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Video a cura del dottor Joseph Mercola sulla condizione della Sanità occidentale.
Nonostante il terrorismo mediatico e gli allarmismi su meningite, morbillo, influenza, solo negli States oltre 400.000 persone muoiono a causa di ERRORI MEDICI (cause iatrogene). Ogni giorno 1 paziente su 25 contrae almeno una infezione in ospedale, stiamo parlando di quasi 2 milioni di individui ogni anno! Circa il 70% di tutti gli americani assume un farmaco da prescrizione. Una persona su 5 prende psicofarmaci, e 1 anziano su 4 ogni giorno ingolla da 10 a 19 pillole!

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Marcello Pamio

Dopo aver trattato il senso biologico dello stomaco, è importante conoscere il rimanente apparato gastroenterico, cioè quel “tubo” che va dalla bocca all'ano.
Stiamo parlando di un apparato molto complesso, caratterizzato da ben 5 funzioni specifiche che la Natura ha perfezionato nell'arco di milioni di anni: sensoriale, peristaltica, secretiva, assorbente ed escretiva (eliminativa).
Ogni organo che appartiene al gastroenterico può avere più funzioni diverse, ma solitamente ne ha una principale, che lo caratterizza.

Per esempio: la bocca serve per comprendere se quello che mettiamo dentro dall'esterno sia vitale o no, per cui la sua funzione specifica è la sensoria; nell'esofago invece (come in tutto il tratto intestinale) vi è la peristaltica che serve a far scivolare il boccone in avanti; nello stomaco la funzione più rilevante è quella secretiva, basilare per digerire il cibo; nell'intestino tenue e nel colon, dove avviene l'assorbimento rispettivamente dei nutrienti e dell'acqua, a far da padrona c'è la funzione assorbente; per giungere infine nell'intestino retto, il cui processo basilare è l'eliminazione, quindi si ha l'escretiva.

Conoscere queste funzioni diventa centrale per cogliere il senso biologico dell'organo o dell'apparato.
Diciamo fin da subito che il conflitto dell'apparato digestivo ha sempre a che vedere con il “BOCCONE INDIGERIBILE” (come abbiamo visto per lo stomaco), ma in questo caso assume la connotazione di una “PORCHERIA INDIGESTA”.

"PORCHERIA INDIGESTA"

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DUODENO
Dopo che il boccone esce dallo stomaco, prosegue e finisce nel primo tratto intestinale chiamato duodeno: un tubo lungo 25 centimetri (circa 12 pollici) a forma di C, che si trova tra il piloro (sfintere fatto di muscoli) e il digiuno.
Nel duodeno confluiscono i secreti dello stomaco (molto acidi) e, più o meno a metà della sua lunghezza, nella cosiddetta “Papilla del Vater”, giungono le secrezioni del fegato e del pancreas tramite i dotti biliari e pancreatici. Questi succhi ed enzimi permettono la digestione.
Il ruolo del duodeno è quello quindi di “tamponare” gli acidi.

DUODENO > TAMPONARE GLI ACIDI

Il termine “duodeno” significa “tra due uomini, tra due situazioni” e in effetti si trova tra due colossi: lo stomaco collegato direttamente e il fegato tramite le vie biliari
Anche in questo caso il conflitto è sempre legato al boccone che non si riesce a digerire, però in una contrarietà più spiccatamente famigliare!

"NON RIESCO A DIGERIRE IL BOCCONE
IN UNA CONTRARIETA' FAMIGLIARE"

Patologie del duodeno: dall'ulcera al cancro
L'ulcera duodeale è sempre più diffusa, e per comprenderne il senso è necessario sapere che la mucosa è divisa in due aree: la prima porzione è di origine ectodermica (rabbia/rancore in una relazione), mentre le altre due porzioni sono endodermiche (boccone vitale).
Sono due tessuti diversi (endoderma ed ectoderma) con DUE vissuti completamente diversi.
L'ectoderma vive un conflitto di “rabbia/rancore nel territorio” (famigliari, lavoro, ecc.) e si può avere l'ulcerazione della mucosa (nella prima parte) con dolore lancinante.
Una volta risolto si avrà la ricostruzione dei tessuti con sanguinamento.
L'endoderma invece vive il conflitto del “boccone indigesto” (seri contrasti in famiglia, al lavoro, con amici) per cui si ha l'aumento della funzione digestiva e assorbente.

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DIGIUNO
Subito dopo il duodeno c'è un pezzetto di intestino lungo circa 20 centimetri.
Questo piccolo tratto “elabora” il cibo che passa, esattamente come fa il lettore del codice a barre dei supermercati quando passa un prodotto.
Il bolo alimentare, dopo essere entrato dalla bocca e dopo aver superato stomaco e duodeno, risulta sempre più frammentato, esattamente come l'informazione che veicola.
La caratteristica principale del digiuno è proprio questa: “ANALIZZARE” ciò che passa.

DIGIUNO → ANALIZZA QUELLO CHE PASSA

Allergie alimentari
Essendo il tratto intestinale deputato all'analisi, è proprio nel digiuno che si creano i più potenti ancoraggi tra alimenti e allergie!
Il motivo è abbastanza semplice e logico. Cosa fa il cervello in ogni istante? Analizza e registra milioni di stimoli che arrivano costantemente dall'esterno e dall'interno.
Quando passa nel digiuno per esempio una proteina (glutine, caseina) il Sistema sta anche registrando tutti i vissuti...

DIGIUNO ASSOCIA ALIMENTO A STIMOLO ESTERNO

Il risultato si chiama “ancoraggio”. In pratica avviene un collegamento, un'associazione tra un alimento e uno o più vissuti, e questo può scatenare un'intolleranza o anche un'allergia grave.
L'esempio del neonato è illuminante.
Se il cucciolo d'uomo mentre sta mangiando caseina o glutine vive una “porcheria indigesta” perché la mamma si è allontata da lui o perché gli ha tolto la tetta o perché non viene tenuto in braccio come lui vorrebbe, ecc. il digiuno può fare l'associazione: caseina/glutine = sofferenza (porcheria).
Quindi per quel cervello (bambino o adulto che sia) ogni volta che nel digiuno passa caseina o glutine, si riattiva la sofferenza perchè “la mamma è assente”...
Perché gli esempi si riferiscono sempre e solo alle proteine? Perché normalmente sono le proteine a passare per prime nel digiuno, e questo spiega il motivo per cui le allergie non interessano mai o quasi mai grassi o carboidrati, ma sempre la parte proteica!
Quindi la prima cosa che passa viene associata al vissuto.

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INTESTINO TENUE
Nell'intestino tenue, di cui fanno parte sia il digiuno che l'ileo, il conflitto è:

"NON RIESCO AD ASSORBIRE
QUELLO CHE MI STA ACCADENDO"

Il bambino di pochi mesi non può capire perché la mamma se ne va via (per lavoro) lasciandolo solo o in balia di un'estranea (nonna o babysitter), come pure non può capacitarsi del perché viene tenuto a distanza dal petto dandogli da bere un liquido animale mediante una tettarella finta di lattice, invece del caldo capezzolo. Quello che però il suo cervello vive e registra è una sofferenza: una porcheria indigesta, che crea un ancoraggio con quello che sta passando in quel preciso momento nel digiuno...
Il cervello dei neonati è praticamente governato dal Tronco Encefalico, quindi vive di bisogni primari, per cui fa la PORCHERIA INDIGESTA.

Una “porcheria” che non riusciamo a far passare (a perdonare).
Allargando il discorso, possiamo dire che tutto il tratto intestinale parla di profonda INGIUSTIZIA!
Quando si vive una porcheria indigesta il cervello fa aumentare un po' la sottomucosa con lo scopo di assorbire meglio la “porcheria” e, quando viene risolto il conflitto, la parte in più viene distrutta e durante la digestione può formare gas intestinale (flatulenze, ecc.).

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INTESTINO CRASSO
Se il sentito dell'intestino tenue è una PORCHERIA INDIGESTA, nell'ultimo tratto del colon questa è ancora più pesante, più “sporca”, una vera e propria “porcata”.

PORCATA INACCETTABILE/INDIGERIBILE

Nell'intestino tenue vi sono i malassorbimenti, cioè gli assorbimenti sbagliati di tutto quello che è vitale e che facciamo nostro, nel colon invece riassorbiamo l'acqua (9 litri di acqua) ed eliminiamo gli scarti.

Cancro, stipsi, morbo di Crohn

Stipsi: la persona stitica vive tutto come una porcheria indigesta, tutto come “porcata”, ed è incapace di lasciare andare e soprattutto di perdonare..
Il colon (vedi immagine sopra) è diviso in tre parti: ascendente, trasverso e discendente, ognuna di queste gestisce il riassorbimento di circa 3 litri di acqua. Se per un conflitto si attiva una delle tre parti, supponiamo il tratto trasverso, la sua funzione aumenta di molto, per cui aumenterà anche la velocità di transito, ma l'organismo per compensazione farà diminuire la funzione delle altre due (tratti ascendende e discendente), con il risultato che l'intestino nel suo complesso rallenterà la funzione e si avrà la stipsi.
La stitichezza è un problema diffusissimo tra la popolazione, e questo dato indica una cosa sola: sempre più persone vivono conflitti nella propria vita, attivando una o più parti del colon...

Morbo di Crohn: durante il conflitto di porcheria indigesta alcune parti del colon si gonfiano e la funzione di quel tratto, come è stato detto, aumenta, ma le altre due diminuiscono.
Quando si va in risoluzione, il Sistema va a digerire la parte in più che è stata creata per migliorare l'assorbimento del colon, mediante caseificazione. Coloro che soffrono di Crohn continuano a recidivare il problema. Le recidive conflittuali si realizzano quando il conflitto attivo e la soluzione si alternano ogni giorno, in un'escalation pericolosa.
Per esempio se una persona vive una porcheria a lavoro, quando alla sera torna a casa lo risolve, ma la mattina seguente ritorna a lavoro e si riattiva. Poi alla sera..
Questo circolo vizioso, se non viene interrotto, danneggia la mucosa provocando scariche diarroiche con pus e sangue.

Cancro: se la “porcata” che il cervello ha vissuto è molto grossa, oltre all'aumento della funzione di assorbimento vista prima, il cervello potrebbe far crescere la sottomucosa con l'intento biologico di aumentare la funzione escretiva, cioè deve eliminare la porcata. Questo prende il nome di adenocarcinoma.

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INTESTINO RETTO
Abbiamo detto che il colon riassorbe l'acqua ed espelle le feci, cioè le deve buttare fuori (endoderma) e non a caso la funzione è sia assorbente che escretiva, ma più ci si avvicina all'ano, più il sentito dell'ectoderma (ultimi 12 centimetri) è particolarmente preciso: l'ho preso nel didietro!

Mucosa ectodermica
In fase di conflitto di una porcheria che non si riesce ad evacuare si ha l'ulcerazione della mucosa con lo scopo di allargare il condotto per farlo passare. A conflitto risolto avviene la ricostruzione del tessuto ulcerato con la comparsa di scariche nelle feci di muco e sangue.
Il retto nell'uomo e anche negli animali ha a che fare con l'identità, e quindi con il riconoscimento della posizione e ruolo nel clan (famiglia, lavoro, amicizie, ecc.).
Forse ora è più chiaro il gesto di annusarsi il culo tra i cani: questi animali sanno per istinto che nella zona del retto c'è l'identità, una specie di impronta genetica unica.
E questo è proprio il motivo per cui un conflitto nell'intestino retto riguarda sempre la perdita di identità, “non so qual è il mio ruolo o il mio posto”. Le emorroidi sono il classico esempio.

Mucosa endodermica
Il conflitto dell'ultima parte del retto non è più una “porcheria subita”, ma “l'ho preso nel culo”.
Si tratta di un conflitto vile e ripugnante: una gravissima ingiustizia!

"L'HO PRESO NEL DIDIETRO"

Sarebbe di interesse generale poter chiedere a tutte le persone con un cancro del retto o dell'ano se 6-8 mesi prima della diagnosi, avessero o meno vissuto una pesante fregatura (con tutte le sfumature del caso: economica, relazionare, professionale, lavorativa, famigliare, ecc.)...

Ringrazio per la collaborazione, le informazioni scientifiche sulle connessioni mente-corpo il dottor Matteo Penzo e la “Scuola del Sintomo” (www.daleth.it)


Marcello Pamio

Il fegato è la ghiandola più grande del corpo umano. Stiamo parlando di un organo del peso di oltre 1,5 kg le cui numerose funzioni sono vitali.
Il sangue che esce dallo stomaco e dall'intestino non passa direttamente nel torrente venoso per giungere al cuore, ma viene convogliato al fegato attraverso una fittissima rete di capillari, sfocianti poi nella vena porta (1). Altro sangue che riceve il fegato giunge dall'arteria epatica.
Il sangue di entrambe queste sorgenti (intestini e arteria epatica) nel fegato viene ripulito e filtrato dalle varie sostanze pericolose; i nutrienti messi da parte e usati nel processo metabolico, per poi finire nelle vene sovraepatiche e gettato nella grossa vena cava che lo porterà al cuore, e da qui in tutto l'organismo.
Il fegato è una fabbrica metabolica a dir poco strabiliante, continuamente all'opera e il calore prodotto al suo interno contribuisce anche al riscaldamento del corpo.

Ecco alcune delle funzioni del fegato:

  • trasforma gli alimenti trasportati dal sangue;
  • produce e secerne la bile;
  • elabora proteine importanti (fibrinogeno, albumine, globulina);
  • raccoglie ferro e rame, utili per la produzione delle cellule rosse del sangue;
  • detossifica le sostanze nocive assorbite dal sangue;
  • trasforma e immagazzina i carboidrati sottoforma di glicogeno;
  • gioca un ruolo essenziale nell'immagazzinamento e metabolismo dei grassi.

I DUE TESSUTI DEL FEGATO
Le cose dette fino a questo punto sono conoscenze risapute perfino dalla fisiologia canonica, quello che invece non viene preso in considerazione è che il fegato attraverso reti neurali specifiche è in relazione con DUE parti del cervello: il Tronco Encefalico (emiparte destra) e la Corteccia Grigia.
Tanto per capirci: le “funzioni” vere e proprie del fegato, quindi il suo “senso biologico”, risiedono in queste due aree cerebrali!
Quindi ci sono due aree cerebrali diverse per due tessuti (endoderma ed ectoderma), con due risentiti (conflitti) che possono manifestarsi in due tumori differenti...

FEGATO ENDODERMICO
La prima area, il Tronco encefalico governa la parte di fegato (epatociti) che deriva dal tessuto più arcaico, l’endoderma. Le sue funzioni sono: ACCUMULARE glucosio (zucchero) sotto forma di glicogeno e DEPURARE il sangue che arriva dall’intestino dalle “schifezze” e dalle tossine scaricandole con la bile.
Ora le vediamo entrambe seppur molto superficialmente:

1) ACCUMULATORE
Un “epatopatico comportamentale” si presenta come un ACCUMULATORE, una persona che non butta via nulla, che vive sempre nella sensazione che gli manchi qualcosa di vitale (soldi, beni materiali, ecc.).
In questo tessuto il tumore (adenocarcinoma) è a forma di una o più palline rotondeggianti e piene di glicogeno e bile (casualmente le funzioni governate dal tronco).
Il conflitto è:

"MANCANZA DEL BOCCONE VITALE"

Mentre una volta l'uomo faceva il conflitto di mancanza del boccone vitale quando realmente non aveva da mangiare, oggi purtroppo il termine “vitale” è diventato soggettivo e dipende dalle credenze e dai condizionamenti (famiglia, religioni, società) che abbiamo vissuto.
Il “vitale” è ogni qualvolta nella vita, cioè nel cervello, formiamo una rete neurale specifica collegata con un bisogno. I veri bisogni dell'essere umano sono: ARIA-ACQUA-CIBO-SONNO-SESSO (questo ultimo da intedersi non solo come fisicità, ma anche come relazioni). Tutto il resto NON E' VITALE.

Oggi purtroppo l'uomo moderno considera “boccone vitale” non solo il cibo, ma anche tutto quello che viene vissuto come tale! Qui arrivano i problemi, perché se siamo cresciuti in una famiglia dove i soldi erano visti come basilari, dove il percepito del denaro era vitale, se da adulti vivremo un qualsiasi conflitto di mancanza, o una perdita economica (fallimento), il Tronco si attiverà arrivando a generare un adenocarcinoma al fegato. Stessa identica cosa se la mancanza interessa l'auto, il rapporto di coppia, la famiglia, ecc.
Un esempio per tutti potrà chiarire il meccanismo. Se perdiamo improvvisamente il lavoro perché ci licenziano o perché fallisce la fabbrica (cose che accadono in Italia molto spesso), il cervello per superare il conflitto aumenta la funzione epatica creando accumuli di grasso (fegato steatosico) e glicogeno (zucchero). Statisticamente sarebbe molto interessante osservare i dati epidemiologici del cancro (o altre patologie) al fegato nelle persone lasciate a casa dal lavoro, rispetto alla media nazionale.

In soluzione, il tumore viene caseificato grazie all'intervento di funghi e micobatteri, oppure finisce incistato con formazione di cisti.
Una cosa importante da tenere in seria considerazione in questa fase risolutiva, è che si può formare ascite, un liquido sieroso che gonfia l'addome. Questo siero è ricchissimo di proteine per cui ogni volta che viene incoscientemente aspirato dal medico che ignora queste Leggi, il cervello lo riforma continuamente. Più liquido aspirato e maggiori saranno le proteine scippate da muscoli e organi andando di fatto a debilitare e dimagrire l'organismo in generale.
Ovviamente è tutta colpa del cancro se la persona viene consumata fino alla morte...

2) DEPURATORE
La seconda importante funzione del fegato è la disintossicazione e depurazione costante del sangue.
Ogni 4 minuti circa il sangue fa un giro completo del corpo, passando attraverso il fegato.
Tale ghiandola deve “supportare” e “sopportare” tutte le schifezze che gli arrivano costantemente dal sangue che esce dagli intestini.
Per cui se viviamo situazioni in cui ci sentiamo INCAPACI DI SOPPORTARE gli eventi, il fegato si attiva...

"INCAPACITA' DI SOPPORTARE
QUELLO CHE SI STA VIVENDO"

FEGATO ECTODERMICO
Il secondo tessuto ectodermico è collegato alla Corteccia Grigia che governa le Vie Biliari, le quali risentono e si aprono quando si è “incazzati”, rabbiosi, pieni d’ira e sempre nella sensazione di essere incastrati in una situazione spiacevole. Può essere una costrizione lavorativa, relazionale, un'identità non riconosciuta, ecc.
In questo tessuto il tumore (carcinoma) mostra molte lesione più fusiformi (dotti) con cellule prive di glicogeno e bile.

CIRROSI ED EPATITE
Anche le classiche manifestazioni patologiche del fegato dipendono dal tessuto interessato.
La cirrosi per esempio è legata all'endoderma (quindi “boccone vitale”) e deriva da continue recidive di un conflitto appunto di “mancanza”.
L'epatite, sempre più diffusa nella società moderna, è legata al tessuto ectodermico, e rappresenta la fase di risoluzione di un forte conflitto di Rabbia/Rancore delle Vie Biliari.

FEGATO: L'ORGANO DI DIO
Il termine “fegato” deriva dal latino “ficus”, cioè fico, l’unico frutto che secondo i vangeli viene dato da mangiare al Cristo. Quindi un frutto divino? Sembra proprio di sì perché con le foglie di fico Adamo ed Eva nascondevano la loro “dimensione” umana: prima erano esseri spirituali, ma con il fico si “accorgono” di essere terreni...
In ebraico Fegato si dice KaVoD, che significa “peso”, “onore”, “qualcosa di greve”, “rispetto”, etc. In gemiatria ebraica convertendo KaVoD in numeri si ottiene 26, lo stesso numero della parola Jahwè. Il fegato è l’organo che purifica il Sangue (44) dalle sue impurità e ci permette di vivere (44-26=18 questo numero è Vita in ebraico).
Quindi forse il fegato è l’organo che ci permette di elevarci a Dio? Di trovare la nostra parte più spirituale, se e solo se però ci liberiamo dalla zavorra materialistica, cioè dalla sensazione che ci “manchi qualcosa”?
Dall’altro il fegato ectodermico “parla” anche del bisogno di “cambiare noi stessi” e non gli altri.
La Rabbia ed il Rancore si generano infatti dall’ira che proviamo quando vogliamo che qualcuno o qualcosa cambi, all'esterno di noi. Quindi invece di cambiare noi stessi per primi, cerchiamo di far cambiare gli altri (cosa impossibile), e questa impotenza e frustrazione generano appunto rabbia e rancore...

CONCLUSIONE
Una patologia al fegato endodermico, qualsiasi essa sia (cirrosi, cancro, ecc.) sta portando alla luce una “mancanza vitale”!
Quindi la domanda da porsi è: “COSA CI MANCA?”, “DOVE CI SENTIAMO MANCARE?”
Un qualsiasi conflitto che interessa il fegato ci mostra che una parte di noi è saldamente ancorata ad una materialità, a certi tipi di bisogni (spesso non realmente vitali) che impediscono l'evoluzione, impediscono di diventare divini. Ecco perché il fegato viene detto l'organo di Dio...
E' utile sapere per una maggiore comprensione del senso biologico che molte persone hanno trovato giovamento da patologie epatiche recitando il Salmo 23:

IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE:
NON MANCO DI NULLA!

Discorso religioso a parte, recitando queste due righe centinaia di volte al giorno, potrebbe accadere qualcosa di veramente miracoloso, che non ha nulla di mistico: il cervello infatti si potrebbe alla fine convincere che NON manca nulla di vitale...
Uscendo dall'aspetto biblico una persona potrebbe sostituire la frase da ripetere ogni giorno con la più neutra:

LA MIA VITA E' PIENA.
HO TUTTO QUELLO CHE MI SERVE
NON MI MANCA NULLA!

Ringrazio per la collaborazione, le informazioni scientifiche sulle connessioni mente-corpo il dottor Matteo Penzo e la “Scuola del Sintomo” (www.daleth.it)


Marcello Pamio

Il mercato italiano dei prodotti venduti in farmacia chiudeva il 2018 con un fatturato totale di 24,4 miliardi di euro, registrando soprattutto una crescita del consumo di farmaci oncologici.
Esattamente come negli anni precedenti, i prodotti per il sistema cardiovascolare si sono confermati quelli con la maggior spesa.
Tra le 10 categorie di farmaci più prescritti nel 2018 si collocano al primo posto gli inibitori della pompa acida (farmaci per gastrite, ulcera, reflusso gastrico, ecc.).
Ecco i dieci gruppi terapeutici più prescritti l'anno scorso.


La spesa globale dei farmaci continua a crescere anno dopo anno.
Attualmente è circa 1200 miliardi di dollari (nel 2018), e le previsioni dicono che si arriverà a 1500 miliardi entro il 2023. Cifre annuali!

I 10 gruppi terapeutici a maggior spesa nel 2018
1) sistema cardiovascolare
2) apparato gastrointestinale e metabolico
3) sistema nervoso
4) sistema respiratorio
5) antimicrobici generali per uso sistemico
6) sangue ed organi emopoietici
7) sistema muscolo-scheletrico
8) sistema genito-urinario ed ormoni sessuali
9) farmaci antineoplastici ed immunomodulatori
10) ormonali sistemici,escl.ormoni sessuali e insuline

Ora vediamo le dieci categorie più usate

Le 10 categorie terapeutiche più prescritte nel 2018
1) inibitori di pompa protonica (acidità gastrica)
2) inibitori della hmg coa reduttasi (colesterolo alto)
3) ace inibitori non associati (ipertensione)
4) betabloccanti, selettivi, non associati (ipertensione)
5) antiaggreganti piastrinici, esclusa l'eparina (anti-trombotici)
6) vitamina d ed analoghi (ossa)
7) derivati diidropiridinici (ipertensione)
8) antagonisti dell'angiotensina II (ipertensione)
9) biguanidi (diabete)
10) antagonisti dell'angiotensina II e diuretici (ipertensione)

In Italia - e la situazione non è molto diversa negli altri paesi occidentali - tra le categorie più prescritte vi sono i farmaci per i disturbi dello stomaco (gastrite, reflusso, iperacidità, ecc.).
Nel solo mese di settembre 2019, secondo i dati Federfarma, tra i primi sei farmaci venduti, ben tre sono inibitori di pompa protonica:

  • PANTOPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 3.089.743
    Valore commerciale: € 20.573.113,80
  • LANSOPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 1.684.140
    Valore commerciale: € 11.869.362,82
  • OMEPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 1.735.553
    Valore commerciale: € 11.073.788,36

Come mai gli italiani ingollano sempre più farmaci per problematiche gastriche?
La dieta mediterranea non è il migliore regime alimentare mondiale? O forse c'è dell'altro?
Per cercare di dare una risposta, è necessario conoscere come funziona lo stomaco, comprenderne il “senso biologico”...

LO STOMACO QUESTO SCONOSCIUTO
Lo stomaco è un organo situato tra l'esofago e il duodeno e fa parte del tratto gastro intestinale.
La sua superficie è costituita da una mucosa (e sottomucosa) che secerne succo gastrico per la digestione.
L'entrata si chiama cardias e non è una vera e propria valvola, ma uno sfintere fatto da muscoli, esattamente come l'uscita, chiamata piloro.
Subito dopo il piloro c'è il duodeno.
Qual è la funzione funzione principale dello stomaco? Accogliere il cibo che proviene dall'esofago.
Il cibo è anche l'informazione esterna, l'evento o la relazione, che da fuori viene portato dentro per essere assorbito e poi assimilato.
Infatti grazie all'azione dei succhi molto acidi, il cibo (o l'informazione) subisce la prima importante digestione. Le varie secrezioni gastriche contengono muco, enzimi proteici (pepsina) e acido cloridrico.
Inoltre il succo gastrico contiene il famoso “fattore intrinseco” che permette il riassorbimento della vitamina B12.

I DUE TESSUTI DELLO STOMACO
E' importante distinguere due zone specifiche dello stomaco: la piccola curva e la grande curva.
La piccola curvatura origina da un tessuto “ectodermico”, mentre tutto il restante deriva dal tessuto endodermico, anche se vi sono frange ectodermiche. Questa differenza diventa fondamentale per comprendere da una parte la funzionalità dell'organo, dall'altra le sue “problematiche” o manifestazioni patologiche.

PICCOLA CURVA (assorbente)
Questa zona risponde a conflitti di “CONTRARIETA' INDIGESTA”, ed ha a che fare con il nostro mondo relazionale.
Il conflitto che riguarda questa zona ha a che fare con persone e/o situazioni lavorative con le quali dobbiamo convivere, nelle quali ci sentiamo incastrati.
Il maschio in questa zona fa rabbia/rancore per contrarietà nel territorio (familiare o lavorativo), mentre la donna mancina fa il conflitto per l'identità, il non sentirsi per esempio riconosciuta nel suo ruolo e posizione...
Il carcinoma si origina solo nel tessuto di derivazione ectodermica, per cui sarà sicuramente più facile trovarlo nella piccola curva, anche se potrebbe formarsi nelle zone dello stomaco dove vi sono frange ectodermiche.

GRANDE CURVA (secretiva)
La grande curvatura rappresenta tutto lo stomaco restante e risponde a conflitti di “BOCCONE VITALE INDIGESTO”.
Qui siamo in piena sopravvivenza, dove il boccone è assolutamente vitale!
Il conflitto è molto forte perché il “BOCCONE E' TROPPO GROSSO DA DIGERIRE”
Grosse contrarietà familiari e/o lavorative, qualcosa che proprio non digeriamo più!
Il risentito potrebbe essere: “HO INGOIATO IL BOCCONE, MA NON RIESCO A DIGERIRLO”, non va giù...
Nella grande curva si può formare l'adenocarcinoma.

IL SENSO BIOLOGICO DELLO STOMACO
Quando viviamo una situazione veramente difficile da “digerire”, il cervello attiva l'organo e nel caso dello stomaco, essendo costituito da due tessuti diversi, avremo due diverse attivazioni.
Se il conflitto riguarda un “boccone vitale indigeribile”, si attiva la grande curva con un aumento di funzione secretiva (succhi gastrici, enzimi, ecc), il cui senso biologico è migliorare la digestione del “boccone”. Arrivando alla formazione di un adenocarcinoma, che non a caso fa aumentare di molto la secrezione. Nella grande curva NON c'è dolore gastrico!
Se invece il conflitto ha sempre una connotazione di indigeribilità ma non riguarda un boccone vitale, perché ha più a che fare con le relazioni (famiglia per esempio), allora la mucosa prima si ulcera, per poi venire ricostruita e riparata se si risolve il conflitto.
I dolori gastrici (bruciori) avvengono solo nella piccola curva!

STOMACO & COMPRENSIONE
Lo stomaco quindi deve digerire il “cibo-evento-relazione“, deve far proprio, e da un certo punto di vista deve COMPRENDERE, cioè CUM-PRENDERE, prendere dentro.
Per cui tutte le persone che hanno problematiche allo stomaco, sono PERSONE IN-COMPRESE, o almeno questo è ciò che percepisce il loro cervello.

DIETRO LO STOMACO → PERCEPITO DI NON ESSERE COMPRESI

Il MITICO HELICOBACTER PYLORI
Lo stomaco è un organo programmato per sviluppare un'acidità anche molto intensa: il pH infatti varia molto e può raggiungere valori inferiori a 2.
Con una simile acidità nessun batterio sarebbe in grado di resistere!
Quindi come fa l'Helicobacter a sopravvivere? Possiamo credere alla favoletta secondo la quale il terribile microbo si protegge dall'ambiente ostile nascondendosi sotto la mucosa?
O forse sarebbe più corretto parlare di micobatterio? Ricordo che i funghi e i micobatteri sono gli esseri viventi più antichi della Terra e quindi possono resistere a pH così bassi.
La realtà è che in soluzione di un conflitto dello stomaco, l'organismo necessita di questi germi (micobatteri) per caseificare il tumore. Solo allora il cervello attiva l'Helicobacter Pylori...
Fare la guerra chimica a questo microrganismo estremamente funzionale per l'ecologia organica, è non solo un assurdo, ma è soprattutto anti-biologico!

CONCLUSIONE
Le vendite di farmaci sono oggettive e mettono in luce un quadro allarmante: uno dei problemi più diffusi tra la popolazione italiana riguarda la digestione e lo stomaco in particolar modo!
Svariati milioni di italiani non digeriscono qualcosa o qualcuno (o entrambi) nella propria vita, ma invece di cambiare, mettendosi in azione modificando l'alimentazione e/o cambiando lavoro, compagno o compagna, ingurgitano droghe per anni o decenni, con la vana speranza che il problema si risolva grazie alla chimica!
Questa si chiama follia.
In pratica navighiamo nell'oceano su una nave con un incendio a bordo, e invece di andare alla ricerca del focolaio iniziale per spegnerlo definitivamente, spacchiamo con un martello la sirena per non sentire più il rumore fastidioso, con i risultati che stiamo vedendo tutti...


Marcello Pamio

Il 24 giugno di quest’anno è morto, alla veneranda età di 102 anni, il chimico George Rosenkranz.
Stiamo parlando di uno dei padri della pillola anticoncezionale, farmaco che nel 2020 spegnerà ben 60 candeline.

Rosenkranz, ebreo ungherese, scampato all’olocausto si rifugiò prima a Cuba e poi in Messico, dove entrò a lavorare nei laboratori della casa farmaceutica Syntex. Qui mise insieme un gruppo di lavoro che si dedicò agli ormoni di sintesi.
I ricercatori sapevano già all’epoca che alti livelli di estrogeni e progestinici inibivano l’ovulazione, ma il grosso problema era che produrre ormoni dagli animali (per esempio estraendoli dall’urina delle cavalle mantenute gravide) costava troppo.

Il 15 ottobre del 1951 Rosenkranz - assieme ad un rifugiato austriaco, Carl Djerassi, e ad uno studente, Luis Miramontes - sintetizza la progestina (chiamata norethindrone o norethisterone), che viene subito usata non come anticoncezionale, ma per il trattamento della fertilità.
La pillola costava poco ed era di facile utilizzo.

Ci vollero ben 10 anni affinché venisse commercializzata come pillola anticoncezionale vera e propria!
Storicamente però il periodo era molto particolare e infatti molte lobbies non si mostrarono entusiaste del nuovo prodotto: temevano il boicottaggio e le proteste dei numerosi gruppi religiosi.
Negli anni Sessanta invece, il clima generale divenne molto più favorevole e la pillola venne ripresa da altri ricercatori sempre della Syntex guidati da M.C. Chang, Gregory Pincus e John Rock. E lanciata nel mondo.
Era un periodo, questo, in cui già lo spettro di un mondo predestinato ad un eccesso di popolazione allarmava scienziati e governi. Nacque allora la corsa frenetica per il controllo delle popolazioni...

L’uso della pillola anticoncezionale si diffuse rapidamente, e questo segnò una svolta epocale dal punto di vista dei costumi: era infatti la prima volta che si forniva alle donne la possibilità di separare il sesso dal concepimento!
Questo farmaco avrebbe liberato le donne anche dal peso di gravidanze indesiderate, aprendo così la porta ad una maggiore eguaglianza e libertà.
Attualmente nel mondo ci sono oltre 150.000.000 di donne che hanno scelto la pillola quale metodo anticoncezionale preferito. Gli esperti dicono che tale farmaco sia stato una delle medicine più studiate della storia.

Ma è vero? Ed è tutto oro quello che luccica?
Quando si toglie il velo sottile del lancio pubblicitario, delle dissimulazioni farmaceutiche e dei tentativi clinico-sanitari, emerge purtroppo un altro quadro che rivela le conseguenze distruttive sulla salute e il benessere delle donne, causate dagli ormoni steroidi.
Secondo un rapporto del novembre 1995 del bollettino «Natural Fertility Management», questo farmaco provoca circa 150 mutamenti chimici nel corpo di una giovane donna!
Gli ormoni dirigono e determinano i processi fisiologici, inoltre possono influenzare anche gli stati emozionali e psicologici.

Quando una donna è incinta i livelli di tali ormoni crescono e la produzione di ovuli viene arrestata. I livelli ormonali continuano a salire durante la gravidanza segnalando al cervello di smettere di secernere ormoni che stimolano la produzione di ovuli. La pillola, imitando questa azione, inganna continuamente il cervello facendogli credere che la gravidanza sia avvenuta.
Di fatto vengono bloccate le mestruazioni e le perdite di sangue che si verificano ogni mese dipendono dalla sospensione per sette giorni degli ormoni sintetici (quindi il nome corretto dovrebbe essere «perdite da privazione» e non mestruazioni).

Lateralità e bilancia ormonale
La cecità dell’essere umano e l’incapacità della “scienza” da lui stesso creata ci hanno impedito di osservare la Natura e la sua perfezione. Ed oggi rimaniamo ciechi di fronte ad evidenze impossibili da non vedere. Interveniamo, senza alcun rispetto, attraverso la chimica in un sistema che usa la chimica come secondo messaggero, senza neppure conoscerne meccanismi, funzionamento e regole. E’ lecito, o forse no qualora vi siano dei sintomi, ma in assenza di un problema alcuno, introdurre sostanze chimiche nel corpo è, se non altro, privo di ogni razionalità.
Il nostro cervello è alimentato da “corrente elettrica” e quando questa smette di scorrere veniamo dichiarati morti! E' grazie proprio a questa corrente che si scatenano una miriade di reazioni chimiche, che noi in maniera alquanto presuntuosa reputiamo giuste o sbagliate.

Una di queste è la delicatissima produzione di ormoni sessuali: testosterone ed estrogeni.
Quindi, li somministriamo esternamente senza alcun rispetto per la persona, solo per ottenere un effetto piuttosto che un altro. Dove mettiamo l’aspetto sociale? E il comportamentale sessuale?
Poco importa! Eppure, è arcinoto che il “ciclo mestruale” dà profonde alterazioni umorali e comportamentali nella donna, per cui assumere ormoni esogeni può alterare l’umore ed il comportamento sociale. Ma noi non ci priviamo di questo privilegio. Come pure non ci chiediamo se somministrare estrogeni ad una donna destrimane o a una donna mancina sia la stessa cosa.
D'altronde che cosa c'azzecca la lateralità con gli ormoni?
Gli ormoni sessuali hanno invece un impatto diverso se a riceverli è una donna destrimane oppure mancina (per lateralità dominante non s’intende la mano che si usa per scrivere o il piede per calciare, ma lateralità biologica cioè il modo in cui il cervello «legge» gli ormoni).

Il cervello della donna destrimane «legge» meglio gli estrogeni, mentre quello della donna mancina «legge» meglio il testosterone. Ciò influenza profondamente il loro comportamento, le loro reazioni, il loro percepito, la loro sessualità, il loro piacere: sono due donne diverse, pensate e volute dalla Natura per avere ruoli diversi.
Il cervello “tollera meglio”, se somministrati, il progesterone piuttosto che gli estrogeni. Quindi cosa succede quando si prende la pillola?
Nelle donne mancine, abituate a “sentire e percepire la Vita” attraverso il testosterone, la pillola obbliga il cervello a rivolgersi all’altro emisfero, provocando una specie di ribellione dello stesso.
Una mancina che viene spinta chimicamente nell’altra modalità cerebrale di «lettura» ormonale, diventa leggermente più “depressa”, ma contemporaneamente più calda (estrogeni) nei rapporti sessuali. L’effetto più frequente è una intolleranza più o meno marcata delle mancine all’assunzione di estrogeni: dal banale “mal di testa” (che può arrivare ad essere insopportabile) sino ad un malessere che spinge il più delle volte la donna a dover interrompere l’assunzione della stessa.
La donna destrimane invece tollera molto meglio l’assunzione della pillola: già abituata agli estrogeni, l’effetto sul comportamento è un aumento della maniacalità.
In tutto ciò è da chiedersi se, in mancanza di un’esigenza reale per malattia o altro, sia legittimo somministrare ormoni chimici in grado di modificare il “comportamento, le emozioni e le percezioni” di una donna, trasformandola in una persona “diversa da sé”.

La pillola restringe il cervello (e causa depressione)
La notizia origina da uno studio dell’Albert Einstein College of Medicine di New York nel quale si è scoperto che, nelle donne che assumono la pillola, si verifica un restringimento dell’ipotalamo. Un’ area piccolissima, della grandezza di un pisello, situata tra i due emisferi, ma che è in grado di regolare le funzioni involontarie del corpo, l’insorgere delle emozioni adeguate in base agli stimoli esterni, ecc. Ma è anche il legante fra il sistema nervoso e quello endocrino che produce appunto gli ormoni.
La ricerca avrebbe riscontrato una riduzione delle dimensioni dell’area intorno al 6%!

Secondo il capo dello staff di ricercatori Dr. Michael Lipton, studi precedenti hanno dimostrato che gli ormoni sessuali promuovono la crescita dei neuroni, quindi ipotizzano che gli ormoni sintetici nei contraccettivi «interferiscano con questi effetti e portino a una minore crescita delle cellule cerebrali».
La cosa certa è che in psichiatria era già stata riscontrata da tempo una misura più ridotta dell’ipotalamo in pazienti affetti - ma guarda caso - da depressione e crisi aggressive…

A questo proposito è interessante notare che è stato già dimostrato come l’utilizzo di anticoncezionali fosse collegato ad un aumento dei casi di depressione e/o di suicidio.

In particolare, nel 2016 su Jama Psychiatry uscì uno studio danese che concludeva che «l’uso di contraccettivi ormonali, specialmente nelle adolescenti, era associato a conseguenze utilizzo di antidepressivi e ad una prima diagnosi di depressione, suggerendo che la depressione sia un potenziale evento avverso dell’uso di contraccettivi ormonali»; del 2017 è invece un secondo studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry le cui conclusioni riportano che «l’uso di contraccettivi ormonali era positivamente associato a conseguenti tentativi di suicidio e suicidio» e che «le ragazze adolescenti mostravano il rischio relativo più alto». Questi due studi sembravano essere passati più o meno in sordina, anche se diversi soggetti (Aogoi - Ass. ostetrici ginecologi ospedalieri italiani; Sic - società italiana contraccezione) si sono affrettati a minimizzare i risultati in termini di attendibilità e di impatto sui “vantaggi” dati dalla contraccezione, sostenendo che la diffusione di questi risultati provochi inutile allarmismo e che non vengano tenuti in considerazione i vantaggi dati dalla contraccezione… addirittura ci si spinge a considerare che anche la gravidanza ed il post-partum possano costituire un fattore di rischio aumentato di suicidio!

Ciononostante, nel novembre 2019 (curiosamente a 3 anni di distanza dal primo studio, quando si dice il tempismo…), Aifa ha emanato un comunicato, corredato di Nota Informativa Importante destinata ai medici, in cui si dice che:

L’umore depresso e la depressione sono effetti indesiderati noti associati all’uso dei contraccettivi ormonali. La depressione può essere grave ed è un noto fattore di rischio per l’insorgenza di comportamento suicidario e suicidio.

A conclusione della valutazione del segnale di sicurezza condotta a livello europeo, relativo al rischio di comportamento suicidario e suicidio, associati a depressione, in pazienti che utilizzano contraccettivi ormonali, è stato deciso l’aggiornamento delle informazioni sulprodotto dei contraccettivi ormonali con una nuova avvertenza.

Le pazienti devono essere informate sulla necessità di contattare il proprio medico in caso di cambiamenti d'umore e sintomi depressivi, anche se questi si verificano poco dopo l'inizio del trattamento.

Tutto ciò non fa altro che confermare quanto detto sopra: i cambiamenti che andiamo a provocare nell’organismo sono tutt’altro che blandi e costituiscono la causa di profondi mutamenti comportamentali e sociali.

Conclusione
Siamo liberi di pensare che la pillola anticoncezionale abbia veramente liberato la donna, in realtà la sua azione l’ha «castrata» chimicamente interrompendo il suo ciclo naturale, squilibrandone organi e ghiandole importantissime come utero e ovaie. Per non parlare dei cambiamenti emozionali e caratteriali e, ora possiamo dire, anche organici con la riduzione del cervello.
Concludo ricordando che la sorte spesso sa essere molto ironica e soprattutto simbolica.
A Rosenkranz nel 1984 rapirono la moglie chiedendo in cambio un riscatto!
Quindi al padre ufficiale della pillola, allo scienziato che “liberò” le donne emancipandole sessualmente, sequestrarono la moglie.
Tutto finì per fortuna benissimo, perché il chimico riuscì a raccogliere in brevissimo tempo 1 milione di dollari e le forze di polizia liberarono la donna, arrestando i sequestratori.
Questa la simbolica vicenda però non può non destare l’attenzione in chi non crede nel caso…

Fonti

https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/2552796 Novembre2016
Association of Hormonal Contraception With Depression

https://ajp.psychiatryonline.org/doi/full/10.1176/appi.ajp.2017.17060616?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub=pubmed&Novembre2017   
Association of Hormonal Contraception With Suicide Attempts and Suicides

https://www.aifa.gov.it/documents/20142/847370/2019.11.15_NII_contraccettivi_ormonali.pdf/8304b6f2-c321-a9e1-975c-c186fda4c753

Dichiarazioni Agoni - https://www.galileonet.it/aifa-nota-contraccettivi-ormonali-depressione/

https://www.marieclaire.com/it/bellezza/viso-corpo/a30134669/pillola-anticoncezionale-effetti-collaterali/

http://www.attivazionibiologiche.info/PasadoFuturo/mestruazione.html

https://www.repubblica.it/salute/2019/06/24/news/morto_a_102_anni_rosenkranz_il_padre_della_pillola_-229537658/


Marcello Pamio

Oggi parliamo di un organo molto particolare: una piccolissima ghiandola della dimensione di una noce (circa 3 centimetri) che la Natura ha cercato di occultare agli occhi e alle mani dei medici, senza però riuscirci. Non poteva certo prevedere infatti - nostra Madre - che l'uomo in camice bianco arrivasse ad infilare nel retto prima il dito medio e poi un ago lungo 18 centimetri!
Questa povera e maltrattata ghiandola si chiama prostata.

Funzione biologica
La prostata è disposta attorno alla prima parte dell’uretra, appoggiata alla vescica urinaria tramite le vescicole seminali. Sfocia nell’uretra per secernere un liquido alcalino durante l’eiaculazione.
Come mai la perfezione dell'organismo avrebbe concepito un liquido alcalino eiaculato durante il rapporto sessuale all’interno di una vagina molto acida?
Siamo di fronte ad un banale errore o ad una magistrale sapienza?
Il significato di “prostata” spiegherà l’arcano, perché in greco vuol dire «accompagnare in terra straniera». Quindi nessun errore: l’alcalinità ha proprio la funzione biologica di “proteggere” e “accompagnare” il seme maschile - rappresentato da centinaia di milioni di spermatozoi - nell’ambiente inospitale della vagina, la “terra straniera”!
Un terreno troppo acido equivarrebbe alla condanna a morte degli spermatozoi, e di conseguenza la fine della prosecuzione della specie.

La prostata cresce nella fase adolescenziale ed è particolarmente sensibile agli ormoni sessuali e proprio per questo motivo il cancro alla prostata rientra per la medicina ortodossa nei tumori ormono-sensibili.
Le patologie di maggior rilievo a carico di questa ghiandola sono l’adenoma, il carcinoma e la prostatite (infiammazione).

Origine della prostata
La prostata appartiene all’antichissimo foglietto «endodermico» e quindi risponde al conflitto del «boccone vitale». In questo caso, s’intende un «boccone» a carattere sessuale.
Senza la prostata infatti non sarebbe possibile generare una nuova vita, quindi per l’evoluzione della specie umana è una ghiandola vitale.
Vediamo quindi cosa succederebbe se un uomo dovesse vivere una problematica a sfondo sessuale.
A questo punto bisogna specificare una cosa molto importante: nel maschio erezione-piacere-eiaculazione sono un tutt'uno, non si possono disgiungere, per cui se non si ha una erezione, automaticamente non è possibile godere, eiaculare e quindi procreare!

 

 

 

 

 

Se un uomo per un qualsiasi motivo non riesce a eiaculare, la prima cosa che fa il cervello è indurre una ipertrofia della ghiandola (totalmente asintomatica) con lo scopo biologico di far aumentare la produzione di liquido seminale.
Soluzione questa perfetta per il problema, perché SE NON SIAMO RIUSCITI AD EIACULARE come voleva il cervello, allora solo un aumento della sua «funzione» potrà risolverlo.

Se però il disagio dura per molto tempo, la ghiandola può raggiungere dimensioni importanti in grado di dare molti fastidi all’uretra e alla vescica.
Questi disturbi urinari sarebbero dovuti, secondo l’ortodossia, dalla prostata che spinge sulla vescica.
Ma come mai questo avviene solo di notte? Cosa fa di giorno la prostata, dorme?
L'uretra passa nel terzo anteriore della prostata e i rigonfiamenti della stessa sono responsabili solo del 5% dei disturbi urinari, il rimanente dipende dal “detrusore” che appartiene ad un altro foglietto embrionale completamente diverso, il “mesoderma recente”.

Il mesoderma è più legato al “territorio” e alla “svalutazione”, della serie: “non riesco a marcare il territorio come vorrei”, dove il territorio sarebbe la vagina della donna!
Questo potrebbe spiegare perché alcuni uomini hanno disturbi urinari e altri no, ma soprattutto spiega perché avviene solo di notte. Durante la notte infatti il muscolo andando in vagotonia si rilassa, mentre di giorno in piena fase simpaticotonica rimane in tensione, ecco perché non si urina con la stessa frequenza di quando si va a dormire!

Se e quando il cervello non vede più il problema, l’eccedenza dei tessuti sarà smantellata da microrganismi come funghi e micobatteri, oppure incapsulata e incistata.
Ovviamente questo processo di smantellamento potrà avvenire solo se nell’organismo saranno presenti questi germi; dico questo perché, a seguito di pratiche aberranti come le vaccinazioni, l’iper-sterilizzazione degli ambienti, ecc., il patrimonio microbatterico umano è sempre più scarno, per cui quello che avviene con maggior frequenza oggi è l’incistamento del tessuto (cosa questa, però, non biologica).
Sarà forse un caso che la maggior parte dei maschi sopra una certa età presentano masse e/o formazioni nella prostata?

Incidenza e mortalità per tumore prostatico
Prostata e mammella rappresentano le sedi più frequenti di tumore, rispettivamente nei maschi e nelle femmine, con una probabilità di ammalarsi, secondo le stime ufficiali, di 1 su 9.
Il tumore della prostata da solo rappresenta il 19% di tutti i tumori diagnosticati nei maschi!
Per entrare più nel dettaglio in base all'età: nella classe 50-69 anni e negli over 70enni, è il tumore più frequente, e questo come vedremo non è un caso…

I dati ufficiali quindi non lasciano spazio a molti dubbi.
Ecco cosa dicono le statistiche sull’incidenza dei tumori alla prostata scoperti in persone morte in incidenti stradali durante gli esami autoptici, quindi morti non per malattia.

  • Uomini di età compresa tra i 40 e i 49 anni > 40%
  • Uomini di età compresa tra i 60 e i 69 anni > 70%
  • Uomini di età sopra i 70 anni                         > 80%

Questi dati confermano la bontà del detto popolare secondo cui «alcuni uomini muoiono DI cancro della prostata, ma quasi tutti muoiono CON il cancro alla prostata
Per esempio ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati 240.000 (37.000 in Italia, dati 2019) tumori alla prostata, ma il rischio di morte è del 3%.
Questo dato non santifica la cosiddetta «medicina preventiva» (gli esami non possono prevenire nulla, ma solo diagnosticare): è semmai la dimostrazione che IL 97% DEI TUMORI E’ CONSEGUENZA DELLA SOVRADIAGNOSI (vedere note)!

La conferma che questa condizione è per così dire «normale» (anche se non dovrebbe essere) arriva da ulteriori esami autoptici. In Svizzera studiando i cadaveri di persone oltre i 50 anni morte in incidenti stradali, hanno trovato:

  • Donne: tumore (in situ) al seno                   > 38%
  • Uomini: tumore (in situ) alla prostata         > 48%

Quante di queste persone non sapevano neppure di avere un tumore al seno o alla prostata?

Il problema della metastasi
La metastasi più frequente del cancro prostatico è quella ossea.
Nessuno però spiega scientificamente come un tumore che cresce nella prostata come un cavolfiore (adenocarcinoma), riesca a migrare nel sangue e, una volta giunto nelle ossa, creare dei “buchi”.
L'oncologia dovrebbe spiegare come fa una cellula a metastatizzare un organo diverso cambiando atteggiamento biologico.
La spiegazione bio-logica ha a che fare con l'origine embrionale delle ossa, che guarda caso fanno parte del “mesoderma recente”, il tessuto visto prima legato alla “svalutazione”.
Non avere una erezione può creare o no delle svalutazioni negli uomini?

Costo sociale
Il cancro è la prima spesa sanitaria mondiale.
Solo negli Stati Uniti dal 1994 al 2004 il danno economico dovuto al solo tumore alla prostata è stato di 240 miliardi di dollari. Se a questo sommiamo tutte le procedure non necessarie (biopsie, prostatectomie, pannoloni, protesi meccaniche, ecc.) la cifra raggiunge i 1000 miliardi di $.
Quindi oggi la sovradiagnosi legata alla prostata è la gallina dalle uova d'oro, perché rappresenta un business da oltre 100 miliardi di $ all’anno!

Forse il quadro inizia a prendere forma: dietro questa piccolissima ghiandola si muovono interessi economici faraonici. Da una parte abbiamo un Sistema sanitario malato che ha ingannato le persone facendo credere che un marcatore tumorale come il PSA sia un esame routinario normalissimo…
Lo ripeto ancora una volta: sopra una certa età, praticamente tutti quelli che fanno l'esame avranno un valore del PSA molto alterato!

Attivazione biologica della prostata
La prostata come detto è legata al «boccone vitale», ma entrando più nel dettaglio, parlando di attivazione di questa ghiandola, è obbligatorio tirare in ballo una «sessualità impropria», cioè una sessualità non nella norma, relativamente al rapporto di coppia, ma non solo.
Una eiaculata incompleta, cioè non portata a termine, è più che sufficiente per attivare il tessuto!
Ma anche una partner che si comporta male nei nostri confronti, o il voler fecondare più di una donna (amante e moglie per esempio) ma non poterlo fare…
Paradossalmente anche un “conflitto” traslato per cui il figlio non riesce ad avere figli e il padre si accolla simbolicamente la responsabilità organica, è interessante.

Comunque sia, la cosa centrale da capire è che il senso biologico del tumore alla prostata sta tutto nella fase conflittuale: quando il tessuto cresce con lo scopo biologico di aumentare la produzione di liquido seminale!
Questo è il senso biologico del «problema» alla prostata (chiamato adenoma, ipertrofia, tumore, cancro, ecc.).
Se invece di essere visto con gli occhi limitati e impauriti dell’uomo si usassero quelli perfetti della Natura, apparirebbe subito che non si tratta di un problema, ma di un programma biologico sensato e assolutamente perfetto!

Secondo la biodecodifica
Altri spunti di comprensione arrivano dalla decodifica biologica.
Per esempio un qualsiasi disturbo alla prostata potrebbe avere a che fare con una «perdita nella famiglia» (situazioni drammatiche di figli, partner, nipoti o altri, come per esempio un incidente, una malattia o la morte); una «castrazione simbolica» (la donna che ricatta il marito oppure il «desiderio di fare l’amore con qualcun’altra ma non si può»).
Un risentito di impotenza («devo essere all’altezza per soddisfare la mia donna più giovane di me e non so se ne sarò in grado»).

La prostata da un certo punto di vista rappresenta il «principio maschile», per cui tutto quello che ha a che fare con timori e paure legate alla «mascolinità», alla «potenza», anche alla «rinuncia» o «colpa sessuale» può attivare questa ghiandola…

Conclusione
Se è vero, come è vero che il problema dell'attivazione della prostata sta nell'aumento di funzione perché non si è eiaculato come avrebbe voluto il cervello, la logica conseguenza (o per meglio dire bio-logica), sta nel farlo in altre modalità!
Non so se sono stato abbastanza esplicito.....

Per approfondire

Articoli sulla Sovradiagnosi

"Guerra al cancro: quanti morti dal 1950 ad oggi?"

Guerra al cancro: quanti morti dal 1950 ad oggi?

"Marcatori tumorali e...creazione di malati"

Marcatori tumorali….e creazione di malati

"Cancro: la rivoluzione scientifica e il cambio di paradigma"

Cancro: la rivoluzione scientifica e il cambio di paradigma

"Si muore di cancro o di chemio"

Si muore di cancro o di chemio?

[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=yoW9-vHCMWE[/embedyt]

http://www.attivazionibiologiche.info/dizionario/prostata.html

http://www.attivazionibiologiche.info/oncologia/caprostata.html

Libri da leggere

"Cancro spa", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__cancro_spa.php

"La fabbrica dei malati", Marcello Pamio
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-fabbrica-dei-malati-marcello-pamio-libro.php

ARRIVATO IL DVD DEL CONGRESSO
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Domenica 29 SETTEMBRE 2019
Hotel Maggior Consiglio – Treviso (TV)
MICHELA DE PETRIS: “Alimentazione per la prevenzione e terapia dei tumori”
ACHILLE SACCHI: “Pericoli invisibili: inquinamento elettromagnetico e radiazioni della terra”
MATTEO PENZO: “Malattia: solo questione di organi?”
GENNARO MUSCARI: “La Cannabis in oncologia”
GIORGIO SALMASO: “Il vischio nella terapia del tumore”
GIUSEPPE DI BELLA: “Metodo Di Bella: evidenze scientifiche”
PASQUALE FERRORELLI: “Citozym: cavallo di troia contro il cancro”
PAOLO ROSSARO: “Cancro e Vitamina C: quello che non ci dicono”
MARCELLO PAMIO moderatore


Marcello Pamio

«Ogni uomo, se lo decide,
può essere lo scultore
del proprio cervello»

Santiago Ramon y Cajal, Premio Nobel per la medicina nel 1906

E’ l’organo più enigmatico e complesso dell’universo, e forse proprio per questo è l’unico del corpo umano il cui funzionamento ancora sfugge alla comprensione della scienza.
Le cifre che descrivono il cervello sono a dir poco astronomiche: in un volume di 1.500 centimetri cubi si racchiudono 100.000 milioni di neuroni che utilizzano fino a 19.000 dei 30.000 geni che compongono il genoma umano.
I neuroni si collegano tra loro mediante sinapsi e formano 1 miliardo di connessioni per ogni mm3 di corteccia cerebrale. Senza tener conto delle cellule gliali di supporto il cui numero è dieci volte tanto.

Come detto ogni neurone può collegarsi con altri mille intrecciando reti la cui complessità è inimmaginabile.
Se solo venissero messi in fila gli assoni dei neuroni del cervello di una persona, raggiungerebbero una distanza di 150.000 km, cioè quasi la metà della distanza tra la Terra e la Luna.
I neuroni comunicano tra loro mediante impulsi elettrici (e forse anche luminosi) grazie ad alcune sostanze chimiche note come neurotrasmettitori di cui oggi se ne conoscono circa un centinaio, ma in realtà il loro numero potrebbe essere molto più alto.

Staticità Vs neuroplasticità
Fin da piccoli ci hanno inculcato che il cervello è un organo statico e immutabile, per cui si nasce con un numero fisso di cellule (neuroni, ecc.) e man mano che passano gli anni se ne perdono costantemente e inesorabilmente. Questo processo prende il nome di invecchiamento.
Per fortuna che tale visione nichilista dell’uomo sta per essere soppiantata dai risultati sempre più eclatanti delle neuroscienze, che dimostrano come il cervello non resta immutabile, ma anzi, durante il corso della vita continua a trasformarsi. Tale proprietà si chiama «neuroplasticità» e riguarda tutti i livelli dell’organo, dalle sinapsi ai prolungamenti nervosi per giungere alle regioni funzionali.

Sulla plasticità del cervello sono interessanti le scoperte della d.ssa Maura Boldrini, una ricercatrice italiana che lavora al Dipartimento di Psichiatria della Columbia University. Secondo le sue ricerche il cervello continua a rigenerarsi anche nella terza età, grazie a riserve di «neuroni immaturi» (staminali) pronte a entrare in azione anche a 79 anni.
In pratica in ogni momento della vita vi sarebbero dei neuroni pronti ad entrare in azione e questo avverrebbe soprattutto nell’ippocampo, un’area cerebrale che gestisce e governa la memoria e che è la più danneggiata (guarda caso) nell’Alzheimer.

Quindi abbiamo visto che ogni cellula nervosa è collegata mediante sinapsi con molte altre, formando una rete di comunicazione così intricata che a confronto quella di internet è un banale quaderno a quadretti.
Ciascun gruppo di cellule svolge un lavoro specifico, alcune sono coinvolte nel pensare, nell’apprendere e nel ricordare, mentre altre aiutano a vedere, sentire, odorare, ecc.

Per svolgere questo immenso lavoro le cellule cerebrali devono ricevono forniture imponenti di alimenti e ossigeno per generare e produrre energia, costruire connessioni e soprattutto liberarsi dai rifiuti tossici, cosa quest’ultima cruciale per il benessere e la salvaguardia dell’organo. Esattamente come in una vera e propria fabbrica i blocchi e i guasti in un singolo sistema provocano problemi anche in zone distanti.
Con la diffusione del danno, non solo le cellule perdono la capacità di compiere il loro lavoro specifico, ma possono andare incontro a morte, provocando mutamenti e danni irreversibili nel cervello, quelli purtroppo visibili nelle patologie neurodegenerative.
Alla fine della fiera la medicina scopre nell’encefalo la presenza di placche amiloidi e strani grovigli formati da alcune proteine. Poi arriva la nefasta diagnosi di Alzheimer.
Quindi questa splendida e magistrale “macchina” può andare incontro a un declino organico e funzionale.
Non tutti lo sanno, ma stiamo parlando della patologia più diffusa al mondo sopra una certa età: di malati infatti ce ne sono nel mondo quasi 47 milioni e questa cifra è destinata, stando all’attuale andamento, a raddoppiare ogni 20 anni.

In Italia la demenza colpisce oltre 1.200.000 persone, che diventano una cifra imponente se teniamo conto che un nucleo familiare mediamente è costituto da almeno tre persone e quando l’Alzheimer fa la sua entrata in casa, sconvolge e rovina la vita di tutti, non solo del disgraziato a cui verrà lentamente cancellata e portata via la coscienza!

Cosa dicono le ricerche
Moltissimi degli studi e delle ricerche ufficiali pubblicate su PubMed (la più importante banca dati di biomedicina al mondo www.pubmed.gov) rivelano cose estremamente interessanti…
Le persone con l’Alzheimer presentano dentro il cervello, oltre alle placche amiloidi appena dette, anche metalli tossici (piombo, mercurio, alluminio) e svariati agenti patogeni (virus Herpes Simplex, Cytomegalovirus, funghi come Candida Glabratus e Candida Albicans, batteri orali come P. Gingivalis Treponema denticola, Tannerella forsythia e Porphyromonas gingivalis, ma anche Helicobacter pylori, Burkholderia, Borrelia, Chlamydophila pneumoniae, Pseudomonas, Firmicutes, Staphylococcus epidermidis, Stenotrophomonas maltophilia, ecc.).

Cosa ci fanno batteri, funghi e metalli dentro il cervello? Ma soprattutto la domanda cruciale è come hanno fatto a finire là dentro? Superando la membrana emato-encefalica che rappresenta una barriera selettiva!
La riposta probabilmente sta nel nostro secondo cervello, l’intestino, che già nel nome dice tutto (in-testino > in-testa…).
Se infatti la mucosa intestinale perdesse la sua centrale permeabilità, tutto il contenuto degli intestini: frammenti incompleti di proteine (per esempio caseina e glutine), acidi metabolici, batteri, funghi, parassiti, metalli e tossine varie, potrebbero finire nel circolo sanguigno, per essere poi trasportate in tutto l’organismo, cervello incluso.

Permeabilità intestinale
La mucosa intestinale è una barriera - più o meno come quella emato-encefalica - selettivamente permeabile che fa passare solo quello che serve all’organismo, bloccando tutto il resto. Questa sua funzione è determinata dalle cosiddette «giunzioni strette» o «giunture serrate» che contribuiscono a mantenere un’adeguata e corretta chiusura.
Negli ultimi anni stiamo assistendo però alla perdita dell’integrità di questa mucosa, non è un caso infatti che le diagnosi di «intestino permeabile» o «intestino gocciolante» stiano aumentando.
Questo punto è cruciale perché sempre le evidenze scientifiche parlano chiaro: l’alterazione della permeabilità intestinale è alla base dell’eziogenesi di malattie importanti del sistema gastro-intestinale (celiachia ma non solo), quelle autoimmunitarie, infiammatorie e degenerative, Alzheimer incluso.

Il discorso lo può capire anche un bambino: se la mucosa lascia “filtrare” o “gocciolare” tramite le giunture quello che è presente nell’intestino direttamente nel sangue, da una parte il sistema immunitario dovrà intervenire costantemente e pesantemente, e dall’altra si creeranno le premesse e il terreno idoneo all’aumento di infiammazioni in tutto il corpo, anche nel cervello. La costante iperattivazione del sistema immunitario va ad alimentare l’infiammazione cronica locale che ha dato origine alla permeabilità, creando un pericolosissimo circolo vizioso.
Le cause del danno alle giunture intestinali sono diverse: disbiosi intestinale, additivi chimici, alimenti spazzatura pregni di pesticidi, farmaci e vaccini, chemio/radioterapia, parassitosi e candidosi sistemica, alcol, stress, infiammazioni e infezioni costanti.
Anche alcuni acidi metabolici derivanti dalla digestione possono indurre serie problematiche, come l’acido propionico, un grasso a catena corta prodotto dai batteri, in grado di indurre neuroinfiammazione, stress ossidativo, disfunzione a livello mitocondriale e addirittura deplezione di glutatione. Questo acido viene prodotto dalla fermentazione di polisaccaridi, oligosaccaridi e gli acidi grassi a catena lunga dai batteri del colon. Quindi i carboidrati non digeriti, fibra e amido ne rappresentano la fonte principale. L’acido propionico da una parte riduce i livelli di glutatione nel cervello, rendendo l’organo molto più sensibile allo stress chimico dei vari inquinanti, dall’altra fa calare anche i livelli nel sangue degli acidi grassi essenziali della serie Omega-3.

Sfiammare la mucosa intestinale è prioritario, per cui è necessario quindi eliminare completamente gli zuccheri e i cereali raffinati (soprattutto quelli con glutine) e tutte le altre sostanze che provocano irritazione (alcolici, caffè, ecc.).
Fortuna vuole che in natura gli alimenti straordinari che aiutano a ripristinare la funzionalità intestinale non mancano: oltre alle numerose spezie e droghe, vi sono i fermentati, le verdure latto-fermentate (crauti, cetriolini, ecc.), il miso (fermentati di riso o soya) e la radice di Kuzu (eccezionale sfiammante). Tra le integrazioni ricordiamo la Glutammina (migliora la funzionalità della barriera intestinale e immunitaria), la Vitamina C (centrale per il collage) e il Serplus a base di latto-albumina. Infine i probiotici (lattobacilli, bifidi, ecc.) danno un contributo importante.

Se quanto detto è vero, la strada maestra nell’Alzheimer è il ripristino del corretto funzionamento della mucosa intestinale. Ma da sola non basta, perché se anche forse spiegato come le tossine finiscono dagli intestini nel sangue, dobbiamo capire come riescano poi a superare l’altra barriera impenetrabile, quella che protegge l’encefalo!
In questo caso purtroppo l’inquinamento elettromagnetico interferisce pesantemente. Nonostante la durissima scatola cranica, le onde elettromagnetiche (cellulari, wifi, onde radio, ecc.) penetrano senza problemi andando ad alterare fisicamente la barriera emato-encefalica. Questa alterazione ha come risultato la formazione di veri e propri “buchi”, attraverso i quali possono penetrare le tossine…

Di tutto questo e molto altro ancora me ne sono occupato nel libro «Alzheimer: l’epidemia silenziosa».
Dopo aver analizzato nella prima parte del testo qual è lo stato d’arte della scienza ufficiale, nella seconda ho intervistato una quindicina tra medici e ricercatori, che propongono interessanti strumenti terapeutici di intervento: percorsi che possono fare la differenza, se teniamo conto che la medicina ufficiale - come sempre - brancola nel buio più totale!

«Alzheimer: l’epidemia silenziosa. Come prevenire e curare la demenza», Marcello Pamio, edizione UNO. ISBN: 978-88-3380-049-3


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Video in diretta radio di Marcello Pamio. Presentazione libro, "ALZHEIMER: L'EPIDEMIA SILENZIOSA. 
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Marcello Pamio

Ultimamente la regione Emilia Romagna sta mostrando al mondo alcuni tristissimi primati che riguardano i più indifesi. Il riferimento alle vergognose disposizioni vaccinali e allo scandalo dei bambini sequestrati di Bibbiano non è casuale.
Ora vien fuori che si tratta anche di una delle regioni italiane con il maggior numero di casi di DSA, cioè «disturbi specifici dell’apprendimento»!
Se si considera infatti l’incremento avuto nell’ultimo biennio (18,6%), si arriva ad un aumento dei DSA nel corso degli ultimi 6 anni pari al 183%.[1] Le segnalazioni maggiori si verificano nella scuola secondaria (48,3%), dove è stato registrato anche il maggiore incremento. Dal 2012-13 al 2018-19 la crescita è stata infatti del 346%,[2] e tra le varie province Modena indossa la maglia nera.

Vedere numeri così alti di diagnosi di “disturbi mentali” nella stessa regione in cui si trova Bibbiano, la città dove i bambini venivano sequestrati alle famiglie naturali per venderli, fa sorgere assai brutti pensieri…
Secondo i dati delle «Rilevazioni Integrative sulle Scuole» del Miur, gli alunni con disabilità nell’anno scolastico 2014/2015 erano 234.788, pari al 2,7% del numero complessivo degli alunni frequentanti, quindi con un incremento pari al 39,9%.[3]

Per l’«Associazione italiana della dislessia» sarebbero invece 350.000 i ragazzi che hanno questa difficoltà, un vero e proprio boom, e a rincarare la dose ed allargare il problema ci pensa il dottor Raffaele Ciambrone, dirigente dell’Ufficio Disabilità del Miur secondo il quale «l’Italia è il paese con il più alto numero di studenti disabili (15.000, pari all’1%)».
Ma cosa sta succedendo? Possibile che sempre più bambini abbiano problemi nella lettura (dislessia), nella grafia (disgrafia) e nel calcolo (discalculia)? O c’è qualcos’altro?
Per comprendere tale fenomeno è necessario osservarlo da vari punti di vista.

Screening mentali
Il primo è legato alla pericolosa tendenza di utilizzare sempre più gli screening…
A Modena da molti anni infatti le autorità sanitarie e scolastiche adottano i cosiddetti percorsi di individuazione precoce, cioè gli «screening mentali».
Sono “banali” prove di lettura e scrittura che hanno lo scopo di rilevare quanto prima una difficoltà.
Per fare questo, ogni anno, circa 250 insegnanti vengono formati su come monitorare i percorsi di apprendimento dei bambini e come intervenire. Lo scopo ufficiale è individuare precocemente i bambini che mostrano problematiche per intervenire quanto prima.

Detto questo, e stando alle dichiarazioni delle aziende sanitarie locali, sembra che il motivo dei numeri preoccupanti di Modena e delle altre province emiliani, sia dovuto al fatto che in Emilia si lavora bene e meglio nella prevenzione! Chiaro?
Secondo la dott.ssa Antonella Riccò, responsabile AUSL del Gruppo aziendale sui Disturbi specifici dell’apprendimento, in un’intervista alla “Gazzetta di Modena, in Emilia sono «i migliori in Italia»!
I numeri sarebbero «il risultato di un grande lavoro di collaborazione tra Asl, scuole, associazioni, pediatri di libera scelta e specialisti di medicina generale». Non solo, la sua previsione abbastanza infausta è che tra qualche anno «si arriverà ad una omogeneità delle percentuali su tutto il territorio nazionale».
La Riccò ci sta preparando psicologicamente alla crescita pandemica di tutti i disturbi di apprendimento a livello nazionale.
Ma nessuno, a parte qualche perla di saggezza degli esperti, si interroga sulle vere cause di questi disturbi. Se si tratta ovviamente di un vero problema, perché sappiamo benissimo che non solo gli screening tradizionali (psa, mammografia, sangue occulto, ecc.) servono a cercare i malati tra i sani, ma tanto più quelli psichiatrici.

Il dato oggettivo è che più test si eseguono sulla popolazione e maggiori saranno i riscontri positivi (diagnosi), in termini statistici.
Ma questi bambini “diagnosticati” hanno realmente dei problemi, o la crescita dei casi è solo un’illusione ottica dovuta ad una sempre più leggerezza nella diagnostica?
Una volta non venivano riscontrati perché maestri e professori non erano in grado di identificare le difficoltà di apprendimento degli allievi? O queste sono cresciute solo nell’ultimo periodo?
Non si sta dicendo che non esista il problema, si sta solo cercando di comprendere il fenomeno.
Quindi se diamo per vera l’ultima ipotesi, e cioè che i disturbi sono realmente cresciuti negli ultimi anni, la domanda cruciale è: cos’è successo di concreto ultimamente per indurre un simile aumento?

Metalli neurotossici
A questo punto è necessario toccare la delicatissima tematica dei «vaccini».
Se uno si chiede cosa c’entrano i vaccini con i DSA significa che ha gravi lacune conoscitive, perché oggi è risaputo, anche se viene negato con ogni mezzo, che dopo le vaccinazioni possono manifestarsi disturbi da lievi a veri e propri gravi danni neurologici.
Tralasciando le patologie gravi, moltissime manifestazioni subcliniche e/o disturbi vari, tra cui anche quelli dell’apprendimento, si manifestano lentamente nel tempo, per cui non verranno MAI correlate ai vaccini. Cosa questa scontata visto che i medici non correlano le gravi patologie che si scatenano subito dopo gli inoculi. Figuriamoci quelle lievi…

Una recente ricerca condotta dall’epidemiologo dottor Anthony Mawson ha portato invece alla luce rivelazioni scioccanti sui rischi associati a questa pratica medica: i bambini vaccinati hanno mostrato un rischio sensibilmente maggiore di sviluppare un disturbo dell’apprendimento. Nello studio sono stati presi in esame 666 bambini e i ricercatori hanno scoperto che quelli vaccinati avevano un rischio aumentato del 520% di sviluppare un disturbo dell’apprendimento rispetto ai bambini non vaccinati!
La percentuale del 520% non è proprio irrisoria, e in questa analisi non si parla solo di DSA, perché il team ha scoperto anche che i bambini vaccinati mostravano un rischio superiore del 420% di sviluppare autismo o ADHD!

La logica è come sempre ferrea. Nell’organismo di un bambino piccolo, gli organi e apparati si stanno formando e impiegheranno anni per la loro maturazione. Tra questi anche i vari meccanismi di difesa, come la barriera ematoencefalica (che protegge il cervello) e la barriera intestinale (che protegge il sangue dalle tossine). Queste importantissime barriere servono a lasciar passare SOLO quello che serve all’organismo bloccando tutto il resto. I primi anni di vita però risultano “permeabili”, cioè piene di “fessure” (intestino permeabile), e quindi le varie sostanze chimiche che entrano col cibo (pesticidi, erbicidi, mercurio, alluminio, ecc.) o con i vaccini pediatrici (adiuvanti e metalli neurotossici) possono raggiungere il circolo sanguigno e finire per essere trasportate fin dentro il cervello…
Dentro questo organo, il più sensibile del corpo umano (non a caso l’unico protetto da una scatola ossea durissima), simili sostanze tossiche creano squilibri, non solo organici (infiammazioni, ecc.) ma anche psichici!

Sarà un caso che Health Canada raccomanda ai bambini di età inferiore a 5 anni di non mangiare più di mezza scatoletta di tonno alla settimana, mentre alle donne gravide di NON mangiare più di 150 grammi di tonno al mese? Questo perché il pesce accumula la forma organica di mercurio (metil-mercurio) che risulta essere - dicono sempre loro - «particolarmente tossica per il sistema nervoso centrale e il cervello infantile in via di sviluppo»[4].
Ma come: gli stessi enti ufficiali (FDA, Health Canada, ecc.) che sconsigliano a bambini, gravide e puerpere di mangiare pesce perché contiene metalli neurotossici, non dicono nulla sui vaccini?
Questi farmaci non solo contengono i metalli, ma hanno in più l’aggravante dell’inoculo per via parenterale (braccio e/o gamba), che bypassando il sistema difensivo e le mucose fanno entrare i metalli direttamente nel circolo linfatico e sanguigno. Da qui la strada verso il cervello è velocissima!

Tornando ai disturbi di apprendimento, con l’aggravante della tossicità dei metalli è forse più facile da comprenderne il fenomeno.
Ci sarebbe un sistema pratico semplicissimo e molto economico da fare sulla carta, per verificare empiricamente se i vaccini giocano o meno un ruolo nell’eziologia dei DSA. Basterebbe prendere 1.000 bambini vaccinati e 1.000 non vaccinati e contare il numero delle diagnosi di DSA nei due gruppi. Statisticamente, se hanno ragione i medici vaccinatori, non ci dovrebbero essere grosse discrepanze. E chissà come mai questa ricerca non viene fatta: forse perché i risultati potrebbero scuotere e far tremare le fondamenta del Sistema?
In conclusione l’aumento di tale fenomeno nel corso degli anni, da una parte è stato certamente aiutato dalla crescita degli screening mentali, ma dall’altra potrebbe essere dovuto ad una degenerazione cerebrale a seguito di un aumento della tossicità ambientale. Tesi questa confermata anche dalla crescita esponenziale dei casi di demenza e di Alzheimer nella popolazione italiana.

Aspetto cognitivo
Per questa breve analisi sui DSA, non si poteva non toccare anche l’aspetto cognitivo.
Il bambino inizia ad apprendere appena viene al mondo e i vari processi di apprendimento continuano per molti anni a seguire, qualcuno dice per molti decenni.
Il cervello è un organo neuroplastico per cui deve essere continuamente stimolato e allenato in maniera corretta (alimentazione e stimoli sani) altrimenti perde, come un muscolo non utilizzato, le sue importantissime funzionalità.

Oggi sappiamo che la navigazione in internet, i giochi al computer, la consolle, i tablet e soprattutto gli smartphone rappresentano una gravissima minaccia per lo sviluppo cognitivo dei bambini e dei giovani.[5]

Il livello di distrazione dei ragazzi di oggi è veramente preoccupante: riescono a mantenere l’attenzione solo per pochissimi secondi. Questo cambiamento nelle capacità cognitive ha spinto il marketing a ridurre notevolmente i tempi delle pubblicità. Mentre una volta gli spot erano lunghi anche fino a 30 secondi, oggi soprattutto quelli in internet, sono di pochi secondi. I pubblicitari sanno che altrimenti si perderebbe l’attenzione del potenziale cliente.
L’altra cosa che risalta è una marcata perdita di memoria non solo nelle persone anziane, ma anche nei giovani.
Quindi la conclusione è abbastanza scontata: l’uso dei dispositivi e media digitali influisce negativamente sulle varie forme di attenzione e quindi anche di apprendimento dei bambini.
Per quanto riguarda l’iperattività, il neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer ci spiega che da «diverso tempo è stato dimostrato che l’utilizzo dei media dotati di schermi è corresponsabile del manifestarsi di questo disturbo»[6]. Stiamo parlando della Sindrome da iperattività (adhd), figuriamoci se ciò non vero anche per tutti i disturbi di apprendimento!

 

Note

[1] «Alunni con DSA, a Modena più 183 per cento in 6 anni. E’ allarme?» Vincenzo Brancatisano, www.orizzontescuola.it/alunni-con-dsa-a-modena-piu-183-per-cento-in-6-anni-e-allarme/

[2] Idem

[3] «L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, anno scolastico 2014/2015», Miur www.istruzione.it/allegati/2015/L%27integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilità_as_2014_2015.pdf

[4] «Prenatal Nutrition Guidelines for Health Professionals - Fish and Omega-3 Fatty Acids», Her Majesty the Queen in Right of Canada, represented by the Minister of Health Canada 2009, www.canada.ca/en/health-canada/services/publications/food-nutrition/prenatal-nutrition-guidelines-health-professionals-fish-omega-3-fatty-acids-2009.html

[5] «Solitudine Digitale», Manfred Spitzer, ed. Corbaccio

[6] Idem


Marcello Pamio

Lo sanno anche i bambini che le lobbies della chimica e farmaceutica sono un vero e proprio oligopolio, che detto in altri termini suona più o meno come “banda a delinquere”.
L’ultima condanna interessa la Johnson & Johnson che deve sganciare 572 milioni di dollari per rimediare alla devastazione creata dall'epidemia nello stato dell’Oklahoma.
Una epidemia di virus? No, è responsabile di aver alimentato “soltanto” la crisi degli oppioidi!
Avete letto bene: da oggi il curriculum di Big Pharma deve essere aggiornato perché oltre ad intossicare, avvelenare e uccidere milioni di persone nel mondo, ora sappiamo anche che li drogano!

Questa è la storica decisione del giudice distrettuale della Contea di Cleveland, Thad Balkman, nel primo processo contro un produttore di oppioidi che produce anche farmaci…
Ci sono altre 2.000 azioni legali avviate negli States contro diversi produttori, distributori e rivenditori dei medicinali incriminati, ritenuti responsabili della morte di 400.000 persone solo negli Usa dal 1999.
Secondo il giudice, che ha avviato l’azione legale nel 2017, la J&J ha avuto un ruolo attivo negli sforzi dell’industria farmaceutica per spingere i medici a superare la loro riluttanza nel prescrivere gli oppioidi.

Come li abbia convinti non ci vuole una laurea in medicina per capirlo, la tecnica ha un nome preciso: comparaggio! Regalini come smartphone, tablet, penne, viaggi, congressi in qualche paradiso, cenette ad hoc, ecc.
Possiedono miliardi di buone motivazioni per convincere un camice bianco della bontà del loro prodotto.

La multa di 572 milioni di dollari sembra imponente per una sola azienda, ma si tratta di quisquilie per un mostro che ha incamerato negli ultimi vent’anni decine e decine di miliardi di dollari.
Stiamo parlando di una società privata che solamente nel 2018 ha fatturato oltre 81 miliardi di dollari!
Cosa vuoi che sia mezzo miliardo? Sicuramente è stata più impegnativa la condanna della giuria di St. Louis dell’anno scorso che ha imposto alla J&J (J$J) una multa di 4,7 miliardi di dollari per il talco contaminato da amianto.

La pena comprende “danni compensativi e punitivi” alle 22 donne che hanno puntato il dito sull’asbesto (amianto) presente nel talco, come responsabile del loro cancro alle ovaie.
La giuria aveva stabilito prima i danni compensativi a 550 milioni di dollari, ovvero circa 25 milioni per ognuna delle donne rappresentate, ma poi ha deliberato i danni punitivi quantificandoli in 4.14 miliardi, portando così il totale ad un fantasmagorico 4,69 miliardi di dollari, una delle sanzioni più imponenti della storia.

La fedina della J&J è sempre stata abbastanza nera, né più né meno come quella delle altre con-sorelle.


["Il muro della vergogna"]

Ricordo infatti che a gennaio 2012 alla società del New Jersey venne comminata una multa di 158 milioni di $, ad aprile 1,1 miliardi di $ e ad agosto sempre dello stesso anno altri 181 milioni di $ per la vendita off-label del «Risperdal» (Risperidone è un principio attivo antipsicotico).
La vendita «off-label», cioè «fuori etichetta» (al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti) è giustamente vietatissima negli Stati Uniti d’America.
Ma per Big Pharma le leggi sono fatte per essere disattese, e infatti in 8 anni (dal 2004 al 2012) le società che costituiscono la Piovra tentacolare della chimica e farmaceutica sono state multate per 37 miliardi di $, soltanto per l’utilizzo off-label di alcuni psicofarmaci. Figuriamoci tutto il resto…

Tornando all’Oklahoma, questo Stato risulta non a caso uno dei più colpiti dalla crisi degli oppioidi, e i numeri non lasciano spazio a nessun dubbio: fra il 2015 e il 2018 sono state prescritte 18 milioni di ricette per oppioidi. Cifra folle se pensiamo che la popolazione è solo di 3,9 milioni di persone.
Dall’anno 2000, oltre 6.000 residenti sono morti per overdose di oppioidi.
Il giudice ha proseguito dicendo che la colpevolezza è dimostrata non solo dall’aumento dei tassi di dipendenza e dalle morti per overdose, ma anche «dalla Sindrome di astinenza neonatale» diffusa sempre nello Stato.
Quindi a rimetterci in salute non sono soltanto i pazienti-clienti, ma anche i loro innocenti figli…


Marcello Pamio

Il 5 agosto del 1968 un Comitato ad hoc della Scuola di medicina di Harvard pubblicò un rapporto che gettò le basi per la diffusione nel mondo di una nuova definizione di morte: il paziente non era più considerato morto solo dopo la cessazione delle funzioni cardiache e circolatorie (quindi anche respiratorie e del sistema nervoso), ma bastava l’assenza di attività dell’encefalo per dichiararlo morto!

Le conseguenze di questo Rapporto sono epocali e a dir poco spaventose: se la misura della VITA è l’attività cerebrale, allora diventa “normale” considerare morti e non degni di cure tutti gli esseri umani, compresi i bambini (il piccolo Alfie Evans è l’esempio perfetto) con qualche “limite” cerebrale.
Ma la «morte cerebrale» è un’imitazione della morte, NON è morte reale!
Purtroppo tale definizione è molto utile alla potentissima lobby degli espianti, che spinge nel guardare al corpo delle persone (con il sistema circolatorio attivo) come ad una fabbrica di pezzi di ricambio!

Siccome non è possibile espiantare gli organi da un cadavere, per farlo c’è bisogno di una persona viva, che però bisogna chiamare morta per giustificare tale prassi.
Così facendo però la Vita esiste ed è degna solo per la persona che ha funzioni cerebrali almeno minimamente attive, altrimenti perde di dignità e si può smembrare.
Questa agghiacciante visione ha eliminato de facto la concezione dell’anima!

Morte cerebrale: un’invenzione medico-legale.
Evidenze scientifiche e filosofiche

A maggio scorso si è tenuto a Roma il Convegno internazionale, organizzato dall’Accademia Giovanni Paolo II per la Vita umana e la Famiglia - JAHLF (un’organizzazione laica, non-governativa indipendente), dal titolo inequivocabile: «Morte cerebrale: un’invenzione medico-legale. Evidenze scientifiche e filosofiche».
Nonostante la becera propaganda veicolata dai media mainstream sulla donazione/espianto di organi, a livello mondiale sono numerosissimi gli scienziati, teologi e filosofi che avanzano enormi riserve, sollevano dubbi ed esprimono ferme obiezioni e critiche sia nei confronti del criterio della “morte cerebrale”, sia nei confronti della pratica di espianto-trapianto di organi.

Queste voci, anche se autorevolissime, ovviamente non trovano spazio nei media. Lo scopo del congresso era proprio quello di farle sentire.
Per esempio il filosofo Josef Seifert ha aperto i lavori dedicandosi a denunciare l’assoluta mancanza di giustificazioni di ordine scientifico alla base della decisione del «Comitato ad hoc di Harvard» che nel 1968, propose-impose il nuovo criterio di definizione di morte, sganciandolo dalle attività respiratoria e circolatoria, e fondandolo unicamente sul riconoscimento della cessazione delle funzioni cerebrali! Questo è il punto cruciale!
Le uniche due motivazioni addotte dal Comitato furono esclusivamente di carattere pragmatico ed utilitaristico: sollevare da una parte la collettività dal peso di numerosi pazienti mantenuti nelle strutture ospedaliere in condizioni di assenza di coscienza e dall’altra sgravare i medici espiantatori dal rischio di essere accusati di omicidio nei confronti dei pazienti “donatori”.
«La morte cerebrale - ha detto Seifert - è una delle maggiori vergogne della medicina», responsabile dell’uccisione di migliaia di persone a cui vengono tolti gli organi “da vive”.

Il neurologo Thomas Zabiega ha sottolineato come la morte cerebrale non sia altro che una diversa definizione di quella condizione denominata da Mollaret e Goulon nel 1959 «coma dépassé», cioè «coma irreversibile». Si è poi soffermato sull’inaccettabilità morale di criteri di ordine utilitaristico ed emozionale, esulanti da adeguate valutazioni di natura rigorosamente razionale.

Cicero G. Coimbra, neurologo e docente di neuroscienze all’Università Federale di Sao Paulo (Brasile), ha descritto la «penumbra ischemica globale» che si verifica quando il flusso di sangue al cervello si riduce dal 20 al 50% dell’apporto normale. In pratica il cervello risulta silente all’esame neurologico solo perché non ha sufficiente energia per sostenere l’attività sinaptica, ovvero la comunicazione tra i neuroni. Ma questa silenziosità per il Sistema è funzionale…
Si tratta di silenzio neuronale ma NON di morte cerebrale, il cervello se curato può riprendersi perché i neuroni sono vivi. Quindi il vero problema sorge con i test invasivi per la dichiarazione di “morte cerebrale”, il più pernicioso dei quali è il “test dell’apnea”, ovvero lo spegnimento del respiratore.
In genere lo spengono per 10 minuti per dimostrare che il paziente non può respirare da solo e quindi è morto. La realtà come sempre è diversa: i centri respiratori silenti non possono funzionare perché sono in «penumbra ischemica». Ma con lo spegnimento del respiratore il 40% dei pazienti ha un crollo del flusso sanguigno che distrugge i centri respiratori e produce un danno cerebrale irreversibile. Ecco perché il test dell’apnea deve essere abbandonato!
Per esempio anche se il piccolo Alfie era vivo, invece di ricevere la tracheostomia e le cure, i medici hanno deciso di farlo morire. Quando poi lo hanno visto respirare per quattro giorni anche senza la ventilazione, i medici, pur sorpresi, sapevano che avrebbe faticato a riprendersi senza cure adeguate...

Il dottor Paul Byrne, neonatologo statunitense ha operato una variegata rassegna di casi (da lui seguiti in prima persona) di individui strappati alle procedure di espianto, e ora vivi e vegeti.

L’anziano pediatra non ha mezze misure: «Non ha senso essere ‘donatori’: ogni organo è preso da un essere vivente».
«Nel caso di persone veramente morte le si porta in obitorio, non in sala operatoria, somministrandole accuratamente farmaci immobilizzanti. Questa si chiama vivisezione.

 

Per maggiori informazioni

«Lega Nazionale contro la Predazione di organi e la morte a cuore battente»
http://www.antipredazione.org/comunicatistampa/2019_05_02_n.9_Convegno-internazionale-contro-la-morte-cerebrale.htm

«Visitai Alfie: il problema è la "morte cerebrale"», Benedetta Frigerio
http://www.lanuovabq.it/it/visitai-alfie-il-problema-e-la-morte-cerebrale

«L’inganno della morte cerebrale e il business dei trapianti d’organi», Benedetta Frigerio
https://cristianesimocattolico.wordpress.com/2018/06/03/linganno-della-morte-cerebrale-il-business-dei-trapianti-dorgani/?fbclid=IwAR1BLqWZaPHxlYIhTHubNGd3FxYE7bY7mmGShNfexFWy7yv6zMbNaVPGf30