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Marcello Pamio - 17 agosto 2025

Il seguente esempio è illuminante per comprendere come funzionano le Leggi Biologiche in Natura.
I due lupi nell'immagine sono in piena lotta per il territorio: uno cerca di conquistarlo e l’altro fa di tutto per difenderlo.
Da milioni di anni la magistrale perfezione della Natura ha contemplato una serie specifica di programmi che aiutano l’evoluzione delle specie.

Nei due animali il Sistema Nervoso Simpatico sta producendo una cascata ormonale di catecolamine (noradrenalina, adrenalina, estrogeno, testosterone, cortisolo, ecc.); il fegato sta generando zucchero come non ci fosse un domani, partendo dal glicogeno (grazie glucagone delle cellule α delle isole di Langerhans del pancreas) per avere forza ed energia.
Inoltre il cervello sta ulcerando l’intima delle coronarie per aumentare la perfusione vascolare al miocardio perché il sangue andrà poi nei muscoli.

Ricordo che siamo nella pura lotta per la sopravvivenza, ed è in gioco la vita sociale dell’animale.

Se misurassimo i livelli glicemici nel loro sangue, i due animali finirebbero ricoverati nel centro antidiabetico più vicino, uscendone con l’insulina. La loro fortuna è che non vanno dal medico...
Tutto questa fisiologia speciale è sbagliata? Si può scappare e/o attaccare senza zucchero ed ormoni nel sangue? Assolutamente no!

Il senso biologico sta nell’ulcerazione delle coronarie per avere la massima disponibilità di sangue, glucosio ed energia per riuscire a battere l’avversario!
Una volta finita la lotta (uno ovviamente vince e l’altro perde) il cervello di entrambi chiude il "Programma delle Coronarie" facendoli entrare nella fase vagotonica con stanchezza, sonnolenza e bisogno di riposare. E’ il momento in cui ci si devono leccare le ferite della lotta.

Cosa mai sarà utilizzato dall'organismo come "colla e cemento" per chiudere le ulcere nell’intima coronarica?

Esatto, proprio il pericolosissimo colesterolo!
Ecco che si forma la placca coronarica che preoccupa tutti, camici bianchi in primis.

Ma il problema NON è il colesterolo!

Sull’importanza vitale dello sterolo più odiato al mondo vi rimando al mio lavoro, “Colesterolo: avete rotto i grassi”.
Il colesterolo non è il problema è il salva-culo!
Quello che fa la differenza è la durata nel tempo dell’attivazione coronarica e le continue recidive!!!
Sono le recidive che provocano da una parte l’aumento costante e implacabile della placca coronarica, con riduzione conseguente del lume, e dall’altra la sclerosi del vaso, cioè l’indurimento dei tessuti muscolari.

Un mammifero che vive continuamente lotte nel territorio, cioè continue rotture di palle a lavoro e/o in casa, nelle relazioni, il cervello per forza di cose dovrà continuamente ulcerare le coronarie per avere sangue a disposizione.
Di chi è la colpa: del povero colesterolo che viene prodotto (dal fegato) per la riparazione dei vasi, o del macaco dell'uomo che rimane mesi e anni in lotta a lavoro?
Comprendere le Leggi Biologiche è vitale!

Sempre più ricerche ufficiali confermano la tesi riportata nel mio libro Colesterolo - avete rotto i grassi, cioè che il colesterolo è un salva chiappette!
Tra il 1987 e il 2012 è stato condotto uno studio, pubblicato a luglio 2023 su PubMed, su 1.479 uomini di età superiore i 60 anni.
Hanno valutato i marcatori di dislipidemia del colesterolo totale (TC), delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e di quelle ad alta densità (HDL).
La conclusione è stata molto interessante, distruttiva per la maggior parte degli encefali in camice bianco.
Lo studio ha infatti dimostrato che valori più elevati di colesterolo totale e LDL (il cosiddetto "cattivo") sono associati in modo indipendente e paradossale ad un MINORE RISCHIO DI MORTALITA' per tutte le cause e a tempi di sopravvivenza più lunghi negli uomini.
Avete letto? Più il colesterolo totale e quello "cattivo" sono alti e minore è la mortalità!
Lo volete capire o no che il colesterolo e soprattutto il tristemente noto LDL sono fondamentali per la salute e la Vita?
Non sono solo utili ma proteggono dalle malattie, le stesse che secondo i medici sono invece causate dallo sterolo! 😂😂😂
Maestri nel confondere causa ed effetto!
Lo dico da decenni: stare lontani anni-luce dai pericolosi laureati in medicina (e non mi riferiscono ai Medici con la emme maiuscola) è la vera prevenzione e ci si salva il culo!
Diciamo che non si sbaglia quasi mai!

Fonte originale PubMed (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37467298/)

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Nel contesto delle malattie cardiovascolari la medicina in toto punta il dito contro il colesterolo. Il grasso è la causa di tutto: infarti, ischemie, ictus, ecc.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La maggioranza delle persone ha paura e non mangia grassi, sfondandosi di carboidrati.
La Verità come sempre è un'altra cosa.
Le membrane cellulari sono costituite da acidi grassi (tra cui colesterolo) che donano stabilità, permettendo alla cellula di svolgere le sue preziose funzioni!
Durante una qualsiasi infiammazione dei vasi la riparazione dell’endotelio richiede colesterolo come materiale da costruzione. Per questo motivo il fegato deve lavorare per produrre i grassi e mandarli sul sito tramite la lipoproteina LDL (il cosiddetto "cattivo"), che ovviamente aumenterà.
I trigliceridi pure essi prodotti dal fegato vengono impacchettati nelle VLDL e mandati sul luogo dell'infiammazione. Infine il fegato sfrutta le HDL che trasportano altri antiossidanti, recuperando il colesterolo e trasportandolo indietro per essere riciclato.
In tutto questo perfetto e magnifico meccanismo, in caso di carenze o di errori nutrizionali si possono creare sostanze dannose che attaccano l'endotelio danneggiandolo, una di queste è l'OMOCISTEINA, un aminoacido che provoca danni, infiammazione e formazione di placca.
Non è il colesterolo il problema, ma semmai l'omocisteina che legandosi ai radicali liberi metallici diventa uno dei principali fattori per l'ossidazione delle lipoproteine, oltre che fattore di rischio cardiovascolare. Infine fa aumentare la coagulazione del sangue
Cosa possiamo fare? Sostenere il fegato con una depurazione, e compensare le carenze di Vitamina B6, B12 e Acido Folico. L'acido folico dovrebbe essere "metilato" così da essere assimilato velocemente e non appesantire il fegato!

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Marcello Pamio - 24 gennaio 2023
Ebbene sì, mancava questa all'appello! Dopo averne sentite di tutti i colori, forse mancava proprio il blu…
La famosissima quanto pericola pillola blu, aiuterebbe a migliorare non solo la salute maschile, cioè l'erezione, ma ridurrebbe anche il rischio di malattie cardiache!
Non male come notizia in questo periodo di ecatombe tra malori e morti inspiegabili (solo per la medicina).
I geni che che hanno fatto questa scoperta, scusate del "cazzo", sono i ricercatori della University of Southern California. Hanno esaminato 70.000 uomini con un'età media di 52 anni, con diagnosi di disfunzione erettile. Hanno poi confrontato i problemi cardiaci riscontrati tra le persone che prendevano il Viagra e quelle che non lo prendevano. I decessi per malattie cardiache sono diminuiti magicamente del 40%. Indovinate in quale gruppo?
Gli esperti ritengono, in un articolo pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, che il farmaco aumenti il flusso sanguigno nelle arterie del cuore e migliori il flusso di ossigeno in tutto il corpo. No, scusate, ma cosa volete di più? Salute di ferro, ossigenazione del sangue, prevenzione dagli infarti e verga sempre in tiro!!!!
Non è tutto: ci sono anche ricerche che collegano l'uso del viagra a un ridotto rischio di Alzheimer! Quindi vedremo sempre più vecchietti assatanati e arrapati…
Insomma la panacea per tutti i mali.
Peccato che il citrato di sildenafil, il principio attivo del Viagra abbia come effetti collaterali noti: infarto, ictus, battito cardiaco irregolare, emorragie cerebrali o polmonari, pressione alta e morte improvvisa. Quindi, com'è sta storia? Ovviamente spero sia chiaro il motivo di simili articoli per le allodole? Deve aumentare il consumo di pillole (per la gioia della Pfizer), così da sterminare ancora qualche subumano in più. Tanto poi la colpa cadrà come sempre sull'ultima variante 3458-AD del Coviddi…

Marcello Pamio

«Siamo sempre più sani», è il mantra che viene continuamente ripetuto dai portavoce del pensiero unico. Poi ti giri, guardi in famiglia, dentro casa, tra gli amici e ti accorgi che forse ti stanno prendendo per il culo.
In effetti, se tiriamo fuori la testa da sotto la terra, e la alziamo per osservare i dati ufficiali sulla vendita di farmaci e sulle spese sanitarie, ci accorgeremo che l’italiano medio è sempre più devastato e ammalato! Ma questo non si deve dire, perché esce dal “politicamente corretto”.
Vediamo le dieci categorie terapeutiche più prescritte nel 2018, secondo Federfarma:

-           Inibitori pompa protonica: problemi gastrici
-           Inibitori della hmg coa reduttasi: ipercolesterolemia
-           Ace inibitori non associati: ipertensione arteriosa
-           Betabloccanti: antipertensivi e antiaritmici
-           Antiaggreganti piastrinici: fluidificare il sangue
-           Vitamina D
-           Derivati diidropiridinici: ipertensione arteriosa
-           Antagonisti dell’angiotensina: ipertensione arteriosa
-           Biguanidi: diabete
-           Antagonisti dell’angiotensina e diuretici: ipertensione arteriosa

Mentre le dieci specialità più prescritte nel 2018, sempre secondo Federfarma:

-           Cardioaspirin: fluidificante sanguigno
-           Dibase: vitamina D sintetica
-           Lasix: diuretico per ipertensione
-           Eutirox: ormoni tiroidei
-           Triatec: antipertensivo
-           Norvasc: antipertensivo
-           Pantorc: inibitore pompa protonica
-           Omeprazen: ulcere duodenali
-           Augmentin: antibiotico
-           Bisoprololo Sandoz: antipertensivo, antiaritmico

Il quadro che ne esce è allucinante, in pratica, stando ai farmaci più venduti in Italia, il suddito medio manifesta sempre più problemi all’apparato gastro-intestinale (inibitori di pompa protonica), cardio-circolatorio (ipertensione e sangue denso), dismetabolico (diabete e colesterolo).

Discorso a parte quello della Vitamina D: fino a qualche anno fa nessun medico sano di mente avrebbe mai prescritto in maniera routinaria il dosaggio ormonale nel sangue (anche perché tale valore da solo NON INDICA NULLA, ma andrebbe sempre letto assieme al Paratormone e al Calcio libero nel sangue…), ma da quando la Abiogen Pharma spa (controllata dalla MDM Holding spa) ha commercializzato il DIBASE, miracolosamente la carenza della vitamina D è diventata un problema sanitario globale gravissimo.

Dai dati la conclusione è semplice: i protettori gastrici o inibitori di pompa protonica (PPI) sono i farmaci maggiormente prescritti!
Ufficialmente sono una classe di droghe usate per la cura di ulcera e/o reflusso gastrico, con FANS per ridurre il rischio di emorragie gastriche, ma nonostante il nome che ingannevolmente sembra “proteggere” la mucosa gastrica, nascondono effetti collaterali e insidie a dir poco inquietanti…

Effetti collaterali
Già nel 2016 l’Università di Bonn e Rostock avevano lanciato un avvertimento sulla probabile correlazione tra gli inibitori e la demenza. Lo studio intitolato: «German Study on Aging, Cognition and Dementia in Primary Care Patients», è stato pubblicato su JAMA Neurology nell’aprile dello stesso anno.
Sono stati tenuti sotto osservazione circa 74.000 anziani con una età minima di 75 anni, e la cosa importante è che questi non avevano nessun sintomo di demenza.
L’analisi è stata osservazionale retrospettiva, cioè hanno valutato gli anni tra il 2004 e il 2011.
Tra i nonnetti che assumevano regolarmente protettori gastrici (un totale di 2950) vi è stato un significativo aumento di rischio di insorgenza di demenza rispetto ai pazienti non trattati.
Entrando nello specifico: l’uso di PPI è associato a un’aumentata incidenza di tutte le forme di demenza (+38%) e soprattutto di Alzheimer (+44%).
Stiamo parlando di aumenti molto significativi, e purtroppo non è l’unico studio che ha fatto emergere enormi preoccupazioni.

Non solo demenza…
Della famiglia degli inibitori fanno parte: omeprazolo, pantoprazolo, lanzoprazolo, esomeprazolo e rabeprazolo.
Nel lavoro sulla demenza, i ricercatori hanno notato che il lanzoprazolo aumenterebbe la produzione della Proteina Beta-amiloide, che secondo le conoscenze odierne sarebbe la responsabile dell’Alzheimer.

Altri studi invece puntano il dito al cattivo assorbimento di ferro, magnesio e soprattutto di vitamina B12.
La spiegazione è che alterando i livelli di pH gastrico si riduce l’assorbimento della vitamina B12 e del ferro non-eme.
La revisione sistematica degli studi osservazionali suggerisce che l’impiego dei PPI a lungo termine (oltre 2 anni) si associa ad un rischio aumentato dell’83% di deficit di vitamina B12!
Tale rischio, con il trattamento prolungato con PPI, riguarda anche l’assorbimento del magnesio.
Una ipomagnesemia grave può causare una serie di problemi, dalla tetania, alle convulsioni, alle aritmie.

Il dottor Todd C. Lee, che ha seguito attentamente lo studio sugli effetti collaterali dei PPI è andato giù pesante sul giornale dell’Associazione medica canadese (Canadian Medical Association Journal): «La somministrazione di PPI si può associare a un numero di effetti avversi rari, ma potenzialmente molto seri». Anche se si tratta di eventi non frequenti, «se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante».

La loro assunzione prolungata può aggravare gli effetti collaterali, al punto che sia la FDA che Health Canada (Ministero della salute canadese) hanno lanciato degli allarmi (warning) sulla loro sicurezza (safety), soprattutto per quanto riguarda il rischio di infezioni da Clostridium difficile (69% del rischio di infezione), fratture e gravi ipomagnesemie (carenza di magnesio).
I problemi con le infezioni comunque non riguardano solo il Clostridium: aumenterebbe anche il rischio di infezioni intestinali da Campylobacter e Salmonella.

Poi c’è il rischio fratture, perché diverse metanalisi e revisioni sistematiche hanno dimostrato un’associazione tra impiego recente e cronico di PPI e il rischio di fratture, sia negli uomini che nelle donne. Alla base di questo effetto potrebbe esserci la ridotta biodisponibilità orale di calcio indotta dai PPI; ipergastrinemia e lieve ipomagnesemia inoltre stimolano la produzione di PTH che induce un maggior riassorbimento dell’osso.

Tra le più preoccupanti interazioni farmacologiche con i PPI, è quella relativa al clopidogrel
Uno studio su 13.636 pazienti in trattamento con clopidogrel dopo un infarto del miocardio ha evidenziato che l’uso concomitante di omeprazolo si associava ad un aumentato rischio di recidiva di infarto. Questa associazione non veniva osservata per esempio con il pantoprazolo.
Una revisione e metanalisi di 25 studi su 159.138 pazienti ha confermato che l’uso concomitante di PPI e di clopidogrel si associava ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori del 29% e ad un aumentato rischio di infarto del 31%.
Quante persone nel mondo hanno avuto (o avranno) un infarto senza sapere che forse sono stati proprio i farmaci che il medico ha prescritto loro?

Conclusioni
Ce n’è abbastanza per riflettere sull’opportunità di continuare o meno a prescrivere i PPI in maniera così indiscriminata, spesso senza una corretta indicazione e a tempo indefinito.
Ma questo farmaco rientra in un protocollo, per cui se il paziente ci lascia poi le penne, nessuno mai andrà ad indagare o incriminare il medico che lo ha prescritto.
Ricordiamo sempre che NON esiste un solo farmaco (o vaccino) privo di effetti collaterali. In questo caso però, essendo una delle molecole più vendute non solo in Italia ma nel mondo intero, il numero di persone che avranno dei danni è elevatissimo!
Fortuna vuole, in questo caso, perché se al vecchietto verrà l’Alzheimer a seguito dell’interazione dei PPI, sicuramente si dimenticherà di denunciare il medico che glielo ha ignorantemente prescritto…