Vai al contenuto


Fausto Carotenuto

E’ stato dato l’incarico di governo a Giuseppe Conte, il professore.
Ma chi è Conte?
La situazione è complessa ma, per capirla, forse basta capire chi è Conte.
I giornali non lo dicono. Si sa solo che, un giorno, il signor Bonafede (foto sotto, poi diventato ministro della giustizia) ha detto: io conosco un professore tanto carino, tanto bravo; perché non gli facciamo fare il presidente del Consiglio? E tutti han detto: ma sì, facciamoglielo fare.

Ma chi ci crede, a questa favola per bambini? Quanti professori bravi avete conosciuto? Li avete presentati e gli hanno fatto fare il presidente del Consiglio?

Non è così, chiaramente, anche perché poi questo Signor Nessuno ha dimostrato che a livello internazionale tutti gli davano retta. Tutti ne parlano bene, adesso vogliono fargli rifare il presidente del Consiglio. E intanto ha preso delle decisioni autonome – alla faccia dei 5 Stelle e della Lega – basandosi sul suo potere.
Che significa? Che probabilmente rappresenta un grande potere, anziché essere “nessuno”.
Diciamolo oggi, per la prima volta: il professor Giuseppe Conte altri non è che il successore di Andreotti.

Letteralmente: nel senso che il potere che era dietro ad Andreotti, con la sua potenza di fuoco e la grande influenza che Andreotti poteva esercitare, era esattamente lo stesso potere che ha dietro Giuseppe Conte, e che attraverso Conte ha cominciato a manovrare, nuovamente, con la stessa potenza.

Che sta succedendo? Prima di chiarire ancora meglio perché e percome Giuseppe Conte ha questo tipo di potenza, vediamo che cosa sta facendo. Forse questo è più interessante del gossip su Conte, anche se lui rappresenta e fa capire molto bene quello che sta succedendo.
E’ in atto un vero e proprio colpo di mano. Ma i colpi di mano politici, uno dopo l’altro, non servono a cambiare l’agenda politica del potere: servono solo a farla ingoiare a noi.
Perché i governi del mondo, non nascondiamocelo, dipendono tutti da uno stesso potere, che al massimo si esercita in un paio di piramidi di potere l’una contro l’altra - ma l’agenda è la stessa.

Tant’è vero che ormai tutti i più svegli dovrebbero essersi accorti che, quando un movimento o un partito va al governo, poi finisce sempre per fare le stesse cose che avevano fatto i governi precedenti, anche se nei suoi programmi c’era scritto il contrario.
Il caso del Movimento 5 Stelle, ultimamente, è evidentissimo: Tav, Tap, Muos, vaccini, spese militari, e chi più ne ha, più ne metta. Com’è che poi uno quando va al governo si ritrova a fare le stesse cose? Perché è tutto un gioco, per fare sempre le stesse cose. E quali sono? Quasi tutti i governi del mondo, tutti i grandi partiti, tutti i movimenti (che sono infiltrati e condizionati in ogni modo dai grandi poteri, finanziari, occulti) seguono l’agenda che viene loro dettata. E qual è l’agenda?

Noi ne parliamo da anni: il più grande fenomeno della storia, che è ora in corso, è il risveglio delle nostre coscienze.
Le agende dei poteri anti-coscienza vogliono frenare il risveglio delle coscienze: perché altrimenti, più la gente si sveglia, e meno certi poteri possono imperversare.
Per contro, più questi poteri imperversano, e più le coscienze si risvegliano (quindi, certi poteri “bianchi” vogliono che questo avvenga)
Quindi le forze anti-coscienza, le forze di manipolazione mondiale che controllano tutti i governi del mondo e tutti i partiti e le istituzioni principali, hanno come obiettivo questo: frenare il risveglio.

Ma come avviene, il risveglio? Il risveglio è la gente che, da un giorno all’altro, dice: io voglio capire come stanno le cose; io voglio il bene, voglio fare il bene, voglio salvaguardare la Terra, la salute; non voglio farmi dominare, voglio fare cose buone per me e per gli altri, eccetera.
Come si fa a frenare tutto questo? Semplice: si attaccano tutti i corpi umani, sia quelli densi che quelli sottili.
Quindi: Big Pharma si incarica di avvelenare i corpi insieme all’industria alimentare, i vaccini indeboliscono le strutture vitali, la cultura (completamente depravante, deviata: droghe, alcol) serve ad addormentare la gente, a deviarla.
Il teatrino della politica serve a non farle capire niente, la finanza serve a schiavizzare sempre di più la gente, a indirizzarla solo verso i beni materiali e a non farle avanzare nulla che possa servire al bene delle coscienze.

Questa agenda consiste anche nel far litigare le persone, metterle l’una contro l’altra, creare le guerre, far crescere le spese militari: cioè, un disastro. E il disastro serve a trattenere il risveglio, anche se poi lo provoca.
Ma intanto l’agenda di questi gruppi, attraverso i governi e la finanza internazionale, cerca in tutti i modi di indebolire le strutture mentali, culturali, animiche, psichiche e fisiche delle persone. Tutti i governi perseguono questa agenda.
Certo, devono cercare di non farsi scoprire: nessuno se ne deve accorgere. Ma tutti alla fine obbediscono: tutti proteggono Big Pharma, l’alimentazione sbagliata, la chimica, i campi elettromagnetici, le spese militari.
Lo fanno tutti, anche quelli che (lo abbiamo visto di recente) dicevano che non lo avrebbero mai fatto. Questa è una realtà, di fronte alla quale ci dobbiamo svegliare.

E c’è un’altra strategia che viene attuata per fare in modo che il risveglio non avvenga, o si rallenti.
Il risveglio avviene in modo orizzontale, da persona a persona, seguendo l’esempio, le piccole grandi cose fatte da movimenti e gruppi, a favore della Terra e degli altri. Allora, il timore di questi gruppi di manipolazione è che prima o poi questi movimenti, queste azioni indipendenti si organizzino e diventino potere, controllo di territori, di Comuni, di nazioni.
Visto che il movimento del risveglio è orizzontale, l’unico modo per frenarlo è verticalizzare.
E quindi, fare in modo che la gente perda il controllo delle istituzioni, che non abbia più parlamentari di riferimento, e comandino sempre di più strutture verticali e centralizzate (finanziarie, di potere, commerciali, politiche) che sfuggono al controllo della gente.
Nessuno di noi decide chi sono i leader europei o i leader mondiali: nessuno!

Questa è l’agenda che vogliono portare ulteriormente avanti, per arrivare a uno Stato Mondiale centralizzato, del quale l’Europa – sempre più unita e sempre più diretta da poteri oscuri – è un passaggio fondamentale. Incaricati di portare avanti questa agenda sono certi poteri, certi uomini, certi partiti.
Ma siccome la gente si sta svegliando, dopo un po’ quei partiti non li sopporta più: si rende conto che non fanno gli interessi dei cittadini, ma quelli della finanza, di certi gruppi, di certi poteri.
E quindi i progetti che servono ad addormentare la gente vanno continuamente rinnovati, perché altrimenti la gente non ci casca più. E quindi, gli uomini che hanno portato avanti queste linee - si chiamino Ciampi, Monti, Prodi, Berlusconi - devono essere cambiati, perché la gente non li segue più. E la gente è importante: senza l’illusione della gente, il potere non avrebbe le proprie basi. Per questo è costretto a rinnovarsi.

Cos’era successo, ultimamente?
Nessuno credeva più al Pd, ai professori, ai Monti, ai Prodi. Nessuno credeva nemmeno più a Berlusconi, troppo squalificato. Serviva un rinnovamento.
E questo scontento che stava crescendo era di due tipi: di destra, para-fascista, e – diremo – progressista, buonista (anzi, rivolto proprio verso il bene: tanta gente che voleva il bene, l’ecologia, la liberazione da questo contesto politico schiavizzante e dipendente solo da poteri che sfuggono alle persone).
Per il primo gruppo, diciamo “di destra”, è stata creata e alimentata la Lega.
E questa doveva portare avanti i peggiori sentimenti dell’umanità – ma in fondo nella direzione giusta, quella cioè di liberarsi da gruppi veramente terribili, rappresentati soprattutto dal Pd.

Dall’altra parte c’erano i benpensanti, che una volta si sarebbero detti “di sinistra”, quelli che volevano il bene: per loro è stato creato il Movimento 5 Stelle, per incapsulare il loro giusto scontento, la loro giusta voglia di libertà.
Ma il 5 Stelle è stato creato stranamente, da un comico seduttore appoggiato da poteri come Casaleggio, perfettamente integrati alla finanza internazionale.
Quindi, cosa ci si poteva aspettare?
Però i ragazzi benpensanti e buoni sono stati lanciati, hanno preso tanti voti, e alla fine ci siamo trovati un governo fatto da quelli che erano stati creati apposta per incapsulare in qualche modo lo scontento, sia di destra che dei benpensanti.

Naturalmente, entrambi gli strumenti erano pilotati fin dall’inizio (altrimenti non li avrebbero lasciati agire). Potevano fare un governo, ma questo governo non poteva far danni più di tanto. A cosa serviva, un governo del genere?
A fare da “bau-bau”. Cioè: a fare in modo che la gente si spaventasse: e la gente si è spaventata soprattutto della Lega. E serviva a fare in modo che i vari gruppi politici sparsi nel resto dell’arco politico e sociale dicessero: mah, è meglio riunirsi, perché altrimenti questo Salvini così duro e para-fascista ci crea un sacco di problemi (economici, coi mercati, con l’Europa).
Senza questa grande emergenza suscitata dal “bau-bau” Salvini (appositamente creato dal potere) non si sarebbero mai messi insieme, Pd e 5 Stelle.

Tutto questo serviva a fare in modo che Pd e 5 Stelle si mettessero insieme, e che una parte degli italiani dicesse pure: ma sì, perché no, facciamo risorgere dalle tombe i fantasmi del Pd; facciamo risorgere tutti quei servi del potere, che abbiamo già visto come tali, perché in fondo è meglio così. E adesso il Movimento 5 Stelle si troverà coi piedi nella melma: già non riusciva a muoversi prima, col governo precedente, con Salvini (non voleva muoversi, il 5 Stelle: ha cambiato opinione su tutto) e adesso sarà ancora peggio.

In mezzo a tutti i professori del Pd, collegati ai meccanismi del potere internazionale, il Movimento 5 Stelle avrà solamente il diritto di schiacciare il bottone per dire “sì”, altrimenti ci sarebbe la crisi di governo.
Però, diciamolo: il 5 Stelle in fondo è stato creato apposta, per traghettare nel cortile del potere, un’altra volta, i benpensanti.
Il governo gialloverde doveva portare avanti un’agenda, ma non fino in fondo; e poi non doveva fare danni, più di tanto. E quindi, per non fargli fare danni, un uomo – non del potere, ma del super-potere – che si chiama Giuseppe Conte, è stato tirato fuori dal cilindro per fare il presidente del Consiglio.
Lui ha cercato di limitare i danni e, in qualche modo, di arrivare a un nuovo equilibrio.

L’iniziativa l’ha presa Salvini? Sì, ma Salvini era anche ricattato probabilmente per la questione dei rubli. Salvini era anche qualcuno al quale probabilmente era stato detto chiaramente: guarda che a un certo punto ti devi togliere di mezzo; ti abbiamo fatto crescere, ma non esagerare.
Poi in fondo non ha fatto grossi danni: si è esercitato un po’ con gli immigrati, di cui al potere non importa nulla. Quindi, l’agenda vera di tutte le cose importanti, 5 Stelle e Lega l’hanno portata avanti lo stesso: vaccini, Tav, Tap, spese militari. Non hanno fatto danni, al potere.
Però adesso, visto che l’opinione pubblica era stata ingannata dai “bau-bau”, e si potevano rimettere insieme tutti i gruppi, col Pd, si poteva passare a una fase nuova. E naturalmente, l’uomo della fase nuova è lo stesso che aveva dato le garanzie per il governo gialloverde: Giuseppe Conte.

Ma chi è? E’ un ragazzo che studiava al Collegio Nazareh di Roma, di una fondazione di un cardinale del Vaticano. In questo collegio vengono fatti studiare dei ragazzi che poi saranno quelli che faranno gli interessi del Vaticano in giro per il mondo. E chi è stato il capo di questa fondazione, negli ultimi anni? Il cardinale Achille Silvestrini (foto sotto).

Stranamente, il più grande protettore di Giuseppe Conte è morto proprio ora, nel giorno del reincarico a Conte – ma i poteri vaticani non tremano, creeranno una sostituzione.
Ma chi era, Silvestrini? Era il potere della curia romana dietro ad Andreotti. 
Questo lo sanno tutti quelli che si occupavano di quelle cronache. Da chi prendeva ordini, Andreotti? Dal cardinale Silvestrini, uno dei capi della curia romana. Era il discepolo, il successore del potentissimo cardinal Casaroli.

Silvestrini è stato anche quello che ha manovrato perché i gesuiti arrivassero al potere, con l’elezione di Bergoglio: quindi, in questa fase Silvestrini è stato un uomo potentissimo. Era anziano, certo, ma restano i suoi.
Chi sono? Uno di loro, sempre nel Collegio Nazareth dove studiava il buon Conte, faceva il direttore: monsignor Pietro Parolin (foto sotto)

Chi è, oggi? E’ l’uomo più potente della Chiesa dopo Bergoglio, in questo momento: è il segretario di Stato del Vaticano.
E’ quello che strillava in tutti i modi, appena Salvini diceva qualcosa. E’ quello che, anche se gesuita non è, rappresenta il nuovo potere gesuitico. E con lui c’è una serie di altri uomini, legatissimi a Conte.

Gli esperti di Vaticano sanno (e qualcuno l’ha anche scritto) che Conte, probabilmente, in Italia è il professore più introdotto e più appoggiato dal Vaticano. Non stiamo parlando, quindi, dell’amico di Bonafede: stiamo parlando di uno che ha dietro lo stesso, identico potere che aveva Andreotti. E tutti sanno quale enorme potere esercitava Andreotti.
In una fase così delicata, serviva uno come lui per tenere sotto controllo il governo gialloverde, e poi per trasformarlo in un governo giallorosso.
Serviva Conte, per portare l’opinione pubblica che era contro il Pd – contro i professori, contro i fantasmi del passato – esattamente nelle mani dei fantasmi del passato.

E la cosa oggi è riuscita, anche perché il filo-gesuita presidente non aveva problemi in questo senso, e non ne aveva nemmeno il filo-gesuita Renzi, che faceva gli esercizi spirituali tutti gli anni dai gesuiti.
Nessuno dei due aveva problemi ad avviare questa svolta, né Conte né Renzi.
E guardate un po’: nessuno si è mosso, contro di loro. Anzi, tutti stanno esultando: lo spread cala, persino Trump elogia Conte (non elogia più Salvini, adesso elogia Conte); tutta la dirigenza europea – Juncker, Tusk, Oettinger – sta elogiando Conte dicendo che favorirà l’Italia in tutti i modi.
Lo stesso Renzi favorisce Conte, ma lo fa anche Grillo: favorisce uno che non era dei suoi, e praticamente l’ha messo sopra ai suoi – a dirigerli, a controllarli: con poche dichiarazioni, Grillo ha tolto quasi tutto il potere a quelli che pensavano di essere i suoi.

Questo è quello che sta succedendo. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Questo governo non resterà immoto: tenterà in tutti i modi di avviare un’agenda europeista e verticalista ancora più forte. Adesso possono riprendere l’agenda in maniera molto forte, perché c’è stata l’emergenza: chissà quali passi ci aspettano. Cose di tipo montiano, che avvengono con i Prodi, con i Ciampi, con i Monti, con i Letta: aspettiamocele da Conte.
Tutto questo, però, non è detto che vada esattamente in porto: perché il potere è fatto di almeno due gruppi che lottano l’uno contro l’altro; e quindi, nella lotta per il predominio, può anche darsi che, con gli sgambetti reciproci, le cose non filino esattamente come previsto.
Comunque sia, questo ci indica diverse cose.

Primo: non dobbiamo credere ai governi. Non dobbiamo credere ai partiti che ci presentano. Non dobbiamo credere ai comici seduttori. Non dobbiamo credere a nulla, perché le carte che i media ci presentano sono tutte fasulle.
A chi dobbiamo credere? Alla nostra capacità di intervenire nelle situazioni locali, di fare il bene intorno a noi, di formare gruppi e movimenti che controlliamo senza delega, dove noi possiamo fare il bene direttamente e crescere, come coscienze, direttamente.
Loro vogliono il verticale? E noi dobbiamo fare l’orizzontale.
Noi non riusciremo a entrare nel verticale, perché quello richiede una delega solo a loro.
Occupiamoci dell’orizzontale – ma non facciamoci prendere in giro, da questi qua. E ce la faremo, perché ci sono anche delle grandi forze “bianche”, dietro a tutto questo, che non vedono l’ora che l’umanità si svegli (e lo sta facendo) per aiutarla. L’importante è che noi ci mettiamo in moto: se ci mettiamo in moto, verremo anche aiutati.

Fausto Carotenuto – www.libreidee.org


Beatrice Cavalli, Marcello Pamio

Secondo i dati pubblicati da Greenpeace dall’inizio del 2019 in Siberia sono bruciati qualcosa come 15 milioni di ettari di bosco, e ne stanno bruciando altri 5,6 milioni.[1]
Attualmente vengono effettuati interventi di spegnimento solo per un miserrimo 10%.
Numerose sono le petizioni sottocritte per chiedere che vengano effettuati interventi necessari e urgenti[2].
Il 25 luglio scorso la Camera bassa del Parlamento russo si è rifiutata di approvare il mandato protocollare al proprio Comitato specializzato di rivolgersi al Governo della Federazione Russa con la proposta di dichiarare lo stato di emergenza nelle regioni della Siberia colpite dagli incendi boschivi[3].
Ovviamente si sono accese discussioni relative alla situazione, e diversi sono i punti di vista: qualcuno ritiene che si debba intervenire, altri che non si debba fare assolutamente nulla.
Proponiamo le due posizioni antitetiche, sfruttando i pareri di due tra i numerosi giornalisti che si sono espressi sul problema.

Il primo è il giornalista Sergej Mardan, il quale nell’articolo del 1 agosto scorso, pubblicato sulla “Komsomol’skaja Pravda[4] fa notare che gli incendi boschivi in Siberia non sarebbero una novità, in quanto la tajga brucia ogni estate.
Quindi l’allarme diffuso in internet e le petizioni sottoscritte costituirebbero per lui una isteria infondata, dato che le cifre statisticamente non si differenzierebbero di molto da quelle dell’anno scorso: al 31 luglio di quest’anno, infatti, dal Ministero per le situazioni di emergenza della Federazione Russa (MČS Rossii) sono stati effettuati interventi per lo spegnimento di incendi boschivi su 107.000 ettari di bosco, mentre altri 2,8 milioni di ettari di bosco che bruciano vengono solo tenuti sotto controllo visto che gli incendi non presentano pericolo per centri abitati. Mentre l’anno scorso sono stati effettuati interventi di spegnimento su 64.000 ettari, mentre 2,4 milioni di ettari incendiati sono stati solo tenuti sotto controllo.

Sempre per Sergej Mardan, assurdo e infondato sarebbe l’isterismo sull’allarme di catastrofe ecologica mondiale lanciato dopo la dichiarazione del Governatore di Krasnojarsk secondo il quale cercare di spegnere gli incendi boschivi sarebbe economicamente senza senso.            
Egli fa presente che soltanto lungo la ferrovia Transiberiana e la ferrovia Bajkal-Amur (BAM) si trovano città e aeroporti, ma più all’interno non ci sarebbe anima viva, quindi che bruci tutto il bosco senza problemi. Su quelle verdi distese - dice il giornalista - cresce la foresta vergine, esattamente come cresceva 100, 1000, 100 mila anni fa. Ogni anno questa foresta brucia e poi in un periodo (insignificante rispetto all’eternità), di 30-40 anni cresce quella nuova, per cui non ha senso, dal punto di vista economico, volare per 1000 km all’interno della tajga per spegnere gli incendi: il bosco non è di nessuno e per giunta è una risorsa rinnovabile, mentre il carburante costa 60 rubli al litro, per mandare un aereo antincendio ad una distanza di 1000 km servono 25 tonnellate di carburante, e di voli ne occorrono più di uno, ed anche più di 10 e perfino più di cento.
Alla fine cerca di indorare la pillola, dicendo che in Russia, su una superficie totale boschiva di 1,14 miliardi di ettari, ne stanno bruciando 2,5 milioni, quindi solo un ridicolo 0,2%...

Ma le cose staranno davvero così?
Sicuramente può essere che quest’anno gli incendi boschivi siano usati come distrazione di massa, cioè per distogliere l’attenzione della popolazione da altri problemi, basti pensare alla situazione relativa alle prossime elezioni, in particolare al rifiuto di registrare diversi candidati realmente indipendenti e alla registrazione dei candidati pseudo-indipendenti sostenuti dal partito di potere “Edinaja Rossija” con pretesti vari e spudorate violazioni della legge.
O peggio ancora, si pensi all’approvazione nel silenzio tombale del progetto di legge che prevede modifiche a tutta una serie di leggi e codici volte ad indebolire ulteriormente ed a cancellare il diritto di proprietà su immobili e terreni, e a legalizzare i programmi e le azioni già in essere dell’attuale potere di spoliazione e deportazione dei proprietari. Certamente gli incendi stanno distraendo la popolazione, ma significa forse questo che la preoccupazione sia infondata o non abbia ragione di essere?

Il secondo giornalista è Andrej Uglanov, redattore capo del settimanale «Argumenty nedeli»Argomenti della settimana»), il quale nel suo video intitolato «Lesnye požary: kto stoit za prestuplenijem veka»Incendi boschivi: chi c’è dietro al crimine del secolo»)[5] pone al mondo alcune interessanti domande.
Come mai bruciano i boschi al confine con la Cina? E come mai la gente ogni anno soffoca nel fumo degli incendi boschivi? Chi ha trasformato 12 anni fa il 70% dei boschi statali della Russia in lotti di bosco ceduo privati, dandoli in mano - guarda caso - alla mafia cinese?

Perché German Gref è in libertà e non in carcere per la lobbizzazione del Codice boschivo anti russo del 2007?
Come mai dopo 200 anni di prosperità boschiva della Russia le attuali autorità hanno tagliato alla radice il servizio di guardie forestale migliore al mondo e il servizio aereo di spegnimento incendi?

E la domanda più importante: di chi è la mano che ha dato fuoco ai boschi?
Il giornalista fa notare come i canali televisivi federali presentano la situazione. Per loro, brucia già tutto, e solo l’eccelso Putin e Medvedev sono i grandi salvatori: volano dappertutto, distribuiscono sberle a tutti, e hanno già trovato gli incendiari. Hanno spinto a spegnere il fuoco i militari, e nonostante tutto quanto, Medvedev si è lasciato sfuggire che “mancano guardie forestali!”.
Questo è, secondo il giornalista Andrej Uglanov, il punto cruciale che sta all’origine del problema e delle responsabilità.

Già dai tempi dell’Impero Russo tutto ciò che succedeva nei boschi veniva regolato dai codici boschivi.
Nel 1831 venne creato il corpo delle guardie forestali, e a quel tempo i boschi erano di proprietà sia statale che privata.
Nel 1918 tutto passò sotto il controllo dei comitati boschivi dei governatorati (gubernii), successivamente inziò la gestione dei boschi sulla base di un piano unico statale. Poi tutti i boschi dell’Unione Sovietica furono trasmessi al governo e successivamente al governo del Paese furono attribuite le funzioni di protezione dei boschi dagli incendi.

Nel 1947 fu creato il Ministero dell’economia boschiva dell’URSS, e l’anno seguente approvato l’elenco di tutte le aziende silvicole e di tutte le unità forestali territoriali che le componevano (lesničestva).
Si trattava di un enorme complesso diviso in unità forestali territoriali con ingressi e passaggi a ciascuno dei quali era assegnata una guardia forestale.
Il primo colpo ai boschi russi fu inferto subito dopo la morte di Stalin, quando la gestione dei boschi fu trasmessa al Minselchoz che fece uscire il decreto di cessazione dei lavori per la creazione delle linee forestali difensive statali, dei boschi di quercia a destinazione industriale e di abolizione della programmazione statale di rimboschimento e imboschimento obbligatoria per i kolchoz e i sovchoz.

Nei successivi 20 anni ne vennero fatte di cotte e di crude, ma si riuscì a non attentare al sistema di gestione dei boschi nelle unità territoriali amministrative più basse che risalivano al sistema di gestione di prima della rivoluzione.
La vera e propria gozzoviglia, spiega l’autore del video, incominciò con Boris Nikolaevič Eltsin sotto il quale vi furono una serie di codici boschivi, che peraltro perfino sotto di lui non intaccavano l’appartenenza statale dei boschi.
La devastazione definitiva del patrimonio boschivo è avvenuta sotto Putin ad opera dei suoi capi di Stato. Il codice boschivo del 2007 (definito già allora da Greepeace “criminale”) uccise i leschozy e lesničestva che si erano formati in 200 anni.

Il bosco tutto ad un tratto divenne bene mobile, i diritti sul quale non dovevano essere registrati.
Da quel momento si poteva vendere il bosco separatamente dalla terra, sicché il bosco lo poteva tagliare chiunque. Così hanno tagliato di tutto, cancellando l’unica cosa che poteva trattenere l’acqua, e così quello rimasto prende fuoco per una qualsiasi scintilla: perfino la lente formata dalla rugiada mattutina attraverso la quale passa un raggio di sole può incendiare l’erba secca.
I vari animali: orsi, alci, volpi e tutti gli altri esseri viventi, di punto in bianco sono stati scacciati dalla loro nicchia ecologica. Moltissimi orsi oggi capitano nelle città perché non sanno più dove vivere.
Hanno distrutto oltre i leschozy, anche il servizio di difesa aerea dei boschi: tutti i piccoli aerei che prima volavano e tenevano sotto controllo gli incendi, che potevano portare paracadutisti ed operai, sono stati soppressi. Adesso per spegnere gli incendi inviano l’enorme IL-76 del Ministero della difesa della Russia che costa uno sproposito.

Quindi dal 2007 rimasero senza lavoro 170.000 guardie forestali con le loro famiglie, tutte persone che difendevano il bosco e gli animali compresi.
Secondo il nuovo codice, la difesa dei boschi sarebbe dovuta ai nuovi padroni, che se ne infischiavano degli incendi, degli orsi e delle persone.
Non solo, incendiare i terreni improduttivi è diventato di moda.
Hanno iniziato a tagliare i boschi e la colpa è del Codice boschivo del 2007.
Il suo autore è stato il Ministero dello sviluppo economico, a capo del quale c’era una persona di etnia tedesca cresciuta in Kazachstan che non sapeva cos’è un bosco, oppure voleva vendicarsi del Paese che mandò i suoi genitori in esilio a causa della loro nazionalità.

Fu così che German Gref inventò questa sua azione criminale: privatizzare tutto (terra, acqua e boschi) trasmettendo questa carta al Presidente del Comitato per lo sfruttamento delle risorse naturali, Natalja Komarova, della Duma di Stato. Lei, assieme ai membri del suo comitato, benedisse l’infame documento. Alla Duma questo codice lo presentò l’allora capo del governo Fradkov. Nella Duma questo codice venne timbrato dall’allora presidente del parlamento Gryzlov, mentre nel Consiglio della Federazione dopo un breve colloquio con Putin dall’allora presidente Mironov.

E così oggi in Russia tutto brucia, mentre i principali colpevoli si godono la vita in libertà invece di stare in carcere e soffocare per il fumo.
Il taglio del legno in Russia è al primo posto nel mondo per commercio, ma anche le perdite di copertura boschiva in Russia hanno costituito solo l’anno scorso 5,5 milioni di ettari, tre volte di più che negli Stati Uniti.
L’autore fa il confronto con la situazione incendi negli Stati Uniti, dove non solo esiste un’organizzazione capillare che interviene prontamente alla prima segnalazione, ma anche tutte le spese relative allo spegnimento degli incendi sono a carico del centro federale.

In Russia, invece, grazie a Gref si obbligano le regioni a farsi carico di tutte le spese!
In America, inoltre, c’è un severo controllo sul taglio dei boschi per il quale è necessaria l’approvazione della commissione competente e il benestare della popolazione. Una volta effettuato il taglio, poi, vengono marchiati non solo gli alberi tagliati, ma anche i relativi ceppi, e se ai controlli qualcosa non quadra sono multe per mezzo milione di dollari e carcere per cinque anni.

In Russia tagliano i boschi fondamentalmente delle bande di criminali legati ai cinesi...
Viene portato in Cina legname per 6 miliardi di dollari all’anno (valutazione al prezzo stracciato del legname tondo).


Non è possibile immaginare le enormi masse di legname portate via ininterrottamente senza fine, accatastate ai confini con la Cina per poi essere trasportate tranquillamente durante l’anno nelle loro fabbriche di lavorazione. E sono quasi sempre tagli illegali!
Le poche guardie forestali rimaste non possono fare nulla, altrimenti finirebbero ammazzati tutti.
Riguardo alle dimensioni degli incendi boschivi in Russia: negli ultimi anni si usa misurare la superficie colpita dagli incendi in ettari. Risultato: milioni. Cifre impressionanti.

Ma la statistica ci dice che l’anno peggiore per incendi boschivi si ebbe in Russia nel 1915, quando era in corso la Prima Guerra Mondiale: 160.000 chilometri quadrati di boschi, in ettari pari a 16 milioni.
Nel terribile 2010, quando soprattutto a Mosca tutto era avvolto nel fumo, gli incendi hanno interessato 20.000 chilometri quadrati. Nel 2017 ben 14.000 chilometri quadrati.
Nel 2018 sono stati 30.000 chilometri quadrati.
Quest’anno 2,3 milioni di ettari, cioé 23.000 chilometri quadrati.
La Russia zarista negli anni di guerra è stata in grado di affrontare incendi di 160.000 chilometri quadrati, e oggi i sabotatori con il loro codice Gref non vengono a capo neanche della decima parte?
A differenza dell’epoca oggi abbiamo aerei, elicotteri, e satelliti. Ma tutto è stato annullato proprio da Gref.
Perché ogni giorno la televisione mostra sempre gli incendi? E come Medvedev e Putin stiano lottando col fuoco quasi da soli?  

Le varianti di risposta possono essere due.
La prima, come sempre la statistica mente, e gli incendi in realtà sono 10 volte di più.
La seconda, è, come detto prima, un sistema per distrarre l’attenzione della gente da qualche imbroglio politico: il crollo catastrofico delle entrate della popolazione o le imminenti elezioni a Mosca e San Pietroburgo o altro.
Così è meglio spaventare per bene tutti con gli incendi e le inondazioni.

L’analisi di Andrej Uglanov è decisamente la più approfondita e responsabile.
Chi parte dal presupposto che “tanto, in trenta o quarant’anni il bosco ricresce” non tiene in considerazione il fatto che non è detto che bastino trent’anni perché si ripristini tutto l’ecosistema, ammesso poi che si ripristini, con tutta la biodiversità iniziale; che in ogni caso bisognerebbe essere sicuri che non bruci più di quanto ricresce; che in Russia la distruzione dei boschi e delle foreste avviene non solo ad opera del fuoco: i boschi vengono tagliati illegalmente col pretesto dei “tagli sanitari”, vengono distrutti, inquinati, etc.
Sembra che per coprire questa distruzione si arrivi a “ritoccare” le immagini satellitari perché appaia “verde” ciò che ora è ormai deserto.

Riassumendo le cause principali che hanno portato a questa situazione:

- modifica a livello legislativo dello status giuridico dei boschi;
- sistematica distruzione del sistema di protezione dei boschi;
- favoreggiamento del taglio selvaggio con leggi a favore di “acquirenti” stranieri (cinesi);
- favoreggiamento della distruzione col mancato intervento immediato per lo spegnimento degli incendi con la scusa di questioni di finanziamento e che sarebbe economicamente non vantaggioso.

Considerazioni personali
Un’analisi approfondita del problema non può essere contenuta in qualche paginetta.
In Russia i boschi vengono sistematicamente distrutti ovunque e questo è particolarmente visibile nelle città. A Mosca per esempio, con la scusa di renderli “confortevoli” e “attivi” i boschi-parchi-riserve naturali vengono “diradati” e privati del sottobosco per far posto a piste ciclabili, a locali dove strafogarsi di panini e hamburger, ecc.
Questo in Russia. Ma vogliamo vedere cosa succede in Italia? Cosa ne è stato del Corpo Forestale dello Stato? Cosa succede a chi taglia alberi illegalmente? Vengono forse condannati a pagare, o messi in prigione come - secondo Andrej Uglanov - succederebbe negli Stati Uniti?

Non succede anche in Italia che i boschi vengano “diradati” e privati del sottobosco per far posto alle piste ciclabili, o ad altri vari “panem et circenses”, tipo poligoni di tiro con l’arco, o giochi ed intrattenimenti vari? Non ha forse anche l’Italia il suo Gref o simile?
Dove sono quelli che si adoperano per proteggere i boschi? Come possiamo aiutarli?
Molti anni fa un russo mi disse che in Italia, come del resto in tutta l’Europa, non ci sono più boschi.
Al momento quella affermazione mi lasciò perplessa: “Come non ci sono boschi? Certo che ci sono, in montagna, per esempio”.

Successivamente ho compreso cosa intendeva: in Italia non ci sono più boschi veramente naturali, vergini, ma solo parchi modellati dagli uomini. Parchi ridotti e aggiustati dall’uomo a propria misura.
E più l’essere umano degenera e si degrada fisicamente e mentalmente, più riduce e aggiusta (distrugge) a sua misura la natura - la fa diventare “comoda”.
Se vogliamo salvare il salvabile dobbiamo ritrovare il piacere e la soddisfazione di far fatica: di salire e scendere con le nostre gambe, non importa quanto ripide e lunghe siano la salita o la discesa, camminare con le nostre gambe, saltare, portare pesi con i nostri muscoli, sbarazzandoci di tutto il superfluo, e scopriremo che muoversi non è poi così faticoso. Muoversi è Vita.
Nel bosco non si può andare con le ruspe, neanche con quelle piccole, né con le moto, né con le biciclette, e neanche con le slitte trainate dai cani. Nel bosco si può andare solo a piedi, percorrendo sentieri il più stretti e meno visibili possibile, senza fare danno, senza lasciare traccia, facendo il minor rumore possibile, cercando di non disturbare la Natura neanche col rumore dei nostri pensieri.

Mosca, 20.08.2019

[1] https://greenpeace.ru/blogs/2019/08/14/17597/

https://greenpeace.ru/blogs/2019/08/16/kak-pozhary-sibiri-vlijajut-na-klimat-vo-vsjom-mire/

[2] https://www.change.org/p/требуем-ввести-режим-чс-на-всей-территории-сибири-по-лесным-пожарам-июль-2019г) questa petizione dal 22 luglio ha raccolto più di un milione di firme. Chiede di dichiarare lo stato di emergenza sul territorio della Siberia.

[3] https://www.youtube.com/watch?v=tz3VQrcKUKI&feature=youtu.be&fbclid=IwAR1rpRAFUelrdU6OP8VC3yZHYYfwn--VP4bgizhq0fDqzxYK2Xna34mXbxw

[4] https://www.kp.ru/daily/27010/4072087/

[5] https://www.youtube.com/watch?v=9Bz1m6anTRk


Marcello Pamio

La sanità privata è un bocconcino prelibato ed invitante da 39,7 miliardi di euro all’anno, pari quasi al 24% della spesa sanitaria nazionale totale.
Per scoprire a chi appartengono le dita che si impiastrano di questa marmellata deliziosa, c'è il report pubblicato da Mediobanca sulla classifica della Sanità privata italiana.
Ricordiamo che la malattia è diventata il business per eccellenza, dove si guadagna a prescindere: non a caso i dieci maggiori gruppi ospedalieri privati mettono insieme un giro di affari di ben 3,8 miliardi di euro, all’anno.
Guidano la classifica il Gruppo San Donato, seguono Humanitas, GVM, KOS, IEO, Servisan, Multimedica, Giomi-Fingemi, Eurosanità, Raffaele Garofalo & Co.

Performance ospedaliere
Il rapporto R&S-Mediobanca ha analizzato le performance della sanità privata nel quinquennio 2010-2014.
Considerando solo i cinque maggiori gruppi (San Donato, Humanitas, GVM, IEO e Servisan) i posti letto sono in totale 10.144, di cui 5.382 solo del Gruppo San Donato.
Il fatturato medio per posto letto, calcolato sui soli ricavi per prestazioni ospedaliere, è pari a 186 mila euro, con differenze che vanno da 156 mila euro per il Gruppo San Donato a 240 per l’Humanitas e 276 per l’IEO
Quanto ai dipendenti, sono in totale 28.940; i cinque maggiori gruppi, da soli, ne contano 18.867, il 73% dei quali è rappresentato da personale sanitario.

Nel complesso è l’Humanitas il più potente.
Il gruppo Humanitas è quello che mostra infatti (nel 2010-2014) andamenti economici «di gran lunga migliori» rispetto agli altri gruppi esaminati, con utili cumulati tra il 2010 e il 2014 per 146,4 milioni di euro e dividendi distribuiti per 53,6 milioni.
Il gruppo, che gestisce sette cliniche è di proprietà della famiglia Rocca (l’attuale presidente Gianfelice è per Forbes l’ottavo uomo più ricco d’Italia), una delle dinastie industriali che ha fatto la storia d’Italia.
Anche se pochissimi conoscono la San Faustin, si tratta della holding presieduta da Gianfelice Rocca, che insieme al fratello Paolo guida il gruppo Techint, un colosso industriale da 30 miliardi di patrimonio e 16 miliardi di giro d’affari. La Techint comprende oggi Tenaris (fabbriche siderurgiche), Ternium (laminati), Tenova (macchinari) e appunto Humanitas (ospedali). Il fatturato di quest’ultimo gruppo nel 2014, è stato di 548 milioni, il totale attivo di 445 milioni.

Il gruppo ospedaliero San Donato (holding della famiglia Rotelli), che fa capo alla holding Papiniano (Gruppo San Donato e Ospedale San Raffaele) ha invece messo a consuntivo nel quinquennio risultati netti cumulati per circa 28 milioni, nonostante la perdita di 53 milioni realizzata nel 2012 in concomitanza all’acquisizione del San Raffaele. L’impero formato da 18 ospedali, nel 2014 ha fatturato quasi 1.4 miliardi (+1,2% rispetto al 2013), con un totale attivo di 1,6 miliardi di euro
Nel 2012 il gruppo ha rilevato dalla Fondazione Monte Tabor la titolarità delle quote dell’Ospedale San Raffaele, diventando di fatto l’unico proprietario del nosocomio fondato nel 1958 dal controverso don Luigi Verzè.
Il gruppo Papiniano è, peraltro, il primo operatore privato accreditato in Lombardia e ad esso fa capo circa l’11% dei posti letto della Regione.

Il fatturato del GVM (Gruppo Villa Maria fondato e diretto da Ettore Sansavini) nel 2014 è stato di 462 milioni di euro, con utili per 4 milioni e un totale attivo di 850.
Per KOS (primo operatore italiano nel settore delle residenze per anziani non autosufficienti per ricavi e posti letto) i dati sono rispettivamente 392 e 631.
Nel 2014 l’IEO (Istituto Europeo di Oncologia, fondato da Umberto Veronesi) registra un fatturato di 260 milioni, utili per 6,8 milioni, e un totale attivo di 230.
Per Servisan il fatturato è stato di 211 milioni (di cui 3 realizzati in Romania, dove il gruppo ha creato un ospedale a Bucarest con 140 posti letto) e 350 di totale attivo.
L’azienda Servisan è controllata dalla famiglia De Salvo che gestisce anche il Novara calcio.
Fatturato di 201 milioni per Multimedica, che registra un totale attivo di 213 milioni. GIOMI-Fingemi registra, nel 2014, un fatturato di 159 milioni e un totale attivo di 347.
Per Eurosanità i dati sono pari a 156 e 147.
Chiude la classifica il gruppo Raffaele Garofalo & Co, con un fatturato (relativo però al 2013) di 96 milioni e un totale attivo di 143.

Disease the business
La salute non fa crescere il PIL, mentre la malattia - tanto più se è cronica - sviluppa utili
Va specificato che la sanità convenzionata è una industria che solo nel 2017 ha prodotto un giro di affari di 40 miliardi di euro! Da questo forziere, tutti traggono vantaggio (i grandi gruppi privati, case farmaceutiche, finanziarie e assicurazioni). L’unico che paga è l’uomo malato che si vede sempre più come una mucca da mungere.
Tanto per capire il quadro, nel 2019 il 44% della popolazione è andato a pagare di tasca propria una prestazione sanitaria, senza neppure provare a prenotarla tramite il SSN. Si sa infatti che prenotare un esame laboratoristico spesso costa meno da privati che tramite ricetta del medico. Non parliamo delle attese per una visita specialistica convenzionata, quando invece pagando la si ottiene dopo pochi giorni.
Per i malati cronici la situazione è allucinante, perché quasi uno su due, ha dovuto fare delle rinunce per potersi pagare le cure. Molti addirittura arrivano ad indebitarsi, per la gioia delle finanziarie e delle banche.
La direzione presa dall’Italia è una strada che scivola sempre più lungo la pericolosissima china della privatizzazione tout court, con tutti i rischi che ne possono conseguire.
A breve infatti solo chi ha i soldi potrà permettersi delle cure serie, mentre tutti gli altri…
Per la gioia dei neomalthusiani.


Marcello Pamio

La Banca per i Regolamenti Internazionali (BIS) è la cupola del capitalismo e vertice di quella cricca finanziaria che sta tenendo in scacco il mondo intero.
Dopo aver indotto la Prima Guerra Mondiale infatti i veri Poteri Forti, cioè i banchieri internazionali volevano creare un sistema globale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese oltre all’intera economia planetaria.
Questo Sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo che agivano di concerto grazie ad accordi segreti, ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private.
Il vertice del Sistema era la BIS, Bank for International Settlements di Basilea in Svizzera: una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali.

All’epoca le banche centrali nelle mani di uomini come Lord Montagu Norman della Banca d’Inghilterra, Benjamin Strong della Federal Reserve New York, Charles Rist della Banca di Francia e Hjalmar Shacht della Reichbank, cercavano di dominare i governi grazie alla loro capacità di controllo dei prestiti del Tesoro, di manipolare gli scambi con l’estero, di influenzare il livello dell’attività economica del paese e acquisire politici disposti a cooperare nel mondo degli affari dietro compensi economici.


I tempi cambiano, ma le strategie sono rimaste le medesime: le tresche di ieri infatti sono le stesse di oggi…

Nella costituzione, avvenuta nel 1930 a Basilea, oltre alle banche appena elencate si unirono anche J.P. Morgan & Co. di New York, First National Bank of New York e First National Bank of Chicago.
Il capitale autorizzato ammontava a 500 milioni di franchi svizzeri, equivalenti a oltre 145 milioni di grammi di oro fino, diviso in 200 mila azioni.[1]
La BIS in quanto istituzione privata era di proprietà di 7 direttori di banche centrali, e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo.
Stiamo parlando di una struttura finanziaria le cui remote origini risalgono alla creazione della Banca d’Inghilterra nel 1694 e Banca di Francia nel 1803.

Il Washington Post del 28 giugno 1998 dedicava alla Banca delle banche un articolo dal titolo inequivocabile: “Uomini chiave controllano il flusso mondiale del denaro”.
«Dieci volte l’anno gli alti papaveri finanziari che controllano i flussi monetari mondiali si raccolgono a cena sulle rive del Reno in conversazioni segrete in grado di mutare il corso dell’economia globale.
I 13 membri di questa Cabala economica sono i governatori delle banche centrali delle 10 nazioni industrializzate, più la Svizzera. 
La BIS venne fondata nel 1930 per facilitare i pagamenti ai vincitori delle riparazioni dei danni di guerra conseguenti la Prima Guerra mondiale. Con gli anni essa è diventata la Banca Centrale delle banche centrali. Suo ruolo successivo è stato quello di stanza di compensazione per regolatori, fornendo supporto nella supervisione di banche commerciali, mercati e degli scambi oltremare e protezione del sistema finanziario mondiale».

Un altro fuggevole sguardo sul gruppo segreto ci è fornito da Gerald Corrigan direttore della potente Goldman Sachs. Nella sua qualità di presidente della Federal Reserve New York fra il 1984 e 1993, Corrigan partecipò a ben 115 incontri mensili consecutivi alla BIS: «intorno al tavolo nessuno si serve di assistenti, agende, registratori e comunicati … vengono sviluppate relazioni personali meravigliose. Di conseguenza quando qualcosa va storto, lavorare con queste persone diventa molto più facile per via della fiducia che si è instaurata nel corso delle frequenti cene riservate. Per conto mio questo aspetto costituisce l’atto geniale dell’organizzazione».
Dal punto di vista storico la BIS è essenzialmente un’istituzione europea a partecipazione americana.
Nel luglio 1994 si sono aggiunti i direttori delle Banche centrali di Canada e Giappone, e più recentemente sono entrate a farne parte altre nazioni non europee portando i membri delle banche centrali a 60 (l’elenco completo a fine articolo).
La banca ha depositi per 112 miliardi di dollari, dei quali una parte in oro.
I fondi sono investiti attraverso banche commerciali e assicurazioni. Il 16% delle quote della BIS sono in mano alle banche centrali che ne fanno parte, il resto è posseduto da privati...

Il quotidiano Le Figarò del 26 aprile 1994 pubblicava un articolo del Premio Nobel per l’economia Maurice Allais da cui si apprendeva che «l’ordine di grandezza dei flussi finanziari non sarà mai troppo sottolineato. I flussi finanziari controllati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali ammontano a più di 1100 miliardi di dollari giornalieri, che corrisponde a circa 40 volte il livello di operazioni di trasferimento in transazioni commerciali attraverso il mondo».
Cifre da capogiro fondate in massima parte su denaro virtuale. Queste somme possono (e lo fanno) far saltare una banca, sconvolgere dall’oggi al domani l’economia di una nazione e/o le borse internazionali, ecc.
Incredibilmente un potere così immenso non può essere controllato da nessuno: né dalle banche centrali, né dagli stessi governi!

Questa sua intoccabilità è descritta nella Carta costitutiva del 20 gennaio 1930 al paragrafo 10: «la Banca, il suo patrimonio, le sue attività, nonché i depositi o altri fondi che le siano affidati, non potranno essere oggetto, né in tempo di pace né in tempo di guerra, di nessun provvedimento come espropriazioni, requisizioni, sequestri, confische, divieti o limitazioni di esportazione o importazione di oro o di divise, e di qualsiasi altro provvedimento analogo».
Nessuno può toccarla!

Consiglio di amministrazione
Da settembre 2015, il presidente del Consiglio di amministrazione (Board of Directors) è l’attuale governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, mentre il suo Direttore generale è, dal 1º dicembre 2017, il messicano Agustín Carstens.
Il Consiglio può avere 18 membri, inclusi 6 direttori d’ufficio e i governatori delle Banche centrali di Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Questi ultimi possono nominare congiuntamente un altro membro della nazionalità delle banche centrali.
Per l’Italia attualmente il membro è il governatore della Banca centrale Ignazio Visco.

Il ruolo della BIS
Nonostante sia organizzata come una banca commerciale con azioni pubbliche, la sua immunità dalle interferenze dei governi e le tasse sia in guerra che in periodo di pace sono garantite da un Trattato internazionale firmato all’Aia nel 1930.
Tutti i suoi depositanti sono banche centrali, eppure è in grado di realizzare profitti su ogni transazione.
Inizialmente i banchieri che ne facevano parte, volevano il massimo anonimato per le loro – più o meno sporche - attività, per cui il quartier generale si trovava in un hotel abbandonato di sei piani, il Grand et Savoy Hotel Universe, con un annesso sopra l’adiacente Frey's Chocolate Shop.
Nessun segno sulla porta identificava la BIS, così i banchieri e gli spacciatori d’oro tranquillamente usavano anche il negozio Frey's, che si trova dall’altra parte della strada rispetto alla stazione ferroviaria..

In quelle stanze rivestite di legno sopra il negozio e nell’hotel, venivano prese decisioni importantissime che andavano dalla svalutazione o protezione delle valute mondiali; al prezzo dell’oro (Gold Fixing), alle regolamentazioni delle operazioni bancarie off-shore, per giungere al rialzo o al ribasso dei tassi di interesse a breve termine. Insomma decide vita e morte finanziaria di miliardi di persone!

Nel marzo 1977 l’anonimato finì perché cambiarono sede, facendo costruire un grattacielo circolare di 20 piani fuori terra, che con i suoi 69,5 metri di altezza sovrasta la città medievale. 

Un mostro di vetro e acciaio conosciuto come BIS Tower Bulding, o semplicemente la Torre di Basilea.
Assomiglia ad una centrale atomica, ma l’edificio è completamente climatizzato e totalmente autonomo, con un rifugio antiaereo nucleare nel sottosuolo, un sistema ridondante di estinzione degli incendi per cui i vigili del fuoco non devono mai essere chiamati, e perfino un ospedale privato, oltre a 20 chilometri di archivi sotterranei…

Più che la sede di una banca è una vera e propria fortezza indipendente e inespugnabile.
Ai piani inferiori ha sede il computer centrale che è direttamente collegato ai computer delle banche centrali membri e fornisce accesso istantaneo ai dati sulla situazione monetaria globale.

Una squadra di 18 trader professionisti, principalmente inglesi e svizzeri, collegati costantemente in Rete, lavorano per ricollocare i prestiti a breve termine sui mercati dell’Eurodollaro e difendere dalle perdite di cambio (vendendo contemporaneamente la valuta).
Un altro piano è invece tutto dedicato agli scambi e ai commerci di oro, e qui è normale vedere numerose persone al telefono che organizzano prestiti d’oro della banca agli arbitri internazionali, consentendo così alle banche centrali di ottenere interessi sui depositi in oro.

Tuttavia esiste una ragione molto più importante e occulta per cui le banche centrali trasferiscono regolarmente depositi alla BIS: vogliono fornire un grande profitto (alla banca e a sé stessi) per sostenere i servizi che fornisce...
La BIS infatti è molto più di una banca, anche se dall’esterno e ufficialmente sembra essere una piccola organizzazione, infatti solo 86 dei suoi 298 dipendenti sono classificati come personale professionale: e il rimanente? La Banca non è un’istituzione monolitica: artatamente nascosta nel guscio di una banca internazionale, come una serie di scatole cinesi l’una dentro l’altra, rappresenta i gruppi e i servizi di cui i banchieri hanno bisogno, e per questo pagano….
Abbiamo a che fare con una banca sconosciuta alla maggior parte delle persone, anche agli abitanti di Basilea, ma talmente potente da essere inviolabile.
Perfino l’economista John Maynard Keynes ha cercato di farla chiudere perché riciclava i soldi e l’oro che nazisti avevano rubato nei paesi occupati durante la Seconda Guerra Mondiale, ma senza risultato.
Anzi dopo la guerra, divenne ancora più influente e si trasformò nella principale camera di compensazione per le valute europee e luogo segreto di incontro privilegiato dei banchieri centrali…

 

Membri BIS:
Bank of Algeria, Central Bank of Argentina, Reserve Bank of Australia, Central Bank of the Republic of Austria, National Bank of Belgium, Central Bank of Bosnia and Herzegovina, Central Bank of Brazil, Bulgarian National Bank, Bank of Canada, Central Bank of Chile, People's Bank of China, Central Bank of Colombia, Croatian National Bank, Czech National Bank, Danmarks Nationalbank (Denmark), Bank of Estonia, European Central Bank (BCE), Bank of Finland, Bank of France, Deutsche Bundesbank (Germany), Bank of Greece, Hong Kong Monetary Authority, Magyar Nemzeti Bank (Hungary), Central Bank of Iceland, Reserve Bank of India, Bank Indonesia, Central Bank of Ireland, Bank of Israel, Bank of Italy, Bank of Japan, Bank of Korea, Bank of Latvia, Bank of Lithuania, Central Bank of Luxembourg, National Bank of the Republic of Macedonia, Central Bank of Malaysia, Bank of Mexico, Netherlands Bank, Reserve Bank of New Zealand, Central Bank of Norway, Central Reserve Bank of Peru, Bangko Sentral ng Pilipinas (Philippines), National Bank of Poland, Bank of Portugal, National Bank of Romania, Central Bank of the Russian Federation, Saudi Arabian Monetary Authority, National Bank of Serbia, Monetary Authority of Singapore, National Bank of Slovakia, Bank of Slovenia, South African Reserve Bank, Bank of Spain, Sveriges Riksbank (Sweden), Swiss National Bank, Bank of Thailand, Central Bank of the Republic of Turkey, Central Bank of the United Arab Emirates, Bank of England, Board of Governors of the Federal Reserve System (United States).[2]

[1] https://www.bis.org/about/charter-i.pdf

[2] “BIS member central banks”, https://www.bis.org/about/member_cb.htm?m=1%7C2%7C601


Marcello Pamio

Il dottor Pierluigi Lopalco ha pubblicato qualche giorno fa un articolo che merita tutta la nostra attenzione.
Si è chiesto cos’hanno in comune le tre parole «chirotteri», «chiropratici» e «chiromanti», «oltre alla comune radice greca, cheir = mano»?
Partendo da una ironia fuori dal comune, ha spiegato che i «chirotteri sono gli unici mammiferi che riescono a volare (…) e che possono però rappresentare un pericolo per l’uomo essendo potenziali portatori di un virus terribile: quello della rabbia».
Va precisato che pure l’uomo vola e, grazie all’attuale periodo, è sempre più rabbioso, ma l’autore si sta riferendo ai pipistrelli!

Sappiamo bene che a Lopalco, quando parla di virus, si alza la glicemia ematica e l’estro artistico parte per la tangente. Solo con lo zucchero nel sangue riesce a tener testa e far impallidire perfino George Romero, il padre cinematografico degli Zombi. I pipistrelli infatti sarebbero portatori di un virus, il «più letale che esista». Chiaro?
La scena dell’articolo, con una dissolvenza incrociata, si sfuma per continuare la narrazione con tinte sempre più fosche: «in assenza di profilassi la progressione verso la morte è praticamente certa». Viene da sé che la profilassi è la vaccinazione, «dopo il graffio o il morso di un animale infetto», precisa Stanley Lopalco.
A questo punto, il nostro cala l’asso, e va a toccare le corde più profonde dell’animo umano elencando una serie di persone, tra cui l’immancabile bambino, uccisi dal morso del vampiro alato.
Il mondo non è più lo stesso, da oggi grazie alla sua precisa disamina, le persone staranno col naso all’insù, ma non per osservare le scie chimiche o le magiche stellate notturne, ma per controllare che non piombi dall’alto il nero e orbo kamikaze letale.

Dall’immagine del mammifero più pericoloso che esista in natura (dopo l’uomo che non si vaccina ovviamente), Lopalco entra poi nel cuore del discorso, e cioè l’attacco alle «medicine alternative o, come si preferisce farle passare, complementari».
I pazzi che infatti ricorrono a queste pseudo-medicine «come minimo, rischiano un ritardo diagnostico che potrebbe avere serie conseguenze».
Se le medicine non convenzionali possono ritardare una diagnosi, mettendo a rischio la vita delle persone, figuriamoci cosa possono provocare le manipolazioni chiropratiche!
Detto fatto: la truce storia di una certa Katie May che a seguito di un dolore al collo va da un chiropratico, ma poco dopo il trattamento subisce un ictus che la porterà al decesso. Secondo l’autopsia la causa sarebbero state le manovre al collo fatte dal chiropratico.
La logica è sempre la stessa: se una persona muore dopo aver seguito i protocolli ufficiali, è morta per la malattia (la colpa è sua che non ha risposto alle terapie); se invece una persona muore dopo aver usato la medicina complementare, la causa è quest’ultima. Il discorso certo non fa una piega!

Ogni anno, nel mondo, l’ictus uccide 6 milioni di persone e in Italia colpisce circa 200.000 persone! Stiamo parlando, secondo i dati ufficiali, della terza causa di morte e prima per invalidità.
Dovremo avvisare il dottor Lopalco che per quanti operatori chiropratici ci siano, le morti per ictus forse dipendono da altre cause. Cause sulle quali la medicina baronale brancola nel buio più totale. Cause che medici come Lopalco non solo non conoscono ma di cui neppure si interessano, forse perché più intrigati e interessati a dare la caccia al chirottero o al virus di turno.
Conclude il suo prezioso articolo, consigliando ai lettori di non fidarsi «dei chirotteri, ma neanche dei chiropratici» e visto che era in tema neppure «delle chiromanti».

Mancava che proponesse al mondo accademico l’importanza di sterminare tutti i chirotteri e di aggiungere alla lista già folle di vaccini obbligatori, anche quello contro il virus della rabbia.
Detto questo, osservando le morti iatrogene, cioè quelle provocate da errori medici, da farmaci sbagliati ed effetti collaterali dei farmaci stessi, il dato che salta fuori è che i camici bianchi sono tra le prime cause di morte al mondo. Quindi statisticamente il rischio di morire è molto più alto andando dal medico, piuttosto che giocando con un pipistrello dopo essere andati dal chiropratico.
Ovviamente questo è vero se la morte non era stata prevista dalla chiromante di turno.

In conclusione, tornando al titolo del presente articolo, mi domando: cos’hanno in comune comparaggio, aggiotaggio e baronaggio?
Il filo che le unisce è da una parte la cupidigia, l’arroganza e la brama di potere e soldi, dall’altra la violazione della legge!
Comparaggio è la corruzione del medico che s’impegna ad agevolare, a scopo di lucro, la diffusione di prodotti farmaceutici, punibile dalla legge. Aggiotaggio, si tratta di una speculazione, punibile dalla legge. Baronaggio, si intendono le truffe, i favori e gli abusi di potere all’interno delle università.

Per correttezza di informazione e per maggior trasparenza, andrebbe specificato, ogni qualvolta l’esimio dottor Pierluigi Lopalco scrive o viene intervistato che egli ha preso soldi per collaborazioni esterne con le aziende farmaceutiche.
Nel 2015 la GlaxoSmithKline ha pagato Lopalco 459,62 euro come «rimborso spese di viaggio». Poca roba si potrebbe dire, ma l’anno seguente si è rifatto perché ha ricevuto dalla GSK ben 2315,58 euro, di cui 700 euro per «corrispettivi» e 1615,58 per «spese contrattuali».
Con questo non si sta dicendo che un medico e/o ricercatore non deve prendere soldi dai produttori di farmaci, ma è sacrosanto per le persone sapere che chi osanna i vaccini è pagato dal principale produttore di queste pericolose droghe.

Marcello Pamio

Il periodo storico che stiamo vivendo attualmente in Italia è certamente molto pregnante sotto vari punti di vista.
Nonostante i tentativi beceri del Sistema di deviare l’attenzione pubblica mediante le armi di «distrazioni di massa» (tragedie umane, violenze e stupri di gruppo, innocenti incarcerati, ecc.), quello che sta avvenendo è scandaloso. E quello che sta avvenendo non deve essere percepito dal popolo-gregge.

Il nocciolo della questione è questo: che piaccia o meno (che sia coerente o meno) in Italia c’è un governo democraticamente eletto dai cittadini. Abbiamo avuto una serie di governi tecnici (tecnicamente governi golpisti) che nessuno aveva voluto e/o votato. L’ultimo in ordine cronologico, sicuramente il più scandaloso, quello del Pd è stato una emanazione diretta dei Poteri Forti internazionali, e i risultati sono sotto gli occhi di coloro che ancora hanno dei neuroni adibiti a trasdurre la realtà: distruzione sistematica dello stato sociale.
Ora (apparentemente) le cose, anche a livelli internazionali, hanno preso un’altra piega, per qualcuno inaspettata: l’elezione di Donald Trump negli States, l’uscita dalla zona euro dell’Inghilterra e qui da noi l’elezione di un governo per così dire popolare.
Veniamo al punto: il governo giallo-verde, secondo l’establishment dittatoriale europeo, avrebbe la grave colpa di essere un governo populista, quindi molto pericoloso per la stabilità del Sistema stesso.
Certi Poteri stanno temendo l’effetto domino: l’Italia potrebbe infatti essere un esempio per altri paesi e quindi generare a cascata una deriva destabilizzante per l’ordine costituito. Per questo e altri motivi si deve fermare con ogni mezzo lecito o meno.

Attacco speculativo e finanziario
Esistono vari strumenti per far ritornare all’ovile la pecora nera smarrita: dalle agenzie di rating, al fantomatico spread.
Le agenzie di rating sono nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti e hanno lo scopo di analizzare la solidità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni. Le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch.
Il rating, che valuta l’entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi quale il rischio di tasso o di cambio, ecc. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo.
Un monitoraggio effettuato dall’Adusbef su oltre 1.000 “report” emessi a pagamento dalle maggiori agenzie di rating, anche di origine bancaria, ha rappresentato la prova che tali rapporti sono risultati sballati al 91% ed efficaci al 9%.

Quando le agenzie diffondono su internet, tramite lettere finanziarie o stampa specializzata i loro reports su società quotate, i consigli (ad acquistare: buy; vendere: sell; o tenere: hold ) 9 volte su 10 si sono rivelati vere e proprie bufale a danno dei risparmiatori i quali hanno messo a repentaglio il loro risparmio, con perdite maggiori rispetto alla loro normale capacità di investimento.
Le società di rating essendo pagate dai committenti e non dagli investitori, sono portatrici sane di un conflitto di interessi gravissimo.
Il 19 ottobre 2006, 2 delle 3 agenzie di rating che agiscono in regime di oligopolio, hanno declassato l’Italia, hanno dato cioè un voto negativo alla capacità dell’Italia di gestire la sua economia.
Non è la prima volta che questo accade, infatti nell’agosto 1992, Standard & Poor’s declassava il debito italiano e casualmente a settembre, l’ebreo ungherese George Soros, speculava sterlina contro lira.
Il risultato è stato la svalutazione del 30% della lira, uscita dallo SME (mercato europeo) e l’apertura ai capitali anglo-statunitensi che sono entrati nel nostro paese per comprare a prezzi stracciati aziende e società importanti come Iri, Enel, Ina, Eni, Cirio, ecc.
Grazie alla deregolamentazione dell’economia, queste agenzie sono diventate il “Grande Fratello” finanziario e hanno progressivamente accumulato un potere immenso, superiore a quello degli stati e delle banche centrali, determinando le decisioni di tutti gli attori economici globali. 

Dietro le agenzie…
Le «tre sorelle» del rating non sono solamente l’espressione dell’intreccio dominante delle multinazionali, ma una vera e propria struttura organizzata delle principali banche planetarie che controllano il sistema finanziario e debitorio delle nazioni e di tutti i settori dell’economia sia privata che pubblica. 
Dietro le potentissime agenzie ci sono infatti i soliti noti, come Capital World Investors, The Vanguard Group, BlackRock Fund Advisors, State Street Global Advisors.
Eccoli qua i signori della finanzia internazionale, coloro che decidono le sorti di società, multinazionali, governi e paesi.

Attacco all’Italia
E’ fuori da ogni discussione che nel nostro paese sta imperversando dall’esterno una vera e propria dittatura finanziaria e politica (Commissione Europea e banchieri internazionali) che a colpi di normative, spread e declassamenti vuole da una parte avvertire il governo di turno, e dall’altra intimorire le masse mediante spauracchi.
Si tratta di strategie magistrali che hanno lo scopo di indurre nel cervello delle persone la paura del cambiamento. E’ sempre meglio che le masse «preferiscano rimanere nelle loro catene abbandonando ogni velleità di liberazione».[1]
La paura di perdere denari, di inficiare il tasso del mutuo, di perdere valore di acquisto sta letteralmente bloccando e condizionando milioni di coscienze.
Una conferma arriva da «Zero Hedge», uno dei più importanti siti economici alternativi americano.
«L’Establishment europeo ha appena dichiarato guerra all’Italia» è il titolo con cui Zero Hedge commenta un’intervista alla CNBC di Jeroen Dijsselbloem, l’ex ministro delle finanze olandese che è stato presidente dell’Eurogruppo.
Nell’intervista Dijsselbloem invita apertamente la speculazione a lanciare un attacco alle finanze italiane, spiegando loro (ai mercati) esattamente come devono fare.[2]
La cosa gravissima è queste dichiarazioni sono uscite dalla bocca di un «consigliere strategico del Meccanismo Europeo di Stabilità, EMS», ossia quell’istituzione europea che dovrebbe fornire assistenza ai paesi dell’area euro che sono in crisi economica, e al quale l’Italia partecipa con più di 125 miliardi di euro, di cui oltre 14 miliardi già versati.

Ci si mette pure il clima
Non bastavano le critiche e gli attacchi politici da parte dell’Unione Europea, le speculazioni da parte delle istituzioni finanziarie globaliste, ora ci si mette anche il clima.
Il cambiamento climatico è oramai una verità oggettiva fuori da ogni discussione, se poi sia un fenomeno ciclico naturale o del tutto innaturale causato dall’uomo, questo è un altro discorso.
In questa sede interessa solo la guerra climatica. Usciamo una volta per tutte dall’aureola della cospirazione perché oggi sappiamo che la «guerra climatica» è una triste realtà. Lo sappiamo anche grazie alla denuncia di Fabio Mini, generale della Nato.
Secondo Mini: «La guerra ambientale non è più solo una ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo, si passa per pazzi».
«La bomba climatica è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando in gran segreto per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che purtroppo non è più fantascienza».
«I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta»[3]

Se è vero quello che dice il generale, oggi i militari possiedono e usano una tecnologia in grado di modificare a proprio piacimento il clima di una regione.
Per cui se il governo di un paese qualsiasi non si sta comportando secondo il ruolino di marcia imposto dal regime, il Sistema può interferire direttamente e/o indirettamente sul clima (Haarp, scie chimiche, ecc. ma anche sul lato economico-finanziario e sanitario con epidemie) facendo piegare le ginocchia ai governanti di turno.
Viene da sé che in uno stato di calamità o di crisi diventa molto complesso portare avanti le proprie politiche per chi è al comando, anche perché essendo ancora dentro il meccanismo europeo (vera e propria prigione che ha di fatto cancellato le sovranità), non si possono mettere in atto politiche economiche e monetarie (stampare moneta per esempio), per cui si finirà incastrati ancor di più nella morsa degli aguzzini. A meno che…

Con questo non si vuole affermare che la situazione post-apocalittica che stiamo vivendo in queste ore in Italia sia una macchinazione diabolica di qualche mente perversa, ma la sincronicità quasi perfetta con gli altri accadimenti economico-finanziari fa sorgere almeno qualche dubbio...
Nonostante tutto questo bailamme economico-finanziario-climatico, il Regime che sta facendo di tutto per non perdere il potere acquisito è prossimo al collasso. E lo sanno alla perfezione.
Quello che è in atto - ignorato e oscurato volutamente dai media mainstream - è un profondissimo e inesorabile risveglio di coscienze. Certamente un processo lento, ma inesorabile e inarrestabile.
E va anche detto che dietro a questo movimento, altri governi stanno lavorando nell’ombra, non per contrastarlo ma per agevolarlo…

Note

[1] Diego Fusaro citazione

[2] «Hanno progettato il golpe. Per aggiotaggio», Maurizio Blondet, www.maurizioblondet.it/hanno-progettato-il-golpe-dijsselbloem-lo-ha-ammesso/

[3] «Clima impazzito? No è guerra climatica» Fabio Mini generale Nato,

 http://retenews24.it/clima-impazzito-no-e-guerra-climatica-parla-il-generale-nato-ecco-costa-accadendo-davvero-e-cosa-accadra-entro-il-2025/

Marcello Pamio

«SINISTRO» è il pacchetto full optional offerto dalla sinistra italiana.
Si tratta dell’assicurazione più completa e sicura attualmente in commercio. Non teme concorrenza.
Costa moltissimo, ma la copertura che garantisce è totale.
Una volta acquistata la polizza e immatricolata l’azienda, si diventa parte vitale della «confraternita».
Ma cosa offre di così interessante il pacchetto?
In caso di incidente, scandalo, bancarotta o tragedia:

  • I nomi degli interessati e delle società, saranno minimizzati o cancellati del tutto dalle notizie dei giornali mainstream che fanno parte della Famiglia, quasi tutti. I media devieranno l’attenzione, spostando le telecamere altrove e cercando altri capri espiatori.
  • La «Maglietta Rossa Ong» non verrà mobilitata, perché i loro interventi mirati - tutti concordati dalla confraternita - sono puntualmente sincronizzati con i media.
  • Vengono messi a disposizione i migliori magistrati e procuratori del Gruppo; se non riusciranno a deviare completamente le indagini, potranno dare tutto il tempo necessario per cancellare le prove...
  • Si è assistiti dai più potenti studi legali a livello mondiale: la colpevolezza diventerà innocenza, e si potrà perfino accusare il governo di turno chiedendo i danni.
  • Se lo scandalo è di tipo bancario, allora l’assistenza di un gruppo di esperti collegati con bankitaly farà pagare il debito ai correntisti.
  • Se le cose si dovessero mettere malissimo, allora l’estrema ratio sarà l’intervento diretto del Presidente della Repubblica, testimonial importante del Gruppo…

Il motto: «Fai quello che vuoi, tanto paga qualcun altro» ben rappresenta questo pacchetto full inclusive, unico nel suo genere.
Da quanto detto, sembra proprio che la famiglia Benetton abbia stipulato la polizza «SINISTRO», perché sono morte ben quarantatré persone, circa 600 sono rimaste senza casa, ma delle maglie rosse nessun traccia, né sopra né sotto il Ponte delle vergogne. I nomi Benetton e Atlantia a livello mediatico vengono quasi sempre minimizzati, come se fossero estranei alla tragedia. Anzi, forti dell’assistenza legale, sono loro che chiederanno i danni economici al governo italiano per il crollo in borsa!
I magistrati incaricati delle indagini, hanno atteso OTTO giorni prima di sequestrare «computer e telefonini» della dirigenza, dando così il tempo di far sparire eventuali prove compromettenti, come per esempio tutte le immagini delle DUE webcam sul ponte, nonostante fossero accese 24 h su 24…
Il Procuratore sulle telecamere non si è minimamente scomposto, e al momento non c’è nessun iscritto nel registro degli indagati…

Salvini non ha il SINISTRO...
Dall’altra parte la cronaca dimostra che Matteo Salvini è scoperto dalla polizza.
Il Ministro sta cercando di impedire lo sbarco di migliaia di disperati sulle nostre coste, chiedendo una equa redistribuzione del carico umano tra i vari paesi e mostrando de facto il vero volto criminale dell’Europa dei tecnocrati e dei banchieri, e ogni giorno si scontra con maglie rosse, offese pubbliche, attacchi mediatici, querele da improvvisati eroi della sinistra, e avvisi di garanzia della magistratura!
Avere o non avere SINISTRO fa la differenza!

Maurizio Blondet  - 23 agosto 2018 

Allora,  sunteggiamo le iniziative della magistratura.
Il pm di Agrigento sale sulla «Diciotti» e apre un fascicolo «contro ignoti» per «sequestro di persona». Ha di mira Salvini, ovviamente.
Pm di Genova: manda la Finanza negli uffici di Autostrade a sequestrare «computer e telefonini» della dirigenza.
Otto giorni dopo il collasso del Ponte Morandi. Dicesi otto giorni.
Tanto tanto tempo per cancellare le email, far sparire i video (già fatto), azzerare i server, insomma far sparire prove?  Domando, mi limito a domandare.

Commento di uno che passa (io non c’entro, signor giudice):
«In un paese normale la magistratura avrebbe sigillato immediatamente uffici e server di Autostrade per l’Italia, per evitare manomissioni e distruzione di prove».
«Se durante lavori ristrutturazione di un condominio si stacca cornicione e ci scappa il passante morto giorno dopo sono indagati per omicidio colposo: Amministratore Condominio, Ing. Direttore dei lavori, Responsabile Sicurezza Cantiere, Titolare Impresa. A Genova ad oggi nessuno»: un ex amministratore di condomini. Lo perdoni, signor giudice.

Un altro: «Mi preoccupa molto come sta avendo la magistratura. Passata una settimana non abbiamo ancora un iscritto al registro degli indagati».
Una settimana, e nemmeno non solo un imputato, nemmeno formulato un capo d’imputazione. Non sanno di cosa accusare chi.

Titolo di giornale del 20 agosto:
Genova, la Procura: «Cerchiamo filmato del crollo. Per ora nessun indagato».
Il filmato del crollo che non c’è più. Hanno sequestrato le macerie, ma ancora non hanno perquisito la sede della concessionaria.
Passano i giorni.
Commento di uno che passa (io ne prendo vigorosamente le distanze, signor procuratore)
«Ovvero: stiamo disperatamente prendendo tempo per trovare un modo per salvare i Benetton».

Un altro (ma io mi dissocio):
«Come mai l’iscrizione nel registro degli indagati è sempre un ‘atto dovuto’ e stavolta dopo una settimana… Nessuno! Devono ancora capire come si chiama la società che gestiva, e gestisce tuttora, quella strada? Stanno cercando l’indirizzo?».

Un altro che passa: «Ho un orrendo presentimento».
Da questo commento non mi dissocio. Ho un orrendo presentimento anch’io. Dovuto alla mia esperienza di vecchio giornalista.
Rafforzato dal fatto che i Benetton non solo hanno offerto una cifra ridicola alle vittime del disastro, ma dopo qualche ora, hanno ripreso sicurezza e, stanno cominciando ad accusare il governo di aver fatto cadere il titolo. Non è stato il crollo del ponte a farlo cadere in Borsa, ma gli strilli di Salvini e Di Maio contro la società concessionaria, a cui il governo precedente ha abbandonato un monopolio naturale, lo libertà di fare profitti che emulano soltanto lo spaccio di droga, e l’autocontrollo sugli investimenti: che infatti sono un terzo di quelli pattuiti e necessari.

Insomma: sono loro, i Benetton, che pretendono i danni dallo Stato. Lo fanno con uno stuolo di avvocati potentissimi, fra cui la nota Paola Severino: quella che ha fatto la ministra della “giustizia” nel governo Monti, per sottolineare da che parte sta. Nessun sospetto di conflitto d’interesse, tutto legale. Ovvio, questi si sono fatti le leggi a loro vantaggio, dunque tutto ciò che fanno loro è legale per definizione.
Io ho un bruttissimo presentimento: non avrete mai più il vostro ponte, o genovesi. Non lo rifaranno certo i Benetton - perché dovrebbero spenderci un centesimo, ormai? - né potrà farlo il governo, perché dovrà rifondere i miliardi necessari agli “azionisti” di Atlantia, oltre che ai Benetton che sono stati così danneggiai dalle esternazioni di Salvini.
Tenete d’occhio soprattutto la class action americana, avviata dallo studio legale Bronstein, Gewirtz & Grossman” (jjj) il quale «sta esaminando potenziali rivendicazioni per conto di acquirenti» dopo che, sulla notizia della possibile revoca della concessione e di una sanzione «il prezzo delle azioni è sceso di 1,66 dollari, o del 13,7%, per chiudere a 10,45 dollari il 16 agosto».

La Class action non lascerà che le briciole in Italia
Questo studio legale vanta speciale «competenza nella ricerca aggressiva di richieste di contenzioso».  Chi conosce queste capacità aggressive, sa già cosa accadrà: si prenderanno tutti i miliardi gli americani per conto dei loro azionisti, poi Atlantia opportunamente «fallirà», ossia resterà senza un soldo insomma; ai genovesi e alle vittime non resteranno nemmeno le briciole.
Anche perché era fin dall’inizio chiaro che i Benetton, di soldi loro, non ne hanno messo uno. «Non hanno investito niente, comprarono Autostrade con i soldi di Autostrade», come ha spiegato il trader Gianni Zibordi.
Hanno creato una società apposta che ha fatto un debito immane, poi - ottenuta la concessione da Prodi, D’Alema e soci - l’hanno fusa con Autostrade, a cui hanno accollato l’immane debito: «Hanno fatto il debito e lo stanno ripagando coi profitti del pedaggio - queste sono vere rapine, non quelle in banca», commenta Zibordi. Che non lo senta un PM, perché potrebbe aprire un fascicolo contro di lui per diffamazione: tutto ciò che i Benetton hanno fatto è perfettamente legale. Per forza. Dimostra chiaramente che stavano ancora pagando il debito coi pedaggi; finita la concessione, finiti i pedaggi, eccoli nullatenenti.
Naturalmente, restano miliardari. «Chiunque legga bilanci di Atlantia e Autostrade sa che i profitti netti sono stati più di 12 miliardi dal 2001 e le tasse che pagano sono circa un 24%….».
Ma andate pure a reclamare i loro possedimenti fra i Mapuche. O in Lussemburgo il paradiso fiscale nel centro della UE.

Manifesto: sempre dalla parte dell’azionista
Uno che passa: «E’ la procura di Genova, ragazzi» (mi dissocio).
Claudio Borghi «il PM che ha disposto il sequestro dei conti della Lega».
http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2017/09/15/pm-genova-non-contro-lega-ma-pro-camere_8f26623a-9697-4da9-a67b-2a95ce3dafbb.html

Francesco Cozzi, il PM che ha aspettato otto giorni prima di far perquisire gli uffici di Autostrade ed elevare un’imputazione, risulta dalla sua biografia ufficiale, è stato «direttore dell’Ufficio rapporti con il Parlamento nel Gabinetto del Ministro della Giustizia prof G.M. Flick».
Insomma, il pm Cozzi ha avuto un incarico altamente politico e di parte nel governo Prodi. Uno (maggio ’96-ottobre ’98), ed ora stava occupandosi di colpire la Lega “dando la caccia” ai suoi miliardi scomparsi, quando è crollato il ponte: proprio in tempo, era stato appena nominato procuratore capo a Genova.
Non c’è qui un conflitto d’interesse? Non ha dato prova, il dottor Cozzi, di militare politicamente  per la parte politica avversa all’attuale governo, quella che ha tutto da perdere se un giudice solleva il segreto di Stato sulla concessione di Autostrade, e lo scambio di favori che non può non nascondere?

Non lo chiedete però, perché aprono un fascicolo contro di voi perché avete mancato di rispetto. E sono un sacco di spese, anche nel caso (improbabile) che veniate assolti.
Chiedere lo spostamento dell’istruttoria per legittima suspicione? Non scherzate - e non mancate di rispetto. Per queste cose, la magistratura ha tutto il tempo.
Per la mia diretta esperienza (avevo intervistato il tassista Cornelio Rolandi appena tornato da Roma dove aveva riconosciuta Valpreda come il passeggero che aveva portato a Banca dell’Agricoltura il 12 dicembre 1969), fui chiamato a Catanzaro dove l’ennesimo processo era stato spostato “per legittima suspicione”, dopo sentenze di Cassazione: dieci anni dopo. Il tassista Rolandi era morto da anni, anche se aveva lasciato una dichiarazione giurata sul letto di morte in cui confermava che il passeggero era Valpreda. Vista la convocazione con le solite minacce se non mi presentavo, mi feci il viaggio in treno da Milano a Catanzaro. Confermai ciò che avevo scritto nell’articolo, apparso su «La Domenica del Corriere», sotto il Natale 1969. Il presidente della Corte mi intimò di esibire il taccuino degli appunti di allora: di dieci anni prima. Dissi che non l’avevo tenuto, avendo però scritto l’articolo su «La Domenica del Corriere». «Bel giornalista è lei!», mi disse. Io avrei dovuto rispondere: «Bei giudici siete voi, che in dieci anni ancora non avete dato un colpevole alla strage di piazza Fontana».  Ma naturalmente tacqui.

Per il motivo che Pierpaolo Pasolini aveva scritto sul «Corriere» il 28 settembre 1975, dopo aver esordito: «Gli italiani vogliono consapevolmente sapere quale sia la realtà dei cosiddetti golpe fascisti.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere da quali menti e in quale sede sia stato varato il progetto della «strategia della tensione» (prima anticomunista e poi antifascista, indifferentemente).
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi ha creato il caso Valpreda.
Gli italiani vogliono consapevolmente sapere chi sono gli esecutori materiali e i mandanti, connazionali, delle stragi di Milano, di Brescia, di Bologna.
….concludeva:
«Ma, mentre contro gli uomini politici, tutti noi, cari colleghi della ‘Stampa’, abbiamo coraggio di parlare, perché in fondo gli uomini politici sono cinici, disponibili, pazienti, furbi, grandi incassatori, e conoscono un sia pur provinciale e grossolano fair play, a proposito dei Magistrati tutti stiamo zitti, civicamente e seriamente zitti.
Perché?
Ecco l’ultima atrocità da dire: perché abbiamo paura».
http://videotecapasolini.blogspot.com/2015/11/pasolini-il-mondo-28-agosto-1975-il.html

Un mese più tardi, Pasolini venne ucciso.

Sarà così anche stavolta. Fra dieci anni, forse, la “giustizia” rifarà il processo che Cozzi ha cominciato, mandandolo per legittima suspicione che so, a Potenza, a Roccella Jonica, in un posto del Sud difficile da raggiungere. Nel frattempo, Salvini sarà in galera, i Benetton liberi, e liberi i Delrio, i Letta che stanno nei loro consigli, i Renzi e i Gentiloni, tutti quelli che hanno stipulato loro la concessione senza  che spendessero un soldo dei loro, prolungando la concessione per decenni (perché potessero pagare il debito). Sarà libero Mario Draghi che ha comprato per la Banca Centrale azioni di Atlantia…
«Nel conto mettere anche i bond Atlantia ed autostrade comprati dalla #ECB stampando moneta per acquistare debito corporate …il 25% degli acquisti totali è fatto sul primario. ‘funding secure’».
La BCE che non compra titoli di debito pubblico direttamente dagli Stati, sul primario, (perché sono corrotti), però compra titoli di debito privati direttamente da privati che lucrano indebitamente da un monopolio naturale.
Ci ha investito anche Draghi…l’Europa…
Ma non mettiamo troppa carne al fuoco.

Una cosa posso dirvi per certo: che il ponte non sarà mai ricostruito, le famiglie mai risarcite, e voi genovesi - metterete ore per andare da ponente a levante. Se ci sarete ancora dei genovesi, chiaro: il porto ovviamente avrà perso il suo traffico, a vantaggio di Marsiglia, e non avrete più decine di migliaia di posti di lavoro (non mi dispiace per via dei camalli, pagatissima lobby rossa, avrà quel che si merita).  Vi conviene migrare.
Ovviamente il 60% della popolazione italiana sarà composta da negri - pardon, di immigrati e bambini che fuggono dalle guerre e dalla fame, perché la Diciotti sarà stata rimessa ad emulare «Open Arms» ed «Aquarius». Ogni giorno, i media vi ricorderanno quanto siete razzisti, perché uno avrà lanciato un uovo contro un “rifugiato” o un controllore reagito dopo essere stato picchiato dalle bande di nigeriani….

Ma è colpa vostra, italiani.
Perché non avete ascoltato il consiglio urgente di Danilo Quinto, fuoriuscito dai Radicali perché convertito alla fede, e rimasto grande animale politico:
«Di fronte all’ennesima iniziativa della magistratura contro Salvini, ai processi mediatici che ogni giorno Salvini subisce, a una Guardia Costiera che non obbedisce agli ordini ricevuti, bisogna agire nell’immediatezza, convocando il popolo italiano ad una grande, immensa manifestazione di piazza. Fatelo subito ed azzerate le responsabilità a tutti i livelli nei Ministeri, prima che sia troppo tardi».
Forse è già tardi.
Come sempre, quando l’oligarchia sinistra perde, a fare il lavoro entra “la giustizia”. Frase che immediatamente mi rimangio, mi scusino le procure.

(Avrei solo una domanda. Al dottor Piercamillo.  Quello che voleva rivoltare l’Italia come un calzino, l’eroe di Mani Pulite, quello per cui la magistratura è pura e la politica è corrotta, oggi capo dell’ANM il potentissimo sindacato dei giudici. Ma non oso fargliela: perché ho paura, dottor Piercamillo.

Si faccia i complimenti da solo)

 

Tratto dal sito di Maurizio Blondet https://www.maurizioblondet.it/ho-un-orribile-presentimento-nessuno-ricostruira-il-ponte-morandi-e-salvini-in-galera/ 


I primi a lanciare l’allarme sul Ponte Morandi sono stati i responsabili di «Autostrade per l’Italia» nel 1994. La società all’epoca era pubblica.
Motivo dell’allarme: il ponte era stato progettato per sostenere un traffico giornaliero di 20 mila automezzi, mentre già nel 1994 ne passavano 60 mila.
A seguito dell’allarme il governo di Silvio Berlusconi (1994-1995) stanzia 40 miliardi di lire per interventi di urgenza, e subito dopo approva il progetto chiamato «Passante di Genova».
Cominciano così bandi, commesse, appalti e tutto ciò che serviva per iniziare i lavori.
Ma il governo Berlusconi cade nel 1995, e arriva per un solo anno quello di Lamberto Dini (1995-1996), per poi lasciare il posto a Romano Prodi (1996-1998).
Il ministro dei Trasporti e della navigazione (1996-1998) è un certo Claudio Burlando del PD, ex sindaco di Genova (1992-1993) ed ex governatore della Regione (2005-2015).
Iniziano così le prime forti opposizioni al progetto che arrivano dalla sinistra radicale, con in testa Rifondazione Comunista, che nel governo aveva un certo peso.
Il Ministro, per salvare il governo Prodi, boccia il progetto.
Quindi la prima bocciatura del cosiddetto «Passante di Genova» fu opera della sinistra!

Una volta bocciato il progetto la società Autostrade bloccò tutto pagando perfino le penali alle imprese che avevano vinto gli appalti e iniziato i lavori.
Ritorna in carica il governo Berlusconi (2001-2006) e nella «Legge Obiettivo», tra le grandi opere necessarie, reinserisce il progetto che però nel frattempo cambia nome e diventa la «Gronda di Genova».
Autostrade presenta ben 5 diversi progetti.
Quando finalmente sembra sia tutto pronto per partire, si mette in mezzo Marta Vincenzi (futura PD) che all’epoca è Presidente della Provincia di Genova (1993-2002), poi sindaco dal 2007 al 2012, dicendo che quei progetti non vanno bene. Il parere della Provincia è vincolante!     
Di nuovo un esponente di quello che sarebbe diventato il Partito Democratico si mette di traverso alla grande opera.
Le opposizioni arrivano anche a livello imprenditoriale. Il gruppo che più si oppone fu Ansaldo Energie di Finmeccanica, perché la «Gronda», secondo loro, avrebbe messo a rischio 2800 posti di lavoro in quanto i loro fabbricati avrebbero dovuti essere spostati di centinaia di metri.


L’umorismo cosmico non ha rivali: ora il Ponte gli è praticamente quasi crollato sulla testa (foto qui sopra).
Quindi le responsabilità di aver bloccato e impedito il «Passante» e/o «Gronda» hanno nomi e cognomi ben precisi, e tutto ciò è avvenuto in un momento in cui il Movimento 5 stelle non esisteva neppure.

La madre delle privatizzazioni
Ma per comprendere meglio il quadro e tutti i vari passaggi, è necessario fare un saltino indietro nel tempo, agli inizi degli anni Novanta.
In pratica è l’anno cruciale in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità.
Tutto infatti ebbe inizio nel 1992 quando il cartello finanziario internazionale mise gli occhi e le mani sul nostro paese con la complicità e la sudditanza di una nuova classe politica imposta dal cartello stesso.
Per esempio l’operazione Tangentopoli (casualmente in quell’anno) servì proprio da spartiacque, e cioè a togliere il vecchio per far posto ai nuovi «camerieri dei banchieri» (Ezra Pound).

Sono momenti storici importantissimi.
E’ l’anno in cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa. Privatizzano gli istituti di credito e gli enti pubblici; è l’anno in cui viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (costo del denaro alla sua emissione), che viene quindi ceduto a privati. E’ l’anno della firma del Trattato di Maastricht (7 febbraio).
Il 12 marzo viene assassinato il parlamentare siciliano Salvo Lima (1928-1992)
L’anno dell’attacco speculativo di George Soros.


L’ebreo ungaro-statunitense mediante due banche, la tedesca Deutsche Bank e la statunitense Goldman Sachs (il cui consigliere italiano era Romano Prodi) attaccò l’Italia, e i due picchi speculativi si ebbero, casualmente, in corrispondenza delle due stragi: 23 maggio (Capaci) e 19 luglio (Via D’Amelio). Il governatore di Banca d’Italia era Carlo Azeglio Ciampi, che riuscì a far vaporizzare 60.000 miliardi di lire, in pratica tutte le riserve dell’istituto centrale, acquistando marchi inutilmente. Per i suoi servigi Ciampi divenne Presidente della Repubblica….
L’attacco speculativo del «terrorista finanziario» Soros (attualmente guru e consigliere della sinistra italiana), riuscì a deprezzare la lira di quasi il 30%, permettendo l’acquisto da parte degli avvoltoi dei nostri gioielli di Stato a prezzi di saldo.
L’11 luglio 1992 Giuliano Amato prelevò forzatamente, con un decreto retroattivo al 9 luglio, dai conti correnti degli italiani il 6 per mille.
Il 2 giugno 1992 (in spregio alla festa della Repubblica) e a pochi giorni dalla strage di Capaci, avvenne una delle più eclatanti cospirazioni mai avvenute: la riunione sul «Britannia», il panfilo della Regina Elisabetta II.
Scopo: cedere banche e gioielli dello Stato ai potentati finanziari internazionali.
Tutto il Gotha della finanza internazionale attracca a Civitavecchia con lo yacht della Corona inglese. Sono venuti fino a qui a fare incetta delle migliori aziende e ad arruolare quelli che saranno i loro fedeli servitori al governo del paese, a cui garantiranno incarichi di prestigio.
Il maggior beneficiario è Mario Draghi e tra i più benemeriti Romano Prodi, Beniamino Andreatta, Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema.
Più o meno personaggi che bazzicano dentro e fuori alle riunioni del Club Bilderberg, Commissione Trilaterale, Aspen Institute e in altre organizzazioni del capitalismo speculativo angloamericano.
Presenti ovviamente le banche d’affari tipo Goldman Sachs ma non solo.
Il resto è storia…

Come l’eclatante svendita dell’Iri (Istituto di Ricostruzione Industriale) che aveva circa 1.000 società, fiore all’occhiello del nostro paese. Fu smembrato e svenduto, sotto la presidenza di Romano Prodi (dal 1982 al 1989 e durante un periodo tra il 1993 ed il 1994). Prodi che per questi servigi venne premiato con l’ascesa alla presidenza del Consiglio e poi alla Commissione Europea...
A proseguire l’opera di smembramento delle aziende di Stato ci penserà Massimo D’Alema, che nel 1999 favorirà la cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton, che di fatto hanno così assunto il monopolio assoluto nel settore del pedaggio e della ristorazione autostradale.
Un’operazione che farà perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno.
In quegli anni il presidente dell’Iri era Gian Maria Gros-Pietro, uno che nel 2001 venne convocato alla riunione del Bilderberg in Svezia, insieme a Mario Draghi e un certo Mario Monti.
Entrambi saranno ampiamente ripagati dal cartello stesso…
Gian Maria Gros-Pietro, che nel 1992 era presidente della Commissione per le strategie industriali nelle privatizzazioni del ministero dell’industria, nel 1994 diviene membro della Commissione per le privatizzazioni, istituita, guarda caso da Mario Draghi…

Per maggiori informazioni

La prima parte dell’articolo è la trascrizione del seguente video di Social TV
«Volete nomi e cognomi dei responsabili politici per Genova?» Social TV, video
https://www.youtube.com/watch?v=CdkYMREuYMA

La seconda parte dell’articolo è tratta dal seguente articolo
«Prodi, Draghi & C: chi ha regalato l’Italia, autostrade incluse»
http://www.libreidee.org/2018/08/prodi-draghi-c-chi-ha-regalato-litalia-autostrade-incluse/

 

 

Tratto da www.luogocomune.net/LC/16-geopolitica/4995-mohamed-konare-l-africa-può-risorgere 

VIDEO ASSOLUTAMENTE DA VEDERE
(dal minuto 19 spiega bene il motivo dell'assassinio di Gheddafi...)

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1283&v=zsL2NoR2BY0

ATTENZIONE: E' stata pubblicata la trascrizione dell'intervista, in coda all'articolo.

Mohamed Konare, leader del movimento Panafricanista, spiega in termini chiari e semplici come a tutt'oggi 14 nazioni dell'Africa occidentale e subsahariana (Senegal, Niger, Costa D'Avorio, Mali, ecc.) vivano nella condizione fattuale di colonie francesi. Nonostante l'indipendenza di facciata - spiega Konare - la Francia è riuscita a mantenere di fatto la completa dipendenza economica di queste nazioni, grazie ad un meccanismo (il franco CFA) per cui i paesi africani vendono nel mondo le materie prime, ma è la Francia ad incassare e gestire il ricavato delle vendite. Questo meccanismo porta nelle casse francesi una plusvalenza di 400 mld di dollari all'anno, mentre ai paesi africani restano solo le briciole, da spendere esclusivamente in moneta locale. Nel corso della storia 22 capi di stato africani hanno tentato di far uscire il proprio paese dalla morsa degli accordi coloniali, e 22 di loro sono stati ammazzati. [...]

Quando la Costa d'Avorio ha deciso di uscire dal franco CFA, la Francia ha immediatamente chiuso tutte le banche della nazione africana, usando un meccanismo molto simile a quello usato di recente da Bruxelles contro la Grecia. Anche sull'immigrazione, Konare offre una visione decisamente nuova del problema: l'oligarchia mondialista vuole svuotare l'Africa della sua forza lavoro, favorendo l'emigrazione incontrollata verso l'Europa. L'unico modo di fermare l'immigrazione è di liberare l'Africa dalla sua schiavitù monetaria...

Questa è la trascrizione dell'intervista, realizzata usando il sistema automatico di Youtube (accuratezza 90%).
Grazie all'utente Adonis per avercela fornita.

Mohamed Konare, attivista politico in Africa, proattivo nella costruzione di un nuovo soggetto politico con l'intenzione di sganciarsi dal punto di vista monetario e rendersi indipendente.

Buonasera, sono Mohamed Konare, attivista panafricanista a capo di un movimento panafricanista nascente con lo scopo di liberare l'Africa definitivamente dalla stretta francese. Cioè, vogliamo un'autodeterminazione politica, economica e culturale. Sono praticamente seicento anni che l'Africa vive sotto la cupola francese e questa situazione deve finire. 

In cosa consiste questo movimento? 

È un movimento che sta rimettendo in causa la conferenza di Berlino del 1885, '84/'85. Nell''84/'85 l'oligarchia occidentale si è riunita a Berlino sotto la cupola del cancelliere Bismarck e hanno diviso l'Africa, cioè più dei 30.000 km² in zona d'influenza nella quale quasi tutta l'Africa subsahariana è tornata alla Francia. Da quel momento in poi la situazione è rimasta immutata. Le indipendenze che hanno dato all'inizio degli anni '60 sono state solo un modo di ammortizzare, di bloccare la rivoluzione popolare nascente. Perché - dopo la Seconda guerra mondiale - De Gaulle, rendendosi conto della rivoluzione in Algeria, in Camerun, in Indocina, ha trovato la furbizia dando in anticipo l'indipendenza ai popoli africani, però legandoli sempre in condizioni di schiavitù attraverso un meccanismo economico, cioè instaurando in Africa una moneta che lui ha preso dal sistema nazista. Quando Hitler prese il controllo della Francia, Hitler ha imposto alla Francia un sistema monetario che permetteva alla Germania di entrare in possesso di tutte le ricchezze francesi quasi gratuitamente. De Gaulle, dando le false indipendenze, ha usato quello stesso sistema su 14 Paesi d'Africa occidentale che erano ex-colonia francese, però nei fatti sono ancora colonia francese. Poi i dettagli di questa moneta ve li posso dare, spiegare in dettaglio in che cosa consiste. 

In che cosa consiste? Spiegacelo. 

Il Franco CFA è una moneta che permette alla Francia di avere controllo totale sull'economia dell'Africa. Cioè, è di proprietà francese, fabbricato in Francia. E i francesi, con questo sistema, che fanno? Dicono agli africani: «Noi vi garantiamo la stabilità di questa moneta sul mercato internazionale», però la furbizia qual è? È che questa moneta, prima, il 100%... perché l'Africa, quando vende le materie prime sul mercato internazionale le vende in divisa, in Dollaro, giusto? E questi Dollari non vengono nelle Banche Centrali africane, vanno nel conto per azioni della Banca Centrale francese e lì la Francia (fino al 1975, se non sbaglio) il 100% di queste divise rimanevano nel conto di operazioni francese. E la Francia batte una moneta che prima si chiamava il Franco delle colonie francesi; dopo le false indipendenze lo hanno chiamato il Franco delle cooperazioni monetarie che in realtà, nella sostanza non è cambiato niente. Dal '75 (se ricordo bene, non ho i dati in mente), la Francia piano piano, dal 100% delle divise che rimanevano nel conto di operazioni francese sono passati a 75% e oggi siamo al 50%. Cioè, do un esempio: se la Costa d'Avorio, che è il primo produttore di cacao, vende sul mercato internazionale un miliardo e mezzo di Dollari di cacao, questo miliardo e mezzo di Dollari va direttamente nel conto delle operazioni francese. Il 50% la Francia se lo tiene come garanzia della stabilità di questa moneta e altri 50% non è che va nelle Banche Centrali dei 14 Paesi d'Africa, no! Rimane sempre in Francia. E su questo altro 50% è la Francia stessa che fa progetti di sviluppo. Qualsiasi cosa si deve fare in Africa, la Francia permette ai Paesi africani, dandogli Franchi CFA al posto di questi soldi, permette alle multinazionali francesi di andare a lavorare sul territorio africano e guadagnando su queste divise che sono sul conto di operazioni francesi. La moneta CFA che la Francia emette, dandola alle Banche Centrali africane, questa moneta si può usare soltanto in questi 14 Paesi. Una volta che esci da questa zona... per esempio io con i CFA arrivo in Italia e nessuno la conosce, nessuno la cambia, non ha nessun valore. E il paradosso, visto che sono questi 14 Paesi una parte nell'Africa centrale, una parte nell'Africa occidentale, il CFA dell'Africa occidentale non è valido in Africa centrale! Cioè se io, io - per esempio - dalla Costa d'Avorio vado in Camerun con la stessa moneta CFA, non la posso usare in Camerun. La devo convertire prima in Franco francese, poi dopo tradurla in Franco CFA che si usa in Camerun. Cioè, la Francia impedisce ai Paesi africani di commerciare tra di loro con questa moneta senza passare per la Francia. Poi l'altra metà, il 50% delle divise africane che sono nel conto delle operazioni francese, la Francia li usa per scopi propri, cioè per chiudere il debito pubblico francese, per fare tutte le operazioni che la Francia vuole sul piano internazionale. Dicono che loro garantiscono la stabilità del Franco CFA che usano gli africani, quando in realtà questa moneta è garantita dalle divise africane. La Francia, l'unica cosa che fa è battere questa moneta in un piccolo villaggio a Clermont-Ferrand in Francia e mandarlo alle Banche Centrali africane. Senza dimenticare che nelle Banche Centrali africane la Francia ha i suoi elementi che hanno il diritto di voto, cioè i Presidenti di queste banche non possono prendere nessuna decisione senza il consenso della Francia. E quando la Francia è in difficoltà ha il potere di svalutare la moneta come vuole, di farla... la Francia fa quello che vuole di questa moneta. Comunque ci sono diversi economisti italiani che hanno lavorato sul Franco CFA e qui io posto spesso i loro lavori per fare capire meglio alla popolazione italiana l'ossatura di questa cosa. Il trucco è questo: la Francia, senza nessuna legittimità, impone ai Paesi d'Africa questa moneta che lei batte. È come se io mi alzavo e dicevo agli italiani: «Guardate, io vi metto questa moneta a disposizione, la garantisco per voi sul mercato internazionale, però la metà delle vostre divise io la tengo come garanzia di questa moneta». Che significa? Significa che noi non siamo capaci di gestirci da soli, significa che i nostri soldi, dal 1945 ad oggi, che l'Africa - perché prima era il 100%, è passato al 75%, oggi siamo al 50% -, tutte le divise da quel momento ad oggi, che gli africani hanno versato alla Banca di Francia, noi non sappiamo nemmeno la quantità di questo denaro perché nessuno ha accesso a questo. E di plusvalenza la Francia prende da questi 14 Paesi (questa è una fonte di un giornale economico tedesco, non lo dico io) 440 miliardi di Dollari ogni anno! Gratuitamente, senza contare tutte le plusvalenze che la Francia riesce ad avere attraverso i meccanismi economici internazionali da questa moneta. Oggi quella moneta la Francia l'ha allineata all'Euro, però i soldi degli africani non sono alla Banca Centrale Europea, rimangono sempre alla Banca Centrale francese. Anzi, Merkel ha chiesto ai francesi di spostare questi soldi lì. Non lo vogliono! Perché considerano che è proprietà loro. Essendo in un sistema monetario così, di che indifferenza parliamo? Non abbiamo... al di fuori del fatto che i patti coloniali che legavano la Francia all'Africa non sono cambiati: sono sempre gli stessi! La Francia ha il monopolio su tutte le materie prime africane, cioè... 

In questo momento i patti neocoloniali sono ancora in vigore? 

Sì, sì, sono ancora in vigore. Tra Francia e.... No, non è cambiato nulla, nulla. 

Le indipendenze africane che cos'hanno fatto? 

Dopo la divisione dell'Africa nel 1884, alla fine della Seconda guerra mondiale, vedendo le popolazioni africane alzarsi, come vi ho detto, con la rivoluzione algerina, quella camerunese, quella in Indocina, la Francia ha anticipato le cose scrivendo lei stessa le Costituzioni di questi Paesi. Imponendo questo sistema monetario e prendendo il controllo attraverso i patti che hanno firmato con i primi dirigenti africani, che a malapena molti sapevano leggere, dei patti che permettono alla Francia - fino a oggi - di avere il monopolio su tutte le materie prime africane. Cioè, se la Costa d'Avorio vuol vendere il suo cacao a altre persone, lo può fare soltanto se non interessa alla Francia. Finché interessa alla Francia il cacao, il caffè, l'oro, il petrolio, il diamante della Costa d'Avorio, il Governo ivoriano non può trattare con nessuno senza passare dalla Francia. Siccome la Francia controlla l'uranio del Niger, l'oro del Mali, il gas, tutte le materie prime dell'Africa occidentale/centrale è sotto controllo francese. Qualsiasi Capo di Stato africano che ha tentato di fare uscire il suo Paese da questo sistema è stato ammazzato dalla Francia. Ne abbiamo 22 con nome e cognome ammazzati, avvelenati, la Francia con i suoi servizi segreti fomentano il colpo di Stato. C'è sempre qualcuno disposto a tradire per il potere. Quindi trovano sempre nel potere africano qualcuno pronto a collaborare con loro. Fanno un colpo di Stato, lo mettono al potere e continuano con questo gioco. Fino a oggi siamo a questo. Nel 2011 Silvestro Montanaro - un giornalista italiano - ha fatto un bel servizio su quello che è successo in Costa d'Avorio perché Gbagbo Laurent, il legittimo Presidente della Costa d'Avorio, oggi si trova alla Corte Penale Internazionale. L'unica colpa qual è stata? Che voleva fare uscire la Costa d'Avorio, come vi ho detto, 40% della massa monetaria west africana si trova in Costa d'Avorio. Su 14 Paesi, metà della ricchezza si trova in uno solo. Quindi è proprio la gallina dalle uova d'oro della Francia. E Gbagbo Laurent, se riusciva a cancellare gli accordi coloniali, a fare uscire la Costa d'Avorio da questo sistema francese era un disastro per la Francia. Chiunque in Africa ha provato a opporsi a questo sistema coloniale è stato assassinato! Per la Francia, per tutti i motivi. Sylvanus Olympio nel '62/'63... '63 ha cercato di fare uscire il suo Paese da questo. Tre giorni dopo la sua decisione di uscire dalla moneta francese e di cancellare tutti gli accordi che c'erano fra il suo Paese e la Francia: colpo di Stato, assassinato. Patrice Lumumba uguale. Thomas Sankara del Burkina Faso, che prima questo Paese si chiamava Haute-Volta, perché era il nome che era stato dato a questo Paese dopo la divisione... dopo la conferenza di Berlino. Sankara è arrivato al potere e ha detto: «No! Questo è un nome che non ci appartiene!». Ha dato un nome africano al Paese, ha chiesto a tutti i Paesi africani di non pagare i debiti perché, in realtà, è la Francia che deve all'Africa e non l'Africa alla Francia. Hanno fatto un colpo di Stato con il suo migliore amico! L'hanno assassinato e per 27 anni questa persona è stata al potere in Burkina Faso tenendo il Paese sotto scacco per la Francia. Oggi è scappato dal Burkina ed è ospite in Costa d'Avorio, dal dittatore attuale che la Francia ha installato in Costa d'Avorio, che non è altro che un killer economico che lavora per il Fondo Monetario Internazionale. Quindi l'Africa, essendo in questa condizione, non ha un'autonomia politica, perché in Africa prima di fare un Consiglio dei Ministri sono costretti a mandare una nota a Parigi. Se Parigi da il suo ok il Consiglio dei Ministri si fa. Ma lo dico seriamente: siamo in questa condizione! Ufficialmente! E tutti lo sanno. Mesi fa il Presidente del Senegal ha preso tutto il suo Governo per andare a fare un Consiglio dei Ministri all'Eliseo! Ma vi rendete conto di quello che significa? Il problema africano è semplice, è un problema molto semplice: l'Africa deve uscire da tutti questi cavilli politici e accordi che legano l'Africa alla Francia. Perché finché gli africani non potranno avere una propria politica, non potranno avere una propria economia, rimarremo sempre delle colonie nei fatti. È questo che la Francia non vuole permettere. Ma perché hanno ucciso Gheddafi? Perché semplicemente per questo! E le e-mail di Ilary Clinton lo dimostrano e tutti lo sanno. L'Italia ha cercato di opporsi un po' all'assassinio di Gheddafi perché l'Italia aveva molti interessi lì. Ma Sárközy non poteva permettere questo. Gheddafi aveva messo sulla tavola 42 miliardi di Dollari per creare il Fondo Monetario Africano, aveva già creato la banca d'investimenti africana per cercare di lavorare sulle grandi opere. Perché Gheddafi voleva creare un'autostrada tra il nord Africa, cioè Tripoli e l'Africa occidentale. E questa è una cosa che la Francia non poteva accettare. Sarkozy è entrato nella NATO e ha chiesto il consenso dell'America per assassinare Gheddafi, per non permettere questo. È come se l'Italia dicesse alla Cina - per esempio -: «Voi cinesi non potete vendere nulla senza il mio accordo». I cinesi sono costretti, per qualsiasi movimento che devono fare sul mercato internazionale, ad avere il consenso dell'Italia. 

La Cina è un Paese libero? 

No! I cinesi non possono prendere nessuna decisione senza l'accordo del Governo italiano. Questa non è indipendenza, è indipendenza solo... non si può chiamare indipendenza questo. Questo è colonizzare uno Stato! Questo è sottomettere un popolo! Se noi ivoriani avessimo la possibilità di vendere il nostro caffè, cacao a chi vogliamo e ricavare le divise sul mercato internazionale portandolo alla Banca Centrale africana, alla Banca Centrale ivoriana, che era in collaborazione con la Banca Centrale africana, la situazione sarebbe diversa! Però i soldi, il sudore dell'Africa, il lavoro degli africani rimane in Francia. È quello che, in teoria, l'altra metà che gli africani devono avere non è che vengono versate queste divise nelle Banche Centrali africane, no! Queste divise rimangono lo stesso in Francia e la quantità di questo denaro, piano piano la Francia la batte in Franco CFA, lo distribuisce, lo da alle diverse Banche Centrali africane che lo mettono nel circuito commerciale. In Costa d'Avorio, quando Gbagbo ha deciso di uscire dal Franco CFA la Francia, senza avviso, ha chiuso tutte le banche commerciali ivoriane. Che significa? Che le imprese non possono più lavorare, la casalinga non può più andare al mercato: d'un tratto la Francia ha bloccato l'economia del Paese. Perché se le banche commerciali sono chiuse e non hanno liquidità per metterla nel circuito cittadino, come si fa? È impossibile! Questa è la situazione africana. E dico: chiunque, chiunque osa rimettere in dubbio queste clausole coloniali viene ammazzato! Questo il mondo intero lo sa, lo sapevano tutti, però tutti stavano zitti. Perché? Perché tutti hanno interesse in Africa. Dopo aver assassinato Gheddafi, la Libia, che è diventata una "No Man's Land" dove c'è un Governo-fantoccio, dove le diverse tribù hanno ripreso controllo ognuno della propria zona, è diventato un varco dove i ragazzi passano. Ma anche questo fa parte di un piano, fa parte di un piano perché l'oligarchia mondialista vuole svuotare l'Africa dalla sua forza viva, fare entrare i ragazzi qui sapendo le difficoltà economiche che subisce l'Europa adesso, farli entrare in Europa sapendo che non avranno futuro. Noi, noi che siamo qui da 20/30 anni, gli stranieri che vivono qui, oggi sono quasi tutti disoccupati. Ognuno si arrangia, perché dopo 10/20 anni su un territorio un po' riesci a capire come funzionano le cose, ma tutta questa gioventù che stanno facendo entrare a centinaia di migliaia, è chiara una cosa: tutti questi non avranno la protezione internazionale, né l'asilo politico. Quindi saranno giovani buttati per strada, senza nessuna tutela, senza nessun mezzo, parlando male l'italiano, non conoscendo la cultura occidentale.
Che cosa succederà? Una guerra tra poveri, cioè il basso popolo italiano, che è in difficoltà, si troverà di fronte migliaia, centinaia di migliaia di giovani africani affamati. Dove andiamo a finire? Uno scontro di civiltà. Perciò io ripeto: l'Italia deve tenere chiuse le frontiere italiane. Ci sono tanti documenti scritti su questo fenomeno, già dieci anni prima ne parlavamo. Io, prima che la cosa diventasse così intensificata ne parlavo già in rete, la gente mi dava del pazzo. Quando dicevo che non è vero che pagano 10.000 Euro a testa per venire qui dicevano: «Non è vero!». In Africa qualcuno che ha 10.000 Euro che viene a fare qui? Non ha senso, perché con questo si costruisce una vita. Fanno la propaganda in Africa occidentale dicendo che c'è la possibilità di attraversare il deserto. Quando sei in Libia il tratto di mare è così... non so quanti km per l'Italia... hai capito? E questi ragazzi, sperando che... sì, arrivano in Europa perché hanno ancora questo mito, hanno una possibilità di farsi un futuro. Questo, oggi, è utopia! Oggi è proprio utopia. È impossibile spiegargli che la situazione in Occidente non è più così. In Italia 250.000 giovani vanno via ogni anno per andare a cercare lavoro all'estero. Solo in Italia! Se gli italiani si muovono verso altri Paesi per cercare lavoro, chi viene qui troverà lavoro? Non è possibile! La cosa grave è che se almeno questi ragazzi erano refoulement, gli accordi di Dublino permettevano a questi ragazzi di richiedere l'asilo politico nel Paese che volevano, l'Italia non avrebbe avuto tutto questo peso. Ma gli accordi di Dublino dicono che una persona è costretta a chiedere asilo, protezione nel primo porto di sbarco. L'anno scorso più di 630.000 ragazzi sono entrati qui in Italia. Quindi tutto questo sarà a carico del Governo italiano, cioè il Governo italiano dovrà gestire questo flusso di persone, perché quando arrivano in Germania li riportano in Italia. Arrivano in Francia, li riportano in Italia. Ogni giorno dei giovani africani mi chiamano, mi scrivono per dirmi che il razzismo sta salendo a livello esponenziale. Ed è normale, ed è normale! Perché se io fossi italiano e vedo dietro casa mia migliaia di giovani africani che non so da dove vengono e che cosa fanno lì, io mi preoccuperei. Il nostro scopo è evitare che succeda una guerra tra italiani e africani. L'unico modo di evitare questo, innanzitutto, è chiudere le frontiere e non fare più entrare nessuno. Uno. Due: smettere di parlare di campi di concentramento, questa è una presa in giro. L'unico modo di fermare l'immigrazione è liberare l'Africa, perché se l'Africa ha la possibilità di avere la sua moneta, l'Africa ha la possibilità di fare una sua politica propria, l'Africa non ha bisogno di aiuto. Perché la Costa d'Avorio potrà commerciare direttamente con l'Italia il suo caffè e cacao, con la Germania i suoi prodotti, con l'Inghilterra... con qualsiasi Paese vuole trattando direttamente, senza intermediario. Quello che guadagnerà, i ricavi sul mercato internazionale, andrà nell'economia del Paese che permetterà di costruire ospedali, scuole, dare possibilità ai giovani di studiare. Chi sta bene a casa sua non va all'estero. Io se stessi bene lì non verrei qui, rimarrei a casa, sarei venuto in Italia per vedere le bellezze italiane che sono un museo a cielo aperto. 

Come funziona lo spostamento delle persone dal loro Paese in Europa?

 I trafficanti, quello che fanno, è derubare questi ragazzi. Perché questi ragazzi quando partono, strada facendo, nel nord Africa molti lavorano un po', qualcuno si mette un po' di soldi da parte per, quando arriverà in Europa, avere qualcosa in tasca. Ma le barche che prendono, queste barche, non pagano una Lira! Chi ve lo dice mente. Non pagano una Lira! Io sono stato in mezzo a loro, due mesi a parlare con loro: non pagano una Lira per venire! 

Secondo te è vero che... si dice che le donne, prima di partire, si fanno mettere incinte apposta per facilitare, poi il viaggio, l'accoglimento? Sono vere queste cose? 

Io quello che so è che molte donne vengono violentate nei Paesi arabi, questo lo so: ho avuto anche filmati che mi hanno fatto vedere i ragazzi. Molte donne vengono violentate strada facendo perché sono deboli. Molte donne muoiono nel deserto. E i ragazzi mi dicono: «Abbiamo così fretta che non è che le seppelliamo. Le mettiamo lì, buttiamo un po' di sabbia e continuiamo la strada». In Libia sono tenuti come schiavi, in condizioni disumane! Mi chiamano tutti i giorni! Quattro mesi fa un gruppo di ragazzi mi ha scritto per dirmi: «Guarda, noi ci stiamo preparando a prendere la barca, questi sono i dati dei nostri genitori in Africa occidentale. Se tra qualche giorno non ti contattiamo, contattali per dirgli che siamo morti». Io non ho dormito! Per tutto il giorno. Questa è la realtà! Queste donne vengono violentate dagli arabi in nord Africa. Noi ultimamente abbiamo fatto una campagna su questo dicendo ai Governi arabi (che sono tutti Governi-fantocci al servizio delle multinazionali occidentali): «Se continuate a maltrattare così la nostra gente in Africa occidentale: noi prenderemo provvedimenti con tutti gli arabi che vivono in Africa nera». In Algeria li buttano in mezzo al deserto: «Arrangiatevi per tornare indietro». In Libia fanno la stessa cosa. In tutti i Paesi arabi gli africani vengono trattati peggio degli schiavi! Quando arrivano in Italia hanno un piccolo salario perché, bisogna dire la verità, li mettono nei campi. Sì, qualcuno meglio, qualcuno meno meglio, però riescono a mangiare, hanno il medico che si occupa di loro. Dopodiché entrano in un circuito in cui, alla fine, non avranno un documento. 

Quindi si ritroveranno clandestini su un territorio sconosciuto da loro: che futuro hanno? 

Noi dobbiamo parlare del problema nella sua sostanza. Possono tagliare, possono aumentare: non è quella la soluzione. C'è una sola soluzione: liberare l'Africa dalla schiavitù economica monetaria imposta dalla Francia e dall'Occidente. È l'unica soluzione: dare all'Africa la possibilità di prendere in mano il suo destino. Finché non ci sarà quello possiamo fare tutto quello che vogliamo: non cambia nulla! Non cambia nulla. E poi il rischio... una cosa è sicura: questa oligarchia, nei suoi piani, sta cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale. Questo stanno facendo, stanno cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale in modo tale che l'italiano non esiste più, è snaturato. Distruggere gli Stati-Nazione occidentali per dare più forza alle Regioni. Fare dell'Europa delle piccole Regioni in cui non c'è più un... Guardate come hanno distrutto la cultura africana. Oggi noi africani siamo senza cultura, senza base perché i francesi, la tecnica che hanno usato... io, quando andavo a scuola da bambino, imparavo la Marsigliese. Mi hanno fatto vedere De Gaulle come Dio sulla terra! Tutta la nostra cultura era folclore. Hanno cancellato tutto quello che l'Africa è stata in questi migliaia di anni e hanno cercato d'imporre la cultura francese agli africani. Il che ha fatto sì che l'africano di oggi è uno che ha un piede nella cultura francese e un piede nella cultura africana che non capisce nemmeno più bene. È un uomo perso, senza base! Questo è l'africano attuale. Chiedere a un ragazzo africano la storia dell'Africa, dall'Egitto antico fino a oggi, non sa nulla! Sa più la storia francese che la storia africana. Perché la storia africana è stata cancellata di proposito dalla storia. Questi francesi che fanno? Cominciano a cooptare l'élite africana. Qui in Europa, quando vengono qui a studiare vengono contattati dai servizi segreti, in genere dalla massoneria francese, li fanno entrare in questi servizi e dopo, quando finiscono di studiare tornano in Africa e gli danno mezzi economici, logistica e visibilità mediatica. Li fanno arrivare al potere per mantenere sempre questo sistema. Chi cerca di opporsi a questa situazione viene eliminato. Come ho detto prima, hanno eliminato più di 22 Capi di Stato africani. Senza parlare di piccoli attivisti, persone che cercano di... io oggi, con quello che sto facendo, mi sto mettendo in pericolo di vita perché hanno l'occhio su di me, sapendo che ovunque in Africa, ovunque c'è un africano che vive in questo mondo sa chi sono io. Conoscono la mia faccia, mi scrivono dalla Thailandia, dalla Cina, dal Giappone, ovunque c'è un africano, dalle isole per dirmi: «vai avanti, sei la nostra speranza!». Perciò il mio ruolo, oggi, è cercare di mettere insieme tutti i movimenti panafricanisti, cancellare le frontiere fasulle che sono state create a Berlino nel 1885 e creare gli Stati Uniti d'Africa. Perché finché saremo piccoli Paesi coloniali decisi dall'oligarchia occidentale non andiamo da nessuna parte. Però, se facciamo un blocco comune, così come l'Africa ha avuto grandi Imperi: l'Impero mandingo, l'Impero del Ghana, l'Africa ha avuto grandi, grandi Imperi. Se noi riusciamo a creare oggi gli Stati Uniti d'Africa dove possiamo fare un mercato interno globale, senza frontiere e poter commerciare con il mondo esterno avendo una moneta comune, una Banca Centrale unica, l'Africa - in 10 anni - esce da questa situazione. Questo non sarebbe un esperimento nuovo - diciamo - nella storia. 

Cosa c'è di diverso dalle Unioni Africane che ci sono state nel passato? 

L'Unione Africana, come la conosciamo oggi, è una cosa fasulla, che serve solo per far vedere alla gente che gli africani sono indipendenti. Ma in realtà chi finanzia questa Unione? Al 65% è finanziata dall'Occidente, in gran parte dalla Francia e dall'Inghilterra. Le persone alla testa di questi organismi sono tutte persone al soldo della Francia. L'attuale Presidente Kagame è venuto al potere nel Ruanda dopo il genocidio ruandese. Che è successo in Ruanda? Una guerra tra la Francia e l'America per avere il controllo del Paese. Gli americani hanno vinto e hanno messo il loro uomo. E uguale nella guerra per il Biafra, la guerra tra le multinazionali petrolifere francesi e inglesi. 
E in ognuno di questi Paesi c'è un movimento panafricanista? 
Adesso stanno nascendo in tutta l'Africa dei movimenti panafricanisti. 

Da quanto? 

Da dieci anni a questa parte. Ci sono grandi televisioni, come "Afrique Média" con cui io collaboro tutti i giorni, parlo con i giornalisti e abbiamo deciso di fare tante cose assieme nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica africana, di fare capire agli africani che abbiamo una sola chance per uscire da questa situazione: creare gli Stati Uniti d'Africa, cioè ogni Paese africano come lo conosciamo oggi continuerà ad avere un Presidente. Come qui in Europa, però ci sarà una Banca Centrale, le frontiere saranno aperte, libero mercato, una moneta comune e una visione politica comune sul piano internazionale. Se riusciamo a fare questo, l'Africa esce da questa situazione. Però il problema qual è? È che l'oligarchia occidentale non lo vuole permettere. Io perciò confido un po', spero - - parlando con l'autorità italiana - che qualcuno di buona volontà ci dia un aiuto logistico, che ci dia una voce sul piano internazionale per spiegare all'opinione pubblica mondiale perché l'Africa soffre. Tu mi stai configurando due scenari, sostanzialmente, per il futuro: uno scenario che prevede uno scontro di civiltà in Europa e l'altro che prevede uno scontro di poteri in Africa. 

Intanto cosa potrebbe fare l'Occidente in questo? 

Poi, la cosa, fondamentalmente, che viene in mente a me è che se domani le aziende, sostanzialmente, occidentali non potessero più sfruttare le risorse africane, depredare l'Africa, ci sarebbero grossi problemi a livello industriale, commerciale... questo è chiaro, questo è chiaro! Quindi uno scenario come quello che ci stai descrivendo sarebbe apocalittico! Questo lo so, me l'immagino un po', però visto che io penso che noi siamo tutti esseri umani e che abbiamo il diritto di vivere insieme, in pace, in modo equo in questo mondo, è tutto il paradigma occidentale che dobbiamo cambiare. Perciò quando dico sempre alla gente la battaglia che faccio non la faccio solo per l'Africa, la faccio anche - indirettamente - per il popolo occidentale.  Perché se l'Africa esce da questa situazione... oggi al contadino ivoriano gli viene il 3% del prezzo finale del cacao! Si rende conto di quello che significa? I proprietari del cacao, a loro torna il 3% del prezzo finale. Se l'Africa riesce a trattare con le multinazionali occidentali facciamo 50% e 50%.

Perché non lo vogliono? 
Secondo te è possibile cambiare il paradigma in Africa se prima non cambia il paradigma in Occidente? 

Perciò sto parlando alla società civile occidentale. Perciò sto parlando all'italiano. Perciò parlo ai francesi. Per questo mi preparo a ritornare in viaggio in Europa a parlare alla società civile europea. Io la mia speranza in Italia è che il Governo italiano mi dà la possibilità di spiegare, perché vedo dei giovani che arrivano al potere. Visto che ho visto nascere il Movimento 5 Stelle, ho visto tutto quello che hanno detto prima di arrivare al potere, io ho la speranza - dico: ho la speranza - che ci daranno ascolto. Perché due sono le cose: o ci danno ascolto o in Africa scoppia tutto. Perché ve lo dico: dalla mia posizione lo so, sono in contatto permanente - 24h su 24h - con la gioventù africana, con i movimenti africani, con i giornalisti africani. L'Africa sta per scoppiare, gli africani non accettano più questi governatori coloniali che l'Occidente fa credere alla gente che sono Presidenti di Stati liberi. Le informazioni che abbiamo dato agli africani stanno arrivando fino in fondo all'Africa. Oggi vedi dei ragazzi africani... ieri ho postato il video di un ragazzo che parlava in bambara, perché non sa parlare il francese, non è mai stato a scuola. Però, a sentirci spiegare le cose, ha capito qual é la situazione. Mi scrive e mi fa: «Fratello grande, io faccio un video in bambara così tutti i bambara capiscono», altri mi dicono: «Lo farò in wolof, perché tutti i wolof che non sono stati a scuola capiscono di cosa tu parli». La stanchezza, la miseria. Una persona, quando hai le spalle al muro, finisce per difenderti. La cosa che io sto cercando di evitare - perché la psicologia delle masse è difficilmente controllabile -... la cosa che cerco di evitare è che se la prendano con il cittadino occidentale che sta in Africa, che non c'entra nulla con questo. Perciò sto chiedendo a tutti i movimenti africani di fare una sinergia e prendere pacificamente tutte le ambasciate di Francia in Africa. Se possibile nel mondo. Pacificamente. Ognuno con il suo tamburo, ballando, cantando, però facendo in modo che il mondo intero si chieda: «Ma che cosa succede lì?». 

Cosa ne pensi, appunto, visto che parli proprio di visibilità, di questa omertà dei media occidentali su qualunque cosa riguarda l'Africa? 

E perché i media di proprietà di chi sono? Le grosse testate del mondo a chi appartengono? Lo sappiamo! Quindi i proprietari di questi media non permetteranno mai a questi media di dire certe cose. Qui in Italia, non è che i giornalisti non sanno quello che succede in Africa: lo sanno, non lo possono dire! I politici: lo sanno, non lo possono dire! L'unica che ha avuto il coraggio di aprire bocca qui è quella signora Meloni, ha detto una piccola cosa, però è un grosso coraggio. Nessuno osa dire nulla! Nel passato l'Italia è stato un Paese colonialista, ma oggi l'Italia è uno dei Paesi che fa meno male in Africa. E nella storia italiana abbiamo il caso Matteotti... Mattei - come si chiama? - perché quando voleva trattare il petrolio con i Paesi arabi che fine ha fatto? I tempi sono maturi. Se noi riusciamo a smontare i piani dell'oligarchia criminale occidentale riusciamo a salvare l'Africa: nello stesso tempo salviamo l'Italia. Perché sennò il loro piano di fare entrare, svuotare l'Africa della forza viva, farla entrare in Europa... Guarda questi ragazzi, sono tutti giovani, tra i 15 e i 25 anni, tutti! Ragazzi forti, molto manipolabili. Questa è una bomba umana! Qui succede un conflitto di civiltà. Questa è la situazione africana. E io dico, lancio sempre un appello alla popolazione italiana: dovete capire quello che sta succedendo in Africa. È in corso uno spopolamento dell'Africa. È un'invasione dell'Italia e dell'Occidente, che fa parte di un piano di distruzione della cultura occidentale. Questi ci vogliono rendere tutti dei codici a barre: consumatori e basta. E ci stanno riuscendo con la complicità di politici occidentali. Perché bisogna dire la verità: qui al Governo un partito politico ha bisogno di finanziamenti, ha bisogno di appoggio. Dove lo trova? Chi finanzia i politici? Il movimento che state componendo com'è finanziato, invece? Faremo una raccolta fondi. Io già da solo, l'anno scorso, avevo cominciato e hanno cominciato a mandare i soldi. Ho fermato tutto e ho detto: «Guardate, è meglio che aspettate. Quando saremo pronti lanceremo un ordine e metteremo tutti i soldi insieme per portare il movimento avanti». Questo riguarda solo il mio movimento, altri movimenti trovano altre fonti di finanziamento. Se non viene dai nemici dell'Africa, per noi possiamo camminare insieme. Ognuno si arrangia come può, poi non è che abbiamo bisogno di tanti soldi per fare quello che vogliamo fare. Mica abbiamo bisogno, perché se il popolo si alza nessun potere resiste. Il lavoro che dobbiamo fare è un lavoro d'informazione, di apertura della mentalità africana, che si rendono conto che il loro destino si trova in mano loro. Il popolo deve uscire per strada, non ha bisogno di soldi. Ognuno a piedi, con il pullman, con la bicicletta, quel giorno tutti davanti all'Ambasciata di Francia: ci troviamo lì. Finché non c'è una soluzione chiara nessuno si muove, possiamo stare lì mesi. Finché la Francia fa uscire l'Africa da questa condizione, finché l'opinione pubblica internazionale e mondiale dice ai francesi: «basta!». In Costa d'Avorio, come in tutta l'Africa, tu fai un incidente di macchina, arrivi in ospedale, sei ferito, se un tuo parente non ha soldi tu muori! Sei insanguinato, come arrivi il medico ti fa la ricetta; se non c'è nessuno per pagare tu rimani lì nel frattempo. Questa è la situazione. Nell'Africa profonda l'acqua potabile non c'è, l'elettricità semplice, lì dove c'è il sole 24 ore al giorno, bastava fare piccoli progetti per dare l'elettricità a tutti: non è possibile! Perché loro sanno che un uomo che è pieno, un uomo che ha mangiato, che è in salute può riflettere. Chi è in condizione di fame, di malattia, di preoccupazione materiale continua, permanente, non può riflettere: cerca solo di che mangiare! Questa è la tecnica che usano lì: metterci in condizioni di non poter riflettere al di fuori del fatto che quello che io sto dicendo qui in Italia, in Africa, anche se sono impazziti, non oserebbero mai dirlo. Mai! Perché lo stesso giorno sparisci. Se non stai attento... te e tutto il resto della tua famiglia! Vengono la notte e vi fanno sparire. Questa è la realtà africana. E questi delinquenti, di cui la maggior parte appartengono a diverse società segrete occidentali, si fanno la guerra del potere, con la compiacenza della Francia, riescono a creare delle guerre tribali, guerre etniche. Perché in Africa non è che uno va dietro a un candidato perché quello che dice è valido, perché è uno che vuole aiutare il suo Paese, no! Va dietro a lui perché sono dello stesso villaggio. E quando, dopo le elezioni, chi ha perso dice che le elezioni sono truccate: comincia la guerra civile. Gli africani non fanno altro che massacrarsi, vedi il Mali oggi. Nel Mali... la Francia è riuscita a dividere il Mali perché la divisione del Mali faceva parte del piano delle Nazioni di Gheddafi. Gheddafi è stato eliminato, la Francia sta cercando di balcanizzare l'Africa, cioè le frontiere come hanno fatto nel 1885 non gli vanno più bene, le devono dividere in piccoli pezzi. Quindi adesso il nord e il resto del Mali è diviso e i maliani si stanno massacrando tra di loro. Non so quanti candidati, non so, venti candidati alle elezioni presidenziali: nessuno di loro osa affrontare i veri problemi dell'Africa. 

Mi dicevi prima che se non dovesse andare, comunque, in porto la mobilitazione comunque vi presenterete alle prossime elezioni? 

Sì. A partire dalla Costa d'Avorio. Sì. Come mai la Costa d'Avorio e quando, nel caso, avverrà questa cosa? 2020 le prossime elezioni. E già stiamo vedendo come si stanno muovendo questi partiti coloniali. C'è uno che si chiama Konan Bédié, che è nella politica ivoriana da quando ero bambino. C'è questo assassino criminale del Fondo Monetario Internazionale, che è uno che lavora per la Francia e per l'America, cioè per le istituzioni internazionali, che non è nemmeno cittadino ivoriano. Sappiamo tutti che finirà con una guerra civile. 

Le prossime elezioni? 

Sì, sì. Finirà con uno scontro frontale. Perché stanno cercando in tutti i modi, la Francia sta cercando in tutti i modi di continuare ad avere il controllo sulla Costa d'Avorio, però non riesce ad averlo. Oggi stanno negoziando con il Presidente che hanno deportato alla Corte Penale Internazionale. Noi, gli africani di oggi, non lo permetteremo. Tutti questi delinquenti che sono lì, che pensano solo a mangiare, a pensare di rubare al loro popolo a beneficio della Francia, noi gli dobbiamo levare tutto.
Una nuova generazione deve andare potere, uscire dal Franco CFA e imporre una nuova politica culturale, economica: dobbiamo cambiare tutto! Partendo dalle nostre radici, perché noi siamo africani. Se io vi dico che la prima carta dei diritti umani è stata fatta in Africa mi crederete? È stata fatta in Africa dal mio bisnonno quando ancora in Francia la Sorbonne non esisteva. Quindi l'Africa "selvaggia", che cercano di fare vedere alla gente, la storia dell'Africa che hanno cancellato noi la rifaremo uscire fuori. I lavori di sciacallaggio stanno lì, dall'Egitto antico fino a oggi: i lavori del prof. Obenga, del prof. Gomez. Sappiamo la verità, dobbiamo insegnare ai nostri figli la verità sulla nostra storia. 1) Dobbiamo insegnare ai nostri figli a difendere il nostro territorio a tutti i costi! Il lavoro che abbiamo da fare è un lavoro che sarà di decenni. Noi non facciamo altro che iniziare, perché adesso la priorità è uscire dal dominio francese, avere l'autonomia politica, economica e monetaria. Dopodiché metteremo in piedi tutto quello che è necessario per ridare all'Africa e agli africani la loro vera identità. E noi resteremo aperti al mondo intero. Perché siamo umani, dobbiamo interagire, però dobbiamo interagire in modo equo. A me l'occidentale, che ci trattino da occidentale, non è mio nemico. Perché non mi ha fatto nulla: lui è vittima quanto me. È il sistema che va distrutto. Io penso che i tempi sono maturi: lo dico in base a tutti i contatti che ho, a tutto quello che sta succedendo sul terreno. Se riusciamo, noi africani, a creare una sinergia fra tutte le forze panafricaniste, prima della fine di quest'anno la Francia esce dall'Africa. Se riusciamo a superare questo egoismo personale e interagiamo tra di noi, questa situazione finisce in pochi mesi! Perché io so, io so che la società civile occidentale non vuole questa roba! Se lei fosse vicino a me vedrebbe quanti italiani mi scrivono, mi telefonano al giorno per dirmi: «Vai avanti!». Quanti francesi, quanti tedeschi mi chiedono di tradurre i miei video in tedesco. Perché la società civile non sa nulla di tutto questo. Il poco che sa è anche manipolato! Se chiediamo a 100 italiani: «Che cos'è il CFA?», 100 diranno: «Non lo sappiamo». Perché? Perché viene tutto nascosto. Perché non vogliono che la verità venga fuori. E voi ci dovete aiutare a portare la verità fuori. Ci dovete aiutare a fare capire alla società civile italiana quello che la Francia sta facendo in Africa. E nel frattempo la Francia chiede all'Italia di aprire i porti e di ricevere tutte queste centinaia di milioni di persone che vogliono deportare in Europa. Con gli accordi di Dublino i tre quarti devono rimanere in Italia. 

Che cosa succederà qui? 

Eh! Boh! Boeri dice che quelli pagheranno le pensioni dei vecchi italiani. Se qualcuno deve pagare le pensioni dei vecchi italiani le devono pagare i giovani italiani che vanno all'estero a lavorare. Perché andare all'estero? Rimangono a casa loro! Prima gli italiani e poi dopo gli altri! In Africa deve essere così: prima gli africani e dopo gli altri! Come gli occidentali vanno in Africa in vacanza a divertirsi sulle spiagge africane, noi vogliamo venire qui a Venezia, a Firenze a guardare le bellezze italiane, non a stare intorno alle stazioni, essere carne da macello, essere trattati meno di animali, perché la società civile, la massa è così: va in base a quello che dice la TV. Quando la TV dice che ci stanno invadendo, loro veramente credono che stanno per essere invasi. Da chi? Se i francesi non avessero assassinato Gheddafi questa situazione non sarebbe arrivata. Gheddafi l'ha detto: «Se mi uccidete, vedrete che cosa succederà». Tutto quello che ha detto Gheddafi lo stiamo vedendo, hanno cercato di camuffare le cose. Perciò anche voi, il lavoro che fate è importante. Se vedete che io ho accettato di parlare con voi è perché ho fiducia. So che il mio messaggio non sarà stravolto e arriverà al popolo italiano. Noi abbiamo bisogno di visibilità, abbiamo bisogno di riuscire a parlare alla coscienza occidentale spiegando bene quello che succede. Appena è cominciata la cosa che cosa ho detto io? Ho detto: faranno affondare le barche, faranno vedere ogni tipo di manipolazione per giocare sulla coscienza italiana, per fare pressione, per continuare questa cosa. Gli italiani non si devono lasciare abbattere, devono tenere duro, si devono alzare e devono dire la verità: basta con il massacro dell'Africa, basta con lo sfruttamento selvaggio degli africani! Nel frattempo devono resistere, perché se non resistono qui ci sarà una guerra civile. L'opinione pubblica mondiale dirà: qui dobbiamo vedere ben chiaro, verrà tutto a galla, la Francia sarà costretta ad accettare l'abolizione del Franco CFA, sarà costretta a cancellare tutti gli accordi coloniali che ci sono tra l'Africa e la Francia. E la nuova generazione stabilirà i nuovi contatti con l'Europa. Ma qui in Italia, la situazione italiana è che se non vi alzate, se non vi alzate per fare pressione sul Governo, sulle associazioni italiane, da qui a qualche tempo vedrete che continueranno a entrare. E mentre entrano qualcuno fa la propaganda. Le dico, diversi giovani africani mi scrivono, mi chiamano, non quelli sbarcati con le navi, quelli nati qui che non sanno nulla dell'Africa.
A parte il colore della pelle sono italiani, perché hanno lo schema mentale di un italiano. Dicono: «Zio, il razzismo sta crescendo a livello esponenziale». E io molti di questi ragazzi li ho visti nascere qui. Possiamo e dobbiamo fare di tutto per evitare questo! Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare uno scontro di civiltà qui. E l'unico modo è fare pressione sulle istituzioni. Se facciamo pressione sulle istituzioni e sul Governo attuale saranno costretti a prendere delle decisioni. Ve lo dico in anteprima: per fine settembre noi stiamo organizzando una grande manifestazione a Roma.


Prof. Pietro Perrino, genetista, già Direttore del CNR di Bari

Riassunto
La Xylella non è la causa della malattia degli olivi in Puglia. La malattia si chiama Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO) ed è causata da criticità ambientali, che hanno determinato la sterilità del suolo. Queste criticità durano da decenni e sono più forti proprio nelle aree focolaio del Salento, dove da anni la desertificazione è più evidente che in altre province della Puglia. C’è una stretta relazione tra inquinamento, desertificazione e CoDiRO. Purtroppo, i responsabili delle istituzioni non la vogliono vedere questa relazione e quindi non favoriscono modelli agricoli a basso impatto ambientale. Anzi, la cecità del nostro Ministero dell’Agricoltura ha prodotto un DM Martina, che addirittura obbliga gli agricoltori all’uso massiccio di pesticidi. I salentini stanno lottando contro i governi, regionale e nazionale, anche attraverso manifestazioni, per bloccare il DM. I vertici politici pugliesi sono sordi e ciechi di fronte ai risultati incoraggianti delle ricerche condotte da gruppi di olivicoltori privati e da gruppi di ricerca misti, composti da olivicoltori e ricercatori privati e ricercatori pubblici. La soluzione del problema del CoDiRO non è l’abbattimento degli alberi malati e non malati per contenere la diffusione della Xylella, ma il ripristino di buone pratiche agronomiche e agro tecniche di disinquinamento, già pronte sul mercato. In una società sana, la sequenza giusta delle priorità è: prima l’ecosistema, poi la società e per ultima l’economia. I nostri politici fanno il contrario. È evidente che così non può continuare. Non ci sarebbe futuro per il genere umano. L’economia di cui si parla qui non si riferisce a quella dei popoli (economia umana, biologica), ma a quella delle grandi corporazioni, che diventano sempre più ricche, mentre gli umani diventano sempre più poveri.

1. La causa della malattia degli olivi in Puglia non è la Xylella
In Puglia, i mass media hanno iniziato a divulgare la notizia della malattia degli olivi, ponendo l’accento soprattutto su un batterio, che ostruisce i vasi xilematici, identificato come Xylella fastidiosa sottospecie pauca, ceppo codiro. Il nome della specie (fastidiosa) deriva dal fatto che è un batterio di difficile identificazione, quello della sottospecie (pauca) deriva dal latino (poca) e quello del ceppo deriva dal fatto che la malattia era già stata denominata Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO). La malattia iniziò ad essere notata, verso la fine del primo decennio di questo secolo (2008-2010), in alcune aree del Basso Salento (LE), per poi (anni 2013-1014) iniziare ad essere più evidente e ad apparire, qui e la, anche in altre aree più a nord dello stesso Salento e ancora più recentemente (anni 2016-2018) anche in altre aree più a nord (Ostuni, Cisternino e Ceglie Messapica) della Stessa Puglia (Alto Salento).
Secondo gli entomologi il batterio è trasportato da un albero all’altro da alcuni insetti vettori che si nutrono di linfa che trovano nelle erbe spontanee ed alberi, inclusi gli olivi, ma ritengono che il vettore principale sia la cosiddetta sputacchina (Philaenus spumarius), un insetto molto diffuso in Puglia, ma anche altrove. Secondo alcuni patologi micologi, tra le cause della malattia ci sarebbero anche numerose specie di funghi patogeni tracheomicotici e fogliari e secondo alcuni entomologi ci sarebbero anche alcuni insetti parassiti dell’olivo.
Pertanto, soprattutto alcuni batteriologi ed entomologi, ritenendo che la causa del CoDiRO è principalmente la Xylella, un batterio da quarantena, e che il suo vettore o diffusore è la sputacchina, un insetto ubiquitario, hanno da subito suggerito che l’unico modo per bloccare la malattia è di contenere lo sviluppo dell’insetto con insetticidi, di distruggere le erbe spontanee con erbicidi o arature e di abbattere gli alberi d’olivo attaccati dal batterio, inclusi anche gli alberi che si trovano nel raggio di 100 metri intorno all’albero infetto. I cosiddetti esperti, in pratica suggeriscono di distruggere l’ecosistema e la sua biodiversità per non dare da mangiare ai parassiti. Ha un senso tutto ciò? Oltre alla stupidità umana, si osserva una vera e propria lacuna nella comprensione dell’importanza della biodiversità nella resilienza degli ecosistemi.
Nel merito, ho fatto conoscere il mio pensiero, attraverso interventi scritti (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8), e interviste e presentazioni orali a diversi convegni in diverse sedi della Puglia (9, 10, 11). In tutti i casi, ho cercato di evidenziare che pensare di contenere la diffusione della malattia con l’abbattimento degli alberi, infetti e non infetti, e di usare insetticidi a tutto spiano e arare i terreni è una vera follia, poiché la causa non è la Xylella, come non lo sono i funghi e non lo sono gli insetti, ma, al più, si tratterrebbe di più cause, come specificato nella denominazione stessa della malattia: Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO).
Il condizionale (si tratterebbe) è d’obbligo, perché la mia opinione era e resta che le vere cause della malattia sono alcune criticità ambientali, cioè fattori che sono a monte della Xylella, dei funghi e degli insetti. Opinione suffragata anche dalle seguenti osservazioni oggettive: 1) allo stato attuale, non è stato ancora dimostrato, in modo inequivocabile, che la Xylella sia la causa della malattia; cito solo la Xylella perché è il patogeno più enfatizzato dai media, dall’osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, dal Ministero dell’Agricoltura e dalla Commissione Europea; 2) ci sono piante d’olivo positive, cioè contenenti il batterio, ormai da anni, ma che non manifestano la malattia; 3) ci sono piante d’olivo negative, cioè senza batterio, ma che presentano la malattia e sono la stragrande maggioranza.
Nei miei contributi, ho più volte sottolineato che i patogeni, inclusa la Xylella, sono degli opportunisti e che possono diventare virulenti (aggressivi) soprattutto quando le piante d’olivo s’indeboliscono, diventando vulnerabili a tutti i fattori avversi, biotici, come lo sono tutti i parassiti, animali e vegetali (per es. la Xylella), e abiotici, come i cambiamenti climatici, tra cui le temperature, l’umidità, ecc., e la presenza di sostanze tossiche nell’aria e nel suolo. Le piante d’olivo, come tutte le piante, s’indeboliscono soprattutto quando non riescono più a nutrirsi normalmente, vivendo in un terreno sterile e/o inquinato (metalli pesanti, ecc.).
A tal proposito, la letteratura internazionale, principalmente di studiosi americani (4), ha ampiamente evidenziato, senza equivoci, che la molecola del glifosato, quella contenuta nell’erbicida Roundup, usato, da almeno tre decenni, dagli olivicoltori pugliesi e salentini in modo particolare, per eliminare le erbe spontanee che crescono negli oliveti, allo scopo di tenere pulite le aiole sotto gli alberi e quindi agevolare la raccolta delle olive dal suolo, causa sterilità del suolo. Si tratta di una sostanza che oltre ad uccidere le erbe, bloccando un enzima importante della catena metabolica, non solo delle erbe, ma molto verosimilmente anche delle stesse piante d’olivo, uccide anche la microflora del suolo, ossida i microelementi, rendendoli indisponibili anche alle radici delle piante d’olivo e per finire stimola molti patogeni presenti nell’ambiente (4, 6).
La stessa cosa fa l’AMPA (acido amminometilfosfonico, metabolita primario del glifosato), un derivato del glifosato, che recentemente è stato trovato, insieme al glifosato, anche nell’acqua potabile di rubinetto di diverse Regioni italiane (6). Dai report delle istituzioni regionali (4) si evince che in provincia di Lecce (aree focolaio dell’epidemia), il consumo di erbicida (il Roundup contenente glifosato) per ettaro è almeno quattro volte superiore a quello delle altre province pugliesi.
Se a ciò si aggiunge che nel Salento quasi tutta l’acqua d’irrigazione proviene da acque di falda e si considera che il glifosato e il suo metabolita AMPA vengono quindi ripescati per continuare ad avvelenare l’ecosistema (pianta-suolo) l’effetto nocivo del glifosato si moltiplica e si ripete in modo perpetuo. Ciò dovrebbe aiutare a comprendere perché l’erbicida Roundup dovrebbe essere considerato uno dei fattori critici dell’indebolimento dei meccanismi di difesa delle piante d’olivo nelle aree focolaio del Salento, più che altrove. La diffusione della malattia al difuori delle aree focolaio iniziali del Salento ha odore di fantasia degli autori, per lo più funzionari della Regione Puglia e/o della provincia di Brindisi (Alto Salento), sostenitori, probabilmente in buona fede, della relazione tra Xylella e malattia.
Da quando è scoppiato il caso Xylella in Puglia, diversi olivicoltori che non hanno mai creduto alla favola del batterio, anche in collaborazione con alcuni batteriologi e micologi pugliesi e napoletani (privati e pubblici), hanno tentato di salvare le piante d’olivo affette da CoDiRO, con o senza Xylella, ripristinando le buone pratiche agricole su una superfice di oltre 60 ettari, localizzati in 23 Comuni dell’area focolaio, e in un tempo relativamente breve (1-2 anni) hanno osservato una ripresa vegetativa significativa delle piante (una vera e propria guarigione). Alcuni di questi risultati sono stati già portati all’attenzione del pubblico nel 2015 (12). A parte ciò, sono in arrivo anche i risultati di progetti di ricerca, finanziati anche dalla Regione Puglia a gruppi di ricerca composti da olivicoltori e ricercatori o esperti, che quasi certamente confermeranno la possibilità di arrestare la malattia. In pratica, le piante d’olivo malate possono essere salvate con buone pratiche agronomiche e trattamenti che restituiscono all’ecosistema l’equilibrio perso in seguito all’inquinamento, causato anche dall’uso trentennale d’insetticidi, fungicidi, acaricidi ed erbicidi.
Insomma, una follia dopo l’altra, in quanto un popolo colto e che ragiona dovrebbe capire che viene prima la salvaguardia dell’ecosistema in cui vive, poi quella della propria società, che comunque dipende dallo stato di salute dell’ecosistema e alla fine quella dell’economia, che dovrebbe dipendere dallo stato dei primi due. Una gerarchia di valori che la natura non perdona a chi non la rispetta. Un popolo colto e preparato, e saggio, deve capire che non può consumare di più di quanto offre il proprio territorio e deve quindi cercare di aumentare la biocapacità del territorio in cui vive usando le sue risorse naturali e culturali, evitando, in tutti i modi possibili, di indebitarsi con altri paesi, sia sviluppati e sia in via di sviluppo. Naturalmente, ciò non avviene da almeno oltre mezzo secolo, perché i nostri politici, a poco a poco, hanno venduto la nostra sovranità popolare alle grosse corporazioni, soprattutto straniere, tanto che l’Italia non è più uno Stato (13).
E’ per questo che i nostri governi, servi di un sistema dominato dalle banche, continuano a sostenere politiche favorevoli a modelli agricoli industriali, ad agricoltura intensiva o ad alto impatto ambientale e ad ostacolare lo sviluppo di modelli agricoli economicamente non competitivi. Purtroppo non ci si rende conto che la Puglia è fondamentalmente una Regione arida, con scarse risorse idriche superficiali e sotterranee e quindi con nessuna possibilità di applicare modelli agricoli intensivi. La Puglia può solo applicare modelli agricoli a bassissimo impatto ambientale e cercare di massimizzare l’utilizzo delle proprie acque e di quelle reflue, prodotte dagli impianti di depurazione, per l’irrigazione e per usi industriali.
Una delle tante dimostrazioni che la Xylella può essere tenuta sotto controllo e che le piante d’olivo affette possono riprendere a vegetare senza problemi l’ha fornita un progetto di ricerca triennale svolto da un nutrito gruppo di ricercatori e finanziato anche dalla Regione Puglia (14). Pertanto, le istituzioni responsabili invece di finanziare l’abbattimento delle piante d’olivo dovrebbero favorire lo sviluppo di modelli agricoli a basso impatto ambientale. Ciò servirebbe anche ad evitare l’uso di pesticidi, responsabili, ormai, di parecchi danni all’ecosistema e alla salute dell’uomo.

2. Decreto Martina e pesticidi: un’altra spruzzata di follia
Il Decreto Ministeriale Martina (con 27 articoli e 4 allegati), avente per oggetto “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa nel territorio della Repubblica Italiana” (GU del 6 aprile 2018) è stato scritto ignorando le buone pratiche agronomiche e/o comunque rispettose dell’ambiente (ecosistema) ed entrando in contraddizione con lo stesso Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con il Parlamento Europeo.
I pesticidi indicati nel DM, tranne qualcuno (di tipo biologico), non sempre sono efficaci, mentre sono sicuramente dannosi per l’ambiente e la salute dell’uomo.
Il DM impone l’abbattimento (espianto) delle piante d’olivo, infette e non infette, come soluzione al problema, mentre l’European Food Safety Authority (EFSA), già nel 2015 sottolineava che l’eradicazione della Xylella fastidiosa (una volta insediata) era impossibile a causa dell’ampia gamma di piante ospiti e dei suoi vettori.
I bugiardini o schede tecniche dei fitofarmaci contenenti i principi attivi indicati nel DM riportano, tra l’altro, che sono molto tossici per gli organismi dell’ecosistema, anche acquatico, e con effetti a lungo termine. Le previste fasce di rispetto non trattate al fine di proteggere gli organismi acquatici e gli artropodi diventerebbero aree potenziali per lo sviluppo del vettore sputacchina.
I fitofarmaci elencati nel DM sono velenosi per le api e altri insetti utili anche all’impollinazione e, quindi, non v’è dubbio che mettono a rischio le produzioni agricole. In molti casi c’è il divieto esplicito di utilizzare il prodotto in presenza di api o comunque durante la fioritura e in pieno campo. Proprio in questi giorni, nel Veneto, numerosi agricoltori risultano indagati dalla Procura per aver provocato un disastro ambientale, come conseguenza dell’utilizzo di neonicotinoidi e altri prodotti che interrompono l’impollinazione e che causano la scomparsa di specie d’insetti utili all’agricoltura. È stata contestata la violazione dell’art. 452 bis del CP (RD 19 ottobre 1930, n. 1398), cioè indagati per aver “cagionato abusivamente una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di un ecosistema e della biodiversità della fauna in generale”. L’inchiesta dimostra la relazione tra l’uso di neonicotinoidi e la diminuzione del numero di api negli alveari che si trovano nella zona trattata (15).
L’UE ha vietato l’uso in pieno campo di alcuni insetticidi neonicotinoidi indicati nel DM. In particolare il divieto riguarda il clothianidin, l’imidacloprid e il thiamethoxam. Recentemente, per questi insetticidi, mortali per le api e i bombi e neurotossici per i bambini, 15 Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno votato a favore del bando permanente dall’UE. Pertanto, da un lato l’Italia, in Commissione Europea, vota contro l’uso di questi insetticidi, dall’altro, in casa sua, con il DM inserisce uno di questi insetticidi, l’imidacloprid, nell’obbligo di trattamento contro la sputacchina in pieno campo. È o no è una contraddizione? Che i neonicotinoidi sono potenti neurotossici soprattutto per i bambini lo dice anche L’EFSA (2013 e 2018).
Tra l’altro, la Direttiva 2009/128/CE ha definito non sostenibile il modello di agricoltura basato sull’utilizzo dei pesticidi e invita gli Stati membri ad informare la popolazione sui rischi e sugli effetti acuti e cronici per la salute umana. Un migliaio di ricerche scientifiche dimostrano i danni dei pesticidi sulle persone (16).
L’Ordine dei Medici di Lecce si è schierato contro il DM, in quanto impone l’uso di insetticidi nocivi, annunciando un monitoraggio delle falde acquifere e mette in guardia le autorità sul fatto che di queste sostanze sono noti gli effetti acuti, ma non quelli a lungo termine sulla salute umana (17).
La Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT), ha dichiarato di essere contro il DM, alla luce di un suo documento circostanziato (18) sulle implicazioni sanitarie connesse all’adozione delle strategie fitosanitarie già indicate nel cosiddetto Piano Silletti, trasmesso nel 2015 ai vertici della Regione Puglia e della Commissione europea.
La LILT, sottolinea che oggi con il DM Martina l’allerta è ancora più drammatica. E cita un altro studio ancora più recente svolto dall’ASL di Lecce, l’Università del Salento e la Provincia di Lecce, i cui risultati mostrano inquinamenti con livelli critici per sostanze pericolose: l’arsenico, il berillio e il vanadio. Si tratta di molecole cancerogene e interferenti endocrini (IE), responsabili di disturbi a carico della funzionalità del sistema endocrino, con effetti avversi sulla salute dell’organismo, cellule germinali e progenie (19).
Anche l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE) ha preso posizione contro il DM Martina, poiché impone l’uso pesticidi dannosi per la biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute, in barba ai principi di prevenzione, precauzione e i diritti degli agricoltori e delle popolazioni esposte, danneggiando le imprese che usano metodi di agricoltura biologica. Il DM obbliga, nelle aree infette, l’uso degli erbicidi, tra cui il già ricordato Roundup, contenente glifosato. L’ISDE, nel merito è già intervenuta con un appello internazionale (20).
Ancora più recentemente, l’ISDE ha diramato un comunicato stampa sulla pericolosità dei neonicotinoidi, citando l’acetamiprid, una molecola che potrebbe benissimo essere sostituita da sostanze efficaci usate dall’agricoltura biologica, come piretrine, olio essenziale di arancio dolce, citate nel DM, ma con meno enfasi. L’acetamiprid è neurotossico e, nei mammiferi, ha conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario. Ha anche un’alta tossicità per gli uccelli. Gli effetti biologici dei neonicotinoidi sull’uomo devono ancora essere chiariti, ma i primi risultati mostrano associazioni significative tra esposizione e rischio di alterazioni dello sviluppo (21).
In Puglia, l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) con il sostegno di diversi esperti del settore, ha recentemente avviato un tavolo tecnico ad hoc con l’intento di bloccare il DM Martina. Allo scopo, il tavolo ha redatto una dettagliata relazione tecnica, di quattro pagine, che è stata già inviata al Presidente della Regione e a tutti i consiglieri regionali. Si che, ora non potranno più dire che non sapevano che i pesticidi sono solo dannosi e che la prima cosa da fare è di non usarli, in quanto la relazione è critica, ma anche ricca di proposte alternative (22).
Da quando in Puglia si parla di Xylella, i salentini si sono mossi contro l’abbattimento degli alberi, proposto dagli accademici e dai burocrati della Regione Puglia, del Ministero dell’Agricoltura e il Parlamento Europeo, attraverso convegni e manifestazioni popolari, ignorati dai media e dai canali televisivi di stato, ma ampiamente documentati da amatori e singoli cittadini, ai quali recentemente si sono aggiunti alcuni sindaci. La più recente manifestazione di mia conoscenza è quella relativa ad una conferenza stampa svoltasi in Valle d’Itria, con la partecipazione di olivicoltori che hanno dimostrato di essere in grado di guarire le piante malate e di patologi, fuori dal coro, che hanno collaborato all’esecuzione di progetti, finanziati anche dalla Regione Puglia, i cui risultati preliminari mostrano che l’abbattimento degli alberi è una follia (23).

3. Un punto di vista più generale: un tuffo nel passato alla scoperta della verità
Il problema degli olivi in Puglia è un vecchio problema, che s’inquadra bene in un progetto che parte da lontano (XIX sec.). Cioè da quando la teoria dei germi di Louis Pasteur prevalse su quella dei suoi contemporanei, come Antoine Béchamp e Claude Bernard, i quali sostenevano, a differenza di Pasteur, che la causa delle malattia non sono i germi (virus e batteri) ma il terreno. Si racconta che lo stesso Pasteur, poco prima di morire, confessò che il terreno è tutto, mentre il microbo è nullo (24, 25, 26, 27).
Tuttavia, le case farmaceutiche adorarono la teoria dei germi perché ciò permetteva loro di vendere le molecole (farmaci) capaci di uccidere virus e batteri e quindi avviare quel grande business che le portò a diventare sempre più ricche e quindi più potenti, tanto da possedere le banche e conseguentemente i governi.
Si è così sviluppato un sistema antisociale dominante, che diventa sempre più difficile da cambiare. In ogni caso, questo quadro serve a spiegare perché la storia della malattia degli olivi e della Xylella in Puglia non poteva avere una storia diversa, più vicina alla verità e cioè che la causa non è il batterio ma il terreno, quello che più sopra ho chiamato anche criticità ambientali.
In pratica, in un mondo dominato da falsità è difficile riuscire a far prevalere la verità. Possiamo solo sperare di aumentare nella popolazione la consapevolezza e la capacità di distinguere il vero dal falso. E solo quando avremo raggiunto la soglia critica, il cambiamento sarà quasi automatico.

4. A proposito, gli olivi malati possono essere salvati proprio dai germi (microrganismi)
Alcuni decenni fa, circa un secolo dopo Pasteur, un chimico francese, arriva Teruo Higa, un agronomo e microbiologo giapponese, e scopre i microrganismi effettivi. Higa cercava alternative alle sostanze chimiche impiegate in agricoltura, ma le sue ricerche restarono senza esito fino al 1981. Qualche anno dopo, analizzando il comportamento, il contenuto e l'effetto sulla vegetazione dei microrganismi usati nei suoi esperimenti, scoprì che una particolare combinazione di colture chiamata EM (Effective Microorganismi), aveva un effetto benefico soddisfacente in agricoltura (28).
Negli anni che seguirono, Higa continuò le sue ricerche sull’isola di Shigacki presso un'istituzione religiosa e trovò che la sua combinazione di culture microbiche era risultata stabile, riproducibile ed efficace anche in settori diversi da quelli agricoli, come per esempio per la depurazione delle acque, bonifiche e gestione dei rifiuti e per la preparazione di mangimi speciali.
Bene, recentemente, un ricercatore del CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) di Pescia ha ottenuto dei risultati positivi con l’applicazione della tecnologia degli EM (29) per la gestione del verde ambientale ed ornamentale, ma a quanto pare il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, l’ente che vigila sul CRA, non li conosce. Se l’avesse conosciuti e presi in considerazione Il Ministro Martina avrebbe suggerito la tecnologia ai funzionari e ricercatori della Puglia, invece di decretare l’uso massiccio di pesticidi.
Ma non è tutto. Quando nel primo paragrafo, del presente contributo, parlavo del successo degli olivicoltori del Salento nel salvare le piante d’olivo affette da CoDiRO, c’è da aggiungere che quel successo era dovuto anche all’uso di microrganismi EM. La domanda allora è: come mai un’idea del genere è venuta agli olivicoltori salentini e non ai microbiologi dell’Università e/o centri di ricerca della Puglia o del Ministero dell’Agricoltura o della Commissione in Agricoltura dell’UE? Questa storia da sola è sufficiente a giustificare la mancanza di fiducia da parte della gente nelle istituzioni e nella cosiddetta scienza, che dopo diversi anni, anche di contrasti con i salentini, è ancora dell’idea che per salvare gli oliveti bisogna far fuori la Xylella o bisogna sostituire le varietà d’olivo suscettibili al batterio con varietà resistenti.
Ma che scienza è una scienza che, oltre tutto, mostra di non avere ancora capito l’importanza della biodiversità negli agroecosistemi? E proprio così, in quanto la sostituzione di varietà suscettibili con varietà resistenti comporterebbe un’ulteriore riduzione della biodiversità, oltre a rivelarsi un’operazione con effetti limitati nel tempo, poiché i patogeni, inclusa la Xylella, nel tempo avrebbero sempre la meglio sugli olivi e più in generale su tutte le colture suscettibili, se non vengono eliminate le cause vere della malattia.
L’uso d’impianti di varietà d’olivo resistenti alla Xylella o d’oliveti costituiti da varietà suscettibili innestati con varietà resistenti non sono da paragonare nemmeno lontanamente a quelli della storica resistenza dei vigneti alla fillossera (Phylloxera vastatrix o Viteus vitifoliae), come qualcuno potrebbe pensare, perché in questo secondo caso si parla di resistenza vera (totale) a un insetto del portainnesto (parte inferiore della pianta innestata con varietà suscettibili), mentre nel primo caso si tratta di tolleranza a un batterio (più polimorfico dell’insetto) della marza o nesto (parte superiore della pianta innestata) da innestare su un portainnesto suscettibile.

5. Fisica Quantistica e frequenze vibrazionali negli organismi viventi
Lo sviluppo della Fisica Quantistica ci ha fatto comprendere che la salute degli organismi viventi dipende da diversi fattori, tra cui le frequenze tipiche di ciascun organismo vivente e quelle dei suoi organi e tessuti. Se queste frequenze cambiano come conseguenza dell’interferenza negativa (distruttiva) di frequenze diverse provenienti da campi elettromagnetici presenti nell’ambiente esterno o interno, gli organismi diventano suscettibili alle malattie e a seconda della gravità possono anche cessare di vivere.
Non è fantascienza, come molti potrebbero pensare. Nel mondo ci sono ormai diversi centri che stanno sperimentando positivamente l’applicazione della fisica quantistica con strumenti diversi a seconda della malattia e della sua gravità, nell’uomo (30, 31, 32). Sulla base degli stessi principi, gli alberi hanno un effetto positivo sulla salute dell’uomo e degli altri organismi viventi che vivono nello stesso ecosistema, ma se l’ecosistema è inquinato gli alberi non hanno più lo stesso effetto terapeutico, perché l’inquinamento produce frequenze malefiche (33) e danni al DNA (34).
L’argomento è così importante che meriterebbe un adeguato approfondimento, ma l’obiettivo qui è solo accennarlo per far comprendere anche ai nostri politici di quanto sono lontani da una soluzione che sarebbe molto più naturale (non nociva) e meno costosa di quella che vogliono attuare: eliminare gli alberi d’olivo per tenere a bada la Xylella. Non è assurdo?
Nel caso del mondo vegetale, esistono già dei prodotti liquidi da diluire opportunamente e da spruzzare sulle piante e sul terreno (anche insieme alle acque d’irrigazione), tra l’altro per niente pericolosi per l’uomo, che hanno l’effetto di disinquinare e di influenzare positivamente le frequenze delle piante trattate e dell’ecosistema. I prodotti di mia conoscenza, già usati nelle campagne della Puglia, sono il Bio Aksxter (35) e Gold Manna (36).
Visitando le campagne del Salento, ho visto personalmente diversi oliveti affetti da CoDiRO che trattati con Bio Aksxter, nel giro di qualche anno, hanno iniziato a rivegetare e produrre normalmente. Risultati positivi sono stati osservati anche su vite, ciliegio e diverse piante da orto. Esistono nel merito dei video prodotti dagli stessi operatori, che auspico siano messi a disposizione di persone interessate. Il motivo per cui i divulgatori di queste tecnologie evitano di contattare le istituzioni è sempre lo stesso: si rischia di perdere tempo e di essere persino derisi.

6. Effetti della globalizzazione sull’economia e la salute degli ecosistemi
La globalizzazione in generale e quella dei mercati in particolare ha esasperato la competitività tra ed entro le nazioni. Ciò ha avviato un processo che porta sempre più all’eliminazione dei più deboli, rendendo l’ambiente sociale sempre più selettivo (una sorta di eugenetica). In realtà un ambiente competitivo non fa fuori i più deboli geneticamente, ma i più poveri perché non hanno possibilità economiche e quindi di accesso alle risorse. Gli effetti negativi di una società basata sulla competitività si ripercuotono sulla salute dei popoli e quindi degli ecosistemi in cui essi vivono.
Sapevamo già, ma è stato confermato dai risultati di vent’anni di ricerche sul progetto genoma umano che l’ambiente, in senso lato, è più importante dello patrimonio genetico. Infatti è sbagliato dire che il genoma si esprime o non si esprime. È più corretto, invece, affermare che il genoma viene letto o non viene letto. E chi è il lettore? L’ambiente. Nel caso specifico, le condizioni ambientali prodotte dall’agrotecnica. Una buona agrotecnica è in grado di leggere correttamente il genoma dell’olivo e di tutti gli organismi viventi. Un’agrotecnica che inquina, interferisce negativamente sulla lettura del genoma, dando via libera ai patogeni. Portando gli olivi a seccare.
Il motivo per cui si insiste nel voler attribuire le malattie ai patogeni e non all’ambiente è che in questo modo si continua ad alimentare tutta l’industria dei concimi chimici di sintesi e dei cosiddetti fitofarmaci. Questo tipo di agricoltura industriale comporta inquinamento e quindi aumento delle malattie anche per l’uomo e gli animali. Essa va benissimo per alimentare l’industria del Big Pharma, che dopo la Finanza e il Petrolio è il terzo business mondiale (3).
Il Big Pharma è agevolato anche da un sistema (industriale) alimentare sbagliato, sostenuto anche da politiche finanziate dallo stesso Big Pharma. Politiche che fanno di tutto per promuovere un sistema sociale malato, basato su un’economia competitiva e non collaborativa, come vorrebbe la biologia dell’essere umano. La legge della biologia richiede la cooperazione, mentre quella dell’economia delle corporazioni richiede la competizione. Per cui, la legge dell’economia è intrinsecamente distruttiva, cioè patologica (37).
Per migliorare la società è necessario incoraggiare la cooperazione e scoraggiare la competizione. Un contributo lo può dare la conoscenza e quindi i ricercatori liberi e indipendenti, non condizionati dall’establishment.
Fritjof Capra, nel suo libro “Il punto di svolta – Scienza, società e cultura emergente” ha giustamente affermato che “Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma, di una nuova visione della realtà” (38). Nel suo libro, Capra spiega perchè dobbiamo necessariamente passare da una visione copernicana, cartesiana, newtoniana, meccanicistica e riduzionistica a un visione olistica. Riusciremo a fare questo salto quantico? Dipende da noi umani.

7. Conclusioni
La realtà agroecologica del Salento mostra chiaramente che la causa della malattia degli olivi non è la Xylella, ma un insieme di criticità ambientali, che i nostri politici non vogliono riconoscere, affrontare e risolvere perché significherebbe passare da modelli agricoli industriali o ad alto impatto ambientale a modelli agricoli a basso impatto ambientale, andando contro le grosse corporazioni, le quali possono così continuare a prosperare solo grazie a modelli industriali.
Il problema della malattia degli olivi in Puglia può essere risolto con un approccio olistico. Le prime azioni da compiere sono il rispristino di buone pratiche agronomiche, l’incentivazione di diverse forme di agricoltura biologica, l’incremento della biodiversità, attraverso l’allevamento di diverse varietà d’olivo, consociate ad altre piante arboree da frutto e piante erbacee, preferibilmente leguminose, nonché l’avviamento di misure di disinquinamento, azzerando l’uso di prodotti artificiali, come i fertilizzanti chimici e pesticidi (insetticidi, fungicidi, acaricidi ed erbicidi, specialmente il Roundup, contenente glifosato).
Dovrebbe essere incentivato anche l’uso delle acque reflue per l’irrigazione, determinando così una riduzione dell’uso delle acque di falda, e l’uso dei microrganismi effetti (EM), nonché di fertilizzanti disinquinanti, come Bio Aksxter e Gold Manna, già usati con profitto da alcuni agricoltori in Puglia e nel resto d’Italia. Si tratta di tecnologie poco note, anche perché molti agricoltori le applicano, quasi di nascosto, in quanto temono pressioni da parte di personaggi che direttamente o indirettamente sono interessati più a conservare l’attuale paradigma che a cambiarlo.
In generale, i politici, servi di un sistema dominato dalle banche e basato sulle falsità, non potranno mai cambiare l’attuale sistema. Il cambiamento in una società è possibile solo quando la consapevolezza raggiunge la soglia critica del cambiamento. Una soglia che evidentemente non abbiamo ancora raggiunto. Una dimostrazione ce l’ha data, in questi giorni, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ostacolato la formazione di un governo, che, a suo dire, avrebbe ostacolato i mercati (le banche) e fatto aumentare lo spread.
Per vincere la battaglia contro le istituzioni (destituzioni) che non intendono proteggere l’ecosistema, perché antepongono l’economia competitiva (distruttiva) delle grandi corporazioni ad un’economia collaborativa (biologica e costruttiva), è necessario raggiungere la soglia critica del cambiamento. Un traguardo possibile solo se si passa da una visione cartesiana e meccanicistica a una olistica.

Bibliografia
1. Pietro Perrino, 22 agosto, 2014. Pietro Perrino: nelle stesse aree delle piante infette di Xylella fastidiosa ne convivono altre che, invece, sono sane.http://centrostudiagronomi.blogspot.it/…/pietro-perrino-nel…
2. Pietro Perrino 2015. Caso Xylella. L’intervento di Pietro Perrino presso la Regione Puglia. Il Foglietto, 14 aprile 2015.https://ilfoglietto.it/…/3875-caso-xylella-lintervento-di-p…
3. Pietro Perrino, 2015. Xylella, 29 motivi per dire no all’abbattimento delle piante di olivo. Il Foglietto, 23 giugno 2015.https://ilfoglietto.it/…/4037-Xylella-29-motivi-per-dire-no…
4. Pietro Perrino, 2015. Xylella? Le vere cause del CoDiRO sono glifosato, veleni e criticità ambientali. IL Foglietto, 22 luglio 2015. https://ilfoglietto.it/…/4083-xylella-le-vere-cause-del-cod…
5. Pietro Perrino, 2016. Il prof. Perrino presenta una serie di osservazioni critiche al Direttore Dip. Agricoltura su misure di contrasto a CoDiRO e Xylella. 19 marzo 2016.http://www.tagpress.it/…/codiro-e-xylella-prof-perrino-scri…
6. Giuseppe Altieri, Pietro Massimiliano Bianco, Valter Bellucci, Franesca Floccia, Carlo Jacomini, Pietro Perrino, Rosalba Tamburro e Franco Trinca, maggio 2016. Xylella fastidiosa e Olivo.
https://www.researchgate.net/…/Xylella-fastidiosa-e-olivo.p…
7. Pietro Perrino, 2016. Xylella. Il commento di Perrino alla sentenza della Corte di giustizia europea. Il Foglietto, 8 settembre 2016. https://ilfoglietto.it/…/4857-xylella-perrino-la-sentenza-d…
8. Pietro Perrino, 2016. Xylella fastidiosa, presentato un disegno di legge dalla Regione Puglia. Il commento di Pietro Perrino. Il Foglietto, 22 settembre 2016. https://ilfoglietto.it/…/4901-xylella-fastidiosa-presentato…
9. Pietro Perrino, 2015. Il problema non è la Xylella fastidiosa, come enfatizzano i mass media. Contributo presentato al Seminario di Studi LAUDATO SI, Bari Sala Conferenze Aldo Moro 12 novembre 2015. Servizi di BelSalento. Video: 32-47 min: https://www.youtube.com/watch?v=37DR8GXQs5U
10. Pietro Perrino, 2015. Mobilitazione Globale Sul Clima – Aula Magna Attilio Alto - Bari, 28 novembre 2015 – Servizi di BelSalento. Video: 6:47-29:20. http://belsalento.altervista.org/mobilitazione-globale-sul…/
11. Pietro Perrino, 2016. Task force 14 giugno 2016. Video:https://www.youtube.com/watch?v=oE7Jlj_t4WE
12. Luisiana Gaita, 9 ottobre 2015. Xylella, 450 ulivi germogliano dopo un anno di cure tradizionali e bio. Scienziati: “Interessante, ma serve cautela”. Il Fatto Quotidiano.it / Ambiente & Veleni.
https://www.ilfattoquotidiano.it/…/xylella-450-uli…/2108300/
13. Marco Mori, 2016. Il tramonto della democrazia. Analisi giuridica della genesi di una dittatura europea. Editore: Agorà & Co. (Sarzana). Collana: Il leviatano, 2016. Pagine: 240.
14. Marco Scrotichini, Jianchi Chen, Monica De Caroli, Giuseppe Dalessandro, Nicoletta Pucci, Vanessa Modesti, Alessia L’aurora, Milena Petriccione, Luigi Zampella, Francesco Mastrobuoni, Danilo Migoni, Laura Del Coco, Chiara Roberta Girelli, Filippo Piacente, Nicola Cristella, Paolo Marangi, Francesco Laddomada, Michele Di Cesare, Francesco Paolo Fanizzi e Stefania Loreti, 2018. A zinc, copper and citric acid biocomplex shows promise for control of Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive trees in Apulia Region (southern Italy). Phytopathologia Mediterranea (2018), 57, 1, 48−72. www.fupress.com/pm. ISSN (online): 1593-2095 © Firenze University Press DOI: 10.14601/Phytopathol_Mediterr-21985.
15. Il Fattoquotidiano.it/Ambiente e Veleni, 5 maggio 2018. Udine, 38 agricoltori indagati per disastro ambientale: con i loro pesticidi hanno sterminato decine di migliaia di api. https://www.ilfattoquotidiano.it/…/udine-38-agrico…/4335476/
16. Articoli scientifici sui danni dei pesticidi alle persone.http://www.dmi.units.it/~s…/antipesticide-net-update-it.html
17. De Filippis, Ordine medici Lecce: “Le misure di contrasto alla xylella non prescindano dalla tutela dei cittadini”. Il Tacco d’Italia, 10 maggio 2018. (https://www.iltaccoditalia.info/…/de-filippis-ordine-medic…/
18. Caso Xylella, pesticidi e rischi per la salute umana profilo sanitario della provincia di lecce. A cura del LILT, 5 marzo 2015.http://www.legatumorilecce.org/…/caso-xylella-pesticidi-e-r…
19. Xylella e insetticidi, la Lilt: “Qui no: già troppe le contaminazioni; le malattie tumorali lo dimostrano”. Redazione Piazzasalento, 9 maggio 2018.www.piazzasalento.it/xylella-insetticidi-la-lilt-no-gia-tro….
20. Call to Action against the decision of the European Commission renewing the approval of glyphosate. ISDE, October 17, 2017.http://www.isde.org/glyphosate_appeal.pdf
21. Comunicato Stampa, ISDE Italia: Pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute umana non possono essere imposti per legge. ISDE, 8 maggio 2018. http://www.isde.it/…/2018.05.08-Comunicato-stampa-ISDE-Ital….
22. Margherita Ciervo et al. , 22 maggio 2018. Xylella, il documento del tavolo tecnico AIAB inviato alla Regione Puglia.https://www.aiabpuglia.org/xylella-il-documento-del-tavolo…/
23. Conferenza Stampa – Video: no agli espianti, no ai pesticidi. Cosate, Valle d'Itria - 19.05.2018, Contrada Termetrio. Decreto Martina. Follia illogica, illegittima, anticostituzionale. https://www.youtube.com/watch?v=fuo-LpbVh5Q&feature=share
24. Marcello Pamio, 2014. Fegato, virus e salute. Inserto di Biolcalenda. Ottobre. Anno 7 – N° 68. http://www.labiolca.it/…/…/inserto-effervescienza/effe68.pdf
25. Copyright Bee Wilder April 3, 2015. You Cannot Catch Bugs, Germs, Bacteria or Candida/Fungi https://www.healingnaturallybybee.com/you-cannot-catch-bug…/
26. Claudio Viacava, no data. Batteri, Virus, Parassiti - le verità scomode.
http://www.mednat.org/germi_teoria_viacava.pdf
27. Arthur M. Baker, 2005. Exposing the Myth of the Germ Theory, Not many people realize that bacteria and viruses are the result not the cause of disease. http://www.mednat.org/ExposingTheMythOfTheGermTheory.pdf
28. Teruo Higa, 1993. An Earth Saving Revolution. Microrganismi Effettivi – Benessere e rigenerazione nel rispetto della natura – La rivoluzione che ci salverà. Natura & Salute. Prontostampa srl (Bg), aprile 2015, pagine 180.
29. Domenico Prisa, 2014. Utilizzo di microrganismi benefici per il miglioramento qualitativo di piante ornamentali. Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, CRA-VIV, Pescia (PT) Via dei Fiori 8, 51012 e-mail: domenico.prisa@entecra.it
30. Marco Fincati, 2016. RQI – Il segreto dell’auto star bene, pagine 252.
31. Piergiorgio Spaggiari e Caterina Tribbia, 2016. La medicina attraverso la fisica dei quanti. Medicina Quantistica, pagine 240.
32. Nicola Limardo, 2016. Tecnologia Quantistica, applicata alla particella di Dio con una nuova teorizzazione della “Legge del Tutto”. Ristampa 2016, pagine 308.
33. Marco, Mencagli e Marco Nieri, 2017. La terapia segreta degli alberi. L’energia nascosta delle piante e dei boschi per il nostro benessere, pagine 216.
34. Maurizio Proietti, 2018. Inquinamento e Malattie – Autismo, permeabilità intestinale, celiachia, sensibilità chimica multipla. Edizioni Minerva Medica, S.p.A., pagine 276.
35. Alessandro Mendini e Silvana Zambanini, 2006. Bio Aksxter per una vita migliore – il fertilizzante disinquinante. Un manuale pratico di 107 pagine.
36. Nutrient Depletion of our Foods Submitted to: Mr. Kevin Guest Chief Marketing Officer USANA Health Sciences Submitted by: Lyle MacWilliam, MSc, FP MacWilliam Communications Inc. 7594 Klinger Road Vernon, British Columbia CANADA V1H 1H4 November 9, 2009.
http://www.myhealthyhome.com/…/NutrientDepletionofourFoods.…
37. Emilio Del Giudice (2013). Fisica Quantistica e Biologia. La legge dell’economia e quella della biologia. http://www.mauroscardovelli.com/…/Fisica_QuantisticaDel_Giu…
38. Fritjof Capra, 2014. Il punto di svolta – Scienza, società e cultura emergente. Quindicesima edizione nell’ “Universale Economia” – Saggi, novembre 2014, pagine 382


Ricciotti Lazzero – tratto da «Storia illustrata», nr. 338 del 1986

La chiameremo Volkswagen, auto del popolo. Così volle il capo del Reich deciso a fare decollare anche in Germania, come era accaduto in America, la motorizzazione di massa. L’obiettivo era di produrre 1 milione e mezzo di vetture ogni anno. Ma lo scoppio della guerra mandò all’aria il progetto…

Uno dei primi modelli di Wolkswagen (Vw3), 1935

«Herr Doktor Porsche: voglio un'automobile popolare, ein Kleinauto [una piccola auto] con la quale gli operai tedeschi possano andare in fabbrica motorizzati come gli americani, e non più in bicicletta. Il prezzo non deve superare i 1.000 marchi. Mi presenti delle proposte».
La Volkswagen, cioè l'«auto del popolo», nacque cosi, nell'autunno del 1933, con un monologo di Hitler davanti a Ferdinand Porsche, pilota austriaco e costruttore di vetture da corsa, convocato a Berlino, alla cancelleria del Reich. Il leader nazista, assunto il potere con le sue «camicie brune», si preparava a far piazza pulita di tutto cche potesse ricordare la repubblica di Weimar e la sua traballante democrazia. Pochi in Europa compresero allora il suo programma, ma agli industriali tedeschi fu subito chiaro che quell'uomo avrebbe dato, con il rapido riarmo della Germania, una spinta impressionante all'economia nazionale. La Reichswehr (cioè l'esercito democratico del primo dopoguerra) non era ancora diventata la Wehrmacht, ma Hitler, pur legato dalle restrizioni del trattato di Versailles, sapeva come districarsi. La Volkswagen è, appunto, uno dei tanti episodi del riarmo nazista.

Tornato a Stoccarda, Porsche si mise subito al lavoro e il 17 gennaio 1934 era già in grado di presentare al führer un memorandum. «La vettura popolare che io concepisco» scrisse «non è un'automobilina di misure e di prestazioni ridotte, ma una macchina che può entrare in concorrenza con tutte le altre della sua classe. Perché una tale macchina possa trasformarsi in una vettura popolare sono necessarie soluzioni totalmente nuove». I dati tecnici intorno a cui lavorare dovevano essere i seguenti: motore posteriore a sogliola (cioè a cilindri contrapposti) di 1.250 centimetri cubici raffreddato ad aria, potenza massima 26 Hp a 3.500 giri al minuto, passo 2,50 m, carreggiata 1,10 m, peso a vuoto 650 kg, velocità massima 100 chilometri all'ora, capacità di superare pendenze del 30 per cento, 8 litri di benzina ogni 100 chilometri.

Secondo i calcoli di Porsche quell'auto non poteva costare meno di 1.500 marchi. Ma alla firma del primo contratto, il 22 giugno 1934, con la Rda (Reichsverband der deutschen Automobilindustrie, Associazione del Reich dell’Industria automobilistica tedesca), per una serie di 50.000 vetture, il costruttore bavarese si vide ridurre drasticamente la cifra a 900 marchi. I nazisti gli diedero 20.000 marchi al mese per le spese di progettazione e Porsche, sebbene la somma fosse insufficiente, preparò in 10 mesi con 12 tecnici, in un laboratorio ricavato nel garage della sua villa, le prime 3 vetture, battezzate Vw3.
Al Salone dell'automobile di Berlino, nella primavera del 1935, il führer annunciò pubblicamente che «una nuova vettura popolare, la quale non sarebbe costata più di una motocicletta di media cilindrata e a basso consumo di carburante» stava «per essere realizzata e messa a disposizione del popolo tedesco». Le prove cominciarono il 12 ottobre 1936, dopo la conclusione dei grandiosi Giochi olimpici, e si conclusero pochi giorni prima di Natale. Furono scelti due itinerari: andata e ritorno sulla nuova autostrada con fondo in cemento che da Stoccarda, passando per Karlsruhe, portava a Darmstadt, Francoforte e Bad Nauheim e un anello pieno di curve e di salite nella Foresta Nera: Stoccarda-Pforzheim-Baden Baden-Offenburg-Kniebis-Freudenstadt-Stoccarda. Al volante di ogni vettura si pose un ingegnere del team Porsche, al suo fianco un tecnico della Rda che prendeva nota di tutto. Ogni vettura superò i 50.000 chilometri e dimostrò di possedere tali qualità «da raccomandare un ulteriore sviluppo delle prove».

Sulla base di questi primi test Porsche fu autorizzato a preparare una seconda serie di 30 vetture di prova (la serie Vw30) e la Rda non lesinò sul denaro. I collaudi cominciarono prima della fine del 1937. Questa volta ognuna delle 30 vetture doveva superare, viaggiando giorno e notte, il muro dei 100.000 chilometri. Al volante si posero 200 SS che, alternandosi ininterrottamente, strapazzarono al massimo la vettura voluta da Hitler. Queste SS non avevano particolari qualità tecniche: si trattava di normali automobilisti prelevati nelle caserme e vincolati al più assoluto segreto.

Era chiaro che si voleva costruire una vettura eccezionale, da usare un giorno in guerra. Porsche andò due volte negli Stati Uniti a studiare i metodi di produzione di massa e visitò pure lo stabilimento inglese della Austin. In America ebbe un lungo colloquio con Henry Ford, che si dichiarò molto scettico su quel progetto tedesco, elogiando invece il suo leggendario «modello T». «Vuole venire in Germania, mister Ford?», gli chiese Porsche. «Il führer sarebbe molto interessato a vederla». «No», rispose il vecchio costruttore americano, «non posso. Tra poco in Europa scoppierà la guerra...». Porsche lo guardò stupefatto e certamente credette di trovarsi di fronte a un pazzo. Poi, prima di rientrare in Germania dove gli sarebbero stati concessi la laurea honoris causa in ingegneria, il titolo di «professore» e il Deutscher Nationalpreis (Premio nazionale tedesco), cercò di reclutare un folto gruppo di tecnici americani. Ma non ci riuscì: la sua offerta venne accettata soltanto da 20 oriundi tedeschi.

I nazisti ordinarono altri 30 modelli di Volkswagen a scopo di prova e di propaganda e affidarono al Deutsche Arbeitsfront (il Fronte del lavoro, cioè il sindacato unico hitleriano) la responsabilità di costituire la società e di realizzare gli stabilimenti necessari. La società nacque nel maggio 1937, mentre in Germania era già stata introdotta la coscrizione obbligatoria, i primi corpi d'armata cominciavano a esercitarsi in manovre regionali, sul fronte occidentale sorgeva la linea Sigfrido e Wernher von Braun si stava occupando, con altri scienziati, del problema dei missili, Si chiamò Gezuvor, abbreviazione di Gesellschaft zur Vorbereitung des Volkwagens (Società per la preparazione della Volkswagen). Porsche ne diventò il capo e due funzionari del Deutsche Arbeitsfront i direttori commerciali. Obiettivo della Gezuvor, una società della grandezza dell'attuale Fiat, era quello di produrre un milione e mezzo di automobili all'anno.

A questo punto Porsche elaborò il modello finale, la Vw38 (così chiamata perché ideata nel 1938), con un motore di 996 cmc. Contemporaneamente fu scelta la zona dove far sorgere lo stabilimento: una striscia di 10.000 acri a Fallersleben, un'ottantina di chilometri a est di Hannover, nella proprietà del conte Friedrich Werner von der Schulenburg, che viveva nell'antico castello di Wolfsburg, al centro della tenuta. Il terreno fu acquistato in gennaio, la posa della prima pietra avvenne già il 26 maggio. Il progetto della fabbrica era stato realizzato a velocità sostenuta dall'architetto austriaco Peter Koller. Lo stabilimento doveva stendersi per quasi un chilometro e 700 metri lungo la riva settentrionale del Mittelland Kanal, mentre sull'altra riva gli urbanisti avrebbero creato una città per 90.000 operai e le loro famiglie: la Stadt des KdfWagen, che poi sarebbe diventata semplicemente Wolfsburg.

Fu Hitler stesso a dirigere la cerimonia inaugurale, davanti a 70.000 soldati, SS e civili osannanti. Dal 1° agosto prossimo, disse, gli operai tedeschi potranno versare 5 marchi alla settimana e prenotarsi, sottoscrivendo una Kdf-Wagen-Sparkarte (una speciale cedola di prenolazione, n.d.r.), per la nuova automobile che verrà consegnata appena comincerà la produzione. L'automobile si chiamerà Kdf-Wagen (cioè vettura della Kraft durch Freunde, la «potenza attraverso la gioia», un'organizzazione per le vacanze degli iscritti al sindacato nazista, n.d.r.), costerà 990 marchi (396 dollari al cambio ufficiale di allora, n.d.r.) e consumerà appena 6 litri e mezzo di benzina normale ogni 100 chilometri. Gli altri dati tecnici li fornirono i giornali: pneumatici 4,50/16, peso 650 kg, altezza 1,55 m, potenza 23,5 Hp a 3.000 giri e una particolare distribuzione dei pesi che rispecchiava la tendenza sportiva di Porsche: il 44 per cento nella parte anteriore, il 56 dietro. Nessuna possibilità di scelta del colore: tutte le vetture sarebbero state grigio-azzurro.

Lo stabilimento era disegnato sulla carta, ma mancava la manodopera. I massicci richiami alle armi e il superlavoro nelle officine e nei cantieri per fornire carri armati, aerei e navi alla Wehrmacht, alla Luftwaffe e alla Kriegsmarine avevano assottigliato il numero degli uomini qualificati. Hitler si rivolse a Mussolini e Mussolini gli mandò subito un migliaio di operai che vennero ospitati in grandi baracche di legno, mentre altri furono smistati nella zona dei laghi Masuri, a Rastenburg, per costruire la «tana del lupo». Nonostante gli sforzi delle maestranze la Volkswagen per usi civili non entrò mai in produzione: la seconda guerra mondiale scoppiò prima che la linea di montaggio venisse posta in marcia. Duecentodieci Vw, tutte nere, giravano, sì, per le città tedesche, ma erano state costruite a Stoccarda e consegnate a funzionari del partito. Nessuna vettura venne mai data a coloro che pur avevano pagato le rate prescritte sborsando decine di milioni di marchi. In questo senso, l'«operazione Maggiolino» dei nazisti si trasformò in una grossa truffa: chi anticipò quel denaro non ebbe indietro nemmeno un Pfennig.

Dopo due anni di lavoro quella fabbrica gigantesca lungo il Mittel­land Kanal era stata realizzata sol­tanto per il 50 per cento, mentre la città operaia (la cui esistenza, rap­presentando appunto un segreto mi­litare, non appariva su nessuna carta geografica) poteva già ospitare 2.358 famiglie.
Scoppiata la seconda guerra mondiale e senza tener conto di coloro che avevano versato puntualmente le rate (oltre 20.000 persone) i tecnici nazisti ricavarono dal modello civile del Maggiolino due versioni militari: la Kübelwagen (Kübel significa tinozza o secchio), cilindrata 985 cmc (1.131 cmc dal marzo 1943), potenza 24 Hp, quattro marce avanti più retromarcia, con limitatore al differenziale, passo 2,40 m, lunghezza 3,74 m, larghezza 1,60 m, altezza 1,65 m, peso 685 kg, posto per quattro persone; la Scbwimmwagen (l'«auto che nuota»), cioè una vettura anfibia a quattro ruote motrici, cinque marce in avanti e retromarcia, passo 2 m, lunghezza 3,825 m, larghezza 1,48 m, altezza 1,615 m, peso 910 kg, elica a tre pale ribaltabile verso l'alto, velocità in acqua (a seconda del tipo: 128 o 166) 10 o 12 chilometri all'ora, velocità su terra 80 o 74 chilometri.

La Kübelwagen accompagnò la marcia della Wehrmacht e delle SS.

Nel deserto africano diede parecchi grattacapi, ma la maggior parte di essi fu eliminata usando nuovi tipi di ruote e pneumatici maggiorati. La vettura fu trasformata anche in una specie di piccola autoblindo, montandovi una torretta per mitragliatrice, e addirittura in un'ambulanza di fortuna. In Unione Sovietica la vettura si dimostrò eccezionalmente manovrabile, anche nei campi inondati di fango durante la stagione del disgelo. Ne furono costruiti oltre 52.000 esemplari e gli americani, appena catturarono alcune auto ai soldati di Rommel, le trasportarono nel Maryland, all'Aberdeen Proving Ground. Qui le sottoposero a una serie di esami provvedendo poi a stampare un manuale tecnico per i soldati americani al fronte. Il volumetto, intitolato The German Volkswagen, usci a cura del War Department proprio il giorno dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944).

Tonnellate di bombe sullo stabilimento
Della Schwimmwagen (o Volkswagen 166) furono realizzati 14.625 esemplari che operarono su tutti i fronti, con esito sorprendentemente buono. In campo nemico i primi a usarla furono gli inglesi.
Lo stabilimento di Wolfsburg era intanto entrato nell'occhio del ciclone: i bombardieri dell'89 forza aerea americana, dopo un primo attacco nell'estate 1943, tornarono a presentarsi quattro volte nel 1944 lanciando 821 tonnellate di bombe ad alto potenziale. La fabbrica venne di­strutta per quasi il 60 per cento, ma il numero delle vittime risultò in proporzione lieve: 160 morti e 55 feriti. Il 10 aprile 1945 una pattuglia del 405° reggimento d'assalto statunitense arrivò finalmente nella zona e prese possesso di quegli enormi edifici, senza sapere che farne. I soldati stavano per andarsene via quando due preti, un cappellano protestante della Wehrmacht e un sacerdote francese avvisarono il comandante che nella cittadina al di là del Mittelland Kanal c'erano 30 bambini americani, figli di quei tecnici che Porsche aveva reclutato prima della guerra negli Stati Uniti. Che cittadina? Il tenente cadde dalle nuvole: sulla sua carta quel centro non esisteva. L'ufficiale si precipitò a Wolfsburg con i suoi uomini e trovò i piccoli sani e salvi.

Il macchinario non distrutto dalle bombe era stato da tempo evacuato in varie parti della Germania affinché non cadesse in mano ai russi: venne recuperato soltanto in parte. La zona (sebbene conquistata dagli americani) passò agli inglesi della 52° divisione di fanteria che trasformarono una parte dei capannoni intatti in officine di riparazione per i loro veicoli. Alcuni operai e tecnici tedeschi ridotti alla fame si presentarono a offrire i loro servizi. Nell'agosto del 1945 questi uomini assemblarono diverse Kübelwagen usando tutti i pezzi che riuscirono a scovare. In settembre costruirono poi un Maggiolino, e altre 58 vetture entro la fine dell'anno.
A questo punto la situazione si complicò: essendo stata quella fabbrica proprietà dei nazisti, i russi (secondo gli accordi) vollero una parte dei macchinari. Gli inglesi risposero che si trattava di uno stabilimento efficiente, perché produceva automobili necessarie alle truppe d'occupazione, e misero alla frusta la manodopera. Nel 1946 uscirono dai capannoni 9.871 Maggiolini e altri 8.939 l'anno successivo. Gli operai si dedicavano anche alla costruzione di motori per altri veicoli, e gli inglesi cercarono di convincere Henry Ford a ricostruire a suo beneficio quel grande stabilimento. Ma l'americano rifiutò.
Per togliersi quel grattacapo, le autorità delle forze d'occupazione l'8 ottobre 1949 riconsegnarono la fabbrica ai tedeschi: ciò che accadde da allora è storia nota. Il Maggiolino ideato dai nazisti apparve su tutte le strade del mondo facendo una concorrenza spietata alle altre utilitarie. Ora, a quarant'anni di distanza, lo costruiscono ancora nel Messico, e ha clienti affezionati. Le Kübelwagen e le vetture anfibie delle SS sono intanto diventate pezzi da amatore.