sono tenuti come schiavi, in condizioni disumane! Mi chiamano tutti i giorni! Quattro mesi fa un gruppo di ragazzi mi ha scritto per dirmi: «Guarda, noi ci stiamo preparando a prendere la barca, questi sono i dati dei nostri genitori in Africa occidentale. Se tra qualche giorno non ti contattiamo, contattali per dirgli che siamo morti». Io non ho dormito! Per tutto il giorno. Questa è la realtà! Queste donne vengono violentate dagli arabi in nord Africa. Noi ultimamente abbiamo fatto una campagna su questo dicendo ai Governi arabi (che sono tutti Governi-fantocci al servizio delle multinazionali occidentali): «Se continuate a maltrattare così la nostra gente in Africa occidentale: noi prenderemo provvedimenti con tutti gli arabi che vivono in Africa nera». In Algeria li buttano in mezzo al deserto: «Arrangiatevi per tornare indietro». In Libia fanno la stessa cosa. In tutti i Paesi arabi gli africani vengono trattati peggio degli schiavi! Quando arrivano in Italia hanno un piccolo salario perché, bisogna dire la verità, li mettono nei campi. Sì, qualcuno meglio, qualcuno meno meglio, però riescono a mangiare, hanno il medico che si occupa di loro. Dopodiché entrano in un circuito in cui, alla fine, non avranno un documento. 

Quindi si ritroveranno clandestini su un territorio sconosciuto da loro: che futuro hanno? 

Noi dobbiamo parlare del problema nella sua sostanza. Possono tagliare, possono aumentare: non è quella la soluzione. C'è una sola soluzione: liberare l'Africa dalla schiavitù economica monetaria imposta dalla Francia e dall'Occidente. È l'unica soluzione: dare all'Africa la possibilità di prendere in mano il suo destino. Finché non ci sarà quello possiamo fare tutto quello che vogliamo: non cambia nulla! Non cambia nulla. E poi il rischio... una cosa è sicura: questa oligarchia, nei suoi piani, sta cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale. Questo stanno facendo, stanno cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale in modo tale che l'italiano non esiste più, è snaturato. Distruggere gli Stati-Nazione occidentali per dare più forza alle Regioni. Fare dell'Europa delle piccole Regioni in cui non c'è più un... Guardate come hanno distrutto la cultura africana. Oggi noi africani siamo senza cultura, senza base perché i francesi, la tecnica che hanno usato... io, quando andavo a scuola da bambino, imparavo la Marsigliese. Mi hanno fatto vedere De Gaulle come Dio sulla terra! Tutta la nostra cultura era folclore. Hanno cancellato tutto quello che l'Africa è stata in questi migliaia di anni e hanno cercato d'imporre la cultura francese agli africani. Il che ha fatto sì che l'africano di oggi è uno che ha un piede nella cultura francese e un piede nella cultura africana che non capisce nemmeno più bene. È un uomo perso, senza base! Questo è l'africano attuale. Chiedere a un ragazzo africano la storia dell'Africa, dall'Egitto antico fino a oggi, non sa nulla! Sa più la storia francese che la storia africana. Perché la storia africana è stata cancellata di proposito dalla storia. Questi francesi che fanno? Cominciano a cooptare l'élite africana. Qui in Europa, quando vengono qui a studiare vengono contattati dai servizi segreti, in genere dalla massoneria francese, li fanno entrare in questi servizi e dopo, quando finiscono di studiare tornano in Africa e gli danno mezzi economici, logistica e visibilità mediatica. Li fanno arrivare al potere per mantenere sempre questo sistema. Chi cerca di opporsi a questa situazione viene eliminato. Come ho detto prima, hanno eliminato più di 22 Capi di Stato africani. Senza parlare di piccoli attivisti, persone che cercano di... io oggi, con quello che sto facendo, mi sto mettendo in pericolo di vita perché hanno l'occhio su di me, sapendo che ovunque in Africa, ovunque c'è un africano che vive in questo mondo sa chi sono io. Conoscono la mia faccia, mi scrivono dalla Thailandia, dalla Cina, dal Giappone, ovunque c'è un africano, dalle isole per dirmi: «vai avanti, sei la nostra speranza!». Perciò il mio ruolo, oggi, è cercare di mettere insieme tutti i movimenti panafricanisti, cancellare le frontiere fasulle che sono state create a Berlino nel 1885 e creare gli Stati Uniti d'Africa. Perché finché saremo piccoli Paesi coloniali decisi dall'oligarchia occidentale non andiamo da nessuna parte. Però, se facciamo un blocco comune, così come l'Africa ha avuto grandi Imperi: l'Impero mandingo, l'Impero del Ghana, l'Africa ha avuto grandi, grandi Imperi. Se noi riusciamo a creare oggi gli Stati Uniti d'Africa dove possiamo fare un mercato interno globale, senza frontiere e poter commerciare con il mondo esterno avendo una moneta comune, una Banca Centrale unica, l'Africa - in 10 anni - esce da questa situazione. Questo non sarebbe un esperimento nuovo - diciamo - nella storia. 

Cosa c'è di diverso dalle Unioni Africane che ci sono state nel passato? 

L'Unione Africana, come la conosciamo oggi, è una cosa fasulla, che serve solo per far vedere alla gente che gli africani sono indipendenti. Ma in realtà chi finanzia questa Unione? Al 65% è finanziata dall'Occidente, in gran parte dalla Francia e dall'Inghilterra. Le persone alla testa di questi organismi sono tutte persone al soldo della Francia. L'attuale Presidente Kagame è venuto al potere nel Ruanda dopo il genocidio ruandese. Che è successo in Ruanda? Una guerra tra la Francia e l'America per avere il controllo del Paese. Gli americani hanno vinto e hanno messo il loro uomo. E uguale nella guerra per il Biafra, la guerra tra le multinazionali petrolifere francesi e inglesi. 
E in ognuno di questi Paesi c'è un movimento panafricanista? 
Adesso stanno nascendo in tutta l'Africa dei movimenti panafricanisti. 

Da quanto? 

Da dieci anni a questa parte. Ci sono grandi televisioni, come "Afrique Média" con cui io collaboro tutti i giorni, parlo con i giornalisti e abbiamo deciso di fare tante cose assieme nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica africana, di fare capire agli africani che abbiamo una sola chance per uscire da questa situazione: creare gli Stati Uniti d'Africa, cioè ogni Paese africano come lo conosciamo oggi continuerà ad avere un Presidente. Come qui in Europa, però ci sarà una Banca Centrale, le frontiere saranno aperte, libero mercato, una moneta comune e una visione politica comune sul piano internazionale. Se riusciamo a fare questo, l'Africa esce da questa situazione. Però il problema qual è? È che l'oligarchia occidentale non lo vuole permettere. Io perciò confido un po', spero - - parlando con l'autorità italiana - che qualcuno di buona volontà ci dia un aiuto logistico, che ci dia una voce sul piano internazionale per spiegare all'opinione pubblica mondiale perché l'Africa soffre. Tu mi stai configurando due scenari, sostanzialmente, per il futuro: uno scenario che prevede uno scontro di civiltà in Europa e l'altro che prevede uno scontro di poteri in Africa. 

Intanto cosa potrebbe fare l'Occidente in questo? 

Poi, la cosa, fondamentalmente, che viene in mente a me è che se domani le aziende, sostanzialmente, occidentali non potessero più sfruttare le risorse africane, depredare l'Africa, ci sarebbero grossi problemi a livello industriale, commerciale... questo è chiaro, questo è chiaro! Quindi uno scenario come quello che ci stai descrivendo sarebbe apocalittico! Questo lo so, me l'immagino un po', però visto che io penso che noi siamo tutti esseri umani e che abbiamo il diritto di vivere insieme, in pace, in modo equo in questo mondo, è tutto il paradigma occidentale che dobbiamo cambiare. Perciò quando dico sempre alla gente la battaglia che faccio non la faccio solo per l'Africa, la faccio anche - indirettamente - per il popolo occidentale.  Perché se l'Africa esce da questa situazione... oggi al contadino ivoriano gli viene il 3% del prezzo finale del cacao! Si rende conto di quello che significa? I proprietari del cacao, a loro torna il 3% del prezzo finale. Se l'Africa riesce a trattare con le multinazionali occidentali facciamo 50% e 50%.

Perché non lo vogliono? 
Secondo te è possibile cambiare il paradigma in Africa se prima non cambia il paradigma in Occidente? 

Perciò sto parlando alla società civile occidentale. Perciò sto parlando all'italiano. Perciò parlo ai francesi. Per questo mi preparo a ritornare in viaggio in Europa a parlare alla società civile europea. Io la mia speranza in Italia è che il Governo italiano mi dà la possibilità di spiegare, perché vedo dei giovani che arrivano al potere. Visto che ho visto nascere il Movimento 5 Stelle, ho visto tutto quello che hanno detto prima di arrivare al potere, io ho la speranza - dico: ho la speranza - che ci daranno ascolto. Perché due sono le cose: o ci danno ascolto o in Africa scoppia tutto. Perché ve lo dico: dalla mia posizione lo so, sono in contatto permanente - 24h su 24h - con la gioventù africana, con i movimenti africani, con i giornalisti africani. L'Africa sta per scoppiare, gli africani non accettano più questi governatori coloniali che l'Occidente fa credere alla gente che sono Presidenti di Stati liberi. Le informazioni che abbiamo dato agli africani stanno arrivando fino in fondo all'Africa. Oggi vedi dei ragazzi africani... ieri ho postato il video di un ragazzo che parlava in bambara, perché non sa parlare il francese, non è mai stato a scuola. Però, a sentirci spiegare le cose, ha capito qual é la situazione. Mi scrive e mi fa: «Fratello grande, io faccio un video in bambara così tutti i bambara capiscono», altri mi dicono: «Lo farò in wolof, perché tutti i wolof che non sono stati a scuola capiscono di cosa tu parli». La stanchezza, la miseria. Una persona, quando hai le spalle al muro, finisce per difenderti. La cosa che io sto cercando di evitare - perché la psicologia delle masse è difficilmente controllabile -... la cosa che cerco di evitare è che se la prendano con il cittadino occidentale che sta in Africa, che non c'entra nulla con questo. Perciò sto chiedendo a tutti i movimenti africani di fare una sinergia e prendere pacificamente tutte le ambasciate di Francia in Africa. Se possibile nel mondo. Pacificamente. Ognuno con il suo tamburo, ballando, cantando, però facendo in modo che il mondo intero si chieda: «Ma che cosa succede lì?». 

Cosa ne pensi, appunto, visto che parli proprio di visibilità, di questa omertà dei media occidentali su qualunque cosa riguarda l'Africa? 

E perché i media di proprietà di chi sono? Le grosse testate del mondo a chi appartengono? Lo sappiamo! Quindi i proprietari di questi media non permetteranno mai a questi media di dire certe cose. Qui in Italia, non è che i giornalisti non sanno quello che succede in Africa: lo sanno, non lo possono dire! I politici: lo sanno, non lo possono dire! L'unica che ha avuto il coraggio di aprire bocca qui è quella signora Meloni, ha detto una piccola cosa, però è un grosso coraggio. Nessuno osa dire nulla! Nel passato l'Italia è stato un Paese colonialista, ma oggi l'Italia è uno dei Paesi che fa meno male in Africa. E nella storia italiana abbiamo il caso Matteotti... Mattei - come si chiama? - perché quando voleva trattare il petrolio con i Paesi arabi che fine ha fatto? I tempi sono maturi. Se noi riusciamo a smontare i piani dell'oligarchia criminale occidentale riusciamo a salvare l'Africa: nello stesso tempo salviamo l'Italia. Perché sennò il loro piano di fare entrare, svuotare l'Africa della forza viva, farla entrare in Europa... Guarda questi ragazzi, sono tutti giovani, tra i 15 e i 25 anni, tutti! Ragazzi forti, molto manipolabili. Questa è una bomba umana! Qui succede un conflitto di civiltà. Questa è la situazione africana. E io dico, lancio sempre un appello alla popolazione italiana: dovete capire quello che sta succedendo in Africa. È in corso uno spopolamento dell'Africa. È un'invasione dell'Italia e dell'Occidente, che fa parte di un piano di distruzione della cultura occidentale. Questi ci vogliono rendere tutti dei codici a barre: consumatori e basta. E ci stanno riuscendo con la complicità di politici occidentali. Perché bisogna dire la verità: qui al Governo un partito politico ha bisogno di finanziamenti, ha bisogno di appoggio. Dove lo trova? Chi finanzia i politici? Il movimento che state componendo com'è finanziato, invece? Faremo una raccolta fondi. Io già da solo, l'anno scorso, avevo cominciato e hanno cominciato a mandare i soldi. Ho fermato tutto e ho detto: «Guardate, è meglio che aspettate. Quando saremo pronti lanceremo un ordine e metteremo tutti i soldi insieme per portare il movimento avanti». Questo riguarda solo il mio movimento, altri movimenti trovano altre fonti di finanziamento. Se non viene dai nemici dell'Africa, per noi possiamo camminare insieme. Ognuno si arrangia come può, poi non è che abbiamo bisogno di tanti soldi per fare quello che vogliamo fare. Mica abbiamo bisogno, perché se il popolo si alza nessun potere resiste. Il lavoro che dobbiamo fare è un lavoro d'informazione, di apertura della mentalità africana, che si rendono conto che il loro destino si trova in mano loro. Il popolo deve uscire per strada, non ha bisogno di soldi. Ognuno a piedi, con il pullman, con la bicicletta, quel giorno tutti davanti all'Ambasciata di Francia: ci troviamo lì. Finché non c'è una soluzione chiara nessuno si muove, possiamo stare lì mesi. Finché la Francia fa uscire l'Africa da questa condizione, finché l'opinione pubblica internazionale e mondiale dice ai francesi: «basta!». In Costa d'Avorio, come in tutta l'Africa, tu fai un incidente di macchina, arrivi in ospedale, sei ferito, se un tuo parente non ha soldi tu muori! Sei insanguinato, come arrivi il medico ti fa la ricetta; se non c'è nessuno per pagare tu rimani lì nel frattempo. Questa è la situazione. Nell'Africa profonda l'acqua potabile non c'è, l'elettricità semplice, lì dove c'è il sole 24 ore al giorno, bastava fare piccoli progetti per dare l'elettricità a tutti: non è possibile! Perché loro sanno che un uomo che è pieno, un uomo che ha mangiato, che è in salute può riflettere. Chi è in condizione di fame, di malattia, di preoccupazione materiale continua, permanente, non può riflettere: cerca solo di che mangiare! Questa è la tecnica che usano lì: metterci in condizioni di non poter riflettere al di fuori del fatto che quello che io sto dicendo qui in Italia, in Africa, anche se sono impazziti, non oserebbero mai dirlo. Mai! Perché lo stesso giorno sparisci. Se non stai attento... te e tutto il resto della tua famiglia! Vengono la notte e vi fanno sparire. Questa è la realtà africana. E questi delinquenti, di cui la maggior parte appartengono a diverse società segrete occidentali, si fanno la guerra del potere, con la compiacenza della Francia, riescono a creare delle guerre tribali, guerre etniche. Perché in Africa non è che uno va dietro a un candidato perché quello che dice è valido, perché è uno che vuole aiutare il suo Paese, no! Va dietro a lui perché sono dello stesso villaggio. E quando, dopo le elezioni, chi ha perso dice che le elezioni sono truccate: comincia la guerra civile. Gli africani non fanno altro che massacrarsi, vedi il Mali oggi. Nel Mali... la Francia è riuscita a dividere il Mali perché la divisione del Mali faceva parte del piano delle Nazioni di Gheddafi. Gheddafi è stato eliminato, la Francia sta cercando di balcanizzare l'Africa, cioè le frontiere come hanno fatto nel 1885 non gli vanno più bene, le devono dividere in piccoli pezzi. Quindi adesso il nord e il resto del Mali è diviso e i maliani si stanno massacrando tra di loro. Non so quanti candidati, non so, venti candidati alle elezioni presidenziali: nessuno di loro osa affrontare i veri problemi dell'Africa. 

Mi dicevi prima che se non dovesse andare, comunque, in porto la mobilitazione comunque vi presenterete alle prossime elezioni? 

Sì. A partire dalla Costa d'Avorio. Sì. Come mai la Costa d'Avorio e quando, nel caso, avverrà questa cosa? 2020 le prossime elezioni. E già stiamo vedendo come si stanno muovendo questi partiti coloniali. C'è uno che si chiama Konan Bédié, che è nella politica ivoriana da quando ero bambino. C'è questo assassino criminale del Fondo Monetario Internazionale, che è uno che lavora per la Francia e per l'America, cioè per le istituzioni internazionali, che non è nemmeno cittadino ivoriano. Sappiamo tutti che finirà con una guerra civile. 

Le prossime elezioni? 

Sì, sì. Finirà con uno scontro frontale. Perché stanno cercando in tutti i modi, la Francia sta cercando in tutti i modi di continuare ad avere il controllo sulla Costa d'Avorio, però non riesce ad averlo. Oggi stanno negoziando con il Presidente che hanno deportato alla Corte Penale Internazionale. Noi, gli africani di oggi, non lo permetteremo. Tutti questi delinquenti che sono lì, che pensano solo a mangiare, a pensare di rubare al loro popolo a beneficio della Francia, noi gli dobbiamo levare tutto.
Una nuova generazione deve andare potere, uscire dal Franco CFA e imporre una nuova politica culturale, economica: dobbiamo cambiare tutto! Partendo dalle nostre radici, perché noi siamo africani. Se io vi dico che la prima carta dei diritti umani è stata fatta in Africa mi crederete? È stata fatta in Africa dal mio bisnonno quando ancora in Francia la Sorbonne non esisteva. Quindi l'Africa "selvaggia", che cercano di fare vedere alla gente, la storia dell'Africa che hanno cancellato noi la rifaremo uscire fuori. I lavori di sciacallaggio stanno lì, dall'Egitto antico fino a oggi: i lavori del prof. Obenga, del prof. Gomez. Sappiamo la verità, dobbiamo insegnare ai nostri figli la verità sulla nostra storia. 1) Dobbiamo insegnare ai nostri figli a difendere il nostro territorio a tutti i costi! Il lavoro che abbiamo da fare è un lavoro che sarà di decenni. Noi non facciamo altro che iniziare, perché adesso la priorità è uscire dal dominio francese, avere l'autonomia politica, economica e monetaria. Dopodiché metteremo in piedi tutto quello che è necessario per ridare all'Africa e agli africani la loro vera identità. E noi resteremo aperti al mondo intero. Perché siamo umani, dobbiamo interagire, però dobbiamo interagire in modo equo. A me l'occidentale, che ci trattino da occidentale, non è mio nemico. Perché non mi ha fatto nulla: lui è vittima quanto me. È il sistema che va distrutto. Io penso che i tempi sono maturi: lo dico in base a tutti i contatti che ho, a tutto quello che sta succedendo sul terreno. Se riusciamo, noi africani, a creare una sinergia fra tutte le forze panafricaniste, prima della fine di quest'anno la Francia esce dall'Africa. Se riusciamo a superare questo egoismo personale e interagiamo tra di noi, questa situazione finisce in pochi mesi! Perché io so, io so che la società civile occidentale non vuole questa roba! Se lei fosse vicino a me vedrebbe quanti italiani mi scrivono, mi telefonano al giorno per dirmi: «Vai avanti!». Quanti francesi, quanti tedeschi mi chiedono di tradurre i miei video in tedesco. Perché la società civile non sa nulla di tutto questo. Il poco che sa è anche manipolato! Se chiediamo a 100 italiani: «Che cos'è il CFA?», 100 diranno: «Non lo sappiamo». Perché? Perché viene tutto nascosto. Perché non vogliono che la verità venga fuori. E voi ci dovete aiutare a portare la verità fuori. Ci dovete aiutare a fare capire alla società civile italiana quello che la Francia sta facendo in Africa. E nel frattempo la Francia chiede all'Italia di aprire i porti e di ricevere tutte queste centinaia di milioni di persone che vogliono deportare in Europa. Con gli accordi di Dublino i tre quarti devono rimanere in Italia. 

Che cosa succederà qui? 

Eh! Boh! Boeri dice che quelli pagheranno le pensioni dei vecchi italiani. Se qualcuno deve pagare le pensioni dei vecchi italiani le devono pagare i giovani italiani che vanno all'estero a lavorare. Perché andare all'estero? Rimangono a casa loro! Prima gli italiani e poi dopo gli altri! In Africa deve essere così: prima gli africani e dopo gli altri! Come gli occidentali vanno in Africa in vacanza a divertirsi sulle spiagge africane, noi vogliamo venire qui a Venezia, a Firenze a guardare le bellezze italiane, non a stare intorno alle stazioni, essere carne da macello, essere trattati meno di animali, perché la società civile, la massa è così: va in base a quello che dice la TV. Quando la TV dice che ci stanno invadendo, loro veramente credono che stanno per essere invasi. Da chi? Se i francesi non avessero assassinato Gheddafi questa situazione non sarebbe arrivata. Gheddafi l'ha detto: «Se mi uccidete, vedrete che cosa succederà». Tutto quello che ha detto Gheddafi lo stiamo vedendo, hanno cercato di camuffare le cose. Perciò anche voi, il lavoro che fate è importante. Se vedete che io ho accettato di parlare con voi è perché ho fiducia. So che il mio messaggio non sarà stravolto e arriverà al popolo italiano. Noi abbiamo bisogno di visibilità, abbiamo bisogno di riuscire a parlare alla coscienza occidentale spiegando bene quello che succede. Appena è cominciata la cosa che cosa ho detto io? Ho detto: faranno affondare le barche, faranno vedere ogni tipo di manipolazione per giocare sulla coscienza italiana, per fare pressione, per continuare questa cosa. Gli italiani non si devono lasciare abbattere, devono tenere duro, si devono alzare e devono dire la verità: basta con il massacro dell'Africa, basta con lo sfruttamento selvaggio degli africani! Nel frattempo devono resistere, perché se non resistono qui ci sarà una guerra civile. L'opinione pubblica mondiale dirà: qui dobbiamo vedere ben chiaro, verrà tutto a galla, la Francia sarà costretta ad accettare l'abolizione del Franco CFA, sarà costretta a cancellare tutti gli accordi coloniali che ci sono tra l'Africa e la Francia. E la nuova generazione stabilirà i nuovi contatti con l'Europa. Ma qui in Italia, la situazione italiana è che se non vi alzate, se non vi alzate per fare pressione sul Governo, sulle associazioni italiane, da qui a qualche tempo vedrete che continueranno a entrare. E mentre entrano qualcuno fa la propaganda. Le dico, diversi giovani africani mi scrivono, mi chiamano, non quelli sbarcati con le navi, quelli nati qui che non sanno nulla dell'Africa.
A parte il colore della pelle sono italiani, perché hanno lo schema mentale di un italiano. Dicono: «Zio, il razzismo sta crescendo a livello esponenziale». E io molti di questi ragazzi li ho visti nascere qui. Possiamo e dobbiamo fare di tutto per evitare questo! Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare uno scontro di civiltà qui. E l'unico modo è fare pressione sulle istituzioni. Se facciamo pressione sulle istituzioni e sul Governo attuale saranno costretti a prendere delle decisioni. Ve lo dico in anteprima: per fine settembre noi stiamo organizzando una grande manifestazione a Roma.

Marcello Pamio

La «Finestra di Overton» («The Overton Window») è una vera e propria tecnologia di persuasione delle masse. Stiamo parlando di «ingegneria sociale»: un modello di rappresentazione delle possibilità di cambiamenti nell’opinione pubblica.
Il nucleo è il seguente: qualsiasi idea, anche la più incredibile e inaccettabile, per potersi sviluppare nella società ha una cosiddetta «finestra di opportunità». Da qui il nome Finestra di Overton.
In tale finestra (window), una idea può essere invisa, attaccata, derisa, discussa, per poi lentamente e paradossalmente andare a modificare la legge in suo favore.

Avviene qualcosa di incredibile all’interno di questa «finestra di opportunità», perché l’idea iniziale passa dallo stadio di «impensabile» a quello di un pubblico dibattito, per poi finire all’accettazione totale da parte della massa, divenendo «normalità».
La cosa più inquietante di tutto questo è che le «idee» nascono sempre da uno sparuto gruppo e a vantaggio solo di pochi, con danni per tutti gli altri…
Attenzione, non stiamo parlando del classico lavaggio del cervello, perché qui abbiamo a che fare con una tecnica molto più sottile e soprattutto efficace. Lo scopo è portare il dibattito fino al cuore della società - attraverso i compiacenti media - per modificare la percezione del suddito, affinché questo se ne appropri e la faccia diventare sua.

Sembra impossibile? Spesso addirittura è sufficiente che un personaggio noto al pubblico, o un politico, promuova una «idea», anche in modo caricaturale e/o estremo, per far sì che il resto del pubblico o della classe politica inizi col dibattito.
Il risultato non importa, l’idea è nata, il virus è stato inoculato e la «tecnologia» ha iniziato a lavorare...
«Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli», con questo aforisma, il grande Oscar Wild dimostra di avere capito il meccanismo quasi un secolo prima di Joseph Overton…

Chi era Joseph Overton
Possiamo dire che Overton non è stato un personaggio importantissimo e noto, anzi, ma quello che ha studiato e scoperto è estremamente interessante per tutti.
Joseph P. Overton (1960-2003) è stato un sociologo e attivista statunitense, già senior Vice-President del «Mackinac Center for Public Policy», un think tank conservatore che si occupa di politiche liberiste.
Morì molto giovane a seguito delle ferite riportate dallo schianto dell’ultraleggero su cui volava. Un incidente strano visto che le cause non furono immediatamente chiare.
Per cui la sua «finestra» è postuma.

Overton semplicemente voleva studiare gli effetti sulla popolazione dei «serbatoi di pensiero», i cosiddetti «think tank», e delle centrali di influenza del processo politico.
Da questa ricerca concepì che una qualsiasi idea ricade in un intervallo di possibilità che la rende più o meno accettata dalla società. Tutti gli uomini importanti, quelli che contano (politici, economisti, banchieri, pubblicitari, ecc.) si attengono alle idee che la sua Finestra ritiene accettabili.

I sei stadi secondo i quali ogni idea evolve, sono i seguenti:

  • «Unthinkable» («impensabile», «inconcepibile» cioè inaccettabile, vietato);
  • «Radical» («radicale», ancora vietato ma con delle eccezioni);
  • «Acceptable» («accettabile», l’opinione pubblica sta cambiando);
  • «Sensible» («sensata», cioè razionale);
  • «Popular» («popolare», «diffusa», socialmente accettabile dalla società);
  • «Policy» («legalizzata», l’idea diviene parte concreta della politica).

Grazie a questa «ingegneria sociale», con gradualità qualsivoglia tabù può essere infranto e reso accettabile dalla società. E’ solo questione di tempo e di propaganda...

Viene sempre citato l’esempio della rana bollita perché è perfetto.
Se una rana viva viene gettata in una pentola con l’acqua bollente, questa salta fuori immediatamente, ma se il povero animale viene messo nell’acqua fredda e lentamente si fa aumentare la temperatura, molto gradualmente, questa resta immobile fino alla lessatura.
Nelle politiche sociali è importantissimo avanzare per gradi e molto lentamente, a parte qualche caso in cui serve invece la tecnica militare chiamata «shock and awe», del «colpisci e terrorizza», ma questa è un’altra storia.

 

La parola «omosessuale», per esempio, è stata introdotta nella fase in cui l’idea da «impensabile» e «radicale», doveva divenire «accettabile» e «sensata».
Agli inizi degli anni Settanta in America i convegni dell’APA, (l’American Psichiatric Association, la casta degli psichiatri) venivano costantemente occupati dagli attivisti dell’associazione LGBT e il risultato fu la cancellazione dell’omofilia dalla lista delle malattie sessuali del DSM, il Manuale Diagnostico-Statistico dei disordini mentali (1973).
Oggi è normalissimo parlare di omosessualità, ma cinquant’anni fa non era assolutamente così!
Traguardi indiscutibili dell’emancipazione, del rispetto e delle libertà, o manipolazione delle coscienze?

Moltissime idee contemporanee erano assolutamente inconcepibili solo qualche decina di anni fa, ma poi sono diventate accettabili per la legge e per la società.
Siamo veramente sicuri che tali «riforme» societarie, siano state ispirate dal bene comune e per gli interessi del gregge? O piuttosto per altri motivi, magari meno etici?
Oggi le «finestre» sono state aperte su moltissimi concetti e idee: gender, microchip sottocutaneo, eliminazione della moneta contante, uteri in affitto, vaccini obbligatori, geoingegneria atmosferica (scie chimiche), immigrazioni di massa, eutanasia, pedofilia, incesto, ecc.

La cornice della finestra
I media con i dibattiti giocano un ruolo decisivo.
TED sta per «Technology Entertainment Design» e ormai è un marchio di conferenze statunitensi gestite dall’organizzazione privata non-profit «The Sapling Foundation». TED è nato nel febbraio 1984 come evento singolo, poi nel tempo si è trasformato in una conferenza annuale tenuta a Monterey in California, e ogni due anni in altre città del mondo.
Con la scusa della mission: «ideas worth spreading», cioè «idee degne di essere diffuse» vengono invitati personaggi illustrissimi che ovviamente fanno molto comodo al Sistema e al paradigma….

Ricordiamo l’intervento di Bill Gates nel febbraio del 2010 sul tema molto caro ai neo-eugenetisti: il «riscaldamento globale». La colpa dell’innalzamento del livello di anidride carbonica e quindi del Global Warming è, come da copione, del cancro-uomo e delle sue attività.
Una diagnosi corretta ha già in sé anche la terapia. La soluzione per il patron della Microsoft è la riduzione della popolazione mondiale. Come? Vaccinazioni di massa e “servizi sanitari orientati alla riproduzione”, che tradotto farebbe più o meno “controllo delle nascite e aborti”.
Ecco le sue precise parole: «prima di tutto, abbiamo la popolazione. Il mondo oggi ospita 6,8 miliardi di abitanti, e tale cifra sta crescendo speditamente verso i 9 miliardi. Ora, se davvero facessimo uno splendido lavoro in relazione a nuovi vaccini, sanità e servizi sanitari orientati alla riproduzione (aborti), noi potremo probabilmente ridurre quest’ultimo numero di una percentuale valutabile intorno al 15%»

Saltiamo in Germania all’University of Wurzburg, il 5 maggio 2018 durante l’edizione europea di TED. Questa volta il tema trattato era «Future Societys» e la relatrice Mirjam Heine.
Questa studentessa di medicina ha tenuto un monologo di circa 13 minuti davanti ad una vasta platea di persone applaudenti, in cui parlava in termini positivi della pedofilia, intesa come «normale orientamento sessuale».
«Pedophilia is an unchangeable sexual orientation. Anyone could be born that way», la pedofilia è un orientamento sessuale immutabile, e “chiunque” potrebbe nascere così!
Non una gravissima e inaccettabile deviazione patologica, ma un banalissimo orientamento sessuale.

La Finestra di Overton si è spalancata sulla pedofilia, ed ecco il meccanismo...
Dalla fase uno («impensabile», «inaccettabile»), ci troviamo nella fase due «radicale» («vietato ma con delle eccezioni»), per cui si inizia a parlarne.
La seconda fase continua con il dibattimento in piccoli convegni (TED è solo l’inizio) dove stimati scienziati faranno delle dichiarazioni sotto forma di discussioni «scientifiche».
Contemporaneamente e/o precedentemente, in sintonia con il dibattito pseudoscientifico, si costituiscono associazioni di pedofili, le cui dichiarazioni vengono - non a caso - amplificate dai media.
Associazioni e partiti propedofilia sono nati da tempo. La Nambla per esempio (North American Man-Boy Love Association) è l’associazione di pedofili americani che ha chiesto perfino l’abolizione dei limiti di età per i rapporti sessuali. In Olanda è sorto NVD, il partito di pedofili (poi scioltosi) il cui motto era: «Amore per il prossimo, Libertà e Diversità».
Sempre nel paese dei tulipani vi è pure la Fondazione «Stitching Martijn» che promuove la pedofilia.
L’argomento quindi cessa di essere un tabù e s’introduce nello spazio d’informazione.
Questo scatenerà fortissimi e aspri dibattiti mediatici: ci saranno esperti a favore (all’inizio pochissimi) e contrari (molti). Anche la popolazione si dividerà, per poi alla fine passare alla fase tre: l’«accettazione».
Attenzione perché il meccanismo è stato messo in moto...

 

 

 

L’«Aspen Institute for Umanistic Studies» venne fondato nel 1949 ad Aspen nel Colorado da Robert Maynard Hutchins, Gran Commendatore dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, una branca della Side Masonry, l’alta massoneria Britannica. Presidente dell’Università Rockefeller di Chicago fra il 1929 e il 1950, creatore assieme a Giovanni A. Borghese nell’immediato dopoguerra del Movimento per il Governo mondiale, direttore della programmazione della Fondazione Ford all’inizio degli anni 50, Hutchins era in rapporto con Aldous Huxley per lo studio delle droghe; venne coinvolto negli anni Sessanta, ormai in pensione in un traffico di droga. 
Al momento della fondazione, Hutchins era fiancheggiato da numerosi fabiani (membri della Fabian Society) del CFR (Council on Foreign Relations, Consiglio per le Relazioni Estere, il vero governo ombra americano) e del RIIA britannico (Royal Institute of International Affairs, l’omologo britannico del CFR) i quali, dietro il paravento degli “studi umanistici”, puntavano in realtà a cooptare personaggi del mondo economico e industriale per orientarli verso analisi e prospettive “globali”, leggi mondialiste in senso tecnocratico, e inserirli quindi nei quadri di governo dei rispettivi paesi.

Negli Stati Uniti l’Aspen Institute ha sedi ad Aspen e a Washington, mente in Europa dispone di una rete, costituita in successione, di centri di attività fra loro collegati coordinati. Così nel 1974 venne fondata la sede di Berlino, seguito da quella di Roma nel 1985, con un ufficio a Milano (successivamente anche a Roma); nel 1994 fu la volta di Lione, e per rimanere in Europa, quella di Bucarest nel 2006. Tokyo ebbe la sua sede nel 1998 e Nuova Delhi nel 2004.

Alla guida dell’Aspen Institute è stato lungo Robert O. Anderson, ex segretario del tesoro americano, uno dei direttori del CFR, membro del Bilderberg e della Commissione Trilaterale, giornalista dell’Observer (della famiglia degli Astor) e dirigente della multinazionale petrolifera Atlantic Richfield Corporation (ARCO) dei Rockefeller.
Nel 1974 la Fondazione di Anderson ha finanziato i movimenti ecologisti per imporre le energie cosiddette “alternative” all’energia nucleare, muovendosi di concerto con l’Aspen Institute, che godeva degli stessi finanziamenti dell’Atlantic Richfield.

Secondo quanto espresso nel corso di un convegno tenuto a Venezia il 5 settembre 1986, dall’allora presidente della sezione italiana, l’israelita Gianni De Michelis - presente anche ai simposi di Davos dello World Economic Forum - il fine dell’Aspen è quello di mettere attorno a uno stesso tavolo i protagonisti di maggior rilievo del mondo politico, economico, finanziario per formulare suggerimenti e proposte…
Trattasi di intenzioni assai prossime a quelle del Bilderberg, ma in un rapporto di subordinazione rispetto a quest'ultimo e con valenze spiccatamente culturali, di formazione di quadri per l’establishment, e anche economiche, monetarie e commerciale.

L’Istituto Aspen organizza nelle varie nazioni uno o due seminari all’anno, secondo le necessità, per fare il punto sulla situazione economica, commerciale e finanziaria, il rapporto a quella politica del momento, con la partecipazione di personalità e quadri dei governi europei, americani e giapponesi.
Annotiamo che l’Aspen Italia è stato guidato fino ai primi di febbraio 1995 dall’allora capo del Governo Giuliano Amato. Gli successe Carlo Scognamiglio, ministro della Difesa, mentre Romano Prodi, leader del centro sinistra, il 2 febbraio dello stesso anno veniva nominato “vice presidente vicario”.
Alle sedute dell’Istituto Aspen Italia, mescolate personaggi di spicco del mondo politico ed economico italiano come Giorgio Napolitano, Giulio Tremonti, Enrico Letta, Mario Draghi, Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga, si ritrovano, sempre in omaggio al principio osmotico che vige nelle società di stampo massonico, personaggi appartenenti a circoli superiori come John Chipman, direttore dell’IISS, Lord Dahrendford (RIIA, Fondazione Ford, Bilderberg), Samuel Huntington (CFR), Renato Ruggiero (ex presidente WTO, Bilderberg, Trilaterale) o Peter Tarnoff, Presidente CFR dal 1986 al 1993.

Aspen Institute Italia oggi
L’attualmente Comitato Esecutivo di Aspen Italia è composto dai membri di diritto e da 30 componenti nominati tra i Consiglieri dal Consiglio Generale.
Molti nomi sono assai noti…

Luigi Abete, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Sergio Berlinguer, Alberto Bombassei, Domenico Cacopardo, Sabino Cassese, Giuseppe Cattaneo, Gerhard Dambach, Marta Dassù, Gianni De Michelis, Jean-Paul Fitoussi, Marco Fortis, Franco Frattini, Gabriele Galateri di Genola, Richard Gardner, Donato Iacovone, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Giampiero Massolo, Paolo Mieli, Mario Monti, Mario Moretti Polegato, Lorenzo Ornaghi, Riccardo Perissich, Angelo Maria Petroni, Romano Prodi, Francesco Profumo, Alberto Quadrio Curzio, Dario Rinero, Gianfelice Rocca, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Nicoletta Spagnoli, Lucio Stanca, Giulio Tremonti, Marco Tronchetti Provera, Beatrice Trussardi, Giuliano Urbani, Flavio Valeri, Elena Zambon.

L’attuale Presidente è Giulio Tremonti, i Vice Presidenti Alberto Bombassei, Gianfelice Rocca, Paolo Savona (Vicario), Lucio Stanca (Tesoriere), Elena Zambon.
I Presidenti Onorari sono: Giuliano Amato, Gianni De Michelis, Cesare Romiti, Carlo Scognamiglio. Il Consigliere del Presidente: Giuseppe Cattaneo.
Infine «Aspenia», il trimestrale di Affari Internazionali di Aspen Institute (stampato da «Il Sole 24 Ore») è diretta da Marta Dassù, mentre il Direttore Responsabile è la giornalista (con doppio passaporto…) Lucia Annunziata.

Anche se in origine la sede storica era a Milano, per ovvi motivi di prestigio e per essere più vicini alla politica, oggi si trova a Roma, presso il Palazzo Lancellotti a Piazza Navona. Un palazzo storico che appartiene all'omonima famiglia dell'aristocrazia papalina...

Conclusioni
Alla fine l’Aspen Institute è un think tank nato all'insegna dei Rockefeller: un club elitario che si occupa di rappresentare le istanze dei gruppi mondialisti.
Grazie a enormi finanziamenti privati è in grado di influenzare i governi nazionali, infiltrando la sua attività di lobbying in tutti i settori strategici (economia, finanzia, cultura, politica, ecc.).
Lo statuto lo dice chiaramente: fare «promozione delle leadership», e incoraggiare le «leadership illuminate»…
Illuminate da che tipo di luce?

Soci Aspen
Ecco l’elenco dei «soci sostenitori», cioè le società che economicamente finanziano e sostengono Aspen Italia.
All’appello non manca nessuno: tantissime le banche, le multinazionali del farmaco, i colossi del petrolio e delle telecomunicazioni…

A2A, ABB, ABI ‐ Associazione Bancaria Italiana, Accenture, Acea, Aeroporti di Roma, Arriva Italia, Assicurazioni Generali, Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, A.T. Kearney, Atlantia, Autoclavi Fedegari, Banca CR Firenze, Banca Generali, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Popolare di Bari, Banca Sella, Banca Sistema, Banco di Desio e della Brianza, Banor, Barclays Bank Italia, BCube, Bluefin Invest, BMW Group Italia, Brembo, British American Tobacco Italia, Candy Group, Cassa Depositi e Prestiti, Cesi, Citigroup, Compagnia di San Paolo, Conad, Confagricoltura, Confederazione Nazionale Coldiretti, Confindustria, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Credit Suisse, Deutsche Bank, Dompé Farmaceutici, Duferco Italia Holding, Edison, ENAV, ENEL, Eni, ePRICE, Ernst & Young Financial, Business Advisors, Falck Renewables, Farmindustria ‐ Associazione delle Imprese del Farmaco, Ferfina Holding ‐ Società Italiana per Condotte d’Acqua, Ferrovie dello Stato, Fideuram ‐ Intesa Sanpaolo private Banking, Fincantieri, FNM, Fondazione Cariplo, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Enpam, Fondazione Fiera di Milano, Fondazione Sicilia, Galeries Lafayette, Geox, Getra, Gilead Sciences, Google, Grimaldi Compagnia di Navigazione, Gruppo Banco BPM, Gruppo Marcegaglia, Hewlett‐Packard Italiana, HSBC Bank, IBM Italia, Intesa Sanpaolo, INVITALIA ‐ Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’Impresa, Inwit, Iren, Isagro, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Kedrion, Leonardo‐Finmeccanica, Leonis Group, Luisa Spagnoli, Manpower Group Italia, Merloni Holding, Metropolitana Milanese, Microsoft Italia, Morgan Stanley, MSD, Nexi, Nexi Payments, Nielsen Italia, Oliver Wyman, Petrone Group, Philip Morris Italia, PB Tankers, Pirelli & C., Poltrona Frau, Poste Italiane, Procter & Gamble, RAI, Redaelli Tecna, Robert Bosch, Roland Berger Strategy, Consultants Italia, Rolls‐Royce International, SACE, Saipem, SAVE, SEA, Shell Italia, Siemens, Silversea Cruises, Simest, Sisal Group, Sky Italia, Snam, Sofinter, Sol, Techint, Telecom Italia, Terna, Trevi Finanziaria Industriale, UBIBanca, UniCredit, Unilever Italia, Unipol Gruppo Finanziario, Vodafone Italia, Wind Telecomunicazioni, Zambon Group.

 

Per maggiori informazioni «Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia»

Marcello Pamio

Con Nobiltà Nera s’intendono le famiglie delle oligarchie di Venezia e Genova che avevano dei diritti di commercio molto privilegiati nel XII secolo.
Grazie alla prima delle tre Crociate dal 1063 a 1123, si instaurò formalmente la Nobiltà Nera che rafforzò il potere della ricchissima classe dirigente. Per essere precisi, l’aristocrazia (della Nobiltà Nera) prese il comando assoluto su Venezia nel 1171 quando la nomina del doge fu trasferita a quello che fu conosciuto come il Gran Consiglio.
Questo Consiglio, comprendendo i membri dell’aristocrazia commerciale, fu per loro l’assoluto trionfo. Da allora infatti la meravigliosa città sul mare restò saldamente nelle loro mani.
La loro influenza però si estese ben aldilà dei confini di spazio e di tempo, arrivando fino ai giorni nostri.

Nel 1204 l’oligarchia distribuì delle enclave feudali ai suoi membri e iniziò così la crescita del loro potere e della pressione…
Il nome Nobiltà Nera deriva dal comportamento della fratellanza: quando la popolazione iniziò a ribellarsi contro i monopoli, i leader della sommossa furono catturati e impiccati brutalmente. Hanno da sempre adoperato l’assassinio, l’omicidio, il sequestro e lo stupro, mandando in rovina cittadini e imprese ostili.
Quali sono le famiglie?

La casa di Guelfo Inghilterra
La casa di Wettin Belgio
La casa di Bernadotte Svezia
La casa del Liechtenstein Liechtenstein
La casa di Oldenburg Danimarca
La casa di Hohenzollern Germania
La casa di Hannover Germania 
La casa di Borbone Francia
La casa di Orange Olanda

La casa di Grimaldi Monaco 
La casa di Wittelsbach Germania
La casa di Braganza Portogallo
La casa di Nassau Lussemburgo
La casa di Asburgo Austria
La casa di Savoia Italia
La casa di Karadjordjevic Jugoslavia
La casa di Wartettenberg Germania
La casa di Zogu Albania

Stranamente nell’elenco non figurano i Windsor, come mai?
Tutte le famiglie sono imparentate con la casa di Guelfo, una delle famiglie originarie della Nobiltà Nera veneziana, da cui discende, guarda caso, la casata dei Windsor e quindi la Regina d’Inghilterra Elisabetta II.
Non solo, ma i Guelfi si sono talmente intrecciati con l’aristocrazia tedesca attraverso la casa di Hannover, che ci vorrebbero interi libri per citare tutti i legami e gli intrecci familiari/genetici.
Possiamo concludere che quasi tutte le case reali europee discendono da quella di Hannover e di conseguenza da quella dei Guelfi.
Per fare un solo esempio, il Re inglese hannoveriano Giorgio I, venne dal ducato di Luneberg, una parte della Germania settentrionale che fu governata dalla famiglia dei Guelfi fin dal XII secolo.

Cosa controllano oggi?
Oggi i discendenti dei Guelfi mantengono saldamente il potere controllando il mercato delle materie prime: fondamentale per tutti. Addirittura per anni hanno fissato anche il prezzo mondiale dell’oro (fixing).
La casa di Windsor controlla il prezzo del rame, zinco, piombo, stagno e non è un caso che la principale Borsa Merci si trovi proprio a Londra.
Un’altra importante famiglia che fa parte della Nobiltà Nera d’Inghilterra è Grosvenor.
Per secoli questa famiglia visse, come la maggior parte delle famiglie reali europee, con i canoni delle terre cedute in proprietà di superficie. Oggi possiede almeno 300 acri, oltre un milione e duecento mila metri quadrati, nel pieno centro di Londra. Le proprietà non sono mai state vendute, ma date in affitto con il classico contratto medievale di locazione di 39 anni. 


Il Grosvenor Square dove si trova l’ambasciata americana appartiene alla famiglia dei Grosvenor, come pure Eaton Square, dove gli appartamenti sono affittati a 25.000 sterline al mese.
Queste cifre danno un’idea del patrimonio immenso che le famiglie Nere raccolgono dai canoni d’affitto, e spiegano perché i Windsor per esempio non sono interessati al progresso industriale.
E’ un caso che dietro alla maggior parte, se non a tutti i movimenti ambientalisti del mondo ci sono loro? L’intento è sempre quello che mira a ridurre la popolazione mondiale.

L’esempio ideale è il WWF.
Nel 1948 in Inghilterra il biologo Julian Huxley istituì l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali), un gruppo collegato con il Foreign Office inglese. L’11 settembre del 1961 (data molto simbolica), Huxley assieme al principe Bernardo d’Olanda (il nazista cofondatore del Gruppo Bilderberg) e al principe Filippo di Edimburgo fondarono ufficialmente il WWF, con il solo scopo di raccogliere fondi per l’IUCN…
E’ risaputo che i principi inglesi Carlo e Filippo sono i simboli più in vista dei movimenti filo-malthusiani e hanno parlato pubblicamente spesso del bisogno di alleggerire il mondo dalle persone non desiderate e inadatte.

Perché parlare della nobiltà nera?
Sono i fondatori delle società segrete dei nostri tempi, da cui nascono tutte le altre che sono legate agli Illuminati: «Comitato dei 300», «Club di Roma», «CFR, «RIIA», «Bilderberg», «Nazioni Unite», «Tavola Rotonda», ecc.….
Tutti o quasi hanno origine dal «Comitato dei Trecento» e quindi dalle famiglie della Nobiltà Nera europea.
Il Comitato dei 300 è stato fondato dall’aristocrazia inglese nel 1727 per ridurre drasticamente il numero di quelli che vengono definiti «useless eaters» («mangiatori inutili»), riportando quindi le economie nazionali a un livello pre-industriale.
Si tratta di un prodotto del Consiglio della famosa «Compagnia britannica delle Indie orientali» «British East India Company». Una società per così dire “noleggiata” dalla famiglia reale nel 1600, che ha permesso la creazione di immensi patrimoni grazie al traffico di spezie, seta con l’oriente e oppio con la Cina. Si può definire la prima e più grande multinazionale al mondo.
Il Comitato dei 300 è guidato da sua Maestà la Regina britannica…

La City di Londra: centro finanziario globale
La Regina si sa essere il capo della famiglia reale e dell’impero coloniale britannico (con capitale Londra), governato ufficialmente da un primo ministro e un gabinetto.
Quello che pochi sanno è che esiste uno Stato indipendente in seno a Londra, esattamente come il Vaticano per Roma. Si tratta della City, conosciuta anche come «Square Mile» cioè il miglio quadrato più ricco del mondo. Occupa un’area nel cuore di Londra di circa 2,7 km quadrati, ha circa 8.000 abitanti e oltre 330.000 persone ci vanno ogni giorno per lavorare.
La City si estende dal massonico «Temple Bar» a est, fino alla Torre di Londra a ovest.
Della sua antica costruzione sono rimaste solo poche tracce, perchè gran parte dell’area andò distrutta nel grande incendio del 1666 (data questa molto interessante). 
Il Governo della City non è la monarchia, ma la CORONA, che comprende 13 membri ed è guidata dal Re della City, Lord Charles Bowman.

In pochi chilometri quadrati trovano sede le istituzioni economiche più ricche, influenti e potenti del pianeta, come per esempio la Banca d’Inghilterra (controllata dai Rothschild), i Lloyd’s di Londra, la Borsa di Londra e gli uffici di moltissime società commerciali internazionali e multinazionali.
Fleet Street è il centro della stampa e dell’editoria: da sempre simbolo del giornalismo londinese, soprannominata proprio per questo motivo «Street of ink», la strada dell’inchiostro.
Sempre nella City si trova il Blackfriars Bridge, il Ponte dei Frati Neri famoso perché nel 1982 venne trovato impiccato il banchiere Roberto Calvi, coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano.
Il nome Blackfriars deriva dal copricapo nero usato dall’Ordine dei Domenicani che spostarono in questa zona di Londra la loro residenza nel 1276.
Bank è il cuore del settore finanziario e la sua piazza, considerata la più bella della City, è il punto d’incontro di 8 strade. Tra gli eleganti edifici spiccano il Royal Exchange con un portico a 8 colonne (tale numero dal punto di vista esoterico ha una valenza interessante), la Mansion House, la sontuosa residenza del Lord Mayor of the City of London; la sede della HSBC, la Borsa valori di Londra, London Stock Exchange (LSE), una delle più grandi borse valori del mondo (con 3.233 compagnie). Ovviamente la banca centrale, la Bank of England chiamata The Old Lady che si trova qui solo dal 1734.

La City NON appartiene all’Inghilterra. Non è suddita, non appartiene al monarca e neppure al governo del parlamento britannico. La City è il vero governo dell’Inghilterra, poiché sia la Regina che il Primo ministro sono subordinati al suo Re.
Quindi dietro la facciata di un primo ministro e un gabinetto, sembra che siano loro a decidere, quando in realtà sono burattini della City.
Non a caso la regina quando visita la City viene incontrata da Lord al Temple Bar, la porta simbolica della City. La regina deve chiedere il permesso per entrare nello Stato privato e Sovrano. Il re dimostra la sua approvazione porgendole la spada dello Stato. Durante le visite il Lord con la sua toga e la catena mette in secondo piano la regina e il suo entourage, che tra le altre cose, sono vincolati a indossare vestiti normali (la regina non può entrare con vestiti reali), e deve camminare due passi indietro a lui nella City, segno chiaro di sudditanza.
La fondazione della Banca d’Inghilterra fu istigata da William Paterson, agente della City sotto il controllo dell’impero dei Rothschild.
Quindi in Gran Bretagna esistono due imperi che agiscono separatamente: l’impero coloniale governato dalla famiglia reale e quello della Corona.
Le colonie di popolazione bianca sono sotto l’autorità del governo inglese, mentre tutte le altre colonie sono di proprietà privata della Corona (i cosiddetti «Crown Colonies»).

Tutti pensano che a comandare il mondo siano gli Stati Uniti d’America per via dell’esercito più potente e della sede finanziaria di Wall Street, ma non è così...
Gli yankee fungono da braccio armato del vero potere che è nel Vecchio Continente.
La City di Londra è il centro nevralgico della finanza planetaria!
La conferma sta anche nel fatto che dal punto di vista simbolico proprio da Londra (Greenwich) parte il cosiddetto «meridiano zero», il meridiano fondamentale per tutte le longitudini, e origina pure la mezzanotte, il giorno universale misurato da tutti gli orologi del mondo…
Ecco la sede del vero Potere…

Fonte:
"Le società segrete e il loro potere nel Ventesimo secolo"
"Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia"


Marcello Pamio

L’ossitocina è chiamata l’ormone dell’amore.
Si tratta di una sostanza di natura proteica, formata da 9 aminoacidi, prodotta dall’ipotalamo (una ghiandola posta alla base del cervello) che va ad agire sulla mammella e sull’utero. A livello organico favorisce l’espulsione del feto, ed è proprio per questo che per uso esogeno via endovena viene utilizzata per indurre il travaglio.Durante l’allattamento, la suzione del bambino sul capezzolo ne stimola il rilascio. A differenza però di un altro ormone, la prolattina (che controlla la produzione del latte), l’ossitocina è sensibile a stimolazioni fisiche o psichiche connesse all’allattamento ed indipendenti dallo stimolo sul capezzolo. Per esempio uno spavento o un forte rumore possono bloccare la secrezione riflessa di ossitocina ed ostacolare la produzione del latte durante la poppata. Al contrario la sola vista del neonato o l’udirne il pianto favorisce l’innalzamento dei livelli sierici di ossitocina nella mamma. Da qui la definizione di ormone dell’amore! Cosa c’entra un ormone con il razzismo? Bisogna chiederlo ai ricercatori tedeschi che hanno compiuto uno studio strano e anche un po’ inquietante…

Lo studio tedesco
Lo studio ufficialmente ha avuto origine dalla difficile accettazione del popolo tedesco per l’extracomunitario, in vista delle recenti ondate migratorie che hanno interessato il paese.

«Sono stati presi 183 soggetti tedeschi caucasici e ciascuno di loro è stato fatto sedere davanti ad un computer su cui scorrevano le schede di 50 persone in difficoltà e bisognose di un aiuto economico».

Ad ognuno poi sono stati dati 50 euro con i quali si poteva scegliere di donare ai vari bisognosi: la modalità era libera, quindi si poteva dare da un euro a ciascuno fino a 50 ad una sola persona, oppure tenersi in tasca dei soldi e alcuni donarli. Massima libertà.
Le “cavie” del primo gruppo hanno donato un 30% della somma, con il 19% dato in più agli immigrati rispetto ai tedeschi poveri in canna.Nel secondo esperimento, a metà del gruppo è stata somministrato mediante spray nasale l’ormone ossitocina. I risultati sono stati molto interessanti: sono raddoppiate le donazioni a favore dei bisognosi.
Quindi in pratica l’ossitocina ha reso le persone più generose e solidali nei confronti dei meno fortunati. 

Rimaneva però un piccolo problemino tecnico: l’ossitocina funzionava solo con chi era già favorevole al tema delle migrazioni (come è stato compreso da un questionario preliminare), e quindi non agiva nelle persone contrarie all’accoglienza. Come superare questo scoglio difficile?
L’idea è stata quella di somministrare l’ossitocina ai partecipanti, con l’aggiunta però di una informazione sui soldi che in media erano stati donati dagli esperimenti precedenti. Ovviamente una bugia per scopi scientifici.
Ed ecco il colpo di scena raccontato da Nina Marsh, una delle studiose del gruppo: «a quel punto, anche le persone con atteggiamento negativo verso i migranti hanno donato ai rifugiati il 74% in più rispetto all’esperimento precedente».

I test hanno quindi riscontrato tre situazioni diverse: i tedeschi non drogati hanno un dato un risultato, quelli “drogati” con ossitocina un altro, e infine i tedeschi drogati e condizionati mentalmente un altro ancora.
In pratica l’esempio positivo, il sapere che la massa ha fatto una certa azione, spinge il suddito ideale (“drogato” di buonismo) a conformarsi diventando sempre più “buono” e malleabile…

La responsabile del Dipartimento di psichiatria dell’Università di Bonn, Rene Hurlemann ha concluso che «nelle giuste circostanze, l’ossitocina può aiutare a promuovere l’accettazione e l’integrazione degli immigrati nelle culture occidentali».
Quindi in giro per il mondo si stanno sperimentando sostanze chimiche in grado di modificare il comportamento e l’atteggiamento delle masse. Naturalmente il discorso razzismo è solo una scusante, perché gli scopi di studi simili aprono scenari inimmaginabili e inquietanti.
Dietrologia o fantascienza? Oppure grasso che cola nelle mani del Potere che, da una parte, vuole a tutti i costi fare accettare l’invasione di milioni di disperati e dall’altra poter intervenire direttamente sulle emozioni delle masse? Il tutto con il beneplacito di poveri non-pensanti, di gruppi politici come il PD, della sinistra italiana, di enti religiosi e pseudo-caritatevoli, di ricchissime ONG, di cooperative rosse e di tutti quelli che hanno enormi intrallazzi economici con il business dell’immigrazione.

A proposito di fantascienza, quanti sono i film che hanno portato sullo schermo un mondo futuro in cui la popolazione mediante droghe o altre sostanze aveva superato gli scontri, l’odio, le discriminazioni e le guerre?
Un mondo di persone tenute mansuete da dosi quotidiane di….
Ecco solo qualche esempio.

Filmografia
Non si può non partire da «The Giver: il Mondo di Jonas».
Nel mondo del giovane protagonista Jonas gli abitanti sono immemori di sé e della loro storia e vivono una realtà senza colori, senza sogni, senza emozioni, senza intenzioni grazie a iniezioni mattutine di una droga.Tutte le emozioni vengono negate con la scusa di creare un luogo di pace e torpore…
Una società pseudo-evoluta che ha saputo sconfiggere passioni e violenza (almeno in apparenza), votandosi alla conformità, al pensiero unico e soprattutto all’apatia.

Nel futuro proiettato da «Equilibrium» l’aggressività umana era diventata un tale problema da dover essere controllata dalle autorità con la somministrazione obbligatoria di calmanti e la messa fuorilegge di ogni tipo di sentimento. I sudditi di questa nazione-modello, Libria, seguono docili le istruzioni ricevute dal Padre, una sorta di dittatore teocrate, e la legge è garantita da temibili squadre di funzionari-poliziotti.

Arriviamo al meraviglioso «Fahrenheit 451» il film tratto dal romanzo di Ray Bradbury.
Sempre in un futuro non molto lontano, al fine di preservare l’armonia e la felicità della popolazione i pompieri se ne vanno in giro non a spegnere ma a bruciare tutto quello che è considerato uno strumento di cultura (libri, cd, ecc.). La storia e la conoscenza sono pericolosissime per il Sistema, e le persone dipendono dai nuovi media che pervadono la loro vita, se ne stanno infatti a casa davanti a enormi schermi, e ogni mattina prendono una droga.

Per arrivare al capolavoro editoriale del futurologo Aldous Huxley, «Il Mondo Nuovo».
Un mondo pervaso dal «Soma», una droga il cui effetto è quello di rendere la gente più docile e disponibile a obbedire alle direttive dello Regime.

Perfino nel mitico «Matrix», all’inizio della trilogia, Morpheus fa scegliere all’eletto Neo tra la pillola rossa e quella blu. Una permette il risveglio della coscienza e la visione reale del mondo, l’altra invece fa continuare tranquillamente il “sonno” nella matrix…

All’appello mancano molti di film sui generis, ma questa seppur breve carrellata dimostra che la massonica Hollywood è impegnata da molti anni a indottrinare e propagandare per creare nell’inconscio collettivo la possibilità e la visione di un futuro distopico in cui il Regime interviene nelle coscienze umane con farmaci o vaccini...
Tale ingerenza ovviamente è per il bene comune, per un mondo migliore, privo di guerre e più buono nei confronti di tutti, soprattutto degli immigrati…
Quanto manca alla realizzazione di simili visioni?

 

Marcello Pamio

Premetto che non sono leghista, anzi, per molto tempo in gioventù ho votato a sinistra, e ora, col senno di poi devo dire che un po’ mi vergogno…
Un giorno, quando il cervello si è sviluppato e le sinapsi neuronali sono tornate a collegarsi ho compreso il giochetto delle parti, e di come i partiti sono funzionali al Sistema. Tutti.
Da quel momento ho rigettato tutte le bandierine e sono diventato un uomo libero.

Il meccanismo è sempre lo stesso: viene messo al potere il gruppo politico che in quel momento storico è congeniale per il ruolino di marcia. Una macchina politica perfetta, ben oliata, dall’Unità di Italia ai nostri giorni: oltre settant’anni di partiti-marionette rappresentati da uomini-robot corrotti che hanno messo in pratica le linee guida etero-dirette, cioè dirette dall’esterno del paese.

Esiste però una piccola differenza tra il passato e oggi; una volta il grado di corruzione e/o la moralità dei politici lasciava, oltre al proprio tornaconto, anche un piccolo spazietto per il benessere dei cittadini-sudditi, e questo è confermato dalla crescita economica degli anni Ottanta e Novanta.
Dopo Tangentopoli però, quando l’operazione di polizia-pulizia ha cambiato le regole interne e le dinamiche, gli onorevoli-sciacalli hanno iniziato a portare avanti le linee guida del liberismo sfrenato e a pensare solo alla “roba” loro, ad arraffare, incamerare e rubare quello che possono, non lasciando nemmeno le briciole al popolo affamato.

Ogni tanto però questo meccanismo perfetto s’inceppa manifestando delle falle: l’elezione di Donald Trump in America per esempio è una di queste, ma non è l’unica…
Gli italiani il 4 marzo 2018 hanno votato per il cambiamento, e questo grazie alle devastazioni operate dai peggiori governi delle due Repubbliche, quelli a firma del Partito Democratico (pura emanazione massonica del turbocapitalismo metastatizzato), che sono riusciti a mettere a ferro e fuoco l’Italia in tutti i settori strategici: sanità, educazione, economia, finanza, terziario…
Eseguendo gli ordini dall’alto, hanno seriamente minato la struttura portante del paese.
Il boomerang è però tornato al mittente e i recenti risultati politici lo esprimono chiaramente: il Pd è stato asfaltato in quasi tutte le città.
Vediamo il cimitero che si sono lasciati alle spalle…

Immigrazione? No, armi di migrazione di massa
L’immigrazione è stato uno dei temi centrali delle politiche di sinistra. Lo è tuttora.
Sotto la falsa scusante degli aiuti umanitari e dell’accoglimento si nasconde un immenso business non solo per lo Stato e le mafie (difficile tra queste due entità distinguerne i contorni), ma anche per moltissimi altri attori: associazioni, organizzazioni non governative (ONG), organizzazioni di volontariato, cooperative rosse, enti religiosi, alberghi, faccendieri, hotpoint, ecc.
Insomma un bel po’ di gente sguazza sulla pelle dei disperati.

Un extracomunitario che arriva costa allo Stato ben 35 euro al giorno. Poca roba apparentemente, ma se si moltiplica questa cifra per centinaia di migliaia di persone all’anno, il risultato è un business faraonico. Ma questa è solo la puntina dell’iceberg…
Da un punto di vista puramente economico, secondo l’OCSE un immigrato frutta al paese ospitante in media 3.500 euro di gettito fiscale annuo[1]. I migranti senza documenti che lavorano hanno spesso una busta paga a nome di terzi, e versano quindi contributi ad un sistema di previdenza sociale di cui non possono beneficiare.[2] Ecco perché i governi di sinistra sono molto interessati ai disperati, mica per il discorso umanitario, ma perché rappresentano una risorsa.
Solo il “povero” Saviano di turno, con la scorta che ancora paghiamo noi e dal suo attico in centro a New York può osannare il contrario. Il filosionista che vive da nababbo proprio grazie a quella che apparentemente combatte a parole (la camorra), continua a impartire lezioni di diritto e di economia.
Il suo ridicolo mantra per difendere l’invasione e attaccare l’attuale governo è che i soldi per i disperati ci arriverebbero dall’Europa, per cui non è un problema di quattrini. Peccato che Saviano si dimentichi di dire che nulla arriva dall’Europa che non sia prima uscito dalle tasche dei sudditi, in questo caso gli italiani. Negli ultimi 14 anni abbiamo versato all’Europa 213 miliardi di euro e ne abbiamo incassati 141, con un disavanzo di ben 72 miliardi.[3] Quindi i soldi che l’Europa ci “regala” per l’invasione umanitaria, anche se apparentemente non pesano nel bilancio di Stato, sono soldi che sono stati prima tolti ai cittadini italiani!
Ma Saviano è troppo occupato a romanzare la camorra di Napoli, mentre ammicca a Central Park, non capendo, o facendo finta di non capire, che romanzare la malavita in codesta maniera sta mietendo più vittime e danni dell’affiliazione stessa. Qual è infatti l’effetto di Gomorra per la Camorra vera? Andate a domandarlo a chi vive lottando ogni giorno contro le organizzazioni criminali nella città partenopea.

Infine, ma non per importanza, l’immigrazione rientra in un progetto a più ampio respiro, volto alla destabilizzazione dei popoli che subiscono l’invasione. Annientamento dei salari, aumento della disoccupazione tra i nativi italiani, disintegrazione del tessuto sociale, crescita esponenziale della malavita locale e del crimine, cancellazione delle diversità, ibridazione dei popoli mediante un meticciato e mescolamento delle razze, ecc. Il tutto per creare un popolo di perfetti sudditi-consumatori: esseri privi di umanità, svuotati interiormente, senza radici, senza identità, tradizioni e religioni.
A confermare queste preoccupanti ipotesi da una parte sono gli squallidi individui come George Soros che finanziano con badilate di milioni di dollari tutto questo, e dall’altra ci sono i dati statistici.
Se infatti le persone fuggissero realmente da guerre, soprusi o altro, età e sesso dei richiedenti asilo sarebbero variegate, e invece stranamente oltre l’80 percento è di età compresa tra i 18 e i 37 anni, e la quasi totalità sono maschi (oltre l’87%)[4].
Sorge a questo punto una domanda inquietante: perché arrivano solo maschi sani e in età fertile?

In tutto questo bailamme, cosa fa il Ministro dell’Interno, al momento Matteo Salvini? Fa esattamente quello che farebbe una persona sana di mente, ma che nessuno prima di lui ha fatto: impedire alle navi che vanno a prendere i disperati nelle coste libiche di scaricarli in Italia. Non solo; va direttamente a Tripoli per concordare con i dirigenti una linea politica in comune.
Risultato? Attacchi e insulti pubblici.
Democratici e radical chic si sono stracciati le vesti (di marca ovviamente). Per non parlare dei miliardari che nonostante non vivano nel mondo reale, si sono scandalizzati per la chiusura dei porti. Dove sta il problema immigrati per chi mangia in ristoranti chic, viaggia sui SUV e vive in ville superblindate? Pensare al benessere del “negro” di turno è solo un modo per lavarsi e sistemarsi la coscienza sporchissima.
Il caso Amendola è esemplare. Il figlio del grande doppiatore avrebbe annunciato di non poter stare in un paese che chiude i porti. Sul serio? Benissimo, nell’attesa che riempia di gioia noi e la cinematografia italiana emigrando all’estero (magari in Libia visto che si sono liberati dei posti), possiamo solo concludere che i mentecatti in Italia non sono ancora una razza in via di estinzione. Questi poveri di spirito e scarsi di intelligenza non ricordano che il problema immigrati è esploso quando gli occidentali (noi compresi), guidati dagli yankee sparatutto e ammazzatutto, sono andati a detronizzare e assassinare in maniera illegittima e vergognosa il colonello Mu’ammar Gheddafi. La Libia con il pericoloso “dittatore” era un paese laico, dove si viveva bene, le religioni si tolleravano, e soprattutto nessuno veniva sequestrato al largo delle coste dai barconi per essere deportato in Italia.
Oggi, dopo la “liberazione”, il paese è devastato e le coste pullulano di barconi. Strano ma vero!
Sembra proprio che l’intervento militare sia stato fatto ad hoc…

Infine basterebbero quattro neuroni connessi per spingere il cervello a fare un altro semplice ragionamento sul discorso delle navi che battono bandiera straniera.
La bandiera non è un fatto di goliardia o folklore, lo dice il diritto internazionale. Se una nave sventola la bandiera di uno Stato, questo è il paese di riferimento e tutta l’imbarcazione è considerata territorio di quello specifico Stato, dove vigono le leggi specifiche del paese. Il Regolamento di Dublino prevede che dei cosiddetti “profughi” debba farsi carico lo Stato che per primo ne viene in contatto, quindi per esempio quello della nave che li deporta.[5] Quindi non si capisce come mai una nave battente bandiera francese, olandese o altro, debba scaricare i profughi nelle coste italiane e non a casa propria. Ovviamente la risposta è abbastanza semplice: hanno ricevuto l’ordine di farlo. Punto.
Poi ci sono i casi delle navi battenti bandiera straniera ma non registrate nei rispettivi paesi. Qui siamo di fronte a vere e proprie navi pirata, e in questo caso c’è il diritto di impedirne la navigazione, il sequestro della nave e l’arresto del comandante e dell’equipaggio.
La realtà odierna ce la spiega perfettamente il prof. Augusto Sinagra, già docente di Diritto Ordinario: «si è in presenza di una nuova e inedita tratta di schiavi, di un disgustoso e veramente vomitevole schiavismo consumato anche con la complicità dell’UE»[6].
Quindi il Ministro Salvini, che piaccia o non piaccia, sta facendo il suo dovere e questo rompe molte uova nel paniere, soprattutto a coloro che guadagnano e speculano sulla tratta degli schiavi moderni.

Buona Scuola…per idioti
Il secondo tassello cruciale è l’educazione.
Grazie ad un premier decerebrato e ministri ignoranti con il decreto legislativo della Buona Scuola si configura un vero e proprio disastro antropologico. Un disastro così ben congegnato e funzionale, che è impossibile pensare sia stato ideato dal povero Matteo Renzi e dalla sua compagine. L’idea viene da molto lontano e da molto più in alto.
Qual è il progetto? Strutturare le scuole per sfornare idioti. Semplice.
Meno ore per studiare autori come Dante, Petrarca, Machiavelli e più tempo per far crescere l’individualismo egoistico, competitivo e aggressivo.
Gli studenti non vengono visti come esseri unici e irripetibili, dai quali mediante l’educazione (ex-ducere) fare uscire i talenti e le capacità, ma come una sorta di magma informe, una specie di esercito di terracotta di Xi’an, da plasmare in un manipolo di perfetti schiavi-ignoranti e non pensanti. Un uomo libero di pensare, sentire e agire è per il Sistema come l’acqua santa per il diavolo.
Penso sia quasi impossibile fare peggio del ministro Fedeli, per cui staremo a vedere cosa il nuovo ministro riuscirà a combinare, ma la cosa fondamentale da rimembrare sempre è che la formazione culturale dei giovani è di vitale importante per un paese sano.

Libertà di scelta e di cura?
Il terzo anello riguarda la salute pubblica.
In questo settore la liceale Beatrice Lorenzin passerà alla storia per essere riuscita nell’impresa titanica di disintegrare la salute di milioni di persone, e di imporre per legge 10 vaccini ai neonati.
Colei che riesce a confondere virus e batteri, che in tv snocciola dati falsi sulla mortalità per morbillo, grazie ad un Parlamento di venduti e un inetto presidente della Repubblica, è riuscita a presentare il decreto legislativo n. 73, e poi farlo convertire nella legge 119/2017. Legge che si configura come un vero e proprio disastro umanitario e sanitario.

Imporre per legge 10 vaccini, più altri 4 fortemente consigliati, ai neonati, in un momento privo di allarmi sanitari e rischi per la salute pubblica è un crimine contro la democrazia e l’umanità.
Siccome NON esistono studi e sperimentazioni cliniche controllate che ne garantiscano la totale innocuità, si può parlare a ragione veduta di una vera e propria “sperimentazione umana” eseguita negli ambulatori delle ASL.
Sperimentazione assolutamente illegale perché viola i più sacrosanti diritti umani per non parlare dei “Trattati internazionali”.
La Carta Costituzionale è chiarissima, all’art. 32 dice che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
L’articolo 7 del «Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici» del 19 dicembre 1966, stabilisce: «Nessuno può essere sottoposto [...], senza il suo libero consenso, ad un esperimento medico o scientifico».
Nell’articolo 3 della «Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea», entrata in vigore il 1° dicembre 2009, intitolato «Diritto all’integrità della persona», al comma 1 si dice: «Ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica», al 2 «Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: a) il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge…»
Nella «Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea», l’articolo 1 stabilisce che «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata».

Inoculando 10 vaccini nel corpo di un neonato sano, senza malattie, senza epidemie o rischi sanitari, si sta violando o no la dignità dell’essere umano?
A tal proposito il Ministro dell’Interno Salvini avrebbe detto in diretta radio che «dieci vaccini obbligatori sono inutili e talvolta dannosi e pericolosi». Apriti cielo.
Se Salvini avesse bestemmiato dentro San Pietro, o inveito contro Maometto in moschea oppure offeso Yahweh in sinagoga, il risultato sarebbe stato inferiore.
Cosa avrebbe detto di così bestiale il Ministro? Nulla, Salvini ha solo acceso un riflettore su un gravissimo problema.

Nonostante i Pregliasco, i Burioni, i Rezza, i Lopalco, i Villani di turno, NON ESISTE NESSUNO STUDIO CHE CONFERMI LA SICUREZZA DI 10 VACCINI!
Quindi per il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE sarebbe bene che il ministro mettesse fine a queste sterili polemiche, e che i medici, pediatri, virologi, ecc. pagati dalle case farmaceutiche e quindi in pieno conflitto d’interessi si zittissero una volta per tutte.

Invece di bacchettare il collega, continuando a ripetere come un disco incantato che i vaccini sono un presidio preventivo indiscutibile; invece di ricevere a colloquio i medici collusi col Sistema, il ministro dovrebbe fare una cosa sola: stracciare la Legge 119/2017 e iniziare a occuparsi di cose molto più serie e importanti: il cancro in età pediatrica (siamo al primo posto in Europa); l’obesità infantile (sta crescendo a ritmi esponenziali), la chimica che troviamo nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo e nel cibo che mangiamo, per fare solo qualche esempio.
Questi sono alcuni dei problemi seri in Italia, non certo il morbillo o la meningite! A meno che non voglia la Grillo legarsi al destino di colei che l’ha preceduta e avere sulla coscienza tanti bambini innocenti danneggiati…
In queste ore puntualmente e con precisione chirurgica, i media mainstream stanno amplificando casi di meningite (in bambini coperti dai vaccini) e morbillo in alcune città d’Italia.
La vita è sempre molto ricca di coincidenze…

Il neo-ministro dovrebbe infine sapere alcune cosette sugli esperti che santificano i vaccini nei media:

  • La FIMP, Federazione Medici Pediatri ha ricevuto nel 2016 (dati EFPIA, European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations692 euro tra “donazioni” e “oneri da contratto” dalla GSK, società che vende vaccini.
    Inoltre a giugno 2018 è stata premiata per la migliore pubblicità dalla Sanofi-Paster, società che vende vaccini.
  • La SIP, Società Italiana Pediatri diretta da Alberto Villani ha ricevuto nel 2016 (dati EFPIA) 840 euro per “oneri da contratto” dalla GSK, e 1.525 euro dalla Sanofi-Pasteur, due società che vendono vaccini.
  • L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha ricevuto nel 2016 (dati EFPIA) 315 euro per “corrispettivo per servizi e consulenze” dalla GSK.
  • L’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, dove insegna casualmente Roberto Burioni, ha ricevuto nel 2016 (dati EFPIA) 232 euro tra “corrispettivi” dalla GSK.
  • L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in cui Alberto Villani (direttore SIP) ricopre il ruolo di responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive, ha ricevuto nel 2016 (dati EFPIA) 000 euro per “sponsorizzazioni” dalla Sanofi-Pasteur.

ecc. ecc.
L’elenco non è completo, ma basta per comprendere come le principali istituzioni sanitarie, gestite dai grandi luminari della scienza che propagandano la bontà, innocuità e sicurezza dei vaccini, ricevono ogni anno soldi dai produttori di vaccini. Tutto normale?
Possiamo fidarci - Ministro Grillo - e consegnare i nostri figli nati sani, nelle mani di gente che risulta essere nella busta paga delle industrie chimiche?
Dopo aver cestinato la Legge 119, andrebbero reintegrati immediatamente tutti quei medici che sono stati ingiustamente radiati dagli ordini professionali solo per aver messo in discussione una pratica medica come quella vaccinale. Radiare un professionista serio solo per la sua «opinione» è un atto gravissimo che lede libertà e diritti. Infine, sarebbe importante cancellare gli ordini professionali sanitari proprio perché il potere di controllo che hanno sui propri associati è pericolosissimo per la libertà e l’indipendenza dell’Ars Medicandi.
In conclusione tanto di cappello al Ministro Salvini per la coerente linea che sta portando avanti, e visto il tema attuale dei barconi, per aver messo la “barra a dritta” nonostante il mare molto mosso…

Note
[1] «Assises Citoyennes des Migrations: Vers la Justice migratoire», CNCD 2017, www.cncd.be/IMG/pdf/appeljusticemigratoireassisesfinal.pdf
[2] Idem
[3] «Ci guadagna solo chi lucra sull'accoglienza», www.ilgiornale.it/news/cronache/migranti-col-piano-ue-guadagna-solo-chi-lucra-1284237.html
[4] «Aiutiamoci a casa nostra», www.ilfoglio.it/cronache/2017/08/08/news/aiutiamoci-a-casa-nostra-147931
[5] «Matteo Salvini ha ragione», Prof. Augusto Sinagra, già professore di Diritto Ordinario all’Università
[6] Idem

Marcello Pamio - 12 giugno 2018

Si chiama «campo estivo di Google», o più semplicemente «The Camp», ma attenzione: non è un grest per bambini, ma per “piccoli” miliardari, alti dirigenti web, attori, cantanti e premi Nobel.
Con trombette e cotillon si sono riuniti per tre giorni dal 5 al 7 agosto 2016 in Sicilia nel lussuoso albergo Verdura Golf & Spa Resort. Riservatezza totale per gli oltre trecento illustri ospiti che atterrati all’aeroporto di Palermo con jet privati sono stati poi trasferiti in elicottero nella suddetta struttura. 
Tra i partecipanti: CEO di grandi imprese della rete come eBay, Uber, Google, SpaceX, Tesla, rappresentanti del mondo della finanza, cantanti, attori e diversi giornalisti. Tra gli ospiti italiani Jovanotti, Lapo Elkann (onnipresente al Club Bilderberg), l’amministratore di Vodafone Vittorio Colao (presente anche lui a giugno 2018 al meeting del Club Bilderberg di Torino) e l’imprenditore turistico pugliese Aldo Melpignano.
Ufficialmente lo scopo dell’incontro era: scambiarsi idee su argomenti di scienza, tecnologia, affari, arti e cultura. Temi che andavano dall’allungamento della vita umana, alla progettazione delle città del futuro. 
Naturalmente oltre a simili argomenti impegnativi, nel pomeriggio gli invitati potevano divertirsi con intrattenimenti e sport come vela, flyboard, quadski, paddleboard, golf, bici e molto altro ancora. 
Anche in questi incontri, esattamente come in quelli del Club Bilderberg, è vietatissimo registrare audio e video, per cui nessuno sa con esattezza cosa si siano detti in quei giorni. 
Qualcosa ha fatto trapelare, seppur in maniera inconsapevole, Jovanotti…
Ed in effetti il quadro generale sta prendendo forma, proprio grazie alle esternazioni del cantante.
Nell’ultimo periodo, tra inviti e dichiarazioni molto ambigue, Jovanotti dimostra di essere stato cooptato da un certo tipo di Sistema...

Firenze, 3 giugno 2015
Ospite d’onore all’Università dell’ateneo toscano, Jovanotti si è lasciato sfuggire alcune frasi molto intriganti.
Ecco le esatte parole: «…Ad un summit segret…ehm…privato, molto molto esclusivo. Non posso parlare liberamente perché era un incontro “off the record”, ovvero era un incontro a porte chiuse, senza nemmeno la connessione internet. Di fatto è stato molto interessante, c’erano premi Nobel, amministratori delegati di multinazionali, aziende farmaceutiche, tecnologiche, ingegneri, attivisti dei diritti umani, femministe, c’era perfino il capo della Banca mondiale, ma nessun politico. Non c’era un politico.
Perché non c’erano i politici? Io l’ho domandata questa cosa: perché non servono!
In questo ambito la politica non è importante». 
Il summit segreto a cui si riferisce Jovanotti è ovviamente “The Camp” del colosso Google.
Dopo questo incontro ancora più inquietanti sono le sue affermazioni durante un concerto.

Bologna, 14 aprile 2018
Al mega concerto di Bologna, Jovanotti fa comprendere chiaramente che, da giovane ribelle e contestatore quale era, si è trasformato in uno dei tanti megafoni ufficiali del Sistema. 
Sul palco il 14 aprile (in un periodo molto caldo dal punto di vista politico) le sue affermazioni su vaccini e Fake News sono molto tristi e inequivocabili. 
(video di 36 secondi https://www.youtube.com/watch?v=PUCEdwf30ok ).
Ecco le sue parole: «Io posso fare una ricerca su internet ma c’è gente che ha dedicato la vita allo studio delle malattie, allo studio delle cure. Queste persone che hanno passato la vita allo studio della medicina, che è faticoso, io non credo che siano lì per fregare il prossimo...si fanno le ricerche su internet ma poi ci si affida a chi ne sa di più».
Questo profondissimo discorso era corredato da immagini gigantesche proiettate sul megaschermo!
La domanda sorge spontanea: come mai Jovanotti, durante un suo concerto prende una posizione così schierata? Posizione che ovviamente va contro la sua stessa natura?

Jovanotti e la strana afonia
Come diceva il grande Carl Gustav Jung: «Tutto quello che non portiamo in coscienza ci ritorna».
E sembra proprio che a Jovanotti stia ritornando indietro qualcosa.
Attenzione alle date…
Il 14 aprile il cantante fa quel tristissimo spot sui vaccini a Bologna e … dopo più o meno un giorno gli viene un misterioso edema alle corde vocali che causa il rinvio della data successiva del 16 aprile.
Molto interessante come coincidenza, vero? Cos’è successo? Come mai una laringite, che indica «spavento»? Per quale motivo è «rimasto senza parole»? 
Non ci è dato sapere se nei giorni successivi al concerto egli ha avuto anche una leggera bronchite, perché se ciò fosse avvenuto, sarebbe la prova che il cantautore prima di essere stato spaventato ha subito - in maniera più o meno velata - una minaccia…
La laringe si attiva con lo spavento, mentre i bronchi si attivano con la minaccia.
Secondo le straordinarie «Leggi Biologiche» l’edema delle corde vocali con conseguente afonia è un processo infiammatorio che va a «riparare» una situazione nella quale si è provato uno spavento...qualcosa che ha «lasciato senza parole». Il sentito biologico (che precede lo stato coscienziale) è esattamente questo: un sussulto che attiva l’epitelio della laringe per permettere di «tirare dentro più aria per poi gridare più forte». 
Quando arriva lo spavento la persona si sente ammutolita, senza parole, senza fiato. 
E basta una semplice telefonata per innescare il tutto…
Poi finalmente con il concerto si rimuove l’origine dello spavento, cioè quello che è stato imposto e/o minacciato, e la laringe va in «riparazione» creando edema e lasciando «senza parole» (esattamente la sensazione provata al momento del trauma).
Jovanotti stesso ha pubblicamente affermato che è la prima volta in assoluto che gli capita qualcosa del genere in carriera, forse perché è la prima volta che viene minacciato e obbligato a dire alcune cose?
Come venire fuori da questa soluzione? 
Semplice: se Jovanotti è stato cooptato da un certo tipo di Sistema e questo gli sta imponendo qualcosa che crea conflitti, mettendo così a repentaglio la sua voce, non gli rimane altro che una terapia biologica e sensata: urlare al mondo quello che sta succedendo, esternando il vissuto, e facendo capire ai fans che non è stato comprato del tutto…

Marcello Pamio

Dal 7 al 10 Giugno, quasi in concomitanza con le elezioni politiche italiane, avrà luogo un grande evento che si tiene con cadenza annuale dal lontano 1954.
Si tratta del Bilderberg o, come viene spesso chiamato, il “meeting annuale degli alti sacerdoti della globalizzazione”.
Il Gruppo prenota tutto un hotel o un resort tra i più famosi e costosi del mondo, circondato da un esercito di sicurezza armata e polizia locale (pagata da chi?).
Quest’anno ritornano in Italia a Torino, dopo ben 14 anni dall’ultimo incontro avvenuto nel 2004 a Stresa sul Lago Maggiore.
Il luogo del soggiorno molto probabilmente sarà il NH Lingotto.

Per chi ancora non conosce l'avvenimento facciamo di seguito un breve resoconto: il Bilderberg Group è un conferenza “non ufficiale” che prevede circa 120-150 invitati, influenti, potenti personalità dai regni dell’economia, dei media, della politica, guru della tecnologia, banchieri centrali, funzionati dell’intelligence, segretari di stato, primi ministri, ecc.
Quest'anno saranno esattamente 128 gli invitati.
Il nome del Gruppo deriva dal loro primo incontro che risale al 1954, avvenuto nell’Hotel de Bilderberg in Oosterbeek nei Paesi Bassi.
Come si può intuire dal periodo storico, il Bilderberg è una creazione della Guerra Fredda o per meglio dire, del R.I.I.A. britannico, cioè del Royal Institute of International Affaire. Un istituto nato il 30 maggio 1919 a Londra, come capitolo locale della Round Table fondata invece con proiezioni transnazionali.
Il R.I.A.A., noto anche come Chatam House, con sede al numero 10 di St. James Square a Londra, nel 1979 contava su un Consiglio di 33 persone alla guida di circa 3000 membri.
L'idea della nascita del Gruppo Bilderberg venne ad un certo Joseph Retinger, che al tempo si occupava della crescita dell'anti-americanismo in Europa Occidentale. Personaggio chiave della politica mondiale per quasi mezzo secolo, Retinger manteneva strette relazioni con il “Colonnello” House, con la potentissima famiglia ebraica Warburg con i banchieri internazionali Lehman, Baruch. Era anche membro della Pilgrim’s Society e del C.F.R. statunitense (il corrispondente del RIIA negli Stati Uniti).
L’influenza di Joseph Retinger sui circoli mondialisti era tale da meritargli il soprannome di “His Grey Eminence” (Sua Eminenza Grigia)
Quindi lo scopo iniziale del Bilderberg, esattamente come della NATO, era quello di rinforzare l’unità dei Paesi Occidentali contro la “minaccia comunista”.
Con il collasso del Patto di Varsavia, il gruppo, con a capo l’America, si è concentrato sul rafforzamento e sullo sviluppo della globalizzazione.
Dall’11 Settembre 2001, a seguito degli attacchi su New York, un altro target è diventato di primaria importanza, ovvero ciò che possiamo chiamare “lo scontro tra civiltà” o “scontro di religione”
Nel 2003 uno dei pochi giornalisti che si dedicano alla ricerca sull'argomento, ai quali va il merito della pubblicazione anno per anno delle liste dei partecipanti, Tony Gosling, un inglese che gestisce il sito www.bilderberg.org, chiese a David Rockefeller il perchè di tanta segretezza ricevendo come risposta che si tratta di un meeting privato.
Ma come dichiara il giornalista stesso «i personaggi politici e gli esponenti del mondo economico e dell'informazione che vi partecipano non sono individui privati, anzi sono proprio loro che dovrebbero rendere conto alla gente...».
Secondo l’attivista britannico Gosling, aver fatto circolare il nome di Torino potrebbe essere un depistaggio per sfuggire ai sempre più numerosi gruppi di contestatori pronti ad accogliere i partecipanti. Venezia infatti potrebbe essere la sede effettiva dell’incontro.
Gli argomenti chiave della discussione di quest'anno saranno:

Populismo in Europa
La sfida della disuguaglianza
Il futuro del lavoro
Intelligenza artificiale
Gli Stati Uniti prima dei midterms
Libero scambio
Leadership mondiale degli Stati Uniti
Russia
Calcolo quantistico
Arabia Saudita e Iran
Il mondo "post-verità"
Eventi attuali

Interessante notare che nel Comitato Direttivo figurano personaggi come la giornalista Lilli Gruber, John Elkann...

Ecco l'elenco completo dei nomi dei partecipanti.
Gli italiani sono nove: Alberto Alesina, Lucio Caracciolo, Elena Cattaneo, Vittorio Colao, John Elkann, Lilli Gruber, Giampiero
Massolo, Mariana Mazzucato, Salvatore Rossi.

ELENCO COMPLETO:

Achleitner, Paul M. (DEU), Chairman Supervisory Board, Deutsche Bank AG; Treasurer, Foundation Bilderberg Meetings
Agius, Marcus (GBR), Chairman, PA Consulting Group
Alesina, Alberto (ITA), Nathaniel Ropes Professor of Economics, Harvard University
Altman, Roger C. (USA), Founder and Senior Chairman, Evercore
Amorim, Paula (PRT), Chairman, Américo Amorim Group
Anglade, Dominique (CAN), Deputy Premier of Quebec; Minister of Economy, Science and Innovation
Applebaum, Anne (POL), Columnist, Washington Post; Professor of Practice, London School of Economics
Azoulay, Audrey (INT), Director-General, UNESCO
Baker, James H. (USA), Director, Office of Net Assessment, Office of the Secretary of Defense
Barbizet, Patricia (FRA), President, Temaris & Associés
Barroso, José M. Durão (PRT), Chairman, Goldman Sachs International; Former President, European Commission
Beerli, Christine (CHE), Former Vice-President, International Committee of the Red Cross
Berx, Cathy (BEL), Governor, Province of Antwerp
Beurden, Ben van (NLD), CEO, Royal Dutch Shell plc
Blanquer, Jean-Michel (FRA), Minister of National Education, Youth and Community Life
Botín, Ana P. (ESP), Group Executive Chairman, Banco Santander
Bouverot, Anne (FRA), Board Member; Former CEO, Morpho
Brandtzæg, Svein Richard (NOR), President and CEO, Norsk Hydro ASA
Brende, Børge (INT), President, World Economic Forum
Brennan, Eamonn (IRL), Director General, Eurocontrol
Brnabic, Ana (SRB), Prime Minister
Burns, William J. (USA), President, Carnegie Endowment for International Peace
Burwell, Sylvia M. (USA), President, American University
Caracciolo, Lucio (ITA), Editor-in-Chief, Limes
Carney, Mark J. (GBR), Governor, Bank of England
Castries, Henri de (FRA), Chairman, Institut Montaigne; Chairman, Steering Committee Bilderberg Meetings
Cattaneo, Elena (ITA), Director, Laboratory of Stem Cell Biology, University of Milan
Cazeneuve, Bernard (FRA), Partner, August Debouzy; Former Prime Minister
Cebrián, Juan Luis (ESP), Executive Chairman, El País
Champagne, François-Philippe (CAN), Minister of International Trade
Cohen, Jared (USA), Founder and CEO, Jigsaw at Alphabet Inc.
Colao, Vittorio (ITA), CEO, Vodafone Group
Cook, Charles (USA), Political Analyst, The Cook Political Report
Dagdeviren, Canan (TUR), Assistant Professor, MIT Media Lab
Donohoe, Paschal (IRL), Minister for Finance, Public Expenditure and Reform
Döpfner, Mathias (DEU), Chairman and CEO, Axel Springer SE
Ecker, Andrea (AUT), Secretary General, Office Federal President of Austria
Elkann, John (ITA), Chairman, Fiat Chrysler Automobiles
Émié, Bernard (FRA), Director General, Ministry of the Armed Forces
Enders, Thomas (DEU), CEO, Airbus SE
Fallows, James (USA), Writer and Journalist
Ferguson, Jr., Roger W. (USA), President and CEO, TIAA
Ferguson, Niall (USA), Milbank Family Senior Fellow, Hoover Institution, Stanford University
Fischer, Stanley (USA), Former Vice-Chairman, Federal Reserve; Former Governor, Bank of Israel
Gilvary, Brian (GBR), Group CFO, BP plc
Goldstein, Rebecca (USA), Visiting Professor, New York University
Gruber, Lilli (ITA), Editor-in-Chief and Anchor "Otto e mezzo", La7 TV
Hajdarowicz, Greg (POL), Founder and President, Gremi International Sarl
Halberstadt, Victor (NLD), Professor of Economics, Leiden University; Chairman Foundation Bilderberg Meetings
Hassabis, Demis (GBR), Co-Founder and CEO, DeepMind
Hedegaard, Connie (DNK), Chair, KR Foundation; Former European Commissioner
Helgesen, Vidar (NOR), Ambassador for the Ocean
Herlin, Antti (FIN), Chairman, KONE Corporation
Hickenlooper, John (USA), Governor of Colorado
Hobson, Mellody (USA), President, Ariel Investments LLC
Hodgson, Christine (GBR), Chairman, Capgemini UK plc
Hoffman, Reid (USA), Co-Founder, LinkedIn; Partner, Greylock Partners
Horowitz, Michael C. (USA), Professor of Political Science, University of Pennsylvania
Hwang, Tim (USA), Director, Harvard-MIT Ethics and Governance of AI Initiative
Ischinger, Wolfgang (INT), Chairman, Munich Security Conference
Jacobs, Kenneth M. (USA), Chairman and CEO, Lazard
Kaag, Sigrid (NLD), Minister for Foreign Trade and Development Cooperation
Karp, Alex (USA), CEO, Palantir Technologies
Kissinger, Henry A. (USA), Chairman, Kissinger Associates Inc.
Kleinfeld, Klaus (USA), CEO, NEOM
Knot, Klaas H.W. (NLD), President, De Nederlandsche Bank
Koç, Ömer M. (TUR), Chairman, Koç Holding A.S.
Köcher, Renate (DEU), Managing Director, Allensbach Institute for Public Opinion Research
Kotkin, Stephen (USA), Professor in History and International Affairs, Princeton University
Kragic, Danica (SWE), Professor, School of Computer Science and Communication, KTH
Kravis, Henry R. (USA), Co-Chairman and Co-CEO, KKR
Kravis, Marie-Josée (USA), Senior Fellow, Hudson Institute; President, American Friends of Bilderberg
Kudelski, André (CHE), Chairman and CEO, Kudelski Group
Lepomäki, Elina (FIN), MP, National Coalition Party
Leyen, Ursula von der (DEU), Federal Minster of Defence
Leysen, Thomas (BEL), Chairman, KBC Group
Makan, Divesh (USA), CEO, ICONIQ Capital
Massolo, Giampiero (ITA), Chairman, Fincantieri Spa.; President, ISPI
Mazzucato, Mariana (ITA), Professor in the Economics of Innovation and Public Value, University College London
Mead, Walter Russell (USA), Distinguished Fellow, Hudson Institute
Michel, Charles (BEL), Prime Minister
Micklethwait, John (USA), Editor-in-Chief, Bloomberg LP
Minton Beddoes, Zanny (GBR), Editor-in-Chief, The Economist
Mitsotakis, Kyriakos (GRC), President, New Democracy Party
Mota, Isabel (PRT), President, Calouste Gulbenkian Foundation
Moyo, Dambisa F. (USA), Global Economist and Author
Mundie, Craig J. (USA), President, Mundie & Associates
Netherlands, H.M. the King of the (NLD),
Neven, Hartmut (USA), Director of Engineering, Google Inc.
Noonan, Peggy (USA), Author and Columnist, The Wall Street Journal
Oettinger, Günther H. (INT), Commissioner for Budget & Human Resources, European Commission
O'Leary, Michael (IRL), CEO, Ryanair D.A.C.
O'Neill, Onora (GBR), Emeritus Honorary Professor in Philosophy, University of Cambridge
Osborne, George (GBR), Editor, London Evening Standard
Özkan, Behlül (TUR), Associate Professor in International Relations, Marmara University
Papalexopoulos, Dimitri (GRC), CEO, Titan Cement Company S.A.
Parolin, H.E. Pietro (VAT), Cardinal and Secretary of State
Patino, Bruno (FRA), Chief Content Officer, Arte France TV
Petraeus, David H. (USA), Chairman, KKR Global Institute
Pichette, Patrick (CAN), General Partner, iNovia Capital
Pouyanné, Patrick (FRA), Chairman and CEO, Total S.A.
Pring, Benjamin (USA), Co-Founder and Managing Director, Center for the Future of Work
Rankka, Maria (SWE), CEO, Stockholm Chamber of Commerce
Ratas, Jüri (EST), Prime Minister
Rendi-Wagner, Pamela (AUT), MP (SPÖ); Former Minister of Health
Rivera Díaz, Albert (ESP), President, Ciudadanos Party
Rossi, Salvatore (ITA), Senior Deputy Governor, Bank of Italy
Rubesa, Baiba A. (LVA), CEO, RB Rail AS
Rubin, Robert E. (USA), Co-Chairman Emeritus, Council on Foreign Relations; Former Treasury Secretary
Rudd, Amber (GBR), MP; Former Secretary of State, Home Department
Rutte, Mark (NLD), Prime Minister
Sabia, Michael (CAN), President and CEO, Caisse de dépôt et placement du Québec
Sadjadpour, Karim (USA), Senior Fellow, Carnegie Endowment for International Peace
Sáenz de Santamaría, Soraya (ESP), Deputy Prime Minister
Sawers, John (GBR), Chairman and Partner, Macro Advisory Partners
Schadlow, Nadia (USA), Former Deputy National Security Advisor for Strategy
Schneider-Ammann, Johann N. (CHE), Federal Councillor
Scholten, Rudolf (AUT), President, Bruno Kreisky Forum for International Dialogue
Sikorski, Radoslaw (POL), Senior Fellow, Harvard University; Former Minister of Foreign Affairs, Poland
Simsek, Mehmet (TUR), Deputy Prime Minister
Skartveit, Hanne (NOR), Political Editor, Verdens Gang
Stoltenberg, Jens (INT), Secretary General, NATO
Summers, Lawrence H. (USA), Charles W. Eliot University Professor, Harvard University
Thiel, Peter (USA), President, Thiel Capital
Topsøe, Jakob Haldor (DNK), Chairman, Haldor Topsøe Holding A/S
Turpin, Matthew (USA), Director for China, National Security Council
Wahlroos, Björn (FIN), Chairman, Sampo Group, Nordea Bank, UPM-Kymmene Corporation
Wallenberg, Marcus (SWE), Chairman, Skandinaviska Enskilda Banken AB
Woods, Ngaire (GBR), Dean, Blavatnik School of Government, Oxford University
Yetkin, Murat (TUR), Editor-in-chief, Hürriyet Daily News
Zeiler, Gerhard (AUT), President, Turner International

 

Marcello Pamio

“Hollywood è un posto dove per un bacio di pagano mille dollari e per l’anima cinquanta centesimi”
Marilyn Monroe

“Al termine del XX secolo Hollywood resta un’industria con una spiccata sfumatura etnica. Praticamente tutti i capi dei maggiori studi sono ebrei. Gli sceneggiatori, i produttori e i misura minore i registi sono ebrei in una quantità sproporzionata; un recente studio li ha indicati presenti in oltre il 59% delle pellicole di maggior successo”. J.J. Goldberg, Jewish Power, 1996

La cinematografia è sempre stata, assieme alla cugina più giovane televisione, i veicoli principali di controllo delle masse. Proprio per questo motivo, ogni Regime che si rispetti, ha sempre ingabbiato e gestito i mezzi di comunicazione di massa.
I mass media, cartacei, radiofonici, cibernetici e visivi non solo giocano un ruolo fondamentale nella modifica e manipolazione della percezione della realtà, ma possono innescare e accelerare determinati processi cognitivi e fisiologici che conducono l’uomo direttamente nelle prigioni coercitive del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale: il cosiddetto mondialismo.
Chi controlla questi sistemi, ha il potere di vita e di morte su centinaia di milioni, per non dire miliardi di individui.
La funzione della televisione viene ben descritta nel monologo di Howard Beale, interpretato da Peter Finch, nel film di Sidney Lumet: “Network” (da noi “Quinto Potere”) del 1976.

“Meno del 3% di voialtri legge libri, meno del 15% di voi legge giornali o riviste.
Perché l'unica verità che conoscete è quella che ricevete alla tv. Attualmente, c'è da noi un'intera generazione che non ha mai saputo niente che non fosse trasmesso alla tv.
La tv è la loro Bibbia, la suprema rivelazione!
La tv può creare o distruggere presidenti, papi, primi ministri. La tv è la più spaventosa, maledettissima forza di questo mondo senza Dio. E poveri noi se cadesse nelle mani degli uomini sbagliati…
Perché questa società è ora nella mani della CCA, la Communication Corporation of America, e quando una tra le più grandi corporazioni del mondo controlla la più efficiente macchina per una propaganda fasulla e vuota, in questo mondo senza Dio, io non so quali altre cazzate verranno spacciate per verità, qui!
Quindi ascoltatemi. Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere.
Da noi non potrete mai ottenere la verità. Vi diremo tutto quello che volete sentire mentendo senza vergogna. Vi diremo qualsiasi cazzata vogliate sentire!
Noi commerciamo illusioni, niente di tutto questo è vero!
Ma voi tutti ve ne state seduti là, giorno dopo giorno, notte dopo notte, di ogni età, razza, fede. Conoscete soltanto noi. Già cominciate a credere alle illusioni che fabbrichiamo qui. Cominciate a credere che la tv è la realtà, e che le vostre vite sono irreali. Voi fate tutto quello che la tv vi dice: vi vestite come in tv, mangiate come in tv, tirate su bambini come in tv, persino pensate come in tv! Questa è pazzia di massa! Siete tutti matti!
In nome di Dio, siete voialtri la realtà. Noi, siamo le illusioni.
Quindi spegnete i vostri televisori, spegneteli ora. Spegneteli immediatamente! Spegneteli e lasciateli spenti!

Howard Beale, da buon commentatore televisivo, parla dei rischi insiti della tv, ma il suo discorso si può allargare ed estendere al cinema e ad ogni altro mezzo di comunicazione.
Ha proprio ragione: la tv e il cinema non sono la realtà, sono strumenti nelle mani dei controllori che sfornano falsità, illusioni e sogni.
Sfruttano le conoscenza profonde dell’animo umano, della psiche, dell’inconscio e della psicologia sociale delle masse, per veicolare quello che vogliono che noi sentiamo e vediamo.

Moltissime persone, soffocate e strozzate da un sistema parassitario disumanizzante che sta lentamente stringendo il cappio intorno al collo di milioni di persone, vogliono sognare, allontanarsi dai propri problemi quotidiani (economici, sociali, religiosi, lavorativi, salutari, ecc.) e il Sistema ci accontenta: crea film di avventura, saghe fantascientifiche, romantici strappalacrime, eroi che salvano il mondo, fiction, serie televisive infinite che hanno proprio questo intento: staccarci dalla realtà e tenerci il più a lungo possibile lontano. Il punto è che non lo fanno per il nostro bene…
Ci mettono le ali ai piedi, ci fanno volare e sognare a occhi aperti, e nel frattempo, oltre a spillarci i soldi (creando bisogni, culture e mode), i nostri veri problemi di tutti i giorni, non si sono mossi di un millimetro, anzi si sono nel frattempo accumulati…
Modificano e manipolano la realtà, la impastano per i propri tornaconti, dandoci infine un polpettone di mezze verità misto a bugie.

Disintegrazione mirata delle culture
La disintegrazione delle culture nazionali, delle identità è un passaggio obbligatorio.
Per usare le parole del sociologo Randolph Bourne, la disintegrazione culturale crea “orde di uomini e di donne senza patria spirituale, dei fuorilegge culturali senza gusto, senza norme e senza direttive se non quelle della massa” (1)
Il liberismo viene esaltato in tutti gli ambiti (economica, finanza, politica, religione…) come massima espressione di democrazia e libertà, ma l’uomo delle società liberali, perde il suo status di cittadino, perde la sua individualità (intesa come espressione spirituale), scivolando verso la condizione di massa, e in questa si perde l’unicità: siamo tutti uno.
Vogliono farci credere che “siamo tutti uguali”, anche se, alcuni sono più uguali di altri. (2)

Gli Stati Uniti d’America sono un paese giovanissimo se confrontato con il Vecchio Continente europeo; un paese formato da un miscuglio di gruppi etnici e individui tra i più diversi al mondo.
In America non esiste alcun principio di nazionalità, e il poeta tedesco Nikolau Lenau è molto esplicito in questo, descrivendo l’americano come una persona che “non conosce altro che i denaro; egli non ha altra idea. Di conseguenza lo Stato non è un’istituzione spirituale ed etica, ma soltanto una convenzione materiale”. (3)
Purtroppo anche qui da noi in Europa sta avvenendo una simile strategia: le potentissime massonerie stanno unificando i paesi europei, cancellando le differenze sociali, religiose, culturali, storiche, economiche e monetarie. Il tutto sotto l’ombrello e la bandiera dell’euro.

Non l’unificazione per unire, ma l’unione per disintegrare!
L’omogeneizzazione dei popoli europei
L’antropologa Ida Magli è precisa sullo scopo finale della globalizzazione: “il Governo unico mondiale. La riduzione all’uguaglianza di comportamento per tutti i popoli: una sola lingua, una sola religione, una sola moneta, una sola identità, una sola cultura, un solo Stato. La “guida” sottostante a quella dei governanti sembrerebbe massonica, in quanto questi sono fin dall’inizio gli ideali massonici”. (4)

Con il Trattato di Schengen hanno eliminato i confini, e ogni Stato ha sempre avuto confini.
Uno Stato non è tale se non possiede un determinato territorio. (5)
L’Italia - continua la dottoressa Magli - non è più uno Stato. Cosa che del resto, è lo scopo primario dell’unificazione europea: l’eliminazione degli Stati”.

American dream
Dal XX secolo gli americani si sentono il centro del mondo, la potenza suprema e il modello da esportare, magari con bombe al fosforo a frammentazione e uranio impoverito.
La loro convinzione non dipende solo dal fatto che possiedono l’esercito più potente al mondo, ma nella visione e convinzione che la loro società è la realizzazione di tutti i sogni degli altri popoli: giustizia, libertà, democrazia, ricchezza, ecc.
La realtà è esattamente il contrario, ma il popolo americano, lobotomizzato e decerebrato da decenni di propaganda radiotelevisiva crede ciecamente in tale modello.
La mission ultima dell’Impero statunitense è il soddisfacimento dei bisogni materiali, tanto sognati ed osannati dalle grandi masse.

Le pellicole di celluloide e la televisione, come detto prima, rappresentano il narcotico sociale perfetto: anestetizzano le menti, fanno evadere dai problemi di tutti i giorni, fanno sognare lo spettatore grazie a illusioni irrealizzabili, trasformando la finzione in realtà e la realtà in finzione.
Una realtà de facto inventata, creata ad arte e impiantata nei cervelli grazie all’immenso potere della suggestionabilità delle immagini e dei suoni.
Quello che vediamo al cinema, per il cervello, è più reale della realtà stessa, e siccome quello che si vede è più bello e meno doloroso, viene accettato con più facilità. Lo schermo diviene una specie di bypass cerebrale che va direttamente a colpire l’inconscio dello spettatore (6)

Jack Warner, uno dei padri della potentissima Warner già agli inizi degli anni Trenta aveva ben chiaro la potenza della macchina propagandistica del cinema: “i film possono e devono giocare una parte importantissima nella crescita culturale ed educativa dell’umanità. Noi dobbiamo sforzarci di fare pellicole che procurino alla gente qualcosa di più di una semplice, oziosa, ora o due di divertimento”.

Tutti i grandi tycoon dei mezzi mediatici avevano compreso fin da sùbito, che i film non rappresentavano solo uno strumento di puro intrattenimento, ma potevano plasmare la società, dare forma alle menti di milioni di persone.

L’invasione mondiale del cinema a stelle e strisce
Nel 1913 negli USA ci sono 20.000 sale di proiezione che vendono 5 miliardi di biglietti ogni anno, portando nelle casse delle industrie 300 milioni di dollari.
Gli Stati Uniti, con circa 120 milioni di abitanti, registrano ogni settimana 110 milioni di spettatori.
Nel 1955 i film americani giungono ad occupare il 75% del tempo-proiezione in Belgio, Danimarca, il 70% in Grecia, Finlandia, il 63% dell’Europa occidentale.
Nel 1993 tali percentuali sono ancora più incredibili: l’americanizzazione del mondo, va avanti, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale a ritmo esponenziale.
Ed è soprattutto qui in Europa che l’invasione hollywoodiana si fa sentire alla grande: quasi il 60% dei programmi televisivi e circa l’80% dei film sono infatti di produzione statunitense.

Il finto antirazzismo
Il soggetto principale di migliaia di chilometri di pellicole hollywoodiane è non a caso l’antirazzismo.
Se questa potrebbe a prima vista apparire una funzione utile, l’antirazzismo americano non mira a proteggere le differenze razziali, mira invece all’annullamento delle stesse razze, del diverso, come espressione non solo fisica (negro, indiano, ebreo, giallo, ecc.), ma anche come sistema di valori.
In pratica è la negazione radicale del diverso.
Esattamente la copia di quello che hanno messo in pratica qui in Europa, con la nascita dell’euro: cancellando la diversità, l’economie, la storie e le monete nazionali, siamo tutti uguali, perché è proprio nell’uguaglianza che avviene l’assimilazione.
Il modello razziale, cioè il modello di valori da imporre a tutti gli altri nel mondo, vuoi con la forza e la conquista (guerre), vuoi con la manipolazione mentale (cinema e televisione) è quello WASP: White Anglo Saxon Protestants.
Loro conservano la propria identità, perché loro assorbono, o meglio, omologano le altre razze.

Le major hollywoodiane
Le principali e miliardarie industrie filmiche, vengono chiamate anche major e sono rappresentate da cinque colossi Five Biggest o Big Five: Paramount (Zukor), Warner Bros (Warner), Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox) e RKO; e da tre un po’ più piccoli, ma sempre potenti, Three Smaller o Little Three: Universal (Laemmle), Columbia (F.lli Cohen) e United Artists.

Paramount
Cronologicamente, la prima delle major, per così dire, di “prima classe”, è la Paramount, casa fondata e diretta per vent’anni dall’ebreo Adolph Zukor, nato nel 1873 a Ricse in Ungheria, figlio di un pellicciaio benestante.
Ecco in sintesi il pensiero di Zuckor: “ve lo dico come ungherese, come ebreo, come artista e come filosofo. Gli uomini vogliono anche sognare. Hanno bisogno dei loro sogni. Ebbene, noi fabbricheremo dei sogni, sogni in serie, sogni divertenti, che costano poco. Voi mi prestate 5000 dollari e in pochi anni ne avrete 500.000. Osservate la gente, vuole delle illusioni”.

La gente vuole illusioni, paga per avere le illusioni e loro li creano.
Il potere commerciale della Paramount è sempre stato basato sul sistema del blocco (block bookin, noleggio in blocco), cioè un sistema che costringe i gestori delle sale ad affittare non il solo film desiderato, ma una lista completa di pellicole.
Nel 1929 la casa, acquista dalla seconda grande compagnia radiofonica CBS, il 49% delle azioni in cambio di azioni Paramount del valore di 5 milioni di dollari.
Nel 1935, dopo la bancarotta, Leonard Goldenson riorganizza la major come Paramount Pictures Inc., la cui presidenza viene assunta dal banchiere John Otterson e il capo studio è Emanuel Cohen.

Nell’ottobre del 1966 la Paramount viene assorbita da un conglomerato industriale-finaziario: la Gulf & Western Industries, e un accordo con la MCA, proprietaria della Universal Films, porta alla fondazione della CIC, Cinema International Corporation, per la distribuzione di film sul mercato internazionale, che diviene in breve la prima casa del settore, arrivando a gestire fino ad un terzo del mercato complessivo.
Nel settembre 1994 la Paramount Communcations viene comperata per 10 miliardi di dollari dal gruppo televisivo di Boston, Viacom, proprietaria dei canali MTV. L’obiettivo è formare, dopo Time-Warner, News Corporation e Walt Disney, il quarto colosso dell’entertainment americano.
Il trust Viacom-Paramount International è un conglomerato che controlla 12 stazioni televisive, 14 radio, 3593 negozi d videocassette (Blockbuster) e 1927 sale cinematografiche.
Nel settembre 1999 Viacom acquista la CBS (14 tv e 160 radio) per 34,5 miliardi di dollari  arrivando a controllare e gestire 200 siti internet, MTV, 138 reti via cavo, 200 canali tv tradizionali e 144 emittenti radio.

Universal
Carl Laemmle emigrato negli States dalla Germania, ha fatto di tutto: impiegato in un negozio all’ingrosso e poi in un magazzino, contabile di un gioielliere e poi di un mercante di bestiame, venditore di quotidiani domenicali per arrotondare le entrate. A Chicago nel 1906 apre il suo primo teatro, dopo tre anni, è il più potente distributore di pellicole filmine degli Stati Uniti. La sua nuova società inizia una dura lotta giudiziaria contro il Trust di Edison che si concluderà nel 1915 con la sconfitta e lo smembramento dell’oligopolio fondato dall’inventore della lampadina.
A marzo del 1910 è proprio il tedesco ad imprimere una svolta storica nella cinematografia mondiale, inaugurando l’era dello star system. Fino ad allora infatti gli attori e le attrici erano poco noti al grande pubblico. Nasce così anche il gossip.
Nel 1912 aiutato dal cognato Isadore Bernstein, Laemmle fonda la Universal Pipe Fitting o Universal Film Manufacturing Company che poi diventerà Universal Studios e la sede viene trasferita a Hollywood.
Nel 1990 il conglomerato nipponico Matsushita Electric Industrial rileva la MCA e l’Universal Pictures per 6,5 miliardi di dollari. Successivamente, per 5,7 miliardi di dollari il controllo passa alla Seagram del canadese Edgar Bronfoman e poi Bronfman Jr che già possiede il 19% del gruppo Time-Warner.
Infine nel giugno 2000, per fronteggiare i tre colossi CBS-Viacom (Paramount), NewsCorp-Bertelsmann (Twentieh) e AOL-TimeWarner (Warner Bros), la Seagram (Universal) si fonde con Vivendi, il maggior gruppo francese Vivendi-Universal.

20th Century-Fox
Wilhelm Fried, diventato successivamente William Fox, è nato nel 1879 a Tulchva in Ungheria. Dopo aver lavorato come foderatore di cappelli per la Solomon & Son, con l’aiuto del finanziare Sol Brill, acquista il suo primo locale e nel giro di poco tempo arriva a possedere 25 locali di proiezione cinematografica.
La ditta Fox inizia nel 1913 a produrre cortometraggi a New York e nel New Jersey. Girati una cinquantina di film, nel 1916 si trasferisce nell’Eldorado californiano, Hollywood.
La Fox Film Corporation diviene il primo conglomerato filmico e nel 1927 conta mille sale di proiezione. Nello stesso anno la Fox acquista la maggioranza azionaria della Loew’s Incorporated, la società finanziaria tramite la quale ottiene il controllo della MGM, costituendo la nuova Fox-Loew la più grande società dell’industria del cinema.
Nel 1935, dopo la grande Depressione, la Fox si fonde con la 20th Century Pictures Incorporated.

MGM: Metro Goldwyn Mayer
Louis (Lazar) Burt Mayer
dopo aver commercializzato in rottami di ferro, nel 1912 si associa con Ben Stern e con Adolph Mayer per costituire la Louis B. Mayer Film Company con sede a Boston.
Mayer, proprietario di una catena di locali diffusa soprattutto nel New England, entra nel grande giro della distribuzione.
Nel frattempo Samuel Goldwyn, che ha lasciato la Paramount nel 1919 fonda con i fratelli Edgar e Arch Selwyn la Goldwyn Pictures.
Il terzo polo della futura MGM è Marcus Loew e la sua Loew’s Incorporaed, società di distribuzione che inizia acquistando la Metro Pictures

Nel 1924 Loew fonda con Goldwyn la Metro-Goldwyn Productions e si trasferisce a Hollywood. A maggio dello stesso anno nasce la famosissima MGM, Metro Goldwyn Mayer che diventerà il complesso cinematografico più grande del mondo: una stazione ferroviaria, un porto e anche una giungla. Ma quello che ha caratterizzato la MGM rispetto le altre major, era la presenza delle star (Greta Garbo, Clark Gable, Spencer Tracy, Joan Crawford, Judy Garland e moltissimi altri).
Tra il 1964 e il 1967 uno dei maggiori azionisti Philph Levin, vende le sue azioni che vengono comperate da Edgar Bronfman della Universal, dando il via alla dissoluzione della major.
Nel 1969 la MGM finisce nella mani del finanziere armeno Kirk Kerkorian e questo nel 1986 la cede a Ted Turner per 1,5 miliardi di dollari.
Ad acquistare la grande industria produttrice di sogni è nel 1991 l’italiano Giancarlo Parretti, accompagnato e aiutato dal finanziere Floro Fiorini, noto alle cronache per lo scandalo del Banco Ambrosiano e della loggia P2.
Per concludere le vicissitudini della major, nel 2004 spiazzando la Time-Warner, la Sony Corporation rileva la MGM per ben 5 miliardi di dollari, accaparrandosi così di fatto una libreria di 4100 pellicole, tra le quali ben 200 Premi Oscar.

Warner Bros
La Warner Bros, prende appunto il nome dai fratelli Warner: Sam (Samuel), Jack, Albert (Abraham) ed Harry.
Dopo aver iniziato la loro attività nel 1917 con una piccola sala di proiezione, divengono in breve direttori della catena teatrale First National e fondano la vera e propria compagnia.
Nel 1923 acquistando la Viagraph Company, proprietaria di un brevetto di registrazione sonora che accompagna i film muti, la Warner diviene, grazie alla rivoluzione sonora, una tra le più affermate major di Hollywood.
Nel 1989 la Warner si fonde con il gruppo editoriale Time generando un mostro gigantesco Time-Warner, il più potente conglomerato multimediale del mondo.

Columbia
Possiamo dire che è la prima delle cosiddette piccole major, anche se per piccolo non si vuole sminuirne la portata.
La Columbia deriva dalla Cohn Brothers e poi CBS Film Sales Corporation, di proprietà di Harry Cohn e dal fratello Jack (derivato da Jacob).
Dopo varie vicissitudini, negli anni Settanta per sopravvivere alla crisi, deve vendere gli studios e fondersi con la Warner. Negli anni Ottanta passa alla Coca-Cola ma è solo nel 1989 che la Columbia Pictures si fonda con la Tri-Star Pictures per formare il Motion Pictures Group.
Nel 1991 la compagnia cambia nome in Sony Pictures Entertainment con Columbia e Tri-Star come società sussidiarie di produzione filmica.

RKO
L’ultima delle grandi case è nata nel 1928 col nome di Radio-Keith-Orpheum Radio Pictures anche se le sue origini risalgono agli inizi del secolo. Sorge dalla Film Booking Offices of America Incorporated, dalla KAO Keith-Albee-Orpheum Corporation e dalla RCA Radio Corporation of America del potentissimo gruppo Rockefeller.

I finanziatori
I veri padroni di questi oligopoli multimediali sono sempre stati e lo sono ancora oggi, i grandi imperi finanziari:

- Rockefeller (agente statunitense dell’impero europeo dei Rothschild);
- Morgan (che dopo la morte del fondatore JP Morgan e il Glass-Steagall Act del 1933 che scinde le banche di deposito da quelle di affari, l’istituto si biforca in JP Morgan e Morgan Stanley & Co.);
- Kuhn, Loeb & Co.;

La seconda metà dell’Ottocento è proprio il periodo basilare nella nascita delle principali lobbies e industrie del pianeta. Nascono non solo le imprese cinematografiche, ma praticamente sorgono le più importanti industrie di ogni genere: farmaceutiche, acciaio, agro-alimentari, petrolifere-energetiche, ecc.
La nascita di questi colossi è stata permessa dalle banche d’affari dell’epoca che hanno finanziato.
Quali erano queste banche? Risponde Carrol Quigley, docente di storia a Princeton e Harvard: “i nomi di talune di queste banche ci sono famigliari, e dovrebbero esserlo anche di più. Sono i Baring, Lazard, Erlanger, Warburg, Schroder, Seligman, Speyer, Mirabaud, Mallet, Lazard, e soprattutto i Rothschild e i Morgan”. Di queste 12 banche, ben 9 erano di proprietà ebraica, e se teniamo conto che Morgan era un agente americano dei Rothschild, il numero sale a 10.

Secondo il The American Jewish Experience, le principali banche americane di origine ebraica alla fine del XIX secolo erano: J.S. Bache, Hellman, Sears & Roebuck, Goldman & Sachs, R.H. Macy, Abraham & Strauss, Albert Loeb, J.W. Seligman, S.W. Straus, Wertheim, Steinhardt, Lewisohn, Guggenheim, Kuhn & Loeb, Speyer, Belmont, Hallgarten, Lehman, Heidelbach & Ickelheimer.
Le sei maggiori case hollywoodiane, l’oligopolio che controlla e gestisce ancora oggi la filmografia a livello planetario, non solo sono state fondate con i soldi delle banche ebraiche qui sopra elencate, ma tutte sono nate da imprenditori ebrei: Paramount (Zukor), Warner Bros (Warner), Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox), Universal (Laemmle), Columbia (F.lli Cohen).

“Al giorno d’oggi sei produttori decidono in merito al novanta per cento delle sceneggiature e montano il novanta per cento dei film”. Frank Capra, regista

Tratto dal libro di Gianantonio Valli: "Trafficanti di sogni: Hollywood, creatura ebraica", ed. Effepi

 

Note

[1]Trafficanti di sogni. Hollywood, creatura ebraica”, Giantonio Valli, ed. Effepi
[2] Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, frase celebre tratta dal romando “La fattoria degli animali” del 1947 di George Orwell
[3] Idem, pag. 264
[4] Intervista alla d.ssa Ida Magli dal “Civico20 News” di Torino. 2 marzo 2011, www.bdtorino.net
[5] Idem
[6] Idem, pag. 285

di Peter Phillips

La classe dirigente degli Stati Uniti è oggi dominata da un gruppo neo-conservatore di circa 200 persone che condividono l'obbiettivo comune di imporre sul mondo il potere militare statunitense. Questo Global Dominance Group (Gruppo per il dominio Globale), in cooperazione con le maggiori industrie di appalti militari, è diventato una potente forza nei processi di unilateralismo militare e nelle faccende politiche americane.
Una lunga serie di ricerche sociologiche, documenta l'esistenza di una classe dirigente predominante negli Stati Uniti che stabilisce le linee politiche nazionali e ne determina le priorità. C. Wright Mills, nel suo libro del 1956 sull'elite al potere, ha documentato come la Seconda Guerra Mondiale abbia condensato una terna di poteri degli Stati Uniti, costituita dalle elite aziendali, militari e governative, in una struttura di potere centralizzata, che agisce all'unisono attraverso "alti circoli" di contatto e consenso.

I Neo-conservatori che promuovono il controllo militare mondiale da parte degli Stati Uniti sono adesso nelle posizioni politiche di comando, tramite questi alti circoli. Il magazine Adbusters ha riassunto le posizioni neo-conservatrici come: "La convinzione che la Democrazia , anche se difettosa, è difesa al meglio da un popolo ignorante gonfiato di nazionalismo e religione. Solo uno stato nazionalista militante può impedire l'aggressione umana. Un tale nazionalismo richiede una minaccia esterna e se questa non c'è la si deve fabbricare."
Nel 1992, durante il primo mandato di Bush, Dick Cheney appoggiò Lewis Libby e Paul Wolfowitz che produssero la relazione "Guida alla Pianificazione della Difesa" ("Defense Planning Guidance"), che propugnava il dominio militare degli Stati Uniti sul mondo all'interno di un "nuovo ordine". La relazione chiedeva che gli Stati Uniti accrescessero la superiorità militare e che prevenissero il sorgere di nuovi rivali a sfidarli sul palcoscenico mondiale.

Al termine dell'amministrazione Clinton, i propugnatori del dominio globale diedero vita al Progetto per un Nuovo Secolo Americano - Project for a New American Century (PNAC). Tra i fondatori del PNAC c'erano otto persone affiliate con il primo fornitore della difesa, Lockheed-Martin, e altri sette collegati al terzo fornitore, Northrop Grumman. Dei venticinque fondatori del PNAC, dodici furono in seguito nominati a posizioni di alto livello all'interno dell'amministrazione Bush.
Nel settembre del 2000, il PNAC produsse una relazione di 76 pagine dal titolo Rebuilding America's Defenses: Strategy, Forces and Resources for a New Century. La relazione, analoga a quella del 1992, richiedeva la protezione della Casa Americana, l'abilità di intraprendere più teatri di guerra simultanei, l'assunzione di ruoli di polizia globali, e il controllo dello spazio e dell'informazione elettronica (cyberspace). Affermava che gli anni '90 erano stati una decade di trascuratezza verso la difesa e che gli USA dovevano aumentare le spese militari per conservare la leadership geopolitica Americana nel ruolo di superpotenza mondiale. La relazione riconosceva inoltre che: "il processo di trasformazione sarà probabilmente lungo, in assenza di qualche evento catastrofico e catalizzante quale una nuova Pearl Harbor". Gli eventi dell'11 settembre 2001 sono stati esattamente la catastrofe che gli autori di Rebuilding America' Defenses teorizzavano essere necessari per accelerare un programma di dominio globale. La permanente guerra al terrore che ne è risultata ha condotto a massicce spese per la difesa da parte del governo, l'invasione di due nazioni, e minacce ad altre tre, e la rapida accelerazione dei piani neo-conservatori per il controllo militare del mondo.

Oggi gli Stati Uniti spendono per la difesa quanto tutto il resto del mondo assieme. Il budget del Pentagono per acquistare nuovi armamenti è cresciuto da 61 miliardi di dollari del 2001 a più di 80 miliardi nel 2004. Nello stesso periodo, le vendite della Lockheed Martin sono aumentate di oltre il 30%, con decine di miliardi di dollari nel registro ordini degli acquisti futuri. Dal 2000 al 2004, il valore delle azioni Lockheed Martin è salito del 300%. La Northrup-Grumann ha subito una crescita analoga con i contratti del Dipartimento per la Difesa lievitati da $3.2 miliardi di dollari nel 2001 fino agli 11,1 miliardi del 2004. La Halliburton , di cui Dick Cheney è stato CEO in precedenza, aveva contratti con la difesa per 427 milioni nel 2001. Nel 2003, il valore dei contratti era salito a 4.3 miliardi, e di questi circa un terzo sono stati assegnati senza gara d'appalto.
Oggi, all'inizio del 2006 l 'agenda del Global Dominance Group è ben introdotta all'interno degli alti circoli politici e resa operativa in modo astuto all'interno del Governo USA. Lavorano mano nella mano con i fornitori della difesa, promuovendo lo spiegarsi delle forze militari su oltre 700 basi su tutto il globo.
C'è una differenza importante tra l'auto-difesa dai pericoli esterni e la convinzione nel controllo totale del mondo. Se glielo si chiede, la maggioranza delle persone in USA ha seri dubbi sull'accettabilità morale e pratica di finanziare la dominazione del mondo.
Peter Phillips è un professore di Sociologia all'Università di Sonoma State e direttore del Project Censored a media research organization.
Per un approfondimento dell'agenda del Global Dominance Group vedere: http://www.projectcensored.org/

Nomi e organizzazioni

1. Abramowitz Morton I.; PNAC, NSC, Asst. Sec. of State, Amb. to Turkey, Amb. To Thailand, CISS, Carlyle
2. Abrams, Elliott; PNAC, Heritage, DoS, HU, Special Asst. to President Bush, NSC
3. Adelman, Ken; PNAC, CPD, DoD, DPB, Fox News, CPD, Affairs, Commander in Chief Strategic Air Command, Northrop Grumman, Arms Control Disarmament Agency
4. Aldrige, E.C. Jr.; CFR, PNAC, NSA, HU, HF, Sec. of the Air Force, Asst. Sec. of State, Douglas Aircraft, DoD, LTV Aerospace, WHOMB, Strategic Systems Group, Aerospace Corp.
5. Allen, Richard V.; PNAC, HF, HO, CFR, CPD, DPB, CNN, US Congress, CIA Analyst,CSIS, NSC
6. Amitay, Morris J.; JINSA, AIPAC
7. Andrews, D.P.; SAIC
8. Andrews, Michael; L-3 Communications Holdings, Deputy Asst. Sec. of Research and Technology, Chief Scientist for the US Army
9. Archibald, Nolan D.; Lockheed Martin
10. Baker, James, III, Caryle, Sec. of State (Bush), Sec. of Tres. (Reagan)
11. Barr, William P.; HF, HO, PNAC, CFR, NSA, US Congress, Asst. to the President (Reagan), Carlyle,
12. Barram, David J.; Computer Sciences Corporation, US DoC
13. Barrett, Barbara; Raytheon
14. Bauer, Gary; PNAC, Under Sec. of Ed.
15. Bechtel, Riley; Bechtel
16. Bechtel, Steve; Bechtel
17. Bell, Jeffrey; PNAC, MI
18. Bennett, Marcus C.; Lockheed Martin
19. Bennett, William J.; PNAC, NSA, HU, Sec. of Education
20. Bergner, Jeffrey; PNAC, HU, Boeing
21. Berns, Walter; AEI, CPD
22. Biggs, John H.; Boeing, CFR
23. Blechman, Barry; DoD, CPD
24. Bolton, John; JINSA, PNAC, AEI, DoS, DoJ, Amb. to UN, WH Legis. Counsil, Agency Int'l Devel, Under Sec. State Arms Control-Int'l Security
25. Boot, Max; PNAC, CFR
26. Bremer, L. Paul; HF, CFR, Administrator of Iraq
27. Brock, William; CPD, Senator, Sec. of Labor
28. Brooks, Peter; DoD, Heritage, CPD
29. Bryen, Stephen; JINSA, AEI, DoD, L-3 Network Security, Edison Int'l, Disney
30. Bryson, John E.; Boeing
31. Bush, Jeb; PNAC, Governor of Florida
32. Bush, George H. W., President, Carlyle, CIA Dir.
33. Bush, Wes; Northrop Grumman
34. Cambone, Stephen; PNAC, NSA, DoD, Los Alamos (specialized in theater nuclear weapons issues), Ofc. Sec. Defense: Dir. Strategic Def., CSIS, CSP
35. Chabraja, Nicholas D.; General Dynamics
36. Chain, John T. Jr. Northrup Grumman, Sec. of the Air Force, Dir. of Politico-MilitaryAffairs, DoS, Chief of Staff for Supreme Headquarters Allied Powers Europe, Commander in Chief Strategic Air Command
37. Chao, Elaine; HF, Sec. of Labor, Gulf Oil, US DoT, CFR
38. Chavez, Linda; PNAC, MI, CFR
39. Cheney, Lynne; AEI, Lockheed Martin
40. Cheney, Richard; JINSA, PNAC, JINSA, AEI, HU, Halliburton, Sec. of Defense, VP of US
41. Cohen Eliot A.; PNAC, AEI, DPB, DoD, CLI, CPD
42. Coleman, Lewis W.; Northrop Grumman
43. Colloredo-Manfeld, Ferdinand; Raytheon
44. Cook, Linda Z.; Boeing
45. Cooper, Dr. Robert S.; BAE Systems, Asst. Sec. of Defense
46. Cooper, Henry; CPD, DoD, Heritage, Depty Asst. Sec. Air Force, US Arms Control Disarm. Strategic Def. Initiative, Applied Research Assoc, NIPP
47. Cox, Christopher; CSP, Senior Associate Counsel to the President, Chairman: SEC.
48. Crandall, Robert L.; Halliburton, FAA Man. Advisor Bd.
49. Cropsey, Seth; PNAC, AEI, HF, HU, DoD, Under-Sec. Navy
50. Cross, Devon Gaffney; PNAC, DPB, HF, CPD, HO
51. Crouch, J.D.; CSP, Depty. National Security Advisor, DoD, Amb. to Romania
52. Crown, James S.; General Dynamics, Henry Crown and Co.
53. Crown, Lester; General Dynamics, Henry Crown and Co.
54. Dachs, Alan; Bechtel, CFR
55. Dahlburg, Ken; SAIC, DoC, Asst. to Reagan, WHOMB
56. Darman, Richard G.; Carlyle, Dir. of the US Office of Management and Budget, President Bush's Cabinet, Asst. to the President of the US, Deputy Sec. of the US Treasury, Asst. US Sec. of Commerce
57. Dawson, Peter; Bechtel
58. Decter, Midge; HF, HO, PNAC, CPD
59. Demmish, W.H.; SAIC
60. DeMuth, Christopher; AEI, US Office of Management and Budget, Asst. to Pres. (Nixon)
61. Derr, Kenneth T.; Halliburton
62. Deutch, John; Dir. CIA, Deputy Sec. of Defense, Raytheon
63. Dine, Thomas; CLI, US Senate (Church, Ed. Kennedy), AIPAC, US Agency Int'l Development, Free Radio Europe/Radio Liberty, Prague, Czech Rep., CFR
64. Dobriansky, Paula; PNAC, HU, AEI, CPB, DoS, Army, NSC European/Soviet Affairs, USIA, ISS
65. Donnelly, Thomas; AEI, PNAC, Lockheed Martin
66. Downing, Wayne, Ret. Gen. US Army, NSA, CLI, SAIC
67. Drummond, J.A.; SAIC
68. Duberstein, Kenneth M.; Boeing, WH Chief of Staff
69. Dudley, Bill; Bechtel
70. Eberstadt, Nicholas; AEI, CPD, PNAC, DoS (consultant)
71. Ebner, Stanley; Boeing, McDonnell Douglas, Northrop Grumman, CSP
72. Ellis, James O. Jr.; Lockheed Martin, Retired Navy Admiral and Commander US Strategic Command
73. Epstein David, PNAC, Office of Sec. Defense
74. Everhart, Thomas; Raytheon
75. Falcoff, Mark; AEI, CFR
76. Fautua, David; PNAC, Lt. Col. US Army
77. Fazio, Vic; Northrup Grumman, Congressman (CA)
78. Feith, Douglas; JINSA, DoD, L-3 Communications, Northrup Grumman, NSC, CFR, CPS
79. Feulner, Edwin J. Jr.; HF, HO, Sec. HUD, Inst. European Def. & Strategy Studies, CSIS
80. Foley, D.H.; SAIC
81. Fradkin, Hillel; PNAC, AEI,
82. Frank, Stephen E.; Northrop Grumman
83. Fricks, William P.; General Dynamics
84. Friedberg, Aaron; PNAC, CFR, NSA, DoD, CIA consultant
85. Frost, Phillip (M.D.); Northrop Grumman
86. Fukuyama, Francis; PNAC, CFR, HU
87. Gates, Robert, CIA-dir. NSA, SAIC
88. Gaffney, Frank; CPD, PNAC, Washington Times, DoD
89. Gaut, C. Christopher; Halliburton
90. Gedmin, Jeffrey; AEI, PNAC, CPD
91. Gerecht, Reuel Marc; PNAC, AEI, CIA, CBS
92. Gillis, S. Malcom; Halliburton, Electronic Data Systems Corp
93. Gingrich, Newt; AEI, CFR, HO, DPB, U.S House of Reps., CLI, CPD
94. Goodman, Charles H.; General Dynamics
95. Gorelick, Jamie S. United Technologies Corporation, Deputy attorney general, DoD, Asst. to the Sec. of Energy, National Com. Terrorist Threats Upon the US, DoJ, Nat'l
Security Adv., CIA, CFR
96. Gouré, Daniel; DoD, SAIC, DoE, DoS (consultant), CSP
97. Haas, Lawrence J.; Communications WHOMB, CPD
98. Hadley, Stephen; NSA advisor to Bush, Lockheed Martin
99. Hamre, John J. ITT Industries, SAIC, U. S. Dep. Sec. of Defense, Under Sec. of Defense, Senate Armed Services Committee
100. Hash, Tom; Bechtel
101. Haynes, Bill; Bechtel
102. Hoeber, Amoretta; CSP, Defense Industry consultant, CPD, CFR, DoD
103. Horner, Charles; HU, CSP, DoS, Staff member of Sen. Daniel Patrick Moyihan
104. Howell, W.R.; Halliburton, Dir. Deutsche Bank
105. Hunt, Ray L.; Halliburton, Electronic Data Systems Corp, President's Foreign Intelligence Advisory Board
106. Inman, Bobby Ray; Ret. Adm. US Navy, CIA-Dir, CFR, NSA, SAIC
107. Ikle, Fred; AEI, PNAC, CPD, HU, DPB, Under Sec. DoD, Def. Policy Board
108. Iorizzo, Robert P.; Northrop Grumman
109. Jackson, Bruce; PNAC, NSA, AEI, CFR, Office of Sec. of Def., US Army Military Intelligence, Lockheed Martin, Martin Marietta, CLI, CPD
110. Jennings, Sir John, Bechtel
111. Johnson, Jay L.;General Dynamics, Retired Admiral, US Navy
112. Jones, A.K.; SAIC, DoD
113. Joseph, Robert; Under Sec. of State for Arms Control and Int'l Security Affairs, DoD, CSP, NIPP
114. Joulwan, George A.; General Dynamics, Retired General, US Army
115. Kagan, Frederick PNAC, West Point Military Academy
116. Kagan, Robert; PNAC, CFR, DoS (Deputy for Policy), Washington Post, CLI, editor Weekly Standard
117. Kaminski, Paul G. General Dynamics, Under Sec. of US Department of Defense
118. Kaminsky, Phyllis ; JINSA, CSP, NSC, Int'l Pub. Rel. Society,
119. Kampelman, Max M.; PNAC, JINSA, CPD, Sec. Housing and Urban Development, CPD
120. Keane, John M. General Dynamics, Retired General, US Army, Vice Chief of Staff of the Army, DoD Policy Board
121. Kennard, William, Carlyle, NY Times, FCC
122. Kemble, Penn; PNAC, DoS, USIA
123. Kemp, Jack; JINSA, HF, Sec. of HUD, US House of Reps., CPD
124. Keyworth, George; CSP, HU, Los Alamos, General Atomics, NSC
125. Khalilzad, Zalmay; PNAC, Amb. to Iraq
126. King, Gwendolyn S.; Lockheed Martin
127. Kirkpatrick, Jeane; AEI, JINSA, CFR, CPD, NSA, Sec. of Defense Commission, US Rep. to UN, CLI, CPD, Carlyle
128. Kramer, H.M.J., Jr.; SAIC
129. Kristol, Irving; CFR, AEI, DoD, Wall Street Journal Board of Contributors
130. Kristol, William; PNAC, AEI, MI, VP Chief of Staff '89, CLI, Domes. Policy Adv. To VP, '89
131. Kupperman, Charles; CPD, Boeing, NIPP
132. Lagon, Mark; PNAC, CFR, AEI, DoS
133. Lane, Andrew; Halliburton
134. Larson, Charles R.; Retired Admiral of the US Navy, Northrop Grumman
135. Laspa Jude; Bechtel
136. Ledeen, Michael; AEI, JINSA, DoS (consultant), DoD
137. Lehman, John; PNAC, NSA, DoD, Sec. of Navy
138. Lehrman, Lewis E.; AEI, MI, HF, G.W. Bush Oil Co. partner
139. Lesar, Dave; Halliburton
140. Libby, I. Lewis; PNAC, Chief of Staff to Dick Cheney, DoS, Northrup Grumman, RAND, DoD, House of Rep., Team B
141. Livingston, Robert; House of Rep., CSP, DoJ
142. Loy, James M., Lockheed Martin, Retired US Navy Admiral
143. Malone, C.B.; SAIC, Martin Marietta, DynCorp, Titan Corp., CLI, CPD
144. Martin, J. Landis; Halliburton
145. McCorkindale, Douglas H.; Lockheed Martin
146. McDonnell, John F.; Boeing
147. McFarlane, Robert; National Security Advisor (Reagan), CPD, Bush's Transition Advisory Committee on Trade
148. McNerney, James W.; Boeing, 3M, GE
149. Meese, Edwin; HF, HO, US Attorney General, Bechtel, CPD
150. Merrill, Philip; CSP, DoD, Import-Export Bank of US
151. Minihan, Kenneth A.; Ret. General US Air Force, BAE Systems, DoD, Defense Intelligence Agency
152. Moore, Frank W.; Northrop Grumman
153. Moore, Nick; Bechtel
154. Moorman, Thomas S.; CSP, Aerospace Corporation, Rumsfeld Space Commission, US Air Force: Former vice chief of staff
155. Mundy, Carl E. Jr.; General Dynamics, Retired General, US Marine Corps Commandant
156. Muravchik, Joshua; AEI, JINSA, PNAC, CLI, CPD
157. Murphy, Eugene F.; Lockheed Martin, GE
158. Nanula, Richard; Boeing
159. Novak, Michael; AEI, CPD
160. Nunn, Sam; GE, US Senator, Chairman Senate Armed Services Committee
161. O'Brien, Rosanne; Northrop Grumman, Carlyle
162. Odeen, Philip A.; Defense and Arms Control Staff for Henry Kissinger, TRW, Northrop Grumman
163. Ogilvie, Scott; Bechtel
164. Owens, William, Ret. Adm. US Navy, DPB, Joint Chiefs of Staff, SAIC
165. Perle, Richard; AEI, PNAC, CPD, CFR, NSA, JINSA, HU, DoD, DPD, CLI, Carlyle
166. Peters, Aulana L.; Northrop Grumman, SEC
167. Pipes, Daniel; PNAC, CPD, Team B
168. Podhoretz, Norman; PNAC, CPD, HU, CFR
169. Poses, Frederic; Raytheon
170. Precourt, Jay A.; Halliburton
171. Quayle, Dan; PNAC, VP US
172. Ralston, Joseph W.; Lockheed Martin, Retired Air Force Gen., Vice Chairman of Joint Chiefs of Staff
173. Reed, Deborah L.; Halliburton, Pres. Southern CA. Gas & Elec
174. Ridgeway, Rozanne; Boeing, Asst. Sec. of State- Europe and Canada, Amb. German Democratic Republic, Finland, DoD
175. Riscassi, Robert; L-3 Communications Holdings, UN Command/Korea, Army vice chief of staff; Joint Chiefs of Staff
176. Roche, James; Sec. of the Air Force, CSP, Boeing, Northrop Grumman, DoS
177. Rodman, Peter W.; PNAC, NSA, Asst. Sec. of Defense for Int'l Security Affairs, DoS,
178. Rowen, Henry S.; PNAC, HO, CFR, DPB, DoD
179. Rubenstein, David M.; Carlysle, Deputy Asst. to the President for Domestic Policy (Carter)
180. Rubin, Michael; AEI, CFR, Office of Sec. of Defense
181. Rudman, Warren; US Senator, Raytheon
182. Ruettgers, Michael; Raytheon
183. Rumsfeld, Donald; PNAC, HO, Sec. of Defense, Bechtel, Tribune Co.
184. Sanderson, E.J.; SAIC
185. Savage, Frank; Lockheed Martin
186. Scaife, Richard Mellon; HO, HF, CPD, Tribune Review Publishing Co.
187. Scheunemann, Randy; PNAC, Office of Sec. of Defense (consultant), Lockheed Martin, CLI Founder /Dir., CPD
188. Schlesinger, James ; DoE, Atomic Energy Commission, Dir. CIA, CSP
189. Schmitt, Gary; PNAC, CLI, DoD (consultant), CLI
190. Schneider, William, Jr.; BAE Systems, PNAC, DoS, House of Rep./Senate staffer, WHOMB, CSP, NIPP
191. Schultz, George; HO, AEI, CPD, CFR, PNAC, Sec. of State, Sec. of Treasury, Bechtel, CLI, CPD
192. Shalikashvili, John M.; Boeing, Retired Chairman of Joint Chiefs of Staff, DoD, Ret. Gen. US Army, CFR
193. Sharer, Kevin; Northrup Grumman, US Naval Academy, Ret. Lt. Com. US Navy
194. Sheehan, Jack, Bechtel, DPB
195. Shelman, Thomas W.; Northrup Grumman, DoD
196. Shulsky, Abram; PNAC, DoD
197. Skates, Ronald L.; Raytheon
198. Slaughter, John Brooks; Northrop Grumman
199. Sokolski, Henry; PNAC, HF, HO, CIA, DoD
200. Solarz, Stephen; PNAC, HU, DoS, CPD, Carlyle
201. Spivey, William; Raytheon
202. Statton, Tim; Bechtel
203. Stevens, Anne; Lockheed Martin
204. Stevens, Robert J.; Lockheed Martin
205. Stuntz, Linda; Raytheon, US DoE
206. Sugar, Ronald D.; Northrup Grumman, Association of the US Army
207. Swanson, William; Raytheon, Lockheed Martin
208. Tkacik, John; PNAC, HF, US Senate
209. Turner, Michael J.; BAE Systems
210. Ukropina, James R., Lockheed Martin
211. Van Cleave, William R.; Team B, HO, CSP, CPD, DoD, NIPP
212. Waldron, Arthur; CSP, AEI, PNAC, CFR
213. Walkush, J.P.; SAIC
214. Wallop, Malcolm; Heritage, HU, CSP, PNAC, Senate
215. Walmsley, Robert; General Dynamics, Retired Vice-Admiral, Royal Navy, Chief of Defense Procurement for the UK Ministry of Defense
216. Warner, John Hillard; SAIC, US Army/Airforce Assn.
217. Watts, Barry; PNAC Northrop Grumman
218. Weber, John Vincent (Vin); PNAC, George W. Bush Campaign Advisor, NPR
219. Wedgewood, Ruth; CLI, DoD, DoJ, DoS, CFR
220. Weldon, Curt; House of Rep, CSP
221. Weyrich, Paul; HF, PNAC, US Senate
222. White, John P.; L-3 Communications, Chair of the Com. on Roles and Missions of the Armed Forces, DoD
223. Wieseltier, Leon; PNAC, CLI
224. Williams, Christopher A.; PNAC, DPB, Under Sec. for Defense, Boeing (lobbyist), Northrop Grumman (lobbyist), CLI
225. Winter, Donald C; Northrop Grumman
226. Wolfowitz, Paul; PNAC, HF, HU, Team B, Under-Sec. Defense, World Bank, Northrop Grumman, DoS
227. Wollen, Foster; Bectel
228. Woolsey R. James; PNAC, JINSA, CLI, DPB, CIA (Dir.), Under Sec. of Navy, NIPP
229. Wurmser, David; AEI, Office of VP Middle East Adviser, DoS
230. Yearly, Douglas C.; Lockheed Martin
231. Young, A.T.; SAIC
232. Zaccaria, Adrian; Bechtel
233. Zafirovski, Michael S.; Boeing
234. Zakheim, Dov S.; PNAC, HF, CFR, DoD, Northrup Grumman, McDonnell Douglas, CPD
235. Zinni, Anthony C.; Retired General US Marines, BAE Systems, Commander in Chief US Central Command
236. Zoellick, Robert; PNAC, US Trade Representative, DoS, CSIS, CFR, DOJ

GLOBAL DOMINANCE GROUP: ORGANIZZAZIONI favorevoli
PNAC Project For New American Century
HO Hoover Institute
AEI American Enterprise Institute
HU Hudson Institute
NSC National Security Council
HF Heritage Foundation
DPB Defense Policy Board
CPD Committee on Present Danger
JINSA Jewish Institute of National Security Affairs
MI Manhattan Institute
CLI Committee for the Liberation of Iraq
CSP Center for Security Policy: Institute for Strategic Studies
CSIS Center for Strategic and Int'l Studies
NIPP National Institute for Public Policy
AIPAC American Israel Public Affairs Committee
Team B Presidents Foreign Advisory Board

Agenzie di rilievo e altre organizzazioni
CIA Central Intelligence Agency
DoD Department of Defense
DoS Department of State
CFR Council on Foreign Relations
DoJ Department of Justice
DoC Department of Commerce
WHOMB White House Office of Management and Budget
DoE Department of Energy
DPB Defense Policy Board
DoT Department of Transportation
NSA National Security Agency