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Marcello Pamio

Ultimamente la regione Emilia Romagna sta mostrando al mondo alcuni tristissimi primati che riguardano i più indifesi. Il riferimento alle vergognose disposizioni vaccinali e allo scandalo dei bambini sequestrati di Bibbiano non è casuale.
Ora vien fuori che si tratta anche di una delle regioni italiane con il maggior numero di casi di DSA, cioè «disturbi specifici dell’apprendimento»!
Se si considera infatti l’incremento avuto nell’ultimo biennio (18,6%), si arriva ad un aumento dei DSA nel corso degli ultimi 6 anni pari al 183%.[1] Le segnalazioni maggiori si verificano nella scuola secondaria (48,3%), dove è stato registrato anche il maggiore incremento. Dal 2012-13 al 2018-19 la crescita è stata infatti del 346%,[2] e tra le varie province Modena indossa la maglia nera.

Vedere numeri così alti di diagnosi di “disturbi mentali” nella stessa regione in cui si trova Bibbiano, la città dove i bambini venivano sequestrati alle famiglie naturali per venderli, fa sorgere assai brutti pensieri…
Secondo i dati delle «Rilevazioni Integrative sulle Scuole» del Miur, gli alunni con disabilità nell’anno scolastico 2014/2015 erano 234.788, pari al 2,7% del numero complessivo degli alunni frequentanti, quindi con un incremento pari al 39,9%.[3]

Per l’«Associazione italiana della dislessia» sarebbero invece 350.000 i ragazzi che hanno questa difficoltà, un vero e proprio boom, e a rincarare la dose ed allargare il problema ci pensa il dottor Raffaele Ciambrone, dirigente dell’Ufficio Disabilità del Miur secondo il quale «l’Italia è il paese con il più alto numero di studenti disabili (15.000, pari all’1%)».
Ma cosa sta succedendo? Possibile che sempre più bambini abbiano problemi nella lettura (dislessia), nella grafia (disgrafia) e nel calcolo (discalculia)? O c’è qualcos’altro?
Per comprendere tale fenomeno è necessario osservarlo da vari punti di vista.

Screening mentali
Il primo è legato alla pericolosa tendenza di utilizzare sempre più gli screening…
A Modena da molti anni infatti le autorità sanitarie e scolastiche adottano i cosiddetti percorsi di individuazione precoce, cioè gli «screening mentali».
Sono “banali” prove di lettura e scrittura che hanno lo scopo di rilevare quanto prima una difficoltà.
Per fare questo, ogni anno, circa 250 insegnanti vengono formati su come monitorare i percorsi di apprendimento dei bambini e come intervenire. Lo scopo ufficiale è individuare precocemente i bambini che mostrano problematiche per intervenire quanto prima.

Detto questo, e stando alle dichiarazioni delle aziende sanitarie locali, sembra che il motivo dei numeri preoccupanti di Modena e delle altre province emiliani, sia dovuto al fatto che in Emilia si lavora bene e meglio nella prevenzione! Chiaro?
Secondo la dott.ssa Antonella Riccò, responsabile AUSL del Gruppo aziendale sui Disturbi specifici dell’apprendimento, in un’intervista alla “Gazzetta di Modena, in Emilia sono «i migliori in Italia»!
I numeri sarebbero «il risultato di un grande lavoro di collaborazione tra Asl, scuole, associazioni, pediatri di libera scelta e specialisti di medicina generale». Non solo, la sua previsione abbastanza infausta è che tra qualche anno «si arriverà ad una omogeneità delle percentuali su tutto il territorio nazionale».
La Riccò ci sta preparando psicologicamente alla crescita pandemica di tutti i disturbi di apprendimento a livello nazionale.
Ma nessuno, a parte qualche perla di saggezza degli esperti, si interroga sulle vere cause di questi disturbi. Se si tratta ovviamente di un vero problema, perché sappiamo benissimo che non solo gli screening tradizionali (psa, mammografia, sangue occulto, ecc.) servono a cercare i malati tra i sani, ma tanto più quelli psichiatrici.

Il dato oggettivo è che più test si eseguono sulla popolazione e maggiori saranno i riscontri positivi (diagnosi), in termini statistici.
Ma questi bambini “diagnosticati” hanno realmente dei problemi, o la crescita dei casi è solo un’illusione ottica dovuta ad una sempre più leggerezza nella diagnostica?
Una volta non venivano riscontrati perché maestri e professori non erano in grado di identificare le difficoltà di apprendimento degli allievi? O queste sono cresciute solo nell’ultimo periodo?
Non si sta dicendo che non esista il problema, si sta solo cercando di comprendere il fenomeno.
Quindi se diamo per vera l’ultima ipotesi, e cioè che i disturbi sono realmente cresciuti negli ultimi anni, la domanda cruciale è: cos’è successo di concreto ultimamente per indurre un simile aumento?

Metalli neurotossici
A questo punto è necessario toccare la delicatissima tematica dei «vaccini».
Se uno si chiede cosa c’entrano i vaccini con i DSA significa che ha gravi lacune conoscitive, perché oggi è risaputo, anche se viene negato con ogni mezzo, che dopo le vaccinazioni possono manifestarsi disturbi da lievi a veri e propri gravi danni neurologici.
Tralasciando le patologie gravi, moltissime manifestazioni subcliniche e/o disturbi vari, tra cui anche quelli dell’apprendimento, si manifestano lentamente nel tempo, per cui non verranno MAI correlate ai vaccini. Cosa questa scontata visto che i medici non correlano le gravi patologie che si scatenano subito dopo gli inoculi. Figuriamoci quelle lievi…

Una recente ricerca condotta dall’epidemiologo dottor Anthony Mawson ha portato invece alla luce rivelazioni scioccanti sui rischi associati a questa pratica medica: i bambini vaccinati hanno mostrato un rischio sensibilmente maggiore di sviluppare un disturbo dell’apprendimento. Nello studio sono stati presi in esame 666 bambini e i ricercatori hanno scoperto che quelli vaccinati avevano un rischio aumentato del 520% di sviluppare un disturbo dell’apprendimento rispetto ai bambini non vaccinati!
La percentuale del 520% non è proprio irrisoria, e in questa analisi non si parla solo di DSA, perché il team ha scoperto anche che i bambini vaccinati mostravano un rischio superiore del 420% di sviluppare autismo o ADHD!

La logica è come sempre ferrea. Nell’organismo di un bambino piccolo, gli organi e apparati si stanno formando e impiegheranno anni per la loro maturazione. Tra questi anche i vari meccanismi di difesa, come la barriera ematoencefalica (che protegge il cervello) e la barriera intestinale (che protegge il sangue dalle tossine). Queste importantissime barriere servono a lasciar passare SOLO quello che serve all’organismo bloccando tutto il resto. I primi anni di vita però risultano “permeabili”, cioè piene di “fessure” (intestino permeabile), e quindi le varie sostanze chimiche che entrano col cibo (pesticidi, erbicidi, mercurio, alluminio, ecc.) o con i vaccini pediatrici (adiuvanti e metalli neurotossici) possono raggiungere il circolo sanguigno e finire per essere trasportate fin dentro il cervello…
Dentro questo organo, il più sensibile del corpo umano (non a caso l’unico protetto da una scatola ossea durissima), simili sostanze tossiche creano squilibri, non solo organici (infiammazioni, ecc.) ma anche psichici!

Sarà un caso che Health Canada raccomanda ai bambini di età inferiore a 5 anni di non mangiare più di mezza scatoletta di tonno alla settimana, mentre alle donne gravide di NON mangiare più di 150 grammi di tonno al mese? Questo perché il pesce accumula la forma organica di mercurio (metil-mercurio) che risulta essere - dicono sempre loro - «particolarmente tossica per il sistema nervoso centrale e il cervello infantile in via di sviluppo»[4].
Ma come: gli stessi enti ufficiali (FDA, Health Canada, ecc.) che sconsigliano a bambini, gravide e puerpere di mangiare pesce perché contiene metalli neurotossici, non dicono nulla sui vaccini?
Questi farmaci non solo contengono i metalli, ma hanno in più l’aggravante dell’inoculo per via parenterale (braccio e/o gamba), che bypassando il sistema difensivo e le mucose fanno entrare i metalli direttamente nel circolo linfatico e sanguigno. Da qui la strada verso il cervello è velocissima!

Tornando ai disturbi di apprendimento, con l’aggravante della tossicità dei metalli è forse più facile da comprenderne il fenomeno.
Ci sarebbe un sistema pratico semplicissimo e molto economico da fare sulla carta, per verificare empiricamente se i vaccini giocano o meno un ruolo nell’eziologia dei DSA. Basterebbe prendere 1.000 bambini vaccinati e 1.000 non vaccinati e contare il numero delle diagnosi di DSA nei due gruppi. Statisticamente, se hanno ragione i medici vaccinatori, non ci dovrebbero essere grosse discrepanze. E chissà come mai questa ricerca non viene fatta: forse perché i risultati potrebbero scuotere e far tremare le fondamenta del Sistema?
In conclusione l’aumento di tale fenomeno nel corso degli anni, da una parte è stato certamente aiutato dalla crescita degli screening mentali, ma dall’altra potrebbe essere dovuto ad una degenerazione cerebrale a seguito di un aumento della tossicità ambientale. Tesi questa confermata anche dalla crescita esponenziale dei casi di demenza e di Alzheimer nella popolazione italiana.

Aspetto cognitivo
Per questa breve analisi sui DSA, non si poteva non toccare anche l’aspetto cognitivo.
Il bambino inizia ad apprendere appena viene al mondo e i vari processi di apprendimento continuano per molti anni a seguire, qualcuno dice per molti decenni.
Il cervello è un organo neuroplastico per cui deve essere continuamente stimolato e allenato in maniera corretta (alimentazione e stimoli sani) altrimenti perde, come un muscolo non utilizzato, le sue importantissime funzionalità.

Oggi sappiamo che la navigazione in internet, i giochi al computer, la consolle, i tablet e soprattutto gli smartphone rappresentano una gravissima minaccia per lo sviluppo cognitivo dei bambini e dei giovani.[5]

Il livello di distrazione dei ragazzi di oggi è veramente preoccupante: riescono a mantenere l’attenzione solo per pochissimi secondi. Questo cambiamento nelle capacità cognitive ha spinto il marketing a ridurre notevolmente i tempi delle pubblicità. Mentre una volta gli spot erano lunghi anche fino a 30 secondi, oggi soprattutto quelli in internet, sono di pochi secondi. I pubblicitari sanno che altrimenti si perderebbe l’attenzione del potenziale cliente.
L’altra cosa che risalta è una marcata perdita di memoria non solo nelle persone anziane, ma anche nei giovani.
Quindi la conclusione è abbastanza scontata: l’uso dei dispositivi e media digitali influisce negativamente sulle varie forme di attenzione e quindi anche di apprendimento dei bambini.
Per quanto riguarda l’iperattività, il neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer ci spiega che da «diverso tempo è stato dimostrato che l’utilizzo dei media dotati di schermi è corresponsabile del manifestarsi di questo disturbo»[6]. Stiamo parlando della Sindrome da iperattività (adhd), figuriamoci se ciò non vero anche per tutti i disturbi di apprendimento!

 

Note

[1] «Alunni con DSA, a Modena più 183 per cento in 6 anni. E’ allarme?» Vincenzo Brancatisano, www.orizzontescuola.it/alunni-con-dsa-a-modena-piu-183-per-cento-in-6-anni-e-allarme/

[2] Idem

[3] «L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, anno scolastico 2014/2015», Miur www.istruzione.it/allegati/2015/L%27integrazione_scolastica_degli_alunni_con_disabilità_as_2014_2015.pdf

[4] «Prenatal Nutrition Guidelines for Health Professionals - Fish and Omega-3 Fatty Acids», Her Majesty the Queen in Right of Canada, represented by the Minister of Health Canada 2009, www.canada.ca/en/health-canada/services/publications/food-nutrition/prenatal-nutrition-guidelines-health-professionals-fish-omega-3-fatty-acids-2009.html

[5] «Solitudine Digitale», Manfred Spitzer, ed. Corbaccio

[6] Idem

Marcello Pamio

Tutti i grandi prezzolati esperti si sperticano nel criticare le analisi sui vaccini effettuate dal Corvelva.

Hanno sbagliato qua, hanno travisato là, questo non si doveva fare….
Tutti bravissimi a riempire d’aria i polmoni. L’ultimo è un certo Marco Bella ricercatore in chimica organica, attualmente nel Movimento Cinque Stelle.
Il deputato-professorone-provaccini ha trovato ampio spazio ne “Il Fatto Quotidiano”, giornale che apre tutte le colonne quando si tratta di difendere i pentastellini.
Il chimico, a proposito delle analisi effettuate su alcuni lotti vaccinali, attacca pontificando e sottolineando gli errori e le discrepanze, come per esempio i «confondendo palesemente due classi di composti, le ammidi e le ammine».
Risponde in maniera esemplare il Presidente dell'ordine nazionale dei biologici, il dottor Vincenzo D’Anna, il quale tira per il camice il chimico-politico che distrattamente omette di dire la cosa basilare oltreché banale: «ammina o ammide che sia, cambia poco dal momento che entrambe le sostanze sono tossiche».
Al deputato grillino, il cui compito è solo quello demolire le analisi effettuate, non importa se all’interno dei farmaci chiamati vaccini (che saranno inoculati nel corpo vergine di neonati sani), vi sono sostanze che non dovrebbero esserci a prescindere, a lui, come agli altri, interessa solo perdersi nel filo di lana caprina. 

Forse al chimico Bella sfugge che ammina o ammide o isomero o chissenefrega-2-dc, non dovrebbero esserci in un vaccino, perché poi finiranno nel sangue, nella linfa e nel cervello di un pargoletto di pochi mesi di vita, privo di un sistema immunitario maturo. Se a lui va bene dissertare sulla spettrometria, riempiendosi la bocca di sapienza e arroganza, libero di farlo ma non sulla pelle dei bambini. A noi genitori interessa solo mantenere in salute i figli. Il resto è fuffa!
Quindi tutti bravi a sparare a zero, criticare ma NESSUNO TIRA FUORI LE ANALISI DELL’AIFA e/o DELL’ISS RELATIVE ALLA SICUREZZA E ALLA FARMACO VIGILANZA DEI VACCINI. Come mai? Forse perché non esistono?
O se esistono, le hanno chiuse a chiave in qualche cassetto, perché dimostrerebbero senza ombra di dubbio che la sicurezza nei vaccini fa acqua da tutte le parti?
Una cosa è certa: più passa il tempo e più gli enti ufficiali (Aifa, Ema, ISS, ecc.) che gestiscono la salute pubblica e l’immissione in commercio di un farmaco, si allontanando dalla loro mission e dalle persone.

Anche l’onorevole Bella preferisce vedere il dito e non la Luna, perché fa sicuramente comodo anche al suo partito. 

«Se però il nostro ricercatore è così sicuro del fatto suo - conclude D’Anna - rifaccia le analisi, se può, e dimostri che gli esiti sono diversi anziché fare il correttore di eventuali ‘refusi’».
Altrimenti se ne stia zitto perché quando di mezzo c’è la salute di centinaia di migliaia di neonati e bambini, il Principio di Precauzione dovrebbe essere la condotta cautelativa obbligatoria!

 

 

 

 

Marcello Pamio 

Premetto fin da subito che lo scopo del presente articolo è quello di sensibilizzare, portando alla luce, i possibili rischi connessi ad una pratica estetica sempre più di moda: il tatuaggio.
Rischi che ovviamente sono proporzionati alla dimensione del disegno, ai colori utilizzati e alla qualità dei pigmenti iniettati. Avere un piccolo tatuaggio è una cosa, avere braccia e gambe completamente ricoperte e oscurate è un’altra.
Ognuno può usare il proprio corpo come meglio crede, ma è giusto venire a conoscenza dei pericoli insiti in una tecnica oramai diffusissima, anche e soprattutto in vista di una gravidanza...
I motivi che spingono una persona a camuffare e modificare il proprio corpo (bisogni e/o motivazioni consapevoli, recondite e inconsce) non interessano, perché in questa sede si cercherà di capire quali sono, e se ci sono, delle ripercussioni dovute ai componenti chimici sul corpo fisico, ma anche nei corpi spirituali. 

Fenomeno in crescita
Sempre più persone si fanno tatuare il corpo. Questo è oggettivo. In Italia, stando ai primi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 7 milioni le persone tatuate, cioè il 12,8% della popolazione intera.[1] I tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8%) rispetto agli uomini (11,7%). Il primo tatuaggio viene effettuato a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalla e gambe, le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie.
Il mercato del tattoo è una miniera: sta crescendo in maniera esponenziale; il numero delle imprese che propongono tatuaggi e piercing è salito da 257 nel 2009 a 1.537 nel 2013, quintuplicandosi in soli tre anni (dati diffusi dal Centro Nazionale Ondico - «Organismo notificato dispositivi e cosmetici» - dell’Istituto Superiore di Sanità durante il secondo Convegno nazionale «Tatuaggi e trucco permanente».
A livello europeo, stando al report della Commissione Europea («Safety of tattoos and permanent make-up: Final report»), il tatuaggio coinvolge oltre 60 milioni di europei. Stiamo parlando del 12% degli europei e se andiamo oltre oceano il fenomeno tocca il 24% dei cittadini degli Stati Uniti. Secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti dall’Harris Poll, sarebbero 3 americani su 10 ad avere un tatuaggio, e la maggioranza (il 69% dei tatuati) ne avrebbe più di uno[2]

Tattoo for ever?
Uno dei punti più importanti che non vengono quasi mai presi in considerazione quando si fa un tatuaggio, è il fattore tempo.
Una persona non pensa che nel corso degli anni e dei decenni si cambia completamente o quasi la visione della vita che si aveva, quando stringendo i denti per non sentire l’ago che penetrava nella carne, si faceva fare il disegno tanto agognato.
Poi un bel giorno, ci si alza dal letto e non si riconosce più il proprio corpo o una parte di esso. Oppure lo si deve fare per lavoro, perché «non si possono avere tatuaggi o piercing se si vuole entrare nell’esercito o nei corpi di polizia, carabinieri, finanza», spiega il dottor Luca Siliprandi, chirurgo plastico vice presidente di Aicpe (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica).[3]
Allora si parte alla ricerca di uno studio medico che sia attrezzato con il laser per cercare di cancellare il disegno. Questo quando va bene, perché esistono altre modalità, alcune veramente barbare, per cercare di cancellare l’ ”errore” di gioventù: «dermoabrasione» (la pelle viene levigata con una mola abrasiva, con gravi rischi di danneggiamento); «salabrasione» (la pelle viene strofinata fortemente con sale grosso bagnato, anche qui con gravi rischi di danni); «crioterapia» (il tattoo viene congelato e bruciato con l’azoto liquido, rischiando ustioni); «peeling chimico» (tossici agenti chimici formano delle vesciche che provocano il distacco della pelle); «elettrodermografia» (un generatore di corrente andrebbe a disgregare il pigmento del colore); «creme» (molte creme chimiche in commercio promettono di rimuovere il tatuaggio, ma con quali rischi?) e infine la «chirurgia».
I risultati però non sono mai buoni...«Togliere un tatuaggio è molto più difficile che farlo, e non sempre è possibile riuscirci - afferma Luca Siliprandi. «I tatuaggi si fanno spesso da giovani senza pensare che è un segno che ci accompagnerà per sempre»[4] 
I dati dell’ISS confermano un aumento costante dei ripensamenti: oltre il 17,2% delle persone tatuate avrebbe intenzione di rimuoverlo… 

Rischi per la saluteVediamo adesso quali potrebbero essere i rischi nel farsi iniettare nel derma, con un ago, colori e sostanze chimiche di cui poco si conosce.
La Commissione Europea nel 2016 se ne è occupata pubblicando un Report.
«Gli inchiostri usati per i tatuaggi e per il PMU («Permanent Make-up», cioè il «trucco permanente») contengono numerosi ingredienti e impurità. Attualmente sono in uso più di 100 coloranti e 100 additivi diversi».
La maggior parte degli inchiostri per tatuaggi che vengono usati nel mercato dell’UE arriva dagli Stati Uniti, mentre gli inchiostri per il PMU sono generalmente fabbricati in Europa. I pigmenti utilizzati non sono specificamente prodotti per le applicazioni di tatuaggi/PMU e generalmente mostrano una bassa purezza.
Quindi secondo la Commissione europea la maggior parte dei pigmenti NON è autorizzata per l’uso nei prodotti cosmetici, e molti non dovrebbero essere neppure presenti. Lo afferma il CoE ResAP (2008), cioè «La risoluzione del Consiglio d’Europa sui requisiti e criteri per la sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente». [5]
Oltre l’80% dei coloranti in uso sono biologici, e oltre il 60% di questi, sono azo-pigmenti, alcuni dei quali possono rilasciare ammine aromatiche notoriamente cancerogene. Questi colori possono degradare formando le ammine a livello di pelle, in particolare in caso di esposizione a radiazioni solari o laser.
Non dimentichiamo la vasellina (derivato del petrolio) che serve per la lubrificazione della pelle durante l’esecuzione e la guarigione.
La Commissione ha riscontrato nei prodotti per tatuaggi/PMU sostanze chimiche pericolose, come idrocarburi aromatici policiclici (43%), ammine aromatiche primarie (14%), metalli pesanti (9%) e conservanti (6%), nonché contaminazione microbiologica (11%).
L’allergia acuta e l’ipersensibilità ritardata provocate dagli ingredienti degli inchiostri e/o dal trauma del tatuaggio e/o dalla sua rimozione, rappresentano la maggior parte delle complicazioni del tatuaggio, e interessano principalmente le parti colorate di rosso o nero. Queste reazioni aspecifiche possono essere esacerbate dall’esposizione solare, sono imprevedibili e possono a volte apparire dopo una lunga latenza anche di decenni, potendo far scatenare e slatentizzare patologie autoimmuni sottostanti.

Tra le reazioni avverse della pelle all’inchiostro:

  • Irritazione lichenoide, un’infiammazione con comparsa di pustole piatte e squamose;
  • Reazione granulomatosa, una reazione alle sostanze iniettate;
  • Eritema nodoso, con la comparsa di noduli rossi e gonfi sotto la pelle;
  • Reazione pseudolinfomatosa, che consiste in noduli duri di colore rosso violaceo;
  • Psoriasi.

L’elenco delle reazioni cutanee è molto lungo: dermatiti, prurito, eczemi e desquamazione della pelle, probabilmente causate dai coloranti impiegati e dalle impurità contenute, oltre che dai metalli pesanti iniettati sotto pelle.
La «Food and Drug» statunitense, che si occupa dell’approvazione di coloranti nei cibi e bevande, non ha ancora pubblicato un elenco di coloranti “sicuri” da poter somministrare sotto pelle.
Alcuni gruppi di ricerca hanno stabilito addirittura un legame tra lesioni pre-cancerose e tatuaggi. Non è così strano infatti che dalle zone tatuate scaturiscano veri e propri tumori,[6] cosa questa che i chirurghi conoscono molto bene.

Metalli e colori
Le evidenze scientifiche del Ministero della Salute italiano che ha monitorato i pigmenti liquidi venduti nel nostro mercato dicono che tutti i produttori commercializzano inchiostri contenenti concentrazioni molto elevate di cromo (colore verde, ma anche nel viola, marrone, blu, nero e rosso), ed anche una consistente concentrazione di nichel (ricordiamo che sempre più persone hanno allergie a questo elemento).
Non finisce qua, perché per ottenere altri colori si usano elementi quali cadmio e zinco. Il blu contiene livelli enormi di rame, e in misura più modica in questo colore si trova anche il cobalto.
Nel rosso spesso si ritrovano insieme nichel e cromo e anche mercurio.
Il nero contiene particelle di carbone che spesso viene fatto partendo dalla fuliggine.

Attenzione che nei tatuaggi non vi è la presenza solo di metalli pesanti singoli, ma anche di allergeni diversi, per cui aumenta esponenzialmente il rischio di sensibilizzazione crociata a causa proprio degli effetti sinergici delle sostanze contenute. Pertanto non è mai possibile sapere a priori come si reagirà al contatto di svariati elementi.
La composizione varia a seconda del colore, ma le analisi di laboratorio hanno dimostrato che i metalli più frequentemente presenti sono: piombo, alluminio, nichel, cromo, titanio, cobalto e litio.
Dal portale «Cosmetovigilanza» dell’Università Federico II di Napoli si cita l’articolo pubblicato il 14 maggio 2005 dalla rivista «Nature» sui rischi di alcuni metalli contenuti negli inchiostri.

Ne elencano solo tre:

  • piombo: può provocare problemi comportamentali, anemia, problemi renali, danni neurologici (epilessia);[7]
  • litio: può indurre disturbi renali (sete eccessiva, urinazione abbondante, diabete), disturbi neurologici (alterazione della memoria e dell’attenzione, tremori alle mani, debolezza muscolare), disturbi al cuore (aritmie), problemi cutanei (eruzioni, alterazioni del pigmento, psoriasi), disturbi gastroenterici (nausea, diarrea, coliche addominali), ipertiroidismo, epilessia, edema degli arti inferiori, leucocitosi, etc;
  • rame:può provocare irritazione oculare (rossore, tumefazione), irritazione cutanea (rossore, prurito, bruciore, tumefazione), problemi respiratori, problemi gastroenterici (nausea, diarrea e/o dolore addominale).

Infine nel numero di «Nature» si è messo in luce un problema inaspettato: molte reazioni si presentano quando le persone tatuate si sottopongono a risonanza magnetica, in quanto sembra che i campi magnetici utilizzati per l’indagine diagnostica surriscaldino l’inchiostro presente sotto la pelle.
La pelle del corpo, impregnata e imbevuta di metalli, sta diventando sempre più conduttiva al calore e alle onde elettromagnetiche. Se pensiamo che siamo costantemente immersi 24 ore su 24 in campi elettromagnetici (radio-telefonia, televisione, wifi, ecc.), il rischio di problematiche cresce enormemente…

Il mistero dei cadaveri intatti
Potrà sembrare macabro e fuori luogo, ma il problema dei cadaveri che non si decompongono è diventato una realtà sempre più diffusa.
Siamo arrivati al punto che in Germania, una quarantina di cimiteri non accettano più nuove sepolture in quanto sono colmi di cadaveri che non si decompongono. Un fenomeno che sta inquietando gli scienziati.
Una volta, dopo circa 8-10 anni i luoghi di sepoltura potevano essere riutilizzati, oggi non è più così. Come mai?
Ad Amburgo hanno organizzato un congresso per dibattere le cause e cercare una soluzione al problema.
Secondo le ipotesi: regimi alimentari ricchi di sostanze conservanti, pesticidi che distruggerebbero i batteri necessari alla decomposizione e ovviamente gli immancabili metalli pesanti (presenti nelle amalgame dentarie, in moltissimi farmaci, vaccini, coloranti, creme, ecc.). I cadaveri in pratica, è come se venissero cristallizzati (metallizzati) da tali sostanze chimiche.
«I corpi sepolti trent’anni fa sembrano stati sepolti settimana scorsa - afferma Walter Müller, imprenditore di pompe funebri a Berlino - E’ come se i corpi fossero stati trattati con prodotti conservanti”.
L’analisi del suolo mostra infatti un aumento della concentrazione di azoto - gas liberato dai cadaveri - e di metalli pesanti.[8]
Se a questo aggiungiamo pure l’aumento esponenziale e spropositato di metalli pesanti contenuti nei pigmenti dei tatuaggi, cosa accadrà in futuro? Certamente la cremazione diventerà sempre più obbligatoria...

Implicazioni dal punto di vista spirituale
Abbiamo visto che il corpo fisico è sempre più pregno di pigmenti chimici, metalli pesanti, allergeni vari, molti di origine sconosciuta. Sostanze queste che possono (e lo fanno) scatenare manifestazioni patologiche diversificate.
Fin qui anche la medicina allopatica lo conferma: ma dal punto di vista animico o spirituale? Ci possono essere delle interferenze anche negli aspetti sottili?
A tale proposito la Scienza dello Spirito ad indirizzo antroposofico ci da alcune interessanti spiegazioni.
Uno dei problemi principali sono i metalli pesanti.
Innanzitutto questi metalli, contenuti nella pelle (della madre e/o del padre) possono interferire direttamente sulla salute dell’embrione già dal momento stesso del concepimento e continuare ad essere assorbiti dalla pelle della madre durante tutta la gravidanza. Aumentando di fatto il rischio di compromissione dello sviluppo neurocognitivo normale della creatura in grembo. I metalli infatti, chi più chi meno, hanno tutti un’alta neurotossicità.
La dimostrazione che i pigmenti non se ne stanno fermi nella pelle ma se ne vanno in giro per la circolazione sanguigna e linfatica si chiama «pigmentazione dei linfonodi» ad opera dell’inchiostro. Piccole particelle di colore vengono fagocitate da cellule del sistema immunitario che le portano nei linfonodi. Qui si depositano dando particolari colorazioni all’organo. Questo è un problema molto serio, perché potrebbe confondere il chirurgo, soprattutto se deve prelevare un linfonodo sentinella per la stadiazione (gravità) di un tumore. In simili circostanze infatti, un linfonodo sano ma colorato può essere scambiato per “malato”!

Stabilito che i colori possono andare in giro per il corpo fisico, dal punto di vista animico i tatuaggi agiscono direttamente anche sul corpo astrale - cioè sull’aspetto psichico o animico - creando modificazioni nella personalità.
Ricapitolando: i metalli induriscono il corpo fisico, ma intervengono anche nella terza componente dell’uomo, il «corpo eterico» (delle forze vitali), e così facendo il fisico diventa inadatto ad ospitare correttamente l’Io, cioè l’autocoscienza. Il rischio è un eccesso dell’animalità, e da come il mondo sta andando avanti, non è così fantascientifico.
Possiamo concludere che il corpo dell’uomo diventa sempre meno adatto ad esprimere la sua qualità spirituale.
Entrando ancor di più nel dettaglio, quando i metalli penetrano nell’organismo (farmaci, alimenti, vaccini, tatuaggi, ecc.), le forze dell’Io intervengono - tramite il Calore – per «sciogliere» e «umanizzare» tali sostanze tossiche. Ma questo continuo lavoro rappresenta un dispendio energetico abnorme.
Tali sostanze non spariscono del tutto ovviamente, ma rimangono sempre come depositi (corpi e organi grassi come il cervello, guaine mieliniche, ecc.) conducendo verso l’indurimento (sclerosi).
Portato all’estremo questo discorso: un corpo completamente ricoperto di tatuaggi potrebbe non essere correttamente riconosciuto dalle sue componenti spirituali.
Una cosa molto simile la vediamo nelle malattie autoimmuni, che guarda caso sono in costante aumento.
Queste patologie derivano da un conflitto tra l’interiorità e il corpo fisico: non c’è più sintonia e armonia, ma sempre più estraniamento del corpo fisico dal mondo animico-spirituale. Uno scollamento molto pericoloso.

La conclusione è scontata: meno se ne fanno e meglio è.
Ma se proprio una persona sente la necessità di modificare il proprio corpo, sarebbe utile tenesse in considerazione alcuni semplici consigli:

  • Coprire una piccola area superficiale della pelle, possibilmente in zone lontane da organi vitali o sensibili all’inquinamento come tiroide, linfonodi, utero e ovaie. Meno pelle significa meno tossine.
  • Tatuare una zona possibilmente non esposta alle radiazioni solari dirette, per evitare i problemi di reazioni detti prima.
  • Se si ha intenzione di avere un figlio, attendere almeno la fine dello svezzamento per farselo fare.
  • Usare meno colori possibili, per ridurre la quantità di pigmenti e metalli pesanti. Meno colori significa meno tossine.
  • Farsi un disegno e/o una scritta di cui, col passare del tempo, non decada il valore simbolico (evitare i nomi di donne/uomini amati per esempio).
  • Optare per professionisti del settore Tattoo che utilizzino colori certificati naturali e possibilmente che non siano stati testati su animali (vegan-friendly).

Dopo quanto detto: buon tatuaggio a tutti!

Note

[1] «Tatuaggi, i primi dati italiani elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità»

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2227

[2] «In Europa 60 milioni di tatuati. Quali rischi si corrono e cosa ne pensano i medici»,https://www.agi.it/data-journalism/rischi_tatuagggi_controindicazioni_medici-2200288/news/2017-09-30/

[3] «Pentiti del tatuaggio? Ecco che cosa sapere prima di farlo rimuovere», http://www.tgcom24.mediaset.it/salute/pentiti-del-tatuaggio-ecco-che-cosa-sapere-prima-di-farlo-rimuovere_2120135-201502a.shtml

[4] Idem

[5] ResAP(2008): «La risoluzione del Consiglio d’Europa sui requisiti e criteri per la sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente» http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_newsAree_1667_listaFile_itemName_2_file.pdf

[6] «Squamous-cell Carcinoma Arises in Red Parts of Multicolored Tattoo within Months», www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4174140/#R4

[7] «Sicurezza degli inchiostri per tatuaggi», www.farmacovigilanza.org/cosmetovigilanza/corso/0505-01.asp

[8] «Scienziati inquieti: i cadaveri non si decompongono più», http://www.ticinolive.ch/2013/12/09/scienziati-inquieti-cadaveri-non-si-decompongono-piu/


Marcello Pamio

Le pressioni sul nuovo governo hanno iniziato a manifestarsi ancor prima della fiducia e dell’insediamento ufficiale. Era logico, stiamo parlando del primo governo della storia privo di pregiudicati e/o indagati. Per cui i «populisti» - così vengono definiti in tono dispregiativo dai servili media - devono essere messi in riga, e prima lo si fa meglio è. Non si sa mai, potrebbero fare brutte sorprese al Sistema e dare l’esempio a qualche altro governicchio votato dal popolo...
I giornali, o per meglio dire quei «bordelli di pensiero» come li ha magistralmente definiti il grandissimo Giorgio Gaber nella canzone «C’è un’aria», sono sempre attentissimi a spulciare i curriculum e a spaccare il capello in quattro quando si tratta dei «nemici», ma stranamente non perdono tempo a investigare quando al governo vanno gli amici o gli amichetti...
Il nuovo ministro della sanità, con il carico da novanta che la liceale gli ha lasciato sul groppone, si troverà ad affrontare sfide importanti, come la metastatizzazione di un sistema medico oramai fagocitato dalle industrie e in pieno stadio terminale, e questo non solo per colpa di burocrazie da ancien régime. Poi sta ancora girando la bollente patata vaccinale.
A tal proposito il Sistema si è messo subito in allarme. Se la marionetta Lorenzin non ha mai creato problemi e intoppi al ruolino di marcia, l’attuale ministro in quanto medico, potrebbe anche mettere qualche piccolo bastone tra le ruote. Usiamo il condizionale perché le dichiarazioni ultime della dottoressa Grillo lasciano spazio a molti dubbi sulla sua volontà di togliere o lasciare l’obbligatorietà. 
Qualcuno parla di tornare ai 4 vaccini che c’erano prima della 119/2017; di togliere solo l’espulsione dai nidi e materne per i bambini tra 0 e 6 anni. Ma il punto cruciale è che di mezzo c’è una legge incostituzionale, classista e pericolosa.
Hanno scomodato subito il dottor Alberto Villani, presidente della SIP, la Società Italiana di Pediatria, il quale ha dichiarato che l’obbligo vaccinale «è stato un successo, i dati di fatto dicono che in pochi mesi siamo passati da tassi di copertura assolutamente non soddisfacenti a una situazione buona».
Quindi applausi scroscianti per la diplomata Lorenzin.
La conclusione del Villani di turno sembra più che altro un avvertimento al neo ministro: «al momento l’obbligo non va abolito». Chiaro dottoressa Grillo? 
Poco importa all’illustrissimo pediatra che prima della presentazione dello scandaloso decreto, convertito nella tristemente legge 119/2017, non vi era nessuna emergenza sanitaria. 
Poco importa che passare da 4 vaccini a 10 più altri fortemente consigliati, non sia un regalo ai bambini o alla salute pubblica, ma un dono alle industrie chimiche che sfornano farmaci e vaccini e guadagnano con le malattie.
Poco importa sapere dell’esistenza dei cosiddetti «no-responder», cioè di una percentuale importante di persone (neonati inclusi) che nonostante i vaccini non hanno alcuna immunizzazione. 
Come può il brizzolato scienziato boriosamente riempirsi la bocca con la copertura vaccinale dando per scontato l’uguaglianza vaccini=immunità? Hanno per caso fatto dosare nel sangue dei vaccinati i titoli anticorpali delle malattie alle quali sono stati immunizzati? Ovviamente no, perché gli esiti sarebbero così devastanti che farebbero crollare miseramente il castello di bugiardini che hanno innalzato. Per fortuna a colmare questo vuoto ci ha pensato l’associazione Corvelva con una iniziativa molto interessante, chi è interessato può andare nel sito o nei canali Facebook ufficiali. 
La realtà è semplice e facilmente dimostrabile: moltissimi bambini regolarmente vaccinati sono completamente scoperti da immunità. Quindi qual è il senso di inoculare veleni (rischiando seri effetti collaterali e complicanze) se poi questi non servono a proteggere dalle malattie?
Infine poco importa al direttore della SIP che la sua società abbia ricevuto nel 2016 circa 64.000 € da GSK, Sanofi e Pfizer, di cui soltanto dalla GSK (il primo produttore di vaccini al mondo) ha incassato la modica cifra di 26.840 €. 
Anche la stessa GlaxoSmithKline ha preso posizione e di solito lo fa minacciando molto velatamente...
Per capire il quadro è necessario un piccolo salto indietro facendo un riassunto cronistorico…

GSK & multe
Senza andare troppo in là con gli anni partiamo dal 2010.
Ad ottobre 2010 il Dipartimento di Giustizia americano annuncia che la GSK dovrà pagare una multa di 150 milioni di dollari, più 650 milioni di risarcimenti civili.
Dopo due anni, nel luglio 2012 viene condannata per frode negli States e costretta a pagare una multa stratosferica: 3 miliardi di dollari.
A luglio 2013 stessa sorte tocca in Cina, questa volta con ammonimenti e pesante multa.
A febbraio 2014 viene fondato il GHSA (Global Health Security Agenda), l’Agenda globale che si occupa di «far avanzare un mondo sicuro e protetto dalle minacce delle malattie infettive». 
Nel giugno del 2014 il G7 lo approva e lo riconosce ufficialmente.
Serviva una nuova spinta, una nuova linfa vitale che facesse ripartire con molto più vigore le campagne vaccinali planetarie. Serviva quindi una vera e propria Agenzia globale dei vaccini!
Il gruppo infatti impone le direttive sulle linee guida vaccinali a livello mondiale. 
Esattamente quello che è avvenuto il 29 settembre 2014 quando la Lorenzin e il direttore dell’AIFA Sergio Pecorelli andarono a Washington, per poi portare a casa l’imprimatur come prima nazione al mondo a dirigere le linee guida vaccinali per 5 anni, dal 2014 al 2019.
Qualche mese prima, nell’aprile 2014 avvenne un valzer miliardario molto interessante: la svizzera Novartis comprò per 16 miliardi la divisione oncologia della GSK, cedendo però per 7 miliardi di euro al mostro britannico tutto il settore vaccini.
A giugno 2015 viene presentato il piano vaccinale 2016-2018 e accidentalmente esplodono i casi di meningite in Toscana (regione sempre casuale).
Dicembre 2015 il colosso britannico denuncia (ecco la prima minaccia) di voler chiudere la società veronese e licenziare oltre 300 ricercatori, poi magicamente il 13 aprile 2016 dichiara di voler investire 1 miliardo in Toscana, casualmente dove si sfornano i vaccini. 
Cos’è successo in pochi mesi? Cosa i governanti italiani hanno promesso alla lobbies?
Il resto è una triste storia, che tende a ripetersi...
Veniamo al 6 giugno 2018 perché i dirigenti Glaxo incontrano gli assessori della Regione veneta avvertendo di nuovi licenziamenti («Fondamentale mantenere i livelli occupazionali»). 
Questa volta sarebbero 250 i posti dei ricercatori a rischio. 
Per caso stanno ripetendo la medesima minaccia fatta al governo 3 anni fa? 
E’ abbastanza chiaro ministro? I vaccini non si toccano, altrimenti….


Gabriele Milani - http://autismovaccini.com

Sharyl Attkinsons è una giornalista investigativa della CBS News ed ha intervistato nei giorni scorsi Helen Ratajczak: ex ricercatrice della Boehringer Ingelheim Pharmaceuticals che ha pubblicato, come autrice o coautrice, 41 articoli articoli scientifici a volte “castrati dagli interessi delle case farmaceutiche“. E’ stata anche coautrice nel 2006 di uno studio per l’FDA e, nello stesso anno, è stata eletta  Presidente della sezione Nord Est dell’Istituto di Tossicologia. E’ una scienziata seria e rispettata che dichiara apertamente alla CBS: “ora che sono in pensione posso scrivere ciò che voglio“.

E così è stato!… La sua revisione scientifica relativa al collegamento tra autismo e vaccini sta facendo tremare la CDC che, da nota ufficiale, risponde imbarazzata affermando che “ci vorrebbe troppo tempo per studiare e controbattere questa revisione scientifica“.
L’articolo è stata pubblicato dal Journal of Immunotoxicology ed è intitolato “Aspetti teorici dell’autismo: cause – un riesame“.  Un pò a sorpresa è quindi un ex scienziato senior presso una ditta farmaceutica ad aprire il coperchio del pentolone degli orrori. La Ratajczak ha fatto quello che nessun altro ricercatore, a quanto pare, si è preoccupato di fare: ha esaminato tutto il corpo delle pubblicazioni scientifiche emerse dopo che l’autismo è stato descritto dal 1943. Non solo la teoria suggerita dalla ricerca quale il ruolo del vaccino trivalente Morbillo Parotite Rosolia, o il conservante al mercurio (thimerosal), ma ha analizzato tutte le ricerche riguardanti i vaccini in generale.

Nel suo articolo la Ratajczak afferma che “cause documentate di autismo includono mutazioni genetiche e/o delezioni cromosomiche, infezioni virali, e l’encefalite a seguito della vaccinazione. Conseguenza: l’autismo è il risultato di difetti genetici e/o infiammazione del cervello provocato dai vaccini“.

L’articolo prende in esame molti colpevoli potenziali correlati alle vaccinazioni, compreso il numero sempre più crescente di vaccini somministrati in un breve periodo di tempo. “Ciò che ho pubblicato è altamente incentrato sulla ipersensibilità del sistema immunitario del nostro corpo che viene buttato fuori di equilibrio” così afferma la Ratajczak nell’intervista.

Il Dr. Brian Strom, Università della Pennsylvania, che ha lavorato per lo I.O.M. (Istituto di Medicina) in qualità di consigliere per il governo sulla sicurezza dei vaccini, dice che l’opinione medica prevalente è che i vaccini sono scientificamente legati alla encefalopatia (danno cerebrale), ma non sono scientificamente legati all’autismo. Così, per quanto riguarda la revisione della Ratajczak, afferma che non trova nulla di straordinario: “Questa è una rassegna di teorie. La scienza è basata su fatti. Bisogna trarre conclusioni sugli effetti di un’esposizione sulle persone, avendo dati sulle persone. I dati sulle persone non supportano l’esistenza di una relazione in quanto tale, qualsiasi speculazione su una spiegazione per un (inesistente) rapporto è irrilevante“.

Però la Ratajczak si occupa anche di un fattore che non è stato ampiamente discusso ma che è stato ampiamente denunciato anche dal sottoscritto: DNA umano contenuto nei vaccini. Proprio così, DNA umano come denunciato anche dalla Pontificia Accademia Pro Vita. I rapporti della Ratajczak mettono in evidenza che all’incirca nello stesso momento in cui i produttori di vaccini furono chiamati a togliere dalla maggior parte dei vaccini il thimerosal (con l’eccezione dei vaccini antinfluenzali che ancora ampiamente contengono thimerosal), hanno iniziato a produrre alcuni vaccini utilizzando tessuti umani. La Ratajczak dice che tessuti umani sono attualmente utilizzati in 23 vaccini. Lei quindi discute l’aumento dell’incidenza dell’autismo corrispondente all’introduzione di DNA umano nel vaccino Morbillo Parotite Rosolia, e suggerisce come gli eventi potrebbero essere collegati. La Ratajczak afferma anche come un picco ulteriore di aumento dei casi di autismo si è verificato nel 1995 quando il vaccino contro la Varicella (Varivax) è stato coltivato nel tessuto fetale umano (MRC-5 si trova anche nel trivalente Priorix antiMoribillo-Parotite-Rosolia della GlaxoSmithKline che viene somministrato qui in Italia).

Perché il DNA umano potrebbe potenzialmente causare danni al cervello?  Il modo in cui si instaura questo meccanismo, da far gelare il sangue, viene spiegato molto semplicemente dalla Ratajczak: “Perché è DNA umano e i destinatari sono gli esseri umani. Avviene una ricombinazione omologa del DNA integrato nel DNA dell’ospite. Una volta cambiato il DNA, secondo il concetto immunologico del self (proprio) e non-self (non proprio), si instaura un’alterazione del concetto di self e il proprio corpo attacca le proprie cellule. La maggior parte di questi avvenimenti avvengono nella loro massima espressione a danno dei neuroni nel cervello ancora in fase di maturazione del bambino. Così si instaura un processo di malattia autoimmunitaria che sfocia poi in una infiammazione. Questa infiammazione non si ferma, diventa cronica e continua per tutta la vita di quella persona“.

Il Dr. Strom afferma che non era a conoscenza che il DNA umano era contenuto nei vaccini (ma che strano!), e ribatte: “Non importa … Anche se il DNA umano è stato utilizzato nei vaccini, non significa che essi causano l’autismo“. La Ratajczak concorda sul fatto che “forse” nessuno ha ancora dimostrato come il DNA umano causa l’autismo, ma ricorda come i recentissimi studi del Sound Choice Pharmaceutical Institute sono una prova molto pesante che comprova questo legame e semmai nessuno ha dimostrato scientificamente il contrario.

Un ulteriore prova di come questo dibattito sia definitivamente aperto, arriva dalla denuncia sanitaria di un buon numero di scienziati indipendenti che affermano di essere stati sottoposti a orchestrate campagne di discredito quando la loro ricerca esponeva i problemi di sicurezza del vaccino, soprattutto se si entrava in tema di autismo. Così è stato chiesto alla Ratajczak come ha potuto effettuare ricerche in merito ad un argomento così controverso. Lei ha affermato che per anni, mentre lavorava nel settore farmaceutico, è stata limitata in quanto a ciò che le è stato permesso di pubblicare. “Ora sono in pensione“, ha quindi ribadito alla CBS News, “Io posso scrivere quello che voglio“.

Così la CBS news ha deciso di mettere alla prova il CDC per dargli modo di sfidare l’opinione della Ratajczak. Dal momento che molti funzionari governativi e gli scienziati proseguono ad insinuare che le teorie che collegano i vaccini all’autismo sono state smentite, mentre la ricerca della Ratajczak dimostra il contrario, la CBS ha organizzato un contraddittorio. Ebbene, a sorpresa i funzionari del CDC affermano che “ci vorrebbe troppo tempo per studiare e controbattere questa revisione scientifica“.

Integrazione

Sentitosi punto sul vivo, il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) comunica sul suo sito che intende studiare l’autismo come possibile conseguenza clinica delle vaccinazioni, in un progetto di ricerca di 5 anni sulla sicurezza dei vaccini.
Il CDC studierà anche la disfunzione mitocondriale e il potenziale rischio di “danni neurologici” post vaccinali e per questo sta riunendo un team di esperti sulla fattibilità di studiare conseguenze sulla salute come l’autismo su bambini vaccinati e non vaccinati.

La mossa del CDC giunge un mese dopo che l’ente governativo che coordina le politiche sull’autismo (IACC) ha annunciato un cambiamento nelle priorità della ricerca verso i fattori ambientali scatenanti l’autismo, tra i quali include tossine, agenti biologici e “effetti avversi in seguito alle vaccinazioni”.
Il Centro per la sicurezza dei vaccini del CDC ha identificato la necessità di studiare “i disordini neurologici, tra cui i disordini dello spettro autistico” come una possibile conseguenza clinica delle vaccinazioni.

Il programma, che trovate qui nella sua interezza, si propone anche di stabilire se il conservante a base di mercurio thimerosal sia associato altresì all’aumento del rischio di “tic clinicamente importanti o della sindrome di Tourette“.
Il CDC ha citato uno studio (Thompson, NEJM, 2007), che “ha stabilito che una aumentata esposizione al mercurio dalla nascita ai 7 mesi sia associata con tic motori e fonici nei maschietti” e ha aggiunto che “un’associazione tra esposizione al thimerosal e tic è stata trovata in due precedenti studi (Andrews, Pediatrics, 2004; Verstraeten, Pediatrics, 2003).” Anche se bisogna sottolineare che Verstraeten ha poi rimangiato tutto quando è salito sulla carrozza della GlaxoSmithKline.

Notando che il team IACC “suggerisce diversi studi che comprendessero bambini vaccinati rispetto a quelli non vaccinati per stabilire se c’erano delle differenze conseguenti sulla salute“, il CDC ha stabilito di riunire “una commissione esterna di esperti per offrire una guida sulla fattibilità sulla conduzione di questi studi e su quelli aggiuntivi sul programma vaccinale, comprendendo studi che possano indicare se le vaccinazioni multiple aumentino il rischio di disordini del sistema immunitario“.

Probabilmente assisteremo a un bel valzer di burattini e bustarelle, possiamo facilmente scommetterci, però di fatto il tema relativo alla correlazione tra autismo e vaccinazioni apre finalmente tutte le porte degli orrori.
Ne vedremo delle belle…. anche dal punto di vista dell’informazione!


Marcello Pamio

Cattolici, ebrei e musulmani sapete cosa state inoculando ai vostri figli?
Le religioni sono forme di controllo sociale. Non mi riferisco ovviamente all’aspetto spirituale, che va assolutamente rispettato, ma alle strutture politico-ecclesiastiche inventate dagli uomini.
Uomini che poi si sono arrogati il diritto di interporsi tra noi e Dio e di mediare con il divino.
Da quando in qua serve una intercessione per comunicare con i mondi spirituali?
L’uomo prima scrive i libri sacri (Bibbia, Talmud, Corano, ecc.) e poi ne dà l’interpretazione.
Interpretazione che cambia a seconda del periodo storico e a seconda delle evenienze!
Esistono il prete, il rabbino e il mujaheddin che ci dicono quello che va bene e quello che non va bene: tutto il resto è eresia.
In ambito vaccinale cosa ci dicono la chiesa cattolica, l’islam e il giudaismo? Il discorso è molto interessante visto che la produzione dei vaccini pediatrici contempla l’utilizzo di cellule di feti abortiti, gelatina di maiale, derivati del latte e del sangue bovino…

IL CONTENUTO DEI VACCINI
Tralasciamo volutamente gli adiuvanti (sali di alluminio, mercurio, formaldeide, antibiotici, ecc.) contenuti nei vaccini i cui effetti neurotossici sono noti da tempo, per occuparci esclusivamente degli aspetti morali di alcune sostanze contenute in questi farmaci speciali.
Non tutti i cattolici, ebrei e musulmani sanno che nella produzione della maggior parte dei vaccini vengono utilizzati terreni di coltura cellulari umani e animali (WI-38, MRC-5 e VERO).
La sigla WI-38 (Winstar Institute 38) indica cellule fibroblasti di polmone umano espiantate nel 1964 da un feto femmina svedese abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli. Questa linea cellulare viene utilizzata ancora oggi per far crescere i virus utilizzati nei vaccini morbillo, parotite, rosolia, varicella ed herpes zoster.
La linea cellulare MRC-5 (Medical Research Council 5) indica cellule polmonari umane provenienti da un feto maschio di 14 settimane abortito nel 1966 perché la mamma ventisettenne inglese era internata per “motivi psichiatrici”. Questa linea viene usata per epatite A, epatite B, tifo, polio, difterite-tetano-pertosse, vaiolo, rabbia ed herpes zoster.
La linea cellulare VERO non è umana ma animale, le cellule infatti derivano dai reni di una scimmia verde africana.
Ce ne sono altre, però queste sono le principali linee cellulari usate dalle industrie.
Ma nella crescita e nella produzione dei virus e dei batteri vaccinali entrano in gioco molte altre sostanze di origine animale…

PERCHE' I PRODOTTI ANIMALI SONO UTILIZZATI NELLA FABBRICAZIONE DI VACCINI?
I vaccini contengono forme uccise o indebolite di batteri o virus.
Alla fine del XIX secolo, i microbiologi hanno cominciato a coltivare i batteri in laboratorio. I primi batteriologi hanno cercato di imitare quanto più possibile l’ambiente e i tessuti di una persona infetta utilizzando soluzioni contenenti zuccheri, sali e vari estratti di carne (proteine) per creare «mezzi di crescita».
Queste condizioni erano ottimali per far crescere batteri e virus in laboratorio, perché tali supporti organici fornivano le sostanze nutritive necessarie.
Nonostante siano stati sviluppati supporti sintetici per la crescita di molti microrganismi attualmente si usano ancora nutrienti supplementari forniti da prodotti derivati dall'animale come il siero e il sangue.

VACCINI E GELATINA DI MAIALE (stabilizzatore)
La gelatina è una proteina formata dalla pelle si maiale bollita o dal tessuto connettivo.
Tutta la gelatina contenuta nei vaccini è di origine suina.
La gelatina viene utilizzata in alcuni vaccini vivi come stabilizzatore per proteggere i virus contro gli effetti della temperatura (troppo freddo o troppo caldo).
La gelatina nei vaccini è altamente purificata e idrolizzata quindi diversa dalla gelatina naturale utilizzata negli alimenti.
La gelatina si trova in questi vaccini: MMR (MMRVaxPro), Zostavax, Varivax.

Ecco il contenuto di gelatina suina nei principali vaccini pediatrici.
Trivalente MMRII: 14,5mg per dose
Quadrivalente MMRV (ProQuad): 11 mg per dose
Varicella (Varivax): 12,5 mg per dose
Zooster (Zostavax): 15,58 mg

Ecco cosa riporta il sito del Children’s Hospital of Philadelphia (vedere fonti bibliografiche) a proposito della gelatina suina.
«Anche se l’incidenza di anafilassi alla gelatina è estremamente bassa, la gelatina è la causa più comune di reazioni allergiche gravi ai vaccini.
(…) Pertanto, sarebbe bene sapere di eventuali allergie alla gelatina prima di usare un vaccino contenente gelatina».

ALBUMINA UMANA (stabilizzatore)
L’albumina umana sierica è la proteina più comune nel sangue umano.
Attualmente viene utilizzata in quantità molto piccole come stabilizzatore in uno dei vaccini per la varicella (Varilrix). Proviene da donatori di sangue che vengono sottoposti a screening e il processo di fabbricazione toglie qualsiasi rischio di passaggio di virus dal siero.

ALBUMINA UMANA RICOMBINANTE (stabilizzatore)
Uno dei vaccini MMR, MMRVaxPro, contiene una piccola quantità di albumina umana ricombinante (0,3 mg per dose). L’albumina è prodotta da cellule (per esempio di lievito) a cui viene inserito il gene dell’albumina umana mediante la tecnica di DNA ricombinante.
Così facendo le cellule sono in grado di generare grandi quantità di albumina umana senza alcuna necessità di estrarla dal sangue.
Sembra interessante tutto ciò ma attenzione perché si tratta di una pericolosissima ingerenza e modifica genica (del DNA) con conseguenze impensabili. DNA umano inserito dentro il DNA di un lievito (fungo)…

PROTEINE D'UOVO (ovalbumina)
L’allergia all’uovo è abbastanza comune nei bambini al di sotto dei 5 anni e molto più comune nei bambini rispetto agli adulti. Solo in Gran Bretagna sono circa 60.000 i bambini con allergia alle uova.
I vaccini possono contenere tracce di proteine d’uovo, e questo perché il virus dell’influenza per esempio viene coltivato su uova di galline.
Naturalmente per il sistema sanitario la maggior parte dei bambini con allergia all’uovo può essere vaccinata tranquillamente poiché il contenuto di ovalbumina sarebbe molto basso. L’unica eccezione, dicono, sono i bambini che hanno una grave anafilassi sulle uova.
Come si può accertare questa allergia in un neonato di pochi mesi che non ha mai mangiato uova?
Fino a poco tempo fa, le persone allergiche alle uova non potevano ricevere per esempio il vaccino trivalente MMR. Tutto è cambiato da circa dieci anni, da quando i virus di morbillo e parotite vengono coltivati in un terreno di cellule embrionali di polli (e non più sulle uova).
Quindi non ci sarebbe abbastanza proteina d'uovo nel vaccino MMR per causare reazioni allergiche.
Altri vaccini, come quello contro la febbre gialla, possono contenere proteine d'uovo.

PRODOTTI DI ORIGINE BOVINA
S’intendono tutti i prodotti derivati da una mucca o da un vitello (latte, siero bovino proveniente dal sangue della mucca).
Come detto i microrganismi per la produzione di vaccini vengono coltivati in condizioni controllate in un mezzo (medium) che fornisce le sostanze nutritive necessarie alla crescita: tali sostanze nutritive derivano da prodotti ovini e bovini.
I componenti della mucca vengono spesso utilizzati perché le mucche essendo animali molto grandi usati per il cibo mettono a disposizione molti materiali.
I prodotti derivati possono includere aminoacidi, glicerolo, gelatina, enzimi e sangue.
Il latte della mucca è una fonte di aminoacidi e zuccheri come il galattosio, altri derivati includono il glicerolo. La gelatina e alcuni aminoacidi provengono da ossa di mucca. L’apparato scheletrico viene utilizzato per preparare brodi utilizzati in alcuni medium.
Le cellule che vengono utilizzate per propagare i virus richiedono l’aggiunta di siero da sangue.

COME SI GIUSTIFICANO LE RELIGIONI?
I cattolici, quelli veri, dovrebbero essere preoccupati perché per produrre i virus vaccinali si usano ancora delle linee cellulari di feti abortiti.
Lo stesso vale per i musulmani e gli ebrei circa l’uso di derivati animali, come sangue bovino e gelatina di maiale nella produzione di vaccini.
Ovviamente le gerarchie religiose sminuiscono il problema.
Secondo l’interpretazione (umana) delle leggi ebraiche, non esisterebbe nessun problema con la gelatina o altra sostanza animale se viene usata in un prodotto che non entra in bocca.
Medesima cosa per i leader musulmani i quali avrebbero stabilito che l’uso della gelatina suina nei vaccini non rompe le leggi alimentari religiose, perché è altamente purificato e viene iniettato, non ingerito!
Secondo il rabbino Abraham Adler: «non esiste alcun problema con i suini o altri ingredienti derivanti da animali nei prodotti non orali. Ciò include vaccini, inclusi quelli somministrati attraverso il naso, iniezioni, supposte, creme e pomate».
Quindi gli ebrei ortodossi e i musulmani doc possono fare sonni tranquilli se i derivati del maiale vengono inoculati, respirati, introdotti nel retto mediante supposta, perché la cosa fondamentale è che non vengano mangiati. Solo allora si può gridare allo scandalo.
I vertici della chiesa cattolica in quanto voli pindarici non sono da meno.
Nel 2005 il documento della Pontificia Academia Pro Vita dal titolo: «Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti» poneva alcune interessanti riflessioni.
«I vaccini, poiché sono preparati a partire da virus raccolti nei tessuti fetali infettati e volontariamente abortiti, e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, non mancano di porre importanti problemi etici.
Se una persona respinge ogni forma di aborto volontario di feti umani, tale persona non sarebbe in contraddizione con se stessa ammettendo l’uso di questi vaccini di virus vivi attenuati sulla persona dei propri figli? Non si tratterebbe in questo caso di una vera (ed illecita) cooperazione al male?».

Siccome questo documento poneva grossissimi interrogativi, il 31 luglio 2017 l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute (CEI) e l’associazione Medici Cattolici Italiani hanno ben pensato di aggiornarlo. In peggio ovviamente.
Ecco l’attuale parere della chiesa: «nel passato i vaccini possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, ma al momento le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali».
Quindi gli esperti della CEI confermano che i virus odierni sono coltivati su cellule di feti abortiti, ma essendo passato mezzo secolo il problema morale si è cancellato! Et voilà.
Un aborto fatto 50 anni fa non è più un aborto.
Chiederemo agli esperti morali della chiesa dopo quanti anni un aborto, da abominio diventa una cosa socialmente utile.
Le chicche purtroppo non finiscono qua: «per quanto riguarda la questione di vaccini che nella loro preparazione potrebbero impiegare o avere impiegato cellule provenienti da feti abortiti volontariamente, va specificato che il “male” in senso morale sta nelle azioni, non nelle cose o nella materia in quanto tali».
Quindi il “male in senso morale” secondo la Santa Chiesa è stato commesso solo dalla madre che “volontariamente” ha abortito il feto. L’industria che ha fisicamente prelevato le cellule dai polmoni del feto morto per coltivare in vivo i virus vaccinali speculandoci sopra miliardi; le case farmaceutiche che acquistano questi virus per spacciare vaccini; i medici che li inoculano nel corpo di neonati e i genitori che portano i loro figli alle Asl non hanno nessuna colpa morale.
Ecco lavate in un sol colpo, nascondendosi dietro interpretazioni delle sacre scritture, tutte le responsabilità morali di una pratica medica aberrante e rischiosissima.
Voi cattolici non datevi pena se i virus vengono coltivati ancora oggi su cellule di feti abortiti, perché non avete costretto voi ad abortire le donne, quindi il male è stato commesso da qualcun altro...
Voi ebrei e musulmani non datevi pena se dentro i vaccini vi sono derivati animali tra cui suini, bovini e pollame vario, perché mica li dovete mangiare, li dovete soltanto iniettare nel sangue di vostro figlio...
Finalmente il Re è nudo.
Il vescovo di Roma, i portavoce di Maometto e i discendenti di Abramo, cioè le strutture gerarchiche piramidali che gestiscono e controllano le principali religioni monoteistiche, hanno manifestato la loro vera natura…

Fonti ufficiali:
Vaccine Knowledge Project
http://vk.ovg.ox.ac.uk/vaccine-ingredients
Department of Health, Medicine or Pharmaceuticals of animal origin
https://www.health.qld.gov.au/…/…/0024/147507/qh-gdl-954.pdf
Vaccine allergies
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3890451/
Vaccine excipient & media summary
https://www.cdc.gov/…/do…/appendices/b/excipient-table-2.pdf
Vaccines and porcine gelatine
http://www.nhsdirect.wales.nhs.uk/pdfs/WGGe.pdf
Vaccine Ingredients – gelatin. Children’s Hospital of Philadelphia
http://www.chop.edu/…/vaccine-e…/vaccine-ingredients/gelatin