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Marcello Pamio

Affittare il proprio ventre per vendere un bambino
o affittare le proprie braccia per lavorare nell’industria,
qual è la differenza?

Pierre Bergé ex compagno di Yves Saint-Laurent

Ogni cosa oggi è diventata merce, perfino la Vita stessa!
L’utero in affitto, lungi dall’essere la liberalizzazione della donna moderna (il cui motto era e forse è ancora: “l’utero è mio e me lo gestisco io”) ha legittimato una nuova forma di schiavismo femminile e di subordinazione al mercato delle donne stesse. La schiavitù forse più becera e squallida.
L’utero in affitto, lungi dall’essere quell’atto amorevole e spassionato come il Sistema vorrebbe farci credere è un business superegoistico multimiliardario. Il mercato della Vita, la vendita e compravendita di bambini!
L’utero in affitto è uno dei passaggi più importanti che stanno conducendo verso la distruzione totale della famiglia e la creazione dell’Uomo Nuovo.

Dall’utero in affitto all’Uomo Nuovo
Cosa c’entra il gender con l’utero in affitto?
Il gender che piace così tanto ai Poteri Forti mondialisti è la demolizione delle “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche e ovviamente sessuali) che in qualche modo rappresentano un ostacolo all’omologazione globale. Uno degli ultimi obbiettivi da colpire è l’istituzione familiare, vista come un ostacolo alla creazione di un uomo senza punti di riferimento, affettivamente instabile: un consumatore amorfo senza identità, confuso e assolutamente precario.
Se l’individuo è solo e senza punti di riferimento, sarà più facilmente manipolabile a livello sociale e civile. Non si sacrificherà per la famiglia ma annegherà i propri dispiaceri nello shopping compulsivo, nell’alcol, nelle droghe e nel sesso.
L’utero in affitto rientra in uno dei passaggi cruciali…

“La generazione viene scollata dall’atto sessuale, dalla famiglia e diviene un lusso per pochi.

Mediante l’annullamento della filiazione, l’identità umana cessa di avere una storia e una provenienza: si riduce all’assemblaggio di una macchina e a una vera e propria fabbrica eugenetica di nascituri governata dai desideri narcisistici individuali dei consumatori”. Diego Fusaro

L’ultimo libro di Enrica Perucchietti non è solo di estrema attualità, ma per certi versi anticipa i tempi facendo intravedere dove porterà la strada imboccata dall’umanità: quello che potrà accadere in un futuro molto prossimo se non si interverrà prima…
L’oligarchia sinarchica che ci governa e controlla sta mettendo a segno passaggi cruciali verso il totale controllo della popolazione: dalla cancellazione dell’identità (gender) e di ogni valore, alla disintegrazione della famiglia per giungere alla perdita totale del senso della e per la Vita.
La Vita infatti oggi sta perdendo sempre più di significato e i bambini che ne sono la rappresentazione sono stati trasformati in oggetti di scambio, vere e proprie merci da comprare al supermercato.

Oggi infatti i bimbi si possono prenotare per tempo, si comprano attraverso cliniche lussuosissime, si assemblano come meglio si crede scegliendo su cataloghi ad hoc e si fanno partorire attraverso donne schiavizzate, vere e proprie incubatrici di carne umana. E se la “merce” dovesse per qualche motivo essere difettosa o non andar bene agli acquirenti, si può sempre portarla indietro o gettarla nella pattumiera o peggio ancora donarla a qualche clinica interessata a smembrarla per usarne gli organi e trasformarli in creme anti-aging, lozioni solari, farmaci, vaccini, ecc.
Non è fantascienza purtroppo: oggi moltissime ricerche vengono effettuate su neonati sopravvissuti all’aborto. In Inghilterra per esempio la Langham Street Clinic vendeva feti vivi tra la 18ma e la 22ma settimana al Middlesex Hospital, mentre in Russia vi è una florida industria che fornisce materiale abortivo alle aziende farmaceutiche e a quelle che producono cosmetici.

La sacralità della Vita è stata distrutta mercificandola per denaro, cupidigia ed egoismo.
Quello che sta accadendo sotto gli occhi di tutti è eugenetica allo stato puro.
Chiariamo fin da subito: l’utero in affitto è un business mondiali sta eugenetico. Un business da svariati miliardi di dollari ogni anno.
L’indottrinamento mentale è in atto da anni grazie a pubblicazioni editoriali e film, e purtroppo i risultati dimostrano che il lavoro è stato fatto molto bene. Oggi l’utero in affitto è percepito dalle masse come un gesto di altruismo invece che per quello che realmente è: una vendita di bambini!
La nascita tramite maternità surrogata altro non è che una “cessione di neonato” a pagamento.

Quante persone “donerebbero” o “venderebbero” il proprio figlio di 3 anni? Invece ci vogliono far credere che un neonato nei primissimi giorni di vita sia un’altra cosa rispetto a un essere vivente: un bene che può entrare a far parte di un accordo privato preventivo fra due parti contraenti.
La Vita stessa è diventata un oggetto di scambio. Vita poi strettamente legata alla morte se entriamo nelle cliniche dove si esegue la fecondazione artificiale…

Il primo bambino sintetico
Nel 1978 ebbe inizio lo sviluppo delle tecniche di fecondazione.
Nasce il primo bambino in provetta. Evento spacciato al mondo come passaggio storico, ma pochi considerano il rovescio di tale fecondazione: la morte di tutti gli altri embrioni in gioco. Per una vita si distruggono tutte le altre: mors tua vita mea direbbe il machiavellico e ben stipendiato camice bianco che lavora in tali cliniche.
Oggi, per tornare alla fecondazione naturale, non è più necessaria la relazione, il calore affettivo, l’amore di coppia, l’unione tra uomo e donna perché tale atto magico si può sostituire con l’incontro forzato in una fredda provetta tra ovocita e spermatozoo, spesso con la conservazione nel gelo dell’azoto liquido. Da qui la definizione delle creature innocenti nate in provetta come “bambini venuti dal freddo”.

Nonostante si usino termini edulcorati come “fecondazione in vitro” o l’ancora più sobrio “fecondazione assistita” il termine corretto è “fecondazione artificiale”. È un artificio e quindi totalmente innaturale.
La forma più estrema di fecondazione eterologa è la pratica dell’utero in affitto.
Essendo la fecondazione artificiale omologa (se i gameti appartengono alla stessa coppia) oppure eterologa (se uno o entrambi i gameti appartengono a estranei) si apre un mercato illimitato legato a gameti, ovuli, spermatozoi, farmaci, ormoni, ecc.

Ovuli a suon di ormoni
Si cercano ovuli freschi, di giovane donne atletiche, belle e intelligenti. Meglio ancora se laureate. Perché l’ovulo non è meno importante, anzi, della madre surrogante.
La realtà è questa: giovani donne economicamente disperate si sottopongono per denaro a devastanti bombardamenti ormonali ai fini della produzione massiva di ovuli. Per poche centinaia di dollari rischiano letteralmente la vita. Pubblicità ingannevoli girano anche sui social network tipo Facebook: “Se sei alta, attraente e magra… e hai il desiderio di aiutare qualcuno, fai la differenza, dona i tuoi ovuli”.
Molte ragazze spinte dal denaro ma anche dal messaggio altruistico si imbarcano in un viaggio a volte senza ritorno. Senza alcuna visita medica preventiva che accerti patologie o altro, ricevono a casa il kit con le istruzioni dettagliate per cominciare ad assumere ormoni per stimolare le ovaie.
I contatti inizialmente avvengono tramite internet o per telefono.

Queste ragazze costringono il loro corpo a suon di ormoni sintetici a produrre un numero elevatissimo di ovociti (normalmente se ne producono al massimo due in un mese), con tutti i rischi che ne conseguono. Il 70% dei cicli di stimolazione ormonale ovarica fallisce miseramente ma i rischi per le donne sono altissimi: cancro al seno, cancro all’ovaio e all’endometrio, sterilità, infertilità, emorragie, ictus, infarti e paralisi.
A queste giovani ragazze viene dato per esempio il Lupron che è un farmaco approvato dalla FDA per la cura del cancro alla prostata alla stadio terminare e non per la super-ovulazione. Quindi un utilizzo off-label fuori etichetta vitatissimo dalla legge statunitense.
Ma alla florida industria della fecondazione artificiale poco importa se una donna-cavia si ammala o muore perché ce saranno altre che prenderanno il suo posto.
D’altronde gli interessi in gioco solo per gli ovociti sono enormi: oltre 6 miliardi e mezzo di dollari all’anno. Mercato in costante crescita.

Un business spaventoso
A questo bisogna aggiungere il business della fecondazione artificiale, che secondo uno studio realizzato da Allied Analytics llp e pubblicato su Research and Markets, istituto leader a livello internazionale per le ricerche e l’analisi dei dati di mercato, si attesterebbe attorno ai 9 miliardi di dollari ed entro il 2020 potrebbe salire a 21 miliardi.
Secondo l’American Society for Reproductive Medicine dal 2004 al 2011 il numero delle nascite da utero in affitto aumentato del 200%.
Il tutto a vantaggio delle case farmaceutiche che hanno in mano il mercato degli ormoni, delle banche del seme, di chi vuole sperimentare sugli embrioni e naturalmente le cliniche specializzate.
Dobbiamo infine aggiungere il business legato direttamente alla maternità surrogata.
Una madre surrogante americana per esempio può venire pagata dai 20.000 e 25.000 dollari, in India tra 4.500 e 5.000 dollari.
Ovviamente il cliente finale che ordina il bambino paga sei, sette volte tanto!
Più ci spostiamo nei Paesi poveri e in via di sviluppo e meno le donne guadagnano per la gestazione. Sono tutte donne disperate, molte di loro hanno già diversi figli e lo fanno esclusivamente per denaro. Accettano il contratto legale che le costringe alla fine delle quaranta settimane, se il figlio è sano (altrimenti sono costrette ad abortire o a tenerselo senza soldi ovviamente), a cederlo ai genitori acquirenti.

E i diritti dei bambini?
Fanno crescere dentro di loro una Vita per poi abbandonarla e qui subentrano altri grossissimi problemi che nessuno sottolinea sufficientemente.
Tutti si riempiono la bocca di diritti. Diritti delle donne, diritti delle copie eterosessuali che non possono avere figli, diritti delle coppie gay che pretendono di averne uno, ecc. Nessuno però si preoccupa minimamente dei diritti del bambino, della creatura che è diventata merce di scambio.
Per il neonato la mamma non è colei o purtroppo colui che sgancia migliaia di euro per comprarlo, ma quella donna che lo ha portato in grembo per circa nove mesi, della quale conosce tutto: il battito cardiaco, l’odore, il respiro, la voce, i pensieri e perfino le emozioni.

Quella mamma alla quale verrà strappato e portato via non appena verrà al mondo.
Una separazione forzata, innaturale e prematura costituisce uno dei traumi più difficili da rimarginare e che molto probabilmente la creatura pagherà per tutta la vita: ferite da abbandono e da separazione.
La scienza odierna non contempla queste dinamiche perché vede ancora il neonato come un essere vivente ma privo di coscienza e consapevolezza. Le ultime ricerche in ambito psichiatrico e comportamentale dimostrano invece il contrario.
Tutto quello che è successo nel momento del concepimento, durante la gravidanza, la nascita e nei primi anni di vita, è registrato.
Tutto quanto, che ci piaccia o meno.

Il bambino dentro il grembo è in grado di percepire e memorizzare quello che avviene nell’ambiente esterno e una parte della scienza sta finalmente prendendo coscienza di tali fenomeni.
Il periodo prenatale e perinatale fa parte a tutti gli effetti del percorso della vita, l’inizio di un continuum che è la nostra esistenza fisica e psichica.
Già a partire dal 1924 Otto Rank ipotizzò un legame fra il parto e molti problemi esistenziali e psicologici visti come reazioni o conseguenza al trauma della nascita e concepì l’utero come un “paradiso perduto” a cui si tende nella ricerca del piacere.
Addirittura il dottor Frank Lake arriva ad affermare che l’esperienza più formativa per un essere umano è quella prenatale, specialmente quella del primo trimestre intrauterino! Cosa succede alla coscienza del bambino che dopo nove mesi viene letteralmente strappato da sua mamma? Nessuno lo prende seriamente in considerazione.

Nella vita prenatale si posano i mattoni fondamentali per la costruzione di un essere umano, non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista emozionale e caratteriale del futuro adulto. Come sarà da adulto quel bambino strappato via per soldi dagli affetti materni? Il grande psichiatra statunitense Thomas Verny, uno dei massimi esperti mondiali sugli effetti che l’ambiente prenatale e postnatale possono avere sullo sviluppo della personalità, spiega cosa avviene durante il concepimento:

«La scintilla di una nuova vita si accende quando lo spermatozoo feconda l’ovulo.

Gli spermatozoi, prodotti in grande quantità – almeno 300 milioni per ogni eiaculazione – si spingono fino alla cervice e attraverso le tube di Falloppio fino a raggiungere l’ovulo.

Uno spermatozoo vincerà la gara, penetrando nell’ovulo e innescando la reazione biochimica a catena che presumibilmente porterà alla nascita di un bambino nove mesi dopo.

Mentre la maggior parte degli spermatozoi si spinge verso l’ovulo a una velocità di 10 centimetri all’ora, alcuni mostri di velocità compiono lo stesso tragitto in circa 5 minuti.

In un passato recente gli esperti pensarono che la fecondazione avvenisse quando gli enzimi posizionati sulla punta di ogni spermatozoo, agendo come dinamite, facevano esplodere il guscio esterno dell’ovulo in modo da far penetrare il liquido seminale.

Oggi sappiamo che ogni uovo seleziona lo spermatozoo con cui vuole avere a che fare compiendo così la prima irrevocabile decisione della vita.

L’ovulo, invece di partecipare passivamente a questa pièce teatrale, apre il suo guscio e abbraccia lo spermatozoo dal quale si sente attratto».

Questa è alchimia e amore allo stato puro, ben diverso dalla provetta e dall’azoto liquido.
In pratica l’ovulo in grado di essere fecondato “seduce” letteralmente lo spermatozoo disperdendo nell’apparato sessuale sottili molecole…
Tale straordinaria immagine ci fa intravedere un po’ più da vicino la scintilla che innesca la Vita, il processo che avviene tra un ovulo femminile e uno spermatozoo maschile.
La Vita procede così da sempre.
Nella maternità surrogata avviene l’inversione di questi processi perché invece di due figure genitoriali − la madre e il padre − entrano in gioco fino a sei figure genitoriali: due committenti (quelli che sganciano i quattrini) che diventano i genitori legali; due genitori biologici, i venditori di gameti (che però potrebbero anche essere tre, perché la cellula uovo potrebbe essere di una donna che fornisce il mitocondrio e di un’altra che fornisce il nucleo) e infine la madre surrogante, il vero e proprio utero affittato e noleggiato.

Entriamo così nell’anti-natura.
Allargando il discorso non è impossibile assistere a legami paradossali di parentela: la nonna che partorisce il nipote, sorelle che partoriscono fratellastri e via dicendo.
La Vita perde così la sua magia per trasformarsi in un mercato dove colui che paga ha sempre ragione.

Love is love?
Il mantra del Love is love dura finché il capriccio del committente non si scontra con un “difetto di fabbrica”. Se ad esempio il bambino nasce malato o con qualche malformazione (come è accaduto diverse volte), essendo stato concepito a priori come una merce, viene rimandato indietro al mittente, cioè alla madre surrogante.

L’utero artificiale
Ma non finisce qua perché lo scopo ultimo della Sinarchia è creare la vita fuori dall’utero: ectogenesi!
Le ricerche infatti oggi sono indirizzate verso la creazione di un utero artificiale.
La gestazione sarà definitivamente separata dall’utero materno.
Hollywood ha già fatto intravedere questa strada. Una strada terribile che apre scenari inquietanti sotto tutti i punti di vista. Dalla nascita di vere e proprie fabbriche di neonati per soddisfare le voglie e i desideri, per non dire i capricci di coppie etero, coppie gay e anche single molto ricchi; ad allevamenti di cloni umani da usare come serbatoi o depositi di organi nel caso servissero ai ricchissimi proprietari…

Sta a noi prendere coscienza dei gravissimi pericoli a cui conduce la strada che abbiamo intrapreso.
Pericoli per l’intera umanità e per la sua evoluzione spirituale.
Possiamo rimanere seduti comodamente sul divano davanti all’omnipervasiva e lobotomizzante tv e accettare impassibili che la Vita venga sacrificata sull’altare del dio denaro, che la Vita diventi un prodotto acquistabile, interscambiabile e smontabile, oppure possiamo intervenire cercando di cambiare l’attuale deriva.
Leggere questo libro è il primo passaggio…

Tratto dal libro "Utero in affitto" di Enrica Perucchietti, ed. rEvoluzione

Marisa Bettio e Marcello Pamio

“La donna deve immedesimarsi sul fatto che il carattere del nascituro dipenderà interamente dalla sua condotta, dalla vita che farà durante questo sacro periodo. Se ella non accoglie in se che pensieri d'amore per tutto quanto v’è di nobile e di buono, il suo bambino manifesterà le stesse tendenze; se, invece, si lascia trascinare dalla collera e ad altre cattive passioni, il bimbo le erediterà inevitabilmente. Perciò durante i nove mesi di gravidanza, ella deve dedicarsi costantemente ad opere buone, liberarsi da ogni angustia e timore, non ammettere pensieri o sentimenti cattivi, togliere dalla sua vita tutto ciò che non è verità profonda e non perdere un momento solo in parole oziose o in opere vane. Come è possibile che il figlio nato da una tal madre non sia nobile e forte?

S'intende che la donna incinta deve mantenere il corpo puro come la mente, respirando aria fresca e libera in gran copia, mangiando cibi semplici e sani, e anche di questi solo quel tanto che può digerire con facilità. Se segue i consigli non avrà alcun bisogno di ricorrere ai medici”.
Mohandas Karamchand Gandhi (1869-1948).

Siamo abituati alla immensa profondità di Gandhi, la grande anima, ma le sue parole esprimono una saggezza che ancora oggi lascia stupefatti.
Saggezza che viene sempre più confermata da ricerche scientifiche nell’ambito della psicologia, della medicina e della fisica quantistica. In pratica tutto quello che abbiamo vissuto dal concepimento e per tutta la gravidanza, tutte le esperienze che ci sono venute incontro, sono memorizzate e ci condizionano, nel bene e nel male….
Non a caso nella delicatissima fase a partire dalle primissime cellule dell’impianto dell’ovulo ad opera dello spermatozoo e durante tutti i nove mesi successivi si seminano le condizioni di sviluppo psicofisico, comportamentale e spirituale del futuro uomo.

L’esempio più calzante è quello del contadino che deve seminare un campo: prima va sistemato e dissodato il terreno eliminando le erbacce e tutto quello che può impedire la semina (rovi, pietre, ecc.). Dopo aver creato l’ambiente più consono alla crescita e alla vita, si passa alla semina vera e propria. La morale è che se si semina in un terreno inquinato, poco fertile e dissestato, i  risultati non saranno ottimali.
Se i genitori fossero veramente consapevoli di quello che sta avvenendo dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale nella creatura che si sta formando dentro l’utero materno forse starebbero più attenti a quello che fanno, dicono, pensano, mangiano; eviterebbero anche di trasmettere ansia, angoscia e paura.

Come dice il biologo statunitense Bruce Lipton, esperto di epigenetica: i genitori sono dei veri e propri ingegneri genetici che formano e informano il bambino.
La mamma in gravidanza è una vera e propria spugna che assorbe tutto, e non a caso la sua sensibilità è maggiore rispetto a qualsiasi altro periodo della sua vita. Si aprono addirittura certi canali sensoriali non visibili all’occhio umano (detti antakarana) ma percepibili dalle persone con facoltà extrasensoriali. Questi canali entrano dalla sommità del capo, passano attraverso la spina dorsale, arrivano giù fino alla terra e tornano verso il cielo creando così un collegamento tra noi e il Tutto, un ponte tra l’Uomo e il Cielo (la forma è quella del toroide o toroidale).

Questi canali, che qualsiasi essere umano ha, normalmente hanno uno spessore di circa un centimetro, mentre nella donna in gravidanza tale spessore si allarga molto di più. Questo è il motivo per cui le mamme possono ricevere comunicazioni sottili dai cosiddetti piani superiori. La donna è una vera e propria porta aperta sull’infinito…
Con tali aperture spirituali è facile immaginare quali bellezze o bruttezze sia possibile seminare, giusto per tornare all’esempio di prima, nella creatura che si sta sviluppando.
Nel mondo duale infatti questa porta può essere aperta verso il bene, il bello e il vero, oppure verso il male, il brutto e il falso. Una mamma che vive nella gioia, nella pace, nella serenità e nell’amore proprio e del suo compagno, riceverà un sano nutrimento per se stessa e per la sua creatura, che ricordiamo essere un adulto in divenire. Al contrario, se la donna vivrà male la sua condizione rimanendo ricettiva a stimoli negativi, tutto ciò andrà a discapito di un sano sviluppo del bambino.

Per il bimbo sono basilari tutti i valori ricevuti da una madre e un padre che lo hanno desiderato, voluto e amato a partire dal concepimento e durante tutto il periodo prenatale. Questa creatura, a prescindere dalla vita adulta che intraprenderà, potrà essere un uomo o una donna felice e libero, e non un infelice della società, arrabbiato con tutto e tutti.
Giorgio Mambretti nel suo ultimo libro “La medicina del futuro; la realtà nascosta della malattia” spiega come “tutto quello che è successo nel momento del concepimento, durante la gravidanza, la nascita e nei primi anni di vita, è registrato.”

Sempre più studiosi stanno comprendendo che già nel momento del concepimento viene registrato dal feto tutto quello che avviene nel mondo esterno, nel bene e nel male…
Lo psichiatra Stanislav Grof è riuscito a dimostrare che il neonato registra tutto quello che avviene in gravidanza (endogestazione), durante il parto e nell’esogestazione (primi 2-3 anni di vita).
Ha portato in ipnosi delle persone facendo loro rivivere per esempio la gravidanza o il parto, e poi le ha fatte disegnare tale evento.
Ci sono persone che hanno vissuto nel grembo materno una favola e chi un incubo vero e proprio...
Ecco perché se tutti avessero dato ai loro bambini le giuste attenzioni e l’amore, forse la nostra società odierna sarebbe molto diversa...

Nell’antica Grecia per esempio le donne incinte vivevano tutte insieme dentro grandi case circondate da un ambiente sereno, nel verde e nella tranquillità, affinché i loro bambini si sviluppassero in una condizione di estrema protezione e si nutrissero del vero e del bello, immersi nella natura, perché ovviamente la natura è il luogo dove una persona si può rilassare e vivere in armonia ed equilibrio.
L’epigenetica, una nuova disciplina della scienza sviluppata accanto alla genetica, ha messo in evidenza l’importanza e il ruolo dei genitori, quale ambiente di vita del nascituro, nella formazione del bambino.

Queste informazioni sono note da molti anni sia tra medici, psicologi che ricercatori, i quali sanno perfettamente che il periodo prenatale e perinatale fanno parte a tutti gli effetti del percorso della vita, l’inizio di un continuum che è la nostra esistenza fisica e psichica.
Già a partire dal 1924, Otto Rank ipotizzò un legame fra il parto e molti problemi esistenziali e psicologici, visti come reazioni o conseguenza al trauma della nascita, e concepì l’utero come un “paradiso perduto” a cui si tende nella ricerca del piacere.
Addirittura il dottor Frank Lake afferma che l’esperienza più formativa è quella prenatale, specialmente quella del primo trimestre intrauterino!
Nonostante queste conoscenze siano a disposizione da quasi un secolo, non viene prestata dai genitori e dai medici la dovuta attenzione alle esperienze che si sono svolte “in utero”, esperienze che si sono impresse nella nostra memoria fisica e corporea e che contribuiscono alla formazione del nostro temperamento, il nostro carattere e la nostra personalità.

La società di domani sarà composta da quelli che il filosofo Rudolf Steiner definiva “adulti in divenire” e che saranno coloro che andranno a governare, insegnare, che saranno medici, infermieri, spazzini, ecc., ma con un cuore nuovo.
Il grande psichiatra Thomas Verny, uno dei massimi esperti mondiali della vita prenatale, lo va dicendo da molto tempo: “Un’esplorazione della biologia cellulare suggerisce che una forma di ‘coscienza’, una consapevolezza rudimentale del mondo circostante, esiste fin dai primi giorni nel grembo materno. Oggi la prova dell’esistenza di questa memoria cellulare viene confermata dagli scienziati del MIT Massachusets Institute of Technology e dal National Institute of Mental Health. La loro scoperta collettiva, cioè che le cellule dell’individuo accumulano esperienze basate sulla memoria già prima che il cervello si sia formato, sottolinea il ‘dramma’ della vita embrionale, l’urto che avviene al concepimento non è che l’inizio.”

Verny sta semplicemente affermando che già a pochi minuti dal concepimento esiste una rudimentale forma di memoria cellulare…
Se ne fossimo realmente consapevoli, cambierebbe sicuramente il nostro modo di porsi, di fare l’amore, di pensare, di relazionarsi con l’altro… e perché no, anche il nostro modo di pregare.
Queste cose sono risapute da sempre. Già all’epoca il grande Leonardo Da Vinci (1452-1519) era solito dire che quello che vive la mamma lo vive anche il bimbetto, come pure nel vangelo di Luca (1,41/42) se ne parla: “Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo”

Una recente ricerca senese dimostra che la memoria del feto influisce sulla vita post-natale.
Questa ricerca è stata condotta per la prima volta in Italia dal dottor Carlo Bellieni, neonatologo di fama mondiale dell’U.O. di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico “Le Scotte” di Siena.
Questa equipe di medici ha seguito per cinque mesi 43 donne in stato di gravidanza con permanenza forzata nel letto per cause legate ad una difficile gestazione, comparandole con altrettante mamme che, durante lo stesso periodo, non hanno avuto problemi significativi. Il risultato dimostra come i bambini delle mamme rimaste ferme durante la gravidanza hanno avuto qualche difficoltà di equilibrio in più rispetto agli altri neonati (ad esempio hanno maggior tendenza al mal d’auto).

La memoria del movimento è un’altra scoperta realizzata a Siena, confrontando 32 madri ballerine che hanno continuato a danzare intensamente durante i nove mesi, con altrettante madri che non lo facevano. I bambini nati da madri che praticavano danza sono più esigenti nell'essere cullati e richiedono un movimento più vigoroso rispetto agli altri. “Ciò dimostra come il feto possa ricordare il movimento che la madre compie durante la gravidanza e come lo ricerchi ancora dopo la nascita".
In conclusione l’essere umano può essere aiutato e trasformato - partecipando così al cambiamento di questo pianeta - se e solo se si raggiunge una profonda consapevolezza che tutto quello che ci accade nella vita deriva dal periodo prenatale…

Tratto dal libro “La Vita inizia prima della nascita” di Marisa Bettio e Marcello Pamio

D.ssa Federica Giacosa (medico nutrizionista)

Una delle preoccupazioni maggiori di chi si avvicina a un alimentazione vegetariana o vegana è  essere carente di qualche vitamina o proteina o amminoacido etc.
Sembra quasi che chi decida di  nutrirsi di cibi il più possibile naturali debba necessariamente andare  incontro a indicibili deficit  che lo condurranno presto a sicura malattia!
E una tra le più temibili carenze temute dalla razza vegana è certamente quella di B12.

Bene, è con estremo piacere che vorrei comunicare che in realtà nessun cibo può naturalmente contenere vitamina B12, in quanto la B12 è una molecola prodotta da batteri, funghi e alghe. La stessa B12 presente nella carne animale deriva dall ‘integrazione artificiale di questa vitamina aggiunta nel loro cibo, o dai batteri presenti nel terriccio dei vegetali di cui si nutrono.
Ogni carenza è sempre multifattoriale e dipende per lo più da una cattiva digestione-assimilazione-eliminazione. Altra buona notizia.
Nell’essere umano  questa preziosa vitamina viene sintetizzata dai batteri presenti nel nostro intestino, nell’ileo, grazie alla presenza di cobalto e di altri nutrienti.
Pertanto ritengo importante cambiare un po’ punto di vista e spostare l’ attenzione da “ carenza”  o “ mancato introito alimentare “ a “produzione e assimilazione “ di B12.

Sì, perché oltre allo step di produzione da parte della nostra flora intestinale, deve essere presente una sostanza chiamata “fattore intrinseco“ affinché essa venga assorbita attraverso le pareti intestinali e portata in circolo.
E’ pertanto l’alterazione della capacità di sintetizzare e  assorbire la vitamina B12 la principale causa della sua carenza e non l’astensione dal consumo di cibi animali. Chi mangia carne e pesce introduce questa vitamina tramite questi alimenti  che funzionano come veri e propri integratori biologici.. ma anche gli animali  han per lo più assunto una  B12 addizionata artificialmente al loro cibo.

Bassi valori ematici  di questa vitamina possono  dipendere da alterazioni della sua produzione,  da deficit nel suo assorbimento, da aumentato fabbisogno o da eccessiva distruzione/ consumo.
La produzione può essere alterata soprattutto a causa di disbiosi, cioè da alterazioni della flora batterica, da carenza di cobalto o di coenzimi che partecipano al suo processo di sintesi, da combinazioni alimentari errate, con conseguenti problemi digestivi. La disbiosi intestinale può dipendere  da cattiva masticazione, da abitudini alimentari errate (eccesso di proteine, di glucosio, intolleranze alimentari), dall’assunzione di antibiotici, cortisone, antidepressivi, antiacidi, da alterazione dell’alvo,  da eccesso di alimenti battericidi, da parassitosi, da foci infiammatori intestinali, da inquinanti ambientali, da stress psicofisico.

Bassi valori di B 12 sono stati riscontrati primariamente in onnivori, e solo successivamente nei vegani , e numerosi studi hanno dimostrato che questo deficit  è dovuto all’incapacità di assorbimento da parte del tubo digerente, quando una sostanza conosciuta come “fattore intrinseco” (che dovrebbe normalmente trovarsi nel succo gastrico) viene prodotta qualitativamente o quantitativamente in modo alterato..

La carenza di vitamina B12 non è quindi  legata alla dieta vegana, anche una persona che segue un’alimentazione che comprende cibi animali può essere soggetta a tale carenza.  Laddove ci sono problemi digestivi a livello gastrico o intestinale ci possono essere carenze dovute al ridotto assorbimento. Ad esempio  Le persone che assumono medicine come gli inibitori di pompa e il 10-20% delle persone over 50 hanno problemi a staccare la vitamina dal cibo e di conseguenza non riescono ad assorbirla.
Sono molti i  casi in cui il  corpo non è in grado di assorbire la vitamina B12 che viene introdotta con l’alimentazione  e i motivi possono essere diversi:

- Qualsiasi situazione che alteri ph o secrezione enzimatica dello stomaco può ripercuotersi su alterazione dell’assorbimento vitaminico

- Deficit del fattore intrinseco. Il fattore intrinseco è una glicoproteina prodotta dalle cellule parietali dello stomaco che nel processo di assorbimento della vitamina B12 riveste un ruolo di primaria importanza. Quando a causa di neoplasie, anemia perniciosa o altre patologie viene a mancare, la vitamina B12 non può più essere assorbita .

- Sindrome di Imerslund-Grasbeck. Si tratta di una malattia molto rara autosomica descritta per la prima volta nei paesi scandinavi, che fa il suo esordio durante l’infanzia. A provocarla è un difetto nel fattore intrinseco che non consente l’assorbimento della cobalamina. Causa anemia megaloblastica, danni neurologici, debolezza. In qs caso si deve assumere integrazione di vitamina B12 a vita.

- La vecchiaia. Molte persone, superati i 50 anni di età non sono più in grado di assimilare la cobalamina perché non hanno sufficiente acido cloridrico nello stomaco. Una persona su dieci dai 75 anni in su manifesta carenze di vitamina B12 .

- Interventi gastrointestinali. La vitamina B12 viene assorbita in un tratto intestinale chiamato ileo.

- Interventi o rimozioni parziali di esso ostacolano le regolari funzioni di assorbimento.

- Bypass gastrico.

- Patologie come la celiachia o il morbo di Chron, colon irritabile.

- L’uso continuativo di inibitori della pompa protonica, farmaci che riducono  l’acidità dei succhi gastrici, importanti  nel processo di assorbimento della vitamina B12. Il loro l’utilizzo non ha effetti sulla vitamina B12 introdotta tramite integratori.

- L’uso prolungato di Metformina può alterare l’ assorbimento della B12 .

- L’abuso di alcool e nicotina con conseguenti alterazioni mucosali

- L’acido aminosaliciclico sembra interagisca sull’assorbimento orale della vitamina B12 riducendone l’assimilazione per il 50%

Si può avere carenza anche consumando molti zuccheri chimici e raffinati, che bruciano e distruggono le vitamine del gruppo B durante la loro metabolizzazione. Lo zucchero bianco fornisce solo calorie vuote e in più depaupera il corpo di preziosi nutrienti.
Alcol, fumo e stress ne incrementano il fabbisogno in quanto incrementano lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi.
Come possiamo integrarla il più possibile con l’alimentazione? Quali cibi migliorano la sua sintesi?
Secondo le ultime ricerche si è visto che una infinitesima quantità di B12 è presente anche in frutta e verdura, se coltivata e cresciuta in terreni biologici non depauperati di tutti gli enzimi ed i minerali necessari al giusto sviluppo degli alimenti vegetali. Quindi in cibi organici cresciuti in terreni ricchi di batteri!!

Perché la B12 venga prodotta dalla flora batterica è importante introdurre cibi che contengano cobalto, dato che essa ne  contiene una molecola al suo interno, per cui non dovranno  mancare sulla tavola di ogni giorno cibi come lattuga, pomodoro, albicocca, ciliegia, pera, alghe, fagiolo bianco,  radicchio, barbabietola rossa, cavolo, fico, funghi gallinacci, grano saraceno, fichi, cipolle, cavoli, spinaci, prugne, pere, alghe, cereali, spirulina, lievito di birra, tamari, pere, ciliegie, lenticchie…

Alcuni cibi fermentati contengono percentuali di B12, come il Tempeh (0,1mcg), il  Miso (0,1mcg), Lievito in Scaglie (0,07mcg), e anche tutti i Funghi Crudi (0,05-0,1mcg).

Essa è inoltre presente nelle alghe nelle seguenti quantità  (microgrammi per 1gr di prodotto essiccato):

Spirulina: 11mcg

Klamath (Afa): 8mcg (sicuramente Attiva)

Nori: 4mcg

Dulse, Kombu: 3mcg

Wakame, Carragheen, Spaghetti di Mare: 2mcg

Le stesse presentano inoltre alti valori di minerali, soprattutto calcio e magnesio.
La Klamath è una ottima integrazione di B12, soprattutto se lavorata a basse temperature come alcune aziende hanno iniziato a fare, e a tal proposito c’è anche un interessante studio  sull’assimilabilità della vitamina B12 dell’alga Klamath con contemporaneo abbassamento dei valori dell’omocisteina.
Il consumo di alga nori può prevenire la carenza di vitamina B12 nei vegani. Solo 3 gr di alga Nori essiccata, circa mezzo cucchiaino, coprono il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina B12 (2,4 μg).

Personalmente dopo Fukushima non mi fido molto delle alghe marine e  preferisco utilizzare l’alga Klamath che non è di mare ma di provenienza da un lago incontaminato  (e che poi non è nemmeno un’alga ma un cianobatterio).
La B12 inoltre può essere riassorbita tramite la circolazione enteroepatica. La  Dr Gina Shaw, Specializzata in Igiene Naturale, Medicina Complementare, Digiuno ed Iridologia, afferma che la B12 viene escreta dalla bile e poi riassorbita. Questo fenomeno è conosciuto con il nome di “Circolazione Enteropatica”. La quantità di B12 escreta nella bile può variare da 1 a 10 ug (microgrammi) al giorno. Le persone che seguono una dieta con valori bassi, inclusi vegani e vegetariani, possono ottenere più B12 dal SUO RIASSORBIMENTO CHE DALLE FONTI ALIMENTARI.

Il riassorbimento è il motivo per cui possono occorrere anche 20 anni affinché una carenza si manifesti.
Al contrario, se la carenza di B12 è causata da una mancanza nell’assorbimento, bastano 3 anni perché si manifestino i sintomi di tale carenza. Siccome la vitamina B12 in un corpo sano viene riciclata, la dottoressa afferma che la sintesi interna della B12 può soddisfare i nostri bisogni senza che questa venga aggiunta nella dieta. Ma se nella nostra dieta manca il cobalto, allora il problema non è più una mancanza di B12 nella flora Intestinale, ma una mancanza di cobalto (che ha bisogno di altri fattori per venir assorbito), che come detto precedentemente si trova in tracce in moltissimi alimenti vegetali

Voglio ancora condividere quello che dice il  Dr Doug Graham Specializzato in Scienza dell’alimentazione nello sport, nonchè chiropratico, vegano-crudista e promotore della dieta 80/10/10 (80% delle calorie giornaliere in carboidrati, 10% in proteine e 10% in grassi), digiunoterapeuta, che dice che nei confronti della carenza di B12 esistono vari approcci e che quello maggiormente seguito è quello di prendere integratori di B12. Ciò è come dire: “Ho un secchio che  dovrebbe essere pieno d’acqua ma non lo è perchè bucato.”
Il modello medico direbbe: “aggiungiamo acqua”. Il  modello igienista di salute invece direbbe, “tappiamo il buco, e una volta tappato il corpo riempirà il secchio automaticamente”.

Il Dr. Graham ha fatto esperienza con persone che avevano carenza di B12 messe a digiuno con la sola acqua e 3-4 settimane dopo, avevano livelli perfettamente normali di B12. Questo dimostra che è un problema di assorbimento e non di assunzione.
Condivido appieno la posizione del Dr. Graham perché se non si va alle cause del problema, se non si va a tappare la falla, il sistema permane in uno stato di svantaggio e nonostante gli sforzi di integrare dall’esterno, prima o poi i conti tornano sempre.

Gli integratori infatti non fanno altro che nascondere il problema di fondo, come tra l’altro accade con la dieta onnivora, ignorando le cause che intervengono nell’incapacità di sintetizzare la B12 nel nostro intestino. Isolare poi i singoli nutrienti per integrarli non ha alcun senso. L’unico posto in cui questi nutrienti si trovano in maniera bilanciata sono nella verdura e nella frutta fresca, cruda, biologica. Questi cibi hanno nutrienti a sufficienza per il nostro fabbisogno. In natura non esiste il cibo che contiene questa o quella vitamina in forma singola, ma i principi nutritivi si trovano in un concerto sinergico in cui l’uno coadiuva l’azione e l’assorbimento dell’altro.
Oltretutto poi la vitamina B12 di sintesi, denominata ‘cianocobalamina’, risulta essere una forma non biodisponibile per il corpo umano, ottenuta come prodotto di scarto della streptomicina e data dalla combinazione tra vitamina B12 e cianuro, sostanza tossica impiegata nel processo di estrazione della vitamina. La cianocobalamina viene ottenuta attraverso il riscaldamento in acidi deboli, addizione di ione cianidrico ed esposizione alla luce solare, provocando la perdita degli enzimi.

Utilizzando questi integratori artificiali, si ha un sovraccarico doppio per l’organismo che da un lato spende energie per separare la vitamina dal cianuro e poi deve anche provvedere alla eliminazione del cianuro stesso che altrimenti sarebbe tossico perché potrebbe legarsi al potassio presente nell’organismo provocando la formazione di cianuro di potassio, un potente veleno che blocca il meccanismo di assorbimento dell’ossigeno da parte delle cellule.
Per tutti questi motivi l’organismo tende ad eliminare la vitamina B12 sintetica nel giro di 24 ore e i risultati degli esami del sangue che dimostrano l’aumento della B12 dopo aver iniziato l’assunzione degli integratori, evidenzia il fatto che è in circolo nel sangue ma in realtà la sua sede effettiva dovrebbe essere all’interno delle cellule.

Quindi l’obiettivo di evitare carenze si traduce giocoforza nel riequilibrio della flora batterica intraprendendo una dieta equilibrata vegana e con molti cibi crudi, in cui vengono esclusi tutti i farinacei, zuccheri e sale raffinati, caffè, thè, alcool e ogni sorta di integratore. Una dieta che non provochi eccesso di glucosio nell’intestino (originato da cibi amidacei come pane e pasta) e priva il più possibile  di cibi animali per ridurre al minimo i processi fermentativi e putrefattivi, portando attenzione alle combinazioni alimentari e soprattutto tenendo conto sempre  della situazione di partenza e delle problematiche della persona in esame. Spesso anche passaggi troppo bruschi o troppi cibi crudi possono essere nocivi a intestini deboli e stressati da anni da una alimentazione scorretta.

Intraprendere un percorso del genere rappresenta la migliore azione riparativa e preventiva contro i problemi di funzionamento e assorbimento intestinale, oltre a generare importanti e duraturi effetti positivi sulla condizione psico-fisica della persona.
La persona vegan crudista riesce ad ottenere la maggior parte della propria B12 dal riassorbimento della bile e da frutta e verdura non sterilizzate e cresciute in terreni biologicamente puri.
L’azione più importante che un vegan dovrebbe fare per assicurarsi di evitare ogni carenza è proprio quella di ottimizzare la propria digestione.

Vorrei ancora ricordare che a volte avere un buon livello di B12 nel sangue non significa che il corpo non sia in reale carenza, proprio perché se non riesce ad utilizzarla e a metabolizzarla, essa viene eliminata senza che svolga le sue importanti funzioni , per questo è importante evitare il fai da te e rivolgersi a un professionista preparato che saprà valutare e contestualizzare i vari parametri, tra cui non dovrà mancare la valutazione dei valori di omocisteina, che può mostrare un deficit nascosto di B12

Dottor. J. M. Mercola

Per millenni l'olio di cocco è stato utilizzato come prodotto dietetico e cosmetico. Si tratta di un potente distruttore di ogni tipo di microbo: virus, batteri, protozoi (molti potenzialmente nocivi). L'olio di cocco è oltretutto un naturale apportatore di grasso di alta qualità, fondamentale per una salute ottimale dell'organismo.
Circa il 50 per cento del grasso contenuto nell'olio di cocco è acido laurico, elemento estremamente raro in natura. L'olio di cocco contiene acido laurico più di qualsiasi altra sostanza sulla Terra.
Il nostro organismo converte l'acido laurico in monolaurin, un monogliceride capace di distruggere i virus lipido rivestiti come HIV, herpes, influenza, morbillo, batteri gram-negativi e protozoi come la Giardia lamblia. Di certo è uno dei motivi che rendono l'olio di cocco così utile in medicina, sia nell'uso esterno che in quello interno.

L'olio di cocco è composto da acidi grassi a catena media (MCFAs) i quali sono facilmente digeribili e le cui membrane cellulari sono facilmente incrociabili. Gli MCFAs sono immediatamente convertiti dal fegato in energia, anziché essere immagazzinati sotto forma di grasso. Ecco perché consiglio l'olio di cocco come ideale sostituto dei carboidrati non vegetali.
L'olio di cocco viene assorbito senza fatica dal sistema digestivo e non produce picchi di insulina nel sangue, quindi per ottenere un immediato apporto energetico si può semplicemente ingerire un cucchiaio di olio di cocco, o aggiungerlo al cibo.

Per incrementare la presenza dell'olio di cocco nella propria dieta, si può sostituirlo al dolcificante per il the o il caffè. Dal momento che tra le sue proprietà vi è quella di migliorare l'assorbimento delle vitamine liposolubili, si può assumerne un cucchiaio per rafforzare l'efficacia delle vitamine assunte tramite il cibo o durante un trattamento specifico.
L'olio di cocco è ideale per tutti i tipi di cottura, in quanto resiste a temperature molto elevate senza subire deterioramenti, come invece avviene in molti altri tipi di oli (l'olio di oliva, per esempio, proprio per questo motivo non è adatto alla cottura).

Inoltre, l'olio di cocco non diventa rancido, il che è un enorme vantaggio se lo si utilizzi per intrugli fatti in casa. E' provato che dopo essere stato conservato a temperatura ambiente per un anno, l'olio di cocco non denoti il minimo irrancidimento.

Benefici generici per la salute apportati dall'olio di cocco.
L'olio di cocco offre una lunghissima lista di benefici per la salute, se viene incluso nella dieta quotidiana. Oltre alle proprietà antimicrobiche, è utile per:

- Supportare la salute del cuore ed una corretta funzione tiroidea
- Apportare benefici al cervello
- Rafforzare il sistema immunitario
- Fornire un ottimo carburante all'organismo
- Rinforzare a accelerare il metabolismo quando si ricerca una perdita di peso
- Mantenere la pelle sana e giovane

Ma l'olio di cocco ha anche un numero impressionante di altri usi, dalle applicazioni topiche di bellezza, ai trattamenti di primo soccorso, alla pulizia in generale.
L'olio di cocco può sostituire decine di prodotti di bellezza e cura del corpo.
Un articolo di Delicious Obsessions elenca anche non meno di 122 usi creativi dell'olio di cocco, di cui 21 ricette per la cura della pelle.
Di seguito vado ad elencarne alcuni.

- Strucco: imbevendo di olio di cocco un batuffolo di cotone pulito o un panno umido.

- Detersione viso: massaggiando viso e collo con un cucchiaio di olio di cocco su viso e collo.

- Scrub corpo: mescolando parti uguali di olio di cocco e zucchero di canna biologico in un barattolo di vetro e applicandolo sulla pelle asciutta prima della doccia o del bagno.

- Scrub viso: al posto dello zucchero, mescolando l'olio di cocco con bicarbonato di sodio o farina d'avena.

- Lozione per la rasatura: applicando un sottile strato di olio di cocco sulla zona da radere. L'acido laurico contenuto nell'olio di cocco servirà anche come antisettico per eventuali tagli da rasatura.

- Idratante per il viso ed il corpo: sia da solo, che mescolandolo con l'olio essenziale preferito (assicurarsi di utilizzare un olio essenziale di alta qualità per l'applicazione topica). E' possibile produrre una crema idratante soffice e spalmabile anche a basse temperature frustando l'olio di cocco con un miscelatore elettrico

- Antirughe: se applicato localmente l'olio di cocco aiuta a ridurre segni e rughe sottili, contribuendo a mantenere i tessuti connettivi forti ed elastici.

- Crema per le cuticole: una piccola quantità di olio di cocco strofinata intorno alle cuticole ammorbidisce le zone secche.

- Deodorante: una piccola quantità di olio di cocco applicata sulle ascelle aiuta a tenere a bada gli odori, grazie alle sue proprietà antibatteriche. Se si preferisce, è possibile aggiungere una piccola quantità di bicarbonato di sodio, o creare un vero deodorante usando olio di cocco, bicarbonato e polvere di radice. Ulteriori info nel seguente video (lingua inglese con sottotitoli in automatico attivabili su YouTube)

Il sito Delicious Obsessions elenca altre ricette per la preparazione di deodoranti a base di olio di cocco.

- Olio da bagno: Aggiunto all'acqua nella vasca da bagno vostro bagno aiuta a idratare la pelle secca causa di pruriti (rimuovere i residui dal fondo della vasca per evitare successivi scivolamenti). Assicurarsi che l'acqua sia più calda di 25 gradi Celsius per evitare che l'olio si solidifichi.

- Sapone: l'olio di cocco è uno degli ingredienti fondamentali di molte ricette per la preparazione di sapone fatto in casa.

- Burrocacao: sia applicando una piccola quantità di olio di cocco, così come è sulle labbra, oppure realizzando un sostituto del burrocacao attraverso una delle molte ricette presenti online.

- Dentifricio: Miscelato al bicarbonato di sodio l'olio di cocco può sostituire il dentifricio. Il bicarbonato di sodio pulisce delicatamente, mentre l'azione antibatterica dell'olio di cocco può mantenere sotto controllo i batteri nocivi.

- Repellente per insetti nocivi: una miscela di olio di cocco con oli essenziali di alta qualità può aiutare a tenere a bada gli insetti nocivi se applicato sulle porzioni di pelle esposte alle punture. Tra gli oli da miscelare si consigliano: menta piperita, melissa, rosmarino, olio di albero del the, citronella, geraniolo, olio di erba gatta e / o estratto di vaniglia chiara.

Amico dei capelli.
L'olio di cocco è anche noto per i suoi effetti benefici sui capelli. La maggior parte delle donne che ne fatto uso lo utilizzano come balsamo pre-shampoo. Basta massaggiare l'olio di cocco sui capelli asciutti e lasciare in posa per circa un'ora o più. Si può anche lasciare agire per un'intera notte, indossando una cuffia per proteggere il cuscino dalle macchie. Applicato in questo modo l'olio contiene il danneggiamento della superficie del capello da cui derivano  indebolimento e rotture. Se applicato come trattamento pre-lavaggio, una piccola quantità di olio di cocco è in grado di penetrare in profondità nel fusto del capello rendendolo più resistente al lavaggio.

Benefici per la salute orale.
Come accennato l'olio di cocco miscelato al bicarbonato di sodio diventa un semplice, economico, ma efficace dentifricio. E' anche un'ottima alternativa per chi desideri un dentifricio senza aggiunta di fluoro, ma non ha intenzione di spendere di più.
Un'altra tecnica per la salute orale in cui l'olio di cocco si rivela molto utile sono gli sciacqui. Questa tecnica ha ridotto significativamente il mio accumulo di placca, cosa che mi permette di andare meno spesso dall'igienista dentale.
Lo sciacquo con l'olio è una pratica che risale a migliaia di anni fa, avendo avuto origine con la medicina ayurvedica. L'olio di sesamo, tradizionalmente consigliato per questo scopo contiene una concentrazione di oli omega-6 relativamente elevata. Pertanto, a mio avviso l'olio di cocco è di gran lunga più adatto all'uso, oltre al fatto che nella mia mente ha un sapore migliore.
E' sufficiente sciacquare energicamente la bocca con l'olio, proprio come si farebbe con un collutorio. E' necessario far lavorare l'olio in bocca per un periodo di 15 minuti. Chi sia ossessivo come me e cerchi il massimo risultato può proseguire anche per 30-45 minuti. Questo processo permette all'olio di 'tirare fuori' batteri, virus, funghi e altri detriti. Il momento migliore è al mattino prima di mangiare la prima colazione, ma può essere fatto in qualsiasi momento. Io cerco di farlo due volte al giorno. Una volta fatto, è necessario sputare l'olio e sciacquare la bocca con acqua. Evitare di deglutire l'olio in quanto si ingerirebbe una sostanza popolata dai batteri e qualsiasi altra potenziale tossina e detrito appena rimossi.

Se fatto correttamente, lo sciacquo comporta una notevole pulizia, disintossicazione ed effetti curativi, non solo per la bocca ma per tutto il corpo. Candida e Streptococchi popolano comunemente la cavità orale; germi che possono contribuire all'accumulo di placca e carie, oltre a infezioni secondarie ed infiammazioni croniche in tutto il corpo. Lo sciacquo con olio di cocco può contribuire a ridurre il carico tossico totale sul sistema immunitario, impedendo la diffusione di questi organismi dalla bocca al resto del corpo, tramite il flusso sanguigno.

Olio di cocco alla riscossa.
Oltre tutti gli utilizzi descritti finora, l'olio di cocco merita anche un posto nell'armadietto dei medicinali, sempre per via della sua attività antimicrobica e anti-virale. Ad esempio, l'olio di cocco può essere utile nel trattamento di:

- Infezioni dell'orecchio. Un paio di gocce in ciascun canale uditivo. In caso di olio soliifcato si può facilmente liquefare mettendone una piccola quantità in un bicchiere o altro piccolo contenitore e poi immergendo quest'ultimo in una tazza d'acqua calda.

- Eruzioni e irritazioni cutanee, tra cui la varicella e herpes zoster: Basta applicare una piccola quantità sulle zone anatomiche interessate.

- Infezioni fungine, come piede d'atleta e tigna, miscelandolo con un pò di olio di origano o di olio di albero del the.

- Punture di insetti, punture di api, herpes labiale con la stessa miscela descritta sopra.

- Epistassi: può aiutare se applicato regolarmente all'interno delle narici

- Emorroidi: per un risultato più efficace aggiungere un pò di olio essenziale di lavanda.

- Secchezza vaginale.

- Massaggio perineale: le donne in gravidanza possono utilizzarlo per massaggiare quotidianamente il perineo, a far capo da circa un mese prima del parto, per contribuire a ridurre le probabilità di strappi e / o la necessità di una episiotomia.

- Anti-pidocchi: l'olio di cocco è più efficace della permetrina contro i pidocchi. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista European Journal of Pediatrics una combinazione di olio di cocco e anice è risultata quasi due volte più efficace della lozione permetrina comunemente prescritta per il trattamento dei pidocchi.

Non è meraviglioso vedere come la natura offra tante soluzioni efficaci per molti dei nostri mali? E lo fa in un modo spesso più efficace dei nostri intrugli chimici!

Usi sorprendenti dell'olio di cocco nella gestione domestica.

Ultimo ma non meno importante, l'olio di cocco può essere usato per espletare una serie di funzioni domestiche normalmente svolte da alternative più costose e potenzialmente tossiche.

1 Disinfettare il tagliere in legno. Da usare ogni volta che il legno comincia a sembrare secco.

3 Utilizzare come smalto metallico. E' consigliato testarlo prima su una piccola area.

  1. Idratare e ammorbidire la pelletteria come si farebbe con altri prodotti da negozio.
  2. Lubrificare cerniere cigolanti e meccanismi con olio di cocco, al posto di altri prodotti.
  3. Pulire e lucidare i mobili in legno. Sempre meglio testarlo prima su una piccola area.
  4. Lubrificare le corde della chitarra.
  5. Rimuovere i residui di sapone con un panno inumidito con una piccola cucchiaiata di olio di cocco. Spruzzare la zona con aceto bianco e infine asciugare con un panno privo di lanugine.
  6. Pulire mani e pennelli dopo l'uso di vernici a base d'olio, in luogo dell'acquaragia.
  7. Pulire il cruscotto dell'auto con una piccola quantità su un panno morbido e privo di lanugine.
  8. Pulire e disinfettare la dentiera applicando un sottile strato di olio di cocco se non è in uso. Sciacquare prima dell'uso.
  9. Pulire e lucidare le foglie delle piante d'appartamento strofinandole con una piccola quantità di olio di cocco su un panno privo di lanugine.
  10. Rimuovere la gomma da masticare da qualsiasi zona, compresi tappeti e capelli.


Tratto dal libro “Le eccezionali proprietà curative della noce di cocco”, Macro edizioni.

In India la palma da cocco viene chiamata kalpa vriksha vale a dire «l'albero che fornisce tutto ciò che serve per vivere». Nelle Filippine nell'isola del Pacifico invece chiamata semplicemente «l’albero della vita».
A differenza della maggior parte delle piante da frutto, la palma da cocco fruttifica per tutto l'anno perciò le noci sono sempre di stagione: crescono a grappoli che di solito comprendono 5-12 noci, a volte anche di più.
Normalmente una pianta da cocco matura produce 1 grappolo al mese o 12 grappoli all’anno, una palma produttiva può dare 100/140 noce ogni anno.
Dalla polpa di cocco essiccata si estrae l’olio, mentre la polpa matura fresca viene grattugiata e trasformata in latte di cocco o olio vergine di cocco.
Quindi l’olio di cocco viene estratto sia dalla polpa fresca sia da quella essiccata.
Il liquido all’interno di una noce fresca che spesso viene chiamato erroneamente "latte di cocco" in realtà si tratta dell’acqua di cocco: il latte infatti è completamente diverso per sapore, aspetto e contenuto nutrizionale e viene prodotto estraendo il succo dalla polpa. L’acqua di cocco è limpida o leggermente lattiginosa ed è molto simile l’acqua di sorgente (talmente pura che nelle Filippine si usava iniettarla in vena al posto della classica fisiologica).
Il fiore che alla fine si trasformerà in noce è la fonte dello zucchero e del vino di cocco. Viene tagliata la punta di un bocciolo ancora quando e chiuso per raccoglierne la linfa che ne fuoriesce in contenuti di bambù o in gusci di noce di cocco. Ogni giorno dal taglio sgocciola fino a un litro di linfa zuccherina.
Per produrre lo zucchero vero e proprio, la linfa raccolta ogni mattina viene bollita in grossi pentoloni finché si trasforma in un sciroppo denso e viscoso molto zuccherino.

Olio di cocco e patologie
Nella medicina tradizionale delle Filippine l’olio di cocco è utilizzato per accelerare la guarigione di ustioni, tagli e contusioni, lo si usa per massaggiare le articolazioni gonfie, per i dolori muscolari e per accelerare la guarigione delle fratture ossee. Ma non solo come vedremo.
Anche in India il cocco è impiegato per curare un gran numero di problemi di salute e per nutrire l'organismo.
L’olio è molto apprezzato per la sua azione antimicrobica.
Come detto il cocco viene usato per curare un’ampia gamma di problemi di salute che vanno da: amenorrea, asma, bronchite, contusioni, ustioni, raffreddore, colite, costipazione, tosse, debolezza, dissenteria, dismenorrea, otite, febbre, influenza, gengivite, gonorrea, interesse, calcoli renali, infestazione da pidocchi, malnutrizione, nausea, parassiti, tubercolosi, eruzioni cutanee, scabbia, mal di gola, mal di stomaco, gonfiore, mal di denti, tumori, febbre tifoidea, ulcere e ferite.

Grassi saturi
A causa della pubblicità negativa che in passato è stata riservata sui grassi saturi, molti ancora oggi sono confusi sulle proprietà salutari dell’olio di cocco. Per oltre 30 anni i grassi saturi in generale sono stati oggetto di attenta indagine per la loro tendenza a far alzare il colesterolo. Essendo altamente saturo l’olio di cocco ha subito gli attacchi più duri. La realtà come sempre è molto diversa: l’olio di cocco non ha un effetto nocivo sul colesterolo, anzi.
Così facendo però sono riusciti a far sparire l’olio di cocco non solo dalla dieta americana e da quella di molti paesi del mondo ma persino dalla farmacopea mondiale, visto che veniva usato per problematiche di salute.

Il segreto dell’olio
L’olio di cocco è unico. E’ diverso dalla maggior parte degli altri oli. Ed è proprio questa differenza che gli conferisce gran parte delle sue proprietà nutrizionali medicinale. Vediamo perché.
E' unico perché è composto prevalentemente da Acidi Grassi a Catena Media (MCFA).
Gli acidi grassi a catena media sono più piccoli degli acidi grassi a catena lunga (LCFA) per cui sono molto più facilmente digeribili e la loro idrosolubilità è maggiore.
Quando si ingeriscono cibi che contengono trigliceridi a catena lunga (LCFA), questi passano attraverso lo stomaco e raggiungono il tratto intestinale dove ha luogo quasi tutta la loro digestione. Per la digestione dei grassi sono necessari degli enzimi digestivi specifici secreti dal pancreas e la bile prodotta dalla cistifellea.
Quando si digeriscono i trigliceridi a catena lunga i legami che tengono insieme i singoli acidi grassi si spezzano e gli acidi grassi così separati vengono poi assorbiti nelle pareti intestinali dove vengono raccolti in piccoli grumi di grasso e proteine (lipoproteine). Queste lipoproteine vengono poi convogliate nel flusso sanguigno dove circolano in tutto l’organismo. Durante il loro trasporto le lipoproteine rilasciano nel sangue piccole particelle di grasso: è questa la fonte dei grassi che si raccolgono nelle cellule lipidiche nei vasi sanguigni finendo per istruirli (tristemente note placche).
Quando invece si consumano acidi grassi a catena media (MCFA) il processo è completamente diverso.
Anche questi grassi viaggiano dallo stomaco al tratto intestinale, ma poiché vengono digeriti con gran facilità (essendo più piccoli), nel momento in cui lasciano lo stomaco sono completamente scomposti in singoli acidi grassi e di conseguenza la loro digestione non richiede enzimi pancreatici e succo biliare. Quando passano nel tratto intestinale vengono immediatamente assorbiti nella vena porta e inviati al fegato dove vengono utilizzati come combustibile per produrre energia.
I trigliceridi a catena media quindi bypassano lo stadio di lipoproteine nelle pareti intestinali nel fegato. Non circolano nel flusso sanguigno in misura pari agli altri grassi e di conseguenza non vengono immagazzinati nelle cellule lipidiche e non ostruiscono le pareti delle arterie (placche).
Poiché questi acidi grassi vengono digeriti con facilità tendono a migliorare l’assimilazione delle altre sostanze nutritive. Ecco perché quando si aggiunge alla dieta l’olio di cocco, l’assorbimento di minerali come magnesio, calcio e alcune vitamine del gruppo A, B, D, E, K ne risulta potenziato.
Dato che gli acidi grassi a catena media vengono prevalentemente utilizzati dal fegato come fonte di combustibile per produrre energia, il consumo di olio di cocco da un forte impulso al livello energetico dell’organismo.
Tutte le nostre cellule che sia esterne che interne sono in grado di assorbire gli acidi grassi a catena media per produrre energia di cui hanno bisogno. Questo è uno dei motivi per cui l’olio di cocco è uno dei più straordinari unguenti medicamentosi in natura. Quando lo si applica per uso topico (esterno) le cellule assorbono gli acidi grassi e li convertono in energia. L’attività metabolica aumenta stimolando la guarigione e la riparazione.
I problemi e le imperfezioni (rughe, cicatrici, ecc.) della pelle scompaiono.

Azione antimicrobica
Una delle caratteristiche più straordinarie degli acidi grassi a catena media contenuti nel cocco è la loro capacità di uccidere i germi e i parassiti. Negli ultimi 40 anni la ricerca clinica ha dimostrato che questi grassi uccidono i batteri che causano malattie come ulcera gastrica, infezione del tratto urinario, polmonite e altre ancora.
Sono letali anche per i lieviti, funghi e candida. Distruggono i virus che provocano l’influenza, l’herpes, il morbillo, la mononucleosi e l’epatite C.
Le proprietà antimicrobiche vengono attivate solo dopo che i trigliceridi sono convertiti nel tratto digerente in monogliceridi e acidi grassi liberi.
I tre importanti acidi grassi catena media contenuti nell’olio di cocco sono l’acido laurico, l’acido caprico e l’acido caprilico.
I monogliceridi di questi acidi grassi sono la monolaurina, la monocaprilina e la monocaprina.
La monolaurina ha il maggiore effetto antibatterico, antivirale e antifungino in assoluto.

Ruolo protettivo degli antiossidanti
Il processo ossidativo che ha luogo nei grassi si chiama perossidazione e rappresenta un grosso problema perché provoca la degenerazione di un gran numero di radicali liberi aggressivi. I grassi insaturi, soprattutto quelli polinsaturi vegetali, sono fortemente soggetti all’ossidazione (irrancidimento) e alla generazione di radicali liberi.
L’olio di cocco consiste per il 92% di acidi grassi saturi (la percentuale più alta presente in qualunque altro grasso alimentare) e questo lo rende estremamente stabile, resistente alla perossidazione e all’irrancidimento.
Il problema degli oli vegetali è che creano tanti radicali liberi in grado di danneggiare cellule e tessuti.
Pochi sanno che gli acidi grassi contenuti nelle placche arteriose sono prevalentemente costituiti da grassi insaturi e non da quelli saturi. Non a caso il 74% degli acidi grassi contenuti nelle placche arteriose è insaturo. Nelle placche non è stato trovato un solo acido grasso a catena media…

Sole e olio di cocco
Un’ alternativa molto migliori dei classici filtri (creme) solari e l’olio di cocco. Applicato sulla pelle protegge dalle scottature e dal melanoma, ma a differenza delle creme solari (quasi tutte tossiche) non blocca i raggi ultravioletti UV necessari alla sintesi dell’importantissima vitamina D.
Non solo, l’olio di cocco al tempo stesso protegge l’epidermide e i tessuti sottostanti dal danno che un’eccessiva esposizione al sole può arrecare.
Non a caso il tipo di grassi che assumiamo determina il modo in cui il corpo reagisce alla luce solare.
I grassi alimentari infatti vengono incorporati nei tessuti della pelle. I grassi polinsaturi, come detto prima, si ossidano con estrema facilità per effetto della luce solare (e del calore) e generano aggressivi radicali liberi in grado di innescare un danno alla pelle e un processo canceroso.

Tratto dal libro “Le eccezionali proprietà curative della noce di cocco”, Macro edizioni.

Avvertenza importante: per beneficiare al massimo delle proprietà straordinarie dell’olio di cocco, questo deve essere rigorosamente biologico, vergine e spremuto a freddo.
https://www.cibocrudo.com/oli-vegetali/olio-di-cocco-puro

di Maria Heibel, Paolo De Santis e Roberto Germano

Il nostro organismo è lentamente, ma inesorabilmente, indebolito e intossicato da un cibo sempre più lontano da quello naturale, includendo anche molto di quello etichettato come biologico. Siamo consapevoli di ciò che quotidianamente mangiamo? Noi umani siamo animali e, come tali, siamo organismi eterotrofi, non in grado cioè di sintetizzare, a partire dal mondo minerale, i nutrienti necessari alla nostra vita. Abbiamo quindi bisogno di alimenti che provengano da altri organismi viventi del regno vegetale e animale. All’inizio della sua storia evolutiva, l’Homo si nutriva principalmente di frutta, e occasionalmente di larve e molluschi, come fanno tuttora gli scimpanzé e i bonobo. L’aver appreso a nutrirsi delle carcasse lasciate dai predatori, e successivamente aver imparato a cacciare, gli ha permesso di alimentarsi anche quando c’era scarsità del suo cibo di elezione, e questo gli ha fornito un grande vantaggio competitivo sulle altre specie. Ma la scoperta che forse più di tutte gli ha permesso di dominare sulle altre specie animali è stata la cottura dei cibi, grazie alla quale ha potuto utilizzare nutrienti concentrati, quali i carboidrati complessi dei cereali, che sono assimilabili dall’organismo solo dopo cottura. Questa tecnica ha aumentato per l’Homo erectus la disponibilità di alimenti utili, riducendo quindi il tempo necessario a procurarsi il cibo. Inoltre, i carboidrati complessi presenti nei cereali forniscono un apporto calorico elevato che dura parecchie ore, e ciò gli ha consentito di dedicarsi a varie attività creative per una consistente parte del giorno. Si ritiene che proprio questo tempo libero guadagnato con la cottura degli alimenti sia stato alla base della forte crescita del suo cervello.1 Tutto però lascia pensare che l’Homo sapiens del XXI secolo che abita nei paesi ricchi, non debba più la sua crescita intellettuale alla disponibilità di tempo dovuta al fatto di poter cuocere i cibi. Anzi, il fatto di essere dipendente da tecnologie che sono ormai divenute appendici del proprio corpo - si pensi all’uso dell’auto, del telefono, del computer e della TV - fa sì che spesso, in una buona percentuale di casi, oltre ai muscoli, anche il cervello sia lasciato in ozio durante il tempo libero.

L’importanza dei cibi crudi
Ma, anche nella preistoria, la cottura degli alimenti non esonerava affatto l’Homo erectus dal dover mangiare frutta e verdure crude. Il motivo di ciò risiede nel fatto che molti nutrienti essenziali, tra cui vitamine, enzimi vegetali e microorganismi (il microbiota umano), si trovano esclusivamente negli alimenti crudi. Sappiamo come questa necessità sia stata cruciale, e quante vittime abbia causato, nei lunghi viaggi per nave che seguirono alla scoperta dell’America. Per quanto riguarda il microbiota umano, sappiamo anche che il suo ruolo è essenziale in molti processi metabolici, e che esso svolge una funzione fondamentale per il sistema immunitario dell’organismo. L’uomo di oggi ha forse il problema opposto rispetto all’Homo erectus: arriva spesso ad avere problemi di salute fisica, proprio perché mangia troppo cibo cotto e disattende spesso la necessità d’inserire nella sua dieta una buona percentuale di vegetali crudi. Questo problema si somma al costante deterioramento della qualità degli alimenti, che ormai non risponde più alle esigenze fisiologiche del consumatore - spesso male informato e manipolato dai media - ma quasi esclusivamente agli interessi dei produttori e dei distributori. E il motivo di ciò è in gran parte dovuto alla mancanza di consapevolezza delle persone su un argomento cruciale che riguarda il loro quotidiano. Da questa esigenza, deriva anche la necessità di sapere se le mele che compriamo dal fruttivendolo siano crude o meno - sì avete capito bene, non è uno scherzo, anche se per il momento è sperabile che almeno le mele prodotte in Italia non siano ancora travolte dall’ondata di orrori che stiamo per descrivere. Il fatto sorprendente e inquietante è che molti degli alimenti che compriamo pensando che siano crudi, quindi con i loro nutrienti vivi, hanno invece subito un processo indicato eufemisticamente come “pastorizzazione a freddo”, ovvero l’irraggiamento degli alimenti con radiazioni ionizzanti. Il risultato del quale è trasformare un alimento vivo in un alimento morto. In molti casi, è facile capire se il prodotto che abbiamo comprato è vivo o no, in altri casi i test da fare sono più complicati, e spesso non alla portata del consumatore medio. Questo, secondo noi, è di per sé un fatto gravissimo, perché riguarda un tema importante come l’alimentazione, e perché pensiamo che le persone debbano essere informate e scegliere consapevolmente e liberamente quale cibo comprare. Ma, come vedremo più avanti, i problemi purtroppo non finiscono qui.

Le radiazioni nucleari sono entrate prepotentemente, ma in sordina, nel mercato alimentare Sapere se la banana che compriamo - e la banana è oggi uno degli alimenti più colpiti dalla “pastorizzazione a freddo” - è bollita o no è indubbiamente una questione importante ma, se si trattasse di un problema di semplice cottura in acqua, sappiamo anche che non esistono rischi visto che, come abbiamo detto, quello che cambia in un alimento cotto, rispetto allo stesso alimento crudo, sono le caratteristiche nutrizionali, senza altri possibili effetti dannosi. Altro discorso sarebbe invece una cottura alla brace che, con le alte temperature, può produrre molecole ad alto rischio per la salute. Nel caso della “pastorizzazione a freddo”, gli alimenti sono trattati con radiazioni elettromagnetiche ionizzanti, provenienti dagli isotopi radioattivi Cobalto 60 (radiazione gamma con un’energia di 1,3 MeV)2 - di gran lunga il più usato - e Cesio 137 (radiazione gamma con un’energia di 0,66 MeV). Oppure con radiazione X di alta energia (10 MeV). Un altro tipo di trattamento avviene con fasci di elettroni accelerati con energia di 5 MeV. Diciamo ora come avviene il processo, quali modifiche apporta ai prodotti trattati, e su quale normativa internazionale si basa questa vasta e inquietante operazione.

Una banana biologica Fairtrade al “giusto punto di maturazione” e uno spicchio d’aglio fotografato in dicembre, quando avrebbe dovuto essere in piena fase di germogliamento.
La parte centrale della banana sembra cotta e il germoglio dell’aglio è chiaramente morto. Il sapore della banana è poco gradevole, quasi di muffa. L’odore dell’aglio è decisamente ripugnante.
Dal Rapporto sui cibi irradiati dell’Istituto Superiore della Sanità: “[… omissis] … Per quanto riguarda i caratteri organolettici, si manifestano variazioni di colore, odore, sapore e consistenza dovute essenzialmente alle trasformazioni indotte dalle radiazioni sui costituenti dell’alimento. I raggi gamma provocano reazioni di ossidazione e riduzione, polimerizzazioni con liberazione di acido solfidrico e formazione di vari solfuri organici, probabilmente derivati dal glutatione, responsabili di odori sgradevoli. [… omissis] …”
Citato in www.pieronuciari.it/wp/lirraggiamento-degli-alimenti-e-la-tutela-dei-consumatori/

Gli alimenti sono portati presso una stazione di trattamento, posti su un nastro trasportatore, che passa all’interno di una camera opportunamente schermata, nella quale vengono irradiati ricevendo una dose di radiazione che dipende dal tipo di alimento, secondo quanto stabilito da minuziose norme, emesse dalla Codex Alimentarius Commission di cui parleremo più avanti. Le motivazioni, apertamente espresse per giustificare questo orribile procedimento, sono diverse per i diversi prodotti e riguardano la eliminazione di batteri per le carni, di uova d’insetto e larve per i prodotti secchi - come spezie, erbe aromatiche, cereali, legumi e frutta secca - e l’inibizione del germogliamento nei bulbi, nei tuberi e nei frutti freschi. Anche se l’eliminazione di pericolosi parassiti e patogeni viene indicata come un grande beneficio per il consumatore, lo scopo centrale - apertamente dichiarato - per produttori e distributori è quello di prolungare la vita commercialmente utile del prodotto (indicata in inglese come shelf life). Poi ci sono naturalmente gli interessi della opulenta industria nucleare che con questi trattamenti può invadere un altro appetitoso settore civile, oltre a quello delle centrali a fissione, delle attrezzature mediche per radioterapia e degli impianti di “sicurezza” negli aeroporti. E il business degli alimenti sembra essere grande, perché negli ultimi 10 anni sono nati nel mondo migliaia di nuovi impianti. Nell’ambito della normativa europea, che consente l’irraggiamento di 60 prodotti alimentari, ci risulta che l’Italia abbia autorizzato soltanto il trattamento anti-germogliamento per agli, cipolle e patate, oltre alla sterilizzazione per erbe aromatiche, spezie e condimenti vegetali essiccati. Non ci aspetteremmo quindi di trovare nei negozi e nei supermercati frutta o fagioli secchi irradiati. E invece, non solo ne troviamo in grande quantità, perfino nei negozi che vendono esclusivamente alimenti biologici, ma essi sono sistematicamente venduti senza la etichettatura prescritta per legge, e quindi senza che chi compra possa liberamente scegliere fra un prodotto vivo e uno irradiato. Ma non dobbiamo meravigliarci di trovare tanti alimenti irradiati dato che, anche ammettendo che i produttori italiani rispettino i limiti imposti sui prodotti nazionali, l’Italia importa ormai un’altissima percentuale di prodotti alimentari. E la cosa più allarmante è che questo fenomeno è andato crescendo fortemente negli ultimi anni, in maniera nettamente visibile nel caso della frutta importata, e in maniera meno visibile, ma facilmente riscontrabile, nel caso di legumi secchi importati.

Le trasformazioni in un alimento irradiato e il principio di precauzione
È importante a questo punto cercare di capire quali sono le possibili trasformazioni che l’irraggiamento può apportare agli alimenti, in particolare a quelli vivi. L’approccio “scientifico” alla questione è decisamente empirico e riduzionista e, guarda caso, attento agli interessi delle corporazioni del Big Food: si limita a controllare la dose di radiazione assorbita e i danni totali causati ai “nemici” che si vogliono distruggere, quali batteri, insetti ed embrioni vegetali, sui quali si è usata la stessa precisione e delicatezza che un bombardiere avrebbe su un obiettivo militare. È probabile che chi legge possa trovarsi d’accordo sul fatto che i “cattivi” batteri vadano comunque eliminati, e che si preoccupi principalmente degli effetti collaterali di questo bombardamento. A questo punto, ci corre l’obbligo di spezzare una lancia a favore dei tanto vituperati e perseguitati batteri, per la lotta ai quali è stata addirittura creata la categoria farmacologica degli antibiotici. L’organismo di una persona adulta sana è costituito da circa 30 mila miliardi di cellule, e contiene circa 40 mila miliardi di batteri3. Questi ultimi, costituiscono il microbiota umano, indispensabile alla vita dell’organismo, ogni squilibrio del quale arriva a causare gravi patologie. Siamo ancora sicuri che i batteri siano così cattivi? L’idea, che il pensiero dominante ha installato nelle nostre menti, è che si debba dare la caccia al batterio, come il responsabile di quasi tutte le patologie, così come si deve combattere il terrorista islamico, responsabile dei mali del pianeta. Il benessere non si raggiunge con la distruzione dei batteri, ma con il raggiungimento di una convivenza equilibrata fra le specie, e a questo equilibrio provvedono la corretta alimentazione e lo stesso organismo. Nel caso poi dell’irraggiamento finalizzato a ritardare il processo di maturazione nella frutta e di germogliamento nei bulbi, il fatto che le radiazioni rompano in modo innaturale e imprevedibile le macromolecole di un sistema biologico, interrompendo i processi biochimici in corso, è presentato come un fatto privo di conseguenze. Ma la domanda è: si conoscono le conseguenze per la persona che si ciberà di quegli alimenti le cui molecole sono state macellate dalle radiazioni, producendo mostruosi cataboliti che, ammesso che esistano in natura, sono di certo molto rari, che probabilmente il sistema immunitario del malcapitato organismo non riconoscerà, e che sarà quindi costretto ad attaccare come corpi estranei? Dove diavolo è finito il principio di precauzione?

Le istituzioni mondiali che vegliano sulla nostra salute
A questo punto, ci si chiede su quale normativa internazionale si basi tutta questa scellerata operazione. La Codex Alimentarius Commission (CAC), creata nel 1963 da FAO e OMS allo scopo dichiarato “di proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali di alimenti” ha oltre 20 comitati di esperti ed emette periodicamente rapporti in cui sono fissate e aggiornate le normative. Ma tutto lascia intendere che la CAC (nomen omen!) si preoccupi molto più del business commerciale che della salute dei consumatori. Molto attenta a questioni irrilevanti - come si legge su Wikipedia - del tipo «i canoni che stabiliscono quando un pesce può portare l'etichetta ‘sardina’, o quanto burro di cacao deve essere presente nel cioccolato perché sia ‘vero’ cioccolato, o ancora quanta buccia può essere tollerata in una scatola di ‘pomodori pelati’ interi». Invece, quando si tratta di applicare l’ovvio principio di precauzione su questioni cruciali, quale ad esempio la presenza di diserbanti e dei loro metaboliti negli alimenti, la CAC è sistematicamente ancorata alla visione mainstream, a sua volta ampiamente controllata dalle multinazionali degli alimenti. Per esempio, non vengono presi in seria considerazione l’inquinamento da glifosato e quello da alluminio che, come è stato ampiamente dimostrato in esaurienti lavori scientifici4, sono correlati direttamente a gravi malattie neuro degenerative che iniziano proprio con una grave disbiosi, cioè con una perdita dell’equilibrio del microbiota umano. Questa poca attenzione da parte della CAC è tanto più sospetta, a fronte di una dilagante pandemia di disbiosi umana e animale, testimoniata da un aumento vertiginoso di malattie come Candidosi, Celiachia, Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), Morbo di Crohn, Morbo di Alzheimer, Autismo5. Inoltre, tutti questi dati epidemiologici risultano in perfetta correlazione con un mercato dei probiotici in crescita del 10% l’anno6. Quindi siamo di frontesimultaneamente a: (1) patologie gravi imputabili ad alterazioni del microbiota intestinale; (2) presenza sempre più massiccia nell’ambiente e in agricoltura di sostanze tossiche che inducono la disbiosi intestinale; (3) forte crescita del mercato dei probiotici, come risposta - solo di una parte di consumatori e medici attenti e consapevoli – alle patologie di cui al punto (2). Ci si aspetterebbe, da una commissione mondiale di esperti che dice di perseguire la salute dei consumatori, che si cominciassero a studiare queste correlazioni e a mettere in discussione l’uso di certe tecniche agricole e di trattamento degli alimenti. Invece, su questi punti, dalla CAC vengono solo rassicurazioni. Come abbiamo potuto vedere nella vicenda dell’autorizzazione in ambito europeo per l’uso del glifosato, tutto si è giocato sul dilemma “cancerogeno sì / cancerogeno no”, come se la parola cancerogeno avesse un significato scientificamente compiuto, e come se l’unico rischio concreto fosse il cancro, le malattie neuro degenerative essendo nella visione di Bruxelles problemi secondari7

Il possibile rischio di ingerire alimenti radioattivi
Ma, oltre a tutti i rischi citati e ampiamente sottovalutati dalla CAC, dobbiamo citarne un altro, forse remoto, ma ancora più grave e terrificante, sul quale la società civile dovrebbe chiedere alle autorità competenti che venga immediatamente aperta un’indagine e siano fatte tutte le necessarie verifiche. Parliamo di possibili reazioni di fissione nucleare negli alimenti trattati, impossibili da verificarsi come effetto degli irraggiamenti gamma, ma che potrebbero essere indotte dalla eventuale presenza, nella sorgente, di scorie radioattive che emettano neutroni ad alta energia. In questo caso, non si avrebbero solamente i danni - pur gravissimi e ancora tutti da studiare - a livello biochimico, ma si arriverebbe alla possibile trasmutazione o rottura di nuclei, con la formazione di radionuclidi, che noi ingeriremmo con gli alimenti. Anche se il fenomeno fosse di piccolissima entità, vanno tenuti presenti gli effetti letali derivanti dall’ingestione di quantità, anche infime, di isotopi radioattivi. Sappiamo che il Cobalto 60 è un radioisotopo artificiale, volutamente prodotto in speciali reattori dalla trasmutazione del Cobalto 59, ma sappiamo anche che piccole quantità di Co-60 si trovano nelle scorie dei reattori nucleari, come sottoprodotto non voluto dell’attivazione di isotopi del ferro. E non possiamo escludere che, con l’aumento del business delle sorgenti di Co-60, si possa tendere ad introdurre intenzionalmente del Co-59 in un grande reattore per la produzione di energia, al fine di avere una produzione a basso costo di questo radioisotopo. A questo punto, come essere sicuri a priori che un Co-60 così prodotto sia esente da scorie contenenti radionuclidi che emettono neutroni in grado di indurre una fissione nei nuclei dell’alimento? Anche se questa ipotesi può apparire eccessiva, non è affatto campata in aria, visto che a gestire questo traffico di impianti mortiferi sono delle multinazionali che, notoriamente, per aumentare il fatturato, praticano tutto il possibile, e spesso anche l’impossibile.

Quali speranze abbiamo?
Giunti a questo punto, a chi ci abbia pazientemente seguito fin qui sorge spontanea una domanda, peraltro ormai sistematicamente ricorrente: di fronte a questo ennesimo scenario disperante, che fare? Se l’ambizione è quella di risolvere il problema alla fonte, allora forse non c’è molto da dire e da sperare. Si deve, anche per questo nuovo attacco contro la società civile, cominciare con tenacia una lotta dura e difficile ma sacrosanta, così come hanno fatto molti gruppi di cittadini coraggiosi per la TAV, il MUOS, gli OGM, i vaccini, i diserbanti. Ma in questo caso, potremmo perseguire un primo obiettivo, efficace e molto meno ambizioso, usando quei residui di democrazia formale che ancora ci restano a disposizione - e che l’eventuale entrata di un TTIP domani ci toglierebbe – per chiedere che la normativa italiana di etichettare i prodotti irradiati sia rigorosamente rispettata. A quel punto, se riuscissimo a vedere soddisfatte le nostre richieste, certo non avremo fermato lo scempio sugli alimenti, ma potremmo almeno scegliere cosa mangiare e non mangiare. E se, usando i media a nostra disposizione, saremo stati così bravi da dare il giusto risalto a questa azione, diffondendola viralmente, in modo da rendere consapevole la società civile su un problema così cruciale, allora potremo anche sperare che molti consumatori ci seguano e che il mercato degli alimenti radio-Zombie abbia una sostanziale caduta, che scoraggi gli artefici di questi orrori dal continuare il loro business. Sarebbe una vittoria della democrazia diretta e della ragione sulla barbarie che le multinazionali ci infliggono con l’appoggio dei nostri governanti compiacenti. E sarebbe, una volta tanto, una vittoria della mano invisibile del mercato buono - quello inusuale dei consumatori consapevoli – sul Washington Consensus. Così Adam Smith potrebbe, per una volta, riposare in pace nella sua tomba.

Note

1) “Metabolic constraint imposes tradeoff between body size and number of brain neurons in human evolution” pubblicato dalla National Academy of Sciences USA – http://www.pnas.org/content/109/45/18571 e ripreso in lingua italiana da Le Scienze – “L'evoluzione del cervello? Tutto merito della cottura” – http://www.lescienze.it/news/2012/10/24/news/ dimensioni_cervello_uomo_metabolismo_evoluzione-1325568/?refresh_ce

2) MeV sta per Mega-elettron-Volt ed è un’unità di misura dell’energia che si usa nelle reazioni su scala atomica e nucleare. La lunghezza d’onda di una radiazione elettromagnetica è tanto minore, quanto maggiore è la sua energia. Nel caso del Co-60 che emette un raggio gamma di 1,3 MeV la lunghezza d’onda è circa 1 pm, ovvero un miliardesimo di millimetro.

3) National Geographic Italia: “Quanti batteri abbiamo in corpo?” http://www.nationalgeographic.it/scienza/2016/01/15/news/ quante_cellule_ci_sono_nel_corpo_umano_-2928794/?refresh_ce

4) “Aluminum and Glyphosate Can Synergistically Induce Pineal Gland Pathology: Connection to Gut Dysbiosis and Neurological Disease”, Agricultural Sciences, 2015, 6, 42-70. Disponibile in inglese su: http://dx.doi.org/10.4236/as.2015.61005

5) A titolo di esempio, si veda un recente lavoro sul legame tra morbo di Alzheimer e disbiosi intestinale: “Role of gut microbiota and nutrients in amyloid formation and pathogenesis of Alzheimer disease” https://www.researchgate.net/publication/ 308179725_Role_of_gut_microbiota_and_nutrients_in_amyloid_formation_and_pathogenesis_of_Alzheimer_disease

6) “Probiotici tra clinica, mercato e sicurezza”, disponibile in pdf su www.sied.it/files/Probioticitraclinicamercatoesicurezza.pdf

7) C’è da dire, a parziale onore del nostro paese, che sull’irraggiamento degli alimenti il nostro Istituto Superiore di Sanità in un suo rapporto ha mosso molte critiche e posto molti interrogativi, ben descritti nell’articolo di Piero Nuciari “L’irraggiamento degli alimenti e la tutela dei consumatori” http://www.pieronuciari.it/wp/lirraggiamento-degli-alimenti-e-la-tutela-dei-consumatori/

Marcello Pamio

Secondo la visione corrente la tecnologia vaccinale rappresenta il trionfo dell’umanità sui disegni “difettosi” di Madre Natura.
Peccato che a quella scienza autoincensatasi “non democratica”, va ricordato che l’evoluzione naturale non produce meccanismi difettosi, anzi.
L’allattamento al seno per esempio è il metodo di protezione immunologica specificamente adatto a tutte le esigenze del neonato. Oggi sappiamo infatti che numerosi componenti bioattivi contenuti nel latte materno conferiscono una determinata e importantissima protezione immunologica.
Come il latte in polvere non può competere con il latte materno dal punto di vista nutrizionale, così i vaccini non possono competere con il latte materno dal punto di vista dell’immunità.
Questo è assodato, anche se viene sempre dimenticato dalla medicina ufficiale.
Ecco perché la qualità dell’alimentazione (della madre in gravidanza e del neonato) continua ad essere un fattore cruciale nel determinare la funzionalità delle difese immunitarie nei bambini più grandi e negli adulti.

Perdita dell’immunità naturale
Il sistema immunitario dei neonati è immaturo e non è in grado di gestire in modo efficace i virus naturali e nemmeno i virus artificialmente attenuati contenuti nei vaccini.
Le madri naturalmente immuni - ossia quelle che hanno contratto le malattie virali durante l’infanzia - proteggono i loro bambini da queste malattie con il trasferimento passivo della loro immunità tramite la placenta durante la gravidanza e tramite il latte materno dopo il parto.
Se una madre è naturalmente immune, un’eventuale esposizione del bambino al virus durante l’allattamento porterebbe a un’infezione del tutto asintomatica con conseguente immunità a vita per quel particolare virus. Se il bambino invece viene esposto per la prima volta a quel virus soltanto dopo lo svezzamento, egli contrarrà la malattia naturalmente senza tante problematiche e acquisirà comunque una immunità a vita. Così funziona in Natura.
Le malattie virali sono sempre state definite “malattie infantili” proprio perché prima dell’istituzione delle vaccinazioni obbligatorie venivano contratte prevalentemente durante l’infanzia.

I bambini erano protetti dall’immunità materna, mentre gli adulti erano coperti dall’immunità a vita che avevano acquisito durante l’infanzia. Oggi non è più così perché l’impiego dei vaccini ha cambiato drasticamente questo schema!
In Natura l’esposizione naturale ai virus avviene tramite le mucose (bocca, occhi, naso, ecc.), mentre la maggior parte dei vaccini virali vivi attenuati e inattivati viene somministrata mediante una iniezione. Questa via di esposizione totalmente innaturale induce la produzione di anticorpi a livello del siero e non delle mucose. Differenza questa fondamentale per comprenderne i rischi intrinseci.
Poiché solo l’esposizione delle mucose contribuisce alla produzione di anticorpi nella ghiandola mammaria, le madri vaccinate non hanno la capacità di trasferire gli anticorpi indotti dal vaccino ai loro bambini mediante l’allattamento.
Per questi motivi nei primi anni ’90, quando il morbillo era ancora endemico negli Stati Uniti, nei bambini nati da madri vaccinate era stato riscontrato un rischio maggiore di contrarre quella malattia rispetto a quelli nati da mamme naturalmente immuni. Va ricordato che negli Stati Uniti la vaccinazione anti morbillosa obbligatoria era stata avviata nei primi anni Sessanta, quindi negli anni Novanta le donne (vaccinate e non coperte) erano in piena età fertile avendo trent’anni…

L’uso persistente del vaccino trivalente contro morbillo-parotite-rosolia, ma non solo, ha privato una generazione di madri e soprattutto i loro bambini dell’immunità naturale contro le rispettive malattie virali.
I vaccini virali vivi attenuati riducono l’incidenza generale delle corrispondenti malattie virali rendendo il nostro corpo inaccessibile ai virus di tipo selvatico per un periodo che va da 3 a 5 anni dopo la vaccinazione.
Ma così facendo esse impediscono alla maggioranza della popolazione umana di sviluppare l’immunità naturale senza tuttavia eradicare completamente il virus prima che nasca una nuova generazione di bambini privi di immunità naturale.
Queste blande malattie infantili sono diventate pericolose perché noi esseri umani le abbiamo rese tali.

Negli Stati Uniti si è cominciato a vaccinare contro il virus della varicella a metà degli anni Novanta e presto avremo una generazione di madri e bambini senza immunità naturale, prima della completa eradicazione del virus. Dobbiamo porre termine alla vaccinazione di massa contro la varicella prima che capiti questo, altrimenti questa malattia diventerà un morbo pericoloso per la generazione dei nostri nipoti, così come lo è il morbillo per i nostri neonati.
L’interruzione del ciclo naturale del trasferimento di immunità fra la madre e il bambino è una conseguenza pericolosa e irreversibile delle attuali campagne di vaccinazione di massa.
Il paradosso dei vaccini è che riducono l’incidenza generale delle malattie infantili ma le rendono enormemente più pericolose per la generazione successiva…

Vincere le battaglie ma perdere la guerra
Le malattie virali possono causare complicanze mortali solo nei neonati non protetti dall’immunità materna e negli individui gravemente malnutriti o immunodepressi.
Un grave problema che può subentrare dopo una malattia virale o insorgere spontaneamente è una malattia batterica invasiva come la polmonite, la meningite o l’encefalite.
Pochi sanno che i vaccini coprono soltanto una frazione minima della grande biodiversità dei ceppi batterici. Quando si eliminano quelli per i quali i vaccini sono stati creati, altri ceppi prendono il sopravvento e crescono a dismisura.
La pertosse è l’esempio perfetto di una campagna di guerra mal condotta contro i batteri.
Negli Stati Uniti era una malattia in declino negli anni precedenti quando era in uso il vaccino antipertosse a cellule intere. Quest’ultimo però avendo rivelato uno scarso livello di sicurezza, a metà degli anni 90 venne sostituito con il vaccino antipertosse acellulare.
In seguito negli Stati Uniti la pertosse ha cominciato a riemergere nonostante l’estensiva copertura vaccinale.
Il vaccino per la pertosse acellulare include proteine isolate ricavate dal batterio B. Pertussis. Esiste però un altro ceppo batterico che può causare la pertosse il B. Parapertussis.
Il nuovo vaccino acellulare garantisce protezione solo contro il pertussis ma non contro il parapertussis, mentre il vecchio vaccino è efficace contro entrambi i ceppi.

Rischi delle vaccinazioni
In conclusione la tecnologia vaccinale è estremamente rischiosa non solo per il contenuto di adiuvanti (formaldeide, antibiotici, frammenti di DNA animale e/o umano, ecc.) e di metalli tossici (alluminio, sale di mercurio, ecc.) che possono scatenare patologie anche gravissime (allergiche, autoimmunitarie, croniche e neurodegenerative) ma perché stanno trasformando innocue - ma importanti dal punto di vista evolutivo - malattie esantematiche infantili in pericolosi fardelli tossici per i neonati delle nuove generazioni.
Immunizzando i neonati oggi stiamo creando bambini e futuri uomini e donne non immunizzati naturalmente contro le malattie. Il problema serio è rappresentato dalle bambine, le quali saranno delle madri prive di immunità per se stesse e quindi non in grado di passare ai figli gli anticorpi adeguati mettendoli così a rischio.
Vacciniamo oggi per creare danni domani!
Queste sono cose note all’immunologia ufficiale, per cui la domanda che sorge spontanea è: perché continuano imperterriti su questa errata e innaturale strada? Forse le lobbies farmaceutiche vogliono predisporre l’intera umanità futura a gravissimi rischi epidemici?
Ai posteri (non vaccinati) l’ardua sentenza…

Tratto dal libro “I vaccini sono un’illusione” della d.ssa Tetyana Obukhanych, immunologa. Macro edizioni


Marcello Pamio

Nel 1847 nasce a Philadelphia presso l’Accademia di Scienze Naturali, l’AMA, l’Associazione dei medici americani, cioè la casta dei camici bianchi.
L’anno seguente, nel 1848, l’AMA inizia subito a criticare e attaccare tutto quello che l’associazione non riconosce come “scientifico”, stabilendo dei criteri per analizzare i ciarlatani e i rimedi miracolosi, spiegandone i pericoli pubblici.
Nel 1906 l’AMA pubblica il «Medical Education Directory» di tutte le scuole mediche degli USA stabilendo i requisiti di ammissione. Passaggio questo epocale visto che da sempre tutti potevano professare e praticare l’arte terapeutica.
Il periodo storico è molto interessante perché l’industria chimico-farmaceutica, chiamata Big Pharma, è nata come conseguenza della «Teoria dei germi» del chimico Louis Pasteur, e della «vaccinologia».
Secondo la teoria dei germi, tutte le malattie erano causate da agenti (microbi) esterni che entravano nel corpo, mentre per la teoria vaccinale le persone possono essere immunizzate contro le malattie se esposte ad agenti patogeni iniettati sotto forma di vaccini.
Entrambi questi concetti, quello di Pasteur e quello dei vaccini, sono imperniati sull’antagonismo della teoria dei germi nei confronti dei microbi patogeni e/o infettivi.
Microbi che rappresentano una minaccia e per questo vanno distrutti con ogni mezzo fisico o chimico.

Va ricordato che a Pasteur l’idea della teoria dei germi era venuta per rispondere alle sempre più frequenti lamentele dei birrai i quali erano demoralizzati perché le loro birre scadevano prematuramente a causa dei batteri che si cibavano dei residui del processo di fermentazione.
Da qui la scoperta (che cambiò la visione e la concezione della medicina) di Pasteur che i batteri brulicano dentro e sopra ogni cosa esposta all’aria aperta.
Nessuno però sottolinea le scoperte di un grandissimo medico (e non chimico) contemporaneo di Pasteur, il batteriologo Antoine Bechamp.
Bechamp si era reso conto che quello che permette ai germi di proliferare non sono i germi stessi ma l’ambiente in cui vivono, e che i batteri non comparivano spontaneamente come credeva erroneamente Pasteur.
I batteri sono pleomorfi, cioè sono in grado di cambiare forma e dimensione a seconda delle condizioni ambientali del terreno (pH, umidità, ecc.), mentre per Pasteur esisteva solo il monomorfismo secondo cui i batteri rimangono sempre uguali a se stessi.
Due visioni agli antipodi.
Un altro personaggio dell’epoca che giocò un ruolo importante fu Claude Bernard.
Mentre Bechamp aveva scoperto molte più cose sulla vera natura dei batteri più di quanto non fosse stato capito fino ad allora, Bernard colmò le lacune relative al perché i germi agiscono e funzionano in quel modo in diversi ambienti.
Fu grazie al lavoro di questo ultimo che dobbiamo la nostra attuale comprensione dell’equilibrio del pH e degli effetti di un ambiente acido o alcalino sui microrganismi.
Bernard si era reso conto che i germi sono nocivi solo quando si trovano in un ambiente che permette loro di arrecare danno, per cui se l’ambiente viene mantenuto in una condizione ottimale le persone non dovrebbero preoccuparsi di entrare in contatto con i microbi.
Eresia allo stato puro: tesi e sperimentazioni cliniche da rigettare e bruciare sul rogo.
Per quale motivo? Per il semplice fatto che all’Industria chimica che stava sorgendo proprio in quell’epoca, solo la teoria di Pasteur andava bene allo scopo di vendere farmaci.
Se la causa della malattia è un agente esterno la medicina può usare solo la chimica per distruggere il patogeno. Se invece la causa della malattia non è il microbo ma il terreno interno all’essere umano, come sostenuto e dimostrato da Bechamp e Bernard, ovviamente la chimica non serve…

RAPPORTO FLEXNER
Il Rapporto Flexner è un lavoro pubblicato nel 1910 che avrebbe cambiato in modo radicale il corso della medicina americana e quindi anche quella mondiale.
Alcune potentissime organizzazioni industriali e bancarie come la Fondazione Rockefeller, la Fondazione Carnegie e JP Morgan, assieme all’AMA stessa finanziarono il Rapporto.
L’incarico di condurre una valutazione di 155 facoltà di medicina situate in tutta l'America del nord fu dato ad un certo Abraham Flexner.
Flexner aveva valutato i vari metodi di insegnamento utilizzati in ciascuna scuola allo scopo di impostare e preordinare il sistema standardizzato della medicina che i suoi committenti intendevano realizzare.
Prima della pubblicazione del Rapporto, quella che molti ancora oggi definiscono medicina alternativa, era semplicemente la medicina antica, la medicina della tradizione.
Va detto che nel XIX secolo la formazione in campo medico veniva attuata principalmente secondo tre modalità:
- programmi di tirocinio in cui i medici del luogo fornivano agli studenti un'istruzione pratica;
- istituzioni private in cui i medici tenevano lezioni a gruppi di studenti nelle scuole di medicina di loro proprietà;
- programmi di tirocini universitari in cui gli studenti ricevevano una combinazione di formazione didattica e clinica all'interno di accademie ospedaliere collegate all'università.

Molti non sanno che all’epoca vi erano un gran numero di scuole di pensiero e ogni sorta di approccio alla medicina, ognuna con i suoi risultati e benefici. Le scuole di medicina erano oltre 650 soltanto in America.
L’idea malvagia dei gruppi Rockefeller e Carnegie era di unificare la medicina in un unico sistema, sottoposto ovviamente al loro controllo!
Dovevano escogitare però un modo per convincere la popolazione che la formazione medica necessitava di una riforma e lo fecero diffondendo l’idea che le facoltà di medicina non insegnavano correttamente e soprattutto derubavano gli iscritti per un loro profitto privato. In questo lavoro di condizionamento mentale e di cambiamento della percezione della realtà si fecero aiutare da Edward Bernays (che vedremo dopo) il padre della propaganda.
Molte scuole di medicina operavano come dipartimenti didattici a scopo di lucro, nei college così come nelle università si accettavano praticamente tutti quelli disposti a imparare e in grado di pagare la retta.

Prima del Rapporto Flexner non esisteva ancora una vera e propria Industria Farmaceutica.
Le cose però cambiarono in fretta dopo che l’industria petrolifera intravide il potenziale profitto: grazie alla chimica organica potevano alterare le molecole, basate sul petrolio che loro estraevano, trasformandole in ogni sorta di sostanze.
Un business da mille e una notte.
Nacquero così i primi brevetti, i primi farmaci chimici, le prime molecole attive.
Flexner e la sua squadra d’élite denominata Hopkins Circle crearono il terreno per far sì che l’AMA assumesse il controllo totale del sistema didattico, creando di fatto un monopolio medico, eliminando tutta la concorrenza alla formazione medica basata sul modello petrolchimico.
Il passaggio cruciale di questo piano diabolico consisteva nell’utilizzo dei soldi e della soglia minima di finanziamento, garantendo così che le donazioni in milioni di dollari delle lobbies andassero solo alla formazione delle scuole di medicina «certificate» da loro.
Questo provocò la scomparsa di moltissime scuole esistenti, perché gli studi universitari trovandosi nell’impossibilità di mandare avanti una facoltà, sospesero le loro attività.
Carnegie e Rockefeller avevano cominciato a far piovere centinaia di milioni di dollari nelle scuole mediche in cui si insegnava una medicina basata sull’uso massiccio di farmaci.
Il cambio dei finanziamenti alle scuole veniva richiesto di continuare ad insegnare materie esclusivamente orientate all’impiego di farmaci senza attribuire alcun importanza alla medicina naturale.
Qualsiasi scuola medica che insegnasse qualcosa di diverso dal loro programma finì per chiudere a causa delle pochissime iscrizioni e della mancanza di soldi.
Scuole di omeopatia, chiropratica, fitoterapia furono costrette a chiudere i battenti. Entro il 1925 più di 12.000 erboristi avevano smesso di esercitare la loro attività, e in pochi anni più di 1.500 chiropratici sarebbero stati perseguitati a norma di legge per «ciarlataneria».
Le 22 scuole di medicina omeopatica dagli inizi del secolo si sarebbero ridotte a 2 nel 1923. Nel 1950 tutte le scuole in cui si insegnava l'omeopatia erano state chiuse.
In totale il numero delle facoltà di medicina passarono da 650 a 50 e in qualche decennio la salute mondiale cadde nelle mani dell’élite (Carnegie, Rockefeller, JP Morgan, ecc.) che finanziò il Rapporto!
Tale Rapporto ha definitivamente privato la medicina di tutta la sua vita, trasformandolo in un vuoto meccanismo per la generazione di profitto.
Oggi questa situazione è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere: la medicina è stata fagocitata da un monopolio o sarebbe meglio dire un oligopolio chimico-industriale.

PROPAGANDA DI REGIME
Un ruolo chiave in tutto questo lo ebbe il cosiddetto capostipite degli spin doctor, Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud e non a caso considerato il padre della propaganda.
Secondo Bernays non solo è facilissimo spostare l’opinione delle persone, ma facendo leva sulle emozioni si riesce a vendere qualsiasi cosa.
Le sue tecniche furono così efficaci nel manipolare le masse che il capo della propaganda nazista Joseph Goebbels ne avrebbe adottate alcune nel corso della Seconda Guerra Mondiale come strumento per raccogliere il consenso per il partito.
A Bernays si deve lo sconvolgente passaggio della tipica colazione americana da pane tostato e succo di frutta a uova e bacon, con conseguenze tragiche per la salute pubblica, ma con enormi profitti per un grosso produttore di carne suina che lo aveva assunto.
Dal punto di vista medico, inizia un vero e proprio lavaggio del cervello delle masse che creò ben presto una società fatta da persone imbottite di farmaci, per ordine del nuovo esercito di medici indottrinati a fare solo questo.
Tutti i medici che si rifiutavano di accettare tali direttive venivano prontamente definiti ciarlatani grazie al dipartimento interno di propaganda dell’AMA, istituito nel 1913.
L’ultimo passaggio cruciale, cioè la pietra tombale alla libertà, venne deposta dal presidente Roosevelt nel 1938 con la firma del Food and Drug and Cosmetic Act, la legge che diede origine alla tristemente nota FDA, l’ente sovranazionale che stabiliva e stabilisce vita, morte e miracoli su farmaci, droghe e alimenti.

FDA passa per esser un ente governativo, ma in realtà si tratta di una creatura della propaganda del Sistema industriale.
Big Pharma infatti era appena stata creata proprio in contemporanea con la FDA e ciascuna delle due entità avrebbe fornito il proprio aiuto per mantenere in vita l’altra.
Le industrie farmaceutiche iniziarono così a sfornare medicinali con il benestare e la benedizione delle scuole di medicina, dei mass media che pubblicizzavano i loro prodotti, e della FDA che ne garantiva l’autorizzazione, contribuendo a creare credibilità scientifica.
Oggi sappiamo molto bene che la credibilità scientifica della FDA è stata creata ad arte per dare l’illusione alle persone di un ente che controlla e supervisiona la salute pubblica.
Tale ente controllore, che riceve finanziamenti miliardari dai controllati, serve solo ad autorizzare i veleni dell’industria…

DITTATURA SANITARIA
Sono passati poco più di cento anni da quando il Rapporto Flexner fece piazza pulita della medicina tradizionale, della concorrenza, instaurando un vero e proprio cartello o monopolio della salute.
L’attuale situazione della medicina è drammaticamente ancora più inquietante di allora. Se prima i tentacoli sempre più lunghi delle lobbies della farmaceutica avvolgevano le scuole, le università, oggi si sono insinuati perfino all’interno delle istituzioni e dei governi.
Mentre una volta i medici che praticavano la medicina naturale invece della mortifera chimica imposta dalle lobbies venivano tacciati dai colleghi ortodossi di «ciarlataneria», oggi invece se un medico mette solo in discussione la pratica vaccinale, viene radiato a prescindere.
Mai come oggi la medicina ufficiale è schiava e serva di quelle forze che l’hanno creata.
Finalmente la dittatura sanitaria ha gettato la maschera mostrando il suo vero orripilante volto…

Per approfondimenti:
“Cancro: le cure proibite”, dvd di Massimo Mazzucco
“La verità sul cancro”, libro di Ty Bollinger

Marcello Pamio

La situazione in Italia sta degenerando.
Da una parte il Sistema rappresentato da una Sinarchia di immensi potentati finanziari internazionali in grado di manovrare squallidi e vuoti cloni umani posizionati nelle stanze che contano di governi illegittimi.
Controllano ovviamente anche tutte le istituzioni che contano non solo in ambito politico ma pure giuridico, economico e religioso.
L’esempio della Consulta che non blocca una legge incostituzionale, classista e devastante per la salute di milioni di persone è chiarissimo.
Mettono gli individui manipolati nelle posizioni che contano. L’ultimo in ordine cronologico è il presidente della Sip (Società italiana pediatri) Alberto Villani, che l’altro giorno è stato nominato dal ministro Beatrice Lorenzin membro del Comitato Regionale per l’Europa dell’OMS (SCRC - Standing Committee of the Regional Committee).
Il Comitato Regionale si occupa principalmente di formulare le politiche regionali, di supervisionare le attività dell’Ufficio Regionale OMS e di promuovere iniziative di sanità pubblica internazionale!
Qualcuno non lo ricorderà ma questo individuo è il medico che pubblicamente continua a dire che NON esiste alcun danno da vaccino e che NON c’è mai stato un solo morto per questi farmaci!
Mente sapendo di mentire?

Ricordo che la Sip da lui diretta ha ricevuto nell’anno 2015 dalle lobbies che spacciano vaccini (Sanofi, Glaxo e Pfizer) la bellezza di 64.000 euro, mentre nel 2016 e soltanto dalla Glaxo ha ricevuto 26.840 euro per “oneri da contratto”.
Un mese fa circa è toccato al dottor Raniero Guerra (già cda della Fondazione Glaxo), nominato Assistant Director general dell’OMS. Al dottor Guerra, Direttore Generale della Prevenzione va il “merito” di aver pianificato il nuovo piano vaccinale che i nostri bambini hanno iniziato a subire.
Quindi oggi tutti quei personaggi che lavorano a testa bassa per il Sistema, difendendo a siringa tratta le vaccinazioni vengono premiati con cariche onorifiche e posti di rilievo, mentre i medici che in Scienza e Coscienza mettono in discussione la rischiosissima pratica vaccinale vengono semplicemente radiati.
Un Sistema quindi che sta lavorando contro Natura, contro la Vita stessa.

Dall’altra parte della barricata, all’interno del sempre più crescente (e forse proprio per questo motivo) movimento di coscienze che lottano per arginare e impedire questa pericolosissima deriva dittatoriale con l’unico intento di cambiare il mondo, salvando il salvabile e proteggendo i più indifesi, i bambini, si muovono e si infiltrano strani individui che remano contro.
Lupi travestiti da agnelli; sciacalli mascherati da protettori; divisori che apparentemente uniscono; coagulatori che sottilmente dividono.
Quando le coscienze si uniscono e si muovono le divisioni diventano funzionali e quando le coscienze crescono, gli attacchi e la paura diventano basilari.
Schiavi venduti che hanno sacrificato la propria anima al potere, all’ego e al denaro.
In questa categoria vi sono coloro che partecipano a tale ambaradan non tanto per soldi (almeno non apparentemente) ma per squilibri psichici, come i neosacerdoti e le neosacerdotesse con l’evidente «disturbo narcisistico di personalità».
Quello che conta è il proprio Ego per cui gli altri che si fottano.
Per evangelizzare i loro discepoli-non-pensanti mantenendoli sempre più sotto controllo li devono mettere tutti contro tutti, nel famoso “divide et impera”.
Il mantra è sempre quello: «tutti sono dei collusi e venduti, solo io sono Puro e sono il Verbo!»

Questi e gli altri, anche se apparentemente in opposizione stanno lavorando a favore del Sistema, e il risultato pericolosissimo è che le persone iniziano a perdere fiducia nelle associazioni, nei movimenti e soprattutto nei confronti dell’uomo e della Vita.
Spegnere la speranza nei confronti della Vita, e annichilire la speranza di un cambiamento per un mondo migliore è un crimine contro l’evoluzione delle coscienze. Grasso che cola per un Sistema che sguazza e sopravvive proprio grazie alle divisioni e alla paura!
E mentre il popolo in risveglio si divide per colpa dei falsi profeti, loro alla finestra godono...
Tutti impegnati e intanto l’olocausto prosegue: giornalmente aumenta il numero di bambini sacrificati sull’altare della scienza.
Quella scienza basata sulle evidenze (delle lobbies) e protocollata dalle medesime.
Attenzione però: il problema vaccinale è solo la piccolissima punta dell’iceberg; quello che infatti si sta affacciando all’orizzonte è assai ben più grande e inquietante...
Il progetto mira all’attacco fisico, emozionale e spirituale che passa attraverso il cambiamento antropologico dell’essere umano!
Oltre all’indebolimento fisico, che avviene attaccando il sistema immunitario con vaccini, farmaci e alimenti innaturali, c’è un attacco mirato al mondo emozionale (astrale) mediante il “virus” deleterio della paura, per giungere a snaturare l’identità intima dell’uomo.
Necessario è demolire le «vecchie identità», siano esse sociali, religiose, politiche o culturali perché rappresentano un ostacolo all’omologazione e al controllo globale.
Tra le identità da cancellare con una certa priorità vi sono quelle sessuali ovviamente.
E lo stiamo vedendo proprio in questo periodo, per chi ha occhi e orecchie aperte…
Secondo l’ideologia gender (ridicolizzata e sminuita dai servi del Sistema) le differenze sessuali tra “maschio” e “femmina” sarebbero solo “morfologiche” e quindi senza nessuna importanza. La differenza che conta è solo di tipo “culturale”.

L’attacco alla sessualità rappresenta il più sconcertante piano di manipolazione dell’essere umano mai tentato prima d’ora nella storia.
Mentre il cervello della maggior parte delle persone è anestetizzato, stanno succedendo alcuni passaggi epocali.

- Fanno scomparire i crocifissi dalle scuole in nome della libertà religiosa, cancellando di fatto una tradizione millenaria e che piaccia o meno le nostre stesse radici e origini.

- Cancellano le diversità sessuali e insegnano a scuola la pornografia.

- Stanno letteralmente distruggendo la famiglia, in quanto ultimo baluardo e importantissimo punto di riferimento. Un uomo senza dei punti ben fermi è un burattino facilmente manipolabile. I termini “padre” e “madre” saranno sostituti dai più neutri “genitore 1” e “genitore 2”.

- Cancellano le differenze sessuali (oltre al sesso “maschile” e “femminile” vi è “altro”) per omologare tutto e tutti.

- Il bambino non è più un atto di amore ma un atto di compra-vendita. Per far nascere un bimbo infatti oggi non serve più un rapporto amoroso tra un uomo e una donna, perché bastano i soldi per “acquistarlo” tranquillamente al supermercato. Donne prive di moralità e scrupolo affittano a pagamento il proprio utero per generare un bambino che sarà poi ceduto con tanto di contratto alla nuova amorevole famiglia: coppie etero oppure due uomini o due donne o ancora una persona sola. La Vita non ha più alcun valore perché è diventata una merce che si può ordinare on-line... e se per qualche motivo non dovesse andare bene, il “pacco” lo si può sempre rispedire al mittente.

Sul gender perfino l’American College of Pediatricians - l’Associazione dei pediatri americani - a settembre 2017 ha preso pubblicamente una posizione ferma. I pediatri quindi escono allo scoperto per denunciare una deriva gravissima che sfocia nella prescrizione del Gonapeptyl Depot, ormoni di sintesi che bloccano la pubertà per consentire in seguito la trasformazione nel «genere» voluto.
Un bombardamento chimico a suon di ormoni che ha gravi rischi per la salute e l’equilibrio psichico dei bambini.
Il problema non riguarda solo i bambini americani ma tocca i bambini di tutto il mondo visto che il farmaco della Ferring spa è prescrivibile anche in Italia…

La crescita di tale fenomeno è a dir poco orripilante: secondo il Mirror in Inghilterra «50 bambini a settimana alla clinica del cambiamento di sesso. Alcuni hanno 4 anni, alcuni sono confusi, altri sono prigionieri nel corpo sbagliato».
La fortuna di questi bambini è che a Londra esiste qualcuno che può liberarli dalle sofferenze: hanno infatti aperto un reparto, pagato dal servizio sanitario nazionale, chiamato «Gender Identity Development Service (GIDS)», che soccorre «bambini, giovani e loro famiglie che sperimentano difficoltà nello sviluppo del loro genere».
Questo umanitario servizio è nella sede del Tavistock and Portman NHS - Foundation Trust, una filiale del tristemente noto Tavistock Institute di Londra, specializzato nel realizzare «cambiamenti di paradigma» nella mentalità di massa.
Il numero dei piccoli che bussano alla sua porta «è salito del 24% negli ultimi sei mesi, fino a 1302», di cui 2 di questi pazienti hanno 4 anni, altri 17 hanno solo 6 anni.
Solo dall’età di 11 anni circa il Tavistock - riconoscendo in loro «disforia di genere» - li “cura” con potentissimi e pericolosissimi ormoni per ritardare l’inizio della pubertà…
«Giunti a età più matura, 16-17 anni, possono decidere se vogliono proseguire con riallineamento del gender. Allora alle fanciulle viene somministrato testosterone e ai ragazzi estrogeni per innescare il cambiamento».
No comment.

Quindi oltre al gravoso e scandaloso obbligo vaccinale ci sono delle dinamiche estremamente inquietanti che si stanno muovendo.
Progetti che mirano all’attacco degli «adulti in divenire», come amava definire i bambini lo scienziato e filosofo Rudolf Steiner.
I nostri figli sono il bersaglio primario, e non è solo un discorso economico che indubbiamente esiste e serve al Sistema.
L’attacco, come detto, avviene su vari livelli: corpo fisico (ogm, vaccini, ormoni, farmaci, scie chimiche, ecc.), corpo astrale (paura, emozioni, ecc.) e spirito con la trasformazione e omologazione antropologica dell’essere umano….
Quindi tutte le persone che hanno ancora dei neuroni connessi, e soprattutto che amano la Vita e hanno a cuore i bambini dovrebbero andare oltre il proprio Ego e i propri problemi mentali cercando di stare uniti nella lotta.
Un popolo frammentato e diviso è la manna dal cielo per il Sistema.
Di mezzo non c’è il proprio Ego ma l’evoluzione stessa dell’umanità.
Per cui d’ora in poi quando sentite qualche sacerdote o qualche sacerdotessa aizzare le persone contro questo o contro quello sappiate che sta lavorando per l’ombra e non per la Luce!!!

Per maggiori informazioni

“L’ideologia Gender e la distruzione della famiglia”: www.disinformazione.it/gender.htm
“Sempre nuove conquiste della liberazione”: www.maurizioblondet.it/sempre-nuove-conquiste-della-libera…/
«UNISEX: la creazione dell’uomo ‘senza identità’», Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta

Marcello Pamio

«Qual è la differenza tra attraversare la strada bendato
ed entrare in ospedale?
Nessuna, in entrambi i casi rischi la vita
».
M.P.

Lo scrittore latino Publiliu Syrus nato nell’85 a.C. era convinto che «dagli errori degli altri, un uomo saggio corregge i suoi». In teoria dovrebbe essere così, ma oggi soprattutto in ambito medico le cose sono un po’ diverse…

Mortalità in Italia
In Italia ogni anno a causa di una qualche malattia muoiono circa 600.000 persone.
Secondo l’Istat nel 2014 i decessi sono stati quasi 598.670 e nel 2015 hanno superato quota 646.000.
Le principali cause in ordine decrescente sono: malattie ischemiche del cuore (69.653), malattie cerebrovascolari (57.230) e altre malattie del cuore (49.554). Poi i tumori maligni (33.386), malattie ipertensive (30.690), demenza e Alzheimer (26.600), malattie respiratorie (20.234), diabete mellito (20.183), tumori di colon/retto (18.671), tumore seno (12.330), tumori al pancreas (11.186) e via via fino al suicidio (4.147) all’ultimo posto.
Raggruppando le prime tre voci sotto “malattie cardiovascolari”, visto che tutte interessano lo stesso apparato, si raggiunge la cifra di 184.737 morti all’anno, mentre i tumori uccidono all’circa 125.000 persone.
Da qui l’arcinota classificazione che vuole al primo posto per mortalità le malattie cardiovascolari, poi i tumori. Ma è proprio così?
Dall’elenco dell’immarcescibile Istat non esisterebbero infatti per esempio le «morti iatrogene», cioè tutte quelle morti dovute a errori medici o date dagli effetti collaterali dei farmaci.
Come mai? Mancanza alquanto anomala visto che si tratta di una delle prime cause di morte al mondo!

Errori medici
Mentre da noi le morti iatrogene sono un mistero, una delle riviste scientifiche più accreditate al mondo, il British Medical Journal, se ne esce denunciando l’impatto che queste hanno sulla salute pubblica e sulle casse dei sistemi sanitari.
Il 3 maggio 2016 con un titolo inequivocabile «Errori medici, terza causa di morte in USA» («Medical error – the third leading cause of death in the US»[1]) il B.M.J. pubblica uno studio che rimarrà nella storia.
Lo firmano l’oncologo Martin Makary e il suo allievo Michael Daniel del Dipartimento di chirurgia della Scuola di Medicina della Johns Hopkins University di Baltimora negli Stati Uniti. Secondo i ricercatori gli errori medici uccidono più di 250.000 persone ogni anno su un totale di circa 2,6 milioni di decessi.
Quindi negli States il 10% delle morti per malattia sono causate da errori umani o da farmaci.
Un problema enorme.

Classificazione internazionale
Il problema però è ancora più serio di quello che si possa pensare.
A livello internazionale quando muore una persona in ospedale il medico compila un certificato assegnando un codice I.C.D. (International Classification of Disease).
Ogni malattia ha un corrispondente numero ben preciso. Se per assurdo una causa di morte NON è associata ad un codice I.C.D., cioè non è contemplata dal manuale in teoria non dovrebbe esistere.
Il punto cruciale è che «il fattore umano» sfugge a tale conteggio! Quindi tutte le cause di morte non associate a un codice semplicemente NON vengono registrate come “errori”, ma sotto un’altra voce...
Per l’O.M.S., l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 117 i Paesi ad aver adottato la codifica I.C.D. tra cui ovviamente anche l’Italia!
Come allora codificare e misurare l’errore umano?
Stiamo parlando di numeri preoccupanti: negli USA l’impatto è quantificabile intorno ai 210 - 400.000 decessi ospedalieri ogni anno.
Hanno cercato di farlo gli autori dello studio del B.M.J. sopracitato analizzando gli studi dal 1999 in poi ed estrapolando il dato in base al numero di ricoveri ospedalieri.

Manuale ICD-9-CM
Nella versione italiana di 1120 pagine della ICD-9-CM (International Classification of Diseases - 9th revision - Clinical Modification) si parla solo di «Avvelenamento da farmaci, medicamenti e prodotti biologici» e i codici vanno da 960 a 979.[2]
Nella classificazione ufficiale si contemplano i danni dei medicinali solo nel contesto di un avvelenamento e non in merito agli effetti collaterali che questi inducono. Ecco perché alle voci «errore medico», «effetto collaterale farmaco», «effetto secondario farmaco», ecc. c’è il vuoto cosmico…

Quanto è grande il problema?
Il dato americano sembra catastrofico, ma come vedremo è sottostimato…
In America la fonte che riporta le stime dei decessi annuali causati da errori medici è un report datato 1999 molto limitato e obsoleto dell’Istituto di Medicina (I.O.M.). Questo report parla di una media che va da 44.000 a 98.000 decessi annuali.
Un altro rapporto del 2004 riguardante i decessi di pazienti ricoverati associati all’Agenzia per la Qualità nella Sanità e per la Verifica della Sicurezza del Paziente riferita alla popolazione con assistenza sanitaria, ha stimato che 575.000 decessi sono stati causati da errori medici in tre anni, tra il 2000 e il 2002. Il che rappresenta poco meno di 200.000 morti all’anno.
Il Ministero della Salute americano esaminando gli archivi dei ricoverati nel 2009 riportò che 180.000 decessi tra coloro aventi assicurazione sanitaria erano dovuti a errori medici.

Death by Medicine
Un documento illuminante del 2004 si intitola «Death by Medicine» ed è firmato da un gruppo di ricercatori quali Gary Null, PhD, Carolyn Dean MD, ND, Martin Feldman, MD, Debora Rasio, MD e Dorothy Smith, PhD.
Secondo questo inquietante e fastidioso rapporto, il numero delle persone che finiscono in ospedale ogni anno in America a seguito di reazioni avverse è di oltre 2,2 milioni; circa 20 milioni sono gli antibiotici non necessari prescritti annualmente e 7,5 milioni sono le persone che subiscono procedure mediche e chirurgiche non necessarie. Mentre le persone che vengono ospedalizzate inutilmente sarebbero quasi 9 milioni.
Le loro stime sono allucinanti: 783.936 gli americani che muoiono ogni anno a causa della medicina allopatica, cioè per malasanità. Una ecatombe ogni anno. Se questi dati sono veri, il podio delle morti sarebbe occupato dal caduceo con il serpente attorcigliato…
Di questi oltre 106.000 americani morirebbero SOLO per gli effetti collaterali dei farmaci!

Situazione italiana
Secondo il Rapporto sulle «Attività di ricovero ospedaliero» del Ministero della salute italiano nel 2016 vi sono stati 8.692.371 ricoveri ospedalieri, nel 2014 sono stati 9.526.832[3] .
Negli ultimi trent’anni l’Italia è rimasto uno degli ultimi paesi occidentali nel quale si esala l’ultimo respiro più spesso nella propria abitazione, poi vi è stata una inversione di tendenza nell’ospedalizzazione della morte. Oggi la percentuale media dei decessi in ospedale raggiunge il 42%,[4] con punte del 47% al Centro Nord e del 32% al Sud e isole.[5]
Quindi quasi la metà delle persone muore in ospedale.
Quante sono le persone che da noi muoiono per cause iatrogene?

I medici ammazzano 6 pazienti su 100
In Italia ogni anno tra i ricoverati in ospedale «i medici ammazzano 6 pazienti ogni 100».
«Una cifra impressionante, ma che non stupisce, per la quantità di casi di malasanità di cui si viene conoscenza».[6]
E’ uno dei dati più significativi e soprattutto inquietanti emersi dal Simposio Internazionale di salute pubblica organizzato dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Varese nel 2005 dal titolo: «La medicina centrata sulla sicurezza del paziente».[7]
Questo è il motivo per cui l’errore medico è diventato la preoccupazione maggiore dei sistemi sanitari odierni.
Se questo 6% è corretto e se lo applicassimo a tutti i ricoveri ospedalieri, tenendo conto che oggi sono oltre 9 milioni all’anno, i morti si aggirerebbero attorno ai 500.000! Ovviamente dai 9 milioni di ricoveri vanno tolti tutti i ricoveri non gravi, e questo è il motivo per cui è difficilissimo stabilire il numero esatto di decessi causati dai medici.
Qualche dato ufficiale in più arriva dalla rivista “Rischio Sanità” del 2001: «su 8 milioni di persone che ogni anno vengono ricoverate negli ospedali italiani, ben 320.000 ne escono con danni, menomazioni e malattie che non sono correlate con il motivo che le ha portate al ricovero, ma sono dovute agli errori nelle cure ed ai disservizi ospedalieri. Errori e disservizi che fanno sì che tra questi 320.000 danneggiati ben 50.000 (ossia quasi 10 volte i morti per incidente stradale) muoiono».[8]
Quindi gli errori commessi dai medici hanno una mortalità che supera il 15%.
Dati questi del 2001, per cui se venissero aggiornati tenendo conto degli attuali 9 milioni di ricoveri, le persone che ogni anno subiscono un danno più o meno grave dall’apparato medico sarebbero circa 360.000, con la conseguente crescita anche delle morti.
Quanti dei 50-60.000 morti all’anno per errori medici sono dovuti agli effetti collaterali dei farmaci?

Pharmakiller

«Il motivo principale per cui assumiamo così tanti farmaci
è semplice: le aziende farmaceutiche non vendono farmaci,
ma bugie sui farmaci
»
Peter C. Gøtzsche[9]

Compreso che gli I.C.D., (casualmente) non contemplano le morti da farmaco per cui le registrazioni sono totalmente incomplete, si possono estrapolare dati statistici partendo dal presupposto che i vari sistemi sanitari compiano gli stessi errori nei vari paesi occidentali.
Se negli Stati Uniti ogni anno muoiono per farmaci/vaccini oltre 100.000 persone, tenuto conto che il rapporto tra la popolazione italiana è circa un quinto di quella americana, da noi ogni anno potrebbero morire a seguito di effetti avversi ai farmaci circa 20.000 persone.
La conferma di questa stima arriva da uno studio norvegese, condotto in modo accurato, che ha calcolato nel 9-10% la percentuale delle persone morte in ospedale per ragioni direttamente connesse ai farmaci.[10]
Siccome circa un terzo delle morti avviene in ospedale le percentuali portano ad una stima di circa 20.000 morti a causa dei soli farmaci.
Quindi su quelle 50.000 morti per cause iatrogene in Italia, quasi la metà, ben 20.000 potrebbero essere dovute alle molecole chimiche.
Numeri preoccupanti che nessuno ha il coraggio di denunciare, ma ancora ampiamente in difetto...
Le persone che ogni anno muoiono (a casa o in ospedale) per malattia cardiovascolare sono morte a causa della patologia o dei farmaci? Mix di droghe come antipertensivi, anticoagulanti, statine per il colesterolo, protettori gastrici, inibitori di pompa, antiacidi, ecc... Le persone che ogni anno muoiono (a casa o in ospedale) per tumore sono morte per la patologia o per i protocolli imposti dal Sistema sanitario: chemio e radioterapia?
Mentre nel primo caso i dati non ci sono, in ambito oncologico le conferme esistono.
La chemioterapia ha effetti molto negativi sul cuore al punto che 1 paziente su 3 muore non di cancro ma a causa delle terapie oncologiche.
Lo studio pubblicato sul «Journal of the American College of Cardiology» ha analizzato le cause di decesso in 1807 pazienti sopravvissuti al cancro. A distanza di 7 anni circa il 33% muore per disturbi cardiaci e il 51% per la malattia per la quale era in cura, cioè di tumore. Vista questa altissima mortalità entro un settennio dall’inizio delle cure, sarebbe molto interessante conoscere i dati di sopravvivenza dopo 10 o 20 anni…
Detto questo, sapendo che in Italia sono oltre 170.000 le persone che ufficialmente muoiono “di cancro” ogni anno[11], si potrebbe dedurre che oltre 50.000 persone potrebbero essere uccise ogni anno dalla chemioterapia!

Non finisce qua perché c’è anche lo studio pubblicato firmato da Grame Morgan (professore associato di radiologia al Royal North Shore Hospital di Sidney), Robyn Ward (professore oncologo all’University of New South Wales), Michael Barton (radiologo e membro del Collaboration for Cancer Outcome Research and Evaluation del Liverpool Health Service di Sidney).
Tale ricerca epocale dal titolo: «The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in adult malignancies» («Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a cinque anni dei tumori in adulti») è stata pubblicata su una delle più prestigiose riviste di oncologia del mondo, la «Clinical Oncology», nel dicembre 2004.
Il loro meticoloso studio si è basato sulle analisi di tutti gli studi clinici randomizzati (RTC) condotti in Australia e negli Stati Uniti, nel periodo da gennaio 1990 a gennaio 2004. L’analisi ha interessato 225.000 persone malate nei 22 tipi di tumori più diffusi, e «curate» solo con chemioterapia.
Quando i dati erano incerti, gli autori hanno deliberatamente stimato in eccesso i benefici della chemioterapia. Nonostante questo, lo studio ha concluso che la chemioterapia non contribuisce più del 2% alla sopravvivenza (Australia 2,3% e Stati Uniti 2,1%).
«Molti medici continuano a pensare ottimisticamente che la chemioterapia citotossica possa aumentare significativamente la sopravvivenza dal cancro», scrivono nell’introduzione gli autori.
Gli autori hanno messo in evidenza che, per ragioni spiegate nello studio, i risultati raggiunti (circa il 2%) dovrebbero essere visti come il limite massimo di efficacia della chemio!

La domanda che sorge spontanea è la seguente: se la chemio contribuisce alla sopravvivenza a 5 anni solo in un miserrimo 2% dei malati tumorali, al rimanente 98% cos’è accaduto? Sono vivi oppure no?
A confermare ulteriormente la pericolosità della chemioterapia arriva uno studio recentissimo pubblicato il 31 agosto 2016 sulla prestigiosa rivista «Lancet Oncology» dal titolo: «Studio osservazionale sulla mortalità a trenta giorni dopo il trattamento antitumorale per il cancro al seno e al polmone in Inghilterra».
Secondo la ricerca la chemioterapia può nuocere gravemente fino al 50% dei pazienti.
Per la prima volta i ricercatori inglesi hanno esaminato il numero di malati deceduti entro trenta giorni dall’inizio della chemioterapia e il risultato conferma il rischio dei protocolli medici oncologici.
L’indagine ha rilevato che in Inghilterra circa l’8,4% dei pazienti con cancro del polmone e il 2,4% di quelli affetti da tumore del seno sono deceduti entro 30 giorni dall’avvio del trattamento, ma in alcuni ospedali si supera addirittura il 50%!
Quindi in Italia i morti causati dalla chemio superano sicuramente i morti causati dal cancro!

I FANS
Un esempio per tutti potrà far capire meglio quello che sta accadendo.
I FANS sono farmaci antinfiammatori non steroidei molto potenti, pericolosi e utilizzati da milioni di persone. Il più famoso e “banale” è l’aspirina!
Banalità a parte, ogni anno diverse migliaia di persone (limitandosi solo agli effetti collaterali più noti) vengono uccise da ulcere gastriche sanguinanti e da crisi cardiache provocate da questi medicinali.
Ovviamente all’atto della registrazione la causa di morte sarà «infarto» o «perforazione gastrica» e non certo «effetto collaterale del farmaco»!
Una stima fatta in Inghilterra sui morti per ulcere perforate tra gli utilizzatori di questi farmaci denunciava circa 3.700 morti all’anno. Applicando questa stima alla popolazione americana e italiana si possono attendere da noi circa 4.000 morti, mentre negli States circa 20.000 ogni anno.
Solo per un farmaco!

I 10 farmaci più prescritti nel 2015[12]

I primi dieci principi attivi per spesa convenzionata di classe A-SSN:

Pantoprazolo: inibitore pompa protonica (296 milioni di €)
Rosuvastatina: ipercolesterolemia (268 milioni di €)
Salmeterolo: broncodilatatore (247 milioni di €)
Lansoprazolo: inibitore pompa protonica (227milioni di €)
Atorvastatina: ipercolesterolemia (202 milioni di €)
Omeprazolo: inibitore pompa protonica (193 milioni di €)
Amoxicillina: antibiotico (178 milioni di €)
Simvastatina: ipercolesterolemia (165 milioni di €)
Esomeprazolo: inibitore pompa protonica (162 milioni di €)
10° Enoxaparina sodica: prevenzione coaguli (152 milioni di €)

Tra i primi dieci farmaci più venduti in Italia vi sono addirittura quattro inibitori di pompa protonica e tre statine!
Le statine servono per abbassare il colesterolo ematico, mentre gli inibitori vengono usati per svariate situazioni gastriche (iperacidità, gastrite, ulcere, reflussi, ecc.).
Questi dati sono illuminanti perché mettono in evidenza la situazione culturale e nutrizionale dell’italiano medio. Il suddito italiota invece di migliorare il proprio stile di vita con movimento, alimentazione, masticazione, ecc. s’imbottisce di droghe i cui effetti collaterali scateneranno altre patologie. Poi queste patologie saranno curate con altri farmaci, e via così fino alla morte prematura.
Prendiamo i due farmaci più utilizzati: il Pantoprazolo e la Rosuvastatina e vediamo cosa riportano i foglietti illustrativi.

Pantoprazolo:

Altre patologie gravi (frequenza non nota): ingiallimento della pelle o del bianco degli occhi (grave danno alle cellule epatiche, ittero) o febbre, ingrossamento dei reni talvolta con dolore ad urinare e dolore lombare (grave infiammazione dei reni che può portare anche ad insufficienza renale).[13]

- Alterazione o completa perdita del senso del gusto; dolore alle articolazioni; dolori muscolari; febbre alta; gonfiore delle estremità; reazioni allergiche; depressione…

Non Comune (può interessare fino a 1 persona su 100)

- Aumento degli enzimi epatici.

Raro (può interessare fino a 1 persona su 1.000)

- Aumento della bilirubina; aumento dei livelli di grasso nel sangue; drastica diminuzione dei granulociti circolanti...

Rosuvastatina:

Cardiovascolari: ipertensione, angina pectoris…

Sistema nervoso: polineuropatia, neuropatia periferica...

Endocrini: diabete mellito, anomalie della tiroide.

Epatici: incremento delle transaminasi, ittero

Gastrointestinali: diarrea, nausea; costipazione, gastroenterite, vomito, gastrite...

Muscoloscheletrici: mialgia, dolore alla schiena; miopatia; artrite, artralgia...

Urogenitali: infezioni delle vie renali; proteinuria, ematuria…

Solo questi due farmaci sono in grado di provocare dolori vari, neuropatie e disturbi seri al fegato.
Tutto questo che impatto potrebbe avere sulla salute dei consumatori abituali?
La persona inizia a prendere una statina e/o inibitore di pompa e poco a poco si troverà ad avere problematiche e disfunzioni epatiche (con entrambi i farmaci), ipertensione (con le statine), ipercolesterolemia (con l’antiacido) e dolori alle articolazioni (con tutti e due).
Da un solo farmaco, passerà nell’arco di pochissimo tempo a prendere altre medicine per altre patologie, mettendosi di fatto in un terreno pericolosissimo che può franare in ictus, infarti, aneurismi, ischemie, ecc.
Sarà un caso che i primi tre principi attivi di automedicazione a maggiore spesa nel 2015[14] sono antinfiammatori e antidolorifici?
Diclofenac: FANS antinfiammatorio
Ibuprofene: FANS antinfiammatorio
Paracetamolo: analgesico e antipiretico.

Sarà un caso che in Italia diversi milioni di persone soffrono di dolori e/o infiammazioni e per questo stanno ingollando pasticche ogni giorno? Questi dolori/infiammazioni non potrebbero essere causati da farmaci?
La medicina ufficiale, come sempre facendo acqua da tutte le parti, non è in grado di dare risposte concrete, figuriamoci nell’eziopatogenesi di queste problematiche, per cui la causa iatrogena non si può scartare a priori...

Conclusione
La situazione della salute pubblica è allarmante: centinaia di migliaia di persone ogni anno vengono letteralmente e fisicamente stecchite dai farmaci e nessuno lo dice!
Sentiamo continue idiozie sulla salute dell’uomo, sui progressi della scienza, ecc. da parte di esperti in trasmissioni televisive create ad arte, o da testimonial ben oliati dalle industrie chimiche.
La realtà è che l’uomo (bambini in primis) è sempre più ammalato. Come mai?
La condizione in Italia è pressoché sovrapponibile a quella degli altri paesi industrializzati e moderni. D’altronde non è così strano visto che le più importanti università, pubbliche e private, sono gestite e controllate dalle industrie che sfornano droghe.
I principi attivi di questi farmaci (quindi anche i loro danni) sono i medesimi in tutto il mondo e i camici bianchi si blindano nascondendosi dietro i protocolli ortodossi, decisi da gruppi di studio o panel pagati dalle stesse lobbies.
Per non parlare della ricerca scientifica che a livello globale è finanziata solo dai soliti capitali privati...
La medicina allopatica, ottusamente centrata sui protocolli, e completamente miope a tutto quello che di naturale esiste, è ormai allo stadio terminale, e prenderne coscienza è fondamentale e prioritario, se ci si vuole salvare la pelle.
Il fallimento dell’intero sistema è provocato da comportamenti criminali, da una profonda ignoranza e dalla corruzione e impotenza degli enti regolatori.
Risultato? Oggi farmaci e vaccini, prodotti di punta dalle industrie plurimiliardarie e autorizzati da enti totalmente “porosi”, uccidono più delle guerre e della malavita organizzata!

[1] «Medical error-the third leading cause of death in the US», 3 may 2016, www.bmj.com/content/353/bmj.i2139

[2] www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2251_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf

[3] Ministero della salute www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?menu=notizie&p=dalministero&id=2193

[4] Elaborazioni su dati archivio Istat cause di morte

[5] Idem

[6] «Il 6% dei pazienti muore per errore medico», Corriere della Sera, 24 settembre 2005 www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/09_Settembre/24/medici.html

[7] «I medici ammazzano 6 pazienti ogni 100», La Gazzetta del Mezzogiorno, 24 settembre 2005, www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/38978/i-medici-ammazzano-6-pazienti-ogni-100.html

[8] «Malpractice: costi e rimedi non sono solo assicurativi», editoriale “Rischio sanità”, giugno 2001

[9] Peter C. Gøtzsche, medico e chimico ha pubblicato più di 70 articoli scientifici nelle cinque riviste mediche più accreditate al mondo e uno dei responsabili del Cochrane Methodology Review Group

[10] «Drug-related deaths in a department of internal medicine», Ebbesen J, Buajorded I, Erikssen J, Arch Intern Med. 2001; 161:2317-23

[11]I tumori come causa di morte”, I numeri del cancro, Italia 2016, AIOM Associazione italiana di Oncologia Medica, http://www.registri-tumori.it/PDF/AIOM2016/I_numeri_del_cancro_2016.pdf

[12] Idem

[13] Foglietto illustrativo del Pantoprazolo Zentiva Italia 20 mmg, compresse gastroresistenti» della Sanofi Pasteur, www.zentiva.it/prodotti/foglietti-illustrativi/pantoprazolo-zentiva-italia-20mg

[14] «L’uso dei farmaci in Italia», Rapporto nazionale anno 2015, AIFA


Marcello Pamio

«Che il tuo cibo sia la tua medicina e la tua medicina il cibo» diceva il grande Ippocrate. In tempi più recenti il doppio Premio Nobel Linus Pauling ripeteva instancabilmente che «un’alimentazione ottimale è la medicina del futuro». Siamo sicuri: alimenti come medicine?
Se fosse vivo Ippocrate non potrebbe mai e poi mai fare il medico, perché mai come oggi la medicina è stata così lontana dagli insegnamenti dietetici del grande greco.
Attualmente nel pianeta siamo circa 7 miliardi di persone, che probabilmente saliranno a 10 entro metà di questo secolo. La fame e la malnutrizione potrebbero tranquillamente essere debellate una volta per tutte se ci fosse la reale volontà politica ed economica di fare ciò. La distribuzione ottimale delle risorse alimentari disponibili nel mondo non si può fare perché il Sistema non lo vuole fare. Semplice.
Quello che vediamo e leggiamo è una presa in giro, pura propaganda.

Fa molto comodo la situazione per il semplice fatto che l’opulente occidente divora letteralmente almeno l’80-90 per cento delle risorse planetarie, per cui viene da sé che la restante popolazione deve morire di fame: è una banale legge economica! Non a caso le grandi istituzioni sovranazionali dall’Unicef al WFP (World Food Program, programma alimentare mondiale) sono fumo negli occhi: non aiutano realmente le popolazioni terzomondiste nel prodursi e coltivarsi il cibo e nell’estrarre l’acqua dal sottosuolo, perché vanno in quei paesi per vaccinare, e non contro le malattie infettive ma per rendere sterili le donne in età fertile.
Si chiama controllo demografico. D’altronde se per il nostro benessere consumiamo le riserve mondiali è ovvio che per mantenere l’equilibrio qualcuno deve per forza morire di fame! Chi non lo capisce è un ipocrita che non vuole vedere la triste realtà. Il Terzo Mondo viene appositamente mantenuto in queste condizioni.

Il paradosso è il raffronto tra Nord e Sud: un mondo spaccato in due.
Le persone sovrappeso nel mondo hanno superato i 2 miliardi nel 2013, cioè un terzo della popolazione globale. Nel 2010, dai 3 ai 4 milioni di persone sono morte a cause di complicanze legate all’obesità. Dall’altra parte oltre 2 miliardi di persone sono malnutrite e 36 milioni di bambini muoiono ogni anno di fame.
Questo è il cappello introduttivo per preparare il terreno e dare voce ad una gola profonda del sistema agro alimentare. Sto parlando di Christophe Brusset che, dopo aver lavorato per vent’anni nell’industria come dirigente di alto livello per aziende molto importanti, ha deciso di infrangere la legge dell’omertà e per lavarsi un po’ la coscienza ha scritto il libro: «Siete pazzi a mangiarlo».
Nero su bianco ha riportato i misfatti e i crimini che avvengono quotidianamente nelle industrie e nella GDO, Grande Distribuzione Organizzata, cioè le catene dei supermercati.
Il grosso problema è che alla fine della fiera sono i consumatori a rimetterci non solo i soldi ma soprattutto la salute…

Scandali quotidiani
Gli esempi sono infiniti. Nel settembre 2008 scoppia in Cina l’enorme scandalo del latte contaminato da melammina, uno dei principali costituenti della fórmica. Una sostanza chimica molto tossica aggiunta volutamente per fortificare il latte, cioè farne aumentare la parte proteica. La frode è stata così ampia che non solo la maggior parte del latte circolante in Cina è stato contaminato, ma anche tutti i prodotti derivati: yogurt, formaggi, cioccolato, biscotti, ecc.
Nell’aprile 2011 circa 300 mila panini vengono “ingialliti” artificialmente tramite l’aggiunta di un colorante tossico che simula la presenza del mais.
Nel novembre 2011 mega retata per un traffico di maiali trattati con clembuterolo, un anabolizzante cancerogeno.
A maggio dell’anno successivo scoppia il caso degli orticoltori che trattavano i cavoli con formolo, un noto cancerogeno, usato per migliorarne la conservazione.
Questi sono solo alcuni dei numerosissimi scandali che riguardano i cinesi, ma attenzione a non pensare che tutto ciò non interessi l’Europa e l’Italia.
Sono quasi 5 i miliardi di euro in prodotti alimentari cinesi importati in Europa in un solo anno, il 2013.

Guerra al prezzo
Christophe Brusset descrive nel dettaglio decine di casi inquietanti in cui il consumatore viene letteralmente truffato.
Egli infatti ha comprato navi intere cariche di semi di senape indiana, canadese o australiana per produrre tonnellate di “senape di Digione” in Germania e in Olanda. Le famose “erbe di Provenza” non vengono coltivate nella nota regione francese, ma il timo arriva dal Marocco o dall’Albania, il basilico e la maggiorana dall’Egitto e il rosmarino dalla Tunisia.
A livello industriale e legale quello che conta non sono i singoli ingredienti ma la ricetta!
Le società agro alimentari comprano nei paesi in cui si coltiva o alleva al prezzo più basso (con i rischi che non possiamo nemmeno immaginare) perché lo impone la Grande Distribuzione (GDO).
Le centrali di acquisto della GDO si contano sulle dita di una mano e lavorano in totale monopolio. Per ridurre i costi di acquisto spremono gli industriali i quali si rifanno ovviamente sui produttori, coloro che realmente lavorano. I produttori non potendo alzare il prezzo per sopravvivere e per accedere alla distribuzione calano le braghe producendo a prezzi bassissimi, spesso senza guadagno. In tutta questa filiera a rimetterci è ovviamente la qualità finale dei prodotti e in ultima istanza il consumatore e la sua salute, ma business is business.

Alimenti tecnologici
Certamente uno dei reparti più importanti di ogni impresa alimentare è il R&S, Ricerca e Sviluppo. Reparto supersegreto in cui lavorano ingegneri del gusto, aromatieri e tecnici in laboratori supertecnologici.
Cosa c’entrano questi con un sano e buono alimento? Assolutamente nulla. Questi individui lavorano infatti per creare “aromi” e “additivi” vari proprio per ingannare il “gusto” dei consumatori.
Il punto cruciale è che alla base di tutto lavorano con alimenti scandalosamente privi di gusto, totalmente morti e quindi invendibili. E’ il maquillage chimico alimentare.
A livello industriale un prodotto alimentare è sempre una questione di tecnologia.
Attualmente sono diverse centinaia gli additivi chimici permessi dalla normativa: per il colore, il sapore, la conservazione, per addensare, per abbassare le calorie, per evitare che schiumi, perché luccichi, crocchi, ecc. Si chiama estetica alimentare.
La chimica oramai ha inventato aromi per tutti i tipi, anche i più impensabili. Esiste l’aroma di “ketchup”, di “maionese”, di “pollo arrosto”, perfino aromi di “frutta”, “formaggi”, “manzo bollito” o “arrosto”, per arrivare all’aroma di “pane” e di “burro”. Non c’è più limite alla fantasia perversa degli ingegneri del gusto: sono in grado di copiare chimicamente qualunque cosa.
Se poi la chimica usata nei processi di lavorazione finisce nel piatto, chissenefrega, mica sono tenuti a dirlo. Nulla infatti obbliga il produttore a informare il consumatore che si sta mangiando sostanze chimiche cancerogene (nitriti negli insaccati, benzopirene nei prodotti affumicati), neurotossiche (solventi organici come l’esano usato per estrarre oli e aromi) o allergizzanti come i solfiti. Il caso dei coloranti “azoici” è emblematico. Danno stabilità chimica, intensità di colore e lunga conservazione. Tutte caratteristiche lodevoli per le industrie e la GDO. In confronto ad un colorante naturale sono cinque volte più vivaci e soprattutto molto più economici. Da luglio 2010 i produttori devono indicare a tale riguardo sulla confezione «può influire negativamente sull’attività e sull’attenzione dei bambini».

Immagine del prodotto
Una delle regole fondamentali del marketing è che l’idea che ci si fa del prodotto è più importante del prodotto stesso e della sua qualità. Giustamente nelle società dell’illusione non si mette al centro la qualità del prodotto ma la sua estetica!
Vengono a tal proposito scomodati i geni creativi che scelgono il linguaggio giusto, le illustrazioni, i colori, le dimensioni dei caratteri, ecc. il tutto per ingannare i consumatori e farli comprare.
Al supermercato quindi non compriamo un alimento ma quello che un pubblicitario ha creato per noi.
Nespresso non vende caffè ma un’esperienza; la Ferrari non vende auto, ma sogni; Danone non vende yogurt ma prodotti “sani” per il corpo; Apple non vende telefoni ma innovazione, ecc.
Generalizzando, negli scaffali dei supermercati non troviamo alimenti, ma prodotti tecnologici in grado di persuaderci e ingannarci. L’immagine che veicolano, con un bel colore verde, la scritta “Naturale al 100%”, ecc. creano l’idea che siano sani quando invece sono chimica allo stato puro.

Made in China
Il Paese della Grande Muraglia è diventato l’esportatore numero uno al mondo per svariati prodotti “alimentari”, per esempio aglio, miele e non solo. Il caso del miele è illuminante.
La Cina esporta ogni anno 300.000 tonnellate di nettare delle api, e purtroppo frodare su questo derivato è assai semplice. All’inizio hanno cominciato a tagliare il miele con l’acqua. Siccome il miele è un antibiotico naturale può contenere fino al 18% di acqua senza alterarsi troppo. Qualche produttore si è fatto prendere la mano aumentando la percentuale, così alcune partite hanno iniziato a fermentare durante il lungo trasporto. La soluzione è stata di aggiungere una bella dose di antibiotici di sintesi che stabilizzano il prodotto e sono gradevoli al palato dell’ignaro e inconsapevole consumatore.
Ma le sorprese nel paese di Mao non finiscono mai.
Il miele è zucchero naturale, e per la precisione fruttosio (circa il 40%) e glucosio (30% circa). Gli amici cinesi aggiungono con discrezione “zuccheri esogeni” come lo sciroppo di glucosio (prodotto da mais e frumento), il quale è molto economico.
Purtroppo l’eccesso di glucosio fa cristallizzare troppo il miele, per tanto i cinesi sono corsi al riparo aggiungendo fruttosio liquido derivato da cereali.
Alla fine milioni di persone stanno mangiano qualcosa che non ha nulla a che vedere col miele, ma una mistura di zuccheri artificiali (sciroppo di glucosio e fruttosio) colorati col caramello e aromatizzati.
Attenzione, come detto prima, i consumatori di questo pseudo-miele non hanno gli occhi a mandorla ma sono occidentali, Italia compresa. Vedremo a breve come si possano eludere i controlli ed entrare nel mercato europeo senza tanti problemi fiscali e soprattutto sanitari…

Simsalabim: la dogana non c’è più
La regola dell’inganno è questa: più frontiere si passano, più ci sono soggetti coinvolti e documenti diversi in varie lingue più è difficile per le dogane o i servizi sanitari seguire tutto e capire bene cosa succede.
Diversi paesi a livello di controlli sono molto più lassisti di altri. Di solito per fare entrare in Europa e sdoganare dei container di prodotti si usano “porti” come Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Vengono importate in Europa grandissime quantità di prodotti diversi che devono pagare dazi doganali al loro ingresso.
L’esempio delle nocciole e dello zafferano può far capire il meccanismo usato sempre più spesso.
La Turchia è il primo produttore mondiale di nocciole, che finiscono nelle creme spalmabili, nel cioccolato, ecc. Le nocciole turche sono ampiamente sovvenzionate dallo stato e vengono irrorate senza pudore da grandi quantità di pesticidi vietati in Europa.
Per evitare di far pagare le tasse doganali e per sfuggire ai controlli sanitari le nocciole turche vengono spedite per nave in Dubai (dove le nocciole non pagano dazi) e poi subito spedite in Europa. Sono le stesse nocciole, salvo che non sono più turche ma sono diventate greche. Il tutto con documenti di accompagnamento ufficiali e quindi esonerate dai dazi doganali e senza l’obbligo dei certificati sanitari.
Ecco il meccanismo diabolico che fa entrare nel mercato italiano milioni di prodotti pregni di pesticidi cancerogeni e magari venduti come «prodotto italiano»…
L’Iran è il produttore numero uno di zafferano. La Spagna compra lo zafferano dall’ex Persia e lo esporta negli USA. Così gli americani bypassano l’embargo comprando zafferano iraniano sotto bandiera spagnola.

Pesticidi come se piovesse
Il tè venduto nel mondo è quasi tutto pregno di pesticidi. Solo dalla Cina escono migliaia di tonnellate di foglie tossiche che circolano ovunque.
Se venissero fatte sistematicamente le ricerche e le analisi complete di pesticidi su verdura, frutta, ecc. che arrivano dai maggiori paesi produttori i risultati sarebbero inquietanti. Almeno il cento per cento dei prodotti contiene insetticidi, fungicidi, erbicidi, ecc., e non solo un tipo, ma almeno tre o quattro tipi diversi. Ma sappiamo che questi controlli non vengono fatti …
I lavoratori sfruttati nei paesi in cui la chimica fa da padrone sono i nuovi schiavi.
Un lavoratore non qualificato nei paesi del Maghreb (Tunisia, Algeria, Marocco) prende 4 euro all’ora, nei paesi dell’Europa centrale e orientale circa 8 euro all’ora, in Cina e Vietnam 2 euro. Mentre in Francia sono 20 euro al giorno.
Ecco spiegato il motivo per cui le industrie delocalizzano in questi paesi: sfruttano la manodopera a prezzi stracciati, l’iniquità fiscale ma soprattutto l’assenza di controlli e di leggi sanitarie.

Marmellata di fragole senza fragole
Venghino signori, venghino….
Siamo abituati a pensare che il vasetto di marmellata di fragola che troviamo sullo scaffale sia composto appunto da marmellata. Ma è proprio così?
La nonna faceva bollire fragole con zucchero per poi versare il tutto dentro dei vasetti di vetro precedentemente bolliti.
L’industria ha evoluto questo processo a tal punto che non servono più le fragole…
Ecco la ricetta: sciroppo di fruttosio e glucosio (zuccheri normalmente presenti nelle fragole e quindi indispensabili per ingannare le analisi), acqua, succo concentrato di frutti di bosco per dare il colore, acheni di fragola (i semini delle fragole) come marcatore visivo per conferire autenticità, pectina e ovviamente aroma di fragola. Ecco a voi una marmellata di fragola senza fragole che al palato, spalmata magari su una fetta di pane caldo, ricorda perfettamente il dolcissimo e rosso frutto primaverile.
La differenza è sostanziale, perché mentre la marmellata della nonna era buona e faceva bene, la marmellata dell’industria mi predisporrà al diabete e alle altre malattie dismetaboliche. Il motivo è semplicissimo e ben risaputo: il fruttosio usato industrialmente (che non ha nulla da spartire col fruttosio naturalmente contenuto nella frutta e nel vero miele) favorisce la produzione di un ormone che stimola l’appetito. Quindi più ingurgitiamo fruttosio e più mangeremo. Non solo, ma come ha dettagliatamente spiegato uno studio pubblicato dalla Mayo Foundation for Medical Education and Research: «il fruttosio è il principale motore del diabete».

Mea culpa
In conclusione va sottolineata una cosa importante. Alle industrie e alle catene di distribuzione interessano solo una cosa: i soldi! Non importa la qualità dei prodotti, la salute e il benessere dei consumatori, ma solo i soldi.
Questa realtà oggettiva ci mette davanti allo specchio. La responsabilità dell’attuale situazione è nostra, perché siamo noi che continuiamo a pagare, finanziare e sostenere l’industrializzazione mortifera della vita, che sta portando alla rovina non solo la salute pubblica ma anche quella animale e dell’intero pianeta. Se compriamo cibi morti, raffinati, pastorizzati, pregni di chimica, ecc. le industrie ce li faranno trovare gentilmente sugli scaffali. E’ una legge commerciale spietata ma precisa.
Il punto è che se cambiamo noi, cambiano per forza anche loro. Se prediligiamo prodotti biologici e biodinamici diamo un segnale politico, economico ed industriale forte e preciso.
Idem se compriamo cibo locale evitando il più possibile “roba” che arriva da un altro continente di cui non conosciamo nulla e non sapremo mai nulla.
Purtroppo anche nel mondo del biologico il meccanismo distributivo è molto similare.
Il monopolio della distribuzione è al lavoro anche in questo mondo, con gli stessi risvolti negativi della GDO: sempre più alimenti infatti (semi, legumi, cereali, ecc.) vengono acquistati dai paesi che abbiamo appena visto, il tutto per abbattere il prezzo (di acquisto e non certo quello per il consumatore).
Così facendo però stiamo portando al patibolo e a morte certa moltissime attività agricole locali e nazionali. Perché si deve comprare il riso bio dalla Cina quando si può coltivare qua? Quali sono le garanzie per i consumatori che il riso o i fagioli bio (cinesi, vietnamiti, ecc.) sono coltivati in modo ottimale? Un’azienda locale è possibile visitarla per vedere l’ambiente interno e come lavora, una cinese nello Xinjang (tra Mongolia e Kazakistan, sede della produzione mondiale del pomodoro e del concentrato) diventa impossibile.
Per fortuna i GAS, Gruppi di Acquisto Solidali sono in crescita esponenziale e rappresentano una alternativa validissima e sicura a tutto quello che abbiamo visto.
A noi la scelta: continuare a mangiare schifezze inenarrabili - però molto economiche - che predisporranno il terreno organico verso qualsiasi malattia moderna, oppure decidere di cambiare rotta dando i nostri soldi a coloro che lavorano bene e che rispettano sia l’uomo che la Terra.
Ricordando sempre che la Vita è ciclica: quello che apparentemente pensiamo di risparmiare pagando poco gli alimenti prima o poi lo pagheremo sotto forma di malattie, esami, tempo per visite dal medico o in ospedale, ecc.

Tratto dal libro "Siete pazzi a mangiarlo", ed. Piemme

Marcello Pamio

Stanno accadendo cose che voi sudditi non potete immaginare…
Anagrammare la citazione di «Blade Runner» diviene obbligatorio per descrivere quello che sta interessando gli Stati Uniti d’America. Talmente dirompenti sono alcuni eventi che giustamente nessun giornale, telegiornale o radio in Italia ne ha parlato. Quando ciò avviene, quando i megafoni del mainstream evitano di parlarne significa che l’affare è molto grosso!
Andiamo per ordine.

Donald Trump è indubbiamente uno dei presidenti più criticati della storia americana. Non ci vuole poi tanto visto che non avendo filtri mentali gli drena fuori tutto dalla scatola cranica, per cui non riesce a celare l’arroganza, la tracotanza e l’ignoranza abissale; non può nemmeno nascondere il toupè arancione sotto un cappello da cowboy. Il suo modo e il suo essere non piacciono alle persone, soprattutto dopo aver sostituito il “democratico”, forbito ed elegante Barack Obama.
Ma che Trump non piaccia ai sudditi conta pochissimo, il vero problema è che non piace all’establishment, al Governo Ombra che da sempre gestisce la politica interna ed estera americana.
Il Governo invisibile ha SEMPRE messo lo zampino sulle elezioni presidenziali dettandone le politiche. Non è un caso infatti che i presidenti che non hanno piegato la testa hanno avuto incidenti, strane malattie o subito attentati…
Una cosa è certa: Trump non doveva essere eletto. Tutto qua.

I Poteri Forti avevano già concordato e stabilito il successivo inquilino della Casa Bianca, si doveva dare una mano di rosa alle nere pareti: dopo Obama infatti toccava a “Killary” Clinton.
Le hanno provate tutte e infatti qualche giorno fa Donald Trump è tornato di nuovo all’attacco del Dipartimento di Giustizia e del «Deep State» - il Governo ombra, dicendo che Hillary Clinton dovrebbe essere arrestata per quello che ha fatto prima e dopo la campagna elettorale (President Donald Trump on Tuesday renewed has attack on his “deep state” Justice Department, and said a top aide to 2016 election rival Hillary Clinton should be jailed).
Contro ogni (loro) logica, contro ogni (loro) previsione e manipolazione delle schede elettorali alla fine qualcosa non è andato come doveva. Quasi sicuramente c’è stato lo zampino di uno stato estero che ha evitato l’ennesima truffa elettorale e la sua impronta è ben chiara al Governo Ombra…

Quindi Trump sta dando molto fastidio ai potentati che comandano, e questo è il motivo per cui la sua vita era oggettivamente in pericolo.
Dico era perché pochi giorni prima di Natale, esattamente il solstizio del 21 dicembre 2017, Trump ha firmato l’Ordine Esecutivo nr. 13818 dal titolo: «Executive Order Blocking the Property of Persons Involved in Serious Human Rights Abuse or Corruption» , che tradotto fa più o meno così: «Ordine esecutivo che blocca le proprietà delle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani o di corruzione».
L’Ordine in pratica colpisce chiunque si renda colpevole di violazioni dei Diritti Umani e di corruzione, non solo negli USA ma anche nel mondo intero. Quindi colpisce tutti, governi esteri inclusi e pure i loro funzionari. Tutti. E li va a colpire nel punto più dolente: i soldi, gli immobili, le azioni, ecc. con il blocco e la confisca. Colpo di genio.

Cosa intende l’amministrazione Trump per violazione dei Diritti Umani e perché uno come lui, che non è certo il Dalai Lama, se ne preoccupa?
I Diritti Umani sono tutti i diritti sacrosanti dell’uomo, ma qui hanno voluto non a caso toccare l’angoscioso mercato della pedofilia, il traffico di bambini e minori.
Il motivo è molto semplice: Trump sa perfettamente che l’abuso di minori venduti e tutto il marcio mondo della pedo-pornografia toccano i vertici più alti del Governo Ombra.
Lo sa con cognizione di causa perché ha parlato con le gole profonde che lo denunciano da anni, come per esempio Kevin M. Shipp, ex pezzo da novanta della CIA.
Nulla di nuovo all’orizzonte: giornali come Washington Times, New York Post e il Guardian ne hanno parlato riportando le notizie sui cosiddetti «Voli Lolita», voli su jet privati per orge con minori organizzati dal miliardario pedofilo Jeffrey Epstein. Orge in the sky o in the fly…
A questi viaggetti abominevoli, secondo gli atti del processo che condannò Epstein, hanno partecipato personaggi importantissimi della politica, dell’economia, della finanzia, ecc.
E’ saltato fuori perfino il nome dell’ex presidente Bill Clinton...
A Clinton - oltre alle giovani rotondette stagiste sotto il tavolo - sembrano piacere molto anche i viaggetti aerei: avrebbe infatti partecipato a ben 26 voli nei cieli….
L’elenco è corposo, non c’è solo Clinton: i nomi di altissimo rango trovati nell’agenda ‘nera’ includono Tony Blair, Michael Bloomberg e moltissimi altri che rimangono sconosciuti e lo rimarranno per sempre.

Quindi con l’Ordine Esecutivo 13818 Trump ha voluto dare un messaggio chiaro al Governo Ombra, minandone le fondamenta e scoperchiando pubblicamente il Vaso di Pandora.
Ma non finisce qua perché la genialata è stata inserire nel testo le seguenti parole: «Io perciò decido che i gravi abusi dei Diritti Umani, e la corruzione, nel mondo costituiscono un’insolita e straordinaria minaccia alla sicurezza nazionale»…
Colpo di scena strepitoso.
Non tutti sanno che quando un presidente americano pronuncia le paroline magiche: «minaccia alla sicurezza nazionale», vi è l’immediata mobilitazione dell’esercito americano, della Difesa e quindi del Pentagono!
Simsalabim e Trump, o meglio i maghi che ha dietro le quinte, con un colpo di astuzia hanno tirato fuori dal cappello il “preallarme di guerra” che ha come conseguenza la protezione massima del Presidente degli Stati Uniti. In questo momento Donald Trump è l’uomo più odiato dalla Sinarchia, ma è anche l’uomo più protetto al mondo.
Nessuno, neppure ai piani alti o bassi poteva immaginare una cosa del genere.
Forte di questo escamotage, e dopo aver messo le persone fidate nei punti chiave, Trump ha iniziato le pulizie di fondo...

Un rapporto del 23 gennaio 2018 del Foreign Intelligence Service (SVR) circolante nel Cremlino afferma che poche ore dopo che il presidente Donald Trump e il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI) James Comey si sono «calorosamente abbracciati» alla Casa Bianca gli agenti dell’FBI hanno condotto una massiccia incursione nel quartier generale dei CDC Centers for Disease Control and Prevention, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie con sede ad Atlanta, in Georgia, accompagnati dallo scienziato William Thompson.
Il ricercatore Thompson è uno dei più temuti informatori del governo perché ha denunciato la manipolazione degli studi che dimostravano il collegamento tra vaccino e autismo, ed è stato portato alla ribalta grazie al documentario Vaxxed.
Dopo pochi giorni dall’incursione del FBI, casualmente si dimette Brenda Fitzgerald, il capo dei CDC.
Secondo la motivazione ufficiale la dottoressa possiede titoli azionari dell’industria del tabacco, ma anche della Bayer e Merck, due importanti case farmaceutiche che producono tra le altre cose vaccini. Le vere motivazioni sulle dimissioni del capo CDC non le sapremo mai, ma è abbastanza indicativo che siano avvenute dopo qualche giorno dall’Ordine Esecutivo…

L’affare s’ingrossa parecchio perché è risaputo che Trump non vede di buon occhio i vaccini.
Ecco cosa disse alla CNN durante un’intervista nel 2016:
«L’autismo è diventato un’epidemia. Venticinque, trentacinque anni fa guardando le statistiche era tutto diverso. Ora la situazione è totalmente fuori controllo.
Sono totalmente a favore dei vaccini, ma voglio solo piccole dosi in un lungo periodo di tempo. Perché si prende un bambino…..e l’ho visto. Io l’ho visto.
Prendono questo piccolo bellissimo bambino e lo pompano. Voglio dire, così com’è sembra proprio pensata per un cavallo, non per un bambino e abbiamo avuto così tanti casi di autismo.
Anche tra le persone che lavorano per me, proprio l’altro giorno ho visto un bambino, due anni di età, un bel bambino che è stato vaccinato e una settimana dopo ha avuto una febbre tremenda. Ha avuto moltissimi problemi di salute ed ora è autistico
».

I fatti sono i seguenti. Un miliardario testa calda va alle presidenziali e contro ogni previsione le vince. Per salvarsi il didietro dai Poteri Forti che certamente preferivano la Clinton si protegge dietro la “Sicurezza Nazionale”. Un presidente che parla apertamente di crescita pandemica dei casi di autismo e del pericolo vaccinale…
In queste ore alcune voci dicono che l’FBI, nelle indagini per pedofilia, avrebbe inviato migliaia di ordini di cattura per senatori e altri personaggi illustri non solo in America ma anche in altri paesi.
Anche se al momento conferme non ce ne sono, ne vedremo delle belle negli Stati Uniti nei prossimi mesi…

Qui da noi cosa sta succedendo?
Dopo aver dato i natali a una delle più vergognose e scandalose leggi degli ultimi decenni (119/2017) si stanno muovendo moltissime cose. Il risveglio delle coscienze è un dato oggettivo. Ogni conferenza o manifestazione vede una partecipazione strabiliante di anime e questo conferma che le persone non si accontentano più delle balle o delle parole vuote degli esperti, vogliono e pretendono risposte ai loro interrogativi. Quindi dal basso sta avvenendo un grande cambiamento, ma anche a livello ufficiale tira un’aria di rinnovamento.
A novembre 2017 l’ordine dei biologi ha eletto come presidente il dottor Vincenzo D’Anna, il quale ha pensato bene di organizzare per marzo 2018 un convegno che vedrà come ospiti molti scienziati che mettono in discussione se non le vaccinazioni pediatriche almeno i metalli tossici contenuti. Parteciperanno infatti il Premio Nobel Luc Montagnier, il dottor Yehuda Shoenfeld - il maggiore scienziato ed esperto sui danni da vaccino e scopritore della Sindrome ASIA, la dottoressa Antonietta Morena Gatti esperta mondiale di nanoparticelle, come pure Paolo Maddalena il magistrato molto critico sulla legge incostituzionale.
Qualche giorno fa, il primo febbraio 2018 il deputato Ivan Catalano, Vicepresidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sui danni da Uranio Impoverito, dichiara che Gian Piero Scanu, Presidente della Commissione (del PD) starebbe censurando e vietando di rendere pubblici alcuni importanti risultati. Quello che si vorrebbe occultare sarebbe la documentazione delle lobbies farmaceutiche produttrici dei vaccini iniettati ai militari. Sempre più prove confermano che le morti e/o le malattie contratte dai militari in territorio di guerra ma non solo, non dipendono dall’uranio impoverito soltanto, ma soprattutto dalle vaccinazioni a cui si devono sottoporre i giovani soldati. E se i vaccini fanno male a dei giovanotti in piena salute, cosa possono combinare ad un neonato?
Insomma anche da noi i tempi sono maturi per il grande cambiamento, per il cambio di paradigma. Preparatevi al salto altrimenti rischiate di rimanere indietro…