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Marcello Pamio

Questa è la storia di John Perkins, il capo economista di una società di consulenze, ingegneria e costruzioni di Boston.
Fin qui nulla di strano.
Quello che interessa è che Perkins ha lavorato come “sicario dell’economia”, una élite di professionisti il cui compito è di orientare la modernizzazione dei paesi in via di sviluppo verso un continuo processo d’indebitamento e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti del mondo.
Sono professionisti, dallo stipendio fantasmagorico, in grado di sottrarre migliaia di miliardi di dollari a paesi di tutto il mondo.
Riversano, o per meglio dire, rubano, il denaro della Banca Mondiale, dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (U.S.A.I.D.) e di altre importanti organizzazioni, per così dire umanitarie, per farli finire nelle casse delle corporation e nelle tasche di un pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta.

Il controllo di paesi strategici è sempre avvenuto da centinaia di anni, prima con gli imperi coloniali, ora invece spostando elettronicamente enormi quantità di denaro (creato dal nulla dalle banche) da un luogo ad un altro e facendo sprofondare nei debiti miliardi di persone.
I metodi usati dai sicari sono: falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso, per arrivare all’omicidio!

Il compito di Perkins era quello di incoraggiare i leader mondiali a divenire parte di una vasta rete che favorisse gli interessi commerciali dei soli Stati Uniti d’America. Alla fine questi leader rimanevano intrappolati in una ragnatela, in una trama di debiti che ne garantiva la fedeltà assoluta in tutti gli ambiti.
I sicari dell’economia sono pedine importanti che partecipano alla costruzione e mantenimento dell’Impero, chiamato corporatocrazia.
Utilizzando gli strumenti della finanza internazionale, sono riusciti in passato e ci riescono tuttora, a sottomettere paesi in via di sviluppo, quelli ovviamente con risorse naturali nel sottosuolo come petrolio, oro, diamanti, gas e minerali vari (coltan, ecc.) o quelli in posizioni geostrategiche (Panama p.e.).

Quando un sicario assolve al meglio il suo compito, i prestiti elargiti come aiuti o come fondi necessari alla costruzione di infrastrutture importanti (centrali elettriche, autostrade, ponti, ospedali, aeroporti o poli industriali, ecc.) escono dalla Banca Mondiale e/o dall’U.S.A.I.D., ed entrano nelle casse delle lobbies che hanno studiato e progettato tale criminosa strategia.
Ai paesi destinatari delle infrastrutture, cioè ai paesi bisognosi, non solo non arriva nulla, ma anzi, i prestiti sono così ingenti che il debitore si trova costretto alla morosità dopo poco tempo, e quando ciò accade, viene preteso il risarcimento immediato creando ad arte, le seguenti condizioni: controllo dei voti ai paesi membri delle Nazioni Unite, installazioni di basi militari e l’accesso alle multinazionali alle preziosissime risorse naturali. Si esige la restituzione dei debiti anche sotto forma di concessioni petrolifere.

In pratica tutti i paesi che i sicari dell’economia hanno portato sotto l’ombrello dell’Impero globale, hanno subìto un destino simile. Tutti ad eccezione di Iraq e Venezuela.
Questo spiega perché il debito dei paesi del Terzo mondo è arrivato a oltre 2500 miliardi di dollari, mentre i soli interessi economici (nel 2004 erano oltre 375 miliardi) sono superiori all’intera spesa per la sanità e l’istruzione e venti volte gli aiuti che i paesi in via di sviluppo ricevono annualmente dall’estero!

Cosa succede all’agenda mondialista, quando un sicario fallisce il suo compito?
Entra in gioco una razza ancor più sinistra e pericolosa: gli “sciacalli”.
Gli sciacalli sono uomini, mercenari, agenti dell’intelligence che rovesciano il governo di turno, fomentano rivolte, colpi di stato e golpe militari. Spesso mascherano i loro sporchi intervento con strani incidenti (aereo, auto), malori o malattie, uccidendo i capi di stato che non si piegano ai dettami dell’establishment economico-finanziaria.
Se anche lo sciacallo dovesse fallire, allora entrano in gioco i generali con l’esercito, e il risultato è la guerra. Esattamente quello che negli ultimi anni è accaduto in Afghanistan, Iraq sotto Saddam Hussein e Libia con Gheddafi.
In Iran e Venezuela hanno tentato il rovesciamento, ma per fortuna senza risultati.

L’inizio…
Come può un uomo normalissimo come John Perkins, con una semplice laurea in economia, diventare un sicario dell’economia?
Certamente nulla avviene per caso... E infatti tutto ebbe inizio quando sposò Ann, una giovane donna, il cui padre era un brillante ingegnere che lavorava per il Ministero della Marina, e suo zio un alto dirigente della National Security Agency (N.S.A.), l’Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense.
Dopo il matrimonio, Perkins fu chiamato per un colloquio alla N.S.A. il cui scopo, scoprì più tardi, era individuare, attraverso test, i suoi punti deboli.
Alcune settimane dopo gli fu offerto un lavoro con il quale cominciò a far pratica nell’arte dello spionaggio. Il passaggio successivo fu l’assunzione alla Main Inc. di Boston, una società di consulenza internazionale, con circa duemila dipendenti sparsi nel mondo.

A questo punto della storia Perkins incontra, quello che sarà il suo mentore e che avrà un ruolo centrale in tutta la storia. Viene avvicinato da Claudine, una donna che approfittò dei punti deboli della sua personalità usando un misto tra seduzione fisica, manipolazione verbale e mentale: metodi studiati appositamente per lui.
Fu proprio lei a spiegargli in cosa sarebbe consistito il suo vero lavoro: per primo doveva giustificare gli enormi prestiti internazionali che avrebbero poi riportato i soldi alla Main Inc. o ad altre potentissime lobbies statunitensi come Bechtel, Halliburton, Stone & Webster, Brown & Root, attraverso grossi progetti di ingegneria e di edilizia; secondo, avrebbe dovuto mandare in rovina i paesi che ricevevano i prestiti affinché restassero per sempre in obbligo, schiavi dei creditori. In pratica il “sicario dell’economia”

In qualità di economista avrebbe dovuto fare previsioni sugli effetti di investimenti multimiliardari in un determinato paese; in particolare doveva elaborare proiezioni sulla crescita economica nei successivi venti o venticinque anni e le valutazioni dell’impatto di tutta una serie di progetti messi poi in atto dalle aziende statunitensi.
Doveva creare altissimi profitti per gli appaltatori e fare felici un pugno di ricche e influenti famiglie dei paesi destinatari, assicurando al tempo stesso la dipendenza finanziaria e quindi la lealtà politica dei governi in tutto il mondo.
In pratica, veniva pagato profumatamente per rubare miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo.

La storia insegna che fin dai tempi più antichi, gli imperi sono stati costruiti e mantenuti attraverso la forza militare e la minaccia, ma con la fine dell’Unione Sovietica e lo spettro di un olocausto nucleare, la soluzione militare divenne troppo rischiosa, per cui vennero optate altre strategie, come quella economica.
Queste strategie, semplici, di grande funzionamento, non necessitavano di eserciti.
Un esempio per tutti, avvenne nel 1951 quando l’Iran si ribellò alla compagnia petrolifera britannica (oggi B.P., British Petroleum) che sfruttava le risorse naturali e il popolo.
Il primo ministro iraniano Mohammad Mossadeq, eletto democraticamente dal popolo, nazionalizzò l’intero patrimonio petrolifero iraniano, scatenando le ire furiose dell’Inghilterra, la quale chiese aiuto agli U.S.A.

Washington invece delle bombe sganciò uno “sciacallo”, l’agente della C.I.A., Kermit Roosevelt (nipote del presidente Theodore), il quale riuscì, a suon di soldi, tangenti e minacce a persuadere un gran numero di persone e organizzare rivolte e dimostrazioni violente in piazza (la medesima e recente strategia applicata in Libia e Siria). Il clima, creato ad arte, dava l’impressione che Mossadeq fosse incapace e soprattutto impopolare. Il primo ministro cadde nella trappola e passò il resto della sua vita agli arresti domiciliari. A quel punto prese il potere lo scià Mohammad Reza, alleato degli Stati Uniti e divenne il dittatore incontrastato per molto tempo, fino alla Rivoluzione.
Questo è uno degli innumerevoli colpi di stato finanziati e orchestrati dagli Stati Uniti ai danni di paesi sovrani; ricordiamo Ecuador, Indonesia, Cile, Panama, Colombia, El Salvador, Bolivia, e praticamente tutto il continente africano.

Come mai simili accadimenti storici non sono conosciuti dalla maggior parte delle persone?
Negli Stati Uniti, ma il discorso in Europa non cambia, la N.B.C. è della General Electric, la A.B.C. della Walt Disney, la C.B.S. di Viacom, la C.N.N. dell’A.O.L. Time Warner, ecc.
La maggior parte dei quotidiani, periodici e case editrici sono posseduti e manipolati da gigantesche corporation transnazionali. Tutti i media fanno parte del medesimo sistema corporativo che ha portato avanti la distruzione sistematica delle economie dei paesi in via di sviluppo, e quindi veicolano solo le notizie politicamente corrette.

Per concludere John Perkins, probabilmente per ripulirsi la coscienza e per un briciolo di onestà intellettuale si è confessato pubblicamente scrivendo il libro intitolato: “Confessioni di un sicario dell’economia”.
E’ bene ricordare che è la confessione di un uomo che ha permesso a sé stesso di diventare una pedina, un sicario, riuscendo grazie alla propria avidità a sfruttare e saccheggiare miliardi di dollari da paesi in difficoltà, creando centinaia di milioni di poveri.
Il libro comunque è molto interessante, soprattutto perché permette una maggiore comprensione e visione d’insieme, dei fatti storici e dell’andamento della società moderna, tutta focalizzata nella crescita economica.

Sono riusciti, grazie a decenni di propaganda, marketing e pubblicità più o meno occulta, a convincerci che acquistare costantemente è un dovere civico e aiuta l’economia; saccheggiare la terra è nel nostro stesso interesse.
La storia purtroppo, quando non viene compresa, è destinata a ripetersi e a concludersi in tragedia. Gli imperi, infatti non durano, sono tutti falliti miseramente.
L’attuale Impero, gestito e controllato dai banchieri internazionali, centrato nei mercati e derivati finanziari, oramai si sta sgretolando sotto i nostri occhi, lasciando posto ad un sistema dove al centro ci sarà l’uomo e non il dio-denaro!

Riconoscere un problema è il primo passo per trovarne la soluzione e confessare un peccato è l’inizio della redenzione…”.
Concludo con le parole di John Perkins

Titolo:
Confessioni di un sicario dell’economia”, John Perkins, ed. Minimum fax, ISBN: 978-88-6559-069-0

di Peter Phillips

La classe dirigente degli Stati Uniti è oggi dominata da un gruppo neo-conservatore di circa 200 persone che condividono l'obbiettivo comune di imporre sul mondo il potere militare statunitense. Questo Global Dominance Group (Gruppo per il dominio Globale), in cooperazione con le maggiori industrie di appalti militari, è diventato una potente forza nei processi di unilateralismo militare e nelle faccende politiche americane.
Una lunga serie di ricerche sociologiche, documenta l'esistenza di una classe dirigente predominante negli Stati Uniti che stabilisce le linee politiche nazionali e ne determina le priorità. C. Wright Mills, nel suo libro del 1956 sull'elite al potere, ha documentato come la Seconda Guerra Mondiale abbia condensato una terna di poteri degli Stati Uniti, costituita dalle elite aziendali, militari e governative, in una struttura di potere centralizzata, che agisce all'unisono attraverso "alti circoli" di contatto e consenso.

I Neo-conservatori che promuovono il controllo militare mondiale da parte degli Stati Uniti sono adesso nelle posizioni politiche di comando, tramite questi alti circoli. Il magazine Adbusters ha riassunto le posizioni neo-conservatrici come: "La convinzione che la Democrazia , anche se difettosa, è difesa al meglio da un popolo ignorante gonfiato di nazionalismo e religione. Solo uno stato nazionalista militante può impedire l'aggressione umana. Un tale nazionalismo richiede una minaccia esterna e se questa non c'è la si deve fabbricare."
Nel 1992, durante il primo mandato di Bush, Dick Cheney appoggiò Lewis Libby e Paul Wolfowitz che produssero la relazione "Guida alla Pianificazione della Difesa" ("Defense Planning Guidance"), che propugnava il dominio militare degli Stati Uniti sul mondo all'interno di un "nuovo ordine". La relazione chiedeva che gli Stati Uniti accrescessero la superiorità militare e che prevenissero il sorgere di nuovi rivali a sfidarli sul palcoscenico mondiale.

Al termine dell'amministrazione Clinton, i propugnatori del dominio globale diedero vita al Progetto per un Nuovo Secolo Americano - Project for a New American Century (PNAC). Tra i fondatori del PNAC c'erano otto persone affiliate con il primo fornitore della difesa, Lockheed-Martin, e altri sette collegati al terzo fornitore, Northrop Grumman. Dei venticinque fondatori del PNAC, dodici furono in seguito nominati a posizioni di alto livello all'interno dell'amministrazione Bush.
Nel settembre del 2000, il PNAC produsse una relazione di 76 pagine dal titolo Rebuilding America's Defenses: Strategy, Forces and Resources for a New Century. La relazione, analoga a quella del 1992, richiedeva la protezione della Casa Americana, l'abilità di intraprendere più teatri di guerra simultanei, l'assunzione di ruoli di polizia globali, e il controllo dello spazio e dell'informazione elettronica (cyberspace). Affermava che gli anni '90 erano stati una decade di trascuratezza verso la difesa e che gli USA dovevano aumentare le spese militari per conservare la leadership geopolitica Americana nel ruolo di superpotenza mondiale. La relazione riconosceva inoltre che: "il processo di trasformazione sarà probabilmente lungo, in assenza di qualche evento catastrofico e catalizzante quale una nuova Pearl Harbor". Gli eventi dell'11 settembre 2001 sono stati esattamente la catastrofe che gli autori di Rebuilding America' Defenses teorizzavano essere necessari per accelerare un programma di dominio globale. La permanente guerra al terrore che ne è risultata ha condotto a massicce spese per la difesa da parte del governo, l'invasione di due nazioni, e minacce ad altre tre, e la rapida accelerazione dei piani neo-conservatori per il controllo militare del mondo.

Oggi gli Stati Uniti spendono per la difesa quanto tutto il resto del mondo assieme. Il budget del Pentagono per acquistare nuovi armamenti è cresciuto da 61 miliardi di dollari del 2001 a più di 80 miliardi nel 2004. Nello stesso periodo, le vendite della Lockheed Martin sono aumentate di oltre il 30%, con decine di miliardi di dollari nel registro ordini degli acquisti futuri. Dal 2000 al 2004, il valore delle azioni Lockheed Martin è salito del 300%. La Northrup-Grumann ha subito una crescita analoga con i contratti del Dipartimento per la Difesa lievitati da $3.2 miliardi di dollari nel 2001 fino agli 11,1 miliardi del 2004. La Halliburton , di cui Dick Cheney è stato CEO in precedenza, aveva contratti con la difesa per 427 milioni nel 2001. Nel 2003, il valore dei contratti era salito a 4.3 miliardi, e di questi circa un terzo sono stati assegnati senza gara d'appalto.
Oggi, all'inizio del 2006 l 'agenda del Global Dominance Group è ben introdotta all'interno degli alti circoli politici e resa operativa in modo astuto all'interno del Governo USA. Lavorano mano nella mano con i fornitori della difesa, promuovendo lo spiegarsi delle forze militari su oltre 700 basi su tutto il globo.
C'è una differenza importante tra l'auto-difesa dai pericoli esterni e la convinzione nel controllo totale del mondo. Se glielo si chiede, la maggioranza delle persone in USA ha seri dubbi sull'accettabilità morale e pratica di finanziare la dominazione del mondo.
Peter Phillips è un professore di Sociologia all'Università di Sonoma State e direttore del Project Censored a media research organization.
Per un approfondimento dell'agenda del Global Dominance Group vedere: http://www.projectcensored.org/

Nomi e organizzazioni

1. Abramowitz Morton I.; PNAC, NSC, Asst. Sec. of State, Amb. to Turkey, Amb. To Thailand, CISS, Carlyle
2. Abrams, Elliott; PNAC, Heritage, DoS, HU, Special Asst. to President Bush, NSC
3. Adelman, Ken; PNAC, CPD, DoD, DPB, Fox News, CPD, Affairs, Commander in Chief Strategic Air Command, Northrop Grumman, Arms Control Disarmament Agency
4. Aldrige, E.C. Jr.; CFR, PNAC, NSA, HU, HF, Sec. of the Air Force, Asst. Sec. of State, Douglas Aircraft, DoD, LTV Aerospace, WHOMB, Strategic Systems Group, Aerospace Corp.
5. Allen, Richard V.; PNAC, HF, HO, CFR, CPD, DPB, CNN, US Congress, CIA Analyst,CSIS, NSC
6. Amitay, Morris J.; JINSA, AIPAC
7. Andrews, D.P.; SAIC
8. Andrews, Michael; L-3 Communications Holdings, Deputy Asst. Sec. of Research and Technology, Chief Scientist for the US Army
9. Archibald, Nolan D.; Lockheed Martin
10. Baker, James, III, Caryle, Sec. of State (Bush), Sec. of Tres. (Reagan)
11. Barr, William P.; HF, HO, PNAC, CFR, NSA, US Congress, Asst. to the President (Reagan), Carlyle,
12. Barram, David J.; Computer Sciences Corporation, US DoC
13. Barrett, Barbara; Raytheon
14. Bauer, Gary; PNAC, Under Sec. of Ed.
15. Bechtel, Riley; Bechtel
16. Bechtel, Steve; Bechtel
17. Bell, Jeffrey; PNAC, MI
18. Bennett, Marcus C.; Lockheed Martin
19. Bennett, William J.; PNAC, NSA, HU, Sec. of Education
20. Bergner, Jeffrey; PNAC, HU, Boeing
21. Berns, Walter; AEI, CPD
22. Biggs, John H.; Boeing, CFR
23. Blechman, Barry; DoD, CPD
24. Bolton, John; JINSA, PNAC, AEI, DoS, DoJ, Amb. to UN, WH Legis. Counsil, Agency Int'l Devel, Under Sec. State Arms Control-Int'l Security
25. Boot, Max; PNAC, CFR
26. Bremer, L. Paul; HF, CFR, Administrator of Iraq
27. Brock, William; CPD, Senator, Sec. of Labor
28. Brooks, Peter; DoD, Heritage, CPD
29. Bryen, Stephen; JINSA, AEI, DoD, L-3 Network Security, Edison Int'l, Disney
30. Bryson, John E.; Boeing
31. Bush, Jeb; PNAC, Governor of Florida
32. Bush, George H. W., President, Carlyle, CIA Dir.
33. Bush, Wes; Northrop Grumman
34. Cambone, Stephen; PNAC, NSA, DoD, Los Alamos (specialized in theater nuclear weapons issues), Ofc. Sec. Defense: Dir. Strategic Def., CSIS, CSP
35. Chabraja, Nicholas D.; General Dynamics
36. Chain, John T. Jr. Northrup Grumman, Sec. of the Air Force, Dir. of Politico-MilitaryAffairs, DoS, Chief of Staff for Supreme Headquarters Allied Powers Europe, Commander in Chief Strategic Air Command
37. Chao, Elaine; HF, Sec. of Labor, Gulf Oil, US DoT, CFR
38. Chavez, Linda; PNAC, MI, CFR
39. Cheney, Lynne; AEI, Lockheed Martin
40. Cheney, Richard; JINSA, PNAC, JINSA, AEI, HU, Halliburton, Sec. of Defense, VP of US
41. Cohen Eliot A.; PNAC, AEI, DPB, DoD, CLI, CPD
42. Coleman, Lewis W.; Northrop Grumman
43. Colloredo-Manfeld, Ferdinand; Raytheon
44. Cook, Linda Z.; Boeing
45. Cooper, Dr. Robert S.; BAE Systems, Asst. Sec. of Defense
46. Cooper, Henry; CPD, DoD, Heritage, Depty Asst. Sec. Air Force, US Arms Control Disarm. Strategic Def. Initiative, Applied Research Assoc, NIPP
47. Cox, Christopher; CSP, Senior Associate Counsel to the President, Chairman: SEC.
48. Crandall, Robert L.; Halliburton, FAA Man. Advisor Bd.
49. Cropsey, Seth; PNAC, AEI, HF, HU, DoD, Under-Sec. Navy
50. Cross, Devon Gaffney; PNAC, DPB, HF, CPD, HO
51. Crouch, J.D.; CSP, Depty. National Security Advisor, DoD, Amb. to Romania
52. Crown, James S.; General Dynamics, Henry Crown and Co.
53. Crown, Lester; General Dynamics, Henry Crown and Co.
54. Dachs, Alan; Bechtel, CFR
55. Dahlburg, Ken; SAIC, DoC, Asst. to Reagan, WHOMB
56. Darman, Richard G.; Carlyle, Dir. of the US Office of Management and Budget, President Bush's Cabinet, Asst. to the President of the US, Deputy Sec. of the US Treasury, Asst. US Sec. of Commerce
57. Dawson, Peter; Bechtel
58. Decter, Midge; HF, HO, PNAC, CPD
59. Demmish, W.H.; SAIC
60. DeMuth, Christopher; AEI, US Office of Management and Budget, Asst. to Pres. (Nixon)
61. Derr, Kenneth T.; Halliburton
62. Deutch, John; Dir. CIA, Deputy Sec. of Defense, Raytheon
63. Dine, Thomas; CLI, US Senate (Church, Ed. Kennedy), AIPAC, US Agency Int'l Development, Free Radio Europe/Radio Liberty, Prague, Czech Rep., CFR
64. Dobriansky, Paula; PNAC, HU, AEI, CPB, DoS, Army, NSC European/Soviet Affairs, USIA, ISS
65. Donnelly, Thomas; AEI, PNAC, Lockheed Martin
66. Downing, Wayne, Ret. Gen. US Army, NSA, CLI, SAIC
67. Drummond, J.A.; SAIC
68. Duberstein, Kenneth M.; Boeing, WH Chief of Staff
69. Dudley, Bill; Bechtel
70. Eberstadt, Nicholas; AEI, CPD, PNAC, DoS (consultant)
71. Ebner, Stanley; Boeing, McDonnell Douglas, Northrop Grumman, CSP
72. Ellis, James O. Jr.; Lockheed Martin, Retired Navy Admiral and Commander US Strategic Command
73. Epstein David, PNAC, Office of Sec. Defense
74. Everhart, Thomas; Raytheon
75. Falcoff, Mark; AEI, CFR
76. Fautua, David; PNAC, Lt. Col. US Army
77. Fazio, Vic; Northrup Grumman, Congressman (CA)
78. Feith, Douglas; JINSA, DoD, L-3 Communications, Northrup Grumman, NSC, CFR, CPS
79. Feulner, Edwin J. Jr.; HF, HO, Sec. HUD, Inst. European Def. & Strategy Studies, CSIS
80. Foley, D.H.; SAIC
81. Fradkin, Hillel; PNAC, AEI,
82. Frank, Stephen E.; Northrop Grumman
83. Fricks, William P.; General Dynamics
84. Friedberg, Aaron; PNAC, CFR, NSA, DoD, CIA consultant
85. Frost, Phillip (M.D.); Northrop Grumman
86. Fukuyama, Francis; PNAC, CFR, HU
87. Gates, Robert, CIA-dir. NSA, SAIC
88. Gaffney, Frank; CPD, PNAC, Washington Times, DoD
89. Gaut, C. Christopher; Halliburton
90. Gedmin, Jeffrey; AEI, PNAC, CPD
91. Gerecht, Reuel Marc; PNAC, AEI, CIA, CBS
92. Gillis, S. Malcom; Halliburton, Electronic Data Systems Corp
93. Gingrich, Newt; AEI, CFR, HO, DPB, U.S House of Reps., CLI, CPD
94. Goodman, Charles H.; General Dynamics
95. Gorelick, Jamie S. United Technologies Corporation, Deputy attorney general, DoD, Asst. to the Sec. of Energy, National Com. Terrorist Threats Upon the US, DoJ, Nat'l
Security Adv., CIA, CFR
96. Gouré, Daniel; DoD, SAIC, DoE, DoS (consultant), CSP
97. Haas, Lawrence J.; Communications WHOMB, CPD
98. Hadley, Stephen; NSA advisor to Bush, Lockheed Martin
99. Hamre, John J. ITT Industries, SAIC, U. S. Dep. Sec. of Defense, Under Sec. of Defense, Senate Armed Services Committee
100. Hash, Tom; Bechtel
101. Haynes, Bill; Bechtel
102. Hoeber, Amoretta; CSP, Defense Industry consultant, CPD, CFR, DoD
103. Horner, Charles; HU, CSP, DoS, Staff member of Sen. Daniel Patrick Moyihan
104. Howell, W.R.; Halliburton, Dir. Deutsche Bank
105. Hunt, Ray L.; Halliburton, Electronic Data Systems Corp, President's Foreign Intelligence Advisory Board
106. Inman, Bobby Ray; Ret. Adm. US Navy, CIA-Dir, CFR, NSA, SAIC
107. Ikle, Fred; AEI, PNAC, CPD, HU, DPB, Under Sec. DoD, Def. Policy Board
108. Iorizzo, Robert P.; Northrop Grumman
109. Jackson, Bruce; PNAC, NSA, AEI, CFR, Office of Sec. of Def., US Army Military Intelligence, Lockheed Martin, Martin Marietta, CLI, CPD
110. Jennings, Sir John, Bechtel
111. Johnson, Jay L.;General Dynamics, Retired Admiral, US Navy
112. Jones, A.K.; SAIC, DoD
113. Joseph, Robert; Under Sec. of State for Arms Control and Int'l Security Affairs, DoD, CSP, NIPP
114. Joulwan, George A.; General Dynamics, Retired General, US Army
115. Kagan, Frederick PNAC, West Point Military Academy
116. Kagan, Robert; PNAC, CFR, DoS (Deputy for Policy), Washington Post, CLI, editor Weekly Standard
117. Kaminski, Paul G. General Dynamics, Under Sec. of US Department of Defense
118. Kaminsky, Phyllis ; JINSA, CSP, NSC, Int'l Pub. Rel. Society,
119. Kampelman, Max M.; PNAC, JINSA, CPD, Sec. Housing and Urban Development, CPD
120. Keane, John M. General Dynamics, Retired General, US Army, Vice Chief of Staff of the Army, DoD Policy Board
121. Kennard, William, Carlyle, NY Times, FCC
122. Kemble, Penn; PNAC, DoS, USIA
123. Kemp, Jack; JINSA, HF, Sec. of HUD, US House of Reps., CPD
124. Keyworth, George; CSP, HU, Los Alamos, General Atomics, NSC
125. Khalilzad, Zalmay; PNAC, Amb. to Iraq
126. King, Gwendolyn S.; Lockheed Martin
127. Kirkpatrick, Jeane; AEI, JINSA, CFR, CPD, NSA, Sec. of Defense Commission, US Rep. to UN, CLI, CPD, Carlyle
128. Kramer, H.M.J., Jr.; SAIC
129. Kristol, Irving; CFR, AEI, DoD, Wall Street Journal Board of Contributors
130. Kristol, William; PNAC, AEI, MI, VP Chief of Staff '89, CLI, Domes. Policy Adv. To VP, '89
131. Kupperman, Charles; CPD, Boeing, NIPP
132. Lagon, Mark; PNAC, CFR, AEI, DoS
133. Lane, Andrew; Halliburton
134. Larson, Charles R.; Retired Admiral of the US Navy, Northrop Grumman
135. Laspa Jude; Bechtel
136. Ledeen, Michael; AEI, JINSA, DoS (consultant), DoD
137. Lehman, John; PNAC, NSA, DoD, Sec. of Navy
138. Lehrman, Lewis E.; AEI, MI, HF, G.W. Bush Oil Co. partner
139. Lesar, Dave; Halliburton
140. Libby, I. Lewis; PNAC, Chief of Staff to Dick Cheney, DoS, Northrup Grumman, RAND, DoD, House of Rep., Team B
141. Livingston, Robert; House of Rep., CSP, DoJ
142. Loy, James M., Lockheed Martin, Retired US Navy Admiral
143. Malone, C.B.; SAIC, Martin Marietta, DynCorp, Titan Corp., CLI, CPD
144. Martin, J. Landis; Halliburton
145. McCorkindale, Douglas H.; Lockheed Martin
146. McDonnell, John F.; Boeing
147. McFarlane, Robert; National Security Advisor (Reagan), CPD, Bush's Transition Advisory Committee on Trade
148. McNerney, James W.; Boeing, 3M, GE
149. Meese, Edwin; HF, HO, US Attorney General, Bechtel, CPD
150. Merrill, Philip; CSP, DoD, Import-Export Bank of US
151. Minihan, Kenneth A.; Ret. General US Air Force, BAE Systems, DoD, Defense Intelligence Agency
152. Moore, Frank W.; Northrop Grumman
153. Moore, Nick; Bechtel
154. Moorman, Thomas S.; CSP, Aerospace Corporation, Rumsfeld Space Commission, US Air Force: Former vice chief of staff
155. Mundy, Carl E. Jr.; General Dynamics, Retired General, US Marine Corps Commandant
156. Muravchik, Joshua; AEI, JINSA, PNAC, CLI, CPD
157. Murphy, Eugene F.; Lockheed Martin, GE
158. Nanula, Richard; Boeing
159. Novak, Michael; AEI, CPD
160. Nunn, Sam; GE, US Senator, Chairman Senate Armed Services Committee
161. O'Brien, Rosanne; Northrop Grumman, Carlyle
162. Odeen, Philip A.; Defense and Arms Control Staff for Henry Kissinger, TRW, Northrop Grumman
163. Ogilvie, Scott; Bechtel
164. Owens, William, Ret. Adm. US Navy, DPB, Joint Chiefs of Staff, SAIC
165. Perle, Richard; AEI, PNAC, CPD, CFR, NSA, JINSA, HU, DoD, DPD, CLI, Carlyle
166. Peters, Aulana L.; Northrop Grumman, SEC
167. Pipes, Daniel; PNAC, CPD, Team B
168. Podhoretz, Norman; PNAC, CPD, HU, CFR
169. Poses, Frederic; Raytheon
170. Precourt, Jay A.; Halliburton
171. Quayle, Dan; PNAC, VP US
172. Ralston, Joseph W.; Lockheed Martin, Retired Air Force Gen., Vice Chairman of Joint Chiefs of Staff
173. Reed, Deborah L.; Halliburton, Pres. Southern CA. Gas & Elec
174. Ridgeway, Rozanne; Boeing, Asst. Sec. of State- Europe and Canada, Amb. German Democratic Republic, Finland, DoD
175. Riscassi, Robert; L-3 Communications Holdings, UN Command/Korea, Army vice chief of staff; Joint Chiefs of Staff
176. Roche, James; Sec. of the Air Force, CSP, Boeing, Northrop Grumman, DoS
177. Rodman, Peter W.; PNAC, NSA, Asst. Sec. of Defense for Int'l Security Affairs, DoS,
178. Rowen, Henry S.; PNAC, HO, CFR, DPB, DoD
179. Rubenstein, David M.; Carlysle, Deputy Asst. to the President for Domestic Policy (Carter)
180. Rubin, Michael; AEI, CFR, Office of Sec. of Defense
181. Rudman, Warren; US Senator, Raytheon
182. Ruettgers, Michael; Raytheon
183. Rumsfeld, Donald; PNAC, HO, Sec. of Defense, Bechtel, Tribune Co.
184. Sanderson, E.J.; SAIC
185. Savage, Frank; Lockheed Martin
186. Scaife, Richard Mellon; HO, HF, CPD, Tribune Review Publishing Co.
187. Scheunemann, Randy; PNAC, Office of Sec. of Defense (consultant), Lockheed Martin, CLI Founder /Dir., CPD
188. Schlesinger, James ; DoE, Atomic Energy Commission, Dir. CIA, CSP
189. Schmitt, Gary; PNAC, CLI, DoD (consultant), CLI
190. Schneider, William, Jr.; BAE Systems, PNAC, DoS, House of Rep./Senate staffer, WHOMB, CSP, NIPP
191. Schultz, George; HO, AEI, CPD, CFR, PNAC, Sec. of State, Sec. of Treasury, Bechtel, CLI, CPD
192. Shalikashvili, John M.; Boeing, Retired Chairman of Joint Chiefs of Staff, DoD, Ret. Gen. US Army, CFR
193. Sharer, Kevin; Northrup Grumman, US Naval Academy, Ret. Lt. Com. US Navy
194. Sheehan, Jack, Bechtel, DPB
195. Shelman, Thomas W.; Northrup Grumman, DoD
196. Shulsky, Abram; PNAC, DoD
197. Skates, Ronald L.; Raytheon
198. Slaughter, John Brooks; Northrop Grumman
199. Sokolski, Henry; PNAC, HF, HO, CIA, DoD
200. Solarz, Stephen; PNAC, HU, DoS, CPD, Carlyle
201. Spivey, William; Raytheon
202. Statton, Tim; Bechtel
203. Stevens, Anne; Lockheed Martin
204. Stevens, Robert J.; Lockheed Martin
205. Stuntz, Linda; Raytheon, US DoE
206. Sugar, Ronald D.; Northrup Grumman, Association of the US Army
207. Swanson, William; Raytheon, Lockheed Martin
208. Tkacik, John; PNAC, HF, US Senate
209. Turner, Michael J.; BAE Systems
210. Ukropina, James R., Lockheed Martin
211. Van Cleave, William R.; Team B, HO, CSP, CPD, DoD, NIPP
212. Waldron, Arthur; CSP, AEI, PNAC, CFR
213. Walkush, J.P.; SAIC
214. Wallop, Malcolm; Heritage, HU, CSP, PNAC, Senate
215. Walmsley, Robert; General Dynamics, Retired Vice-Admiral, Royal Navy, Chief of Defense Procurement for the UK Ministry of Defense
216. Warner, John Hillard; SAIC, US Army/Airforce Assn.
217. Watts, Barry; PNAC Northrop Grumman
218. Weber, John Vincent (Vin); PNAC, George W. Bush Campaign Advisor, NPR
219. Wedgewood, Ruth; CLI, DoD, DoJ, DoS, CFR
220. Weldon, Curt; House of Rep, CSP
221. Weyrich, Paul; HF, PNAC, US Senate
222. White, John P.; L-3 Communications, Chair of the Com. on Roles and Missions of the Armed Forces, DoD
223. Wieseltier, Leon; PNAC, CLI
224. Williams, Christopher A.; PNAC, DPB, Under Sec. for Defense, Boeing (lobbyist), Northrop Grumman (lobbyist), CLI
225. Winter, Donald C; Northrop Grumman
226. Wolfowitz, Paul; PNAC, HF, HU, Team B, Under-Sec. Defense, World Bank, Northrop Grumman, DoS
227. Wollen, Foster; Bectel
228. Woolsey R. James; PNAC, JINSA, CLI, DPB, CIA (Dir.), Under Sec. of Navy, NIPP
229. Wurmser, David; AEI, Office of VP Middle East Adviser, DoS
230. Yearly, Douglas C.; Lockheed Martin
231. Young, A.T.; SAIC
232. Zaccaria, Adrian; Bechtel
233. Zafirovski, Michael S.; Boeing
234. Zakheim, Dov S.; PNAC, HF, CFR, DoD, Northrup Grumman, McDonnell Douglas, CPD
235. Zinni, Anthony C.; Retired General US Marines, BAE Systems, Commander in Chief US Central Command
236. Zoellick, Robert; PNAC, US Trade Representative, DoS, CSIS, CFR, DOJ

GLOBAL DOMINANCE GROUP: ORGANIZZAZIONI favorevoli
PNAC Project For New American Century
HO Hoover Institute
AEI American Enterprise Institute
HU Hudson Institute
NSC National Security Council
HF Heritage Foundation
DPB Defense Policy Board
CPD Committee on Present Danger
JINSA Jewish Institute of National Security Affairs
MI Manhattan Institute
CLI Committee for the Liberation of Iraq
CSP Center for Security Policy: Institute for Strategic Studies
CSIS Center for Strategic and Int'l Studies
NIPP National Institute for Public Policy
AIPAC American Israel Public Affairs Committee
Team B Presidents Foreign Advisory Board

Agenzie di rilievo e altre organizzazioni
CIA Central Intelligence Agency
DoD Department of Defense
DoS Department of State
CFR Council on Foreign Relations
DoJ Department of Justice
DoC Department of Commerce
WHOMB White House Office of Management and Budget
DoE Department of Energy
DPB Defense Policy Board
DoT Department of Transportation
NSA National Security Agency


Movisol http://www.movisol.org/znews218.htm

Le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni. Le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moody's, Standard & Poor's e Fitch. Il rating, che valuta l'entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi quale il rischio di tasso o di cambio, ecc. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo.

Un monitoraggio effettato dall'Adusbef su oltre 1.000 “report” (consigli per gli acquisti o per le vendite su titoli e/o azioni) emessi a pagamento (quindi con un potenziale conflitto di interessi, a volte anche quando non è stato richiesto) dalle maggiori agenzie di rating, anche di origine bancaria, ha rappresentato la prova provata che tali rapporti sono risultati sballati al 91 per cento,efficaci al 9 per cento. Quando le agenzie diffondono su internet, tramite lettere finanziarie o stampa specializzata,i loro reports su società quotate, i consigli (ad acquistare: buy; vendere: sell; o tenere: hold ) 9 volte su 10 si sono rilevati vere e proprie bufale a danno dei risparmiatori i quali, seguendo quei non proprio disinteressati consigli,hanno messo a repentaglio il frutto del loro sudato risparmio, con perdite maggiori rispetto alla loro normale capacità di investimento.
Le società di rating,poiché sono pagate dai committenti e non dagli investitori,sono portatrici di un conflitto di interessi, che ha mostrato tutta la sua evidenza negli scandali finanziari mondiali: dalle Enron e Worldcom alla Parmalat.

Il 19 ottobre 2006, 2 delle 3 agenzie di rating internazionali che agiscono in regime di oligopolio, hanno deciso di declassare l'Italia, hanno dato voluto cioè dare un voto negativo alla capacità dell'Italia di gestire la sua economia. Non è la prima volta che questo accade, anche in presenza di governi di differente orientamento politico. E' un voto che solitamente ha drammatiche conseguenze economiche e sociali. Delle tre agenzie, la Standard & Poors, la Fitch e la Moody's , questa volta le prime due hanno ritoccato negativamente il loro voto, mentre per il momento la terza lo ha mantenuto invariato. Le motivazioni della “pagella” sono sempre di una ripetitività e di una banalità quasi disarmanti: i tagli nelle spese di bilancio non sono sufficienti e la “riforma delle pensioni” (leggi privatizzazione delle pensioni) va troppo a rilento. Sono giudizi, ripetuti in salse un po' diverse, che sono stati emessi per tutti, siano questi paesi industrializzati o nazioni in via di sviluppo. L'effetto immediato del voto negativo è un aumento dei tassi di interesse per “ricomprare” la fiducia dei sottoscrittori di obbligazioni e di altre forme di credito, per cui tutto il debito pubblico e privato di una nazione costa subito di più (la stima del declassamento italiano, calcolata da Adusbef,è pari a circa 3,3 miliardi di euro), con ricadute negative sul bilancio statale e con l'aggiunta di ulteriori tagli alla spesa sociale. Per le nazioni più deboli, queste decisioni provocano anche una caduta del valore di scambio della moneta, con effetti devastanti sulle importazioni (che costano di più), sulle esportazioni (che valgono di meno) del paese, sul suo bilancio statale e sui livelli di vita della popolazione.
Con la deregolamentazione dell'economia, soprattutto dall'inizio degli anni novanta, queste agenzie sono diventate il “grande fratello” finanziario e hanno progressivamente accumulato un potere immenso, superiore a quello degli stati e delle banche centrali, sia nella valutazione delle politiche dei governi che dell'andamento economico di qualsiasi entità privata, determinando le decisioni di tutti gli attori economici. All'inizio le agenzie offrivano, a pagamento, ai detentori di titoli di credito i loro giudizi sul comportamento dei debitori. Adesso persino i debitori pagano per avere un “voto” prima di emettere un'obbligazione o attingere a qualsiasi altra forma di credito. Senza il voto delle agenzie, economicamente non si esiste più. Per poter comprare o vendere, per prendere o dare a prestito, bisogna pagare il “pizzo” per ricevere la protezione o il semplice riconoscimento da parte di questi nuovi potentati.
Prima di tutto va sottolineato che le tre maggiori agenzie di rating (le 3 sorelle) sono delle entità private strutturate come società per azioni e quindi parte della logica di mercato e sottoposte al principio del massimo profitto possibile. Inoltre, e risulterà chiaro da una sintetica analisi delle loro strutture dirigenziali, le “tre sorelle” hanno partecipazioni dirette, anche attraverso i membri dei loro consigli direttivi, Board of Directors, delle più grandi corporations internazionali e delle più grandi banche internazionali, pesantemente coinvolte nelle operazioni di finanza derivata, cioè in quelle speculazioni finanziarie principalmente responsabili delle bolle speculative e dell'attuale crisi finanziaria sistemica globale.

1) La Standard & Poor's (S&P) è sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Companies, con sede centrale a New York, colosso delle comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori economici. La multinazionale, proprietaria anche di Business Week, nel 2005 vantava un fatturato di 6 miliardi e un profitto di 844 milioni di dollari. Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, che è, tra le altre cose, contemporaneamente membro del Board of Directors della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della ConocoPhillips (petrolio ed energia). È stato anche membro del “Transition Advisory Committe on Trade” del presidente George W. Bush, padre dell'attuale capo della Casa Bianca.
Tra i membri del Board of Directors della McGraw-Hill, che decidono quindi anche dell'attività della S&P, troviamo:

- Sir Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e uomo di punta della Henry Schroder Bank di Londra;
- Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola Co.;
- Hilde Ochoa-Brillenmbourg, alto responsabile della Credit Union del FMI-World Bank;
- James H. Ross, della British Petroleum;
- Edward B. Rust Jr., presidente dell'assicurazione State Farm Insurance Company (gigante del settore assicurativo, bancario e immobiliare, sotto scrutinio per le politiche troppo disinvolte dopo l'urgano Katrina), direttore della Helmyck & Payne, colosso del settore petrolifero e già membro del Transition Advisory Team Committee on Education della presidenza di George W.
- Bush (padre);
- Sidney Taurel, presidente della farmaceutica Eli Lilly (che in passato ha vantato tra i suoi dirigenti anche Kenneth Lay, condannato per la bancarotta della Enron) e direttore dell'IBM, già membro nel 2002 dell'Homeland Security Advisory Council (l'apparato dell'antiterrorismo).

2) L'agenzia di rating Fitch di New York è sussidiaria della multinazionale dei servizi finanziari Fimalac, con sede centrale a Parigi. Nel 2005 la multinazionle americana delle comunicazioni Hearst Corporation ha rilevato il 20% del pacchetto azionario.
Il suo presidente è Marc Ladreit de Lacharriere, uomo della Renault e della Banque Suez.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:
- David Dautresme della banca Lazard Freres;
- Philippe Lagayette della JP Morgan & Cie;
- Bernard Mirat della Cholet-Dupont (finanza);
- Bernard Pierre della Fremapi (metalli preziosi).

La Fimalac vanta anche un International Advisory Board per dare più lustro e potere alla multinazionale, che nel 2002 annoverava tra gli altri: Felix Rohatyn della Lazard Freres, l'uomo che ha recentemente smantellato l'industria americana dell'auto, Sholley della UBS Warburg, Reimnits della Kommerz Bank, Peberan della Parisbas, rappresentanti della Nestlè, della Bentelsmann e anche l'ex presidente della Federal Reserve americana Paul Volker e l'italiano Lamberto Dini.

3) L'agenzia di rating Moody's è sussidiaria della Moody's Corporation, con sede centrale a New York. Il presidente è Raymond W. McDaniel Jr.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:

- Basil L. Anderson della Stables Inc. e della Hasbro Inc (due giganti del settore vendite e servizi);
- Robert Glauber della ING Group (settore bancario e assicurativo con base in Olanda), già sottosegretario del ministero delle finanze americano nel periodo 1989-92;
- Henry Mc Kinnell, della multinazionale farmaceutica Pfizer e della Exxon Mobil (petrolio);
- Nancy S. Newcomb della Citigroup e della Sysco Corporation (settore alimentare);
- John K. Wulff, della multinazionale chimica Herculer, della KPMG (la multinazionale di consulenza finanziaria e di certificazione dei bilanci), della Sunoco (petrolio) e della Fannie Mae (che insieme alla Freddie Mac detiene quasi per intero il pacchetto ipotecario immobiliare americano la cui bolla è al punto di esplodere).

Le “tre sorelle” del rating quindi, non sono solamente l'espressione dell'intreccio dominante delle multinazionali, ma in particolar modo sono una struttura organizzata delle principali banche del pianeta che controllano il sistema finanziario e debitorio delle nazioni e di tutti i settori dell'economia sia privata che pubblica. Ma la cosa che si vuole con precisione sottolineare è l'influenza determinante esercitata sulle “tre sorelle” da quella finanza altamente speculativa che è responsabile della gigantesca bolla in derivati finanziari che ha precipitato il mondo intero in un processo di crisi sistemica.

Secondo i rapporti della Banca dei Regolamenti Internazionale (BRI) di Basilea, la banca di coordinamento di tutte le banche centrali, alla fine di dicembre 2005 solamente il totale del valore nozionale di tutti i derivati finanziari Over The Counter (OTC), cioè quelli che non appaiono sui bilanci delle banche e finanziarie che li sottoscrivono, aveva raggiunto i 284.819 miliardi di dollari, cioè sette volte il PIL mondiale ( alla fine del 2003 era di 197.167 miliardi, cioè quasi 100.000 miliardi in più solamente in 24 mesi!). Queste sono operazioni finanziarie altamente speculative, soprattutto scommesse sugli andamenti futuri dei tassi di interesse, che hanno già portato l'intero sistema in crisi con il fallimento del fondo LTCM nel 1998 e continuano a scuotere quotidianamente il sistema finanziario e monetario, ultimo il fallimento per 6,5 miliardi di dollari del fondo americano Amaranth (con ricadute negative anche sui fondi gestiti italiani,dal san Paolo Imi alle Generali). Si noti che alla vigilia della crisi del 1998 il totale dei derivati OTC era di 28.000 miliardi di dollari.

Secondo l'ente statale di controllo sul denaro circolante negli USA, il Comptroller of the Currency, a fine giugno 2006 la JPMorgan vantava da sola un valore nominale di derivati OTC pari a 57.300 miliardi di dollari (cinque volte il PIL americano) e la Citigroup vantava 25.327 miliardi di dollari in derivati OTC. Anche le altre banche sono pesantemente coinvolte in queste operazioni sebbene seguano a grande distanza questi due colossi della speculazione finanziaria.
Tutto questo ci porta a concludere che le “tre sorelle” non sono solamente squalificate nella pretesa di valutare la solidità economica e finanziaria degli stati e delle imprese, ma che sono parte integrante del problema che sta portando il mondo economico verso il crack e la crisi sistemica con conseguenze devastanti per l'intera vita economica, sociale e politica del pianeta. Questa riflessione non si deve fermare al rifiuto delle ricette imposte dalle agenzie, ma deve sollecitare un'azione, coordinata internazionalmente, per ridefinire le regole e i progetti per un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, per una nuova Bretton Woods [vedi nota] capace di promuovere un nuovo ordine economico mondiale più giusto. Lo scorso 6 aprile 2005 la Camera dei Deputati ha approvato una mozione per una nuova Bretton Woods presentata dall'On. Mario Lettieri della Margherita,attuale sottosegretario all'Economia, sostenuta da cinquanta parlamentari di tutti i partiti. Bisogna continuare con queste iniziative fino ad arrivare ad un coordinamento internazionale e convocare una conferenza di capi di stato e di governo che rimetta l'economia sui binari dello sviluppo reale, che ridia al credito il suo ruolo produttivo, mettendo la speculazione e la deregolamentazione in una situazione di non nuocere.

STRUMENTI DERIVATI: 350 TRILIONI DI DOLLARI USA (IN ITALIA 5 MILIARDI DI EURO 3 VOLTE IL PIL), DEVONO SUSCITARE ALLARME DELLE AUTORITA' MONETARIE MONDIALI. LA “BOMBA ATOMICA” FUORI CONTROLLO DELLA FINANZA DERIVATA (VERE E PROPRIE SCOMMESSE CLANDESTINE CON BANCHE ALLIBRATRICI CHE LUCRANO, CON LA SPECULAZIONE 25 MILIARDI DI DOLLARI ANNUI DI COMMISSIONI), RISCHIA DI SEPPELLIRE CON L'ESPLOSIONE LE ECONOMIE PIU' SANE DEGLI STATI.
L'INTRODUZIONE DELLA TOBIN TAX (*) POTREBBE: REGOLAMENTARE SCOMMESSE CLANDESTINE FUORI CONTROLLO E FINANZIARE I PAESI POVERI DEPREDATI.

Le economie degli Stati nei mercati globali poggiano sulla “bomba atomica” dei derivati, strumenti di finanza speculativa rispetto a cui le banche sono esposte per circa 350 mila miliardi di dollari, secondo l'ultimo rapporto disponibile del Comitato di Basilea per la supervisione bancaria e su Iosco. Non è ancora possibile definire con esattezza il giro d'affari che tale Business può generare in un anno - perché le banche d'affari non pubblicano i flussi derivanti dai singoli clienti di hedge funds - ma è possibile capire da dove sono arrivati consistenti flussi di cassa per le banche d'affari .Il mondo Hedge, allo stato attuale, dovrebbe possedere una dote pari a circa 1.000 miliardi di dollari di Assets Under Management che generano 25 miliardi di dollari in commissioni bancarie o il 2.5% per il patrimonio gestito; se a tutto questo aggiungiamo le commissioni di gestione ci si aggira attorno ad un 5% l'anno. Un altro elemento da non sottovalutare, viste le cifre, è quello dell'ormai eccessiva interdipendenza - in termini di profitti - tra banche d'affari e modo degli Hedge Funds, un evidente ed eclatante conflitto d'interessi: le banche d'affari vendono Hedge Funds, gestiscono Hedge Funds, concedono prestiti per investirvi e operano in hedge attraverso i propri trading desk, le banche d'affari sembrano più che altro una sorta di investitori geneticamente modificati: investono con se stesse.

Il volume delle operazioni finanziarie derivate continua ad aumentare. La Federal Deposit Insurance Corp. (FDIC, l'ente che garantisce i depositi bancari USA) ha calcolato il valore nozionale delle operazioni in derivati delle banche commerciali USA a 101.900 miliardi di dollari, mentre la sovrintendenza sul denaro circolante, Office of the Comptroller of the Currency (OCC), riferisce che le prime 25 banche USA detenevano alla fine del 2005 contratti derivati per 105.000 miliardi di dollari.

La Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea ha reso noto il 30 giugno 2005 che i derivati trattati over-the-counter, cioè non registrati, ammontavano a 270 mila miliardi e i derivati trattati in borsa ammontavano a 58 mila miliardi. Il totale era dunque di 328 mila miliardi di dollari, e per la fine dell'anno la proiezione lineare della BRI prospettava un totale di 360-365 mila miliardi. In testa c'è sempre la JP Morgan , con 48.600 miliardi (valore nozionale dei contratti aperti). Nel corso del 2005 l 'aumento sarebbe stato di “soli” 3.600 miliardi, cioè l'8%, rispetto ai 7.600 miliardi (20%) del 2004. Al secondo posto c'è Citigroup con 23.200 miliardi a fine del 2005 (+ 18% sull'anno precedente), meno del 54% registrato nel 2004. I derivati della Bank of America erano 22.200 miliardi all'inizio dell'anno, con un aumento del 24% nel 2005 e del 18% nel 2004.

L'aumento più vistoso è quello dei derivati sul credito, che sono quasi raddoppiati tra la metà del 2004 e la metà del 2005, secondo le cifre della International Swaps and Derivatives Association (IDSA). Al 30 giugno 2006 gli swaps e le options sui tassi d'interesse e sulla moneta riferiti dall'ISDA ammontavano a 213 mila miliardi, con un aumento annuo del 16% (29.600 miliardi). Nello stesso periodo gli swaps sulle insolvenze creditizie (derivati sul credito) sono aumentati di 4.000 miliardi, ovvero del 48%. Quattro anni prima i derivati sul credito ammontarono a 919 miliardi. Mentre il Presidente della SEC americana ha annunciato di aver messo sotto controllo il mercato dei derivati e degli hedge fund USA e Bce, Adusbef ha inviato numerose richieste a Bankitalia e Consob volte ad approfondire, alcune segnalazioni ricevute, secondo cui anche il sistema bancario italiano sembra stia facendo un massiccio ricorso agli strumenti derivati per ricoprire esposizioni finanziarie assunte sui mercati internazionali, anche su quelli obbligazionari di Stati sovrani a rischio di insolvenza,e di tenere quindi sotto stretta osservazione un fenomeno potenzialmente pericoloso che potrebbe provocare, soprattutto nella attuale fase di recessione economica, effetti a catena indesiderati tali da travolgere, in un effetto domino, l'economia reale e il sudato risparmio impiegato.

L'Isda (International Swaps and Derivatives Association) ha infatti calcolato che a giugno 2006 l 'ammontare nominale dei derivati di credito ammontava a 26 mila miliardi di dollari, in crescita del 109% rispetto all'anno precedente. Più consistente la dimensione del mercato dei derivati sui tassi (interest rate swap e cross-currency swap) che raggiunge la cifra astronomica di 250 mila miliardi di dollari. Anche la Banca d'Italia ha segnalato che dalla fine del 2004 a quella del 2005 l 'ammontare nozionale dei contratti derivati è passato da 5.285 a 5.899 miliardi di dollari. Si tratta di numeri da capogiro che rischiano di rendere più esposte le borse mondiali ad eventi imprevedibili e occasionali.

La situazione si fa ancora più preoccupante se si considera che i più grandi istituti di credito del mondo sono esposti notevolmente alle fluttuazioni di questo mercato. Secondo i dati forniti dalla Comptroller of the Currency, l'esposizione dell'americana Jp Morgan Chase raggiunge i 57 mila miliardi di dollari: una cifra pari a 350 volte la capitalizzazione di borsa della società e a più di quattro volte il Pil degli Stati Uniti. Nella classifica delle banche più esposte in contratti derivati figurano però anche Citibank (25 mila miliardi di dollari), Bank of America (24 mila mld), Wachovia Bank (4 mila mld) e Hsbc (4 mila mld di dollari). A questo punto la domanda è: cosa succederebbe se un evento inatteso (come già se ne sono visti nel Novecento) procurasse un crollo di questo mercato ? Il rischio è un effetto domino che potrebbe colpire i mercati finanziari internazionali e arrivare a piegare l'economia di molte nazioni.

Non si tratta neanche di uno scenario di fantasia se si ricorda il caso di Long Term Capital Management. Si trattava di un hedge fund gestito da due premi Nobel che fu messo in ginocchio dalla crisi del debito russo in virtù della sua esposizione in derivati da 1.300 miliardi di dollari. Alla fine ci pensò Alan Greenspan che chiamò a raccolta le maggiori banche internazionali per salvare la baracca. Ma oggi, vista l'esposizione da ben 57 mila miliardi di dollari della JPMC, chi potrebbe salvare la finanza mondiale da una nuova crisi del mercato dei derivati?


Marcello Pamio

Nessuno le controlla, sono una manciata a livello mondiale, ma tre fanno il bello e cattivo tempo.
Declassano intere economie e debiti di paesi sovrani.
Le agenzie di rating, sono piene di conflitti d’interessi e corresponsabili di una crisi sistemica mondiale.[1]
Nonostante le dichiarate doti chiaroveggenti, sono state “incapaci” di vedere l’avvicinarsi della crisi americana dei sub-prime nel 2007, prodotti da loro dotati di tripla A, fino al giorno del loro crollo; non sono riuscite a prevedere la crisi del debito sovrano della zona euro, come sottolinea il Fondo Monteario Internazionale, e neppure il fallimento della Lehman Brothers nel 2008.[2]
Fino all’ultimo non si accorsero di nulla, come mai? Sviste? Incapacità professionale? O strategie mirate?
Per dare una risposta, è necessario osservare chi le controlla.
Verranno analizzate in proporzione alla quota di mercato del settore rating.

Moody’s Corporation
Fondata nel 1909 è presente in 26 paesi e ha circa 4500 impiegati.
Rappresenta il 40% della quota di mercato del settore rating
La sede principale si trova a New York, nella Sixt Avenue.
I proprietari di Moody’s sono:

  • Berckshire Hathaway Inc. (Warren E. Buffet): 12,80%
  • Capital World Investors: 12,60%
  • The Vanguard Group Inc. (5,02%)
  • Price (T. Rowe) Associates Inc. : 5,95%
  • BlackRock Fund Advisors (3,68%)
  • State Street Global Advisors (3,24%)
  • Decine di altri investitori

Il 24 settembre 2002 un elicottero è atterrato sul prato di Waddedson Manor nella proprietà nel Buckinghamshire, in Inghilterra.
Dall'elicottero sono scesi Warren Buffet, ufficialmente il secondo uomo più ricco del mondo, in realtà un giocatore di basso rango e Arnold Schwarzenegger, a quel tempo candidato Governatore della California.
Il patron di casa era nientepopodimenoche Nataniel Charles Jacob Rothschild, erede della dinastia europea di fantamiliardari e uno degli uomini più influenti e potenti del mondo.
Warren Buffet è infatti uno dei tanti agenti Rothschild.

Standard & Poor’s
Fondata nel 1860 è presente in 23 paesi e impiega circa 10.000 persone.
Rappresenta il 39% della quota di mercato del settore rating.
La sua sede principale si trova a New York.
La proprietà è di McGraw-Hill Companies Inc., il colosso delle comunicazioni, dell’editoria e costruzioni, presente in quasi tutti i settori economici.
Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, membro del Board of Directors della United Technologies (multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs della Conoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).

Gli azionisti della McGraw-Hill sono[3]:

  • Capital World Investors (10,26%),
  • The Vanguard Group Inc. (4,58%),
  • BlackRock Fund Advisors (4,47%),
  • State Street Global Advisors (4,25%),
  • Oppenheimer Funds Inc. (4,04%),
  • JANA Partners LLC (3,48%),
  • e decine di altri investitori.

Al primo posto tra gli azionisti di McGraw-Hill, figura il Capital World Investors: una delle più grandi società di gestione del risparmio U.S.A.[4].
Oggi Capital è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla Standard & Poor's) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody's.[5]
Un altro affezionato alle agenzie di rating è il fondo americano: State Street Corp.
State Street infatti è il secondo azionista di McGraw Hill/Standard & Poor’s e il settimo di Moody's.

Gli azionisti di State Street Corporation sono:

  • Barlays Plc,
  • Citigroup Inc.,
  • General Electric Co.,
  • Invesco International Ltd.,
  • Northern Trust Corp.,
  • Putnam LLC,
  • Vanguard Group,

Lo stesso dicasi per l’altro fondo USA, BlackRock: è l'undicesimo socio di Moody's e il sesto della concorrente.
Gli azionisti attuali di BlackRock Financial Management Inc. sono: Merrill Lynch & Co. (49,8%) e P.N.C. Financial Services Group Inc.
La banca d’investimento Merrill Lynch nel settembre 2008, dopo la crisi finanziaria e un periodo di forti perdite è stata acquistata dalla Bank of America, i cui azionisti sono: Barclays Plc., FMR Corporation, State Street Corporation, Axa, Putnam LLC, Vanguard Group, Capital Research & Management Inc., e pochi altri.

Continuando a spulciare, si ritrovano sempre e solo gli stessi nomi, gli stessi azionisti che da una parte e dall’altra controllano i gruppi bancari o i fondi d’investimento che a loro volta controllano le agenzie di rating.
Non è strano quindi che a Lisbona la Procura ha aperto un'inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia da alcuni professori che puntano il dito proprio sul fatto che i principali azionisti di Moody's e Standard & Poor's siano gli stessi grandi fondi americani.

In pratica i grandi fondi USA sono da un lato gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare, e dall'altro sono anche i "padroni" delle agenzie che stilano le pagelle.[6] Non male come conflitto d’interesse.
Ma tale conflitto è ancora più occulto e gravoso se pensiamo che oggi pochissime famiglie, come per esempio i Rothschild, sono in grado di controllare tutto quanto attraverso agenzie, società e agenti.

Banchieri/filantropi/agenti come Warren Buffet e George Soros, tanto per citare i più famosi, che servono la causa speculando a destra e a manca con i loro fondi miliardari.
La strategia è sempre la stessa: Problema-Reazione-Soluzione.
Accendono la miccia e scatenano le guerre nei vari paesi, per distruggere tutto quello che si può distruggere, per poi ricostruire, guadagnandoci sopra.
Declassano i debiti nazionali, per poi specularci sopra e alla fine comprare le aziende e società importanti con gli spiccioli.

Ecco quello che è successo in Italia.
Nel mese di agosto 1992, Standard & Poor’s declassa il debito italiano e casualmente a settembre, l’ebreo di origine ungherese George Soros, specula sterlina contro lira.
Risultato? Svalutazione del 30% della lira, uscita dallo S.M.E. (mercato europeo).
In questa maniera i capitali anglo-statunitensi che sono arrivati nel nostro paese per comprare a prezzi stracciati, aziende e società importanti per l’intera Italia: Iri, Enel, Ina, Eni, Cirio, ecc.
Il declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s, è stata la testa di ariete che ha permesso la speculazione spietata e criminale.
Questo è il modo in cui vengono usate le Agenzie di Rating, tutte controllate dai soliti noti.

Fitch Ratings
Fondata nel 1913 è presente in 51 paesi e occupa circa 2000 persone.
Rappresenta il 16% della quota di mercato del settore rating
Le sedi principali si trovano a New York e Londra.
E’ di proprietà di Fitch Group, i cui azionisti sono: la francese Fimalac (60%), Hearst Corporation (40%).

[1] “La cricca del Rating”, Elio Lannutti tratto da “La Voce” ottobre 2011
[2] Idem
[3] CNN Money, http://money.cnn.com/magazines/fortune/fortune500/2010/ceos/
[4] “Tutti gli intrecci tra gli azionisti delle Agenzie”, “Il Sole24Ore” http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-15/tutti-intrecci-azionisti-agenzie-081225_PRN.shtml
[5] Idem
[6] “Tutti gli intrecci tra gli azionisti delle Agenzie”, “Il Sole24Ore” http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-15/tutti-intrecci-azionisti-agenzie-081225_PRN.shtml


Maurizio Blondet

Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo.
Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aerazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.
La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l'isola è quasi deserta.
Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell'arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Per la pubblicità, è «l'arca dell'Apocalisse» prossima ventura.

Il fatto è che il finanziatore principale di questa arca delle sementi è la Fondazione Rockefeller , insieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont; gruppo interessante a cui s'è recentemente unito Bill Gates, l'uomo più ricco della storia universale, attraverso la sua fondazione caritativa Bill & Melinda Gates Foundation.
Questa dà al progetto 30 milioni di dollari l'anno.

Ce ne informa l'ottimo William Engdahl (1) che ragiona: quella gente non butta soldi in pure utopie umanitarie.
Che futuro si aspettano per creare una banca di sementi del genere?
Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo: che futuro avranno?
La Rockefeller Foundation , ci ricorda Engdahl, è la stessa che negli anni '70 finanziò con 100 milioni di dollari di allora la prima idea di «rivoluzione agricola genetica».
Fu un grande lavoro che cominciò con la creazione dell'Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell'International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford ).

Nel 1991 questo centro di studi sul riso si coniugò con il messicano (ma sempre dei Rockefeller) International Maize and Wheat Improvement Center, poi con un centro analogo per l'agricoltura tropicale (IITA, sede in Nigeria, dollari Rockefeller).
Questi infine formarono il CGIAR, Consultative Group on International Agricolture Research.
In varie riunioni internazionali di esperti e politici tenuti nel centro conferenze della Rockefeller Foundation a Bellagio, il CGIAR fece in modo di attrarre nel suo gioco la FAO (l'ente ONU per cibo e agricoltura), la Banca Mondiale (allora capeggiata da Robert McNamara) e lo UN Development Program.
La CGIAR invitò, ospitò e istruì generazioni di scienziati agricoli, specie del Terzo Mondo, sulle meraviglie del moderno agribusiness e sulla nascente industria dei semi geneticamente modificati.
Questi portarono il verbo nei loro Paesi, costituendo una rete di influenza straordinaria per la penetrazione dell'agribusiness Monsanto.

«Con un oculato effetto-leva dei fondi inizialmente investiti», scrive Engdahl, «negli anni '70 la Rockefeller Foundation si mise nella posizione di plasmare la politica agricola mondiale. E l'ha plasmata».
Tutto nel nome della scientificità umanitaria  («la fame nel mondo») e di una nuova agricoltura adatta al mercato libero globale.

Il progetto di scavo della banca

La genetica è una vecchia fissa dei Rockefeller: fino dagli anni '30, quando si chiamava «eugenetica», ed era studiata molto nei laboratori tedeschi come ricerca sulla purezza razziale.
La Rockefeller Foundation finanziò generosamente quegli scienziati, molti dei quali dopo la caduta di Hitler furono portati in USA dove continuarono a studiare e sperimentare.
La mappatura del gene, la sequenza del genoma umano, l'ingegneria genetica da cui Pannella e i suoi coristi si aspettano mirabolanti cure per i mali dell'uomo - insieme agli OGM brevettati da Monsanto, Syngenta ed altri giganti - sono  i risultati di quelle ricerche ed esperimenti.
Nel 1946, del resto, Nelson Rockefeller lanciò la parola d'ordine propagandistica «Rivoluzione Verde» dal Messico, un viaggio nel quale lo accompagnava Henry Wallace, che era stato ministro dell'Agricoltura sotto Roosevelt, e si preparava a fondare la già citata Pioneer Hi-Bred Seed Company.
Norman Borlaug, l'agro-scienziato acclamato padre della Rivoluzione Verde con un Nobel per la pace, lavorava per i Rockefeller.

Lo scopo proclamato: vincere la fame del mondo, in India, in Messico.
Ma davvero Rockefeller spende soldi per l'umanità sofferente?
La chiave è nella frase che Henry Kissinger pronunciò negli anni '70, mentre nasceva la CGIAR : «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione».
Il petrolio, i Rockefeller lo controllavano già con la Standard Oil , guida del cartello petrolifero mondiale.
Oggi sappiamo che Rivoluzione Verde era il sinonimo pubblicitario per OGM, e il suo vero esito è stato quello di sottrarre la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell'agribusiness euro-americano.

In pratica, ciò avvenne attraverso la raccomandazione e diffusione di nuovi «ibridi-miracolo» che davano raccolti «favolosi», preparati nei laboratori dei giganti multinazionali.
I semi ibridi hanno un carattere commercialmente interessante per il business: non si riproducono o si riproducono poco, obbligando i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare (come fatto da millenni) parte del loro raccolto per la nuova semina.
Quei semi erano stati brevettati, e costavano parecchio.
Sono praticamente un monopolio della Dekalb (Monsanto) e della Pioneer Hi-Bred (DuPont), le stesse aziende all'avanguardia negli OGM.

La relativa autosufficienza e sostenibilità auto-alimentantesi dell'agricoltura tradizionale era finita.
Ai semi ibridi seguirono le «necessarie» tecnologie agricole americane ad alto impiego di capitale, gli indispensabili fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont e con l'arrivo degli OGM, gli assolutamente necessari anti-parassitari e diserbanti studiati apposti per quello specifico seme OGM.
Tutto brevettato, tutto costoso.
I contadini che per secoli avevano coltivato per l'autoconsumo e il mercato locale, poco importando e poco esportando, non avevano tanto denaro.

Ecco pronta la soluzione: lanciarsi nell'agricoltura «orientata ai mercati globali», produrre derrate non da consumo ma da vendita, cash-crop, raccolti per fare cassa.
Addio autosufficienza ed autoconsumo, addio chiusura alle importazioni superflue.
I contadini potevano vendere all'estero sì: sotto controllo di sei intermediari globali, colossi e titani come la Cargill , la Bunge Y Born, la Louis Dreyfus
La Banca Mondiale di McNamara, soccorrevole, forniva ai regimi sottosviluppati prestiti per creare canali d'irrigazione moderni e dighe; la Chase Manhattan Bank dei Rockefeller si offriva - visto che i contadini non producevano mai abbastanza da ripagare i debiti contratti per comprare pesticidi, OGM e sementi ibride brevettati - di indebitare i contadini in regime privatistico.

Ma questo ai grandi imprenditori agricoli con latifondi.
I piccoli contadini, per le sementi-miracolo e i diserbanti e i fertilizzanti scientifici, si dovettero indebitare «sul mercato», ossia con gli usurai.
I tassi d'interesse sequestrarono il raccolto-miracolo; a molti, divorarono anche la terra.
I contadini, accade in India specialmente, dovettero lavorare una terra non più loro, per pagare i debiti.
La stessa rivoluzione sta prendendo piede in Africa.
Chilometri di monoculture di cotone geneticamente modificato, sementi sterili da comprare ogni anno.

E il meglio deve ancora arrivare.
Dal 2007 la Monsanto , insieme al governo USA, ha brevettato su scala mondiale di sementi «Terminator», ossia che commettono suicidio dopo il raccolto: una scoperta che chiamano, senza scrupoli, «Genetic Use Restriction Technology», ossia volta a ridurre l'uso di sementi non brevettate.
La estensione di sementi geneticamente modificate - ossia di cloni con identico corredo genetico - è ovviamente un pericolo incombente per le bocche umane: una malattia distrugge tutti i cloni, ed è la carestia.

Occorre la biodeversità, di cui si sciacquano le labbra ecologisti e verdi radicali.
E qui si comincia ad intuire perché si sta costruendo l'Arca di Noè delle sementi alle Svalbard: quando arriva la catastrofe, le sementi naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell'agribusiness, e da nessun altro.
Le banche di sementi, secondo la FAO , sono 1.400, già per la maggior parte negli Stati Uniti.
Le più grandi sono usate e possedute da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont, che ne ricavano i corredi genetici da modificare.
Perché hanno bisogno di un'altra arca di Noè agricola alle Svalbard, con tanto di porte corazzate e allarmi anti-intrusione, scavata nella roccia.
Le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada, evidentemente non tutte sotto il controllo diretto dei grandi gruppi.

La tecnologia «Terminator» può suggerire uno scenario complottista fantastico: una malattia prima sconosciuta che infetta le sementi naturali conservate nelle banche fuori-controllo USA, obbligando a ricorrere al caveau delle Svalbard, l'unico indenne.
E' un pensiero che ci affrettiamo a scacciare: chi può osar diffamare benefattori dell'umanità affamata come Rockefeller, Monsanto, Bil Gates, Syngenta?
Ma Engdahl ricorda le parole del professor Francis Boyle, lo scienziato che stilò la prima bozza delle legge americana contro il terrorismo biologico (Biological Weapons anti-Terrorism Act), approvata dal Congresso nel 1989.

Francis Boyle sostiene che «il Pentagono sta attrezzandosi per combattere e vincere la guerra biologica», e che Bush ha a questo scopo emanato due direttive nel 2002, adottate «senza conoscenza del pubblico».
Per Boyle, nel biennio 2002-2004, il governo USA ha già speso 14,5 miliardi di dollari per le ricerche sulla guerra biologica.
Il National Institute of Health (ente governativo) ha connesso 497 borse di studio per ricerche su germi infettivi con possibilità militari.

La bio-ingegneria è ovviamente lo strumento principale in queste ricerche.
Jonathan King, professore al MIT, ha accusato: «I programmi bio-terroristici crescenti rappresentano un pericolo per la nostra stessa popolazione; questi programmi sono invariabilmente definiti 'difensivi', ma nel campo dell'armamento biologico, difensivo e offensivo si identificano».
Altre possibilità sono nell'aria, e Engdahl ne ricorda alcune.

Nel 2001, una piccola ditta di ingegneria genetica californiana, la Epicyte , ha annunciato di aver approntato un mais geneticamente modificato contenente uno spermicida: i maschi che se ne nutrivano diventavano sterili.

Epicyte aveva creato questa semente miracolo con fondi del Dipartimento dell'Agricoltura USA (USDA), il ministero che condivide con Monsanto i brevetti del Terminator; ed a quel tempo, la ditta aveva in corso una joint-venture con DuPont e Syngenta.
Ancor prima, anni ' 90, l 'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, ossia l'ONU) lanciò una vasta campagna per vaccinare contro il tetano le donne delle Filippine, Messico e Nicaragua, fra i 15 e i 45 anni.
Perché solo le donne?
Forse che gli uomini, nei Paesi poveri, sono esenti da tetano, e non si feriscono mai con ferri sporchi e arrugginiti?

Se lo domandò il Comite pro Vida, l'organizzazione cattolica messicana ben conscia delle campagne anti-natalità condotte in Sudamerica dai Rockefeller.
Fece esaminare il vaccino fornito dall'OMS gratuitamente e generosamente alle donne di età fertile: e scoprì che esso conteneva gonadotropina corionica umana, un ormone naturale che, attivato dal germe attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi che rendevano incapaci le donne di portare a termine la gravidanza.
Di fatto, un abortivo.
Risultò che questo vaccino-miracolo era il risultato di 20 anni di ricerche finanziate dalla Rockefeller Foundation, dal Population Council (dei Rockefeller), dalla CGIAR (Rockefeller), dal National Institute of Health (governo USA)… e anche la Norvegia aveva contribuito con 41 milioni di dollari al vaccino antitetanico-abortivo.

Guarda caso, lo stesso Stato che oggi partecipa all'Arca di Noè e che la sorveglierà nelle sue Svalbard.
Ciò fa tornare in mente ad Engdahl (non a noi) quella vecchia fissa dei Rockefeller per l'eugenetica del Reich: la linea di ricerca preferita era ciò che si chiamava «eugenetica negativa», e perseguiva l'estinzione sistematica delle razze indesiderate e dei loro corredi genetici.
Margaret Sanger, la femminista che fondò (coi soldi dei Rockefeller) il Planned Parenthood International, la ONG più impegnata nel diffondere gli anticoncezionali nel Terzo Mondo, aveva le idee chiare in proposito, quando lanciò un programma sociale nel 1939, chiamato «The Negro Project» (2).
Come scrisse in una lettera ad un amico fidato, il succo del progetto era questo: «Vogliamo eliminare la popolazione negra».
Ah pardon, scusate: non si dice «negro», si dice «nero», «afro-americano».
E' questo che conta davvero, per i progressisti.


Marcello Pamio – 24 dicembre 2007

Il ragioniere genovese Giuseppe Piero Grillo, conosciuto come Beppe Grillo è stato scoperto da Pippo Baudo al cabaret milanese “Il Bullone” alla fine degli anni ‘70. 
Dopo aver amato e odiato la televisione, il computer e internet (lo ricordiamo nello spettacolo “Time Out” dove ha iniziato con la distruzione rituale di due computer), nel 2005 apre il suo blog (oltre 500mila accessi giornalieri che lo fa diventare uno dei siti più visitati al mondo) e subito vince il premio WWW messo in palio dal giornale di Confindustria - il quotidiano dei Poteri forti italiani - “Il Sole 24 Ore”!
Da allora il blog ha continuato a crescere e oggi, tradotto anche in inglese e giapponese, è diventato fonte biblica di informazioni per milioni di persone. 
Fin qui nulla di strano. La cosa che invece è interessante riguarda il suo editore!

L’editore di Grillo 
L’editore di Beppe Grillo oggi è la Società Casaleggio Associati di Milano. 
Nella prefazione del libro del 2004 “Web Ergo Sum” scritto da uno dei fondatori della Società, Gianroberto Casaleggio (che ha dato anche il nome alla ditta), Beppe Grillo spiega come ha incontrato quello che diventerà il suo editore di fiducia! 
Grillo scrive testualmente: «lo incontrai per la prima volta a Livorno, una sera di aprile, durante il mio spettacolo Black Out. Venne in camerino e cominciò a parlarmi di Rete. Di come potesse cambiare il mondo. (…) Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco (...)  Ebbi, lo confesso, un attimo di esitazione. Strinsi gli occhi. Casaleggio ne approfittò. 
Mi parlò allora, per spiegarsi meglio, di Calimero il pulcino nero, Gurdjieff (il famoso mago nero, uno dei maestri del cantautore Franco Battiato, ndA), Giorgio Gaber, Galileo Galilei, Anna di York, Kipling, Jacques Carelman (…) 
Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie alla Rete. (…) Ce n'è abbastanza per rinchiuderloE' un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile»[1]

Gianroberto Casaleggio (interessato a Gurdjieff!) è riuscito dove tutti avevano fallito: convertire Grillo a internet! 
Da quell’incontro infatti è nato non solo il blog di Beppe Grillo, ma anche tutti i libri e dvd, come pure e le organizzazioni dei Meet-up! 
In soldoni l’immagine mediatica (a 360 gradi) di Grillo viene gestita e controllata dagli esperti della società milanese
Addirittura Gianroberto sarebbe diventato il consigliere numero uno di Grillo, a tal punto che secondo indiscrezioni, è sua l’idea del V-Day![2] Quello che ha sparso nel mondo il verbo o virus del V-Day convincendo, attraverso il suo comico portavoce, centinaia di miglia di persone in Italia. 
Uomo (Gianroberto) sulle orme del Parsifal dichiara di voler ricercare la vera natura degli uomini”. E così, ad esempio, per le riunioni da sempre ama immergere il gruppo dirigente nel mondo cavalleresco e spirituale della leggenda di Camelot (alla scoperta di quei luoghi ha persino trascorso una vacanza). Usa una tavola rotonda attorno alla quale fa sedere i suoi manager per «parlare liberamente».[3] 
Sua è anche la gestione del sito web dell’amicone di Grillo, il Ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro.[4] 
E’ arrivato il momento di vedere chi sono questi associati, e soprattutto di cosa si occupano.

La Casaleggio Associati 
La Casaleggio Associati, nasce il 22 gennaio a Milano nei pressi della casa di Alessandro Manzoni, da cinque persone (Enrico Sassoon, Gianroberto Casaleggio, Luca Eleuteri, Davide Casaleggio e Mario Bucchich).[5] 
La “mission” ufficiale dell’azienda è «di sviluppare consulenza strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti sull’economia digitale»

L’Affare Webegg Spa 
Per capire il quadro generale, rimanendo però sempre collegati con la Casaleggio Associati , è necessario conoscere la Webegg Spa : un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende in Rete, controllata per il 59,8 % da I.T. Telecom Spa (controllata a sua volta al 100% da Telecom Italia
Ci interessa molto perché: 

Gianroberto Casaleggio è stato Amministratore Delegato e Direttore Generale della Webegg.[6] 
Luca Eleuteri (socio Casaleggio) tra il 2000 e il 2003 lavorava nella Direzione Generale di Webegg.[7] 
Mario Cucchich, fino al settembre 2003 è stato Responsabile Comunicazione e Immagine del Gruppo Webegg. 
Enrico Sasoon entra il 15 gennaio 2001 nel Consiglio di amministrazione di Webegg 
Maurizio Benzi, Marketing di Webegg e stranamente, organizzatore dei Meet-up di Grillo a Milano

Su cinque soci della Casaleggio, ben quattro lavoravano per la Webegg Spa con incarichi molto prestigiosi e importanti! 
E poi cos’è successo? 
Tra giugno e agosto 2004, la IT Telecom Spa sigla un accordo con Value Partner Spa per la cessione del pacchetto azionario detenuto in Webegg Spa, pari al 69,8% del suo capitale, al prezzo di 43 milioni di euro, il restante 30,2% è posseduta da Finsiel (79,5% Telecom Italia). 
Value Partners è la più grande società di consulenza strategica di origine italiana! 
Nel gennaio 2004 quindi dopo pochi mesi, come è stato detto, i cinque fondano a Milano la Casaleggio Associati. 
Questo dato è molto interessante perché risulta che gli attuali editori di Beppe Grillo hanno lavorato fino a pochi anni fa, all’interno di una società della Telecom Italia, la stessa soggetto di attacchi (certamente giusti) da parte del comico genovese.

L’affare Telecom 
Beppe Grillo sta portando avanti da anni una campagna per “prendersi” (lui, gli editori o qualcun altro?) la Telecom Italia! 
Tale strategia è attuabile se tutti o una buona parte degli azionisti privati delegassero Grillo all’assemblea generale della società. Ecco perché dal blog ha chiesto ufficialmente una “shareaction” (“fatemi godere” dice nel suo appello): «inviatemi le vostre manifestazioni di interesse attraverso il form del modulo di adesione per consentirmi di valutare la fattibilità del progetto e tentarne la realizzazione».
«Fatemi godere. Rifatevi delle umiliazioni subite in questi anni come utenti e come azionisti. Il cda licenziato dai veri azionisti attraverso un comico. Una cosa mai vista al mondo. (…) Ragazze e ragazzi, dateci dentro. Aderite, aderite, aderite» [8]

Certamente è ”una cosa mai vista al mondo”, ma la domanda che sorge spontanea è: una volta attuato questo progetto, se mai si realizzerà, chi potrà garantire la sicurezza della ditta più importante in Italia? Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio o la Casaleggio Associati stessa? Ricordiamo che si tratta della società che ha il potere di ascoltare (esattamente quello che è successo allo stesso Grillo, che per ben 4 anni, è stato ascoltato e registrato…) tutte le telefonate, leggere tutti i fax e le e-mail sul suolo italiano… 
Per qualche miscredente, potrebbe sembrare una manovra occulta per entrare in possesso proprio di questa importantissima azienda...ed è proprio quello che sta accadendo! 
Staremo a vedere, anche se ad oggi sono decine di migliaia le persone che in buona fede, si sono affidate al nuovo "guru delle telecomunicazioni" (futuro amministratore delegato?).

Prometeus: il futuro dei media 
Torniamo alla Casaleggio Associati perché nel loro sito ufficiale (www.casaleggio.it) è pubblicato nella home page un video molto indicativo e allo stesso tempo inquietante: “PROMETEUS: IL FUTURO DEI MEDIA” (www.casaleggioassociati.it/thefutureofmedia). Video da non perdere assolutamente! 
Si tratta della visione futurista che i soci fondatori della Casaleggio hanno a livello di Media.
Il video inizia dicendo: «L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la Rivoluzione dei media con Internet alla fine del secolo scorso…»[9] 
La visione continua con: « la Rete include e unifica tutto il contenuto: Google compra MicrosoftAmazon compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dell’informazione assieme a BBCCNN e CCTV… La pubblicità è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto, esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di “Cultura Libera” diventa Ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second Life. Chiunque ha un Agav (agente-avatar) che cerca informazioni, persone, luoghi nei mondi virtuali. Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Puoi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. E’ reale! Nel 2027 Second Life si evolve il Spirit. Le persone diventano chi desiderano e condividono la memoria, le esperienze, le sensazioni. La vendita di memoria diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta. Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri»

Il video della Casaleggio Associati termina con una immagine massonica: il triangolo con l’occhio dentro, fiammeggiante!

Non male come visione, vero? 
Un futuro illuminato (non si sa bene da che luce…), dove la vita diventa virtuale, dove si commercializza la memoria, le esperienze e le sensazioni. Ognuno avrà un avatar, un personaggio inventato, e potrà fare ciò vuole, anche quello che non potrebbe fare nella realtà… 
In pratica la nostra Vita verrà letteralmente svuotata di significato e “copiata” o “replicata” su internet. 
Lo scopo è quello di non si fare più esperienza (cioè conoscenza e quindi coscienza) sul pianeta Terra, ma su un “pianeta” che non esiste, formato da bit e byte: internet! 
Che tipo di coscienza sarà mai quella di un mondo virtuale? 
Non è che ci stanno indottrinando e preparando invece a vendere la nostra anima? 
Questo progetto chiamato Prometeus, è la visione di un pazzo da psichiatrizzare quanto prima, o invece si tratta di un piano ben preciso di controllo occulto? Per approfondire tale delicatissimo argomento, vi rimando alla nuovissima dispensa “Il segreto occulto degli Illuminati”.

Nel video della Casaleggio Associati si pubblicizza Second Life (Seconda Vita), “un mondo virtuale in 3D aperto a tutti i maggiorenni dove ogni evento della vita può essere riprodotto” [10].  
Second life è ciò che tecnicamente viene definito un M.M.O.R.P.G. ovvero un Massive Multiplayer Role Playing Game (Un Videogioco di Ruolo destinato alla Massa): immaginate un videogioco in cui possano partecipare contemporaneamente centinaia di migliaia di giocatori (se non milioni) collegati in rete, ognuno con il proprio personaggio (avatar), con un proprio conto corrente e varie proprietà mobili ed immobili. Esso è stato creato dalla Linden Lab, reso disponibile in rete nel 2003, oggi può contare quasi 8 milioni di utenti nel mondo (dato di luglio 2007[11] 
Poco si sa su questa strana piattaforma, ma nei media si sono già iniziati a denunciare episodi alquanto sgradevoli accaduti all’interno di questo “mondo secondario”, anche se la vera natura estremamente deviante non viene adeguatamente sottolineata! E’ un mondo estremamente deleterio e pericoloso per la psiche umana. 
Casualmente sia Beppe Grillo (con tanto di avatar) che Antonio di Pietro hanno il loro sito proprio in Second Life...

Dio è ovunque, è chiunque e conosce ogni cosa”, proprio come l’occhio onniveggente della massoneria (il simbolo stampato sul dollaro statunitense), usato dai creativi della Casaleggio alla fine del video. 
A proposito di luce, cerchiamo di capire come mai hanno usato un nome così particolare per tale progetto: Prometeus! 
Certamente deriva da Prometeo, figlio di Giapete e Climene, che ha sottratto il fuoco (simbolo della luce) agli Dei per riportarlo agli uomini sulla terra (dottrina della gnosi). 
Secondo l’occultista russa Helena Petrovna Blavatsky, sotto un altro aspetto, l’allegoria del fuoco (visto come luce iniziatica, ndA) può essere letta come un'altra versione della ribellione dell’orgoglioso Lucifero (dal latino LUCIFERUS, composto da “LUC-EM” = luce, e tema “FER-RE” = portare, cioè PORTATORE DI LUCE, ndA), precipitato nell’Abisso senza fondo. La maledizione di Zeus a Prometeo è lo stesso che la maledizione di Dio a Satana![12] 
Quindi secondo la maga (indubbiamente nera) Blavatsky, il fuoco o luce portato sulla terra da Prometeo è l’allegoria del fuoco o luce porta sulla terra da Lucifero!

Ecco spiegato perché il logo della Prometeus (vedi immagine sotto) è rappresentato graficamente da una fiamma (luce) che parte dalla lettera O maiuscola, quindi dal Cerchio chiuso (molto usato anche dai circoli satanici per i loro rituali).

 
Sicuramente la motivazione che ha spinto la Casaleggio a scegliere un nome e logo simili sarà un'altra, magari meno esoterica, però la strana coincidenza (per chi ci crede ovviamente) è interessante!

Partnership con Enamics 
Nel 2004 la Casaleggio annuncia la partnership con Enamics, una società statunitense fondata nel 1999, leader del Business Technology Management (BTM). 
La Enamics ha come “clienti” potentissime corporation del calibro di: Pepsico, JP Morgan, Northrop Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro USA), BNP ParibasAmerican Financial Group,[13] ecc. 
Tra queste, quella che più c’interessa è la banca d’affari JP Morgan, perché rientra nell’impero dei Rockefeller, una delle famiglie che controllano il mondo!

Davanti al Centro Rockefeller di New York si staglia - casualmente - una statua gigante di Prometeo (vedi immagine qui sotto), voluta proprio dal magnate in persona! 


Anche i Rockefeller, come i Casaleggio (chiedo venia per la comparazione), pertanto “adorano” l’arte simbolica del Prometeo! 
Fondatore della BTM Corporation è un certo Faisal Hoque, autore di numerosi best seller ed ex dirigente anziano della General Electric (anch’essa del gruppo Rockefeller) e di altre multinazionali! 
I partner della BTM tecnology sono “IBM Tivoli” di New York e “Future Considerations” di Londra. Questa ultima ha come clienti privati: Coca Cola, Barclaycard, Addax Petroleum, KPMG LLP, ecc. Nel settore pubblico invece: Carbon Trust, UNIDO (United Nations Industrial Development Organisation), London Pension Fund Authority (LFPA)[14] ecc.

E’ molto indicativo venire a conoscenza che l’editore di Beppe Grillo (nonostante le giustissime campagne contro l’inquinamento ambientale, le energie alternative, i biocarburanti, l’idrogeno, ecc.) abbia tra i partner proprio quella banca (JP Morgan), che ha interessi economici enormi in ogni dove, e soprattutto nel comparto bancario, energetico e/o petrolifero!

Che fine ha fatto il Signoraggio monetario? 
Al Beppone nazionale va il merito di essere stato il primo a denunciare la truffa del Signoraggio monetario (nel tour “Apocalisse Morbida” del 1998) e la natura privatistica della Banca d’Italia. 
In quello spettacolo ha sparato a zero sui banchieri (FazioDuisemberg, ecc.), definiti i cavalieri dell’Apocalisse, che controllano le economie planetarie, sottolineando più volte come questi signori “stampano le banconote e le prestano”. 
Avete capito bene: stampano denaro e lo prestano ai governi! 
Per non parlare del debito pubblico. Dice infatti Grillo: “e il debito? A chi li dobbiamo due milioni e mezzo di miliardi di lire?

Nonostante questo, da un po’ di anni Grillo si rifiuta, o gli è stato consigliato di non parlarne, di Signoraggio e dei banchieri durante i suoi spettacoli, perché? 
Una spiegazione la fornisce il dottor Antonio Miclavez in una recente intervista video: «ne ho parlato (si riferisce a Grillo, ndA) circa sei mesi fa e mi ha detto: “sì è molto bello, ma questo per la gente è troppo. Se è troppo poi la gente si spaventa e non lo capisce perché è troppo!”. Uguale Milena Gabanelli (Report su Rai3, ndA)»[15] 
Tralasciamo la Gabanelli per ovvi motivi, ma perché Grillo che nel 1998 sparava a zero sul Signoraggio, sulla truffa del debito pubblico e sui banchieri, oggi non dice nulla e si limita ad attaccare i politici: semplici camerieri del potere economico? Cosa è successo nel frattempo? Ha ricevuto pressioni e/o ricatti? Oppure ha cambiato idea? Nessuno lo sa ad eccezione della sua coscienza!

A cosa servono il V-day, il Mastella-day, la petizione per la Forleo o De Magistris, o quella contro Gentiloni, se il vero e unico problema è la gestione massomafiosa della emissione monetaria che rende interi paesi schiavi del sistema economico, sotto la pressione di un debito inesistente? 
Forse serve per dirottare le masse e deviarle verso lidi estremamente funzionali per il Sistema che ci controlla? 
Qual è il senso di scatenarsi per un parlamento pulito (contro i politici pregiudicati), movimentare le masse per assurde liste civiche, quando i controllori della politica sono e rimangono i grandi banchieri internazionali? Quando coloro che emettono la moneta hanno il Potere di far fare le leggi ai burattini in Parlamento, a cosa serve prendersela con la manovalanza? Forse per evitare di tirare in ballo i veri manovratori occulti?

Come disse il giornalista Paolo Barnard in una lettera intitolata “Considerazioni sul V-day”: «I nostri personaggi (…) di fatto svuotano l’Io dei loro seguaci impedendogli di divenire singole entità autonome e potenti, rendendoli (rendendoci) un esercito di anime incapaci, dunque minando la Società Civile organizzata e la speranza che essa rappresenta»[16] 
Di persone svuotate del proprio Io ce ne sono già abbastanza. E’ necessario partire da noi stessi, senza delegare il politico, il Grillo, il Travaglio, la Forleo o la Guzzanti di turno: solo così saremo padroni della nostra vita e potremo conquistare, o meglio, tirare fuori la nostra vera e unica individualità, cioè l’essenza spirituale. 
Se non ritorniamo in possesso della nostra autentica natura, il Potere continuerà a fare sonni tranquilli. «Credete veramente - continua Paolo Barnard - che il Potere sia così sciocco e impreparato da poter essere, non dico sconfitto, ma anche solo disturbato da questo sgangherato esercito alla deriva?

Al Potere, le iniziative di Grillo (inconsapevolmente ci auguriamo tutti) - portate avanti grazie alla consulenza di aziende specializzate - fanno estremamente comodo, perché il vero e unico problema che ha il Potere è il risveglio della coscienza delle Individualità. Persone libere di pensare, sentire e agire, indipendentemente dagli insegnamenti e dalle dottrine di un qualsiasi messia o maestro di vita, sono veramente pericolose! 
Concludo nella speranza che non siano vere le affermazioni di Dino Risi (che ha diretto Grillo nel film “Scemo di guerra”) al Corsera, perché secondo il regista, Grillo è più attore adesso che quando girava film. Non crede affatto a ciò che dice e scrive quotidianamente nel blog! 
Speriamo si sbagli…
Come pure mi auguro che Beppe Grillo dia un segnale di assoluta buona fede riprendendo a parlare, sia nel blog che durante gli spettacoli, di Signoraggio, Poteri forti bancari, Sovranità monetaria, OGM, ecc.

24 dicembre 2007

[1] Blog ufficiale di Beppe Grillo: www.beppegrillo.it/libri.php#web
[2] “Casaleggio, il guru web di Beppe che ama Parsifal e Adriano Olivetti”, “Il Corriere della Sera” del 18 settembre 2007, www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/18/Casaleggio_guru_web_grillo.shtml 
[3] Idem 
[4] Idem 
[5] Sito ufficiale Casaleggio Associati http://www.casaleggio.it/societa1.asp 
[6] “Key4biz”, quotidiano d’informazione su Telecomunicazioni, Media e Internet”, 27 maggio 2003  www.key4biz.it/Who_is_who/2003/05/Casaleggio_Roberto.html 
[7] Sito ufficiale Casaleggio Associati www.casaleggio.it/societa5.asp 
[8] Dal blog ufficiale di Beppe Grillo: www.beppegrillo.it/shareaction/ 
[9] Dal sito ufficiale della Casaleggio Associati www.casaleggioassociati.it/thefutureofmedia 
[10] “Quando una vita non basta: Second Life”, Lorenza Veronese, www.disinformazione.it/second_life.htm 
[11] Idem 
[12] “ La Dottrina Segreta ”, glossario, di H.P. Blavatsky 
[13] Tratto dal sito ufficiale della BTM www.btmcorporation.com/About/ 
[14] Tratto dal sito ufficiale www.futureconsiderations.com/our-clients_private-sector.html 
[15] Video con l’intervista di Antonio Miclavez http://grappaevvinci.wordpress.com/2007/12/04/il-signoraggio-e-beppe-grillo/ 
[16] “Considerazione sul V-Day”, Paolo Barnard http://www.disinformazione.it/lettera_paolo_barnard.htm