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Marcello Pamio

Internet e tutto quel marasma virtuale contenuto nel cyberspazio sono strumenti molto importanti e utili, se vengono usati correttamente. Quando però lo strumento da mezzo diventa il fine, allora gli effetti collaterali possono essere gravissimi e devastanti.
I principali rischi per gli internauti per così dire non "scafati", vanno dal cyberbullismo all’adescamento on-line, alla pornografia e pedopornografia, alla dipendenza vera e propria da internet, al sexting, ai messaggi offensivi e minacciosi, alle richieste di sesso online. Per non parlare di tutto il mondo delle fake news, o della privacy che letteralmente sparisce quando ci colleghiamo alla rete con un computer…

Non tutti sono a conoscenza, soprattutto i genitori, che il bullismo online detto «cyberbullismo» è un problema in crescita pandemica.
Con questo termine s’intendono quelle azioni aggressive eseguite attraverso sms, immagini, foto o video, chiamate telefoniche, e-mail, chat rooms, siti web, ecc., da qualcuno (persona singola o gruppo) con lo scopo di far del male o di danneggiare una persona. L’impatto che questo può avere sulla psiche di un ragazzo debole può essere devastante.

L’adescamento online («online grooming») è invece il tentativo di un pervertito adulto, di avvicinare un minore tramite messaggi inizialmente innocui, per ottenere la sua fiducia. Una volta instaurato un certo tipo di rapporto, le tematiche scivolano lentamente verso il sesso, per giungere allo scambio di foto e video e all’incontro vero e proprio. I pedofili utilizzano molti di questi sistemi.

Anche la dipendenza da internet è diventata un problema abnorme, nonostante sia poco pubblicizzato.
La Rete, i social e le varie piattaforme che intasano il web sono pensate e strutturate per creare dipendenza psicologica con conseguenti danni psichici e funzionali per il soggetto.
Si è persino scomodata la psichiatria che ha etichettato questo nuovissimo disturbo con l’acronimo IAD, «Internet Addiction Disorder», e si manifesta sotto forma di sintomi da astinenza. Esattamente quello che avviene con il gioco online.
Il caso degli Hikikomori è emblematico. Lo strano temine giapponese significa «stare in disparte» e al momento in Giappone ci sono 500.000 casi accertati, che però secondo le associazioni che se ne occupano potrebbero arrivare addirittura a un milione, cioè l’1% dell’intera popolazione nipponica! Nonostante sia un fenomeno incredibilmente vasto e in crescita anche da noi in Italia, nessuno ne parla.

Ma di cosa si tratta? Gli hikikomori sono ragazzi molto intelligenti ma caratterialmente timidi e introversi che di fronte alle difficoltà della vita preferiscono chiudersi a riccio isolandosi, in una auto-reclusione totale in cui l’unico legame con il mondo esterno diventa il computer e Internet! Giovani asociali che non escono mai da casa, vivendo una falsa vita proiettata nel mondo virtuale. Segnale inequivocabile della vuotezza che stiamo vivendo in questo periodo storico.

In un mondo bipolare come il nostro però, a far da contraltare all’isolamento patologico degli hikikomori, ci pensano le «Candy Girl». Si tratta di ragazze minorenni, anche bambine, che adottano in Rete atteggiamenti spregiudicati, spesso totalmente inconsapevoli delle conseguenze. In praticano barattano proprie foto di nudi e video porno in cambio di soldi e/o ricariche del cellulare.
Tutto viene vissuto come un semplice gioco innocente, che però da una parte sostiene il mercato della pedopornografia e dall’altra aumenta il rischio di violenza sessuale reale.
A proposito di sesso, il «sexting» è l’invio di messaggi sessualmente espliciti e/o immagini inerenti al sesso, principalmente tramite il cellulare, ma anche tramite internet.

L’inesistente privacy
In internet la privacy è stata ingoiata da qualche buco nero.
Nonostante le leggi italiane ed europee, il pc e gli smartphone sono strumenti principali di controllo sociale, in grado di monitorare e tracciare tutto e tutti costantemente.
Per ogni social o pagina web visitate si lasciano sassolini come moderni Hansel e Gretel.
Miriadi di dati e informazioni personali (quello che acquistiamo, le preferenze politiche, religiose, sessuali, la musica che amiamo, ecc.) che diventano preziosi come l’oro per i giganti del web (Big Data). I Padroni del mondo sono coloro che gestiscono questa mole di dati, ecco perché Big Data incarna perfettamente la strega che vuole mangiarsi i due fratellini persi nel bosco.

Pericolo fake news
Sulle cosiddette Fake News il tema è caldissimo. Nel cyberspace una notizia falsa veicolata ad arte dai media mainstream può aprire ampi dibattiti politici e influenzare l’esito di una tornata elettorale, o innescare sommovimenti popolari. Inoltre, delle falsità possono massacrare la reputazione di una persona.
Va infine ricordato sempre che «fake news» è una etichetta inventata dall’establishment per essere appiccicata a tutte quelle notizie che vanno fuori dal binario, e cioè dal paradigma riconosciuto…

Virus e malware
La rete è anche quel mare magnum che ha creato virus e malware e contribuito alla loro diffusione e infestazione di massa.
Non tutti i virus sono distruttivi, spesso infatti vengono utilizzati per altri motivi, tra cui sottrarre informazioni personali, password, dati delle carte di credito o direttamente denaro.
Girovagando nel web e/o scaricando file senza sicurezza, il rischio è enorme.

Le applicazioni pericolose

Le applicazioni per il cellulare sono migliaia. Ogni giorno ne vengono create di nuove per una infinità di scopi. Alcune di queste possono essere potenzialmente deleterie, come quella chiamata Tik-Tok.
Si tratta di un social network cinese che sta crescendo però a livello planetario. Stiamo parlando della terza app più usata al mondo nel 2018, la quale nel 2017 si fonde con Musicaly, una piattaforma americana. Cosa fa questa applicazione? In pratica permette di «incarnare in playback le tue canzoni preferite, i tuoi video, fare sketch, doppiare film, ecc.».  La sua arma è la «sfida settimanale», come per esempio la «Shoe Challenge» che consiste nel provare il maggior numero di scarpe e vestiti in 15 secondi, tutto rigorosamente a tempo di musica.[1]

Questo è un modo intelligente e persuasivo di fidelizzare il pubblico bloccandolo nella piattaforma per più tempo possibile. Lo scopo è farli rimanere connessi e infatti molti bambini e adolescenti sono diventati dipendenti.
Un altro insidioso pericolo è instillare l’incessante ricerca di essere perfetti nel fisico e piacere agli altri: tutto è orchestrato per esporre il proprio corpo, le forme e la propria intimità. Il canone di bellezza di Tik-Tok sono le ragazzine magre dai capelli lunghi neri, labbra carnose, che svestite danzano sensualmente cercando di imitare le loro cantanti preferite[2].
Ragazze (o bambine) giovanissime anche di 9 e 10 anni!
I pericoli sono enormi e gravissimi, partendo dai pedofili che sguazzano quotidianamente in simili social per adescare qualche bambina o bambino. Per non parlare del cyberbullismo onnipresente: le ragazze che non hanno il physique du role vengono massacrate con parole offensive (“sei grassa”, “fai schifo”, “vergognati”, “ucciditi”, ecc.) dagli altri utenti.
Infine Tik-Tok contiene pornografia, nudità e violenza.

Adolescenti sempre più schiavi della rete
Una recente indagine intitolata: «Tempo del web. Adolescenti e genitori online», realizzata da SOS Telefono Azzurro Onlus in collaborazione con Doxakids, e presentata a Milano l’8 febbraio in occasione del «Safer Internet Day» (SID), la Giornata mondiale per la sicurezza in rete promossa dalla Commissione Europea, mostra un quadro a dir poco allucinante.
La ricerca è stata condotta su 600 ragazzi dai 12 ai 18 anni e 600 genitori dai 25 ai 64 anni.
Adolescenti sempre più dipendenti da social e smartphone.
Il 17% dei ragazzi intervistati dichiara di non riuscire a staccarsi da cellulare e dai social; ben 1 su 4 (25%) è sempre online, quasi 1 su 2 (45%) si connette più volte al giorno.
Dati assai preoccupanti che però raggiungono la follia quando si legge che il 21% (1 su 5) dei giovani soffre di «vamping», cioè si sveglia in piena notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare!
Circa il 78% (4 su 5) chattano continuamente su piattaforme come WhatsApp.
Dati assai preoccupanti che però raggiungono la follia quando si legge che il 21% (1 su 5) dei giovani soffre di «vamping», cioè si sveglia in piena notte per controllare i messaggi arrivati sul proprio cellulare!
Circa il 78% (4 su 5) chattano continuamente su piattaforme come WhatsApp.

Online prima dei 13 anni e lo smartphone a 11
Uno degli allarmi lanciati dalla ricerca è quello dell’età in cui gli adolescenti italiani accedono alla Rete. Quasi la metà (48%) dichiara di essersi iscritto a Facebook prima dei 13 anni, età minima consentita per poterlo fare, mentre il 71% riceve in regalo dai premurosi genitori uno smartphone a 11 anni.

Consideriamo che di media le chiavi di casa arrivano attorno ai 12 anni!
Ma se i ragazzi hanno una dipendenza evidente, non sono da meno i genitori.
Quattro intervistati su 5 tra gli adulti dichiarano di usare i social per comunicare quotidianamente con i propri figli: 68% WhatsApp, 18% altre chat. Anche tra gli adulti la percentuale di «vamping» è impressionate: 1 su 4 (il 22%).

Sessualità, pedopornografia e cyberbullismo
Il 73% dei ragazzi intervistati (4 su 5) dichiarano di frequentare costantemente siti pornografici e addirittura il 28% di loro teme di diventarne dipendente. Poco più del 10% (1 su 10) conosce qualcuno che ha fatto «sexting», cioè si è scambiato messaggi e/o immagini sessualmente espliciti.
Secondo la ricerca in questione, il 12% ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo, mentre il 32% ha paura di subirlo, e il 30% teme il contrario: postare qualcosa che offenda qualcuno senza accorgersene.

Generazione Digitale
La chiamano iGen o «Generazione Digitale» o anche «Generazione Google» ed è la generazione dei nati dopo il 1995, diciamo dopo l’anno 2000, quando la Rete si è aperta agli usi commerciali. Sono i ragazzi cresciuti con in mano non una fionda ma un iphone.


Al contrario dei cosiddetti «millennials» (nati tra il 1981 e il 1995) che almeno sono riusciti a conoscere una realtà analogica prima dell’avvento degli schermi piatti, gli adolescenti odierni vivono una vita immersa in un mondo inesistente proiettato dentro uno schermo connesso alla Rete.

I social e la riprogrammazione del cervello
Il livello di attenzione negli ultimi anni è stato ridotto drasticamente.
Oggi infatti si scorrono le videate di facebook, Instagram ecc. ad una velocità pazzesca, e di solito in circa 3 secondi dopodichè si cambia.
Questo indubbiamente porta ad una riprogrammazione del cervello (vedi video sotto di Federico Pistono).
Tutta la comunicazione delle aziende, la pubblicità è pensata per attirare l'attenzione in 3 secondi al massimo, quindi devono chiaramente fare leva sulle emozioni primarie, quelle più basse come la paura e l'eccitamento sessuale!
Questo martellamento costante, questo fiume di stimoli a ripetizione rende le persone incapaci di stare fermi a pensare, e aumenta i disturbi di attenzione, la perdita di memoria, ecc.
L'andamento della pubblicità è indicativo: una volta era di 30 secondi, poi a 15 secondi e ora ci sono gli spot (prima dei video) di soli 3-5 secondi. Devono catturare la persona subito, altrimenti la perdono.
Svariati studi hanno dimostrato che stare incollati nei social media per più di 2 ore al giorno aumenta di molto le tendenze suicide e la depressione. I bambini sono più infelici, e si sentono più soli...
Non a caso i figli dei grandi CEO della Silicon Valley non hanno il cellulare: il figlio di Steve Jobs (Apple), di Satya Nadella (Microsoft), di Sundar Pichai (Google) non usano lo smarthphone! Come mai? 

Conclusioni
La ricerca ha evidenziato anche una buona dose di ignoranza tra i genitori. Per esempio il 71% degli adulti non ha mai sentito parlare di sexting, il 12% non sa cosa significa cyberbullismo.
Questo vuoto conoscitivo deve essere assolutamente colmato prima di arrivare al punto di non ritorno: una società costituita da zombi interconnessi.
Perché quello che sta avvenendo è epocale e non si è mai verificato prima nella storia dell’umanità.
Stiamo allevando un gregge di pecore disorientate e soprattutto infelici!
Tutte le indagini finora condotte hanno dimostrato che la felicità dei ragazzi diminuisce in maniera proporzionale al tempo trascorso davanti allo schermo di un cellulare o di un tablet... Sarà un caso, ma la generazione più digitale della storia è sempre più sola, depressa e propensa al suicidio, rispetto a qualsiasi altra generazione del passato.
La rete non solo sta cambiando gli stili educativi e il linguaggio della popolazione, ma sta anche forgiando la struttura mentale ed emozionale dei giovani (l’ambiente) di oggi.
Detto in senso epigenetico, il web sta letteralmente modificando la genetica umana!
Riflettiamo, ed interveniamo prima che sia troppo tardi.

Note

[1] “I pericoli di Tik Tok”, video di Antonio Morra, https://www.youtube.com/watch?v=HH1hgOKaSRI
[2] Idem

Video di Federico Pistono: "Nuove malattie mentali: come i social riprogrammano il cervello"

 Video di Antonio Morra: "I pericoli di Tik-Tok"

Marcello Pamio

La violenza in generale è assolutamente inaccettabile, e quando riguarda bambini e donne è abominevole. Detto questo, però…
Il «femminicidio» è un fenomeno esploso in Italia più o meno dal 2010, ma solo sui media, che lo hanno diffuso e amplificato con lo scopo di esacerbare e inasprire l’odio.
Oggi infatti, stando al mantra ufficiale, sembra che sia in atto una vera e propria strage di donne, ma i dati, come spesso accade, dicono altra cosa.
Per l’Istat (le statistiche che coprono il periodo dal 1992 al 2009) i femminicidi sono passati da 186 (1992) a 131 (2009), il che farebbe pensare a un fenomeno addirittura in calo.

Secondo infatti un documento ufficiale dell’ONU dal titolo «2011 Global Study on Homicide»: «l’Italia è uno dei paesi al mondo con il più basso tasso di omicidi femminili: 5 per milione all’anno, circa la metà che nei nostri paesi confinanti (9 per milione per anno in Francia, 7 in Svizzera, 13 in Austria…). Fra i grandi paesi, solo Giappone, Irlanda e Grecia hanno tassi minori».[1]
Sempre nel nostro paese «il tasso di omicidi maschili è di 16 per milione all’anno, cioè vengono uccisi più di 3 uomini per ogni donna uccisa. Sia uomini che donne uccidono in prevalenza uomini: circa 400 ogni anno.  Le donne assassine uccidono nel 39% dei casi donne, e nel 61% dei casi uomini. Gli uomini assassini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini».[2]

Però sempre dieci volte di meno delle donne suicide (circa 1.000 all’anno su un totale di 4.000 suicidi), a cui partner e famiglia hanno magari creato il vuoto attorno, o dei morti sul lavoro, per i quali non risultano attirare l’attenzione dei giornalisti. Forse l’argomento non fa, come dire, altrettanta audience?[3]
Quindi non solo ovunque vengono uccisi più uomini che donne, ma addirittura l’Italia è uno dei paesi al mondo più sicuri per le donne. Come la mettiamo?
I media mainstream non si smentiscono mai: veicolano esclusivamente le informazioni che il Sistema vuole farci avere. Punto.
Attenzione, non si sta giustificando la violenza nei confronti delle donne, ma i dati vanno letti per quello che sono, anche perché questa mirabile «disinformazione» crea una percezione altamente distorta della realtà, costruendo l’allarmismo del femminicidio con intenti assai poco nobili…

A far da traino poi è sopraggiunto, non a caso, il «movimento me-too», l’altra campagna femminista volta a denunciare le molestie e le violenze contro le donne sul posto di lavoro.
Secondo tale campagna - diffusasi in modo virale dal 2017 - sembra che tutte le attrici del mondo siano state molestate e/o violentate da registi, produttori e scenografi assatanati.
Il messaggio che sta passando è questo: «le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti porci».
Il movimento, nato come strumento di emancipazione femminile, è diventato uno strumento di controllo del potere dove chi è accusato, chi viene sbattuto in prima pagina, ha sempre torto (anche se innocente).
Grazie al «me-too» il femminismo è degenerato alla stregua di un piede di porco, utile per sbarazzarsi definitivamente di qualcuno solo sulla base di un’accusa,[4] anche se infondata…

La violenza silenziosa
Accuse molto fondate e in aumento costante sono invece quelle delle violenze e menomazioni causate nelle donne da pratiche e presidi medici.
Il femminicidio e il me too riempiono i giornali e telegiornali, mentre il resto riceve poco spazio mediatico…

Una di queste sono le vaccinazioni di massa…
In Inghilterra stando al quotidiano «The Independent» sarebbero migliaia le ragazze adolescenti che avrebbero riportato danni cronici debilitanti a seguito della somministrazione della vaccinazione contro il papilloma virus (HPV). Una delle vaccinazioni più costose in assoluto.
Stiamo parlando di 8000 adolescenti (in meno di 10 anni, dal 2005 al 2015) interessate da reazioni avverse, delle quali almeno 2500 rovinate per tutta la vita.
Da calcoli più accurati tale numero sarebbe molto superiore, e se teniamo conto che questa pratica aberrante e obbligatoria viene effettuata in moltissimi paesi del mondo su milioni di esseri, Italia in testa, il numero delle bambine e ragazze che ogni anno subiscono danni è incalcolabile.
Danneggiare una adolescente, rovinandole la vita intera, non è violenza?
Ma queste giovani non fanno notizia, perché la scena mediatica è occupata dai femminicidi seriali, o dalle strazianti urla di qualche attricetta slavata, che per sfondare nell’immorale mondo cinematografico, ha ceduto, o consapevolmente voluto cedere, il proprio corpo al produttore o al regista di turno, per poi dopo decenni vuotare il sacco, passando per la casta e pura verginella violentata dai bruti. Quindi in certi casi il porco va bene, ma quando la bestia non serve più, lo si mette a rosolare sullo spiedo mediatico della gogna.

Oltre ai vaccini, ci sono pure le lesioni sulle donne indotte da protesi e impianti.
In Italia, solo nel primo semestre del 2018, ben 8.000 donne sono state lesionate seriamente da protesi mammarie, e oltre 7.000 donne hanno usato «Essure», l’impianto contraccettivo della «Bayer Healthcare», ritirato dal mercato dopo lo stop della National Standards Authority irlandese (NSAi).
Come mai l’organizzazione di certificazione scelta dalla stessa Bayer ha deciso di non rinnovare il «certificato» di commercializzazione del dispositivo? Domanda più che legittima…
Essure è una procedura mini invasiva di sterilizzazione femminile permanente e irreversibile che consiste nell’impianto di due fili metallici, avvolti a spirale tra loro, che dovrebbero favorire la chiusura per cicatrizzazione con tessuto fibrotico delle tube.[5] Questi inserti hanno quindi lo scopo di bloccare il passaggio degli spermatozoi all’interno delle tube, impedendo così l’inseminazione.
Oltre 1 milione di simili dispositivi sono stati venduti nel mondo e come detto, solo da noi interessa 7.000 donne.

Immediatamente la Bayer ha precisato che si tratta di una misura precauzionale e la decisione non è legata a «problemi di sicurezza o di qualità del prodotto».[6]
Ovviamente noi abbiamo totale fiducia della transnazionale globalizzante Bayer-Monsanto, anche se, dispiace per loro, le segnalazioni di effetti indesiderabili si sono nell’ultimo periodo moltiplicate.
Secondo il NSAi, quasi 1.100 donne tra il 2003 e l’inizio del 2017 hanno denunciato un malfunzionamento del dispositivo o la comparsa di effetti collaterali anche gravi. Questo numero è ampiamente sottostimato, perché si basa su eventi segnalati spontaneamente.
In pratica questi dispositivi possono rilasciare sostanze sconosciute, spezzarsi andando a infiltrarsi fino al cuore o ai polmoni.[7] Le donne danneggiate infatti sostengono che l’impianto ha causato dolore continuo, emorragia, vomito, diarrea, perdita di capelli e denti e strappi dell’utero e delle tube di Falloppio.

Non è certo un femminicidio, ma esistono seri sospetti di essere all’origine di gravi effetti neurologici, muscolari, emorragici e allergici.[8]
Che sia per questo che la Bayer sta affrontando quasi 16.000 cause legali contro Essure negli Stati Uniti? Mentre in Francia è in corso una class action[9] e in Spagna la Corte sta indagando sul contraccettivo.
Quindi le donne stanno pagando (volontariamente e va precisato) un prezzo altissimo per i mancati controlli sui dispositivi impiantabili (protesi, contraccettivi, ecc.).
I controlli non esistono e si interviene solo a danno fatto. Il fantasmagorico colosso crucco ha infatti mandato negli ospedali a prelevare le spirali il suo distributore esclusivo per l’Italia: «Cremascoli & Iris spa», un’azienda della famiglia dell’imprenditore Eugenio Cremascoli, arrestato e condannato per corruzione nel 2005. Non male come distributore…
Cremascoli è reo di aver pagato tangenti per tanti anni a tre famosi cardiochirurghi per vendere dispositivi medici e prodotti per il cuore ai più importanti ospedali pubblici…

Mentre i media si preoccupano di diffondere veleni e odio, da una parte grazie a terminologie orwelliane come il femminicidio, e dall’altra grazie a movimenti femministi sempre più potenti, il valore reale della vita (di entrambi i sessi) e il rispetto della donna, aldilà della violenza domestica, vengono sempre meno.
La vita è diventata solo una questione prettamente economica, una merce nelle mani di veri criminali.

Note

[1] http://www.unodc.org/gsh/en/data.html tratto dal sito https://violenzafamiliare.wordpress.com/2013/08/19/la-calunnia-del-femminicidio/?fbclid=IwAR1lxGSTsPgX46SHbnL3EkhgLu4SiG4Yjx71QMQb8amQHyvvRaXFaKP2TeU

[2] Idem

[3] https://www.effervescienza.com/costume-societa/femminicidio-omicidio-omocidio-la-legge-non-e-uguale-per-tutti/

[4] https://www.linkiesta.it/it/article/2018/08/25/il-metoo-e-degenerato-in-follia-torniamo-allo-stato-di-diritto-e-ai-i-/39215/

[5]http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/2018/11/25/news/implant-files-femminicidio-donne-intossicate-spirali-silicone-velenoso-1.328976

[6] https://www.italiaoggi.it/news/bayer-costretta-a-sospendere-nella-ue-la-vendita-del-contraccettivo-essure-2201222

[7] http://m.espresso.repubblica.it/inchieste/201800000000000000000/11/25/news/implant-files-femminicidio-donne-intossicate-spirali-silicone-velenoso-1.328976

[8] https://ilsalvagente.it/2018/07/27/essure-anche-la-corte-spagnola-indaga-sul-contraccettivo-della-bayer/

[9] https://ilsalvagente.it/2018/07/27/essure-anche-la-corte-spagnola-indaga-sul-contraccettivo-della-bayer/