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Marcello Pamio

Event 201
Il “Johns Hopkins Center for Health Security” in collaborazione con il “World Economic Forum” e la “Fondazione Bill & Melissa Gates” hanno ospitato l'Event 201: una simulazione di pandemia globale.

Questa esercitazione di pandemia del massimo livello è avvenuta il 18 ottobre 2019 a New York e aveva lo scopo di gestire e ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala di un'eventuale epidemia virale.
Il centro Johns Hopkins è stato letteralmente subissato di richieste sull’evolversi della situazione attuale, dato che la simulazione prevedeva che il virus (un coronavirus) avrebbe causato “65 milioni” di vittime”.

Giocattoli a forma di coronavirus sono stati distribuiti gratuitamente durante gli incontri dell'esercitazione...

Il 24 gennaio 2020 nel sito ufficiale del Johns Hopkins Center for Health Security hanno dovuto specificare che il loro scenario “era modellato su una pandemia immaginaria di coronavirus” e che hanno “dichiarato esplicitamente che non era una previsione”.
Non prevediamo ora che l'epidemia nCoV-2019 ucciderà 65 milioni di persone. Sebbene il nostro esercizio da tavolo includesse un finto coronavirus”. (1)

Prima coincidenza
L'esercitazione era basata su una pandemia causata - guarda caso - da un coronavirus, ed è stata fatta qualche settimana prima dell'inizio della vera infezione da coronavirus avvenuta in Cina tra novembre e dicembre 2019.
Tutto questo marasma ha fatto nascere una coalizione sostenuta sempre dall'onnipresente Bill Gates che sta finanziando le ricerche biotecnologiche per sviluppare vaccini contro il “micidiale” coronavirus di Wuhan.
Stiamo parlando di un investimento di 7 miliardi di dollari in uno sforzo congiunto con il National Institutes of Health per utilizzare la sua piattaforma di sviluppo di farmaci genetici per produrre un vaccino sperimentale.
Il colosso della biotecnologia Gilead Sciences sta anche considerando di riproporre un farmaco sperimentale precedentemente testato contro il virus dell'Ebola come trattamento per il ceppo cinese.

Tutti lavorano alacremente per sfornare il rimedio chimico, ovviamente
Dietro questo movimento ci sarebbe “Moderna Inc.” una corporation nata a Cambridge nel 2010, che collabora con multinazionali del calibro di Astrazeneca e Merck, con la Fondazione Bill & Melissa Gates e con il Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency) cioè con l'Agenzia del Dipartimento della Difesa americano che si occupa di ricerche militari...
Ogni infezione virale più o meno seria, ogni pandemia più o meno inventata, non fa altro che fornire lubrificante al motore della ricerca e sviluppo del vaccino.
I primi che arrivano a produrlo, saranno quelli che avranno nelle mani il potere!

Seconda coincidenza
Un altra coincidenza interessante è che l'epidemia vera e propria in Cina è scoppiata proprio durante la 50ma edizione del World Economic Forum di Davos, (dal 21 al 24 gennaio 2020).
Il Forum economico mondiale è una Fondazione sorta a Ginevra nel 1971 che ogni anno in inverno invita intellettuali e giornalisti selezionati, esponenti di primo piano della politica, dell'economia internazionale per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare...
Cosa c'è di più urgente di una pandemia virale letale che si trasmette da uomo a uomo?

Terza coincidenza
Nel 2017 hanno aperto in Cina il primo laboratorio con il massimo livello di biosicurezza (BSL-4), con lo scopo di affrontare le più grandi minacce biologiche del pianeta.

La cosa interessante è che lo hanno costruito esattamente nel centro di Wuhan, la città dove si è registrato il primo caso del nuovo coronavirus.
Si tratta di un centro di ricerca dove studiano i virus più letali al mondo...
Il sospetto che il virus possa essere fuoriuscito da questa struttura e non diffuso al mercato del pesce per colpa di un serpente o di un pipistrello della frutta, è sempre più forte.

Tali sospetti sono alimentati dalle dichiarazioni al Washington Times di Dany Shoham un ex ufficiale dell'intelligence militare israeliana. Secondo l'esperto di guerra batteriologica il laboratorio di Wuhan sarebbe collegato con il programma segreto di armi chimiche di Pechino (2)...

Per maggiori informazioni

L'epidemia coronavirus prevista con puntualità sconcertante
http://piccolenote.ilgiornale.it/43765/epidemia-coronavirus-prevista 

A coalition backed by Bill Gates is funding biotechs that are scrambling to develop vaccines for the deadly Wuhan coronavirus
https://www.businessinsider.com/vaccines-for-wuhan-china-cornonavirus-moderna-inovio-cepi-2020-1?IR=T

Moderna Announces Additional Positive Interim Results from Phase 1 CMV Vaccine (mRNA-1647) Study & First Patient Dosed in Phase 2 Study
https://www.modernatx.com

Virus-hit Wuhan has two laboratories linked to Chinese bio-warfare program
https://www.washingtontimes.com/news/2020/jan/24/virus-hit-wuhan-has-two-laboratories-linked-chines/

 

Note

(1) http://www.centerforhealthsecurity.org/newsroom/center-news/2020-01-24-Statement-of-Clarification-Event201.html

(2) https://www.washingtontimes.com/news/2020/jan/24/virus-hit-wuhan-has-two-laboratories-linked-chines/

 


Marcello Pamio

Il 25 gennaio 2020, esattamente con la Luna Nuova, ci sarà il capodanno cinese, detto anche Festa di Primavera. Senza ombra di dubbio è la festa tradizionale più importante della Cina.
Una miliardata di persone festeggeranno l'addio dell'Anno del Maiale (il 2019), per onorare l'entrata nell'Anno del Topo. Secondo l'astrologia orientale il roditore è simbolo di astuzia e intelligenza, e questo fa tirare un sospiro di sollievo, ma dal punto di vista occidentale è l'animale più massacrato nella sperimentazione chimico-farmaceutica, e quel sospiro diventa uno squittoso lamento.
La baldoria del capodanno però sarà rimandata, per colpa di un paio di altri animali: serpente e pipistrello!

La città di Wuhan è stata messa infatti in quarantena per un misterioso virus che sta minacciando (non solo) la Cina.
Dall'aeroporto di Wuhan, collegato direttamente con il mondo intero, e dalla stazione ferroviaria, nessun aereo o treno potrà partire o arrivare nei prossimi giorni. Stiamo parlando di una megalopoli da 11 milioni di abitanti.

Ufficialmente i morti sarebbero ad oggi 22, su 600 contagiati, anche se l’Imperial College di Londra parla di oltre 4000 persone infette.
Il Topo quindi è stato obnubilato dal Serpente e dal collega alato Pipistrello, perché, stando alle dichiarazioni ufficiali, il “paziente zero”, il focolaio originario dell'infezione, sarebbe stato uno strisciante rettile squamato che al mercato del pesce di Wuhan avrebbe contagiato il primo uomo.
Ma esattamente come per la Sars, dove all'epoca un povero zibetto era stato contagiato da un pipistrello, anche oggi in Cina il serpente tentatore sarebbe stato infettato da un pipistrello!
Questo almeno è quello che ci raccontano.

Coronavirus
Il virus responsabile di questa nuova infezione fa parte della famiglia dei coronavirus, la stessa della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome) che ha colpito sempre la Cina allarmando il mondo intero nell'inverno 2002/2003: è un Paramyxovirus del gruppo dei coronavirus.
Il nome deriva dalla sua forma, perché al microscopio elettronico apparirebbe come una piccolissima mina anti-nave: sferica, con una membrana "corazzata" e irta di "spine" formate da una glicoproteina, usata dal virus per attaccare i recettori delle cellule dell'ospite.
Di coronavirus se ne conoscono parecchi, suddivisi in tre gruppi in base alle somiglianze del loro patrimonio genetico:

Gruppo 1: virus della diarrea epidemica suina (PEDV), il virus della peritonite infetta felina (FIPV), quello del cane (CCV) e un virus che colpisce l'uomo (HuCV229E).
Gruppo 2: vari coronavirus che infettano soprattutto uccelli e pollame.
Gruppo 3: virus dell'epatite del ratto (MHV), virus bovino (BCV), coronavirus umano OC43 e un virus che provoca nel maiale l'encefalite emoagglutinante.

Stranamente il virus della Sars non appartiene a nessuno dei tre gruppi, per cui i genetisti hanno dovuto assegnargli un gruppo a sé. La mappa genetica dei Sarsa appare in parte quasi identica al coronavirus bovino BCD e al virus avicolo AIBV, «ma il resto del genoma appare molto diverso».
Secondo il dottor John Tam, il microbiologo dell'Università di Hong Kong che l'ha studiato meglio, la causa sarebbe «una mutazione che ha alterato la preferenza del virus per certi tessuti, così che attacca l'intestino e non solo i polmoni»; secondo altri potrebbe invece trattarsi di ingegneria umana...
Cosa questa non assurda, se pensiamo che vi sono scienziati in Australia (CSIRO, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization) che per studiare una malattia dei maiali, innestano frammenti di DNA estraneo, creando veri e propri mostri.
A cosa lavorano infatti al Geelong in Australia, al Lawrence Livermore, a Los Alamos, centro nucleare militare con laboratorio microbiologico? Cosa sperimentano nel centro di Porton Down in Gran Bretagna o nel laboratorio segretissimo di Nes Zyona di Tel Aviv?
E’ possibile che siano stati creati dei virus in laboratorio?

Il fatto che sempre più frequentemente certi virus siano capaci di superare la barriera interspecifica (virus che infettavano solo certi animali, ora infettano l'uomo) possono essere il risultato - anziché di un fenomeno "naturale" - di una manipolazione genetica? C'è o non c'è il rischio che "accidentalmente" vengano trasformati in una mutazione "straordinariamente virulenta", diciamo come il virus Ebola?
Queste e tante altre domande rimangono prive di risposta! Ma la guerra biologica e il bioterrorismo sono un fatto assodato.
Il 29 novembre del 2011 il Corsera pubblica un articolo dal titolo: “Creato il virus che può uccidere la metà della popolazione mondiale“.
I ricercatori dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam (Paesi Bassi) hanno infatti prodotto una variante estremamente contagiosa del virus dell'influenza aviaria H5N1 in grado di trasmettersi facilmente a milioni di persone, scatenando una pandemia. Hanno scoperto che bastano cinque modificazioni genetiche per trasformare il virus dell'influenza aviaria in un agente patogeno altamente contagioso che potrebbe scatenare una pandemia in grado di uccidere la metà della popolazione mondiale.
Nonostante le polemiche sulla pubblicazioni giunte da tutto il mondo, simili ricerche continuano a ritmo frenetico.

Sars causata da un conoravirus?
Il Times di Londra ha pubblicato un articolo secondo il quale gli scienziati all'epoca della Sars “hanno subìto una sconfitta dopo aver scoperto che il coronavirus, incolpato della potenzialmente fatale malattia, non era presente nella maggior parte dei pazienti contagiati”.
Il 16 aprile del 2003 l'OMS disse ufficialmente che il coronavirus era la causa della Sars.
Secondo il dottor Frank Plummer, direttore scientifico del Laboratorio Nazionale di Microbiologia del Canada di Winnipeg: “solamente il 40% delle persone con quello che chiamiamo Sars hanno il coronavirus. Non abbiamo trovato nessun altro virus, ma la connessione tra la Sars ed il coronavirus in realtà è molto debole”.
Il dottor Plummer ha trovato il coronavirus solo in una minoranza dei casi di Sars.
Come la mettiamo? Tante sono le cose che non tornano...

Dal serpente a Burioni
Il vaccino non arriverà, scordiamocelo", parola di Burioni, il quale continua dicendo che non lo convincono “i numeri diffusi dalla Cina. Il virus potrebbe mutare, questo mi preoccupa".
Quello che purtroppo non muta mai, è la presenza del vate della vaccinocrazia nei media mainstream.
La chicca arriva subito dopo: “dovremo imparare la lezione che tanti coronavirus hanno fatto il salto di specie da animale a uomo. E investire per nuovi vaccini, così da essere pronti al prossimo nuovo virus. Il vaccino ora scordiamocelo, arriverà tardi: combatteremo il nemico senza".
Et voilà, il leit motiv è sempre lo stesso: investiamo soldi (i nostri soldi) per sfornare vaccini contro qualunque cosa minacci la salute pubblica, poco importa se si tratta di virus inventati.

Conclusione
Dicono che la storia docet? Forse, ma bisogna saperla leggere e interpretare correttamente.
Negli ultimi anni siamo stati letteralmente terrorizzati da infezioni virali pandemiche che avrebbero dovuto decimare la popolazione mondiale.
Ricordiamo solo le più importanti:

2001 Mucca pazza
2002 Sars
2005 Aviaria
2009 Suina
2015 Zika
2019 Ebola

Se avessimo dato retta ai media di Regime, avremmo dovuto ingollare e inocularsi di tutto (antibiotici, vaccini, antivirali), per poter camminare con tanto di mascherina sulla faccia, sopra montagne di cadaveri disseminati per le strade delle città.
Ma cosa è realmente successo? NULLA di nulla.
Cioè non proprio, perché la paura tra i sudditi cresce sempre di pari passo con le quotazioni in borsa delle lobbies della chimica e farmaceutica.
Big Pharma sguazza sul panico e grazie alle pandemie fa profitti enormi vendendo centinaia di milioni di dosi di prodotti chimici...
Ecco perché ora, dopo il fantomatico virus dell'influenza suina, sta arrivando quella dell'influenza a "pecorina"...


Beatrice Cavalli, Marcello Pamio

Secondo i dati pubblicati da Greenpeace dall’inizio del 2019 in Siberia sono bruciati qualcosa come 15 milioni di ettari di bosco, e ne stanno bruciando altri 5,6 milioni.[1]
Attualmente vengono effettuati interventi di spegnimento solo per un miserrimo 10%.
Numerose sono le petizioni sottocritte per chiedere che vengano effettuati interventi necessari e urgenti[2].
Il 25 luglio scorso la Camera bassa del Parlamento russo si è rifiutata di approvare il mandato protocollare al proprio Comitato specializzato di rivolgersi al Governo della Federazione Russa con la proposta di dichiarare lo stato di emergenza nelle regioni della Siberia colpite dagli incendi boschivi[3].
Ovviamente si sono accese discussioni relative alla situazione, e diversi sono i punti di vista: qualcuno ritiene che si debba intervenire, altri che non si debba fare assolutamente nulla.
Proponiamo le due posizioni antitetiche, sfruttando i pareri di due tra i numerosi giornalisti che si sono espressi sul problema.

Il primo è il giornalista Sergej Mardan, il quale nell’articolo del 1 agosto scorso, pubblicato sulla “Komsomol’skaja Pravda[4] fa notare che gli incendi boschivi in Siberia non sarebbero una novità, in quanto la tajga brucia ogni estate.
Quindi l’allarme diffuso in internet e le petizioni sottoscritte costituirebbero per lui una isteria infondata, dato che le cifre statisticamente non si differenzierebbero di molto da quelle dell’anno scorso: al 31 luglio di quest’anno, infatti, dal Ministero per le situazioni di emergenza della Federazione Russa (MČS Rossii) sono stati effettuati interventi per lo spegnimento di incendi boschivi su 107.000 ettari di bosco, mentre altri 2,8 milioni di ettari di bosco che bruciano vengono solo tenuti sotto controllo visto che gli incendi non presentano pericolo per centri abitati. Mentre l’anno scorso sono stati effettuati interventi di spegnimento su 64.000 ettari, mentre 2,4 milioni di ettari incendiati sono stati solo tenuti sotto controllo.

Sempre per Sergej Mardan, assurdo e infondato sarebbe l’isterismo sull’allarme di catastrofe ecologica mondiale lanciato dopo la dichiarazione del Governatore di Krasnojarsk secondo il quale cercare di spegnere gli incendi boschivi sarebbe economicamente senza senso.            
Egli fa presente che soltanto lungo la ferrovia Transiberiana e la ferrovia Bajkal-Amur (BAM) si trovano città e aeroporti, ma più all’interno non ci sarebbe anima viva, quindi che bruci tutto il bosco senza problemi. Su quelle verdi distese - dice il giornalista - cresce la foresta vergine, esattamente come cresceva 100, 1000, 100 mila anni fa. Ogni anno questa foresta brucia e poi in un periodo (insignificante rispetto all’eternità), di 30-40 anni cresce quella nuova, per cui non ha senso, dal punto di vista economico, volare per 1000 km all’interno della tajga per spegnere gli incendi: il bosco non è di nessuno e per giunta è una risorsa rinnovabile, mentre il carburante costa 60 rubli al litro, per mandare un aereo antincendio ad una distanza di 1000 km servono 25 tonnellate di carburante, e di voli ne occorrono più di uno, ed anche più di 10 e perfino più di cento.
Alla fine cerca di indorare la pillola, dicendo che in Russia, su una superficie totale boschiva di 1,14 miliardi di ettari, ne stanno bruciando 2,5 milioni, quindi solo un ridicolo 0,2%...

Ma le cose staranno davvero così?
Sicuramente può essere che quest’anno gli incendi boschivi siano usati come distrazione di massa, cioè per distogliere l’attenzione della popolazione da altri problemi, basti pensare alla situazione relativa alle prossime elezioni, in particolare al rifiuto di registrare diversi candidati realmente indipendenti e alla registrazione dei candidati pseudo-indipendenti sostenuti dal partito di potere “Edinaja Rossija” con pretesti vari e spudorate violazioni della legge.
O peggio ancora, si pensi all’approvazione nel silenzio tombale del progetto di legge che prevede modifiche a tutta una serie di leggi e codici volte ad indebolire ulteriormente ed a cancellare il diritto di proprietà su immobili e terreni, e a legalizzare i programmi e le azioni già in essere dell’attuale potere di spoliazione e deportazione dei proprietari. Certamente gli incendi stanno distraendo la popolazione, ma significa forse questo che la preoccupazione sia infondata o non abbia ragione di essere?

Il secondo giornalista è Andrej Uglanov, redattore capo del settimanale «Argumenty nedeli»Argomenti della settimana»), il quale nel suo video intitolato «Lesnye požary: kto stoit za prestuplenijem veka»Incendi boschivi: chi c’è dietro al crimine del secolo»)[5] pone al mondo alcune interessanti domande.
Come mai bruciano i boschi al confine con la Cina? E come mai la gente ogni anno soffoca nel fumo degli incendi boschivi? Chi ha trasformato 12 anni fa il 70% dei boschi statali della Russia in lotti di bosco ceduo privati, dandoli in mano - guarda caso - alla mafia cinese?

Perché German Gref è in libertà e non in carcere per la lobbizzazione del Codice boschivo anti russo del 2007?
Come mai dopo 200 anni di prosperità boschiva della Russia le attuali autorità hanno tagliato alla radice il servizio di guardie forestale migliore al mondo e il servizio aereo di spegnimento incendi?

E la domanda più importante: di chi è la mano che ha dato fuoco ai boschi?
Il giornalista fa notare come i canali televisivi federali presentano la situazione. Per loro, brucia già tutto, e solo l’eccelso Putin e Medvedev sono i grandi salvatori: volano dappertutto, distribuiscono sberle a tutti, e hanno già trovato gli incendiari. Hanno spinto a spegnere il fuoco i militari, e nonostante tutto quanto, Medvedev si è lasciato sfuggire che “mancano guardie forestali!”.
Questo è, secondo il giornalista Andrej Uglanov, il punto cruciale che sta all’origine del problema e delle responsabilità.

Già dai tempi dell’Impero Russo tutto ciò che succedeva nei boschi veniva regolato dai codici boschivi.
Nel 1831 venne creato il corpo delle guardie forestali, e a quel tempo i boschi erano di proprietà sia statale che privata.
Nel 1918 tutto passò sotto il controllo dei comitati boschivi dei governatorati (gubernii), successivamente inziò la gestione dei boschi sulla base di un piano unico statale. Poi tutti i boschi dell’Unione Sovietica furono trasmessi al governo e successivamente al governo del Paese furono attribuite le funzioni di protezione dei boschi dagli incendi.

Nel 1947 fu creato il Ministero dell’economia boschiva dell’URSS, e l’anno seguente approvato l’elenco di tutte le aziende silvicole e di tutte le unità forestali territoriali che le componevano (lesničestva).
Si trattava di un enorme complesso diviso in unità forestali territoriali con ingressi e passaggi a ciascuno dei quali era assegnata una guardia forestale.
Il primo colpo ai boschi russi fu inferto subito dopo la morte di Stalin, quando la gestione dei boschi fu trasmessa al Minselchoz che fece uscire il decreto di cessazione dei lavori per la creazione delle linee forestali difensive statali, dei boschi di quercia a destinazione industriale e di abolizione della programmazione statale di rimboschimento e imboschimento obbligatoria per i kolchoz e i sovchoz.

Nei successivi 20 anni ne vennero fatte di cotte e di crude, ma si riuscì a non attentare al sistema di gestione dei boschi nelle unità territoriali amministrative più basse che risalivano al sistema di gestione di prima della rivoluzione.
La vera e propria gozzoviglia, spiega l’autore del video, incominciò con Boris Nikolaevič Eltsin sotto il quale vi furono una serie di codici boschivi, che peraltro perfino sotto di lui non intaccavano l’appartenenza statale dei boschi.
La devastazione definitiva del patrimonio boschivo è avvenuta sotto Putin ad opera dei suoi capi di Stato. Il codice boschivo del 2007 (definito già allora da Greepeace “criminale”) uccise i leschozy e lesničestva che si erano formati in 200 anni.

Il bosco tutto ad un tratto divenne bene mobile, i diritti sul quale non dovevano essere registrati.
Da quel momento si poteva vendere il bosco separatamente dalla terra, sicché il bosco lo poteva tagliare chiunque. Così hanno tagliato di tutto, cancellando l’unica cosa che poteva trattenere l’acqua, e così quello rimasto prende fuoco per una qualsiasi scintilla: perfino la lente formata dalla rugiada mattutina attraverso la quale passa un raggio di sole può incendiare l’erba secca.
I vari animali: orsi, alci, volpi e tutti gli altri esseri viventi, di punto in bianco sono stati scacciati dalla loro nicchia ecologica. Moltissimi orsi oggi capitano nelle città perché non sanno più dove vivere.
Hanno distrutto oltre i leschozy, anche il servizio di difesa aerea dei boschi: tutti i piccoli aerei che prima volavano e tenevano sotto controllo gli incendi, che potevano portare paracadutisti ed operai, sono stati soppressi. Adesso per spegnere gli incendi inviano l’enorme IL-76 del Ministero della difesa della Russia che costa uno sproposito.

Quindi dal 2007 rimasero senza lavoro 170.000 guardie forestali con le loro famiglie, tutte persone che difendevano il bosco e gli animali compresi.
Secondo il nuovo codice, la difesa dei boschi sarebbe dovuta ai nuovi padroni, che se ne infischiavano degli incendi, degli orsi e delle persone.
Non solo, incendiare i terreni improduttivi è diventato di moda.
Hanno iniziato a tagliare i boschi e la colpa è del Codice boschivo del 2007.
Il suo autore è stato il Ministero dello sviluppo economico, a capo del quale c’era una persona di etnia tedesca cresciuta in Kazachstan che non sapeva cos’è un bosco, oppure voleva vendicarsi del Paese che mandò i suoi genitori in esilio a causa della loro nazionalità.

Fu così che German Gref inventò questa sua azione criminale: privatizzare tutto (terra, acqua e boschi) trasmettendo questa carta al Presidente del Comitato per lo sfruttamento delle risorse naturali, Natalja Komarova, della Duma di Stato. Lei, assieme ai membri del suo comitato, benedisse l’infame documento. Alla Duma questo codice lo presentò l’allora capo del governo Fradkov. Nella Duma questo codice venne timbrato dall’allora presidente del parlamento Gryzlov, mentre nel Consiglio della Federazione dopo un breve colloquio con Putin dall’allora presidente Mironov.

E così oggi in Russia tutto brucia, mentre i principali colpevoli si godono la vita in libertà invece di stare in carcere e soffocare per il fumo.
Il taglio del legno in Russia è al primo posto nel mondo per commercio, ma anche le perdite di copertura boschiva in Russia hanno costituito solo l’anno scorso 5,5 milioni di ettari, tre volte di più che negli Stati Uniti.
L’autore fa il confronto con la situazione incendi negli Stati Uniti, dove non solo esiste un’organizzazione capillare che interviene prontamente alla prima segnalazione, ma anche tutte le spese relative allo spegnimento degli incendi sono a carico del centro federale.

In Russia, invece, grazie a Gref si obbligano le regioni a farsi carico di tutte le spese!
In America, inoltre, c’è un severo controllo sul taglio dei boschi per il quale è necessaria l’approvazione della commissione competente e il benestare della popolazione. Una volta effettuato il taglio, poi, vengono marchiati non solo gli alberi tagliati, ma anche i relativi ceppi, e se ai controlli qualcosa non quadra sono multe per mezzo milione di dollari e carcere per cinque anni.

In Russia tagliano i boschi fondamentalmente delle bande di criminali legati ai cinesi...
Viene portato in Cina legname per 6 miliardi di dollari all’anno (valutazione al prezzo stracciato del legname tondo).


Non è possibile immaginare le enormi masse di legname portate via ininterrottamente senza fine, accatastate ai confini con la Cina per poi essere trasportate tranquillamente durante l’anno nelle loro fabbriche di lavorazione. E sono quasi sempre tagli illegali!
Le poche guardie forestali rimaste non possono fare nulla, altrimenti finirebbero ammazzati tutti.
Riguardo alle dimensioni degli incendi boschivi in Russia: negli ultimi anni si usa misurare la superficie colpita dagli incendi in ettari. Risultato: milioni. Cifre impressionanti.

Ma la statistica ci dice che l’anno peggiore per incendi boschivi si ebbe in Russia nel 1915, quando era in corso la Prima Guerra Mondiale: 160.000 chilometri quadrati di boschi, in ettari pari a 16 milioni.
Nel terribile 2010, quando soprattutto a Mosca tutto era avvolto nel fumo, gli incendi hanno interessato 20.000 chilometri quadrati. Nel 2017 ben 14.000 chilometri quadrati.
Nel 2018 sono stati 30.000 chilometri quadrati.
Quest’anno 2,3 milioni di ettari, cioé 23.000 chilometri quadrati.
La Russia zarista negli anni di guerra è stata in grado di affrontare incendi di 160.000 chilometri quadrati, e oggi i sabotatori con il loro codice Gref non vengono a capo neanche della decima parte?
A differenza dell’epoca oggi abbiamo aerei, elicotteri, e satelliti. Ma tutto è stato annullato proprio da Gref.
Perché ogni giorno la televisione mostra sempre gli incendi? E come Medvedev e Putin stiano lottando col fuoco quasi da soli?  

Le varianti di risposta possono essere due.
La prima, come sempre la statistica mente, e gli incendi in realtà sono 10 volte di più.
La seconda, è, come detto prima, un sistema per distrarre l’attenzione della gente da qualche imbroglio politico: il crollo catastrofico delle entrate della popolazione o le imminenti elezioni a Mosca e San Pietroburgo o altro.
Così è meglio spaventare per bene tutti con gli incendi e le inondazioni.

L’analisi di Andrej Uglanov è decisamente la più approfondita e responsabile.
Chi parte dal presupposto che “tanto, in trenta o quarant’anni il bosco ricresce” non tiene in considerazione il fatto che non è detto che bastino trent’anni perché si ripristini tutto l’ecosistema, ammesso poi che si ripristini, con tutta la biodiversità iniziale; che in ogni caso bisognerebbe essere sicuri che non bruci più di quanto ricresce; che in Russia la distruzione dei boschi e delle foreste avviene non solo ad opera del fuoco: i boschi vengono tagliati illegalmente col pretesto dei “tagli sanitari”, vengono distrutti, inquinati, etc.
Sembra che per coprire questa distruzione si arrivi a “ritoccare” le immagini satellitari perché appaia “verde” ciò che ora è ormai deserto.

Riassumendo le cause principali che hanno portato a questa situazione:

- modifica a livello legislativo dello status giuridico dei boschi;
- sistematica distruzione del sistema di protezione dei boschi;
- favoreggiamento del taglio selvaggio con leggi a favore di “acquirenti” stranieri (cinesi);
- favoreggiamento della distruzione col mancato intervento immediato per lo spegnimento degli incendi con la scusa di questioni di finanziamento e che sarebbe economicamente non vantaggioso.

Considerazioni personali
Un’analisi approfondita del problema non può essere contenuta in qualche paginetta.
In Russia i boschi vengono sistematicamente distrutti ovunque e questo è particolarmente visibile nelle città. A Mosca per esempio, con la scusa di renderli “confortevoli” e “attivi” i boschi-parchi-riserve naturali vengono “diradati” e privati del sottobosco per far posto a piste ciclabili, a locali dove strafogarsi di panini e hamburger, ecc.
Questo in Russia. Ma vogliamo vedere cosa succede in Italia? Cosa ne è stato del Corpo Forestale dello Stato? Cosa succede a chi taglia alberi illegalmente? Vengono forse condannati a pagare, o messi in prigione come - secondo Andrej Uglanov - succederebbe negli Stati Uniti?

Non succede anche in Italia che i boschi vengano “diradati” e privati del sottobosco per far posto alle piste ciclabili, o ad altri vari “panem et circenses”, tipo poligoni di tiro con l’arco, o giochi ed intrattenimenti vari? Non ha forse anche l’Italia il suo Gref o simile?
Dove sono quelli che si adoperano per proteggere i boschi? Come possiamo aiutarli?
Molti anni fa un russo mi disse che in Italia, come del resto in tutta l’Europa, non ci sono più boschi.
Al momento quella affermazione mi lasciò perplessa: “Come non ci sono boschi? Certo che ci sono, in montagna, per esempio”.

Successivamente ho compreso cosa intendeva: in Italia non ci sono più boschi veramente naturali, vergini, ma solo parchi modellati dagli uomini. Parchi ridotti e aggiustati dall’uomo a propria misura.
E più l’essere umano degenera e si degrada fisicamente e mentalmente, più riduce e aggiusta (distrugge) a sua misura la natura - la fa diventare “comoda”.
Se vogliamo salvare il salvabile dobbiamo ritrovare il piacere e la soddisfazione di far fatica: di salire e scendere con le nostre gambe, non importa quanto ripide e lunghe siano la salita o la discesa, camminare con le nostre gambe, saltare, portare pesi con i nostri muscoli, sbarazzandoci di tutto il superfluo, e scopriremo che muoversi non è poi così faticoso. Muoversi è Vita.
Nel bosco non si può andare con le ruspe, neanche con quelle piccole, né con le moto, né con le biciclette, e neanche con le slitte trainate dai cani. Nel bosco si può andare solo a piedi, percorrendo sentieri il più stretti e meno visibili possibile, senza fare danno, senza lasciare traccia, facendo il minor rumore possibile, cercando di non disturbare la Natura neanche col rumore dei nostri pensieri.

Mosca, 20.08.2019

[1] https://greenpeace.ru/blogs/2019/08/14/17597/

https://greenpeace.ru/blogs/2019/08/16/kak-pozhary-sibiri-vlijajut-na-klimat-vo-vsjom-mire/

[2] https://www.change.org/p/требуем-ввести-режим-чс-на-всей-территории-сибири-по-лесным-пожарам-июль-2019г) questa petizione dal 22 luglio ha raccolto più di un milione di firme. Chiede di dichiarare lo stato di emergenza sul territorio della Siberia.

[3] https://www.youtube.com/watch?v=tz3VQrcKUKI&feature=youtu.be&fbclid=IwAR1rpRAFUelrdU6OP8VC3yZHYYfwn--VP4bgizhq0fDqzxYK2Xna34mXbxw

[4] https://www.kp.ru/daily/27010/4072087/

[5] https://www.youtube.com/watch?v=9Bz1m6anTRk


Marcello Pamio

I cinesi sono di costituzione piccola, eppure la loro storia ci ha abituato a cose grandiose: una muraglia lunga più di 20.000 chilometri e vecchia di 2300 anni, e una Medicina Tradizionale che da millenni viene utilizzata, ancora oggi.
I cinesi odierni però ci stanno abituando a cose grandiosamente oscene...

Pig Hotels
Gli «hotel per i maiali» non sono strutture dedicate a pervertiti che così possono sfogare le loro brame sessuali, bensì enormi palazzoni di cemento armato dai 5 a 13 piani, adibiti ad allevamenti, dove alloggiano anche 1.000 suini per piano!
Non è una pensione per animali, ma un carcere dove le povere bestie vengono messe all’ingrasso per poi essere massacrate, il tutto per soddisfare il sempre più vorace appetito dei cinesi moderni.


Li chiamano «Pig hotels», e sono situati sul Monte Yaji, nella Cina meridionale.
La società Guangxi Yangxiang Co Ltd, gestisce sei allevamenti dai sette ai 13 piani.
Stiamo parlando degli edifici più alti del mondo di questo genere.

Qui in Europa sono stati costruiti allevamenti di maiali che si sviluppano su due o al massimo tre piani, ma non grattacieli.
La Cina avanza con l’industrializzazione dell'allevamento intensivo di maiali più grande del mondo, forte dell’idea che i suini siano un’ottima fonte di reddito, anche perché sempre più sudditi gialli vogliono ingrassare mangiando carne, ricalcando esattamente lo stile di vita occidentale
Questi mostri si innalzano su una valle in cui vi è una fittissima foresta, che la Yangxiang vorrebbe sviluppare come attrazione turistica! La disumanità è sempre un’attrazione indiscutibile! 


Attualmente la zona ospita 30.000 scrofe su un’area di 11 ettari e produce fino a 840.000 suinetti all’anno: si tratta dell’allevamento più grande e più intensivo a livello globale.

Stile di vita inaccettabile
Possiamo noi occidentali, con il nostro stile di vita incentrato nella sofferenza animale, criticare simili oscenità? Ovviamente no.
Quello che stanno facendo le popolazioni orientali è esattamente quello che abbiamo fatto noi dopo la Seconda guerra mondale, e cioè dopo le ricostruzioni e il successivo boom economico.
Da un’alimentazione parca e sana, costituita esclusivamente dai prodotti che la terra donava, siamo passati infatti a un regime innaturale, in cui i prodotti animali non rappresentavano solo una proteina (tra le più tossiche e acidificanti), ma un vero e proprio simbolo di benessere sociale! Il superamento di un periodo difficile dove le privazioni erano la “normalità”.
Ma così facendo, persone sane e soprattutto longeve, si sono lentamente trasformate nei sudditi ideali per le industrie alimentari e farmaceutiche! La conferma di ciò è nella crescita esponenziale di tutte le malattie infiammatorie, croniche e degenerative…

Il punto nodale è che attualmente un uomo occidentale (americano o europeo) mangia mediamente 100 kg di carne all’anno. Essendo una media, e tenendo conto che sempre più persone consapevoli abbracciano regimi come quello vegetariano o vegano, significa che in circolazione ci sono individui che ingurgitano 150 o 200 kg di carne all’anno
Ricordo che attualmente i 2/3 delle terre fertili sono usate per coltivare mangimi per animali o per allevare direttamente bestiame, anziché per produrre cibo per gli umani.[1]
La metà dei cereali (in Europa il 77% e in USA l’87%) e il 90% della soia coltivati nel mondo non va a nutrire persone, ma animali da macello[2].
Anche un bambino capirebbe che uno stile di vita del genere è destinato al totale fallimento perché impossibile da conciliare con un solo pianeta.

Se infatti simili aberrazioni venissero praticate dal miliardo e mezzo di cinesi, il pianeta Terra non sarebbe in grado di sostenere l’impatto ecologico di una simile alimentazione, neppure con i Pig Hotels.
Non a caso il Dragone per assicurarsi le materie prime ha investito 60 miliardi di euro in Africa, in pratica il Continente nero è diventato una colonia cinese
Questa operazione si esprime con il termine «Land Grabbing»: accaparramento di terre.


A cosa servono tutte queste terre? Innanzitutto per le materie prime come petrolio, oro, diamanti, uranio, coltan, ecc. che servono alle industrie, ma poi anche per coltivare legumi e cereali che finiranno nello stomaco degli animali da “smontaggio”, le quali carni finiranno nello stomaco di umani.
Cosa appunto potrà mai succedere al mondo se i cinesi vorranno ingozzarsi, come noi, di proteine animali? Qualcuno, per il bene proprio, lo impedirebbe…
«Il nostro stile di vita non è in discussione» continuavano a ripetere prima di ogni guerra George W. H. Bush senior, il povero figliuolo George W. Bush e anche Tony Blair.
Ma se il nostro stile di vita NON è in discussione, e se in siffatta maniera non possiamo andare avanti ancora tanto, cosa potrà succedere, o meglio, come si potrà impedire ai cinesi di dare il colpo di grazia al mondo?
Sistemi in realtà ce ne sono tantissimi per chi gioca con il clima e con i batteri…
Prima di arrivare ad assistere a sconvolgimenti provocati da guerre climatiche e/o guerre batteriologiche, sarebbe meglio iniziare a modificare in meglio il nostro attuale stile di vita, abbracciando quei regimi che rispettano l’ambiente e gli animali, e che ci predispongono in un terreno di salute ottimale.

 

https://www.nonsoloanimali.com/prosperano-in-cina-i-pigs-hotels-edifici-di-sette-piani-con-1-000-maiali-per-piano-da-macellare/

[1] Fonte: FAO e USA Agency for International Development

[2] Fonte: Database FAO, Food Balance Sheet, 2001

Marcello Pamio

Era solo questione di tempo…
Il «dio in terra», quello col camice bianco e l’ego malato, da molti decenni sta mettendo le mani e i nanobisturi nel DNA, nella catena della Vita, nel «libro segreto» e delicatissimo.
Ovviamente se lo fanno è perché stanno lavorando per noi, d’altronde il fine ultimo è sempre il miglioramento, la diagnosi precoce, la prevenzione e la guarigione. Cosa c’è di più nobile?
Però questo tipo di manipolazione disastrosa ha un preciso nome: «eugenetica». Termine coniato nel 1883 dall’antropologo britannico Francis Galton (1822-1911), nipote di Charles Darwin (1809-1882), per indicare quella disciplina che avrebbe lo scopo di favorire e migliorare le qualità di una razza.
Le teorie malate di Galton, sostenute e amplificate dalle correnti darwiniste e malthusiane, vennero assorbite e diffuse prima nei paesi anglosassoni (Inghilterra e Stati Uniti in primis) e infine nella Germania nazista[1]. Avete letto bene, Hitler venne in contatto con le teorie razziali durante la sua prigionia nel carcere di Landsberg leggendo proprio i trattati razziali dei ricercatori inglesi e americani. Ma anche se il führer ha avuto un leggero ritardo, i suoi medici non hanno mai smesso di ricercare…

L’esempio di Candido Godoi è illuminante. Si tratta di una cittadina, in uno sperduto angolo del Brasile, che ha un primato assai strano: il 20% dei parti è gemellare, quindi 1 su 5, quando la media mondiale è di 1 ogni 100. Ma non è finisce qua, perché oltre alle centinaia di parti gemellari, i bambini sono tutti biondi e con gli occhi azzurri!
Sarebbero i «figli» (vedi foto sotto) del tristemente noto Angelo della Morte, il dottor Josef Mengele.

Ebbene sì, sempre più evidenze dimostrerebbero che il medico dei lager è fuggito dalla Germania, sotto protezione della CIA, grazie ad un passaporto falso della «Croce Rossa» e all’intercessione del Vaticano. Il dottor morte sarebbe prima andato in Argentina e poi in Brasile, e qui avrebbe fatto per decenni esperimenti sulla popolazione…
Secondo i libri di storia, con il processo di Norimberga il nazismo è stato spazzato via, insieme ai suoi aberranti esperimenti. Purtroppo la realtà è sempre molto distante.

Oggi all’eugenetica hanno infilato un vestitino nuovo, edulcorandola con altri nomi.
D’altronde cos’è la «diagnosi prenatale» e cosa sono gli studi sul patrimonio genetico per la selezione genotipica dei soggetti a rischio di malattie? Per non parlare della selezione germinale mediante la scelta di gameti conservati nelle banche del seme. O che ne so, scegliere in un catalogo i tratti genetici (biondo, alto, occhi azzurri, sportivo, ecc.) che vorremmo in nostro figlio?
Non è eugenetica vedere in cataloghi specializzati i profili delle madri surrogate? Quelle donne che porteranno il bambino in pancia per nove mesi e poi lo cederanno per soldi ad altri. Le donne in catalogo possono essere bionde, more, ricce, lisce, bianche, nere, asiatiche, e per ogni donatrice è elencata altezza, peso, titolo di studio e hobby[2]. Quindi il ricco compratore può scegliere e selezionare le caratteristiche della donna il cui utero porterà dentro la sua «merce».

Nel 1968 la manipolazione della genetica umana viene delineata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e indirizzata solo alla riduzione della mortalità imputabile alla malattia e alla prevenzione della malattia stessa. Ma sappiamo essere solo chiacchiere e distintivi…
Dall’inizio del XX secolo ai nostri giorni, di acqua sotto i ponti della macabra ricerca ne è passata tantissima, e tralasciando le modifiche animali, arriviamo direttamente alla creazione dei primi esseri umani con DNA modificato.
L’inquietante notizia arriva dalla Cina.

Uno scienziato con gli occhi a mandorla ha dichiarato di aver contribuito a creare i primi esseri umani geneticamente modificati al mondo: due gemelle di cui ha alterato il DNA.
Alla fine due gemelline Lulu e Nana, di meno di un mese, sono i primi esseri umani nati con il loro DNA modificato grazie a una tecnica di ingegneria genetica chiamata Crispr.
Lo ha annunciato all’«Associated Press» lo stesso He Jiankui dell’Università di Shenzhen, in occasione di convegno a Hong Kong, il quale ha subito spiegato che l’intento non era di curare o prevenire malattie ereditarie, ma di rendere l’organismo resistente all’infezione dal virus HIV dell’Aids. A parte il fatto che ci sarebbero tante cose da dire su questo fantomatico retrovirus, ma ricordo che già nel 2015 i cinesi (ahinoi leader in questo settore) avevano annunciato al mondo di avere modificato geneticamente embrioni umani, non adatti, però, a essere impiantati.
Sono riusciti a manipolare uno zigote umano, derivato da ovociti fecondati da due spermatozoi, ottenuti con procedure di fecondazione in vitro.
All’epoca hanno usato la medesima tecnologia, la «Crispr-cas9» e i risultati sono stati allucinanti: il gene è stato “riparato” solo in pochi casi, mentre si sono avute diverse mutazioni non volute in altri geni. Infine, gli embrioni sono risultati essere composti da cellule geneticamente differenti.[3]

Nonostante questo sono andati avanti.
Finora tale tecnica è stata usata solo sulle cellule somatiche per curare malattie, ma non certo su quelle riproduttive o addirittura su embrioni umani.
Modificare e alterare ovuli, spermatozoi o embrioni significa mette le mani nelle caratteristiche genetiche che poi verranno trasmesse alla prole dell’individuo GM.
Questi esperimenti sono ufficialmente banditi nella maggior parte dei Paesi, eppure le tecniche di manipolazione genetica umana stanno proseguendo.
Alcuni ricercatori hanno addirittura definito l’esperimento del cinese «una mostruosità», perché gli embrioni manipolati erano sanissimi e non avevano malattie genetiche.

Perfino la dottoressa Jennifer A. Doudna, docente di chimica e biologia molecolare a Berkeley, una di quelle che ha contribuito alla creazione di Crispr, nel 2015 ha chiesto una moratoria mondiale sull’utilizzo della tecnologia che lei stessa ha sviluppato. Come mai?
Nel 2017 nella prefazione del libro scritto dalla Doudna, si paragona l’editing molecolare alla «bomba atomica», e in effetti nelle mani sbagliate, queste manipolazioni sono una vera e propria bomba ad orologeria che può deflagrare in maniera inaspettata.
Subito dopo l’annuncio della nascita delle due gemelle, la «Technology Review», rivista scientifica del prestigioso «Massachusetts Institute of Technology», riferisce che la procedura di modifica del DNA è stata descritta in un documento dell’università cinese di Shenzen ed era stata approvata dal comitato etico dell’ateneo.
Sette gli embrioni che sarebbero stati geneticamente modificati sul recettore CCR5, per una maggiore resistenza al virus dell’Hiv, e in futuro - aprite bene le orecchie - a quelli di vaiolo e colera[4].

Quindi gli embrioni prima, e le due gemelline poi, sono cavie da laboratorio per testare quella che sarà sicuramente la nuova frontiera genetica della «guerra ai germi».
Oltre ai vaccini esterni (che non funzionano e fanno danni), questi genialoidi da manicomio stanno manipolando il DNA per attivare e/o stimolare i geni adibiti alla risposta immunitaria!
Più chiaro di così!

Fin prima del concepimento l’uomo verrà geneticamente programmato per resistere a qualsiasi malattia infettiva e non, che loro hanno deciso.
Il concepimento naturale, da quest’ottica, è di per sé un atto riprovevole e soprattutto foriero di «errori», per questo sarà sostituito negli anni, dalla perfezione dell’ingegneristica molecolare.

Film di fantascienza, come «Gattaca: la porta dell’universo» (1997), o «The Island» (2005), stanno diventano sempre più realistici.
Nel primo la suddivisione in classi della società è rigidamente basata sul codice genetico. Solo i cosiddetti «Validi» sono concepiti in laboratorio e “scelti” dai propri genitori per avere accesso ai ruoli più in vista, mentre i «Non-validi», quelli nati da un rapporto amoroso naturale, sono destinati ai lavori più umili. Il messaggio è millimetrico: i figli dell’amore sono sfigati nella vita!
Il secondo film invece descrive un futuro molto prossimo, in cui una colonia chiamata «L’Isola» letteralmente “coltivati” in laboratorio migliaia di cloni come riserva di organi per i rispettivi padroni-umani.
Quanto manca alla realizzazione di queste visioni? Soprattutto ora che la bomba atomica è stata sganciata all’interno del DNA umano?

Supponendo che le due gemelline Lulu e Nana ce la facciano a crescere, quali potranno essere le conseguenze dirette e/o indirette del loro patrimonio genetico manipolato? La ricombinazione genica, e l’innata attitudine della Natura di correggere eventuali “errori” o “ingerenze”, aprono scenari da far impallidire il maestro dell’horror, Stephen King…

 

[1] «Eugenetica», http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenetica/

[2] «Chi offre di più? Ovuli, uteri in affitto e bambini sintetici…», Marcello Pamio,  https://disinformazione.it/2018/05/29/chi-offre-di-piu-ovuli-uteri-in-affitto-e-bambini-sintetici/

[3] «In un laboratorio cinese è stato modificato un embrione umano», Internazionale, 25 aprile 2015 https://www.internazionale.it/scienza/2015/04/25/embrione-modificato-cina

[4] «Bimbe Ogm, Mit: c'è documento e ok etico» http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-ee664197-a83a-4c03-b4b8-c349e164b0aa.html?refresh_ce


Marcello Pamio

«Che il tuo cibo sia la tua medicina e la tua medicina il cibo» diceva il grande Ippocrate. In tempi più recenti il doppio Premio Nobel Linus Pauling ripeteva instancabilmente che «un’alimentazione ottimale è la medicina del futuro». Siamo sicuri: alimenti come medicine?
Se fosse vivo Ippocrate non potrebbe mai e poi mai fare il medico, perché mai come oggi la medicina è stata così lontana dagli insegnamenti dietetici del grande greco.
Attualmente nel pianeta siamo circa 7 miliardi di persone, che probabilmente saliranno a 10 entro metà di questo secolo. La fame e la malnutrizione potrebbero tranquillamente essere debellate una volta per tutte se ci fosse la reale volontà politica ed economica di fare ciò. La distribuzione ottimale delle risorse alimentari disponibili nel mondo non si può fare perché il Sistema non lo vuole fare. Semplice.
Quello che vediamo e leggiamo è una presa in giro, pura propaganda.

Fa molto comodo la situazione per il semplice fatto che l’opulente occidente divora letteralmente almeno l’80-90 per cento delle risorse planetarie, per cui viene da sé che la restante popolazione deve morire di fame: è una banale legge economica! Non a caso le grandi istituzioni sovranazionali dall’Unicef al WFP (World Food Program, programma alimentare mondiale) sono fumo negli occhi: non aiutano realmente le popolazioni terzomondiste nel prodursi e coltivarsi il cibo e nell’estrarre l’acqua dal sottosuolo, perché vanno in quei paesi per vaccinare, e non contro le malattie infettive ma per rendere sterili le donne in età fertile.
Si chiama controllo demografico. D’altronde se per il nostro benessere consumiamo le riserve mondiali è ovvio che per mantenere l’equilibrio qualcuno deve per forza morire di fame! Chi non lo capisce è un ipocrita che non vuole vedere la triste realtà. Il Terzo Mondo viene appositamente mantenuto in queste condizioni.

Il paradosso è il raffronto tra Nord e Sud: un mondo spaccato in due.
Le persone sovrappeso nel mondo hanno superato i 2 miliardi nel 2013, cioè un terzo della popolazione globale. Nel 2010, dai 3 ai 4 milioni di persone sono morte a cause di complicanze legate all’obesità. Dall’altra parte oltre 2 miliardi di persone sono malnutrite e 36 milioni di bambini muoiono ogni anno di fame.
Questo è il cappello introduttivo per preparare il terreno e dare voce ad una gola profonda del sistema agro alimentare. Sto parlando di Christophe Brusset che, dopo aver lavorato per vent’anni nell’industria come dirigente di alto livello per aziende molto importanti, ha deciso di infrangere la legge dell’omertà e per lavarsi un po’ la coscienza ha scritto il libro: «Siete pazzi a mangiarlo».
Nero su bianco ha riportato i misfatti e i crimini che avvengono quotidianamente nelle industrie e nella GDO, Grande Distribuzione Organizzata, cioè le catene dei supermercati.
Il grosso problema è che alla fine della fiera sono i consumatori a rimetterci non solo i soldi ma soprattutto la salute…

Scandali quotidiani
Gli esempi sono infiniti. Nel settembre 2008 scoppia in Cina l’enorme scandalo del latte contaminato da melammina, uno dei principali costituenti della fórmica. Una sostanza chimica molto tossica aggiunta volutamente per fortificare il latte, cioè farne aumentare la parte proteica. La frode è stata così ampia che non solo la maggior parte del latte circolante in Cina è stato contaminato, ma anche tutti i prodotti derivati: yogurt, formaggi, cioccolato, biscotti, ecc.
Nell’aprile 2011 circa 300 mila panini vengono “ingialliti” artificialmente tramite l’aggiunta di un colorante tossico che simula la presenza del mais.
Nel novembre 2011 mega retata per un traffico di maiali trattati con clembuterolo, un anabolizzante cancerogeno.
A maggio dell’anno successivo scoppia il caso degli orticoltori che trattavano i cavoli con formolo, un noto cancerogeno, usato per migliorarne la conservazione.
Questi sono solo alcuni dei numerosissimi scandali che riguardano i cinesi, ma attenzione a non pensare che tutto ciò non interessi l’Europa e l’Italia.
Sono quasi 5 i miliardi di euro in prodotti alimentari cinesi importati in Europa in un solo anno, il 2013.

Guerra al prezzo
Christophe Brusset descrive nel dettaglio decine di casi inquietanti in cui il consumatore viene letteralmente truffato.
Egli infatti ha comprato navi intere cariche di semi di senape indiana, canadese o australiana per produrre tonnellate di “senape di Digione” in Germania e in Olanda. Le famose “erbe di Provenza” non vengono coltivate nella nota regione francese, ma il timo arriva dal Marocco o dall’Albania, il basilico e la maggiorana dall’Egitto e il rosmarino dalla Tunisia.
A livello industriale e legale quello che conta non sono i singoli ingredienti ma la ricetta!
Le società agro alimentari comprano nei paesi in cui si coltiva o alleva al prezzo più basso (con i rischi che non possiamo nemmeno immaginare) perché lo impone la Grande Distribuzione (GDO).
Le centrali di acquisto della GDO si contano sulle dita di una mano e lavorano in totale monopolio. Per ridurre i costi di acquisto spremono gli industriali i quali si rifanno ovviamente sui produttori, coloro che realmente lavorano. I produttori non potendo alzare il prezzo per sopravvivere e per accedere alla distribuzione calano le braghe producendo a prezzi bassissimi, spesso senza guadagno. In tutta questa filiera a rimetterci è ovviamente la qualità finale dei prodotti e in ultima istanza il consumatore e la sua salute, ma business is business.

Alimenti tecnologici
Certamente uno dei reparti più importanti di ogni impresa alimentare è il R&S, Ricerca e Sviluppo. Reparto supersegreto in cui lavorano ingegneri del gusto, aromatieri e tecnici in laboratori supertecnologici.
Cosa c’entrano questi con un sano e buono alimento? Assolutamente nulla. Questi individui lavorano infatti per creare “aromi” e “additivi” vari proprio per ingannare il “gusto” dei consumatori.
Il punto cruciale è che alla base di tutto lavorano con alimenti scandalosamente privi di gusto, totalmente morti e quindi invendibili. E’ il maquillage chimico alimentare.
A livello industriale un prodotto alimentare è sempre una questione di tecnologia.
Attualmente sono diverse centinaia gli additivi chimici permessi dalla normativa: per il colore, il sapore, la conservazione, per addensare, per abbassare le calorie, per evitare che schiumi, perché luccichi, crocchi, ecc. Si chiama estetica alimentare.
La chimica oramai ha inventato aromi per tutti i tipi, anche i più impensabili. Esiste l’aroma di “ketchup”, di “maionese”, di “pollo arrosto”, perfino aromi di “frutta”, “formaggi”, “manzo bollito” o “arrosto”, per arrivare all’aroma di “pane” e di “burro”. Non c’è più limite alla fantasia perversa degli ingegneri del gusto: sono in grado di copiare chimicamente qualunque cosa.
Se poi la chimica usata nei processi di lavorazione finisce nel piatto, chissenefrega, mica sono tenuti a dirlo. Nulla infatti obbliga il produttore a informare il consumatore che si sta mangiando sostanze chimiche cancerogene (nitriti negli insaccati, benzopirene nei prodotti affumicati), neurotossiche (solventi organici come l’esano usato per estrarre oli e aromi) o allergizzanti come i solfiti. Il caso dei coloranti “azoici” è emblematico. Danno stabilità chimica, intensità di colore e lunga conservazione. Tutte caratteristiche lodevoli per le industrie e la GDO. In confronto ad un colorante naturale sono cinque volte più vivaci e soprattutto molto più economici. Da luglio 2010 i produttori devono indicare a tale riguardo sulla confezione «può influire negativamente sull’attività e sull’attenzione dei bambini».

Immagine del prodotto
Una delle regole fondamentali del marketing è che l’idea che ci si fa del prodotto è più importante del prodotto stesso e della sua qualità. Giustamente nelle società dell’illusione non si mette al centro la qualità del prodotto ma la sua estetica!
Vengono a tal proposito scomodati i geni creativi che scelgono il linguaggio giusto, le illustrazioni, i colori, le dimensioni dei caratteri, ecc. il tutto per ingannare i consumatori e farli comprare.
Al supermercato quindi non compriamo un alimento ma quello che un pubblicitario ha creato per noi.
Nespresso non vende caffè ma un’esperienza; la Ferrari non vende auto, ma sogni; Danone non vende yogurt ma prodotti “sani” per il corpo; Apple non vende telefoni ma innovazione, ecc.
Generalizzando, negli scaffali dei supermercati non troviamo alimenti, ma prodotti tecnologici in grado di persuaderci e ingannarci. L’immagine che veicolano, con un bel colore verde, la scritta “Naturale al 100%”, ecc. creano l’idea che siano sani quando invece sono chimica allo stato puro.

Made in China
Il Paese della Grande Muraglia è diventato l’esportatore numero uno al mondo per svariati prodotti “alimentari”, per esempio aglio, miele e non solo. Il caso del miele è illuminante.
La Cina esporta ogni anno 300.000 tonnellate di nettare delle api, e purtroppo frodare su questo derivato è assai semplice. All’inizio hanno cominciato a tagliare il miele con l’acqua. Siccome il miele è un antibiotico naturale può contenere fino al 18% di acqua senza alterarsi troppo. Qualche produttore si è fatto prendere la mano aumentando la percentuale, così alcune partite hanno iniziato a fermentare durante il lungo trasporto. La soluzione è stata di aggiungere una bella dose di antibiotici di sintesi che stabilizzano il prodotto e sono gradevoli al palato dell’ignaro e inconsapevole consumatore.
Ma le sorprese nel paese di Mao non finiscono mai.
Il miele è zucchero naturale, e per la precisione fruttosio (circa il 40%) e glucosio (30% circa). Gli amici cinesi aggiungono con discrezione “zuccheri esogeni” come lo sciroppo di glucosio (prodotto da mais e frumento), il quale è molto economico.
Purtroppo l’eccesso di glucosio fa cristallizzare troppo il miele, per tanto i cinesi sono corsi al riparo aggiungendo fruttosio liquido derivato da cereali.
Alla fine milioni di persone stanno mangiano qualcosa che non ha nulla a che vedere col miele, ma una mistura di zuccheri artificiali (sciroppo di glucosio e fruttosio) colorati col caramello e aromatizzati.
Attenzione, come detto prima, i consumatori di questo pseudo-miele non hanno gli occhi a mandorla ma sono occidentali, Italia compresa. Vedremo a breve come si possano eludere i controlli ed entrare nel mercato europeo senza tanti problemi fiscali e soprattutto sanitari…

Simsalabim: la dogana non c’è più
La regola dell’inganno è questa: più frontiere si passano, più ci sono soggetti coinvolti e documenti diversi in varie lingue più è difficile per le dogane o i servizi sanitari seguire tutto e capire bene cosa succede.
Diversi paesi a livello di controlli sono molto più lassisti di altri. Di solito per fare entrare in Europa e sdoganare dei container di prodotti si usano “porti” come Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Vengono importate in Europa grandissime quantità di prodotti diversi che devono pagare dazi doganali al loro ingresso.
L’esempio delle nocciole e dello zafferano può far capire il meccanismo usato sempre più spesso.
La Turchia è il primo produttore mondiale di nocciole, che finiscono nelle creme spalmabili, nel cioccolato, ecc. Le nocciole turche sono ampiamente sovvenzionate dallo stato e vengono irrorate senza pudore da grandi quantità di pesticidi vietati in Europa.
Per evitare di far pagare le tasse doganali e per sfuggire ai controlli sanitari le nocciole turche vengono spedite per nave in Dubai (dove le nocciole non pagano dazi) e poi subito spedite in Europa. Sono le stesse nocciole, salvo che non sono più turche ma sono diventate greche. Il tutto con documenti di accompagnamento ufficiali e quindi esonerate dai dazi doganali e senza l’obbligo dei certificati sanitari.
Ecco il meccanismo diabolico che fa entrare nel mercato italiano milioni di prodotti pregni di pesticidi cancerogeni e magari venduti come «prodotto italiano»…
L’Iran è il produttore numero uno di zafferano. La Spagna compra lo zafferano dall’ex Persia e lo esporta negli USA. Così gli americani bypassano l’embargo comprando zafferano iraniano sotto bandiera spagnola.

Pesticidi come se piovesse
Il tè venduto nel mondo è quasi tutto pregno di pesticidi. Solo dalla Cina escono migliaia di tonnellate di foglie tossiche che circolano ovunque.
Se venissero fatte sistematicamente le ricerche e le analisi complete di pesticidi su verdura, frutta, ecc. che arrivano dai maggiori paesi produttori i risultati sarebbero inquietanti. Almeno il cento per cento dei prodotti contiene insetticidi, fungicidi, erbicidi, ecc., e non solo un tipo, ma almeno tre o quattro tipi diversi. Ma sappiamo che questi controlli non vengono fatti …
I lavoratori sfruttati nei paesi in cui la chimica fa da padrone sono i nuovi schiavi.
Un lavoratore non qualificato nei paesi del Maghreb (Tunisia, Algeria, Marocco) prende 4 euro all’ora, nei paesi dell’Europa centrale e orientale circa 8 euro all’ora, in Cina e Vietnam 2 euro. Mentre in Francia sono 20 euro al giorno.
Ecco spiegato il motivo per cui le industrie delocalizzano in questi paesi: sfruttano la manodopera a prezzi stracciati, l’iniquità fiscale ma soprattutto l’assenza di controlli e di leggi sanitarie.

Marmellata di fragole senza fragole
Venghino signori, venghino….
Siamo abituati a pensare che il vasetto di marmellata di fragola che troviamo sullo scaffale sia composto appunto da marmellata. Ma è proprio così?
La nonna faceva bollire fragole con zucchero per poi versare il tutto dentro dei vasetti di vetro precedentemente bolliti.
L’industria ha evoluto questo processo a tal punto che non servono più le fragole…
Ecco la ricetta: sciroppo di fruttosio e glucosio (zuccheri normalmente presenti nelle fragole e quindi indispensabili per ingannare le analisi), acqua, succo concentrato di frutti di bosco per dare il colore, acheni di fragola (i semini delle fragole) come marcatore visivo per conferire autenticità, pectina e ovviamente aroma di fragola. Ecco a voi una marmellata di fragola senza fragole che al palato, spalmata magari su una fetta di pane caldo, ricorda perfettamente il dolcissimo e rosso frutto primaverile.
La differenza è sostanziale, perché mentre la marmellata della nonna era buona e faceva bene, la marmellata dell’industria mi predisporrà al diabete e alle altre malattie dismetaboliche. Il motivo è semplicissimo e ben risaputo: il fruttosio usato industrialmente (che non ha nulla da spartire col fruttosio naturalmente contenuto nella frutta e nel vero miele) favorisce la produzione di un ormone che stimola l’appetito. Quindi più ingurgitiamo fruttosio e più mangeremo. Non solo, ma come ha dettagliatamente spiegato uno studio pubblicato dalla Mayo Foundation for Medical Education and Research: «il fruttosio è il principale motore del diabete».

Mea culpa
In conclusione va sottolineata una cosa importante. Alle industrie e alle catene di distribuzione interessano solo una cosa: i soldi! Non importa la qualità dei prodotti, la salute e il benessere dei consumatori, ma solo i soldi.
Questa realtà oggettiva ci mette davanti allo specchio. La responsabilità dell’attuale situazione è nostra, perché siamo noi che continuiamo a pagare, finanziare e sostenere l’industrializzazione mortifera della vita, che sta portando alla rovina non solo la salute pubblica ma anche quella animale e dell’intero pianeta. Se compriamo cibi morti, raffinati, pastorizzati, pregni di chimica, ecc. le industrie ce li faranno trovare gentilmente sugli scaffali. E’ una legge commerciale spietata ma precisa.
Il punto è che se cambiamo noi, cambiano per forza anche loro. Se prediligiamo prodotti biologici e biodinamici diamo un segnale politico, economico ed industriale forte e preciso.
Idem se compriamo cibo locale evitando il più possibile “roba” che arriva da un altro continente di cui non conosciamo nulla e non sapremo mai nulla.
Purtroppo anche nel mondo del biologico il meccanismo distributivo è molto similare.
Il monopolio della distribuzione è al lavoro anche in questo mondo, con gli stessi risvolti negativi della GDO: sempre più alimenti infatti (semi, legumi, cereali, ecc.) vengono acquistati dai paesi che abbiamo appena visto, il tutto per abbattere il prezzo (di acquisto e non certo quello per il consumatore).
Così facendo però stiamo portando al patibolo e a morte certa moltissime attività agricole locali e nazionali. Perché si deve comprare il riso bio dalla Cina quando si può coltivare qua? Quali sono le garanzie per i consumatori che il riso o i fagioli bio (cinesi, vietnamiti, ecc.) sono coltivati in modo ottimale? Un’azienda locale è possibile visitarla per vedere l’ambiente interno e come lavora, una cinese nello Xinjang (tra Mongolia e Kazakistan, sede della produzione mondiale del pomodoro e del concentrato) diventa impossibile.
Per fortuna i GAS, Gruppi di Acquisto Solidali sono in crescita esponenziale e rappresentano una alternativa validissima e sicura a tutto quello che abbiamo visto.
A noi la scelta: continuare a mangiare schifezze inenarrabili - però molto economiche - che predisporranno il terreno organico verso qualsiasi malattia moderna, oppure decidere di cambiare rotta dando i nostri soldi a coloro che lavorano bene e che rispettano sia l’uomo che la Terra.
Ricordando sempre che la Vita è ciclica: quello che apparentemente pensiamo di risparmiare pagando poco gli alimenti prima o poi lo pagheremo sotto forma di malattie, esami, tempo per visite dal medico o in ospedale, ecc.

Tratto dal libro "Siete pazzi a mangiarlo", ed. Piemme