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La Scuola di Tecniche Manuali Olistiche è nata ben 5 anni fa con il desiderio di formare operatori professionisti e preparati capaci di accompagnare la persona al vero e unico benessere!
Si tratta di un percorso triennale certificato al termine del quale prevede il rilascio di un’attestazione in linea con la legge 4/2013.
Può essere l'occasione per fare un grande cambiamento nella vita e aprirsi uno sbocco lavorativo!

Programma
400 ore di Piano studi
105 ore di Riflessologia Olistica Plantare
105 ore di Massaggio Olistico
80 ore di Pratica dei trattamenti
35 ore di Anatomia simbolica
30 ore di Nutrizione Superiore
45 ore di Seminari per la crescita personale

Insegnanti: Laura Bonfante, Giulia Concheri, Marcello Pamio e Jhonny Mariotto
Il programma completo nel sito: www.scuolatecnicheolistiche.it
Se hai curiosità, domande o vorresti informazioni più specifiche puoi scriverci al nostro indirizzo: info@artedellasalute.it oppure chiama al numero +39 340 3303 923

Marcello Pamio
Sempre più persone manifestano una o più allergie. Per quale motivo? Qual è la causa?
Come sempre la medicina brancola nel buio. Definisce allergia la capacità dell'organismo di reagire in maniera anomala verso determinate sostanze, dette allergeni, con cui era stato precedentemente sensibilizzato. Teorizza sulla causa che provoca la reazione allergica, ma non se ne conosce l’eziologia.
Le domande prive di risposta sono tante: perché una persona reagisce con il muco, con il naso colante, un altro con l'asma e un altro ancora con un rash cutaneo?
In aiuto ci vengono le conoscenze straordinarie della Nuova Medicina che permettono di comprenderne il senso biologico.

Interpretazione della Nuova Medicina
L’intero processo allergico (come ogni cosiddetta “malattia”) è un’interazione biologica tra psiche, cervello e organo corrispondente.
Analizziamo nel dettaglio quali sono i sintomi tipici del raffreddore e di alcune reazioni allergiche: congestione nasale, naso che cola e starnuti.
Sappiamo che la mucosa nasale è controllata da un relè cerebrale nel lobo frontale della corteccia.
Migliaia di scansioni del cervello hanno confermato che è proprio questa particolare zona del cervello che viene influenzata quando sperimentiamo un conflitto nel territorio/relazioni chiamato “di puzza”. Della serie: “questa cosa mi puzza!”, “questa situazione mi puzza”.

Tale specifico conflitto può essere vissuto in termini reali attraverso un odore improvviso e violento, uno shock, un trauma oppure anche in senso figurato.
Nel momento in cui si verifica questo “conflitto”, la corteccia cerebrale da l’ordine di ulcerare la mucosa nasale, processo questo solitamente inavvertito, cioè privo di sintomi. Le uniche cose evidenti sono i segni tipici della fase di conflitto attivo, come brividi, leggera perdita di appetito e una certa inquietudine interiore. Non appena si risolve il conflitto, spesso lasciando l'ambiente o uscendo dalla situazione che appunto “puzzava”, l'ulcerazione della mucosa nasale viene ripristinata. Il ripristino della perdita di tessuto provoca sempre congestione nasale e spesso mal di testa, a causa dell'edema cerebrale nella zona colpita, che cerca anch'essa di guarire.

Starnuti e naso che cola sono quindi segnali che l'organismo è finalmente in grado di sbarazzarsi del residuo del processo di riparazione e, in senso figurato, di ciò che ha causato la "puzza".
Detto in soldoni: il fenomeno allergico è la fase di riparazione (vagotonica) di un conflitto biologico! A seconda dei tessuti coinvolti, il valore conflittuale varia.

Esempio rinite allergica
Una rinite allergica è la fase di riparazione di un conflitto di separazione (contatto non voluto) da una sostanza che emette un odore particolare. Durante la fase attiva, che dura pochi istanti, si ha come detto, un’ulcerazione della mucosa. A conflitto risolto la fase vagotonica avvia il processo di riparazione con gonfiore mucoso, secrezione, senso di naso chiuso e sternuti (crisi epilettoide).
Una caratterizza diffusissima della crisi allergica è la sua recidività, il che indica una cosa precisa: continuiamo a rivivere l’evento o la situazione che ha scatenato il tutto...

Il cervello registrata tutto quello che stiamo vivendo
Per comprendere quanto appena detto è importante sapere che quando sperimentiamo un conflitto o uno shock inaspettato, la mente (e il nostro subconscio) è in una situazione di grande ricettività e in pratica raccoglie e registra tutte le componenti che circondano il conflitto o il vissuto: odori, sapori, suoni, oggetti o persone e li memorizza fino a quando il conflitto è completamente risolto.
Questo lo chiamiamo “programmante” e nella Nuova Medicina tali “impronte” o registrazioni che rimangono a seguito di uno shock sono dei binari. Rimane infatti una memoria del vissuto!

Se una persona è già in fase di guarigione e si trova improvvisamente in un binario attraverso l'associazione o il contatto vero e proprio con una sostanza/situazione, avviene il riavvio dell'intero conflitto e del programma speciale, con tutti i sintomi che appartengono a quel particolare conflitto. In termini biologici è una reazione allergica vera e propria. Quindi quella che è comunemente viene chiamata un allergia è di fatto la fase di guarigione dopo la ricaduta del conflitto!

Lo scopo biologico dell'allergia è simile ad un sistema di allarme che avverte: "in una situazione del genere, hai avuto uno shock. Attenzione!"
In pratica un qualsivoglia scatenante (polline, peli, acari, polvere, graminacee, ecc.) richiama o riattiva il programmante con il suo vissuto corrispondente. Il seguente esempio sarà chiarificatore.
Una persona subisce uno shock biologico mentre si trova in campagna ad un pic-nic. Durante un gioco a rincorrersi uno dei bimbi cade in un buco profondo nel terreno e subisce un danno fisico.

In quel momento la madre subisce uno shock fortissimo ed il suo naso fiuta (ecco il conflitto da puzza) l'odore dell'erba e i suoi occhi vedono dei fiori sparsi attorno al buco nel terreno nel quale è caduto il proprio figlio. Lo shock è un attimo di intensa consapevolezza e il subconscio fotografa e registra tutto, ogni sensazione, compreso l'odore dell'erba e il colore dei fiori.
Quelle immagini e quegli odori rimangono impressi e vanno ad associarsi allo shock patito. Da quel momento, la percezione dell'odore dell'erba e la vista di quel tipo particolare di fiore, sarà in grado di riportare il suo organismo a rivivere lo stesso shock vissuto a suo tempo, pur non essendoci le condizioni dell'epoca. I sintomi saranno proporzionali all'intensità dello shock primario.

Per cui la donna potrà manifestare una rinite intensa con molti starnuti ed una copiosa secrezione, ma potrebbe anche vivere un edema laringeo di ampie proporzioni e rischiare l'asfissia. Potrebbe vivere uno shock anafilattico e rischiare anche la vita.
In altre parole, l'odore dell'erba e/o la presenza di quel fiore si trasformano in campanelli d'allarme per cui la donna viene richiamata a mettersi in protezione, ad allontanarsi da quel posto per non subire lo stesso shock. Il polline dei fiori, le molecole odorose dell'erba non sono le cause tossiche della reazione allergica, ma unicamente degli attivatori di sensori che inducono la persona a fuggire di fronte al probabile pericolo.
L'odore e l'immagine sono ganci di salvezza, a cui il corpo si aggrappa per non patire cose dolorose già vissute.

Allergie agli alimenti
Se qualcuno è allergico a un determinato cibo (arachidi, uova, fragole, cioccolato, ecc.) l'alimento è stato consumato nel momento preciso dello shock conflittuale.
Ora dobbiamo essere chiari perché quando escludiamo dalla dieta la sostanza irritante, NON è l'evitare quella sostanza che cura l'allergia, è solamente evitare i binari!
Se una persona reagisce ad un certo polline con il naso che cola, si può concludere che il polline in questione era presente quando il conflitto ha avuto luogo.
Finché il conflitto non viene risolto completamente, il polline specifico servirà come traccia e la "allergia stagionale" si ripeterà anno dopo anno.
I binari devono essere sempre presi in considerazione quando si tratta di disturbi "cronici" come l'artrite, l'angina pectoris, l'asma, le emorroidi, o le infezioni ricorrenti.

Secondo la Nuova Biologia, quando si parla di “cronico” si indica una recidiva, cioè siamo ricaduti nella medesima situazione del conflitto scatenante.
Per interrompere questo ciclo continuo di ricadute, ed essere in grado di completare la fase di guarigione una volta per tutte, dobbiamo necessariamente individuare il binario che è stato fissato al conflitto originario. Gli indizi sulla causa della allergia sono di solito nascosti nel “contesto” della reazione allergica (stagione, il tempo, il clima, il luogo) e i sintomi specifici devono essere esaminati con cura (rinite, sfogo di pelle, mal di testa, irritazione oculare, ecc.).

Per esempio, se una persona soffre di emicrania solo nei fine settimana, è molto probabile che la fonte del suo problema è nel posto di lavoro.
Integrando il senso biologico dei sintomi nella nostra vita quotidiana si impara, magari con gratitudine, la lingua magica con la quale ci parla Madre Natura.

La terapia
La terapia delle allergie come potete immaginare non è semplice e può essere sintomatica e causale. La prima fa uso di rimedi naturali e/o chimici che allevino la fase simpaticotonica. La terapia causale invece comporta la ricostruzione del conflitto iniziale, risalire allo shock che ha scatenato tutto e analizzare accuratamente i contenuti.

La persona dovrebbe poi fare qualcosa di vero per risolvere definitivamente questo continuo aggancio a sostanze o percezioni che non sono in se la causa del conflitto, ma semplici inclusioni subconsce. È possibile che la soluzione del conflitto programmante risolva del tutto il fenomeno allergico, anche in breve tempo.
Dall’altra parte, come insegna la medicina naturale, anche una profonda disintossicazione organica attraverso lo stile di vita aiuta ad alleviare i sintomi e spesso a risolverli definitivamente.

Grazie ad un’alimentazione ricchissima di vegetali allo stato crudo, una depurazione organica di fegato e intestini, e attraverso le tecniche che lavorano in modalità centrifuga (che portano fuori come idrotermofangopratica, clisteri, cataplasmi, fregagioni fredde, spazzolature a secco della pelle, ecc.) liberiamo l’organismo dalle scorie, dalle tossine e i benefici saranno immediati.

Per maggiori informazioni

www.artedellasalute.it
www.attivazionibiologiche.info/

Marcello Pamio - 31 marzo 2022
Per quale motivo la pelle si ammala? Come mai il nostro manto protettivo ad un certo punto inizia ad irritarsi, arrossarsi o desquamarsi? Perché una persona manifesta l’eczema, un’altra la psoriasi ed un’altra ancora l’herpes? E la zona interessata è casuale? Purtroppo queste, come tante altre domande, rimangono prive di risposta per la medicina allopatica.
Quello che invece ha scoperto l’anima illuminata del dottor G.R. Hamer, grazie allo studio di decine di migliaia di casi, è che le malattie della pelle non sono mai casuali, ma tutte collegate ad uno specifico “conflitto di separazione" che la persona vive nei confronti di qualcuno di importante nel clan: figlio, genitori, partner, amici, ecc. La “separazione” in pratica “lacera” la pelle!

Il cervello della pelle
La zona cerebrale che gestisce e controlla l’epidermide è la Corteccia Sensoria: non a caso la parte specifica del nostro cervello sviluppata nel corso dell'evoluzione per gestire la socialità, le relazioni, l'organizzazione del clan, del branco (famiglia) e soprattutto per gestire la capacità di esprimere un legame sociale ed emozionale attraverso il contatto della pelle. In una parola: CON-TATTO!

Per un mammifero la separazione è sempre uno stress emotivo molto rilevante, infatti in Natura separarsi dal branco rappresenta una condizione di estrema emergenza.
Ed è proprio il motivo per cui la Corteccia fa scattare il Programma Speciale Biologico e Sensato: per assistere al meglio l’organismo ad affrontare tale evento.

Quando stiamo vivendo il conflitto di separazione la pelle si ulcera, perde materia, si riducono le cellule epidermiche, causando una diminuzione della sensibilità al tatto. Questo processo (quasi sempre non percepibile in quanto asintomatico) ha una logica ferrea a dir poco magistrale: si tratta infatti di una “paralisi sensoria” di protezione da ulteriori traumi. Se già stiamo soffrendo per una separazione, non possiamo sopportare altre perdite. La conseguenza di questa riduzione delle cellule epidermiche è che la pelle diventa secca, rugosa e si può desquamare.

Con la risoluzione del conflitto c’è il punto di svolta. Quando per un qualsiasi motivo viene per il cervello ripristinato il contatto mancante, contemporaneamente alla guarigione a livello psicoemotivo, avviene anche quella del corpo: la pelle inizia a ricostituirsi ed a ripristinare le aree ulcerate con nuove cellule epidermiche. In questa fase di riparazione la pelle s’infiamma, diventa rossa, può prudere e gonfiarsi. Ed è proprio in questo momento che allarmati per la malattia andiamo dal medico uscendo con la prescrizione cortisonica...

Dobbiamo invece comprendere che qualsiasi problema cutaneo (eczema, dermatite, acne rosacea, orticaria, o herpes) è un sintomo importante che indica il processo di guarigione!

A quanto appena detto va aggiunto un secondo "programma" della pelle: "contatto sgradito". Oltre alla perdita di contatto il cervello che governa l'epidermide, cioè la Corteccia, si attiva anche con un "contatto sgradito" (relazione, sostanza chimica o tossica, ecc.) e la pelle subisce lo stesso andamento descritto.

Lateralità
Il dottor Hamer ha scoperto un’altra cosa interessante: la zona in cui si manifesta il problema di pelle è influenzata dalla lateralità biologica. Una persona (uomo o donna) destrimane manifesterà il conflitto di separazione dal figlio o dalla madre sulla parte sinistra del corpo, mentre sarà colpita la parte destra quando il conflitto è con il partner. Per i mancini questo discorso si inverte.
Va sempre tenuto in considerazione però che questo programma biologico e sensato della pelle si avvia anche nel luogo dove la separazione viene percepita. “Mi hanno strappato la mamma dalle braccia” (problemi gli arti superiori), “mio papà non mi accarezza più la testa” (alopecia), ecc.

Conclusione
Oggi assistiamo ad un vero e proprio attacco alla corteccia sensoria. Con la scusa del Covid hanno imposto delle norme a dir poco delinquenziali: distanziamento, museruola, isolamento, ecc.
Il danno è pazzesco e coloro che ci rimettono di più sono proprio i nostri cuccioli perché avendo ancora la massima plasticità cerebrale, sono più facilmente plasmabili.
Questo potrebbe spiegare la crescita esponenziale dei problemi di pelle. Già i bambini soffrono spesso di conflitti di separazione ogni qualvolta nasce un fratellino, quando la mamma si stacca per andare a lavorare, quando vengono lasciati da soli, ecc.
Ci mancavano le demenziali norme anti-covid...

La conclusione non è scontata. Da simili mirabolanti conoscenze dovremo giungere alla consapevolezza che la sapienza della Natura è incommensurabilmente magistrale: nulla è casuale, ma tutto è perfettamente bio-logico (logica della Vita). Quindi avere fiducia nelle Leggi che governano il creato. Dall’altra sarebbe importante iniziare ad ascoltare attentamente e onestamente i bisogni che sorgono da dentro, siano essi fisici o spirituali. Mi riferisco ai bisogni primari (fisiologici quali sete, fame, ecc.) e di sicurezza; ai bisogni sociali (essere amati, accettati e riconosciuti) e ai bisogni spirituali (legati al bello, al vero e al giusto).

Purtroppo i condizionamenti imposti dalla cultura, dalle religioni e dalla società creano danni enormi, facendo nascere l'insoddisfazione nel lavoro, nella vita e nelle relazioni.
Quando infatti i bisogni non vengono soddisfatti, possono avviarsi i programmi Speciali Biologici e Sensati (malattia) con lo scopo di tornare nella norma. Così facendo offrono però alla persona la possibilità di rivedere i bisogni disattesi, quelli che hanno alterato il normale procedere delle tappe di una vita stupenda.

Per maggiori informazioni http://www.attivazionibiologiche.info/

Ipotesi sul vissuto degli ultimi due anni!

Mai come in questo ultimo periodo storico è diventato di vitale importanza conoscere il funzionamento degli organi, in particolare quelli deputati alla respirazione. Solo comprendendone il senso biologico profondo saremo in grado di capire cosa è successo negli ultimi due anni...

Polmoni e libertà
Il polmoni rappresentano lo scambio tra il mondo esterno e il mondo interno. L’aria (e la vita) entra in noi per essere poi distribuita al sangue e ad ogni cellula del corpo, grazie al ferro contenuto nei globuli rossi. Stiamo parlando del soffio vitale!
Simbolicamente l’apparato respiratorio è collegato alla libertà, allo spazio e alla sicurezza, e non a caso il genio della lingua è precisissimo: “ho bisogno di spazio”, “ho bisogno di libertà”, “mi togli l’aria”, ecc. per indicare alcune delle sofferenze che viviamo...
Quindi un qualsiasi problema a questo organo rappresenta sempre difficoltà di scambio: bisogni di aria, spazio, libertà e autonomia.

Bronchi
I bronchi tecnicamente non servono per respirare ma per convogliare l’aria dai polmoni all’esterno: sono per questo organi di relazione e scambio. Biologicamente servono per “ringhiare” con l’intento di far scappare il nemico! Avete presente il cane che ringhia quando una persona o un animale si avvicinano al suo territorio? Auscultate con lo stetoscopio i polmoni di un bambino con la bronchite e capirete quanto appena detto.

I bronchi derivano da un preciso foglietto embrionale chiamato “ectoderma”, controllato dalla corteccia cerebrale!
Si attivano, cioè manifestano un “problema” quando ci sentiamo «minacciati», quando viviamo un «pericolo nel territorio», e ogni qualvolta alziamo la voce o litighiamo con qualcuno nel o per il territorio. Anche «la mancanza di protezione» e «l’attacco all’integrità» del clan (famiglia) e la percezione di una «invasione del territorio» a causa di un veleno (magari un virus) sono validi motivi di attivazione.
Nel momento in cui viviamo il conflitto, cioè quando abbiamo il percepito di «minaccia o invasione nel territorio», o viviamo «litigi e discussioni in famiglia», la corteccia cerebrale ulcera i bronchi per far passare meglio l’aria, li “apre” per poter ringhiare meglio e far scappare il nemico…
Una volta passata la minaccia, la corteccia aumenta la funzione e cicatrizza, calcificando le necrosi (ulcere), usando muco bronchiale. Il risultato di tutto ciò noi lo chiamiamo bronchite!

Alveoli
A differenza dei bronchi gli alveoli derivano da un foglietto embrionale completamente diverso: l’endoderma. Tale tessuto è controllato dal tronco encefalico, il cervello arcaico o rettile che risponde al «boccone vitale», in questo caso ovviamente il «boccone aria».

Se nei bronchi il vissuto è la «minaccia nel territorio», negli alveoli è il «panico della morte», la paura arcaica di soffocare, di affogare. Stiamo parlando della paura viscerale per antonomasia.

In pieno conflitto il tronco attiva gli alveoli, aumentandone la funzione con l’intento primordiale di aumentare gli scambi gassosi per respirare meglio. Se questo prosegue nel tempo può dare luogo a quello che in fisiopatologia si chiama adenocarcinoma. Superata la paura arrivano microrganismi specifici (funghi e micobatteri) che cercano di caseificare, cioè demolire la massa...

Polmonite: la minaccia del XXI secolo?
La polmonite è negli ultimi tempi diventata senza forse la patologia più conosciuta e temibile del pianeta.
Ufficialmente è caratterizzata da una infiammazione del tessuto polmonare, in particolar modo degli spazi interalveolari e dei bronchioli.
La conoscenza profonda del senso biologico diventa allora uno strumento fondamentale per proteggerci.
Cosa avviene con la polmonite? I foglietti embrionali che si attivano sono i due appena visti: endoderma ed ectoderma, il primo ripeto controllato dal tronco encefalico e il secondo dalla corteccia cerebrale. Due cervelli con due vissuti completamente diversi.

Quello che accade quindi all’organo durante una polmonite è un mix dei due vissuti.
In pieno conflitto avviene l’ulcerazione della mucosa bronchiale (ectodermica) per far passare meglio l’aria (per ringhiare con forza) e/o un aumento di funzione alveolare (endodermica) con iperproduzione di muco, per acchiappare meglio il «boccone aria».
In soluzione avviene la ricostruzione delle ulcere bronchiali con un aumento mucolitico, e la demolizione delle masse alveolari grazie al contributo di microorganismi quali funghi e/o micobatteri.

I conflitti vissuti nella polmonite sono:minaccia territoriale” e “paura dell'invasione” dei bronchi e “paura della morte” per asfissia, degli alveoli.
Esattamente il percepito vissuto da centinaia di migliaia di persone negli ultimi due anni.

Perdita dell’olfatto e del gusto
Molte persone hanno riscontrato sintomi particolari come la perdita dell’olfatto e del gusto.
Ovviamente per la narrazione ufficiale la causa sarebbe il virus, senza però spiegare come mai sono state colpite solo alcune persone e non tutte.
I centri del gusto e dell’olfatto hanno a che fare con il lobo sinistro della perinsula, quella che gestisce non a caso le percezioni interne ed esterne ambientali. In particolare l’olfatto è lo strumento che ci avvisa di eventuali minacce nel territorio. Virus a parte, la sparizione di questi due sensi è fenomeno percettivo rispetto al contesto e rispetto all’ambiente.

Sono alterazioni così anomale in un periodo in cui si “respira” e si “percepisce” un clima di sospetto, segregazione, paura, malattia e morte?
Infine va tenuto anche conto che l’olfatto (il senso più arcaico dell’uomo) ha a che fare anche con il sentirsi inclusi nell’ambiente in cui si vive: l’odore dell’appartenenza e dell’inclusione.
Per l’uomo, essendo un animale sociale, è importantissimo sentirsi parte dell’ambiente in cui vive.

Nella perdita dell’olfatto questo senso di appartenenza viene a mancare: è come se ci sentissimo estranei in casa nostra o al lavoro. Questa è una conseguenza del fatto che assistiamo impotenti alla totale accettazione da parte di amici, parenti, fratelli e conviventi, della fallace narrazione? In una simile condizione non è così folle sentirsi di non appartenere a quel clan. Sentire l’esclusione.
Infine a complicare il quadro dobbiamo trattare anche il “conflitto del profugo”...

Profugo: pesce fuor d’acqua
Il quadro biologico appena descritto può aggravarsi quando la persona vive una profonda tristezza associata a quella condizione chiamata “profugo”.
Il “conflitto del profugo” detto anche “attivazione dei tubuli collettori renali” (endoderma) è un conflitto esistenziale e senza ombra di dubbio uno dei più gravi che l’uomo possa vivere.
Si tratta di un percepito animale profondo, primordiale e arcaico (controllato non a caso dal tronco). Il cervello fa trattenere i liquidi per sopravvivere, come ultima spiaggia, perché non esiste un liquido più importante dell’acqua per la Vita umana e animale!

Per comprenderlo basterebbe osservare l’atteggiamento del pesce quando un’onda lo sbatte fuori dall’acqua, nella battigia. Per sopravvivere il suo cervello inizia a trattenere acqua nell’attesa dell’onda che lo riporterà a casa: il mare!

Esattamente quello che vive l’uomo quando non si sente più a casa, quando è fuori dal proprio mare: un pesce fuor d'acqua. Per esempio una persona segregata, imprigionata, nell’isolamento sociale e/o lavorativo, nell’ospedalizzazione forzata, in conflitto o guerra (contro una pandemia per esempio). Condizioni queste in cui il percepito è di avere perso tutto, di non avere più punti di riferimento, di essere fuori dal contesto minimo di sopravvivenza, di dover costantemente lottare per sopravvivere...

Attenzione perché gli effetti di questo conflitto sono pesantissimi: da una parte si trattengono i liquidi e urea (la parte azotata dell’urina) che portano a gonfiori, edemi sparsi, ma dall’altra si ha la recrudescenza di qualsiasi sintomo pregresso. Questo ultimo punto può fare la differenza, perché un qualsivoglia sintomo come dolore, difficoltà respiratoria (dispnea), malessere, sanguinamento, energia, ecc. nel profugo si amplificano di molto, facendo aumentare la paura (di morire ma non solo) e quindi di auto-alimentare lo stesso profugo, il quale farà trattenere ancor di più liquidi, ecc. in un circolo vizioso pericolosissimo, spesso a decorso letale!
Non è un caso infatti che Geerd Ryke Hamer, l’illuminato medico al quale va l’incommensurabile riconoscenza di aver consegnato al mondo queste conoscenze, alla domanda da parte dei medici sulla strategia più importante per aiutare le persone in sofferenza, rispondeva perennemente e teutonicamente di “sprofugarle”, cioè portarle fuori dal “profugo”, da quell’atavica paura, da quel senso di nullità e disperazione legato alla perdita dei punti di riferimento, al senso di aver perso tutto…

Quanto appena descritto è l’esatto quadro di quello che noi abbiamo vissuto e respirato dai primi mesi del 2020, quando improvvisamente i media mainstream all’unisono hanno iniziato e continuato a martellare, bombardando le coscienze con immagini e notizie devastanti di panico e morte. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ancora oggi...

Per approfondire
Attivazioni Biologiche http://www.attivazionibiologiche.info/

Marcello Pamio - tratto da Attivazioni Biologiche www.attivazionibiologiche.it

Sempre più persone nel ricco e opulento Occidente soffrono di patologie legate all’apparato cardiovascolare. A livello ufficiale si tratta della prima causa di morte, con circa 600 decessi ogni giorno in Italia.
Per cercare di capire qualcosa in più sull’ipertensione è doveroso partire dalla concezione biologica dell’essere spirituale chiamato uomo. Tutti gli organi e gli apparati derivano da 4 foglietti embrionali specifici (endoderma, mesoderma antico, mesoderma recente ed ectoderma), i quali sono gestiti e controllati da 4 cervelli corrispondenti (tronco encefalico, cervelletto, sostanza bianca e sostanza grigia). E ognuno di questi cervelli risponde ad un conflitto o un ri-sentito.

Questa premessa serve per capire che quando si parla di un organo o di una funzione d’organo è necessario conoscerne l’origine embriologica. L’ipertensione non fa eccezione.

A livello generale la cosiddetta pressione alta è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica risulta elevata. Questo comporta un aumento di lavoro per il muscolo cardiaco. La pressione è riassunta da due misure: sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae (sistole) o si rilassa (diastole) tra un battito e l'altro.
Il valore per cosi dire “normale” a riposo è rappresentato da una pressione compresa tra i 100 e i 140 mmHg di sistolica e tra i 60 e i 90 mmHg di diastolica.

L’ipertensione viene classificata come primaria (essenziale) o come secondaria. Circa il 90-95% dei casi riguarda l'ipertensione primaria, il che significa che vi è pressione alta senza evidenti cause mediche di base, il restante 5-10% dei casi è classificato come ipertensione secondaria, causata da altre malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino.
A questo punto, sfruttando le conoscenze delle Leggi Biologiche, conosciamo le cinque condizioni che possono attivare il “programma” chiamato “ipertensione”.

IPERTENSIONE FUNZIONALE
Quando ci troviamo a vivere una situazione conflittuale, cioè quando si ha un importante e impellente problema da risolvere (al lavoro, nelle relazioni, in famiglia, ecc.) il cervello mette in atto un programma biologico e sensato volto ad aumentare la pressione arteriosa.
Dove sta la ratio in un aumento pressorio? Lo scopo è semplicissimo ma funzionale: mantenere alta la perfusione degli organi principali per favorirci nella lotta finalizzata alla soluzione del conflitto!

In tale lotta se non avessimo gli organi (per la fuga o l’attacco) irrorati di sangue, non andremmo da nessuna parte. L’ipertensione quindi diventa un’opportunità di sopravvivenza in un momento difficile della nostra vita!
Questo tipo di ipertensione non è molto marcata, e normalmente viene riscontrata con il rilevamento della pressione. Anzi, il solo fatto di poter riscontrare valori pressori eccessivi può causare una situazione psico-emotiva e poi biologica che va ad innalzare essa stessa la pressione.
La persona è del tutto asintomatica, ma l’emozione legata alla paura di essere ipertesa (magari perché un familiare o un amico ne è affetto), la porta ad esserlo davvero. Un circolo perverso insidioso.

IPERTENSIONE DELLA MIDOLLARE DEL SURRENE
A differenza della precedente questa condizione può dare una forte alterazione dei valori pressori.
Il conflitto che attiva le surrenali è uno stress estremo: la percezione per esempio di essere senza via di scampo, in una situazione senza possibilità di fuga. Da qui la necessità di uno sforzo estremo che ci liberi da una situazione diventata insostenibile.

Proprio per questo motivo (in conflitto attivo) il tessuto midollare delle surreni cresce per aumentare la produzione di ormoni importanti come le catecolamine (cortisone ad esempio) e consentire di avere un extra di carburante per uscire con forza e/o fuggire dalla situazione insopportabile.
Per questo tipo di ipertensione si consiglia di trovare una soluzione al problema quanto prima, perché nel lungo periodo può essere molto pericolosa.

IPERTENSIONE DEL PERICARDIO
Il conflitto in questo caso è a seguito della percezione di un attacco diretto al cuore, inteso proprio come trauma reale oppure immaginativo (un pugno al petto, un’operazione al torace, allusioni alla salute del cuore, diagnosi importanti che coinvolgano il cuore, ecc.).

Continue recidive conflittuali possono determinare cicatrizzazioni ripetute che rendono difficoltoso il ritorno sanguigno e che possono causare un innalzamento del valore pressorio diastolico, cioè della pressione minima!

IPERTENSIONE DEL PARENCHIMA RENALE
Anche questo tipo di ipertensione, come per le surreni, può determinare una forte alterazione dei valori pressori.
Si tratta di un conflitto in relazione all’acqua, ai liquidi in generale (aver subito una inondazione, un allagamento, aver patito un annegamento sventato, aver subito delle fleboclisi).
Si ha il percepito di essere “fuori dal proprio mare”: fuori dal proprio percorso di vita. Quando facciamo qualcosa (e ci tocca farla), ma vorremmo fare tutt’altro.

Per drenare l’eccesso di liquidi può essere utile fare dei bagni in una vasca con acqua calda e 2 kg di sale marino. L’effetto osmotico e centrifugo del sale aiuta l’estrazione dei liquidi in eccesso. Simbolicamente è un ritorno artefatto al proprio mare di origine.

IPERTENSIONE A SEGUITO DI RECIDIVE A CARICO DELLE ARTERIE
L’ipertensione da coinvolgimento vascolare arterioso serve ad aiutare la funzione cardiaca in presenza di un risentito del tipo: “il mio cuore non ce la fa”. La percezione è quella di non farcela in una certa situazione. Quindi siamo in piena svalutazione, non ci sentiamo abili a fare qualcosa.

Il coinvolgimento ripetuto delle tonache muscolari delle arterie porta ad un loro ispessimento ed alla relativa rigidità. I vasi risultano avere una elasticità inferiore e la pressione all'interno del vaso rimane alta.
In questo caso il cervello mantiene alta la pressione diastolica, cioè la cosiddetta minima.

Conclusione
Dopo quanto detto spero sia chiaro che non esiste una ipertensione perché ci sono almeno cinque condizioni biologiche che possono influenzarla!
Qualunque sia l’interpretazione che diamo però, l’ipertensione indica una cosa: il cervello sta cercando la soluzione ad una condizione divenuta per noi pesante e insopportabile. Con la mente siamo maestri a raccontarcela, a sviare, ma oggettivamente e biologicamente significa che siamo “sotto pressione”, per cui è vitale trovare una valvola di sfiato…
L’arte sotto qualsivoglia forma è uno strumento terapeutico utilissimo, ma è chiaro che dobbiamo comprendere la causa della “pressione” e cercare di risolverla definitivamente!

Biodecodifica
Dal punto di vista simbolico il sangue rappresenta il clan, mentre il cuore la “casa”, per cui una problematica all’apparato cardiovascolare potrebbe indicare un conflitto nella propria famiglia.
L’ipertensione manifesta la “pressione” che viviamo all’interno del nido (casa): evidenzia quindi un malessere che non riusciamo ad affrontare. Un vecchio problema emozionale non risolto, rimasto aperto che però continua a creare “pressione” interiore.

Mani calde o fredde
Il calore delle mani indica quale tipo di ipertensione va decodificata.

Ipertensione centrale: si avranno le mani calde.
In pratica il ventricolo spinge il sangue con forza, apriamo le porte del cuore (la nostra casa): «Vogliamo che qualcuno se ne vada dalla nostra casa».

Ipertensione periferica: si avranno mani fredde.
In pratica il contrario: «non vogliamo che qualcuno entri in casa nostra», oppure «non vogliamo che qualcuno se ne vada». Per questo chiudiamo le porte!

Alimentazione
Ricordiamo infine il ruolo cruciale che gioca la nutrizione. Cellule, organi, apparati e il sangue stesso vengono nutriti da quello che beviamo, mangiamo, digeriamo e assorbiamo ogni giorno.
Non possiamo lamentarci di eventuali acciacchi e/o malanni se quotidianamente ci ingozziamo di cibi spazzatura, pregni di chimica mortifera, additivi e zuccheri sintetici, o se non beviamo adeguatamente!
Non merita il nostro rispetto solo la parte spirituale, anche il nostro tempio (il corpo) è importante!

Nel caso specifico dell’ipertensione è molto importante per esempio idratare correttamente le cellule e il sangue apportando un quantitativo idrico sufficiente. In disidratazione idrica, condizione questa all’ordine del giorno tra le persone, tutti i liquidi compresi sangue e linfa, diventano più densi.
Idem con i cibi acidificanti (cereali, zuccheri, eccesso proteico) i quali rilasciando dopo la digestione delle ceneri acide fanno diminuire il pH dei liquidi, provocando un aumento della loro densità.
Un leggero aumento della densità del sangue comporta un pari aumento del lavoro cardiaco necessario per spingere tale liquido nei vasi. La conseguenza è un aumento della pressione arteriosa.

Il grande psichiatra, psicoanalista ed esoterista Carl Gustav Jung diceva:

Non siamo qui per guarire dalle nostre malattie, ma le malattie sono qui per guarire noi.

La malattia è un segnale che 'educa', porta fuori il male dell’essere (mal-essere) spirituale. Attraverso la malattia e il sintomo quindi il cervello ci sta parlando prendendo il corpo a testimone!
L'ipertensione ci comunica una cosa precisa e importante: stiamo vivendo una fortissima "pressione" (sociale, relazionale, lavorativa, ecc.), ma dall'altra ci da anche la possibilità (biologica) e l'opportunità (pratica) di uscirne.
Se ascoltassimo di più il nostro corpo, e se avessimo poi il coraggio (azione del Cuore) di cambiare qualcosa nella nostra Vita... assisteremo a miracoli incredibili!!!

Il tumore con maggiore incidenza nell'uomo è alla prostata! E' frutto del caso, o ci sono altre spiegazioni?
Stiamo parlando di una piccolissima ghiandola, della dimensione di circa 3 cm che la Natura ha posizionato in una zona irraggiungibile e nascosta, ma non per lo stregone in camice bianco. Purtroppo!
Cos'è il PSA e quali sono gli enormi pericoli di questo esame routinario che rovina letteralmente la Vita a decine di milioni di uomini ogni anno?
Comprendere infine il senso biologico della prostata è fondamentale per sfumare la paura della diagnosi...

Marcello Pamio

Jennifer ha 37 anni e circa un anno e mezzo fa le viene diagnosticata una Tiroidite di Hashimoto grave. All’esame ecografico infatti la tiroide appare “di dimensioni nei limiti, un po’ globosa, ipoecogena e diffusamente disomogenea. Marcato diffuso incremento della vascolarizzazione intraparenchimale”. Diagnosi, come detto: “Ipotiroidismo in tiroidite cronica autoimmune”.
Qualche giorno fa, a gennaio 2021, Jennifer viene visitata da uno dei più bravi endocrinologi del Veneto ed il risultato è sorprendente: è guarita. Non c’è più la tiroidite!
Il medico stupito le dice che è un caso rarissimo, infatti nella sua carriera ha visto solo due guarigioni oltre alla sua.

Tiroidite di Hashimoto
Detta anche tiroidite cronica autoimmune, è ufficialmente un’infiammazione seria della ghiandola. Per motivi che ancora la medicina non sa spiegare, il sistema immunitario attacca se stesso. La tiroide viene infatti invasa dai globuli bianchi e vengono creati degli anticorpi che la attaccano.
Se crediamo a questa narrazione, per il cosiddetto “effetto nocebo”, saremo malati per tutta la vita. Per fortuna ci sono persone che ragionano con la propria testa e soprattutto non si accontentano delle pseudospiegazioni della medicina allopatica, che in questo caso (come nella totalità dei casi?) non ne conosce l’eziopatogenesi.
Prima di vedere cos’ha fatto Jennifer per invertire la diagnosi è importante conoscere il senso biologico della tiroide...

Senso biologico della tiroide
Me ne sono già occupato in precedenti articoli di cui vi rimando alla lettura per completezza, ma in sintesi la tiroide è “l’Organo del Tempo”!
La sua derivazione embriologica: tessuto endodermico che la collega ai bisogni primari e primordiali, possiamo per semplicità dire che gestisce il “boccone vitale”, il boccone legato alla sopravvivenza.

La tiroide infatti nasce in risposta alla rapidità di azione nella vita!

Il poter afferrare velocemente un boccone (ovviamente non solo in senso alimentare) o il doverlo espellere altrettanto rapidamente perché “tossico”, sono funzioni di primaria importanza!

Gli ormoni tiroidei non a caso rivestono un ruolo centrale nell’accelerare la velocità di reazione dell’organismo ed entrano in gioco quando si è presi da un’urgenza, quando abbiamo necessità di essere molto veloci. Il lobo di destra viene attivato quando non si è abbastanza rapidi da riuscire ad afferrare un “boccone” e quindi accaparrarsi qualcosa, quello di sinistra quando non siamo abbastanza veloci nel liberarci da quel boccone. In pratica si fa tutto di corsa, mille cose diverse, come se fosse questione di vita o di morte!
Quello che non si fa è l’unica cosa realmente utile per la tiroide...

Per essere veloci nella vita la natura ha contemplato la tiroide!

Detto questo vediamo cosa realmente ha fatto Jennifer.
Ha iniziato togliendo gli alimenti che infiammano pesantemente la ghiandola, come per esempio il glutine e le solanacee (pomodori, patate, melanzane…). Se alla base c'è un'infiammazione è ovvio che ridurla medianta la nutrizione aiuta il terreno!
Poi si è presa del tempo per se stessa!
Sì, avete letto bene: del tempo per sé!
Fermarsi per godere e gioire della Vita, tornare a provare piacere per le cose che si fanno in maniera però prioritaria, cioè mettendosi al centro di tutto, dimenticandosi la fretta.

Potranno sembrare delle sciocchezze per gli sprovveduti che non hanno problemi, ma per una donna tiroidea, una che viaggia (o ha viaggiato) a velocità supersonica, il cui cervello vive nella fretta, è difficilissimo! Sono maestre nel fare mille cose, ma per gli altri. Nel momento in cui ci si ferma realmente, il cervello dopo un po’ si renderà conto che questo stop, il prendersi del tempo NON è mortale e si costruiranno nuove reti neurali…
Alla fine il meccanismo biologico (tiroidite per esempio) non avrà più senso di continuare.
Dobbiamo comprendere che il cervello, l’organo più complesso dell’universo, non fa nulla di sbagliato. Se attiva un organo (o una ghiandola come tiroide, prostata, ecc.) non lo fa certo per cattiveria o per sfortuna: lo fa perché NOI non abbiamo fatto l’azione che avremmo dovuto fare! Per questo lavoro “sporco” che fa al nostro posto, c’è ovviamente uno scotto da pagare…

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Marcello Pamio

La tiroide è una piccola ghiandola del peso di circa 20 grammi che appartiene al sistema endocrino: produce, immagazzina e soprattutto rilascia alcuni ormoni tiroidei nel sangue.
Oggi appartiene all'apparato endocrino ma non è sempre stato così, perché in una precedente fase evolutiva la tiroide e le paratiroidi erano ghiandole esocrine che rilasciavano i loro secreti nel lume intestinale.
L'origine del nome indica anche la sua funzione: Tyro=scudo ed Eido=immagine, e difatti la sua forma ricorda quella di uno scudo.
Si trova nel collo, contigua posteriormente alla trachea, ed è formata da due lobi ghiandolari, uno a destra e uno a sinistra.
La parte funzionale della tiroide è il follicolo costituito da un strato di cellule epiteliali, i tireociti, che sintetizzano gli ormoni iodati.
La tiroide è controllata dall’asse centrale: ipotalamo-ipofisi-tiroide. L'ipofisi anteriore produce l'ormone TSH, che stimola appunto la tiroide. La delicatissima interazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-tiroide mantiene stabile la quantità degli ormoni tiroidei che circolano nel sangue.
Gli ormoni tiroidei sono importantissimi ed infatti interagiscono in pratica con tutto l'organismo:

  • aumentano il consumo di ossigeno e la produzione di calore
  • aumentano il metabolismo del colesterolo
  • aumentano l'assorbimento dei carboidrati
  • diminuiscono il glicogeno epatico,
  • aumentano l'attività del sistema simpatic
  • stimolano il sistema nervoso centrale
  • stimolano la normale crescita e sviluppo corporeo.

La sua principale funzione è però quella di produrre gli ormoni T3 e T4, essenziali per la regolazione del metabolismo.
Quando si parla di tiroide non si può non parlare dello iodio, l'alogeno che rappresenta il materiale primario di questi ormoni, poiché forma il 65% del peso della T4, anche se detto tra noi, per il senso biologico di questa ghiandola lo iodio ha una rilevanza molto marginale...

Derivazione embriologica
La tiroide è costituita da tre foglietti embrionali diversi: la ghiandola è di derivazione endodermica, i dotti tiroidei derivano dall'ectoderma, mentre i vasi ed il connettivo dal mesoderma.
Per questo lavoro ci occuperemo solo della ghiandola (endodermica), che, come abbiamo visto nei precedenti approfondimenti (stomaco, intestino, fegato, prostata), deriva dal tessuto o foglietto embrionale primordiale che gestisce il "boccone vitale", il boccone legato alla sopravvivenza.
La tiroide infatti nasce in risposta alla rapidità di azione nella vita! Il poter afferrare velocemente un boccone (non solo alimentare ovviamente), o il dover espellerlo altrettanto rapidamente perché per esempio è “tossico”, sono funzioni assolutamente vitali.
Si potrebbe obiettare che la ghiandola non è vitale perché se una volta tolta si può vivere lo stesso, e questa osservazione è corretta, ma si vive solo prendendo degli ormoni per bocca, altrimenti sopraggiunge la morte. E' vitale perché in Natura non è contemplato l'Eutirox!
Gli ormoni tiroidei hanno un ruolo importantissimo nell'accelerare la velocità di reazione dell'organismo ed entrano in gioco quando siamo presi da un’urgenza, quando abbiamo necessità di essere molto più veloci. Per essere più precisi, il lobo di destra entra in gioco e viene attivato quando non si è abbastanza veloci da riuscire ad afferrare il boccone e quindi accaparrarsi qualcosa.
Il lobo di sinistra invece si attiva quando non siamo abbastanza veloci nel liberarci da un boccone.
La tiroide è funzionale non solo per afferrare velocemente la preda, ma anche per sfuggire dal predatore. Risponde al classico dilemma biologico "mangiare o essere mangiati".

Per essere veloci nella vita
la natura ha contemplato la tiroide!

Ipertiroidismo
E' la condizione in cui ci sono troppi ormoni in circolo sanguigno, il che indica una iperattività della ghiandola.
Questa cascata ormonale risponde ad una necessità biologica dell'individuo che si trova nella condizione di dover far presto a conseguire ciò che gli è necessario o di rigettare rapidamente ciò che il suo cervello ritiene dannoso o pericoloso.
Come detto prima, siamo nel tessuto del “boccone vitale”, e il sentito è quello di dover far presto a prenderlo o rigettarlo.

La tiroide
dà il tempo e il ritmo

Una volta l'uomo doveva far presto a raccogliere il cibo o sfuggire da pericoli e animali predatori, oggi il cervello dell'uomo attiva la ghiandola tiroidea quando si deve essere veloci in una competizione con altri individui - a lavoro per esempio, oppure in famiglia.
La sintomatologia dell'ipertiroidismo è dovuta all'eccesso di ormoni tiroidei: perdita di peso, nervosismo e irritabilità, intolleranza ai climi caldi, eccessiva sudorazione, tremori, debolezza muscolare, tachicardia, palpitazioni, ipereccitabilità emozionale, apprensione, insonnia, perdita di grasso e di massa muscolare, aumento di volume della tiroide, perdita di capelli, amenorrea, tremori delle dita, cute assottigliata, esoftalmo (occhi sporgenti).

Si fa tutto di corsa
come se fosse questione
di vita o di morte!

Sono i sintomi che indicano chiaramente una fase di conflitto attivo, per esempio l'esoftalmo (occhi sporgenti) è illuminante perché rappresenta il classico segnale di paura, per cui la persona spalanca e sporge gli occhi per scovare e vedere meglio e prima il pericolo...
In simili condizioni il cervello attiva la ghiandola, fa aumentare la sua funzione (e quindi anche la massa) perché reputa necessari molti ormoni in circolo per fare presto a risolvere il problema.
Agli esami diagnostici, come per esempio la scintigrafia, la tiroide presenta un nodulo unico detto "caldo".

Biodecodifica
Per aiutare una ghiandola tiroidea iperattiva è necessario fermarsi, PRENDERSI IL TEMPO!
Fermarsi per godere e gioire della Vita, tornare a provare piacere per le cose che si fanno, dimenticandosi la fretta. Se non proviamo piacere perché la nostra vita è costellata solo da impegni e doveri (lavorativi, famigliari, sociali, ecc.), allora diventa di vitale importanza ritagliarsi del tempo per noi stessi: staccare la spina e allontanarsi da tutti quanti, smartphone incluso.
Sarà molto difficile per una donna tiroidea, che viaggia a velocità supersoniche e il cui cervello vive costantemente nella velocità e fretta, ma non ci sono molte altre strade.
Se ci si ferma, alla fine il cervello si renderà conto che NON è così mortale, e alla fine il meccanismo biologico non avrà più senso di continuare. Si formeranno così nel cervello nuove reti neurali...

Ipotiroidismo
Al contrario di quanto appena detto, l'ipotiroidismo è la condizione in cui avviene una ridotta produzione di ormoni tiroidei, oppure la loro mancata utilizzazione.
L'ormone T4 viene prodotto all'interno della tiroide per poi essere convertito nella forma attiva T3 nei tessuti periferici. In alcune condizioni stressogene, la tiroide può produrre una sufficiente quantità di T4 da ottenere un valore plasmatico normale, ma la sua conversione in T3 può essere inibita causando un'insufficienza relativa di T3 attivo. In questo caso i pazienti possono manifestare i sintomi di ipotiroidismo.

Il senso biologico
Abbiamo detto che gli ormoni tiroidei servono ad accelerare il metabolismo e la reazione dell'uomo nei confronti a uno o più eventi, per cui la mancata secrezione di questi ormoni ha a che fare con un risentito ben preciso: la persona vorrebbe rallentare, cioè slegarsi dallo scorrere del tempo che appare troppo veloce. Vorrebbe quindi distaccarsi da ciò che la sta coinvolgendo.
L'ipotiroidismo è la soluzione di un lungo periodo di ipertiroidismo, di iperattività della ghiandola. Molto spesso questa condizione non viene diagnosticata perché in una società come la nostra le persone attive e intraprendenti, quelle che dormono poche ore per notte e lavorano 12 ore al giorno, vengono addirittura premiate; ma quando il processo s'inverte e si passa all'ipotiroidismo, arriva la diagnosi perché i disturbi sono importanti e possono destare preoccupazioni: scarsa energia, affaticamento e stanchezza (specialmente al mattino), disturbi del sonno, difficoltà a perdere peso, intolleranza al calore e/o al freddo specie alle mani ed ai piedi, depressione e sbalzi di umore, fobie, lentezza mentale, assenza di memoria, cefalee od emicranie, gonfiore della faccia e ritenzione idrica, acne, pelle secca, unghie fragili, aerofagia e flatulenza, stipsi o diarrea, difficoltà di deglutizione, indigestioni, alterazioni mestruali, problemi di fertilità, ridotta libido, rigidità articolare e crampi muscolari, frequenti infezioni respiratorie, allergie, asma, palpitazioni e/o problemi cardiaci, disturbi visivi.
Quando una persona si sente costantemente stanca, alla fine va a fare gli esami del sangue e spesso torna a casa con la diagnosi di ipotiroidismo. Ma per fortuna le lobbies hanno inventato il farmaco d'elezione...
Va detto che i farmaci come l'Eutirox vanno contro la biologia perché mantengono la persona in perenne conflitto attivo, in pratica mantengono la donna in conflitto attivo per sempre, o almeno fintantoché la prende.

Tiroiditi
Ne esistono di acute, subacute, croniche e autoimmuni (Tiroidite di Hashimoto).
Quella di Hashimoto è la forma più frequente e colpisce di preferenza il sesso femminile con un rapporto di 5 a 1 rispetto a quello maschile.
Per la biologia la tiroidite non è causata da un sistema immunitario che di punto in bianco un giorno, si sveglia iniziando ad attaccare la ghiandola tiroidea, ma rappresenta la fase di riparazione di una attivazione ghiandolare tiroidea recidivata diverse volte.

Conclusione
Abbiamo visto che la tiroide è l'organo del tempo, che dà il tempo, la velocità e anche il ritmo, alla Vita!
Questo è il motivo per cui se si vuole intervenire biologicamente sulla ghiandola per riequilibrarne il funzionamento è necessario fermarsi per ritrovare nel proprio spazio vitale il proprio tempo, iniziando a provare piacere.
Fermarsi deve diventare la parola chiave, e il termine “fermarsi” va preso alla lettera e significa proprio questo: non fare assolutamente nulla!
Non vale fermarsi dal lavoro, per esempio, dedicandosi ad altro. Il senso è fermarsi per far comprendere al cervello che la pausa non è mortale.
Per cui potrebbe essere interessante iniziare prendendosi due o tre giorni, un fine settimana, staccando con il mondo intero, parenti inclusi. Si può andare in un centro benessere, una spa, oppure una baita in montagna, ecc. Il luogo è secondario rispetto all'intento di non fare nulla, a meno che il posto non sia stressogeno per altri motivi (troppa gente, fastidi vari, ecc.).
Così facendo si possono formare nell'encefalo nuove reti neurali che andranno a modificare quelle precedenti e l'imprinting che abbiamo ricevuto da piccini, perché va detto a questo punto che il problema del tempo (quindi della tiroide) nasce come rete neurale nei primi 6 mesi di vita, quando non ci viene dato dalla mamma “il diritto ad esistere” e il “diritto di avere tempo per sé”.
Nasciamo cerebralmente immaturi e rimaniamo in questa condizione per diversi anni, e questo è il motivo per cui quello che ci accade nei primissimi mesi ci condiziona per tutta la vita.
Le reti sinaptiche si formano fuori dall'utero materno e la “programmazione” avviene nei primi 3 anni di vita quando il cervello comincia a confrontarsi con la realtà esterna.
Se per esempio la mamma non si prende il tempo da dedicare esclusivamente al proprio cucciolo, se non se lo tiene strettamente a contatto con la pelle (come avviene normalmente invece nelle popolazioni di colore dove il bimbo è sempre a contatto con la mamma grazie ad una fascia), si possono creare dei conflitti “programmanti” che andranno ad interessare organi specifici come la tiroide e le surreni. Questi bambini crescendo saranno sempre stanchi (surreni) oppure ipercinetici (tiroide).


Marcello Pamio

Dopo aver trattato il senso biologico dello stomaco, è importante conoscere il rimanente apparato gastroenterico, cioè quel “tubo” che va dalla bocca all'ano.
Stiamo parlando di un apparato molto complesso, caratterizzato da ben 5 funzioni specifiche che la Natura ha perfezionato nell'arco di milioni di anni: sensoriale, peristaltica, secretiva, assorbente ed escretiva (eliminativa).
Ogni organo che appartiene al gastroenterico può avere più funzioni diverse, ma solitamente ne ha una principale, che lo caratterizza.

Per esempio: la bocca serve per comprendere se quello che mettiamo dentro dall'esterno sia vitale o no, per cui la sua funzione specifica è la sensoria; nell'esofago invece (come in tutto il tratto intestinale) vi è la peristaltica che serve a far scivolare il boccone in avanti; nello stomaco la funzione più rilevante è quella secretiva, basilare per digerire il cibo; nell'intestino tenue e nel colon, dove avviene l'assorbimento rispettivamente dei nutrienti e dell'acqua, a far da padrona c'è la funzione assorbente; per giungere infine nell'intestino retto, il cui processo basilare è l'eliminazione, quindi si ha l'escretiva.

Conoscere queste funzioni diventa centrale per cogliere il senso biologico dell'organo o dell'apparato.
Diciamo fin da subito che il conflitto dell'apparato digestivo ha sempre a che vedere con il “BOCCONE INDIGERIBILE” (come abbiamo visto per lo stomaco), ma in questo caso assume la connotazione di una “PORCHERIA INDIGESTA”.

"PORCHERIA INDIGESTA"

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DUODENO
Dopo che il boccone esce dallo stomaco, prosegue e finisce nel primo tratto intestinale chiamato duodeno: un tubo lungo 25 centimetri (circa 12 pollici) a forma di C, che si trova tra il piloro (sfintere fatto di muscoli) e il digiuno.
Nel duodeno confluiscono i secreti dello stomaco (molto acidi) e, più o meno a metà della sua lunghezza, nella cosiddetta “Papilla del Vater”, giungono le secrezioni del fegato e del pancreas tramite i dotti biliari e pancreatici. Questi succhi ed enzimi permettono la digestione.
Il ruolo del duodeno è quello quindi di “tamponare” gli acidi.

DUODENO > TAMPONARE GLI ACIDI

Il termine “duodeno” significa “tra due uomini, tra due situazioni” e in effetti si trova tra due colossi: lo stomaco collegato direttamente e il fegato tramite le vie biliari
Anche in questo caso il conflitto è sempre legato al boccone che non si riesce a digerire, però in una contrarietà più spiccatamente famigliare!

"NON RIESCO A DIGERIRE IL BOCCONE
IN UNA CONTRARIETA' FAMIGLIARE"

Patologie del duodeno: dall'ulcera al cancro
L'ulcera duodeale è sempre più diffusa, e per comprenderne il senso è necessario sapere che la mucosa è divisa in due aree: la prima porzione è di origine ectodermica (rabbia/rancore in una relazione), mentre le altre due porzioni sono endodermiche (boccone vitale).
Sono due tessuti diversi (endoderma ed ectoderma) con DUE vissuti completamente diversi.
L'ectoderma vive un conflitto di “rabbia/rancore nel territorio” (famigliari, lavoro, ecc.) e si può avere l'ulcerazione della mucosa (nella prima parte) con dolore lancinante.
Una volta risolto si avrà la ricostruzione dei tessuti con sanguinamento.
L'endoderma invece vive il conflitto del “boccone indigesto” (seri contrasti in famiglia, al lavoro, con amici) per cui si ha l'aumento della funzione digestiva e assorbente.

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DIGIUNO
Subito dopo il duodeno c'è un pezzetto di intestino lungo circa 20 centimetri.
Questo piccolo tratto “elabora” il cibo che passa, esattamente come fa il lettore del codice a barre dei supermercati quando passa un prodotto.
Il bolo alimentare, dopo essere entrato dalla bocca e dopo aver superato stomaco e duodeno, risulta sempre più frammentato, esattamente come l'informazione che veicola.
La caratteristica principale del digiuno è proprio questa: “ANALIZZARE” ciò che passa.

DIGIUNO → ANALIZZA QUELLO CHE PASSA

Allergie alimentari
Essendo il tratto intestinale deputato all'analisi, è proprio nel digiuno che si creano i più potenti ancoraggi tra alimenti e allergie!
Il motivo è abbastanza semplice e logico. Cosa fa il cervello in ogni istante? Analizza e registra milioni di stimoli che arrivano costantemente dall'esterno e dall'interno.
Quando passa nel digiuno per esempio una proteina (glutine, caseina) il Sistema sta anche registrando tutti i vissuti...

DIGIUNO ASSOCIA ALIMENTO A STIMOLO ESTERNO

Il risultato si chiama “ancoraggio”. In pratica avviene un collegamento, un'associazione tra un alimento e uno o più vissuti, e questo può scatenare un'intolleranza o anche un'allergia grave.
L'esempio del neonato è illuminante.
Se il cucciolo d'uomo mentre sta mangiando caseina o glutine vive una “porcheria indigesta” perché la mamma si è allontata da lui o perché gli ha tolto la tetta o perché non viene tenuto in braccio come lui vorrebbe, ecc. il digiuno può fare l'associazione: caseina/glutine = sofferenza (porcheria).
Quindi per quel cervello (bambino o adulto che sia) ogni volta che nel digiuno passa caseina o glutine, si riattiva la sofferenza perchè “la mamma è assente”...
Perché gli esempi si riferiscono sempre e solo alle proteine? Perché normalmente sono le proteine a passare per prime nel digiuno, e questo spiega il motivo per cui le allergie non interessano mai o quasi mai grassi o carboidrati, ma sempre la parte proteica!
Quindi la prima cosa che passa viene associata al vissuto.

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INTESTINO TENUE
Nell'intestino tenue, di cui fanno parte sia il digiuno che l'ileo, il conflitto è:

"NON RIESCO AD ASSORBIRE
QUELLO CHE MI STA ACCADENDO"

Il bambino di pochi mesi non può capire perché la mamma se ne va via (per lavoro) lasciandolo solo o in balia di un'estranea (nonna o babysitter), come pure non può capacitarsi del perché viene tenuto a distanza dal petto dandogli da bere un liquido animale mediante una tettarella finta di lattice, invece del caldo capezzolo. Quello che però il suo cervello vive e registra è una sofferenza: una porcheria indigesta, che crea un ancoraggio con quello che sta passando in quel preciso momento nel digiuno...
Il cervello dei neonati è praticamente governato dal Tronco Encefalico, quindi vive di bisogni primari, per cui fa la PORCHERIA INDIGESTA.

Una “porcheria” che non riusciamo a far passare (a perdonare).
Allargando il discorso, possiamo dire che tutto il tratto intestinale parla di profonda INGIUSTIZIA!
Quando si vive una porcheria indigesta il cervello fa aumentare un po' la sottomucosa con lo scopo di assorbire meglio la “porcheria” e, quando viene risolto il conflitto, la parte in più viene distrutta e durante la digestione può formare gas intestinale (flatulenze, ecc.).

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INTESTINO CRASSO
Se il sentito dell'intestino tenue è una PORCHERIA INDIGESTA, nell'ultimo tratto del colon questa è ancora più pesante, più “sporca”, una vera e propria “porcata”.

PORCATA INACCETTABILE/INDIGERIBILE

Nell'intestino tenue vi sono i malassorbimenti, cioè gli assorbimenti sbagliati di tutto quello che è vitale e che facciamo nostro, nel colon invece riassorbiamo l'acqua (9 litri di acqua) ed eliminiamo gli scarti.

Cancro, stipsi, morbo di Crohn

Stipsi: la persona stitica vive tutto come una porcheria indigesta, tutto come “porcata”, ed è incapace di lasciare andare e soprattutto di perdonare..
Il colon (vedi immagine sopra) è diviso in tre parti: ascendente, trasverso e discendente, ognuna di queste gestisce il riassorbimento di circa 3 litri di acqua. Se per un conflitto si attiva una delle tre parti, supponiamo il tratto trasverso, la sua funzione aumenta di molto, per cui aumenterà anche la velocità di transito, ma l'organismo per compensazione farà diminuire la funzione delle altre due (tratti ascendende e discendente), con il risultato che l'intestino nel suo complesso rallenterà la funzione e si avrà la stipsi.
La stitichezza è un problema diffusissimo tra la popolazione, e questo dato indica una cosa sola: sempre più persone vivono conflitti nella propria vita, attivando una o più parti del colon...

Morbo di Crohn: durante il conflitto di porcheria indigesta alcune parti del colon si gonfiano e la funzione di quel tratto, come è stato detto, aumenta, ma le altre due diminuiscono.
Quando si va in risoluzione, il Sistema va a digerire la parte in più che è stata creata per migliorare l'assorbimento del colon, mediante caseificazione. Coloro che soffrono di Crohn continuano a recidivare il problema. Le recidive conflittuali si realizzano quando il conflitto attivo e la soluzione si alternano ogni giorno, in un'escalation pericolosa.
Per esempio se una persona vive una porcheria a lavoro, quando alla sera torna a casa lo risolve, ma la mattina seguente ritorna a lavoro e si riattiva. Poi alla sera..
Questo circolo vizioso, se non viene interrotto, danneggia la mucosa provocando scariche diarroiche con pus e sangue.

Cancro: se la “porcata” che il cervello ha vissuto è molto grossa, oltre all'aumento della funzione di assorbimento vista prima, il cervello potrebbe far crescere la sottomucosa con l'intento biologico di aumentare la funzione escretiva, cioè deve eliminare la porcata. Questo prende il nome di adenocarcinoma.

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INTESTINO RETTO
Abbiamo detto che il colon riassorbe l'acqua ed espelle le feci, cioè le deve buttare fuori (endoderma) e non a caso la funzione è sia assorbente che escretiva, ma più ci si avvicina all'ano, più il sentito dell'ectoderma (ultimi 12 centimetri) è particolarmente preciso: l'ho preso nel didietro!

Mucosa ectodermica
In fase di conflitto di una porcheria che non si riesce ad evacuare si ha l'ulcerazione della mucosa con lo scopo di allargare il condotto per farlo passare. A conflitto risolto avviene la ricostruzione del tessuto ulcerato con la comparsa di scariche nelle feci di muco e sangue.
Il retto nell'uomo e anche negli animali ha a che fare con l'identità, e quindi con il riconoscimento della posizione e ruolo nel clan (famiglia, lavoro, amicizie, ecc.).
Forse ora è più chiaro il gesto di annusarsi il culo tra i cani: questi animali sanno per istinto che nella zona del retto c'è l'identità, una specie di impronta genetica unica.
E questo è proprio il motivo per cui un conflitto nell'intestino retto riguarda sempre la perdita di identità, “non so qual è il mio ruolo o il mio posto”. Le emorroidi sono il classico esempio.

Mucosa endodermica
Il conflitto dell'ultima parte del retto non è più una “porcheria subita”, ma “l'ho preso nel culo”.
Si tratta di un conflitto vile e ripugnante: una gravissima ingiustizia!

"L'HO PRESO NEL DIDIETRO"

Sarebbe di interesse generale poter chiedere a tutte le persone con un cancro del retto o dell'ano se 6-8 mesi prima della diagnosi, avessero o meno vissuto una pesante fregatura (con tutte le sfumature del caso: economica, relazionare, professionale, lavorativa, famigliare, ecc.)...

Ringrazio per la collaborazione, le informazioni scientifiche sulle connessioni mente-corpo il dottor Matteo Penzo e la “Scuola del Sintomo” (www.daleth.it)


Marcello Pamio

Il fegato è la ghiandola più grande del corpo umano. Stiamo parlando di un organo del peso di oltre 1,5 kg le cui numerose funzioni sono vitali.
Il sangue che esce dallo stomaco e dall'intestino non passa direttamente nel torrente venoso per giungere al cuore, ma viene convogliato al fegato attraverso una fittissima rete di capillari, sfocianti poi nella vena porta (1). Altro sangue che riceve il fegato giunge dall'arteria epatica.
Il sangue di entrambe queste sorgenti (intestini e arteria epatica) nel fegato viene ripulito e filtrato dalle varie sostanze pericolose; i nutrienti messi da parte e usati nel processo metabolico, per poi finire nelle vene sovraepatiche e gettato nella grossa vena cava che lo porterà al cuore, e da qui in tutto l'organismo.
Il fegato è una fabbrica metabolica a dir poco strabiliante, continuamente all'opera e il calore prodotto al suo interno contribuisce anche al riscaldamento del corpo.

Ecco alcune delle funzioni del fegato:

  • trasforma gli alimenti trasportati dal sangue;
  • produce e secerne la bile;
  • elabora proteine importanti (fibrinogeno, albumine, globulina);
  • raccoglie ferro e rame, utili per la produzione delle cellule rosse del sangue;
  • detossifica le sostanze nocive assorbite dal sangue;
  • trasforma e immagazzina i carboidrati sottoforma di glicogeno;
  • gioca un ruolo essenziale nell'immagazzinamento e metabolismo dei grassi.

I DUE TESSUTI DEL FEGATO
Le cose dette fino a questo punto sono conoscenze risapute perfino dalla fisiologia canonica, quello che invece non viene preso in considerazione è che il fegato attraverso reti neurali specifiche è in relazione con DUE parti del cervello: il Tronco Encefalico (emiparte destra) e la Corteccia Grigia.
Tanto per capirci: le “funzioni” vere e proprie del fegato, quindi il suo “senso biologico”, risiedono in queste due aree cerebrali!
Quindi ci sono due aree cerebrali diverse per due tessuti (endoderma ed ectoderma), con due risentiti (conflitti) che possono manifestarsi in due tumori differenti...

FEGATO ENDODERMICO
La prima area, il Tronco encefalico governa la parte di fegato (epatociti) che deriva dal tessuto più arcaico, l’endoderma. Le sue funzioni sono: ACCUMULARE glucosio (zucchero) sotto forma di glicogeno e DEPURARE il sangue che arriva dall’intestino dalle “schifezze” e dalle tossine scaricandole con la bile.
Ora le vediamo entrambe seppur molto superficialmente:

1) ACCUMULATORE
Un “epatopatico comportamentale” si presenta come un ACCUMULATORE, una persona che non butta via nulla, che vive sempre nella sensazione che gli manchi qualcosa di vitale (soldi, beni materiali, ecc.).
In questo tessuto il tumore (adenocarcinoma) è a forma di una o più palline rotondeggianti e piene di glicogeno e bile (casualmente le funzioni governate dal tronco).
Il conflitto è:

"MANCANZA DEL BOCCONE VITALE"

Mentre una volta l'uomo faceva il conflitto di mancanza del boccone vitale quando realmente non aveva da mangiare, oggi purtroppo il termine “vitale” è diventato soggettivo e dipende dalle credenze e dai condizionamenti (famiglia, religioni, società) che abbiamo vissuto.
Il “vitale” è ogni qualvolta nella vita, cioè nel cervello, formiamo una rete neurale specifica collegata con un bisogno. I veri bisogni dell'essere umano sono: ARIA-ACQUA-CIBO-SONNO-SESSO (questo ultimo da intedersi non solo come fisicità, ma anche come relazioni). Tutto il resto NON E' VITALE.

Oggi purtroppo l'uomo moderno considera “boccone vitale” non solo il cibo, ma anche tutto quello che viene vissuto come tale! Qui arrivano i problemi, perché se siamo cresciuti in una famiglia dove i soldi erano visti come basilari, dove il percepito del denaro era vitale, se da adulti vivremo un qualsiasi conflitto di mancanza, o una perdita economica (fallimento), il Tronco si attiverà arrivando a generare un adenocarcinoma al fegato. Stessa identica cosa se la mancanza interessa l'auto, il rapporto di coppia, la famiglia, ecc.
Un esempio per tutti potrà chiarire il meccanismo. Se perdiamo improvvisamente il lavoro perché ci licenziano o perché fallisce la fabbrica (cose che accadono in Italia molto spesso), il cervello per superare il conflitto aumenta la funzione epatica creando accumuli di grasso (fegato steatosico) e glicogeno (zucchero). Statisticamente sarebbe molto interessante osservare i dati epidemiologici del cancro (o altre patologie) al fegato nelle persone lasciate a casa dal lavoro, rispetto alla media nazionale.

In soluzione, il tumore viene caseificato grazie all'intervento di funghi e micobatteri, oppure finisce incistato con formazione di cisti.
Una cosa importante da tenere in seria considerazione in questa fase risolutiva, è che si può formare ascite, un liquido sieroso che gonfia l'addome. Questo siero è ricchissimo di proteine per cui ogni volta che viene incoscientemente aspirato dal medico che ignora queste Leggi, il cervello lo riforma continuamente. Più liquido aspirato e maggiori saranno le proteine scippate da muscoli e organi andando di fatto a debilitare e dimagrire l'organismo in generale.
Ovviamente è tutta colpa del cancro se la persona viene consumata fino alla morte...

2) DEPURATORE
La seconda importante funzione del fegato è la disintossicazione e depurazione costante del sangue.
Ogni 4 minuti circa il sangue fa un giro completo del corpo, passando attraverso il fegato.
Tale ghiandola deve “supportare” e “sopportare” tutte le schifezze che gli arrivano costantemente dal sangue che esce dagli intestini.
Per cui se viviamo situazioni in cui ci sentiamo INCAPACI DI SOPPORTARE gli eventi, il fegato si attiva...

"INCAPACITA' DI SOPPORTARE
QUELLO CHE SI STA VIVENDO"

FEGATO ECTODERMICO
Il secondo tessuto ectodermico è collegato alla Corteccia Grigia che governa le Vie Biliari, le quali risentono e si aprono quando si è “incazzati”, rabbiosi, pieni d’ira e sempre nella sensazione di essere incastrati in una situazione spiacevole. Può essere una costrizione lavorativa, relazionale, un'identità non riconosciuta, ecc.
In questo tessuto il tumore (carcinoma) mostra molte lesione più fusiformi (dotti) con cellule prive di glicogeno e bile.

CIRROSI ED EPATITE
Anche le classiche manifestazioni patologiche del fegato dipendono dal tessuto interessato.
La cirrosi per esempio è legata all'endoderma (quindi “boccone vitale”) e deriva da continue recidive di un conflitto appunto di “mancanza”.
L'epatite, sempre più diffusa nella società moderna, è legata al tessuto ectodermico, e rappresenta la fase di risoluzione di un forte conflitto di Rabbia/Rancore delle Vie Biliari.

FEGATO: L'ORGANO DI DIO
Il termine “fegato” deriva dal latino “ficus”, cioè fico, l’unico frutto che secondo i vangeli viene dato da mangiare al Cristo. Quindi un frutto divino? Sembra proprio di sì perché con le foglie di fico Adamo ed Eva nascondevano la loro “dimensione” umana: prima erano esseri spirituali, ma con il fico si “accorgono” di essere terreni...
In ebraico Fegato si dice KaVoD, che significa “peso”, “onore”, “qualcosa di greve”, “rispetto”, etc. In gemiatria ebraica convertendo KaVoD in numeri si ottiene 26, lo stesso numero della parola Jahwè. Il fegato è l’organo che purifica il Sangue (44) dalle sue impurità e ci permette di vivere (44-26=18 questo numero è Vita in ebraico).
Quindi forse il fegato è l’organo che ci permette di elevarci a Dio? Di trovare la nostra parte più spirituale, se e solo se però ci liberiamo dalla zavorra materialistica, cioè dalla sensazione che ci “manchi qualcosa”?
Dall’altro il fegato ectodermico “parla” anche del bisogno di “cambiare noi stessi” e non gli altri.
La Rabbia ed il Rancore si generano infatti dall’ira che proviamo quando vogliamo che qualcuno o qualcosa cambi, all'esterno di noi. Quindi invece di cambiare noi stessi per primi, cerchiamo di far cambiare gli altri (cosa impossibile), e questa impotenza e frustrazione generano appunto rabbia e rancore...

CONCLUSIONE
Una patologia al fegato endodermico, qualsiasi essa sia (cirrosi, cancro, ecc.) sta portando alla luce una “mancanza vitale”!
Quindi la domanda da porsi è: “COSA CI MANCA?”, “DOVE CI SENTIAMO MANCARE?”
Un qualsiasi conflitto che interessa il fegato ci mostra che una parte di noi è saldamente ancorata ad una materialità, a certi tipi di bisogni (spesso non realmente vitali) che impediscono l'evoluzione, impediscono di diventare divini. Ecco perché il fegato viene detto l'organo di Dio...
E' utile sapere per una maggiore comprensione del senso biologico che molte persone hanno trovato giovamento da patologie epatiche recitando il Salmo 23:

IL SIGNORE E' IL MIO PASTORE:
NON MANCO DI NULLA!

Discorso religioso a parte, recitando queste due righe centinaia di volte al giorno, potrebbe accadere qualcosa di veramente miracoloso, che non ha nulla di mistico: il cervello infatti si potrebbe alla fine convincere che NON manca nulla di vitale...
Uscendo dall'aspetto biblico una persona potrebbe sostituire la frase da ripetere ogni giorno con la più neutra:

LA MIA VITA E' PIENA.
HO TUTTO QUELLO CHE MI SERVE
NON MI MANCA NULLA!

Ringrazio per la collaborazione, le informazioni scientifiche sulle connessioni mente-corpo il dottor Matteo Penzo e la “Scuola del Sintomo” (www.daleth.it)


Marcello Pamio

Il mercato italiano dei prodotti venduti in farmacia chiudeva il 2018 con un fatturato totale di 24,4 miliardi di euro, registrando soprattutto una crescita del consumo di farmaci oncologici.
Esattamente come negli anni precedenti, i prodotti per il sistema cardiovascolare si sono confermati quelli con la maggior spesa.
Tra le 10 categorie di farmaci più prescritti nel 2018 si collocano al primo posto gli inibitori della pompa acida (farmaci per gastrite, ulcera, reflusso gastrico, ecc.).
Ecco i dieci gruppi terapeutici più prescritti l'anno scorso.


La spesa globale dei farmaci continua a crescere anno dopo anno.
Attualmente è circa 1200 miliardi di dollari (nel 2018), e le previsioni dicono che si arriverà a 1500 miliardi entro il 2023. Cifre annuali!

I 10 gruppi terapeutici a maggior spesa nel 2018
1) sistema cardiovascolare
2) apparato gastrointestinale e metabolico
3) sistema nervoso
4) sistema respiratorio
5) antimicrobici generali per uso sistemico
6) sangue ed organi emopoietici
7) sistema muscolo-scheletrico
8) sistema genito-urinario ed ormoni sessuali
9) farmaci antineoplastici ed immunomodulatori
10) ormonali sistemici,escl.ormoni sessuali e insuline

Ora vediamo le dieci categorie più usate

Le 10 categorie terapeutiche più prescritte nel 2018
1) inibitori di pompa protonica (acidità gastrica)
2) inibitori della hmg coa reduttasi (colesterolo alto)
3) ace inibitori non associati (ipertensione)
4) betabloccanti, selettivi, non associati (ipertensione)
5) antiaggreganti piastrinici, esclusa l'eparina (anti-trombotici)
6) vitamina d ed analoghi (ossa)
7) derivati diidropiridinici (ipertensione)
8) antagonisti dell'angiotensina II (ipertensione)
9) biguanidi (diabete)
10) antagonisti dell'angiotensina II e diuretici (ipertensione)

In Italia - e la situazione non è molto diversa negli altri paesi occidentali - tra le categorie più prescritte vi sono i farmaci per i disturbi dello stomaco (gastrite, reflusso, iperacidità, ecc.).
Nel solo mese di settembre 2019, secondo i dati Federfarma, tra i primi sei farmaci venduti, ben tre sono inibitori di pompa protonica:

  • PANTOPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 3.089.743
    Valore commerciale: € 20.573.113,80
  • LANSOPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 1.684.140
    Valore commerciale: € 11.869.362,82
  • OMEPRAZOLO
    Numero fustelli venduti: 1.735.553
    Valore commerciale: € 11.073.788,36

Come mai gli italiani ingollano sempre più farmaci per problematiche gastriche?
La dieta mediterranea non è il migliore regime alimentare mondiale? O forse c'è dell'altro?
Per cercare di dare una risposta, è necessario conoscere come funziona lo stomaco, comprenderne il “senso biologico”...

LO STOMACO QUESTO SCONOSCIUTO
Lo stomaco è un organo situato tra l'esofago e il duodeno e fa parte del tratto gastro intestinale.
La sua superficie è costituita da una mucosa (e sottomucosa) che secerne succo gastrico per la digestione.
L'entrata si chiama cardias e non è una vera e propria valvola, ma uno sfintere fatto da muscoli, esattamente come l'uscita, chiamata piloro.
Subito dopo il piloro c'è il duodeno.
Qual è la funzione funzione principale dello stomaco? Accogliere il cibo che proviene dall'esofago.
Il cibo è anche l'informazione esterna, l'evento o la relazione, che da fuori viene portato dentro per essere assorbito e poi assimilato.
Infatti grazie all'azione dei succhi molto acidi, il cibo (o l'informazione) subisce la prima importante digestione. Le varie secrezioni gastriche contengono muco, enzimi proteici (pepsina) e acido cloridrico.
Inoltre il succo gastrico contiene il famoso “fattore intrinseco” che permette il riassorbimento della vitamina B12.

I DUE TESSUTI DELLO STOMACO
E' importante distinguere due zone specifiche dello stomaco: la piccola curva e la grande curva.
La piccola curvatura origina da un tessuto “ectodermico”, mentre tutto il restante deriva dal tessuto endodermico, anche se vi sono frange ectodermiche. Questa differenza diventa fondamentale per comprendere da una parte la funzionalità dell'organo, dall'altra le sue “problematiche” o manifestazioni patologiche.

PICCOLA CURVA (assorbente)
Questa zona risponde a conflitti di “CONTRARIETA' INDIGESTA”, ed ha a che fare con il nostro mondo relazionale.
Il conflitto che riguarda questa zona ha a che fare con persone e/o situazioni lavorative con le quali dobbiamo convivere, nelle quali ci sentiamo incastrati.
Il maschio in questa zona fa rabbia/rancore per contrarietà nel territorio (familiare o lavorativo), mentre la donna mancina fa il conflitto per l'identità, il non sentirsi per esempio riconosciuta nel suo ruolo e posizione...
Il carcinoma si origina solo nel tessuto di derivazione ectodermica, per cui sarà sicuramente più facile trovarlo nella piccola curva, anche se potrebbe formarsi nelle zone dello stomaco dove vi sono frange ectodermiche.

GRANDE CURVA (secretiva)
La grande curvatura rappresenta tutto lo stomaco restante e risponde a conflitti di “BOCCONE VITALE INDIGESTO”.
Qui siamo in piena sopravvivenza, dove il boccone è assolutamente vitale!
Il conflitto è molto forte perché il “BOCCONE E' TROPPO GROSSO DA DIGERIRE”
Grosse contrarietà familiari e/o lavorative, qualcosa che proprio non digeriamo più!
Il risentito potrebbe essere: “HO INGOIATO IL BOCCONE, MA NON RIESCO A DIGERIRLO”, non va giù...
Nella grande curva si può formare l'adenocarcinoma.

IL SENSO BIOLOGICO DELLO STOMACO
Quando viviamo una situazione veramente difficile da “digerire”, il cervello attiva l'organo e nel caso dello stomaco, essendo costituito da due tessuti diversi, avremo due diverse attivazioni.
Se il conflitto riguarda un “boccone vitale indigeribile”, si attiva la grande curva con un aumento di funzione secretiva (succhi gastrici, enzimi, ecc), il cui senso biologico è migliorare la digestione del “boccone”. Arrivando alla formazione di un adenocarcinoma, che non a caso fa aumentare di molto la secrezione. Nella grande curva NON c'è dolore gastrico!
Se invece il conflitto ha sempre una connotazione di indigeribilità ma non riguarda un boccone vitale, perché ha più a che fare con le relazioni (famiglia per esempio), allora la mucosa prima si ulcera, per poi venire ricostruita e riparata se si risolve il conflitto.
I dolori gastrici (bruciori) avvengono solo nella piccola curva!

STOMACO & COMPRENSIONE
Lo stomaco quindi deve digerire il “cibo-evento-relazione“, deve far proprio, e da un certo punto di vista deve COMPRENDERE, cioè CUM-PRENDERE, prendere dentro.
Per cui tutte le persone che hanno problematiche allo stomaco, sono PERSONE IN-COMPRESE, o almeno questo è ciò che percepisce il loro cervello.

DIETRO LO STOMACO → PERCEPITO DI NON ESSERE COMPRESI

Il MITICO HELICOBACTER PYLORI
Lo stomaco è un organo programmato per sviluppare un'acidità anche molto intensa: il pH infatti varia molto e può raggiungere valori inferiori a 2.
Con una simile acidità nessun batterio sarebbe in grado di resistere!
Quindi come fa l'Helicobacter a sopravvivere? Possiamo credere alla favoletta secondo la quale il terribile microbo si protegge dall'ambiente ostile nascondendosi sotto la mucosa?
O forse sarebbe più corretto parlare di micobatterio? Ricordo che i funghi e i micobatteri sono gli esseri viventi più antichi della Terra e quindi possono resistere a pH così bassi.
La realtà è che in soluzione di un conflitto dello stomaco, l'organismo necessita di questi germi (micobatteri) per caseificare il tumore. Solo allora il cervello attiva l'Helicobacter Pylori...
Fare la guerra chimica a questo microrganismo estremamente funzionale per l'ecologia organica, è non solo un assurdo, ma è soprattutto anti-biologico!

CONCLUSIONE
Le vendite di farmaci sono oggettive e mettono in luce un quadro allarmante: uno dei problemi più diffusi tra la popolazione italiana riguarda la digestione e lo stomaco in particolar modo!
Svariati milioni di italiani non digeriscono qualcosa o qualcuno (o entrambi) nella propria vita, ma invece di cambiare, mettendosi in azione modificando l'alimentazione e/o cambiando lavoro, compagno o compagna, ingurgitano droghe per anni o decenni, con la vana speranza che il problema si risolva grazie alla chimica!
Questa si chiama follia.
In pratica navighiamo nell'oceano su una nave con un incendio a bordo, e invece di andare alla ricerca del focolaio iniziale per spegnerlo definitivamente, spacchiamo con un martello la sirena per non sentire più il rumore fastidioso, con i risultati che stiamo vedendo tutti...