Il Recovery Fund del Covid-19 è l’accordo che l’illegittimo governo italiano ha attivato nei confronti dell’Unione Europea come sostituzione del MES, diventato troppo impopolare. Gli illusionisti hanno cambiato packaging, lubrificando per bene l’aggeggio, ma sempre di suppostone si tratta! Un fondo per finanziare ben 557 progetti diversi. E che progetti!
Circa 80 miliardi di sussidi a fondo, per così dire, perduto, anche se si tratta sempre di tasse e soldi nostri, e altri 120 miliardi di prestiti che andranno restituiti all’establishment con sangue e sudore. Il fondo sarebbe nato per rilanciare progetti nella delicatissima fase post-pandemica, proprio per dare una boccata di respiro e tirare su l’economia devastata del paese. Leggendo i progetti finanziari invece, il rilancio c’è ma del Nuovo ordine mondiale… Ecco alcuni dei più significativi e inquietanti, ma l’elenco è lunghissimo e ancora inesplorato.
Piano Italia Cashless (Progetto 610) Iniziamo dal progetto della durata di 3 anni che ha ricevuto ben 10 miliardi di euro. Si tratta della ”realizzazione di un piano nazionale avente l'obiettivo di accompagnare la transizione verso una ‘cashless community’ attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento elettronici sia per i consumatori che per gli esercenti”.
Tradotto: vogliono far sparire la cartamoneta per fare posto alle valute elettroniche e virtuali. Dicono che far sparire dalla circolazione le banconote avrebbe effetti benefici in termini di sicurezza (meno contante, meno reati socialmente odiosi), igiene (per via del Covid) e lotta all'evasione. Vien da ridere, se non ci fosse da piangere. Ovviamente lo scopo è il controllo totale dell’uomo, perché quando si costringono i consumatori a usare solo bancomat/carta di credito con microchip, è chiaro che chi controlla elettronicamente le carte controlla anche la vita delle persone. Questo è uno dei passaggi cardine della dittatura globale.
Vigilanza cibernetica (Progetto 342) Questo progetto è stato finanziato con “solo” 200 milioni di euro e riguarda la dotazione degli edifici pubblici ed aree sensibili di sistemi di vigilanza automatizzata. Così facendo le tecnologie di Deep Learning in ambito sicurezza consentiranno di controllare edifici pubblici, aree sensibili, piazze e strade. Siamo nel pieno della videosorveglianza elettronica e i soldi infatti verrebbero spesi proprio per potenziare tutti i sistemi di controllo.
Avremo telecamere ovunque gestite da algoritmi di IA, intelligenza artificiale che potranno tracciare, identificare, sorvegliare tutto e tutti. Per completare questo progetto serve assolutamente la tecnologia del 5G...
Costellazione di satelliti per 5G (Progetto 356) Infatti non poteva mancare il 5G. Con un badget di 170 milioni di euro saranno realizzati “una costellazione di satelliti modulare (3 famiglie di 12 esemplari ciascuna) al fine di garantire capacità 5G a banda larga e bassa latenza e copertura sul territorio nazionale”
Quindi con i soldi realizzeranno entro un anno 36 satelliti 5G da mettere in orbita per coprire (cuocere) con le microonde l’intero territorio nazionale.
Fascicolo Sanitario Elettronico (Progetto 156) Per favorire la digitalizzazione e l’estrazione dei dati sanitari di tutti i sudditi dell’Impero il budget è notevole: 1,5 miliardi di euro! Si tratta infatti di un progetto enorme e soprattutto delicatissimo perché qui in ballo ci sono i dati più sensibili (sanitari e clinici) di una persona. Se finissero nelle mani sbagliate?
Governance e modelli predittivi (Progetto 157) Questo progetto finanziato con 140 milioni è abbastanza inquietante, perché si tratta del potenziamento di tutti quei strumenti e capacità previsionali, chiamate “business intelligence” per l’analisi e definizione delle politiche di prevenzione e governo degli stili di vita dei cittadini. In pratica si vuole autorizzare e finanziare il Ministero della Salute per studiare i differenti stili di vita delle persone, definire ovviamente quali sono gli stili di vita di riferimento, quelli “da protocollo”, e impostare le politiche di prevenzione quando le persone non dovesse seguirli.
Trasparenza delle informazioni per il cittadino (Progetto 154) Con quasi 10 milioni di euro e per la durata di 6 anni vogliono foraggiare tutte le campagne per la cosiddetta “corretta informazione”. Lo scopo è contrastare le cosiddette fake news, quelle che loro decidono essere fake. Altri dolsi purtroppo ai tristemente noti delatori del regime!
Conclusione Mancano all’appello numerosissimi progetti che alla fine fagociteranno l’intero fondo. In definitiva con i nostri soldi il Sistema vorrebbe dare una bella accelerata all’instaurazione definitiva del Nuovo Ordine Mondiale. D’altronde i tempi lo richiedono e purtroppo le persone anestetizzate e in dissonanza cognitiva lo vogliono. I tempi sono molto maturi, anche e soprattutto grazie all’emergenza sanitaria, che guarda caso, casca proprio a fagiolo!
“Oggi abbiamo passato 2 ore in collegio plenario a cercare di capire come ci si doveva comportare nel caso un bambino palesasse un mal di testa. Oggi abbiamo scoperto cosa deve fare un referente Covid e che il bimbo che presenta stati lievemente febbrili sarà accompagnato da qualcuno, nella stanza Covid (che basterebbe chiamare infermeria ma se no non fa abbastanza paura) in attesa che venga la mamma a prenderlo e di corsa perché se non trovano nessuno dei familiari al telefono, qualcuno potrebbe chiamare direttamente il 118. Abbiamo capito poi che dopo scattano tanti di quei controlli a tappeto che se ci va bene, forse, chiudono solo la classe del bimbo trovato positivo al Virus dei virus, altrimenti chiudono tutta la scuola, nel caso ce ne siano diversi.
Sappiamo che i bambini entreranno ed usciranno da scuola, in tempi diversi, da tre entrate anche lontane fra loro, in modo che chi ha più figli corra da una parte all’altra a portarli e a riprenderli… Precisi percorsi segnati li vedranno tutti rigorosamente mascherati entrare in fila, distanziati e se i bimbi ritardano, possono entrare a scuola solo un’ora dopo. Come alle superiori.
Anche i genitori saranno mascherati all’uscita da scuola: così le maestre dei bambini delle classi prime non riconosceranno mai i parenti dei loro alunni e contravverranno, in modo involontario, a tutte le norme per la sicurezza legate alla riconsegna dei bambini alle famiglie.
A mensa si faranno 3 turni: il primo 50 minuti dopo la fine della ricreazione, nonché della merenda del mattino e l’ultimo alle 14…comodissimo!
Cosa faranno in classe? Niente! Non possono toccarsi, scambiarsi il pennarello, accumulare i libri uno sopra l’altro, alzarsi per giocare con i loro amichetti…fare gruppi di lavoro, aiutarsi a vicenda, abbracciare la maestra. Niente giochi di classe, niente giochi da casa, niente quaderni in buchina, o fogli sotto il banco…tutto al millimetro è pianificato per tenerli fermi al banco buoni buoni,perché appena si alzano e si avvicinano a qualcuno… scatta l’urlo della maestra, alla quale, con uno specifico corso di aggiornamento è stato inculcato (senza se e senza ma) che deve fare rispettare tutte le regole, pena la responsabilità di un contagio.
In giardino niente contatto e una classe alla volta, in palestra niente giochi di contatto. Alcune insegnanti dimenticatesi della didattica (che non interessa più a nessuno), si sono chieste: “Ma se la palla casca per terra mentre giocano a palla avvelenata e la prende un altro bambino che si fa: si deve disinfettare?” Certo! Si ferma il gioco e ogni volta che la tocca qualcuno, la maestra, anziché fare l’arbitro, prende il disinfettante il cencetto e la disinfetta… sono stati geniali!
Sono riusciti a spengere tutti i neuroni degli italiani, a staccare tutte le sinapsi a creare il buio nei circuiti elettrici dei nostri cervelli. Hanno vinto! Sono almeno 30 anni che stanno lavorando per questo e ce l’hanno fatta: elettroencefalogramma piatto! Elettroencefalogramma piatto di medici, insegnanti, dirigenti, genitori, tutte le componenti della scuola stanno sobbollendo nel calderone delle paure, dei divieti, del pensiero unico, a fuoco sempre più alto…e non se ne sono neppure accorti!
Va bene così: dà un senso di sicurezza essere così disciplinati, inquadrati, regolamentati…oh questo governo è davvero serio! Peccato che l’argomento principale sia: i bambini… allora non c’è che sperare che almeno loro gridino, urlino, cantino, saltino sui banchi, si abbraccino, si sbaciucchino, giochino ad acchiappino, al lego, ai puzzle, si scambino la merenda, e giochino a calcio… senza accorgersene… vivano… Speriamo che almeno loro non si facciano irretire e scappino al controllo delle menti perverse che stanno tenendo sotto scacco il mondo. Speriamo che almeno loro, in modo naturale… disobbediscano…tutti insieme, come quando il venerdì pomeriggio, stanchi di una settimana di schede da compilare, cominciano ad alzare la voce e davvero non li puoi fermare…sovrastano tutto e tutti…esprimono il loro disagio e nessuno può farli tacere.
Genitori! Se avete cuore di mandarli a scuola in queste condizioni almeno insegnate loro quello che avreste dovuto fare voi: insegnategli a disubbidire…per tornare ad essere liberamente vivi. Io nel frattempo lascio andare tutto come deve andare, e me ne vado: prendo aspettativa, ma non perché ho paura del Virus dei virus, non perché ho paura delle conseguenze di un errore di distanziamento, non perché ho paura dei bambini, no. Io non voglio essere complice di questo delirio, io insegno per tutti e cinque gli anni di scuola dei miei alunni a NON AVER PAURA.
Perché la paura inibisce l’esperienza. La paura restringe il campo visivo. La paura chiude il cuore. La paura separa. La paura isola. La paura fa ammalare corpo e anima. La paura è buia! E i bambini sono figli della luce! Forse per questo li stanno incatenando ai banchi…
E allora cari bimbi miei, quando questa grande ombra oscura se ne sarà andata e la giustizia avrà portato alla luce le sue nefandezze, io tornerò ad insegnare come ho sempre fatto. Ora miei cari piccoli non riesco a farlo perché è stato impedito il mio diritto d’insegnare e non posso oppormi se non andandomene. Perdonatemi. Con amore, la vostra maestra Rossella Ortolani.”
Il dottor Mark Sagar è direttore del Laboratory for Animate Technologies con sede all’Istituto di Bioingegneria di Auckland. Il laboratorio crea sistemi interattivi animati autonomi che aiuteranno a definire la prossima generazione di interazione uomo-computer e animazione facciale. Ha iniziato la sua carriera costruendo simulazioni al computer dell'occhio umano per la chirurgia virtuale.
Il professor Sagar (laurea in scienze e un dottorato in ingegneria presso l'Università di Auckland) è stato coinvolto nella tecnologia di film quali: L’alba del pianeta delle scimmie (2011), Avatar (2009), King Kong (2005) e Spiderman 2 e per questi lavori pionieristici sui volti generati dal computer è stato premiato con due Oscar Sci-tech (2010 e 2011), una specie di Academy Awards nell’ambito della scienza e tecnologia cinematografica. Nel 2019 è stato eletto membro della Royal Society come riconoscimento per la sua ricerca leader a livello mondiale. Quello che ci interessa è la società che nel 2016 ha fondato: la Soul Machines Limited che oggi rappresenta il leader mondiale nell'umanizzazione di Intelligenza Artificiale per creare ”persone digitali”.
Questi avatar possiedono un cervello digitale brevettato che contestualizza e si adatta in tempo reale a situazioni simili alle interazioni umane!
I suoi principali investitori sono: Horizons Ventures, Temasek, Lakestar, Salesforce Ventures, Iconiq e Mercedes Benz. In particolar modo Horizon Ventures è una società di venture capital che gestisce gli investimenti privati del magnate cinese Li Ka-shing e ha finanziato alcune delle innovazioni tecnologiche più note dell’ultimo decennio tra cui Facebook, Skype, DeepMind, Siri, Spotify e altro. Iconiq Capital invece gestisce gli investimenti per alcuni dei più brillanti miliardari della Silicon Valley, tra cui il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. Tutti gli altri investitori hanno voluto mantenere l’anonimato…
Baby X
E’ un progetto pilota di Sagar e si tratta del primo bambino animato virtuale di circa 18 mesi che impara e reagisce come un umano. Usa le telecamere del computer per “vedere” e i microfoni per “ascoltare” come input dall’esterno. Grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale il “bambino” è in grado di interpretare e comprendere le situazioni.
Il risultato agghiacciante è che il pargolo digitale può imparare a leggere, riconoscere oggetti e “capire” quello che gli sta accadendo, infine attraverso espressioni facciali può esprimere il suo stato d’animo (sorridere, piangere, ecc.).
Dal bambino agli insegnanti adulti
Il passaggio successivo dopo Baby-X è stato quello di creare avatar adulti. La Soul Machines grazie alla collaborazione con l’azienda energetica Vector ha fatto nascere Will, il primo insegnante per le scuole primarie.
Questo “umano digitale” è in grado di interagire con i bambini da un desktop, tablet o dispositivo mobile, aiutandoli a conoscere le energie rinnovabili. Dalle energie all’insegnamento scolastico quanto manca? Gli insegnanti in carne ed ossa saranno sostituiti da realtà virtuali che non hanno bisogno di uno stipendio a fine mese per mangiare, che non perderanno lezioni per malattie o scioperi, e soprattutto saranno immuni dai coronavirus umani...
Lentamente le peculiarità e caratteristiche intrinseche dell’essere umano stanno per essere cancellate con un mouse! Viene da sé che Baby-X, Will e tutto il resto sono solo la puntina dell’iceberg delle ricerche che ci fanno vedere: siamo in un periodo di profonda innovazione e trasformazione non solo scientifica e tecnologica, ma anche antropologica. L’uomo sta cercando infatti di modificare il corpo fisico con la medicina, l’ingegneria e la robotica, ma anche la concezione di intelligenza e di coscienza, arrivando perfino al concetto stesso di Vita!
Cosa accadrà infatti quando un “essere digitale” (bambino o adulto che sia) sarà definito “senziente” o “intelligente”? Potrà pretendere di far valere i propri diritti esattamente come un essere umano? Siamo agli albori del Transumanesimo e Postumano, e in ballo non ci sono interessi economici, c’è la sopravvivenza dell’uomo, sia dal punto di vista fisico che spirituale...
L’azienda energetica Vector e la principale società di IA, Intelligenza Artificiale della Nuova Zelanda Soul Machines™,hanno lanciato un avatar chiamato Will nelle scuole primarie. Will, un “umano digitale” è in fase di sperimentazione nel programma scolastico “Be Sustainable with Energy” di Vector, offerto gratuitamente (chissà come mai) alle scuole. L’avatar può interagire con i bambini da un desktop, tablet o dispositivo mobile e li aiuta a conoscere le energie rinnovabili come geotermica, solare ed eolica. I bambini ne sembrano entusiasti.
Will utilizza il sistema nervoso artificiale di Soul Machines, una piattaforma di animazione autonoma modellata sul modo di funzionamento del cervello del sistema nervoso, per dare vita al volto digitale in un modo simile all’umano.
Grazie a computer sempre più potenti e all’Intelligenza Artificiale oggi sono realizzabili insegnanti virtuali in grado di interagire con i bambini. Avatar che andranno nelle scuole a sostituire gli insegnanti in carne e ossa? Risponde il Chief Business Officer di Soul Machines™, Greg Cross: l’istruzione sarà una delle applicazioni rivoluzionarie per la tecnologia di Soul Machine poiché gli insegnanti digitali hanno il potenziale per democratizzare la fornitura di istruzione agli studenti ovunque (in particolare quelli nelle comunità remote) e aiutare ad affrontare la crescente carenza di insegnanti su scala globale.
Ringrazio Beatrice Cavalli per la traduzione in russo del mio intervento di domenica 6 settembre 2020 a Padova durante la Manifestazione per la Libertà. Dedicato a tutti gli amici russi Посвящается всем русским друзьям
Da che mondo è mondo il Sistema adotta due metri e due misure. Se a riunirsi sono persone ridestate dal Matrix che manifestano per la Libertà e che hanno ben compreso il vergognoso giochetto di una metastatizzata e mercificata politica, le norme anti-covid devono essere applicate e rispettate al millimetro. Se invece a riunirsi in centinaia sono gli amichetti e le amichette dei governanti, allora tali norme non si devono applicare.
Dopo la manifestazione di circa 500 persone come ha correttamente scritto l’inviato di padovaoggi (d'altronde basta osservare la foto per capacitarsene) in Prato della Valle si sono mossi il questore, la Digos, il sindaco di Padova per non parlare delle macchiette dei candidati alle regionali e degli scribacchini presenti e lontani. Tutti scandalizzati e arrabbiati perché i “negazionisti” sono scesi in piazza senza museruola e senza rispettare il distanziamento.
Il più bilioso è stato il sindaco Sergio Giordani, ovviamente di matrice piddina, che ha definito quello che è accaduto domenica 6 settembre “un'offesa alle migliaia di cittadini padovani che hanno sofferto gravemente e stanno soffrendo a causa del coronavirus”. Dopo questo rigurgito ha anche specificato che “rappresenta un’offesa per tutti i medici, gli scienziati, gli operatori sanitari e i volontari che hanno combattuto e continuano a combattere a loro rischio questa tremenda pandemia”.
Nessuno di lor signori però si è scandalizzato dando fiato alla bocca (con la maschera ovviamente) per il gay pride di Padova, dove stando alle immagini molte centinaia di persone ballavano vicinissime senza mascherina.
Come mai non ha nulla da commentare il sensibile Giordani o il grande e soprattutto libero giornalista Ivan Compasso, che domenica sarebbe stato maltrattato dal violentissimo servizio di sicurezza del Movimento 3 V?
Forse perché il Pride Village alla fiera di Padova (che andrà avanti - giustamente - fino al 12 settembre) ha ricevuto l'aiuto dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova (giunta PD)? O forse perché il capo organizzatore dell'evento padovano (il più grande d'Europa) è Alessandro Zan, il primo relatore della legge contro l'omotransfobia? Boh, comunque sia, vedremo se qualche autorità controllerà il rispetto del distanziamento e dell'uso della mascherina. Come pure vedremo se Ivan Compasso o gli altri inviati de La7 andranno a farsi spintonare anche là…
Non dobbiamo chiudere occhio tutta la notte. O ci sveglieremo trasformati in qualcosa di inumano. Molte persone perdono a poco a poco la loro umanità senza accorgersene. (da “L’invasione degli ultracorpi”)
Secondo Toynbee “le civiltà muoiono per suicidio, non per assassinio”. La nostra civiltà lo conferma. Noi stiamo per essere distrutti non da invasioni di orde barbariche, di eserciti ottomani o cavallette, e nemmeno di virus o batteri. L’uomo moderno si sta uccidendo da solo, è lui stesso a determinare l’invasione che porrà fine alla civiltà come oggi la conosciamo. L’invasore è un’entità immateriale che attacca le persone alterandone le funzioni cognitive, controllando la loro volontà e le loro emozioni. Non è possibile dire con certezza se l’infezione avvenga per via chimica, elettromagnetica o eterica. Sappiamo che colpisce il sistema nervoso centrale, compromettendo le facoltà psichiche correlate alla corteccia e al sistema limbico. Provoca, per così dire, una scissione tra l’anima e le funzioni cerebrali, come recidendo il filo che le lega. Questa pandemia mentale, per la quale non esiste vaccino, ha origini lontane.
Per comprenderne la cause, dobbiamo partire dalla nostra credenza più comune, ossia quella di essere liberi pensatori. L’idea che pregiudizi e censure appartengano al passato e che le democrazie moderne garantiscano libertà di pensiero è un’illusione diffusa. In realtà, nella società attuale, istruzione di massa e informazione son diventate strumenti totalitari di repressione e controllo delle coscienze. Le scuole sono centri di indottrinamento collettivo, e i media riempiono ogni giorno i cervelli di falsità e pregiudizi. La cultura stessa diviene organo di censura. Ogni cittadino sviluppa un dispositivo di blocco della libertà di pensiero, una sorta di sensore che, in caso di conflitto col pensiero omologato, fa scattare in lui un segnale d’allarme, un senso di indegnità morale e intellettuale che lo induce a rientrare immediatamente nei ranghi. Avendo interiorizzato questo sofisticato Super-io sociale, ha l’illusione di non subire censure esterne.
Questo non era certo possibile in tempi di analfabetismo e arretratezza culturale. Sicuramente un contadino medievale aveva maggior autonomia di giudizio di un laureato medio di oggi. Il mercato di capre, galline e rape cui si recava non faceva di lui un consumista e la ricca aristocrazia non era interessata alle sue opinioni. Tenere il popolo nell’ignoranza pareva una saggia forma di governo, ma in compenso gli si lasciava il suo buon senso e la sua ineducata intelligenza. Oggi sappiamo invece che scuole, libri, giornali, programmi radiofonici e televisivi, sono strumenti di governo assai più efficaci. L’ignoranza lascia vuoti pericolosi e ingovernabili. Molto più sicuro è riempire preventivamente la testa delle persone. Per questo la nostra società alimenta credenze e superstizioni molto più potenti che in passato. Quando il contadino medievale veniva frustato o depredato, non si illudeva di essere un uomo libero. Sapeva bene di esser servo e se per strada s’imbatteva nel nobile padrone rispettosamente si inchinava. Quando il predicatore tuonava dal pulpito, forse l’idea dell’inferno lo spaventava, ma nel suo pratico realismo non avrebbe scambiato la vacca con l’assoluzione dei peccati.
Noi crediamo invece a tutto ciò che i media raccontano, in uno stato di passiva e puerile dipendenza. L’infantilismo di massa è oggi la miglior garanzia per chi governa. Perciò ogni giorno vengono ripetuti, come filastrocche ad usum infantis, logori miti liberali e progressisti, fruste favole umanitarie e scientifiche. Si può far credere alla gente che le guerre siano missioni di pace, gli strozzini dei benefattori, immonde schifezze dei capolavori. In pratica, la nostra società si fonda sulla fiaba, vive di favole e leggende, e il cittadino medio non sa più distinguere tra realtà e fantasia. È proprio questa cultura ingannevole a distruggerci. Perché non si accontenta più di manipolare e falsificare la realtà, ma sopprime la verità dell’uomo alla radice. La menzogna è l’arma con cui la nostra civiltà si suiciderà. Possiamo così meglio comprendere cosa abbia reso possibile questa diabolica invasione, tesa apparentemente al dominio totale del pianeta ma in realtà scatenata da un oscuro impulso di autodistruzione (che è forse necessaria espiazione e purificazione). Le porte erano già state aperte, i ponti abbassati, le armi consegnate al nemico. Complici e collaborazionisti avevano preparato il terreno e la coscienza collettiva era ormai una cittadella indifesa, pronta a crollare.
È bastato raccontare una nuova e più sorprendente fiaba, usando il classico canovaccio della lotta tra il Bene e il Male: un invisibile demone semina morte e distruzione; il buon Re ordina al popolo di chiudersi in casa; le sagge fatine donano alla gente magiche mascherine con cui proteggersi (dire che le vendono sarebbe più esatto); sapienti maghi insegnano come tenersi lontani dal pericolo; su tutto il regno grava un terribile maleficio; la gente non può lavorare, amare, divertirsi; e sarà così finché il salvatore non giungerà, brandendo l’arma incantata che ucciderà il demone (superfluo dire quanto ci costerà questo gesto valoroso). Tradotta in una fiaba sanitaria tanto semplicistica quanto inverosimile, questa storia è volata per il mondo, e le spore degli ultracovid l’hanno usata come un vento per arrivare in ogni luogo. Pochissimi han capito che era una favola. Gli altri hanno sgranato gli occhi come bambini eccitati, spaventati e affascinati insieme.
Ordini contraddittori, multe folli, distanziamenti paranoici, alla fiaba si sono aggiunte enunciazioni e procedure surreali, come in un teatro dell’assurdo. A volte invece è il tono farsesco a prevalere. La figura tragicomica dell’asintomatico, la riduzione della vita a eterna ipocondria, le catene di Sant’Antonio degli ipotetici contagiati, i vessatori isolamenti, le profilassi coatte, son trovate degne di Molière. Più spesso però il racconto degenera in un cupo delirio: fantasmi della peste nera, lazzaretti, liturgie funebri, conferiscono alla fiaba toni da Grand guignol. Certo è disumano e insensatamente crudele, anzi un crimine feroce, proibire di assistere i propri cari morenti e di dar loro cristiana sepoltura. È una tirannia, ma grottesca e senza dignità. Fa amaramente ridere vedere un dittatore che nasconde la sua brutalità dietro paradossi e non-sense. I tiranni del passato erano meno ipocriti, e se ti mettevano la mordacchia o ti muravano vivo non si spacciavano per filantropi. Oggi invece si definisce ‘liberismo’ l’assenza di libertà. E, rispetto al moderno capitalismo, le antiche tirannidi erano certo più effimere e blande. Ma oggi i tiranni si celano dietro rassicuranti maschere. Sembrano pieni di buone intenzioni e di premure affettuose, preoccupati sempre per il nostro bene. Hanno l’aria sollecita di una mamma che ti costringa a prender l’olio di ricino. Come potremmo odiarli? Bruto uccise il padre, ma nessun tirannicida potrebbe pugnalare la mamma.
In ogni caso, il tirannicidio è démodé. E pure la sommossa popolare è oggi anacronistica. Questo per tre ragioni fondamentali. La prima è che se in passato la roncola o il forcone potevano forse competere con la lancia e la spada, oggi la roccaforte del potere è difesa da mercenari dotati di armi ultra-tecnologiche. Farsi massacrare sarebbe un sacrificio nobile ma inutile. La seconda è che non esiste un popolo, solo una massa di particelle umane rette da leggi meccaniche. La terza è che in questa massa scolarizzata e sclerotizzata dai media l’impulso di ribellarsi è stato opportunamente inibito. Inutile aspettarsi sussulti di rivolta in cervelli manovrati dagli slogan della pubblicità e della retorica politica. Assuefatta alla grande fiaba democratica, la gente scambia una condizione di schiavitù per libertà e non vede alcun giogo da cui liberarsi. Ed è ingenuo sperare che dei pennaioli prezzolati possano raccontar loro la verità, o che lo faccia una banda di scienziati ruffiani o di politici portaborse.
Da parte mia, mi rassegnai alla sconfitta il giorno che cessò l’obbligo di portar la maschera. Quella mattina speravo di rivedere per strada volti umani, liberi finalmente dall’umiliazione di quel miserabile e inutile cencio messo sulla bocca. Ma quasi tutti lo portavano ancora. Ne chiesi la ragione ad alcune persone, giovani e anziane. Mi dissero: “meglio esser prudenti”, “per senso di responsabilità”, “per sicurezza”, “l’ho scampata finora, voglio scamparla ancora” e altre simili risposte nelle quali non si troverebbe un atomo di intelligenza o di realismo. Entrai in un grande supermercato. Ero l’unico a volto scoperto tra centinaia di esseri che vagavano nascosti da una maschera, come mandrie marchiate col simbolo del padrone. I loro occhi, affiorando dal bavaglio, mi fissavano con un misto di odio, disprezzo e paura. Gli ultracovid erano ovunque. Avevano preso possesso delle persone, usando i loro corpi come involucri. Capii che la battaglia era persa. “Solo un dio ci può salvare”, pensai.
Oggi, quando incontro qualcuno, non so se è ancora umano o uno di loro. Se parlo con un vecchio conoscente, non noto a tutta prima differenze sensibili. Per capire se il suo cervello ha contratto l’infezione aliena devo alludere al Covid come a un’enorme messinscena, negare che sia una devastante pandemia o un flagello di Dio. Se è un ultracovid si farà aggressivo. “E i morti”, protesterà, “tutti questi morti?” Questa domanda è fondamentale, nel senso che rivela il fondamento onirico della fiaba, il sogno di immortalità che la sostiene. Chi vive in questa fiaba non vede che la gente muore come prima, poco più, poco meno. Un’influenza che manda qualcuno all’altro mondo fa solo il suo onesto lavoro, come un infarto, un incidente o un tumore. Una persona sana lo sa e non passa il suo tempo a far inutili riti apotropaici, fuggendo o nascondendosi. Ma ora, in questa fiaba, sembra che le persone muoiano tutte di Covid. Solo un fantomatico virus sembra frapporsi tra noi e l’immortalità. Perciò bisogna combattere con ogni mezzo questo misterioso spettro. In preda a una psicosi igienista, la gente si illude che basti indossare una maschera, distanziarsi e sanificare l’ambiente per non morire più. Questa soggiacente struttura allucinatoria è il segno indubitabile di possessione da ultracovid.
Inutile cercare di scuoterli, di liberarli da quel parassita cerebrale. Ti guarderanno con aria allarmata, come fossi tu l’alieno. Non serve appellarsi alla logica, ai fatti, ai dati reali. Niente può scalfire il loro monolitico blocco di angosce e certezze. Se ti mostri scettico, se non ti conformi alla fiaba ufficiale, ti accuseranno di cinismo, negazionismo o complottismo. È una sorta di isteria collettiva, come il maccartismo degli anni ’50, la Red Scare – paura rossa – che vedeva in ogni anticonformista un pericoloso comunista. Non dovremo attendere molto per vedere questi invasati diventare zelanti delatori. Ogni buon cittadino dovrà collaborare alla caccia di streghe, dissidenti, sospetti untori. Naturalmente, secondo il delirante paradigma dell’asintomatico, tutti potranno essere segnalati alle autorità come soggetti potenzialmente pericolosi, i malati perché malati e i sani perché sani. Ma soprattutto verrà perseguito chi non mostrerà i sintomi di questa ipnotica invasione, della sottomissione totale. Come nel film di Siegel, alla vista di tali ‘asintomatici’, i posseduti richiameranno con alti gridi i tutori dell’ordine alieno, perché gli psico-resistenti vengano trasformati anch’essi in ultracovid o, in caso di immunità, eliminati. Avvolte e stritolate dalle spire di un gigantesco serpente poliziesco, le poche coscienze ancora vive verranno soffocate.
Le forze del Male sono oggi schiaccianti e non possiamo contrastarle. Vinceranno, per fas et nefas, debellando ogni resistenza. E quando avranno ridotto le nostre vite a sterili deserti, senza un’ombra di bellezza e di verità, e li avranno chiamati pace, salute, sicurezza, vedremo avverarsi quegli scenari da incubo, popolati da un’umanità degradata, che la fantascienza ha anticipato. Che fare? Nulla. La fiaba continuerà, con i suoi orrori e la sua infantile barbarie. Lasciamo che la gente segua il magico pifferaio e vada incontro al suo destino. Ma come salvare noi stessi e ciò che ci è caro? Potremmo forse mimetizzarci, sembrare come loro per passare inosservati. Fingere di consentire a discorsi assurdi e a comportamenti demenziali. Ma la nostra simulazione verrebbe smascherata. Potremmo “passare al bosco”, darci alla macchia e alla clandestinità. Cercare rifugio in un angolo del mondo non invaso, se ancora può esistere. Soprattutto, dobbiamo ricordarci che gli ultracovid si impadroniscono degli umani risucchiandone la mente durante il sonno. Perciò, restiamo svegli.
Infine la libertà rimetterà radici nella terra e rifiorirà, bagnata da sacre sorgenti.
Dalla Gran Bretagna arriva una notizia esplosiva, una di quelle che rovinerà il sonno a molti dei responsabili di questa situazione emergenziale. “I numeri dei soggetti positivi a Covid-19 potrebbero essere falsati”. Ma guarda caso... E quale sarebbe il motivo? Semplice, “il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morti legati a vecchie infezioni”.
A sostenere questa ipotesi non è un negazionista no vax o no mask (termini questi tanto cari ai decerebrati che difendono la dittatura), ma il dottor Carl Heneghan dell'Università di Oxford, uno degli autori dello studio, il quale ha affermato che invece di fornire un risultato “sì/no” in base al rilevamento di un virus, i test dovrebbero avere un punto limite in modo che quantità molto piccole di virus non si traducano in una positività. Esattamente quello che sta avvenendo in tutti quei paesi come l’Italia nei quali si usano indiscriminatamente i tamponi per fare diagnosi, soprattutto sulle persone sane e prive di sintomi, i cosiddetti asintomatici.
Non è tutto: la maggior parte delle persone sarebbe contagiosa per circa una settimana, ma potrebbe risultare positiva per molte settimane successive. Avete capito? I ricercatori hanno affermano che questa “eccessiva sensibilità” dei test potrebbe portare a una sovrastima dell'attuale dimensione della pandemia. Ma sul serio? Non lo avrei mai pensato….
Questo spiega come mai in Italia, ma anche negli altri paesi, il numero di casi “positivi” è in aumento, mentre i ricoveri ospedalieri rimangono pressoché nulli. Sono “falsi positivi”. Qualcuno avverta per cortesia lo statista veneto Luca Zaia, prima di fare altri danni irreparabili al Veneto. Zaia ha la gigantesca responsabilità di essersi fatto consigliare da personaggi come Andrea Crisanti, il parassitologo (e non certo virologo) finanziato dalla DARPA (l’ente della ricerca militare del Pentagono) e dalla Fondazione Bill & Melinda Gates. Questi vorrebbero tamponare tutta la popolazione mondiale. La Verità, come ben sappiamo, è figlia del tempo, e aver preso questa strada porterà qualcuno alla rovina politica...
A luglio la FDA ha concesso al Neuralink del miliardario Elon Reeve Musk (ideatore delle automobili elettriche Tesla) una “designazione rivoluzionaria” del suo dispositivo consentendo al progetto di avanzare ulteriormente nelle fasi di test. Elon Musk ha svelato al pubblico un prototipo funzionante di Neuralink: un impianto cranico in grado di comunicare con le cellule cerebrali. E’ stato presentato come una cura rivoluzionaria per una serie di disturbi importanti (perdita di memoria, cecità, convulsioni, ictus e persino tossicodipendenza) la realtà è che siamo di fronte al preludio di una distopia da incubo!
Musk qualche giorno fa ha mostrato un dispositivo funzionante impiantato nel cervello di un povero maiale. Ecco cosa ha detto in apertura: “sono davvero entusiasta di mostrarvi quello che abbiamo. Penso che vi lascerà a boccaaperta”. La dimostrazione consisteva nel convincere una scrofa di nome Gertrude (con il chip cerebrale impiantato) a lasciare il suo recinto. A un secondo maiale invece avevano rimosso il dispositivo dimostrando che si può vivere benissimo anche dopo averlo tolto, mentre il terzo animale non aveva alcun dispositivo, e quindi fungeva da controllo.
L’ultima versione del Neuralink ha le dimensioni di una “grande moneta” ma è abbastanza sottile da stare attaccato al cranio: “invisibile e tutto ciò che puoi vedere dopo è una minuscola cicatrice", ha precisato Musk.
In effetti, potrei avere un Neuralink in questo momento e tu non lo sapresti - forse lo faccio Elon Musk
La società spera di rendere il dispositivo accoppiabile con un'applicazione per smartphone tramite Bluetooth, per potenziali applicazioni mediche e persino per convogliare la musica direttamente nel cervello. Avete capito? Potremo ascoltare le canzoni di Sanremo direttamente da dentro l’encefalo. Musk è dell’idea che sarà possibile installare l'impianto in meno di un’ora: “puoi entrare la mattina e lasciare l'ospedale nel pomeriggio, e senza anestesia generale”.
Lo scopo della sua dimostrazione era però accalappiare persone interessate: “Vogliamo che persone brave a risolvere problemi si uniscano all'azienda e ci aiutino a completare questo dispositivo, a prendersi cura degli animali, scrivere il software, creare i chip e produrre tutto”. E perché no, magari cercano anche cavie umane pronte a farsi aprire il cranio per l’innesto del chip! Non a caso un utente scherzosamente, o forse no, ha risposto all’appello di Musk: “Se paghi il mio prestito studentesco e il mutuo, violerò le leggi sull'etica medica per far avanzare Neuralink. Posso essere comprato, parliamone”.
Moltissimi film di fantascienza partoriti dalla massonica Hollywood ci stanno programmando mentalmente ad un futuro nel quale uomini e macchine non solo convivono ma interagiscono fino a scambiare i propri ruoli: robot dall’aspetto umanoide e addirittura coscienze umane uploadate in macchine. Gli organismi cibernetici sono sempre più una realtà perché il confine che separa la specie umana dalle macchine sta per essere superato... Elon Musk è certamente un ottimo rappresentante di questa distopia che si chiama transumanesimo e postumano!
Dopo aver descritto nel precedente articolo RealStar®, il kit per il SARS-CoV-2 prodotto dalla società tedesca Altona Diagnostics, adesso è la volta di un test ultrarapido. Abbiamo visto che nella descrizione del primo tampone basato sulla PCR è riportato a chiare lettere l’utilizzo: “For research use only (RUO)! Not for use in diagnostic procedures”, quindi si consiglia l’utilizzo SOLO per la ricerca e NON PER PROCEDURE DIAGNOSTICHE, scopo per il quale viene invece utilizzato...
Vediamo ora il test Xpert® Xpress SARS-CoV-2, sviluppato da Cepheid. Si tratta di un test molecolare automatizzato per la rilevazione qualitativa di SARS-CoV-2, che sfrutta anch’esso la reazione a catena della polimerasi in tempo reale (RT-PCR). Questo test infatti può fornire un rilevamento rapido in appena 30 minuti, vero e proprio grasso che cola per Luca Zaia, il governatore del Veneto che ha il pallino (e forse non solo quello) per i tamponi.
Ma vediamo cosa dice il foglietto illustrativo dell’Xpress:
“I risultati positivi sono indicativi della presenza di RNA del SARS-CoV-2; ciò nonostante, per determinare lo stato di paziente infetto è necessaria la correlazione clinica con l’anamnesi e con altri dati diagnostici del paziente stesso”. I produttori avvertono che anche in caso di positività per determinare lo stato di salute del paziente è necessaria l’anamnesi completa e altri dati diagnostici. Quindi scusate ma a cosa serve il tampone?
“I risultati positivi non escludono la presenza di infezioni batteriche o di infezioni concomitanti da altri virus. L’agente rilevato potrebbe non essere la causa concreta della malattia”. Un tampone positivo potrebbe essere dovuto a semplici infezioni batteriche o virali che nulla c’entrano con il SARS-CoV-2. Questo rischio è conosciuto dai medici che eseguono il tampone? Pertanto una persona con una banalissima infezione potrebbe risultare falsamente positiva.
“I risultati negativi non escludono un’eventuale infezione da SARS-CoV-2. I risultati negativi devono essere accompagnati da osservazioni cliniche, anamnesi del paziente e informazioni epidemiologiche”. Addirittura la negatività del tampone non indica la sicurezza perché non esclude l’infezione da SARS-CoV-2. Quindi ripetiamo tutti assieme: a cosa serve il tampone?
Infine nel capitolo della Specificità analitica: “I primer e le sonde E non sono specifici per SARS-CoV-2 e rilevano il coronavirus SARS sia umano sia dei pipistrelli”. Qui siamo alla follia perché la ditta produttrice afferma che il test rivela non solo il SARS-CoV-2 ma anche il SARS umano e quello dei pipistrelli. Come faranno allora a separare e distinguere le varie infezioni? Ovviamente non lo faranno perché lo scopo è avere risultati positivi!
Il tampone è il viatico per mantenere alta la tensione e la paura nelle masse informi non-pensanti. Più tamponi (rapidi o lenti che siano) creano infatti un artificioso e funzionale aumento dei “positivi”, cioè delle persone asintomatiche sanissime il cui test ha dato esito positivo.
I tamponi per “il nuovo coronavirus” (Cov-Sars-2) si basano su una tecnica della Reazione a Catena della polimerase (o più semplicemente PCR, dall’acronimo inglese), scoperta da Kary Mullis (insignito per questo del premio Nobel per la chimica nel 1993). Per la precisione si utilizza una tecnica leggermente modificata detta Reazione a Catena della Polimerase in Tempo Reale (RT-PCR).
L’articolo Research Techniques Made Simple: Polymerase Chain Reaction (PCR)(1) spiega chiaramente che: “la PCR è una tecnica molto sensibile che permette una rapida rilevazione e identificazione di sequenze genetiche utilizzando tecniche visuali basate sulla dimensione e sulla carica. Versioni modificate della PCR hanno permesso misure quantitative dell’espressione genetica con tecniche dette PCR in tempo reale.”
È chiaro quindi che questa tecnica non identifica virus necessariamente interi e attivi, ma frammenti di materiale virale, che vengono moltiplicati, come leggiamo sull’articolo Basic principles of quantitative PCR (2) , in modo da potere essere identificati.
Un’ennesima conferma dei limiti della PCR (applicata alla ricerca questa volta dei batteri), la troviamo leggendo l’articolo Advances and Challenges in Viability Detection of Foodborne Pathogens (3) laddove si precisa che il test della PCR ha un aspetto negativo, ovvero quello di “essere incapace di differenziare il DNA delle cellule morte e di quelle vitali”.
Forse a questo punto si capisce perché lo stesso scopritore di questa, per altro utilissima reazione biochimica, metteva in guardia dall’utilizzo diagnostico del test, e perché diversi studi mostrano la presenza di quantità non indifferenti di falsi positivi; è da notare che anche un 2% di falsi positivi non è da poco, specie se si fanno decine di migliaia di test al giorno.
Va premesso che uno dei fattori che possono causare facilmente un “falso positivo” nel contesto di un laboratorio che esegue diverse analisi in sequenza (mirate alla ricerca del medesimo agente infettivo) sono quelli indicati come “Amplification carryover contamination” ovvero dovuti ad amplificazione di contaminazioni dovute all’esame precedente (4) problemi di cui si discute ancora oggi, come possiamo leggere anche in un articolo recentissimo che tratta della prevenzione di tali errori (5).
Ciò vuol dire che anche il più accurato dei kit per l’identificazione di un frammento virale specifico e unicamente appartenente a un certo agente infettivo, può fallire per via di una contaminazione accidentale e/o di un imperfetto protocollo laboratoriale, anche se va detto che la RT-PCR dovrebbe avere molti meno problemi di contaminazione rispetto alla PCR standard (come possiamo leggere su vari articoli scientifici (6) ).
Veniamo quindi a un articolo Review of external quality assessments revealed false positive rates of 0-16.7%, with an interquartile range of 0.8-4.0%. Such rates would have large impacts on test data when prevalence is low (7) che si può leggere in in pre-pubblicazione (8), ma che è corredato di tutte le fonti del caso, e che mostra la presenza di diversi studi sulla precisione di questi test. A scanso di equivoci preciso che si tratta proprio di quei test; all’inizio dell’articolo si legge infatti: “L’uso di test su larga scala per il SARS-CoV-2 realizzati per mezzo della RT-PCR è un elemento chiave della risposta al COVID-19, ma poca attenzione è stata posta alla potenziale frequenza e all’impatto dei falsi positivi”.
Gli autori proseguono citando diversi studi con diverse precisioni che arrivano in taluni casi al 16,7% di falsi positivi; la maggior parte degli studi mostrano livelli di falsi positivi compresi tra 0,8% e 4%.
Un altro articolo in pre-pubblicazione, Diagnosing COVID-19 infection: the danger of over-reliance on positive test results (9) (ovvero Diagnosi dell’infezione da COVID-19: il pericolo della troppa confidenza nei risultati positivi del test) ci informa che “i dati sui test a base di PCR per virus simili mostrano che i test a base di PCR abbastanza falsi positivi da rendere i risultati positivi altamente inaffidabili su una larga scala di scenari realistici” e che, fino a quando non si troverà un modo di minimizzare questa problematica “i risultati positivi nelle persone asintomatiche che non siano stati confermati da un secondo test dovrebbero essere considerati sospetti”.
L’articolo Real-time RT-PCR in COVID-19 detection: issues affecting the results (10) ci informa che sono stati sviluppati diversi tipi di kit per i test RT-PCR per il virus SARS-CoV-2, ma con differente qualità, e che ovviamente ci possono essere errori dovuti a imprecisione dei tecnici di laboratorio. Dopo avere affermato la possibilità di falsi positivi e falsi negativi gli autori si concentrano soprattutto su questi ultimi riferendo di molti casi sospetti, con la presentazione clinica del covid-19 risultati però negativi al test scrivendo infine che “un risultato negativo non esclude la possibilità di infezione da COVID-19 e non dovrebbe essere utilizzato come l’unico criterio” per decidere come trattare il paziente.
Del resto anche con altri agenti infettivi si sono incontrate simili problematiche nel passato come leggiamo in articoli. Un controllo su test effettuati con la tecnica PCR un agente infettivo del pino (11) hanno mostrato a seconda dei vari studi (e forse dei diversi kit) falsi positivi tra il 3 e il 17,3%, test sulla clamidia (12) hanno ottenuto, un controllo su test con la PCR per la clamidia invece ha mostrato la presenza dell’11% di falsi positivi.
Adesso credo sia più facile comprendere quanto leggiamo su siti ufficiali australiani (13):
Può verificarsi una reinfezione? Ci sono state segnalazioni di apparente re-infezione in un piccolo numero di casi. Tuttavia, la maggior parte di queste segnalazioni descrive i pazienti risultati positivi entro 7-14 giorni dall'apparente guarigione. Studi immunologici indicano che i pazienti che si stanno riprendendo dal COVID-19 sviluppano una forte risposta anticorpale. È probabile che i test positivi subito dopo il recupero rappresentino l'escrezione persistente di RNA virale del nuovo coronavirus (COVID-19), e va notato che i test PCR non sono in grado di distinguere tra virus "vivo" e RNA non infettivo. Le linee guida australiane attualmente richiedono che i pazienti che hanno avuto il COVID-19 risultino negativi a due test realizzati a distanza di 24 ore prima di essere tolti dall'isolamento 14 .
E adesso veniamo ai 20.000 tamponi in più eseguito il 19 agosto (15) che mostrerebbero “una ripresa dei contagi”. Visto che l’un per cento di 20.000 è 200, visto che talora i falsi positivi sono anche più dell’un per cento, essenzialmente abbiamo un numero di “aumenti dei contagi” del tutto sovrapponibile ai falsi positivi che i test possono generare (16).
Ancora due parole sui test sierologici, le analisi del sangue per verificare la presenza di anticorpi. Sul sito istituzionale sanitario dell’azienza ATS di Milano leggiamo sul documento “Vademecum Coronavirus Strutture Sociosanitarie - Raccolta organizzata di stralci di disposizioni normative nazionali e regionali, note circolari e indicazioni di ATS” (17): “il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l’utilizzo di tali test non è, comunque, indicativo di un'infezione acuta in atto e, quindi, della presenza di virus nel paziente e del rischio associato a una sua diffusione nella comunità. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con differenti patogeni affini, quali altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV-2. Infine, l’assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una risposta umorale rispetto al momento dell’infezione virale) non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e il relativo rischio di contagiosità dell’individuo. (…) Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata da SARACoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test”.
Tutto questo significa in parole povere che se fai un esame del sangue per la rilevazione degli anticorpi al Sars-Cov-2 (il virus che causa la malattia denominata Covid-19) potresti:
- Risultare positivo perché contagiato in un passato non troppo recente quel coronavirus o anche un altro;
- Risultare negativo ma avere ugualmente in corso un’infezione asintomatica o un’infezione ai primissimi stadi;
- Risultare negativo al momento, ma ovviamente ci si può contagiare/ammalare anche il giorno dopo.
Quindi il risultato “positivo” significa tutto e niente, il risultato negativo significa tutto e niente; o meglio, chi risulta positivo farà ancora un tampone. Questo vuol dire che ci potrebbero essere molti falsi positivi al sierologico di persone che poi faranno un tampone di conferma (o smentita) con le incertezze che anche questo tampone significa (18).
Qualcuno forse si chiederà: ma se risulto positivo al virus, cioè ho gli anticorpi, non vuol dire che sono guarito? Che senso ha fare un tampone che potrebbe risultare positivo proprio per questi detriti virali ancora in circolazione dopo il contagio? Che senso ha fare un tampone a una persona che non ha avuto sintomi recenti e mostra un alto livello di anticorpi? Se è stata contagiata e non ha mostrato sintomi, visto che gli anticorpi si producono circa una settimana, visto che il periodo di incubazione è tra 2 e 12 giorni (19), la probabilità che questa persona non sia ancora guarita e possa nei giorni successivi diffondere il contagio c’è, sicuramente, ma è bassa, anche perché il patogeno è in circolazione da circa 8 mesi (alla data della stesura di queste righe). Il verificarsi di una particolare coincidenza (fare il test proprio 8 giorni dopo l’infezione, avere una incubazione piuttosto lenta e per giunta fare il test sierologico proprio nei giorni dell’incubazione); la probabilità è facilmente stimabile intorno al 3% (finestra di circa 8 giorni su un periodo di circa 240 giorni porta già a un 3,3%, ma poi considerando la coincidenza dell’incubazione lenta la probabilità è ancora minore).
Ho l’impressione quindi che con un test sierologico a tappeto si otterrà ben poco in termini di “diagnostica precoce dei contagi”, mentre è quasi sicuro che verranno individuati dei “falsi positivi”, che verranno sbandierati per “contagiati”, utilizzati per creare allarmismo, e rendere difficile la vita a tante persone assillate e asfissiate da norme restrittive di dubbia validità.
In Giappone infatti, paese molto più popoloso e soprattutto più densamente popolato, non sono mai state in vigore le ferree restrizioni che abbiamo visto in Italia e il numero delle morti, ad ora è attestato intorno alle 1.000 unità.
Note
1 Pubblicato su Journal of Investigative Dermatology 2013 Mar; 133(3): e6., autori Lilit Garibyan, Nidhi Avashia; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4102308/.
2 Pubblicato su Molecular Biotechnology. 2000 Jun;15(2):115-22, autore L Raeymaekers; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10949824/.
3 Pubblicato su Frontiers in Microbiology. 2016; 7: 1833, autori Dexin Zeng, Zi Chen, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5118415/.
4 Leggiamo sul sito di un laboratorio ( https://arcticzymes.com/applications/pcr-carry-over-prevention/) che “L'elevata sensibilità delle PCR, e in particolare delle PCR quantitative, rende il metodo soggetto a contaminazione, fornendo risultati falsi o imprecisi. I contaminanti trasferiti da precedenti PCR sono considerati una delle principali fonti di risultati falsi positivi. I contaminanti possono essere trasferiti da precedenti reazioni di amplificazione a causa di aerosolizzazione, oppure a causa di contaminazione per mezzo di pipette, superfici, guanti e reagenti.”
5 Preventing PCR amplification carryover contamination in a clinical laboratory, Pubblicato su Annals of Clinical Laboratory Science. Autumn 2004;34(4):389-96, autore Jaber Aslanzadeh; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15648778/.
6 Vedi per esempio Real-time PCR detection chemistry Pubblicato su Clinical Chimica Acta. 2015 Jan 15;439:231-50, autori E Navarro, G Serrano-Heras, M J Castaño, J Solera; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25451956/.
7 Autori Andrew N. Cohen, Bruce Kessel; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v1.full.pdf.
8 L’articolo non è quindi ancora stato sottoposto a revisione paritaria, la cui pre-pubblicazione che avviene però su un sito ( https://www.medrxiv.org/) di tutto rispetto nella cui home page vediamo il logo del prestigioso British Medical Journal (una delle riviste mediche più autorevoli al mondo) e dell’Università di Yale.
9 Autori Andrew N Cohen, Bruce Kessel, Michael G Milgroom; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v3
10 Pubblicato su Expert Review of Molecular Diagnosis. 2020 : 1–2.autori Alireza Tahamtana Abdollah Ardebilib; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7189409/.
11 Transferability of PCR-based diagnostic protocols: An international collaborative case study assessing protocols targeting the quarantine pine pathogen Fusarium circinatum, pubblicato su Scientific Reports (2019), volume 9, Article number: 8195 autori Renaud Ioos, Francesco Aloi,et al.; https://www.nature.com/articles/s41598-019-44672-8.
12 The superiority of polymerase chain reaction over an amplified enzyme immunoassay for the detection of genital chlamydial infections, pubblicato su Sexual Transmitted Infections. 2006 Feb; 82(1): 37–40, autori H Jalal, H Stephen, A Al‐Suwaine, C Sonnex, and C Carne; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2563809/.
13 http://anmf.org.au/news/entry/covid-19-frequently-asked-questions a sua volta preso dal sito
https://www.health.gov.au/sites/default/files/documents/2020/03/coronavirus-covid-19-infor1mation-for-clinicians.pdf?fbclid=IwAR0sTlOk3KO32Bb8n6T97MSEi6omt0ZimWyb-rl0TJB2Pgqus6eB5jfsH5U (link non più attivo).
14 In lingua originale: “Can reinfection occur? There have been reports of apparent re-infection in a small number of cases. (…) It is likely that positive tests soon after recovery represent persisting excretion of viral, Novel coronavirus (COVID-19) 2 RNA, and it should be noted that PCR tests cannot distinguish between “live” virus and non-infective RNA .
15 Vedi per esempio l’articolo Coronavirus, il bollettino di oggi 19 agosto: 642 nuovi positivi, 7 morti e 364 guariti pubblicato su Repubblica il 19 agosto 2020 a cura di Elena Stabile; https://www.repubblica.it/cronaca/2020/08/19/news/coronavirus_il_bollettino_di_oggi_19_agosto_-264978553/.
16 La situazione è un po’ più complessa; da una parte il teorema di Bayes mostra che ci potrebbero essere anche più falsi positivi, dall’altra se davvero ci si limitasse ai contatti più prossimi ce ne potrebbero essere di meno, visto che il campione scelto non è casuale. Tutto sommato una stima dell’1% di falsi positivi, potrebbe essere realistica o anche una sottostima.
18 Questo è quello che viene ufficialmente previsto da disposizioni ministeriali, vedi per esempio qui: https://www.orizzontescuola.it/wp-content/uploads/2020/08/circolare-ministero-salute.pdf.
Ecco uno dei tanti kit in commercio per il Sars-Cov-2. Si chiama RealStar®ed è prodotto dalla società tedesca Altona Diagnostics. Il test è stato registrato con il nome: SARS-CoV-2 RT-PCR Kit 1.0 La cosa interessante è che nel manuale di istruzioni del kit è scritto a chiare lettere: “For research use only (RUO)! Not for use in diagnostic procedures”. Quindi SOLO per uso di ricerca e NON PER PROCEDURE DIAGNOSTICHE!!!
Più chiaro di così!
D’altronde lo ha sempre sostenuto anche il biochimico Kary Mullis, premio Nobel per la chimica nel 1993 proprio per aver scoperto la tecnica PCR: NON SI USA PER FARE DIAGNOSI! Oggi cosa fanno i medici e le istituzioni? Milioni di test (PCR) proprio per fare diagnosi. O sono ignoranti come il paltano, oppure sono in totale malafede. A voi la scelta…
Ecco il link per scaricare il manuale del kit https://altona-diagnostics.com/files/public/Content Homepage/- 02 RealStar/INS - RUO - EN/RealStar SARS-CoV-2 RT-PCR Kit 1.0_WEB_RUO_EN-S02.pdf