La farsa pandemica, alimentata dai media e sostenuta nei numeri dai tamponi, è servita per creare paura e disagio e arrivare alla “soluzione”: il vaccino! Il vaccino e il bailamme sociale hanno permesso l’accettazione della Certificazione Verde, che porterà al Credito Sociale.
Tutti pensano erroneamente che il Green Pass sia un semplice lasciapassare da usare esclusivamente in piena emergenza sanitaria. Purtroppo non è così: si tratta di una piattaforma digitale emessa dal Ministero delle Finanze, legata al Codice Fiscale e rappresenta l’inizio della fine di ogni libertà.
Una volta passato il Covid infatti, sarà la volta dell’emergenza climatica e/o energetica, che faranno diventare il GP lo strumento di controllo assoluto.
Da qui il senso del nome Green...
Sarà collegato con l’ID (identità digitale) e conterrà i dati economici, bancari, sanitari (fascicolo elettronico e passaporto vaccinale), biometrici e tutte le app funzionali per i pagamenti elettronici (IO, Apple pay, Google pay, ecc.).
La moneta infatti sparirà per lasciare il posto alla società cash-less. Tutto diventerà digitale (soldi, salute e vita) e tutto finirà nella piattaforma. Da qui in poi inizierà il controllo globale, anche sotto forma di Credito Sociale.
Come detto, quando finirà la farsa virale, daranno inizio alla gestione dei cambiamenti climatici. La piattaforma infatti terrà traccia perfino dell’impatto ambientale (sotto forma di emissione di CO2) dei prodotti che acquisteremo e raggiunta una soglia decisa da qualcuno, il Green Pass si bloccherà (colore rosso), come pure se avrete pendenze con la PA. Non pagate una multa, il bollo dell’auto o vi dimenticate una rata dell’Inps? Non potrete più lavorare, né accedere ai vari servizi, tra cui quelli sanitari (ospedali, cure mediche, ecc.)!
Doconomy Black è la carta di credito che si basa non sul credito, ma sui livelli di emissioni di Co2 causati dagli acquisti
Dovete essere bravi cittadini modello: sudditi ideali, con l’anello al naso, la mascherina ben indossata e il marchio della Bestia (il GP sarà integrato nel microchip). Ecco quello che hanno progettato, copiando il modello del regime cinese. Sta a noi bloccarlo sul nascere e impedire la dittatura più spietata della storia dell’umanità!
Marcello Pamio I media mainstream hanno acceso i riflettori sui primi casi di morte causati dal virus Marbug. E quando i megafoni della dittatura strillano, c'è sempre qualcosa sotto... Addirittura il Direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus ad una conferenza stampa a Ginevra se n’è occupato, sottolineando come il virus di Marburg sia «molto diverso da quello che causa il Covid 19, ma molti degli elementi di risposta sono gli stessi: isolare e curare le persone infette, tracciare e mettere in quarantena i contatti e coinvolgere le comunità locali nella risposta». Ahinoi, non è soltanto il capo dell’OMS a ipotizzare una possibile prossima pandemia con il Marburg: il tristemente noto GAVI dello psico-filantropo Bill Gates, il 22 aprile del 2021 ha scritto un articolo dal titolo inquietante: “La prossima pandemia: Marburg?”.
Infine negli ultimi mesi molte altre pubblicazioni hanno ipotizzato una simile minaccia imminente: come mai questa particolare attenzione? In fin dei conti il virus di Marburg provoca una febbre emorragica, simile all’ebola. Una intrigante ipotesi di lavoro arriva da Laura Carosi, la quale ha pubblicato le dichiarazioni di un medico necroscopo (esegue le autopsie in ospedale Covid) mantenuto per sicurezza nell’anonimato.
Questo dottore ha ricevuto una circolare su una probabile infiltrazione della febbre gialla in Venezuela. «Dicono che è arrivata la febbre gialla o peggio il virus di Marburg. Entrambi causano trombosi/microtrombosi ed emorragie nel tratto intestinale. Così incolpano i due virus dei danni nei vaccinati Covid, cioè coprono le morti. Stranamente è in arrivo il test PCR per la febbre gialla e Marburg. Ecco la nuova pandemia». Cospirazione? Sembra proprio di no, anche perché la Primerdesign ha sviluppato un test PCR in tempo reale Genesig® nel 2018 per la febbre emorragica di Marburg. Qualcuno ora mi dovrebbe dire chi è quel pazzo furioso che spende soldi per sviluppare un test per una malattia rara! E sempre casualmente la Soligenix sta affrettando i test di un vaccino contro la febbre emorragica di Marburg. Gli azionisti della Soligenix: BlackRock, Goldman Sachs & Co. ecc.
Forse qualcuno sta pensando alla prossima pandemia per mantenere gli schiavi nell’emergenza sanitaria perenne? O addirittura, dare la colpa al virus Marburg per le morti causate invece dagli effetti collaterali dei vaccini anti-Covid (micro trombosi e micro coaguli). Effetti che cresceranno e si amplificheranno per via dei continui richiami. O entrambe assieme…
In una singola dose di vaccino Moderna ci sono 40 trilioni di molecole di RNA messaggero. Un quarto di queste cellule rimarrà nel braccio inoculato, ma i tre quarti entreranno nel sistema linfatico e nel flusso sanguigno. Quando una sostanza è in circolo le cellule che possono assorbirla sono quelle intorno ai vasi sanguigni (endotelio vascolare), e il luogo dove avviene questo è nei capillari! In questi piccolissimi vasi il sangue scorre più lentamente. I pacchetti di geni si aprono e il corpo inizia a mettersi al lavoro leggendo le istruzioni scritte e producendo trilioni di proteine Spike. Lo scopo della Spike è che il corpo possa riconoscerla come proteine estranea per produrre anticorpi contro essa. Ma qui arriva il problema enorme:
quei frammenti genici verranno inglobati dalle pareti dell’endotelio, ma i vasi normalmente sono lisci per far scorrere meglio il sangue. Dopo il vaccino invece avranno piccoli pezzetti appuntiti sporgenti.
In simili condizioni è assolutamente inevitabile che si formino dei coaguli di sangue, perché le piastrine circolando continuamente alla ricerca di vasi infiammati, non appena ne trovano uno creano un coagulo!
I coaguli a livello capillare sono microscopici e disseminati, e non si possono vedere con gli esami tradizionali (Tac, Risonanza, ecc.) solo un test chiamato D-Dimero è in grado di stabilire questa condizione pericolosissima.
Quindi la maggior parte delle persone sta sviluppando coaguli di sangue senza saperlo!
Questi vaccini stanno creando danni permanenti, ma il peggio deve ancora venire, perché ci sono alcuni tessuti nel corpo come intestino, fegato e reni che possono rigenerarsi abbastanza bene, ma altri come cervello, midollo spinale, muscolo cardiaco e polmoni, no! Una volta danneggiati il danno sarà permanente. I giovani che si stanno ammalando di miocardite a causa di queste iniezioni avranno il cuore definitivamente danneggiato.
E con ogni successiva iniezione i danni si sommano…
Cosa accadrà nei prossimi mesi o anni? Perché nessuno parla e denuncia? Dove cazzo sono i medici? Tutti venduti o impauriti?
Il dottor Charles Hoffe è un medico di Lytton in Canada. A luglio 2021 la cittadina dove lavorava è stata distrutta da un violento incendio perdendo completamente il suo studio privato dove analizzava i dati del test D-Dimero. Stava raccogliendo e analizzando dati inquietanti sulla condizione di salute dei vaccinati.
Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre Abraham Lincoln
I media ne parlano positivamente. E se gli zerbini del potere accendono i riflettori, invece di scaricare una betoniera di merda, significa solo una cosa: la propaganda per gli encefali è iniziata. Veniamo alla notizia: secondo la casa farmaceutica MSD (MercK Sharp Dome) il farmaco antivirale Molnupiravir dimezzerebbe il rischio di morte e ricovero di pazienti Covid non vaccinati. Si tratta di una pillola da somministrare per via orale, quattro al giorno per cinque giorni e avrebbe la capacità di impedire al coronavirus di replicarsi, riducendo la sua circolazione nell’organismo e aiutando il sistema immunitario a tenerlo sotto controllo. Detta così sembra la manna dal cielo.
Merck aveva avviato da qualche mese i test clinici per verificare sicurezza ed efficacia e questi sono stati interrotti per passare subito all’autorizzazione di emergenza per manifesta superiorità del farmaco rispetto il placebo. Addirittura Anthony Fauci, consulente della Casa Bianca per la pandemia, ha parlato di «risultati impressionanti». Come impressionante è curva delle azioni della Merck, che il giorno delle dichiarazioni hanno visto una crescita verticale
Venerdì 1 ottobre 2021 le azioni sono schizzate
La cura Molnupiravir costerà la bellezza di 700 dollari a paziente!
Il governo statunitense ha già ordinato alla Merck 1,7 milioni di trattamenti, per un totale di 1,2 miliardi di dollari.
Il costo è altissimo ma comunque tre volte inferiore rispetto agli anticorpi monoclonali (il vero ed enorme business). I vaccini invece costano troppo poco e sono molto più rognosi da effettuare: una pillola invece è la soluzione ideale.
I sieri genici hanno avuto la funzione geniale di far penetrare nel corpo di miliardi di persone sostanze molto utili al Sistema...
Quindi i giochi sono già fatti? La direzione indica che i vaccini hanno le ore contate? Manterranno sicuramente la punturina annuale per i sudditi impauriti, al posto del desueto anti-influenzale, ma poi per bocca farmaci a gogò…
Perché l’uomo deve essere “curato” sempre, quando è malato ma soprattutto quando è sano. D’altronde uno dei direttori storici della Merck lo ha detto esplicitamente:
“Il mio sogno è fare farmaci per le persone sane.Questo ci permetterebbe di venderli a chiunque”
Marcello Pamio Pubblico integralmente la lettera scritta dalla Società Cooperativa Spiga d’Oro di Treviso per fare chiarezza nel caso della cara Lucia scomparsa da poco. Portare un po’ di Luce nella Tenebra è non solo doveroso ma sacrosanto per l’onore della Verità e soprattutto per la sua memoria. I giornalisti, stipendiati e controllati dall’editore cercano solo di vendere giornali, perché più vendi, più soldi fanno gli azionisti e più sicuro sarà il tuo contratto di lavoro. Poco importa se per fare questo “lavoro” devi vendere l’anima al diavolo e piegarti supinamente alle direttive redazionali.
“Lo scopo è lavorare: tengo famiglia” è il pensiero che vortica nei cervelli dei pennivendoli. Ebbene anche Lucia teneva una famiglia. E la famiglia ha deciso di precisare alcune cosette ai “venditori di fumo” e agli “odiatori seriali”. Io ricordo solo che il Sistema sta per crollare e quando avverrà vi trascinerà negli inferi... Posto ideale per chi porta avanti una logica demenziale come questa: Se una persona col cancro muore dopo le cure ufficiali è morta di cancro. Se una persona col cancro muore dopo le cure non riconosciute, allora è morta per le terapie.
Questa non è proprio logica, è più demenza senile. Eppure siete pagati per sostenere simili idiozie. Come mai non applicate il vostro metro di giudizio alle 500 persone che ogni giorno muoiono in Italia per cancro, nonostante (io direi per colpa) delle terapie oncologiche ufficiali? Se non lo fate allora per voi ci sono morti di serie A e morti di serie B! Se muori dopo la chemio, cioè dopo il veleno iniettato in vena fai parte della serie A; se invece muori dopo melatonina e somatostatina allora meriti di retrocedere in serie B, e tale cura deve essere espulsa dal campo. Concludo dicendo che la storia sarà l’arbitro che giudicherà il vostro operato
Grazie Lucia Marcello Pamio
Egregi clienti, come Spiga d'Oro soc coop vogliamo fare chiarezza sugli articoli non veritieri apparsi su alcuni quotidiani locali in merito alla vicenda della nostra cara collega Lucia, mancata pochi giorni prima dopo una lunga malattia. La non veridicità di tali articoli, apparsi subito strumentali, alla diffamazione della terapia Di Bella, trova incontro nelle parole del marito che qui alleghiamo, per giustizia alla cara memoria di Lucia, che ha lottato coraggiosamente e dignitosamente per 4 anni. Un forte ringraziamento va a tutti i clienti che hanno manifestato la loro solidarietà in un momento così triste, siete stati tantissimi!!! Grazie
Fango sul Metodo Di Bella, odiatori scatenati. E il marito di una paziente deceduta difende la cura «Voglio ristabilire la verità. Lo devo a mia moglie».
M.M. da una settimana ha perso la moglie. Gliel’ha strappata un cancro all’ovaio. Un tumore che la scienza classifica tra i più terribili e insidiosi. L.C. aveva scoperto la malattia nei primi mesi del 2017. Inizialmente aveva seguito i protocolli oncologici e soltanto all’inizio del 2020 si era affidata alla terapia Di Bella. Per un anno e mezzo aveva seguito scrupolosamente il protocollo del professor Luigi Di Bella portato avanti dal figlio Giuseppe. Appuntamenti, controlli, cure. Poi il peggioramento e la fine. Ed ecco che la sua morte fa subito notizia e diventa un pretesto per screditare ancora una volta la terapia. La sua storia finisce sui giornali. Ma il marito non ci sta e puntualizza: «Hanno strumentalizzato la sua morte. Mia moglie si è affidata al Metodo Di Bella solo dopo un lungo percorso terapeutico fatto di interventi chirurgici e chemioterapia. La terapia del professor Di Bella? Le ha regalato un anno e mezzo di vita normale». M.M. spiega: «Hanno scritto che si era affidata sin dall’inizio alla terapia Di Bella e che la cura non ha funzionato. Non è assolutamente vero. Tutto ciò è profondamente ingiusto».
La testimonianza del marito Poi racconta quello che è accaduto. «Mia moglie era stata operata di cancro ovarico nel marzo del 2017. Proposta la chemio aveva fatto inizialmente sei cicli fino al settembre dello stesso anno. Poi aveva continuato una terapia di mantenimento, ma non aveva portato i risultati sperati. A marzo del 2018 le avevano consigliato altri sei cicli di terapia che mia moglie aveva seguito fino al dicembre dello stesso anno. La malattia si era stabilizzata. Verso la fine del 2019 il tumore era ricomparso. A quel punto mia moglie non aveva voluto proseguire il percorso convenzionale. “Dopo due cicli non ce la faccio più. Non funziona”, mi aveva detto… ».
Il percorso con il MDB
M.M. è un fiume in piena. «Voleva trovare qualcosa di diverso – racconta – Aveva cominciato a documentarsi, a cercare una terapia alternativa che avesse fondamento scientifico. Ed ecco perché poi la decisione di affidarsi alla cura Di Bella. Voleva vivere e lottava senza abbattersi mai. E così scoperta la terapia Di Bella nel dicembre 2019 c’era stato l’incontro con il dottor Giuseppe Di Bella». E poi ancora. «Ricordo esattamente cosa aveva detto il dottor Di Bella: “Questa è una brutta bestia, dobbiamo cercare di tenerla a bada”. Da quel momento mia moglie aveva seguito attentamente tutta la cura fino a giugno di quest’anno. Mi preme sottolineare che con questa terapia ha avuto una qualità di vita decisamente migliore. La cura ha mantenuto stabile la malattia e reso migliori le sue condizioni di vita. Poi gli esami a febbraio di quest’anno hanno mostrato che la malattia aveva ripreso il suo corso. A maggio la situazione è peggiorata. Il resto della storia la conosce».
Il ringraziamento al dottor Di Bella Le sue ultime parole sono di ringraziamento al dottor Di Bella. «Lo ringrazio per il lavoro che ha fatto e per il sostegno del suo staff nel dare una speranza di vita a mia moglie. Mi dispiace per quanto scritto da alcuni giornali. È un atto deplorevole».
Per comprendere quello che vaccini e farmaci possono causare in gravidanza, è fondamentale entrare nel magico mondo della Vita, cioè nella stupefacente alchimia che giorno dopo giorno - in circa 10 lune - avviene nel grembo di una donna...
Ovuli Verso la metà del ciclo mestruale (in teoria il 14mo giorno dei 28 del mese lunare) un follicolo di Graaf maturo che contiene l’ovulo, si approssima alla superficie dell’ovaio e aumenta di grandezza per azione di due ormoni: il follicolo stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH). Sotto questo stimolo viene completata la divisione meiotica e viene espulso il cosidetto primo corpo polare. In questo stato il follicolo va verso la superficie dell’ovaio. Dopo 28-36 ore dal picco del LH avviene la rottura del follicolo e l’espulsione dell'ovulo. Questa fase conosciuta da tutte le donne si chiama ovulazione. L’ovulo viene raccolto dalle Tube di Fallopio. Nel corso di 3-4 giorni viene trasportato verso l’utero e se non avviene la fecondazione l’ovulo degenera per essere fagocitato ed espulso. La fecondazione vera e propria però non avviene nell’utero, ma nelle tube, dette non a caso “luogo d’incontro”.
Spermatozoi Nell’uomo invece dopo la spermiogenesi gli spermatozoi si accumulano nell’epididimo dove acquisiscono la maturità biochimica per essere in grado di fecondare l’ovulo. Qui passano all’incirca 12 giorni. Nella eiaculazione gli spermatozoi si riversano nel dotto deferente e si mescolano con la secrezione delle vescicole seminali e della prostata. Lo scopo è basilare: una secrezione altamente basica ricca di zucchero come fruttosio per nutrire gli spermatozoi da una parte e proteggerli dall’ambiente estremamente acido della vagina dall’altra.
Nella copula, il seme si deposita nella parte anteriore della vagina la cui mucosa è acida ad azione battericida (batteri acidofili, ecc.). Il liquido seminale a carattere alcalino protegge gli spermatozoi da questo ambiente ostile, dando loro il tempo di guadagnare il collo uterino dove incontrano un ambiente ottimale per la loro motilità con un pH tra 6 e 6,5.
Fecondazione La fecondazione avviene nel terzo superiore della Tuba di Fallopio che ha captato l’ovulo. Comincia con la penetrazione dello spermatozoo nella corona radiata. Lo spermatozoo non entra perché è il più veloce ed è arrivato per primo, o perché è il più furbo: è l’ovulo stesso a decidere chi e soprattutto quando. Le motivazioni molto probabilmente non sono al nostro livello, ma risiedono nei mondi spirituali... Quindi, dopo la fusione della membrana plasmatica dello spermatozoo con quella dell’ovocita, il gamete maschile penetra nel citoplasma e conclude la divisione meiotica formando il secondo corpo polare.
Una volta che l’ovulo è stato fecondato, deve essere evitata la polispermia o che un altro gamete maschile entri e per questo la natura ha contemplato due tipi di blocco: uno rapido che consiste in un cambio del potenziale della membrana a 2-3 secondi dalla fecondazione e dura cinque minuti. Uno lento che presuppone la fusione dei granuli corticali prossimi alla membrana interna all'ovocita, per formare uno strato isolante che impedisce la penetrazione di più spermatozoi.
Impianto Dopo la fecondazione, comincia la prima tappa dello sviluppo embrionario. Dopo tre giorni di divisioni si giunge ad un stato di 16 cellule compatte che riceve il nome di morula. Al quarto giorno di gestazione e dopo un processo nel quale interviene la pompa del Na+ e K+ dei blastomeri si produce una entrata di acqua all’interno della morula che genera una cavità chiamata blastocele. Questo stadio si conosce con il nome di blastocisti e siamo nel quinto giorno dopo la fecondazione. Uno strato esterno di cellule che produrrà il trofoblasto che a sua volta darà la placenta e una massa cellulare interna che sarà l’embrione.
6 giorni dopo la fecondazione avviene il vero e proprio impianto nella mucosa uterina (endometrio) della madre. In pratica le cellule del trofoblasto sono quelle che si introducono nella mucosa grazie alla produzione di enzimi proteolitici che si fanno largo nell’endometrio. A partire dall’ 8° giorno l’embrione è completamente impiantato nell’utero della madre e le cellule sono totipotenti e senza differenziazioni. Ora comincia la prima differenziazione…
Il sinciziotrofoblasta produce Gonadotropina corionica, un ormone che impedisce la degenerazione del corpo luteo fino al 4° mese di gravidanza. Il corpo luteo secerne il progesterone necessario per mantenere l’endometrio in condizione di poter mantenere la gravidanza. Cosa questa fondamentale per la vita e la prosecuzione della specie.
A partire dal quarto mese sono le cellule del trofoblasto che producono il progesterone. Qualsiasi trattamento che provoca l’inattivazione del corpo luteo prima del 4° mese produrrà un aborto. Verso il 9° giorno, si produce una membrana di cellule che vanno a rivestire la strato interno del citotrofoblasta, la cavità esocelomica, dando luogo al futuro sacco vitellino. Verso l’11-12° giorno di sviluppo, la blastocisti si approfondisce nella parete uterina e le cellule del sinciziotrofoblasto cominciano a infiltrarsi di più nella mucosa uterina e grazie ad un intenso processo di angiogenesi il sangue materno comincia a fluire nel sistema trofoblastico: è l’inizio della circolazione uteroplacentare.
Verso il 13° giorno di sviluppo l’endometrio è completamente cicatrizzato, tuttavia a volte c’è una emorragia nel sito di impianto come conseguenza dell’aumento del flusso sanguigno nella circolazione uteroplacentare. Dato che questa emorragia si produce verso il ventottesimo giorno del ciclo mestruale, può confondersi con una mestruazione normale e causare equivoci nel calcolo del giorno del parto.
Quanto appena detto non rende minimamente giustizia alla magia della Vita, ma è più che sufficiente per comprendere i rischi enormi che si corrono quando si interagisce in questo periodo.
Vaccini, infertilità e aborti Il 17 giugno 2021 il New England Journal of Medicine pubblica lo studio: “Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons” (“Risultati preliminari della sicurezza del vaccino mRNA Covid-19 nelle donne incinte”).
I media mainstream (megafoni della dittatura) ci dicono che i vaccini in gravidanza sono sicurissimi, mentre il NEJM afferma che “i dati sulla loro sicurezza in gravidanza sono limitati”. Come la mettiamo?
Lo studio ha analizzato i dati dal 14 dicembre 2020 al 28 febbraio 2021 del sistema di sorveglianza “V-safe” e del “Vaccine Adverse Event Reporting System” (VAERS), per verificare la sicurezza dei vaccini a mRNA nelle donne gravide. Hanno partecipato un totale di 35.691 donne incinte di età compresa tra 16 e 54 anni. Tra le 3.958 partecipanti arruolate nel registro V-safe: 827 hanno avuto una gravidanza completata di cui 115 (13,9%) un aborto e 712 (86,1%) un parto vivo. Già questi dati dicono che un rischio c’è, ma le segnalazioni al VAERS sono ancora più inquietanti: “tra i 221 eventi avversi correlati alla gravidanza l’evento riportato più frequentemente è stato l’aborto spontaneo: 46 casi”!
Quindi stando ai due sistemi di registrazione gli aborti interessano il 13,9% secondo V-safe e addirittura il 20,8% secondo il VAERS.
Dai dati pubblicati 1 donna su 5 rischia di perdere la creatura che porta in grembo a causa dei sieri genici.
Purtroppo per tutti noi questi dati molto preoccupanti in realtà sono ancor più seri perché è risaputo che le segnalazioni di reazioni avverse vengono fatte dall’1 al 10% dei casi. Il numero quindi reale di aborti indotti dai farmaci è molto, molto più alto!
Sincitina Non è tutto, perché c’è un altro enorme problema che dovrebbe interessare le future mamme… I cosiddetti vaccini COVID-19 trasportano la proteina spike del virus SARS-CoV-2 come presunto antigene per attivare la risposta immunitaria. Quindi il siero servirebbe da attivatore del sistema immunitario nei confronti di questa proteina. La spike condivide però un’elevata somiglianza genetica e proteica con due proteine umane: Sincitina-1 e Sincitina-2.
Le sincitine sono proteine che mediano la fusione tra le cellule (formando i cosiddetti sincizi, da cui il nome stesso) che costituiscono lo strato esterno della placenta e hanno proprietà immunosoppressive. Le sincitine sono espresse fisiologicamente durante la gravidanza: intervengono nello sviluppo della placenta, nel differenziamento dei trofoblasti, nell'impianto dell'embrione nell'utero materno e nell'immunosoppressione del sistema immunitario della madre per prevenire il rigetto allogenico dell'embrione. Infatti la Sincitina-2 (non la 1) rende il feto invisibile al sistema immunitario della madre, prevenendo così il rigetto, poiché l’embrione è un unico essere umano irripetibile, geneticamente diverso dalla madre e quindi potenzialmente pericoloso per il sistema immunitario!
A causa della somiglianza tra le sincitine e la proteina spike le risposte anticorpali indotte dal siero genico potrebbero innescare una reazione crociata contro le prime, causando effetti collaterali allergici, citotossici e/o autoimmuni che interessano sia la salute umana che la delicatissima fase della riproduzione.
Oggi è risaputo che i sieri a mRNA possono modificare il DNA umano attraverso il meccanismo del silenziamento genico. Quindi il rischio è che il gene della Sincitina potrebbe essere messo a tacere. Quando la quantità di questa proteina diminuisce si possono verificare gravissimi difetti nella placenta, scarsa differenziazione del trofoblasto umano e conseguente perdita della gestazione. Se quanto detto è vero stiamo rischiando l’infertilità delle giovani donne che oggi si fanno inoculare il siero magico.
Conclusione Stanno giocando con il fuoco. Col camice bianco si credono dio e manipolano la catena della Vita. Ma questi sieri genici sperimentali potrebbero influenzare negativamente la fertilità umana a causa dell’elevata somiglianza tra le sincitine e la proteina spike!
Se gli anticorpi generati dai sieri anti COVID-19 riconoscessero le sincitine umane come le spike sarebbero bloccate e neutralizzate rendendole incapaci di svolgere la loro funzione e impedendo de facto l’impianto dell’embrione.
Risultato? Oltre agli aborti (poco) “spontanei”, nel giro di poco tempo dall’inoculo, verrebbe messa a rischio la futura fertilità delle giovani donne.
Il dottor Thomas Cowan, laureato in medicina al Michigan State University College of Human Medicine e vicepresidente della Fondazione Weston A. Price, da una spiegazione molto interessante dei virus e delle infezioni, e lo fa partendo dal pensiero del grande filosofo e scienziato Rudolf Steiner.
“Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza spagnola hanno chiesto a Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: ‘i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata’. I virus sono delle parti di DNA o RNA, o di qualche altra proteina, che vengono espulsi dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente”.
Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione copernicana della biologia. Quando sono intossicate e/o avvelenate, le cellule cercano con ogni mezzo di ripulirsi eliminando all’esterno i detriti (esosomi). Questi “detriti” (frammenti variegati di DNA ricoperti da una proteina) vengono riconosciuti dalla medicina allopatica come “virus”.
I virus sono difficilmente inquadrabili dalla medicina ufficiale e il motivo è semplice: non hanno un apparato digestivo, respiratorio, riproduttivo e motorio, come invece hanno i batteri per esempio. Quindi i virus non sono esseri viventi e questo è confermato anche dalla virologia!Ma allora se non sono vivi, come si fa ad ucciderli, e soprattutto come fanno a essere la causa di quello che viene loro imputato: infezioni ed epidemie?
Ebbene sì, i virus (un pezzettino microscopico di DNA) nonostante siano morti, sarebbero così astuti e infingardi da riuscire a moltiplicarsi, causando infezioni, prendendo possesso del nucleo cellulare e dando specifici ordini. Dal punto di vista del presente approfondimento invece, le malattie virali sarebbero il risultato di avvelenamenti più o meno profondi delle cellule, causati da agenti fisici, chimici e purtroppo anche elettromagnetici.
Per quanto riguarda questa ultima, la componente elettromagnetica, è molto interessante osservare che ogni pandemia negli ultimi 150 anni corrisponde perfettamente ad un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra. Tale meccanismo si può spiegabile perfettamente con la biologia: quando un essere vivente (animale o uomo) viene esposto ad un nuovo campo elettrico e/o magnetico, le cellule non abituate si intossicano velocemente reagendo a questo avvelenamento come possono: liberando esosomi...
Elettrificazione
L’andamento epidemiologico delle malattie è cruciale in questa analisi, perché i dati non lasciano spazio a molti dubbi: alcune patologie (quelle che oggi stanno flagellando la società moderna) erano pressoché sconosciute prima dell’arrivo dell’elettricità. Ma andiamo per ordine... Nel 1859 Londra subì una trasformazione che non si era mai verificata prima. Un groviglio di cavi elettrici venne portato sulle strade, nei negozi e sui tetti. Nel 1869 qualcosa come 2500 miglia di cavi attraversavano la metropoli.
Casualmente nel 1869 apparve dal nulla una nuova malattia chiamata “nevrastenia”, cioè nervi deboli. Diagnosticata per la prima volta dal medico George Miller Beard. I medici non hanno mai realmente compreso la causa biologica di questa patologia, pensando fosse un problema della civiltà moderna (stress), arrivando alla fine a tirare in ballo la psicologia. Freud diede il colpo di grazia riclassificando la nevrastenia come un disagio mentale (“nevrosi d’ansia”).
Oggi sappiamo invece che è causata dalla sensibilità dell’apparato neurosensoriale alle onde elettriche, quindi un problema organico e non psichiatrico! La prima fase è stata l’installazione delle linee telegrafiche dal 1875: una ragnatela di 700.000 miglia di cavi di rame (una mole tale da poter circumnavigare il globo almeno 30 volte). Un dedalo di fili che ha iniziato a irradiare una forma sconosciuta di energia…
Ufficialmente il 1889 fu l’anno in cui iniziò l’era elettrica moderna, e proprio in quel periodo apparve la prima grande pandemia di influenza mortale. Diciamo che fu l’anno in cui i disturbi elettrici assunsero un carattere globale. Alla fine dell’autunno del 1917 è avvenuta l’introduzione delle onde radio intorno al mondo, e pochi mesi dopo scoppiò la tristemente nota Influenza Spagnola. Nel 1957 è iniziata l’era dei radar che hanno ricoperto la Terra di nuove e sconosciute radiazioni. Era la prima volta che gli esseri umani subivano questo tipo di esposizione, e poco dopo è apparsa l’influenza Asiatica che durò un anno.
Nel 1968 è stata la volta dell’influenza di Hong-Kong, immediatamente dopo aver posizionato in orbita 28 satelliti (nella Fascia di Van Allen) come parte del Programma Iniziale di Comunicazione Satellitare della Difesa (IDCSP) che emettevano radiazioni. Circa sei mesi dopo ecco una nuova epidemia “virale”.
Fascia di Van Allen
Ricapitolando i passaggi epocali: nel 1889, 1918, 1957 e 1968 l’involucro elettrico della Terra viene improvvisamente e profondamente disturbato da campi elettrici e magnetici nuovi. Ovviamente la medicina allopatica non presta minimamente attenzione all’ingerenza di questi campi per l’uomo, e il motivo è semplice: non si considera la natura elettrica dell’organismo umano. Se si facesse un minimo sforzo, si scoprirebbe che deboli correnti governano praticamente tutto quello che accade a livello chimico e biochimico: dalla coagulazione del sangue, al funzionamento del muscolo cardiaco e del cervello, alla produzione energetica dei mitocondri, alla quantità di rame nelle ossa che creano correnti utili al loro mantenimento, ecc. Oggi per esempio sappiamo che ogni cellula ha una propria corrente elettrica (differenza di potenziale di membrana va da 60 a 120 mV circa), mantenuta dall’acqua strutturata all’esterno e all’interno della membrana cellulare.
Importanzadell’acqua
L’acqua ha delle proprietà a dir poco strabilianti. Questo liquido mirabolante sostiene letteralmente la Vita. Oltre ai tre consueti stati della materia (solido, liquido e gassoso), l’acqua ne ha anche un quarto: quello di gel (EZ, acqua coerente o strutturata). Questa quarta fase si struttura contro una superficie idrofila ed è costituita da una specie di gelatina con carica elettrica negativa, mentre la rimanente acqua - quella esterna al gel - ha carica positiva. Questa differenza crea un potenziale elettrico.
Il gel struttura sta attorno alle membrane cellulari ed è negativo, l’altra acqua meno strutturata ma ricca di minerali e ioni è positiva. Questa differenza di potenziale rende l’acqua una vera e propria “batteria”, caricata dal calore e dalla luce, elementi che tendono a far crescere la zona di esclusione, cioè il gel (EZ). Questo è il motivo per cui il calore generato dalla febbre è sempre guarigione!
Per la precisione l’acqua EZ si forma quando viene esposta alla luce infrarossa di 1200 nanometri di lunghezza d’onda. Le molecole d’acqua assorbendo la luce infrarossa iniziano a vibrare e poiché hanno legami molto forti tra di loro, l’energia vibrazionale si trasferisce da una molecola all’altra, proprio come un’ondulazione attraverso uno stagno. Risultato: finiscono per avvicinarsi e stabilizzarsi, diventano più dense e viscose e immagazzinano energia sotto forma di una carica negativa.
Quindi l’acqua EZ è una batteria biologica che trasporta energia vibrazionale sempre pronta ad erogarla. Per esempio distribuisce più elettroni ai mitocondri cellulari ed energia fondamentale per far lavorare al meglio le proteine organiche. Quando per esempio una tossina viene a trovarsi nel gel, il corpo cerca subito di sbarazzarsene e lo fa appunto attraverso la febbre. Il calore scioglie e liquefa il gel in modo che tale tossina possa uscire attraverso il muco. Alzare la temperatura quindi è una tecnica perfetta per detossificare.
L’enorme problema è che le tossine chimiche e i campi elettromagnetici danneggiano questo gel, interferendo anche con tutti i processi fisiologici. Oggi sappiamo che un segnale Wi-Fi fa diminuire la dimensione del gel anche del 15%. Se un router vicino all’organismo provoca questo, cosa farà il 5G?
Virus o esosomi? La teoria dei germi propugnata nel XIX secolo dal farmacista Louis Pasteur è completamente falsa e ne stiamo pagando ancora lo scotto dopo oltre un secolo. E’ una teoria che va a nozze con la cupidigia dell’industria chimico-farmaceutica. Se infatti la causa della malattia è un germe che arriva dall’esterno, solo i farmaci possono annientarlo e i vaccini prevenirlo. Poi con la scoperta del microscopio la situazione si è decisamente incancrenita, perché hanno iniziato a vedere e trovare nelle malattie determinati germi. La spiegazione era perfettamente logica: se in un tessuto malato ci sono dei batteri, è ovvio che sono loro la causa.
Purtroppo non è così! I batteri non sono causa di nulla ma si trovano sul luogo della malattia per lo stesso motivo per cui i pompieri si trovano sul luogo dell’incendio.
I batteri sono la squadra di puliziacon il compito di digerire e sbarazzarsi dei tessuti morti e putrefatti,esattamente come i vermi che si trovano nel cadavere per ripulire i tessuti.
Gli esosomi sono componenti semplici delle cellule. Quando un organismo è minacciato (fame, avvelenamento, tossicità, ecc.) le cellule mettono in moto un meccanismo di impacchettamento, propagazione e rilascio di questi veleni. Gli esosomi hanno caratteristiche identiche ai “virus”: stesse dimensioni, contengono le stesse cose e agiscono sugli stessi recettori.
Esosomi
Eccolo qua l’inghippo del secolo: gli esosomi sono indistinguibili dai “virus”. Le cellule e/o tessuti buttano fuori i veleni sotto forma di esosomi e questo è un meccanismo perfetto della Natura per ripulire dalle sostanze che potrebbero arrecare danno. Maggiore è la tossicità, più esosomi saranno prodotti e più “virus” saranno trovati…
Infine un’altra cosa molto interessante da sapere è che gli esosomi agiscono da messaggeri, avvisando altre cellule e tessuti del pericolo imminente e per ultimo forniscono l’adattamento genetico ai cambiamenti ambientali (inquinamenti chimici ed elettromagnetici). Se siamo ancora vivi (seppur malatissimi) dall’inizio dell’elettrificazione è merito degli esosomi.
La guerra ai virus, è una guerra alla Vita
Le porfirine La “porfirina” è uno dei più importanti componenti per la vita, senza di essa le piante non potrebbero crescere e l’uomo non potrebbe respirare! Ovunque si trasformi energia, scorrono elettroni solo se ci sono le porfirine. Tecnicamente sono pigmenti sensibili alla luce. Nelle piante una porfirina (la clorofilla) si lega all’atomo di magnesio per realizzare l’alchimia chiamata fotosintesi. Nel grande ciclo della vita, le porfirine vegetali assorbono l’energia solare (energia luminosa) e trasportano elettroni che trasformano l’anidride carbonica e l’acqua in zucchero (energia chimica) e ossigeno.
Negli animali e nell’uomo è sempre una porfirina (eme) che si lega al ferro e permette all’emoglobina di trasportare la molecola più importante in assoluto: l’ossigeno! Detto in soldoni: le porfirine sono molecole (enzimi) che si interfacciano tra ossigeno e Vita e grazie a loro è possibile la respirazione.
La loro alta reattività (trasformatrici di energia) e la loro alta affinità con i metalli pesanti le rende però anche tossiche quando si accumulano in eccesso in un tessuto. In un mondo inquinato come il nostro da sostanze chimiche e purtroppo anche elettromagnetiche, il percorso della porfirina è sempre sollecitato, e solo chi ha un serio corredo enzimatico tollererà bene l’inquinamento.
Nell’organismo umano le porfirine risiedono un po’ dappertutto ma principalmente si trovano nel sistema nervoso, dove gli elettroni scorrono, ma non nei neuroni: nelle guaine mieliniche che avvolgono i nervi. Quando le sostanze chimiche ambientali avvelenano il percorso delle porfirine, queste si accumulano in eccesso, legate ai metalli e questo può perturbare la conducibilità elettrica dei nervi, alterando la loro eccitabilità (dando origine o aggravando patologie molto importanti).
Mitocondri e respirazione cellulare Parlando di respirazione non è possibile non parlare dei mitocondri. Nelle nostre cellule all’interno di piccoli corpuscoli chiamati “mitocondri”, aminoacidi, acidi grassi e glucosio vengono scomposti in modo che possano combinarsi con l’ossigeno per produrre anidride carbonica, acqua e soprattutto energia. Questo processo si chiama Ciclo di Krebs, e l’ultimo componente di questo processo di combustione, la catena di trasporto degli elettroni, riceve appunto elettroni dal ciclo e li consegna alle molecole di ossigeno permettendo la respirazione.
Mitocondri cellulari
L’inquinamento dei campi elettromagnetici esterni modifica sia la velocità che il percorso di questo processo vitale, e il risultato è una combustione finale del cibo compromessa. In questo modo proteine, grassi e zucchero iniziano a competere tra loro risalendo nel flusso sanguigno: i grassi si depositano, lo zucchero rimane in circolo senza essere assorbito e il cervello (assieme a tutti gli altri organi) va in carenza importante di ossigeno. La Vita rallenta! L’elettrificazione quindi causa una seria carenza nella respirazione cellulare e organica, con tutti i risvolti negativi di una simile condizione. Un serio difetto della respirazione cellulare potrebbe essere il problema di fondo dell’epidemia moderna di patologie e “pandemie”...
Conclusione La conclusione è semplice, ma non viene presa in considerazione dalla medicina: tutta la vita degli animali e dell’uomo viene influenzata dalla presenza di elettricità nell’atmosfera. Per migliaia di anni l’umanità e il mondo animale hanno vissuto con il cervello sintonizzato sulla risonanza di Schumann della Terra (8Hz circa) e immersa in un campo elettrico statico di 130 volt per metro.
Ora però è cambiato tutto: la sinfonia elettrica naturale che da la vita e la mantiene, è inquinata come non era mai successo prima nella storia dell’umanità, da onde elettromagnetiche “sporche” generate dalla tecnologia (prima telegrafo, corrente elettrica, oggi satelliti, Wi-fi, radio, telefonia, tv, ecc.). L’ultimo salto nell’elettrificazione pericolosissima della Terra si chiama 5G e queste radiazioni sono incompatibili con la Vita e la Salute! Stiamo parlando di una tecnologia in grado di destrutturare l’acqua di cui siamo formati e impedire una corretta e sana respirazione cellulare. Ricordiamo anche che la sensibilità delle persone ai campi elettromagnetici dipende dalla qualità e quantità dell’acqua interna, e dalla presenza o meno di metalli tossici conduttivi nel corpo.
Quando l’organismo è infatti pregno di metalli (alluminio, mercurio, ossido di ferro, grafene, ecc.) diventa un perfetto conduttore in grado di assorbire meglio i campi...
Sarà un caso che la prima città al mondo interamente coperta dal 5G è Wuhan?
Coltivare lo Spirito Da una parte è necessario usare con parsimonia e coscienza queste tecnologie, cercando con ogni mezzo di bloccare il 5G, le cui conseguenze sull’uomo sarebbero devastanti. Dall’altra parte è necessario coltivare e rinforzare l’aspetto spirituale. Rudolf Steiner nel 1917 disse che: “ai tempi in cui non c’era ancora la corrente elettrica, quando l’aria non brulicava di influenze elettriche, era più facile essere umani. Per questo motivo, al fine di essere interamente umano oggi, è necessario sviluppare delle capacità spirituali più forti di quanto ce ne fosse bisogno un secolo fa”.
Importantissimo quindi è sviluppare capacità spirituali, perché è veramente difficile essere umani ai giorni nostri, e lo sarà sempre di più: le forze in gioco stanno lavorando per meccanizzare l’uomo facendolo sprofondare nel più becero materialismo (le energie e gli istinti più bassi), che grazie a nanotecnologia, robotica, genetica e Intelligenza Artificiale sfocerà nell’uomo-macchina. A questo serve la profonda materializzazione che include digitalizzazione, meccanizzazione e magnetizzazione: andare verso il transumano detto anche antiumano. L’attuale psicopandemia non a caso sta consacrando il mondo al transumanesimo, ma questo non si può dire!
Per approfondire
“Il mito del contagio” Thomas S. Cowan “La tempesta perfetta” Arthur Firstenberg
Cerchiamo di capire qualcosa in più sui nuovi farmaci geneticamente modificati che verranno approvati a breve: gli anticorpi monoclonali. Sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere i virus. In America sono già in commercio, da noi lo saranno a breve, per “uso emergenziale”, per cui non avranno autorizzazioni come farmaci normali, né più né meno come i “vaccini” anti-Covid.
I primi due che andranno assieme sono Bamlanivimab e Etesevimab della Eli Lilly. Sono monoclonali ricombinanti, cioè farmaci OGM, geneticamente modificati. Si useranno assieme per diminuire gli effetti collaterali pesanti e perché Bamlanivimab da solo non funziona granché. Sono stati presi originariamente da un paziente guarito da COVID-19.
A cosa mirano i monoclonali?
Il loro target è la Spike, cioè devono neutralizzare la proteina e bloccare l’ingresso dei virus nelle cellule impedendo la replicazione.
Va detto subito che non si sa se abbiano effetto contro le “varianti”, poi non esistono, come è logico, studi a lungo termine sia per l’efficacia che per la sicurezza. Si sa poco o nulla anche della farmacocinetica e farmacodinamica.
Si dovrebbero somministrare entro i primi 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi nei pazienti ancora non ospedalizzati, ma qual è il piccolo problemino? Vengono somministrati solo per endovena (1 flaconcino di Bamlanivimab da 700 mg/20 mL + 2 flaconcini di Etesemivab da 700 mg/20 mL) per cui in ambiente controllato e con trasfusione lenta per ridurre gli shock anafilattici. Per cui i pazienti che possono essere curati a casa dovranno invece entrare in ospedale per la flebo, aumentando il rischio contagio...
Queste informazioni sono tratte dai siti della casa produttrice Lilly e altri americani perché lì sono autorizzati per uso emergenziale (ovvero non approvato da FDA) da febbraio 2021.
Ricapitolando: questi farmaci monoclonali possono essere l’antidoto per la spike anche da siero magico. Cioè neutralizza la spike, non l'mRNA o il vettore a DNA, ma quello che viene prodotto dal siero (e la spike) continuerà ad essere prodotto grazie a ulteriori inoculi.
Quindi stanno preparando un farmaco per una “patologia” causata da un altro farmaco.
Capito il giochetto perverso? Un geniale piano diabolico per mantenere saldi i clienti per il futuro. Persone malate a vita, e prese in un circolo vizioso: vaccino - monoclonali - vaccino e ancora monoclonali. Con tutte le patologie che insorgeranno nel frattempo a causa dei farmaci…
Per le particolari modalità di produzione gli anticorpi monoclonali hanno costi elevatissimi, tali da far impallidire i vaccini o sieri genici.
Il costo medio di una fialetta oscilla tra i 1.600 e i 2.000 dollari.
Pensate un protocollo completo moltiplicato milioni o miliardi di persone... Ora forse è più chiaro quello che stanno tirando fuori dal cilindro magico, grazie ad una psicopandemia?
Ciao sono Marcello Pamio e assieme ad alcuni professionisti abbiamo studiato una linea di prodotti naturali per il benessere globale dell'uomo! Le formulazioni degli ingredienti sono state attentamente pensate fondendo le attuali conoscenze scientifiche con la saggezza delle tradizioni antiche, mentre la scelta delle materie prime di altissima qualità hanno lo scopo di dare il massimo risultato possibile. Provare per credere!
Il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19 dell’AIFA riguarda le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 per i 4 vaccini in commercio.
In totale sono pervenute 66.258 segnalazioni su 32.429.611 di dosi somministrate!
Le reazioni gravi sono il 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi. La maggior parte di queste riguarderebbe il vaccino Comirnaty (71,8%) della Pfizer e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24%) di AstraZeneca, Moderna (3,9%), e Janssen (0,3%) della J&J.1 Il primo dato interessante è che il siero che sta facendo disastri è quello della Pfizer, eppure gli attacchi riguardano solo AstraZeneca: come mai? Ovviamente siamo in piena guerra, ma economica tra le lobbies!
Placebo Vs vaccino Scontri a parte, però, l’AIFA non specifica una cosa importantissima: il numero delle persone che avrebbero ricevuto il placebo invece del vaccino! Ebbene sì, a milioni di italiani felicemente andati nei moderni santuari a ricevere il Santo Graal, in realtà sarebbe stato iniettato solamente qualche millilitro di fisiologica!
Ora potete bestemmiare contro gli stessi enti certificatori (AIFA, EMA, FDA) perché sono loro a richiederlo: «per confermare l’efficacia e la sicurezza i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio devono fornire (entro dicembre 2023) la relazione finale dello studio clinico randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore» (AIFA, classificazione di medicina per uso umano).
Le industrie avrebbero tempo fino al 2023 per fornire gli studi di sicurezza ed efficacia, e questi dati dovrebbero essere raffrontati con il placebo. Infatti nel Rapporto ISS n.3/2021 del 18 febbraio 2021 dal titolo “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19” è riportato: «secondo le prime indicazioni della FDA per l’industria per lo sviluppo dei vaccini anti COVID-19, gli studi sui vaccini devono essere sempre randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo (FDA, 2020b)».”2
Quindi? Qual è la percentuale di italiani che avrebbe fatto il finto-vaccino? Stiamo parlando di un 30% o di un 50% come sarebbe più logico? Se fosse così allora le oltre 66.000 segnalazioni (numero di per sé ridicolo in quanto la maggior parte degli effetti collaterali non viene denunciata e non viene associata all’uso del siero) diventerebbero molte di più in proporzione, proprio per via del placebo!
Ora chi glielo dice a quei giovani che sono stati in coda per ore, anche per tutta la notte, che nel loro corpo la Scienza non ha introdotto le armate Brancaleone pronte a distruggere il pericolosissimo virus influenzale, ma semplicemente un po’ di cloruro di sodio? E soprattutto chi glielo dirà che le cavie, i topi da laboratorio del Nuovo Millennio, sono proprio loro?
"I nostri registri ci indicano che lei ha ricevuto un vaccino il giorno lunedì 28 marzo 2021. Durante l'analisi interna di quel giorno, ci siamo resi conto che lei potrebbe NON aver ricevuto il vaccino e che, invece, potrebbe aver ricevuto della soluzione salina. La soluzione salina non è pericolosa, ma non fornisce protezione contro il COVID-19" (traduzione a cura di Laura Carosi)
Note 1“Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19”, https://www.aifa.gov.it/-/quinto-rapporto-aifa-sulla-sorveglianza-dei-vaccini-covid-19
2Rapporto ISS COVID-19 - n. 3/2021: “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19”, Gruppo di lavoro ISS - Bioetica COVID-19, versione del 18 febbraio 2021
Ioannidis, celebre epidemiologo di Stanford, tira le orecchie al microbiologo di riferimento per i chiusuristi: «Il mio studio non è stato ritirato». E a «Piazzapulita» contesta: «Mi hanno messo in bocca parole non mie»
Da qualche giorno è l'epidemiologo del momento anche qui in Italia. Professore di medicina, epidemiologia e salute pubblica all'università di Stanford, John P. A. Ioannidis è diventato noto anche al grande pubblico televisivo italiano. Si è parlato di lui nelle ultime due puntate di Piazzapulita su La 7. Chi legge La Verità non si farà cogliere impreparato. Il primo a parlarvi di lui è stato il nostro Antonio Grizzuti, che nel numero del 31 marzo vi ha illustrato uno dei suoi ultimi studi, pubblicato sul Journal of clinical epidemiology. Le conclusioni sono chiare: «Pur non potendo escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi».
Ioannidis ha cioè confrontato i risultati delle serrate totali e delle sole limitazioni alla mobilità. E arriva a una conclusione. Indipendentemente dalla severità della chiusura, i risultati sono identici. In sostanza fa a pezzi il lockdown e con questo tutta la retorica dei chiusuristi. A partire da quella di Andrea Crisanti, che nella trasmissione andata in onda giovedì 22 aprile perde le staffe di fronte al deputato leghista Claudio Borghi. Questi invitava alla prudenza di fronte alle continue proposte di chiusura proprio citando il lavoro di Ioannidis che però - a detta di Crisanti - sarebbe stato ritirato poiché contestato da molti suoi colleghi. Con i quali Ioannidis si sarebbe addirittura scusato. Questa - in sostanza - la lapidaria sentenza di Crisanti, cui veniva generosamente concessa l'ultima parola «in quanto esperto».
Passano sette giorni e in quella trasmissione – anche se in collegamento – si siede chi scrive.
Vengono mandati in onda alcuni minuti di una chiacchierata che Ioannidis ha avuto con un altro Andrea. Il divulgatore scientifico Casadio, che collabora spesso con la redazione di Piazzapulita. Trasmissione che pure Ionnidis ha visto e sul quale muove alcuni appunti. Con gentilezza, ma al contempo con fermezza.
Chiede che sia resa disponibile l'intera intervista in lingua originale. «Mi preoccupa il fatto che la trasmissione italiana ogni tanto mi metta in bocca alcune parole molto diverse da quelle che ho detto». E si sofferma con precisione in almeno due punti della trasmissione indicando ora, minuti e secondi in cui la traduzione di Casadio sarebbe stata tutt'altro che fedele. Ioannidis, infatti, non si è solo riguardato quella intervista tradotta in italiano ma pure tutta la trasmissione.
E anche quella di una settimana prima. «Non parlo bene l’italiano», mi dice lo studioso, «ma lo capisco e sono quindi rimasto sbalordito dalle parole del professor Crisanti e da quelle con cui Andrea Casadio – una settimana dopo – ha travisato l’intervista»
Mi sento chiamato in causa di persona, avendo vivamente discusso con Casadio in quella sede su questi temi. Sebbene continuamente interrotto riesco a fatica a esprimere un paio di concetti chiave. A partire dal fatto che gli studi scientifici sono tutti fatti per essere analizzati, dibattuti e se del caso confutati. Ma questa operazione non può che avvenire mediante pubblicazione di osservazioni e repliche argomentate su riviste scientifiche. Soprattutto attraverso la pubblicazione di ricerche sottoposte alla revisione di altrettanti esperti cattedratici (peer review), come appunto nel caso Ioannidis.
Non possono essere certo le battute di colore di Casadio a demolire la validità del lavoro scientifico. Il tono di loannidis si fa serio. «È stato abbastanza triste e non particolarmente onorevole che (Casadio, ndr) abbia scelto di presentarmi a Piazzapulita come un "bastian contrario", ma ognuno ha diritto alla sua opinione. Tuttavia, il fatto che nessuno dei miei documenti sia stato ritirato" non è un'opinione soggettiva. È un fatto oggettivo».
loannidis si rivolge direttamente ad Andrea Casadio: «Questa diffamazione è grave e inaccettabile e devasta principalmente la tua credibilità, non la mia, fino a quando non ti correggerai».
Eh già proprio così. Perchè i due Andrea (Casadio e Crisanti) sono accomunati non solo dal nome di battesimo ma anche da un’accusa che a loannidis non va affatto giù. Quella di aver ritirato un suo studio dalla circolazione. «Nessuno dei miei paper è stato ritirato». E loannidis inizia a snocciolare numeri sulla rilevanza scientifica dello studio. Dico la verità, mi perdo. Lo studioso alla fine mi ringrazia per averlo difeso in trasmissione.
In realtà ha ben poco da ringraziarmi. Mi sono semplicemente limitato a osservare che l'indice H di Ioannidis (un numero che misura la qualità e la produttività del lavoro di un accademico) era oltre tre volte quello di Crisanti. Mi verrebbe da notare che anche sommando l'indice H dei vari Crisanti, Galli, Burioni, Ricciardi e Pregliasco non arriveremmo al suo di numero. Non lo faccio. Non mi va di trascinarlo nel pollaio. Mi limito semplicemente a salutarlo. E ringraziarlo a mia volta per la pazienza.
Ho avuto la possibilità di conoscere e intervistare Maria Maddalena, un'infermiera che lavora nel reparto di Terapia intensiva Covid. Il nome ovviamente è inventato per mantenere la privacy, ma le cose che afferma sono importanti e decisamente inquietanti.
D) Grazie Maria per aver accettato l'intervista, soprattutto perché sta rischiando molto. In che reparto sta lavorando? R) Attualmente sto lavorando in Terapia intensiva Covid. Ciò significa prendersi cura di persone con gravi insufficienze respiratorie, in pratica con polmoniti da Covid, spesso anche con la complicanza dell’embolia polmonare. Le persone non riescono a respirare da sole in modo efficace sfruttando l’ossigeno normalmente presente nell’aria: i loro polmoni sono talmente infiammati che hanno bisogno di alte percentuali di ossigeno che venga “sparato” a viva forza nei loro polmoni tramite l’ausilio di occhialini ad alto flusso, maschere e caschi ad alta pressione. Tutti questi presidi funzionano grazie all’utilizzo di un ventilatore che invia la miscela di aria e ossigeno in modo personalizzato e continuo. In caso di progressione della malattia, queste ventilazioni non invasive possono non essere più sufficienti perchè il polmone non riesce più a scambiare correttamente O2 e CO2 affaticando e scompensando il paziente. Si rende allora necessaria l’intubazione orotracheale. Il paziente viene sedato ed intubato con un tubo che dalla bocca arriva in trachea, collegato al ventilatore, che provvede ad effettuare per suo conto i movimenti respiratori e a scambiare aria e O2 necessari alla saturazione ottimale. Da quel momento il paziente viene monitorato ed assistito in tutte le sue necessità fisiche ed emodinamiche attraverso un controllo continuo intensivo e variazioni di farmaci e ventilazione vengono effettuate in tempo reale in base ai parametri vitali.
D) Cosa vuol dire personalmente e professionalmente lavorare in un reparto covid? R) Dal punto di vista infermieristico lavorare in un reparto Covid significa prendersi cura in toto di una persona gravemente ammalata e dalle funzioni vitali compromesse, quindi cura dell’igiene, della postura e della sicurezza della persona, prevenzione delle lesioni da pressione, posizionamento e gestione presidi quali sondini nasogastrici, cateteri vescicali, sonde rettali, cateteri venosi periferici, collaborazione con il medico nell’esecuzione di esami strumentali anche invasivi, esecuzione prelievi per esami ematochimici, monitoraggio continuo parametri vitali, manovre rianimatorie, comunicazione e conforto al paziente quando questi è cosciente, sostegno nelle sue funzioni vitali giornaliere quali alimentazione ed eliminazione, agevolando i suoi contatti con i familiari attraverso presidi elettronici (telefono, tablet). Il tutto in aperta collaborazione tra le varie figure che compongono il team professionale (Oss, infermieri, medici, tecnici…)
Tutto il lavoro viene svolto in un reparto praticamente sigillato, in un contesto che vorrebbe essere di massima sicurezza per l’operatore, il che significa percorsi differenziati sporchi/puliti che però per questioni di logistica e di ottimizzazione delle risorse non sempre vengono rispettati, e questo accade spesso in molti altri reparti ospedalieri, dove si vogliono ottenere risultati altissimi nonostante la logistica estremamente carente…
Dal punto di vista psicologico, lavorare in un reparto Covid è molto pesante per l’impatto emotivo con queste persone che faticano a respirare. A queste persone manca l’aria, che è quanto di più prezioso e necessario abbiamo. Possiamo stare senza mangiare e senza bere per ore o giorni, senza respirare nemmeno cinque minuti. La paura della morte si legge nei loro occhi, ed è devastante per chi è vicino non riuscire a volte a fare abbastanza perché questo non accada. Vedere talora che tutto quello che viene fatto è inutile ed assistere all’agonia ed alla morte di questi pazienti è psicologicamente devastante, soprattutto perchè, andando a verificare le anamnesi della maggior parte di queste persone, si nota che la situazione si è deteriorata ancora quando erano a casa, in vigile attesa con tachipirina e poco altro. Personalmente sono a conoscenza da molti mesi dell’esistenza di terapie alternative domiciliari che praticamente nel 100% dei casi portano a guarigione praticamente senza ospedalizzazione. La cosa devastante è che dirigenti regionali e sanitari sono a conoscenza di questo da marzo 2020, e nonostante gli ottimi risultati hanno avallato il blocco di queste terapie, blocco che ricordiamo era stato disposto da Oms sulla base di uno studio pubblicato sulla rivista Lancet poi rivelatosi fake e ritrattato dalla rivista stessa. Nonostante questo Oms ed Aifa hanno continuato nel blocco di utilizzare in particolare uno di questi farmaci, l’idrossiclorochina, poiché in Italia risultava essere stato fatto uno studio su pazienti ospedalieri con dosaggi enormi di idrossiclorochina, mai utilizzati prima, che in realtà avevano danneggiato i pazienti. Uno studio, quindi, che sembrava fatto apposta per gettare discredito sul farmaco incriminato.
I medici che in tutta Italia stanno trattando con successo e guarigione del 100% dei pazienti A CASA sono riusciti a consentire nuovamente l’uso dell’idrossiclorochina solo nel mese di dicembre, purtroppo però sono sempre pochi i medici di base che prescrivono la terapia adeguata. In terapia intensiva arrivano persone ormai con polmoni compromessi, trattati con Tachipirina e lasciati a casa ad aspettare finché la situazione non è peggiorata. Nell’autunno scorso ho potuto anche verificare che molti dei pazienti deceduti, di varie età, avevano fatto anche la vaccinazione antinfluenzale, che però non è mai stata riportata in cartella, l’ho saputo chiedendo direttamente ai pazienti che erano in grado di parlare. Per i medici questo dato è irrilevante, tant’è che non figura mai nell’anamnesi patologica remota o prossima. Per me verificare queste situazioni è molto frustrante, anche perché pur provando a parlare con medici o colleghi infermieri di queste tematiche vi è una chiusura totale, una completa adesione ai protocolli e invece una derisione totale nei confronti di questi medici che stanno facendo sul territorio questo lavoro meraviglioso. Non riesco a capacitarmi della mancanza di collegamento tra territorio ed ospedale, collegamento che tanto era stato decantato negli anni scorsi, quando si è trattato di chiudere reparti o interi ospedali, allo scopo di potenziare l’assistenza domiciliare...
D) Com’è cambiata la sua professione nell'ultimo anno? R) Da quando è iniziata questa storia del Covid il lavoro infermieristico è profondamente cambiato. Dover sempre indossare una mascherina di protezione, anche negli altri reparti non Covid, ha innanzitutto posto una barriera comunicativa di non poco conto. Ricordo già dai primi tempi la difficoltà nel riconoscersi nei corridoi dell’ospedale avendo per lo più gli occhi a fare da riferimento, che se da un lato ha stimolato la necessità di guardarsi per riconoscersi, cosa che già da anni la gente non fa più, ha stravolto la percezione dell’altro, soprattutto se si conosce per la prima volta. Da quando è iniziato l’uso continuativo delle mascherine ho iniziato a sorprendermi nel vedere il vero volto di nuovi colleghi o dei pazienti, abituata come sono oramai ad essere attorniata (e ad essere io stessa) una specie di mummia. La sensazione che mi danno sempre le mascherine è quella di fare silenzio, stare zitti, non esprimere le proprie emozioni. Questo è ulteriormente devastante in un reparto ospedaliero, dove la componente emotiva ed empatica sono importantissime nel rapporto con la persona ammalata. Le mascherine ffp2-3 hanno inoltre una ulteriore caratteristica, quella di farci sembrare tutti delle specie di papere incoscienti, che stanno andando incontro al carnefice che ha in mano il becchime allo scopo di agguantarci per farci fuori e per poi finire in padella. Una sensazione del tutto personale che mi è sempre più viva.
Il contatto, inoltre, è l’altra nota dolente che manca dall’inizio della “pandemia”. La stretta di mano, l’abbraccio, la vicinanza che fanno parte della nostra professione, sia nel rapporto con la persona ammalata che tra colleghi, è sparito, sostituito dalla diffidenza, dalla distanza, dai guanti, dal disinfettante usato a ogni piè sospinto. La concezione di “sei vicino, quindi sei infetto e pericoloso” è diventata imperante ed è devastante. Il paziente positivo, poi, ha proprio la sensazione di essere un untore e si sente ghettizzato ed incriminato solo per il fatto di avere questo tampone positivo e magari anche la malattia, quasi fosse una colpa. Spesso infatti sento chiedere dai colleghi: “Ma dove è andato a prenderselo questo Covid?” come se fosse un reato avere l’infezione.
I lunghi mesi nei quali le autorità politiche e sanitarie, corroborate dai mezzi di informazione ufficiali, hanno diffuso il terrore per questa malattia, per gli assembramenti, la caccia agli untori, ai positivi asintomatici, provocano nel malcapitato paziente che arriva ad essere ricoverato una sensazione continua di angoscia e terrore, che altro non fa che peggiorare la situazione.
L’ospedale è stato per me una seconda casa per anni, un serbatoio di amicizie, di conoscenze, un luogo che consideravo aperto, di crescita, di formazione. Dall’anno scorso (ma già forse da qualche anno prima) si è trasformato in una specie di lager, dove solo pochissime persone possono entrare, spesso senza il conforto di un accompagnatore, lasciate sole ad affrontare esami diagnostici, procedure curative anche molto pesanti, in nome del distanziamento e della sicurezza. Tutto è spersonalizzato, i rapporti personali ridotti al minimo, tutte figure che si scansano, temono anche solo di guardarsi quasi che l’occhio stesso possa trasmettere il virus. Il controllo ossessivo della temperatura, guai ad uno starnuto, ad un colpo di tosse...in ospedale!!! Poter lavorare senza mascherine e con divise leggere è un sogno ormai lontano!
Un’altra nota dolente legata alla professione infermieristica è quella relativa alle informazioni che ciascun operatore dovrebbe avere, proprio a titolo di conoscenza relativa al lavoro svolto. Dall’anno scorso ho fatto notare innumerevoli volte a colleghi di tutte le professioni l’inutilità delle mascherine chirurgiche in questa cosiddetta pandemia, ed ugualmente mi aspetterei che tutt’ora si potessero tirare le fila dai dati che abbiamo. A parte i reparti dove ci sono pazienti Covid, fino a non molto tempo fa in tutto l’ospedale si è continuato ad utilizzare sia come personale che come pazienti solo le mascherine chirurgiche che èassodato non avere alcuna utilità nel fermare la trasmissione dei virus. Stante così la situazione, ed ammessa la pericolosità del Sars-CoV-2, dovremmo avere la quasi totalità del personale ammalato, deceduto o comunque positivo. Tenendo presente che così non è stato, mi aspetterei che tutti gli esperti in Evidence Based Nursing e Medicine che pullulano a livello di CIO (Comitato Infezioni Ospedaliere) abbiano potuto giungere ad una conclusione che mi sembra ovvia: le mascherine chirurgiche non servono a nulla e la trasmissione del Sars-CoV-2 è difficilissima.
D) Immagino dovrà adottare sistemi di protezione che ricordano i laboratorio di massima sicurezza visti nei film di fantascienza: scafandro, visiera, mascherina, ecc? R) Lavoriamo con dispositivi di protezione individuali come da protocollo, quindi divisa, camice idrorepellente, copricapo, mascherina ffp2-3, visiera, calzari, almeno due paia di guanti, e talora un ulteriore camice idrorepellente da utilizzare in situazioni particolari di infettività o di igiene. Come si può immaginare, trascorrere dalle 7 alle 10 ore bardati in tal modo è molto faticoso ed impegnativo, sia dal punto di vista energetico che respiratorio, tenendo presente che finché si rimane nel reparto nelle vicinanze dei pazienti non è possibile nemmeno bere un bicchiere d’acqua o recarsi ai servizi, pertanto se la mole di lavoro è tanta può capitare di non poter fermarsi mai per un turno completo. Per poter fare una pausa è necessaria una svestizione appropriata seguendo regole precise per evitare contaminazioni, e successivamente il rientro richiede nuovamente l’utilizzo di nuovi dispositivi di protezione individuale.
Questo modo di approcciarsi nei confronti dei pazienti dà veramente l’idea della distanza sociale. In più, per ovvie ragioni di praticità dovute alla quantità notevole di presidi presenti sul proprio corpo (sensori, cateteri venosi, arteriosi, drenaggi, cateteri vescicali, ecc) le persone ricoverate nel reparto sono seminude e coperte solo da un camice. Questo certo non li aiuta, se coscienti, a mantenere una privacy adeguata, e vedersi attorniati da persone irriconoscibili per maschere e visiere li fa sentire sicuramente più isolati e spaventati da questo ambiente asettico. Il contatto fisico purtroppo come già detto non esiste poichè dobbiamo sempre usare almeno 2 paia di guanti ed anche questo può essere molto frustrante per una persona che si sente sola. In più i parenti non vengono lasciati entrare se non in caso di estrema gravità o in casi eccezionali (pazienti particolarmente disorientati) e ciò aumenta nelle persone la sensazione di solitudine e smarrimento. Devo dire che, veramente, tutti gli operatori sono gentilissimi e cercano comunque di instaurare un buon rapporto con i pazienti, ma gli ostacoli comunicativi sia fisici (maschere-visiere) che psicologici o legati agli effetti collaterali dei farmaci o della malattia stessa spesso compromettono la relazione.
D) Cosa ne pensa del tampone? Dalla sua esperienza si tratta di un test affidabile oppure no? R) Dall’inizio della “pandemia” ho iniziato ad informarmi su questo tampone, scoprendo fin da subito che non esiste il Gold Standard per questo metodo diagnostico, e questo è stato confermato perfino in tempi recenti dal prof. Palù, ora presidente Aifa. Non esistendo il Gold Standard, va da sé che i risultati sono opinabili, e soprattutto se non correlati ad una sintomatologia in corso, assolutamente inaffidabili, anche perché per quel che riguarda il test molecolare i cicli di amplificazione fanno la differenza, dopo i 24 cicli si può trovare sempre positivo senza che vi sia alcuna correlazione con il Sars-CoV-2.
Per questo motivo, nonostante nella maggior parte delle aziende lo facciano passare come tale, non è uno screening obbligatorio per il personale, e ci si può rifiutare di farlo, anche se talora serve la minaccia di adire alle vie legali per non farlo. Essendo un test invasivo, inoltre, necessita del consenso informato correlato anche del nome dell’esecutore, poiché entrando in profondità nel rinofaringe può causare danni anche gravi, per cui la persona che lo subisce deve esserne consapevole e l’operatore che lo esegue ne deve essere responsabile. Anche a livello di logica, questo tampone profondo non ha nessun significato: per quale motivo devo andare a ricercare così in profondità una particella che mi dite essere così infettiva e terrificante da dover girare con la mascherina, usare Dpi, chiudere negozi ed instaurare il coprifuoco? Se è così terrificante la possiamo trovare anche in un test salivare, sulla punta della lingua, senza andare a toccare punti sensibilissimi e delicatissimi.
Dalla mia esperienza ho avuto esempi pratici in reparto di soggetti sintomatici positivi al molecolare e negativi al rapido, ritenendo valido il rapido (!) con la motivazione del dirigente di microbiologia che “il molecolare è amplificato oltre 35 cicli e viene sempre positivo!!!”, e anche il contrario, soggetti asintomatici con tampone rapido positivo e il successivo molecolare negativo, ritenendo valido il negativo. Ugualmente riporto il caso di un medico, articolo pubblicato su un giornale locale, che dopo sia la prima che la seconda dose di vaccino Pfizer è risultato positivo, e non se lo sapeva spiegare. Se non lo sa spiegare un medico, come posso saperlo io? Mi limito a fare presente che con i tamponi è vero tutto ed il contrario di tutto, e per questi tamponi inaffidabili abbiamo distrutto la società e l’economia mondiali, paralizzato le scuole, diviso famiglie e stiamo tirando su dei figli psicopatici.
D) Vorrei sentire il suo parere in merito all’obbligatorietà vaccinale. Secondo lei è giusto che un operatore sanitario sia obbligato per legge a farsi vaccinare? Se c’è un obbligo qual è il senso del consenso informato? R) Nessuno deve essere obbligato ad un vaccino (in realtà terapia genica). E’ un farmaco sperimentale, la cui autorizzazione al commercio è stata data in deroga alle normative europee, ed è in monitoraggio addizionale: ciò significa che viene tenuto particolarmente sotto controllo perché la sperimentazione non è stata fatta come da protocolli standard, ma è stata autorizzata direttamente sulle persone, cioè noi tutti stiamo facendo da cavie. I dati effettivi sulla sperimentazione si avranno solo dalla fine del 2023. In tutte le note informative di Ema, Aifa, dai bugiardini stessi forniti dalle case farmaceutiche si evince chiaramente che non si sa se è totalmente efficace, ci si può infettare e trasmettere infezione anche se vaccinati, che una volta vaccinati si dovranno rispettare tutte le misure di sicurezza ed indossare i dpi. inoltre e’ dichiarato che i danni a lungo termine non sono ancora conosciuti. Oltre a questo l’Unione Europea ha concesso alle case farmaceutiche l’esenzione da qualsiasi tipo di responsabilità nel caso di eventuali danni provocati da questi vaccini. oltre a questo, cosa ci devono dire ancora perché capiamo che è solo un colossale business?
Con queste premesse, un obbligo vaccinale è non solo anticostituzionale, ma va anche contro a tutte le leggi internazionali applicate in Italia sulla tutela dei diritti dell’uomo. Inoltre il DL 44, oltre alla incostituzionalità, ha riportato delle violazioni della privacy, quali la possibilità di trasmettere e verificare dati sensibili personali in aperto dispregio della pronuncia del garante della privacy, oltre alla palese incongruenza di imporre un obbligo vaccinale per cui però si richiede il consenso.
Se non sono d’accordo su una pratica medica potenzialmente lesiva per la mia persona ho tutto il diritto di rifiutare il mio consenso ai sensi dell’art. 32 della Costituzione , ed allo stesso tempo prevedere il demansionamento o la sospensione della mia attività lavorativa va contro l’articolo 4 e l’art. 38 della Costituzione.
Come ho potuto lavorare per tutto un anno di Covid, coprire turni, saltare ferie per coprire malattie di colleghi vaccinati ed essere ora improvvisamente non più idonea al lavoro? Inoltre nessuno di noi è stato valutato sierologicamente per verificare se già siamo venuti in contatto con il Sars Cov 2 ed abbiamo gli anticorpi. Inoltre tra di noi vi potrebbero essere soggetti No responder (soggetti che non sviluppano risposte anticorpali in seguito a vaccinazioni) che comunque anche nonostante più inoculi potrebbero non sviluppare mai anticorpi. Paradossalmente quindi potremmo in futuro avere al lavoro operatori sanitari perfettamente vaccinati senza anticorpi e quindi non protetti, ed operatori sanitari non vaccinati sospesi ma con gli anticorpi e quindi protetti. una follia di stato.
D) Da quello che vede e assiste in reparto: può descrivere i pazienti che finiscono con il casco di ossigeno o addirittura intubate: sono solo persone anziane o ci sono anche giovani? Tutti col covid oppure si trovano là anche per altri motivi? R) C’è una variabilità di età tra le persone che finiscono in terapia intensiva: negli ultimi tempi stiamo assistendo a persone più giovani, tra i 40 e i 60 anni, anche se permangono pazienti nella fascia di età più colpita in passato, tra i 70 e 80 anni. Solitamente sono persone precedentemente pluripatologiche, che però entrano tutte con diagnosi di polmonite da Covid. Stiamo assistendo anche agli arrivi dei primi soggetti completamente vaccinati, che purtroppo a distanza di poche settimane dalla seconda dose sembra sviluppino malattie molto più resistenti alla terapia tradizionale, anche purtroppo alla terapia domiciliare personalizzata, non facendosi mancare neppure le embolie polmonari e le intubazioni.
Talora capitano anche pazienti che permangono nel nostro reparto con patologie gravissime completamente sganciate dal Covid ma che soggiornano nelle nostre stanze perchè hanno avuto la sfortuna di avere un tampone positivo per Covid, sebbene la patologia sia assolutamente sganciata dal Sars-CoV-2. In caso di morte sono stati comunque classificati come morti da covid pur non essendoci nessuna correlazione, poichè il semplice tampone positivo ti classifica automaticamente in questa categoria. E questo accade da molti mesi.
D) Dicono che chi si vaccina è un po' più sicuro di non contrarre il virus? Qual è la sua esperienza in merito? R) Dalla mia esperienza posso confermare che non vi è alcuna sicurezza sul nesso vaccinazione = protezione. Ho colleghi che si sono positivizzati e sono rimasti a casa in malattia dopo la vaccinazione, e ci sono persone che come me non hanno mai contratto il virus nonostante ci lavori in mezzo da oltre un anno. Dai racconti dei pazienti stessi si possono riscontrare delle perle di saggezza, poiché in molti ci hanno raccontato di essere gli unici positivi e sintomatici in famiglia, nonostante abbiano condiviso il letto e la tavola con il loro partner ed altri familiari, totalmente negativi ed asintomatici.