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Marcello Pamio

Ieri 29 agosto 2020 proprio nello stesso momento in cui una marea umana (nel silenzio tombale dei media mainstream) si riuniva a Berlino per la imponente manifestazione contro la “Dittatura sanitaria”, mi trovavo a Bologna perché avrei dovuto tenere una conferenza al Bo Etico Vegan Festival.
Manifestazione organizzata dall’amica Marina a cui partecipo volentieri ogni anno da almeno cinque di fila proprio per l’affetto e la stima che ci lega.

La mia relazione è stata volutamente impedita da un gruppo facinoroso, da una squadriglia formata esclusivamente da gay, lesbiche che urlando, sbraitando e offendendo ne hanno impedito lo svolgimento.
Il frutto del contendere non riguardava i nostri amici a quattro zampe (o a due zampe, e lo dico perché non vorrei una denuncia per aver discriminato gli animali a due zampette), ma il bipede chiamato uomo.
Sono stato apostrofato come “fascista”, “omofobo” e “transfobo”, questo ultimo termine, sicuramente un neologismo, mi era del tutto sconosciuto, per cui ringrazio questi giovani indefessi (non è un’offesa, eh?) per avermi fatto crescere culturalmente.

Non perdo tempo a dire che queste offese mi lasciano indifferente, perché ovviamente non vere, e certamente non devo giustificarmi nei confronti di nessuno: sono onesto e coerente con me stesso, e ci metto sempre la faccia.
Tra le cose che più mi hanno contestato è la visione omofoba tradizionale della famiglia (papà, mamma e figlio) non così allargata come vorrebbero, per loro due padri o due madri e figli. Chiedo venia ma non sono così evoluto.
Una coppia omosessuale deve avere riconosciuti tutti i diritti come chiunque altra realtà, ma quando ci sono di mezzo delle piccole creature allora il discorso si fa molto più delicato e complesso!

Ma per loro poco importa se la natura non lo contempli: l’uomo deve essere libero di fare quello che vuole. Per cui se due uomini vogliono un figlio non devono far altro che pagare una povera ragazza che per disperazione affitta il proprio utero per nove mesi. Gran bella libertà, complimenti.
Due donne invece devono prendere lo sperma congelato di un uomo da qualche banca del seme, e poi farselo impiantare in tuba.
La tuba ricordo essere il luogo d’incontro, dove avviene la magia della fecondazione, dove l’OVULO (il femminile) SCEGLIE LO SPERMATOZOO giusto (il maschile), quello la cui vibrazione è perfetta.

La narrazione ufficiale vorrebbe farci credere che è lo spermatozoo più veloce a vincere la corsa, come se fosse una semplice gara, perché nel loro paradigma la vita è competizione! Invece è la danza della Vita: un momento di pura magia, che dura anche ventiquattr’ore nelle quali l’ovulo roteando ed emettendo lampi di luce (biofotoni) sembra proprio danzare, con la finalità di scegliere (o anche no) lo spermatozoo.

Già da questi primi istanti si dovrebbe capire che la Vita si erge dalla fusione/unione del maschile con il femminile. Mi dispiace dirvelo, ma con due “principi” femminili o due “principi” maschili LA VITA NON SI SVILUPPA, né oggi, né mai. Mettetevelo dentro il cervello: potete urlare per impedire le riunioni, potete far saltare le conferenze, ma i risultati delle vostre azioni andranno contro di voi e contro la Vita.
Fa tristezza poi aver visto che tra le persone che più mi hanno attaccato e contestato c’è stato un medico (forse perché ha la figlia lesbica). Attenzione non un medico di famiglia qualunque, ma vegano e soprattutto animalista, quindi in teoria una persona sensibile e aperta mentalmente.
Qualunque medico che parli per esempio di aborto dovrebbe prima riprendere in mano il giuramento di Ippocrate: “Primum non nocere”. “Mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”.
Così tanto per ricordare, tralasciando il resto per pura decenza d’animo nei suoi confronti.

Concludo questo sfogo ringraziando Marina che da ben otto anni, con tutte le difficoltà del caso, organizza un evento importante a Bologna. Grazie per l’invito e per aver sempre avuto fiducia nella mia persona, per aver cercato in ogni modo di far ragionare gli animi feriti, ma chi osserva la realtà con gli occhiali neri dei pregiudizi e della rabbia non può vedere la vita per quella che è, ma solo quello che vuole vedere. D’altronde il Rifugio Alma Libre specifica chiaramente che “noi antispecistx, frocie, lelle e trans non accettiamo nessun confronto pacifico con certa gente di merda”. Capito l’antifona e l'amore per il prossimo?

L’amarezza è doppia perché quando si pensa ai giovani che si fanno in quattro per difendere giustamente i diritti degli animali, degli esseri più indifesi, e nella realtà si vede che sono più aggressivi e cattivi di tanta gente, beh questo fa riflettere.
Senza saperlo si comportano esattamente come quel Sistema che massacra gli animali; quel Sistema che loro stessi combattono. Inconsapevolmente si comportano come nel fascismo quando impedivano le conferenze non gradite al regime...

Ringrazio infine tutte le persone che sono arrivate anche da lontano per ascoltare quello che avevo da dire sul delicatissimo momento storico che stiamo vivendo, il “periodo del corona”, e sulle possibili vie di uscita, ma per qualcuno queste cose non si dovevano dire: l’ordine alla “manovalanza” era infatti di impedire la conferenza con ogni mezzo…
Nonostante tutto ringrazio anche chi mi ha attaccato perché così facendo mi hanno dato ancor più forza e linfa vitale per andare avanti!

Corrado Penna

I tamponi per “il nuovo coronavirus” (Cov-Sars-2) si basano su una tecnica della Reazione a Catena della polimerase (o più semplicemente PCR, dall’acronimo inglese), scoperta da Kary Mullis (insignito per questo del premio Nobel per la chimica nel 1993). Per la precisione si utilizza una tecnica leggermente modificata detta Reazione a Catena della Polimerase in Tempo Reale (RT-PCR).

L’articolo Research Techniques Made Simple: Polymerase Chain Reaction (PCR)(1) spiega chiaramente che: “la PCR è una tecnica molto sensibile che permette una rapida rilevazione e identificazione di sequenze genetiche utilizzando tecniche visuali basate sulla dimensione e sulla carica. Versioni modificate della PCR hanno permesso misure quantitative dell’espressione genetica con tecniche dette PCR in tempo reale.”

È chiaro quindi che questa tecnica non identifica virus necessariamente interi e attivi, ma frammenti di materiale virale, che vengono moltiplicati, come leggiamo sull’articolo Basic principles of quantitative PCR (2) , in modo da potere essere identificati.

Un’ennesima conferma dei limiti della PCR (applicata alla ricerca questa volta dei batteri), la troviamo leggendo l’articolo Advances and Challenges in Viability Detection of Foodborne Pathogens (3) laddove si precisa che il test della PCR ha un aspetto negativo, ovvero quello di “essere incapace di differenziare il DNA delle cellule morte e di quelle vitali”.

Forse a questo punto si capisce perché lo stesso scopritore di questa, per altro utilissima reazione biochimica, metteva in guardia dall’utilizzo diagnostico del test, e perché diversi studi mostrano la presenza di quantità non indifferenti di falsi positivi; è da notare che anche un 2% di falsi positivi non è da poco, specie se si fanno decine di migliaia di test al giorno.

Va premesso che uno dei fattori che possono causare facilmente un “falso positivo” nel contesto di un laboratorio che esegue diverse analisi in sequenza (mirate alla ricerca del medesimo agente infettivo) sono quelli indicati come “Amplification carryover contamination” ovvero dovuti ad amplificazione di contaminazioni dovute all’esame precedente (4) problemi di cui si discute ancora oggi, come possiamo leggere anche in un articolo recentissimo che tratta della prevenzione di tali errori (5).

Ciò vuol dire che anche il più accurato dei kit per l’identificazione di un frammento virale specifico e unicamente appartenente a un certo agente infettivo, può fallire per via di una contaminazione accidentale e/o di un imperfetto protocollo laboratoriale, anche se va detto che la RT-PCR dovrebbe avere molti meno problemi di contaminazione rispetto alla PCR standard (come possiamo leggere su vari articoli scientifici (6) ).

Veniamo quindi a un articolo Review of external quality assessments revealed false positive rates of 0-16.7%, with an interquartile range of 0.8-4.0%. Such rates would have large impacts on test data when prevalence is low (7) che si può leggere in in pre-pubblicazione (8), ma che è corredato di tutte le fonti del caso, e che mostra la presenza di diversi studi sulla precisione di questi test. A scanso di equivoci preciso che si tratta proprio di quei test; all’inizio dell’articolo si legge infatti: “L’uso di test su larga scala per il SARS-CoV-2 realizzati per mezzo della RT-PCR è un elemento chiave della risposta al COVID-19, ma poca attenzione è stata posta alla potenziale frequenza e all’impatto dei falsi positivi”.

Gli autori proseguono citando diversi studi con diverse precisioni che arrivano in taluni casi al 16,7% di falsi positivi; la maggior parte degli studi mostrano livelli di falsi positivi compresi tra 0,8% e 4%.

Un altro articolo in pre-pubblicazione, Diagnosing COVID-19 infection: the danger of over-reliance on positive test results (9) (ovvero Diagnosi dell’infezione da COVID-19: il pericolo della troppa confidenza nei risultati positivi del test) ci informa che “i dati sui test a base di PCR per virus simili mostrano che i test a base di PCR abbastanza falsi positivi da rendere i risultati positivi altamente inaffidabili su una larga scala di scenari realistici” e che, fino a quando non si troverà un modo di minimizzare questa problematica “i risultati positivi nelle persone asintomatiche che non siano stati confermati da un secondo test dovrebbero essere considerati sospetti”.

L’articolo Real-time RT-PCR in COVID-19 detection: issues affecting the results (10) ci informa che sono stati sviluppati diversi tipi di kit per i test RT-PCR per il virus SARS-CoV-2, ma con differente qualità, e che ovviamente ci possono essere errori dovuti a imprecisione dei tecnici di laboratorio. Dopo avere affermato la possibilità di falsi positivi e falsi negativi gli autori si concentrano soprattutto su questi ultimi riferendo di molti casi sospetti, con la presentazione clinica del covid-19 risultati però negativi al test scrivendo infine che “un risultato negativo non esclude la possibilità di infezione da COVID-19 e non dovrebbe essere utilizzato come l’unico criterio” per decidere come trattare il paziente.

Del resto anche con altri agenti infettivi si sono incontrate simili problematiche nel passato come leggiamo in articoli. Un controllo su test effettuati con la tecnica PCR un agente infettivo del pino (11) hanno mostrato a seconda dei vari studi (e forse dei diversi kit) falsi positivi tra il 3 e il 17,3%, test sulla clamidia (12) hanno ottenuto, un controllo su test con la PCR per la clamidia invece ha mostrato la presenza dell’11% di falsi positivi.

Adesso credo sia più facile comprendere quanto leggiamo su siti ufficiali australiani (13):

Può verificarsi una reinfezione? Ci sono state segnalazioni di apparente re-infezione in un piccolo numero di casi. Tuttavia, la maggior parte di queste segnalazioni descrive i pazienti risultati positivi entro 7-14 giorni dall'apparente guarigione. Studi immunologici indicano che i pazienti che si stanno riprendendo dal COVID-19 sviluppano una forte risposta anticorpale. È probabile che i test positivi subito dopo il recupero rappresentino l'escrezione persistente di RNA virale del nuovo coronavirus (COVID-19), e va notato che i test PCR non sono in grado di distinguere tra virus "vivo" e RNA non infettivo. Le linee guida australiane attualmente richiedono che i pazienti che hanno avuto il COVID-19 risultino negativi a due test realizzati a distanza di 24 ore prima di essere tolti dall'isolamento 14 .

E adesso veniamo ai 20.000 tamponi in più eseguito il 19 agosto (15) che mostrerebbero “una ripresa dei contagi”. Visto che l’un per cento di 20.000 è 200, visto che talora i falsi positivi sono anche più dell’un per cento, essenzialmente abbiamo un numero di “aumenti dei contagi” del tutto sovrapponibile ai falsi positivi che i test possono generare (16).

Ancora due parole sui test sierologici, le analisi del sangue per verificare la presenza di anticorpi. Sul sito istituzionale sanitario dell’azienza ATS di Milano leggiamo sul documento “Vademecum Coronavirus Strutture Sociosanitarie - Raccolta organizzata di stralci di disposizioni normative nazionali e regionali, note circolari e indicazioni di ATS” (17): “il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l’utilizzo di tali test non è, comunque, indicativo di un'infezione acuta in atto e, quindi, della presenza di virus nel paziente e del rischio associato a una sua diffusione nella comunità. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con differenti patogeni affini, quali altri coronavirus umani, il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico della infezione da SARS-CoV-2. Infine, l’assenza di rilevamento di anticorpi (non ancora presenti nel sangue di un individuo per il ritardo che fisiologicamente connota una risposta umorale rispetto al momento dell’infezione virale) non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica e il relativo rischio di contagiosità dell’individuo. (…) Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata da SARACoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test”.

Tutto questo significa in parole povere che se fai un esame del sangue per la rilevazione degli anticorpi al Sars-Cov-2 (il virus che causa la malattia denominata Covid-19) potresti:

- Risultare positivo perché contagiato in un passato non troppo recente quel coronavirus o anche un altro;

- Risultare negativo ma avere ugualmente in corso un’infezione asintomatica o un’infezione ai primissimi stadi;

- Risultare negativo al momento, ma ovviamente ci si può contagiare/ammalare anche il giorno dopo.

Quindi il risultato “positivo” significa tutto e niente, il risultato negativo significa tutto e niente; o meglio, chi risulta positivo farà ancora un tampone. Questo vuol dire che ci potrebbero essere molti falsi positivi al sierologico di persone che poi faranno un tampone di conferma (o smentita) con le incertezze che anche questo tampone significa (18).

Qualcuno forse si chiederà: ma se risulto positivo al virus, cioè ho gli anticorpi, non vuol dire che sono guarito? Che senso ha fare un tampone che potrebbe risultare positivo proprio per questi detriti virali ancora in circolazione dopo il contagio? Che senso ha fare un tampone a una persona che non ha avuto sintomi recenti e mostra un alto livello di anticorpi? Se è stata contagiata e non ha mostrato sintomi, visto che gli anticorpi si producono circa una settimana, visto che il periodo di incubazione è tra 2 e 12 giorni (19), la probabilità che questa persona non sia ancora guarita e possa nei giorni successivi diffondere il contagio c’è, sicuramente, ma è bassa, anche perché il patogeno è in circolazione da circa 8 mesi (alla data della stesura di queste righe). Il verificarsi di una particolare coincidenza (fare il test proprio 8 giorni dopo l’infezione, avere una incubazione piuttosto lenta e per giunta fare il test sierologico proprio nei giorni dell’incubazione); la probabilità è facilmente stimabile intorno al 3% (finestra di circa 8 giorni su un periodo di circa 240 giorni porta già a un 3,3%, ma poi considerando la coincidenza dell’incubazione lenta la probabilità è ancora minore).

Ho l’impressione quindi che con un test sierologico a tappeto si otterrà ben poco in termini di “diagnostica precoce dei contagi”, mentre è quasi sicuro che verranno individuati dei “falsi positivi”, che verranno sbandierati per “contagiati”, utilizzati per creare allarmismo, e rendere difficile la vita a tante persone assillate e asfissiate da norme restrittive di dubbia validità.

In Giappone infatti, paese molto più popoloso e soprattutto più densamente popolato, non sono mai state in vigore le ferree restrizioni che abbiamo visto in Italia e il numero delle morti, ad ora è attestato intorno alle 1.000 unità.

Note

1 Pubblicato su Journal of Investigative Dermatology 2013 Mar; 133(3): e6., autori Lilit Garibyan, Nidhi Avashia; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4102308/.

2 Pubblicato su Molecular Biotechnology. 2000 Jun;15(2):115-22, autore L Raeymaekers; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10949824/.

3 Pubblicato su Frontiers in Microbiology. 2016; 7: 1833, autori Dexin Zeng, Zi Chen, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5118415/.

4 Leggiamo sul sito di un laboratorio ( https://arcticzymes.com/applications/pcr-carry-over-prevention/) che “L'elevata sensibilità delle PCR, e in particolare delle PCR quantitative, rende il metodo soggetto a contaminazione, fornendo risultati falsi o imprecisi. I contaminanti trasferiti da precedenti PCR sono considerati una delle principali fonti di risultati falsi positivi. I contaminanti possono essere trasferiti da precedenti reazioni di amplificazione a causa di aerosolizzazione, oppure a causa di contaminazione per mezzo di pipette, superfici, guanti e reagenti.”

5 Preventing PCR amplification carryover contamination in a clinical laboratory, Pubblicato su Annals of Clinical Laboratory Science. Autumn 2004;34(4):389-96, autore Jaber Aslanzadeh; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15648778/.

6 Vedi per esempio Real-time PCR detection chemistry Pubblicato su Clinical Chimica Acta. 2015 Jan 15;439:231-50, autori E Navarro, G Serrano-Heras, M J Castaño, J Solera; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25451956/.

7 Autori Andrew N. Cohen, Bruce Kessel; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v1.full.pdf.

8 L’articolo non è quindi ancora stato sottoposto a revisione paritaria, la cui pre-pubblicazione che avviene però su un sito ( https://www.medrxiv.org/) di tutto rispetto nella cui home page vediamo il logo del prestigioso British Medical Journal (una delle riviste mediche più autorevoli al mondo) e dell’Università di Yale.

9 Autori Andrew N Cohen, Bruce Kessel, Michael G Milgroom; https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.26.20080911v3

10 Pubblicato su Expert Review of Molecular Diagnosis. 2020 : 1–2.autori Alireza Tahamtana Abdollah Ardebilib; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7189409/.

11 Transferability of PCR-based diagnostic protocols: An international collaborative case study assessing protocols targeting the quarantine pine pathogen Fusarium circinatum, pubblicato su Scientific Reports (2019), volume 9, Article number: 8195 autori Renaud Ioos, Francesco Aloi,et al.; https://www.nature.com/articles/s41598-019-44672-8.

12 The superiority of polymerase chain reaction over an amplified enzyme immunoassay for the detection of genital chlamydial infections, pubblicato su Sexual Transmitted Infections. 2006 Feb; 82(1): 37–40, autori H Jalal, H Stephen, A Al‐Suwaine, C Sonnex, and C Carne; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2563809/.

13 http://anmf.org.au/news/entry/covid-19-frequently-asked-questions a sua volta preso dal sito

https://www.health.gov.au/sites/default/files/documents/2020/03/coronavirus-covid-19-infor1mation-for-clinicians.pdf?fbclid=IwAR0sTlOk3KO32Bb8n6T97MSEi6omt0ZimWyb-rl0TJB2Pgqus6eB5jfsH5U (link non più attivo).

14 In lingua originale: “Can reinfection occur? There have been reports of apparent re-infection in a small number of cases. (…) It is likely that positive tests soon after recovery represent persisting excretion of viral, Novel coronavirus (COVID-19) 2 RNA, and it should be noted that PCR tests cannot distinguish between “live” virus and non-infective RNA .

15 Vedi per esempio l’articolo Coronavirus, il bollettino di oggi 19 agosto: 642 nuovi positivi, 7 morti e 364 guariti pubblicato su Repubblica il 19 agosto 2020 a cura di Elena Stabile; https://www.repubblica.it/cronaca/2020/08/19/news/coronavirus_il_bollettino_di_oggi_19_agosto_-264978553/.

16 La situazione è un po’ più complessa; da una parte il teorema di Bayes mostra che ci potrebbero essere anche più falsi positivi, dall’altra se davvero ci si limitasse ai contatti più prossimi ce ne potrebbero essere di meno, visto che il campione scelto non è casuale. Tutto sommato una stima dell’1% di falsi positivi, potrebbe essere realistica o anche una sottostima.

17 https://www.ats-milano.it/Portale/Portals/0/AtsMilano_Documenti/Vademecum%20COVID19_UdO_sociosan_260620_3daea6d3-daf1-4869-9dc6-6d5cfc908ab3.pdf

18 Questo è quello che viene ufficialmente previsto da disposizioni ministeriali, vedi per esempio qui: https://www.orizzontescuola.it/wp-content/uploads/2020/08/circolare-ministero-salute.pdf.

19 https://www.ars.toscana.it/2-articoli/4247-coronavirus-2019-ncov-cina-cosa-e-trasmissione-incubazione-sintomi-assistenza-clinica-prevenzione.html#incubazione.

Marcello Pamio

Ecco uno dei tanti kit in commercio per il Sars-Cov-2. Si chiama RealStar®ed è prodotto dalla società tedesca Altona Diagnostics.
Il test è stato registrato con il nome: SARS-CoV-2 RT-PCR Kit 1.0
La cosa interessante è che nel manuale di istruzioni del kit è scritto a chiare lettere: “For research use only (RUO)! Not for use in diagnostic procedures”. Quindi SOLO per uso di ricerca e NON PER PROCEDURE DIAGNOSTICHE!!!

Più chiaro di così!

D’altronde lo ha sempre sostenuto anche il biochimico Kary Mullis, premio Nobel per la chimica nel 1993 proprio per aver scoperto la tecnica PCR: NON SI USA PER FARE DIAGNOSI!
Oggi cosa fanno i medici e le istituzioni? Milioni di test (PCR) proprio per fare diagnosi.
O sono ignoranti come il paltano, oppure sono in totale malafede. A voi la scelta…

Ecco il link per scaricare il manuale del kit
https://altona-diagnostics.com/files/public/Content Homepage/- 02 RealStar/INS - RUO - EN/RealStar SARS-CoV-2 RT-PCR Kit 1.0_WEB_RUO_EN-S02.pdf

Marcello Pamio

Partiamo subito dicendo che le forze in gioco sono ripetitive e assolutamente scontate: le strategie che adottano infatti sono sempre le medesime.
Questa strategia sociale del Problema-Reazione-Soluzione è usata da millenni e ancora non ha perso lo smalto nel condizionare le masse di pecoroni addormentati e anestetizzati.
Il Sistema vuole mettere in atto una Soluzione, già bella pronta e pianificata, e non deve far altro che creare un Problema. Tutto qua. La Reazione è quasi sempre emotiva delle masse che accetta di buon grado la Soluzione. Un esempio magistrale per tutti è l’11 settembre 2001...
Oggi il Problema non è il terrorismo (non si parla più infatti di al-Qaeda, Isis, ecc.), ma un pericolo molto subdolo e invisibile: i virus!
In questo brodo sociale per giustificare la seconda ondata (mediatica) del corona, tanto osannata e acclamata dai virologi venduti dell’establishment, era ovvio che doveva verificarsi qualcosa che giustificasse le nuove ordinanze, le prossime restrizioni e i prossimi DPCM.
Chi meglio dei giovani poteva incarnare il perfetto capro espiatorio? Lo andavano dicendo da settimane i vari esperti: “il virus potrebbe colpire i giovani”; “i giovani saranno i prossimi contagiati”, ecc.

Discoteche queste maledette
Il governatore del Veneto Luca Zaia, ammirato da personaggi come De Benedetti (e questo dovrebbe far riflettere chi ha ancora il cervello connesso col resto del corpo), spedisce casualmente i carabinieri nelle discoteche con tanto di telecamera per filmare gli assatanati ballerini e avere così in mano la pistola fumante degli assembramenti!

Verrebbe da dire che al diversamente-astuto Zaia gli è sfuggito un piccolissimo particolare: le discoteche sono luoghi di assembramento per antonomasia. Se volevano veramente impedire lo scempio di un ritrovo di giovani in uno spazio limitato la soluzione era semplicissima: bastava non aprire le discoteche. Troppo semplice, vero?

Ovviamente l’apertura delle disco era funzionale proprio per ottenere gli assembramenti, e quindi creare il Problema, per poi attendere la Reazione dei sudditi (indignazione, preoccupazione e anche rabbia) e presentare infine la Soluzione: nuove restrizioni nell’attesa della seconda ondata e della seconda chiusura dell’Italia! Tutto estremamente chiaro e limpido.
Affinché il giochetto funzioni perfettamente era d’obbligo l’ombrello dell’emergenza sanitaria, per cui il governo non poteva non prorogarla, almeno fino al 15 ottobre, così da includere anche la riapertura delle scuole. Con la ripartenza delle classi è scontato che avverranno i primi “focolai” infettivi, anche perché per la prima volta nella storia dell’umanità un qualsiasi sintomo, dal colpo di tosse alla diarrea fulminante, è classificato e purtroppo gestito come Covid-19, come fosse mortale.

Patologia così letale che per sapere se hai preso il virus devi farti degli esami!

Il caso degli asintomatici è emblematico.
Se veramente credete che gli asintomatici (cioè persone sanissime senza sintomi) siano un problema per il Paese, allora la follia ha fatto breccia anche nel vostro cervello.
Volete sapere qual è il segreto di Pulcinella? Gli asintomatici, i tamponi, le discoteche e gli assembramenti sono funzionali per far crescere il numero dei positivi così da gonfiare i dati e giustificare le attuali e prossime decisioni golpiste di un governo che nessuno ha votato.
Ricordo che in tutto questo i media sono al primo posto per responsabilità. Creano e inducono panico e psicosi nelle masse. Masse che purtroppo continuano ad abbeverarsi alle loro fonti tossiche.

Nuove restrizioni
Decisioni come l’ordinanza firmata oggi dal burattino Luca Speranza, che entrerà in vigore domani: lunedì 17 agosto.
In pratica diventa obbligatorio “dalle ore 18 alle ore 6 sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale
Hanno anche sospeso le attività di ballo, le discoteche e locali assimilati.
Le discoteche hanno assolto il loro compito e quindi non servono più.

La cosa estremamente interessante è una ordinanza emanata il giorno dopo ferragosto che presenta il virus come un vampiro assetato di sangue che esce dalla tomba al calar del sole per tornarsene a casa alle prime luci del mattino. Ambiguo comportamento per un agente virale.
Oltre a quanto detto prima hanno anche voluto dare il colpo di grazia alle attività commerciali che più lavorano in estate: i locali all’aperto come bar, birrerie, ristoranti, ecc. Colpendo non a caso la fascia oraria più importante: dalle 18 alle 6. Perché non di mattina o nel primo pomeriggio?
Prendendo di mira uno dei pochi momenti di svago dei giovani. Fino a settembre la birra o lo spritz in compagnia, te lo sorseggi con la mascherina.
La sicurezza della nazione richiede questi e molti altri sacrifici che verranno…
Lo stanno facendo per noi!

Il seguente grafico mette in luce la strategia di creazione artificiale della seconda ondata del virus. I casi positivi (in rosso) stanno crescendo a dismisura (gonfiando le statistiche) grazie ai tamponi, ma i morti sono sempre praticamente azzerati.

Marcello Pamio

Tra le sedie a rotelle per i nuovi disabili, i collari elettrificati per mantenere la distanza e i water ad ultravioletti per sterilizzare dai virus le giovani natiche, il ministero dell’istruzione e il governo stanno firmando in queste ore il protocollo di sicurezza delle scuole. Menti geniali sopraffine stanno lavorando giorno e notte per disegnare e forgiare la nuova scuola italiana.
Attendiamo il documento ufficiale, ma stando ad alcune indiscrezioni le cose si fanno interessanti...

In caso di un alunno positivo TUTTA la classe andrà in quarantena per i canonici 14 giorni, e sarà poi a discrezione della ASL di competenza decidere se tutti gli alunni della classe verranno sottoposti al tampone, come pure estendere i test anche ai ragazzi delle altre sezioni.
Quindi basta UN solo bambino con febbre, diarrea, flatulenza persistente o tosse e un tampone positivo (poco importa se si tratta di uno dei tantissimi falsi-positivo) per far scattare l’allarme rosso in tutta la scuola.
Se per caso dovessero stanare due o più contagi tra le piccole canaglie di uno stesso istituto, Dio ce ne scampi: la ASL potrà chiudere il comprensorio, mettendo i sigilli sulle porte e imponendo lezioni a distanza.

Attenzione, se state pensando che i problemi siano finiti qui state sbagliando di grosso perché è ancor più complesso il caso degli insegnanti di scuola media o superiore.
Per gli insegnanti risultati positivi si esamineranno i contatti con studenti e altri colleghi nelle precedenti 48 ore per decidere chi tamponare o mettere in quarantena.
Se il docente è negativo ma per sua sfortuna ha avuto contatti a “rischio”, andrà in isolamento domiciliare soltanto lui e proseguirà le lezioni a distanza.

In qualsiasi caso sarà necessario riorganizzare tutta la didattica con un modello misto di lezioni in presenza e via web.
Anche un essere privo di encefalo potrà capire che fare scuola in siffatta maniera è follia coagulata, sia per i ragazzi che per il corpo docente. La scuola da centro focale dell’insegnamento e della pedagogia si sta trasformando in un campo di concentramento dove tutti, per la propria sopravvivenza o semplicemente per non finire in quarantena, saranno in lotta perenne con tutti.
I ragazzi guarderanno i compagni (da lontano senza toccarsi) con occhio critico per denunciare al preside chi non rispetta le regole imposte (mascherina e distanziamento), e lo stesso faranno gli insegnanti con gli studenti. Nei corridoi ritornerà la locuzione latina: Mors tua vita mea!

La scuola dovrebbe essere dopo la famiglia la principale sede di socializzazione e formazione della personalità; il luogo dove fornire tutti gli strumenti necessari per crescere culturalmente, psicologicamente e socialmente. Oggi invece sta diventando sempre più simile ad una fabbrica stile “Tempi moderni” di Charlie Chaplin: una sottile catena di montaggio che sforna giovani alienati alla Vita…
Nel silenzio dei media, sempre compiacenti a chi paga di più; nel silenzio assordante di pediatri, pedagogisti e psicologi questi sciacalli vestiti da agnelli stanno devastando una delle istituzioni più importanti in assoluto!
Come può andare bene un simile scempio? Com’è possibile che molti genitori non se ne stiano preoccupando minimamente?

Corrado Penna

In certi casi gli anticorpi prodotti da una prima esposizione al virus naturale o al vaccino (che significa esposizione al virus inattivato o ad alcune proteine del virus stesso) possono rafforzare la capacità dell’agente infettivo di penetrare nelle nostre. Per esempio può capitare (con alcuni virus, non con tutti) quando sta svanendo l’immunità fornita dagli anticorpi passati con il latte materno e si viene in contatto con il virus, o quando si viene contagiati successivamente a una vaccinazione.

A questo punto si pone un problema: le sperimentazioni sul vaccino come possono appurare realmente l’esistenza di un tale fenomeno? Occorrerebbe esporre i vaccinati al virus vivo, ovvero infettarli dopo che si è appurata una produzione sufficiente di anticorpi. Si realizzeranno mai simili esperimenti (che fino ad ora esperimenti non sono stati eseguiti)? Sarebbe etico?

Ma per iniziare cerchiamo di fornire informazioni su questo fenomeno noto come ADE (Antibody-Dependent Enhancement che potremmo tradurre come “rafforzamento dipendente dagli anticorpi”).

Leggiamo su un articolo di giornale (1) che il vaccino in questione potrebbe in teoria anche aumentare la gravità di una infezione da Covid-19. Citando un articolo pubblicato sulla famosa rivista scientifica Nature che porta talora alla produzione di anticorpi in grado di legarsi ai virus facilitandone l’ingresso all’interno delle cellule, favorendo di conseguenza l’infezione, invece che bloccarla. Non sempre, non con tutte le persone, non con tutti i virus, non con tutti i livelli di anticorpi, ma questo fenomeno si è già riscontrato in passato con diversi virus, compresi alcuni coronavirus.

E adesso veniamo a un articolo pubblicato sul sito di un’azienda che si occupa anche della produzione di vaccini contro l’influenza: Paul Perreault, CEO di CSL(2): non affrettiamo la realizzazione del vaccino per il COVID-19 (3). Il sottotitolo dell’articolo è ancora più esplicativo e mostra una preoccupazione alquanto rilevante e diffusa: Unendosi a scienziati ed esperti medici, Perreault richiede rigore, precisione e il tempo necessario per garantire la sicurezza del vaccino.

Leggiamo in tale articolo:
Tutti vogliono convincere tutti ad accelerare e cercare di sbarazzarsi del nastro rosso”, ha detto Perrealt al Financial Times (www.ft.com/content/2b6f7068-8188-4cc6-bce4-97fb8b1f5178?list=intlhomepage). “Ma una parte dei motivi per cui quel nastro rosso sta lì, sono motivi di sicurezza; quando sai che dovrai somministrare miliardi di dosi di questo vaccino, vuoi assicurarti di fare la cosa giusta.”

CSL (…) Ha lanciato cinque progetti rivolti a COVID-19, tra cui un candidato al vaccino lanciato dai ricercatori dell'Università del Queensland. CSL Behring è anche membro fondatore della CoVIg-19 Plasma Alliance, un gruppo delle principali società al mondo che stanno lavorando insieme su un prodotto “iperimmune” (www.cslbehring.com/vita/2020/taking-plasma-treatment-to-the-next-level-with-a-hyperimmune) come potenziale trattamento.

(…) Perreault ha sollevato il problema di come alcuni vaccini abbiano causato un potenziamento dipendente dagli anticorpi (ADE). A causa di tale ADE, una persona vaccinata può sperimentare una forma ancora peggiore della malattia invece che essere immune da essa - qualcosa che è accaduto con un vaccino per la febbre dengue, ha detto Perreault. Questa realtà evidenzia la necessità di rigorosi studi e revisioni prima di distribuire un vaccino a persone di tutto il mondo, ha affermato.

Lo stesso problema è stato sollevato sulla rivista The Scientific American (www.scientificamerican.com/article/the-risks-of-rushing-a-covid-19-vaccine/) e dalla dottoressa Kate Sullivan, direttrice del reparto di allergia e immunologia presso l'ospedale pediatrico di Philadelphia e consulente della Immune Deficiency Foundation [fondazione sul deficit immunitario].

Leggiamo su The Scientific American: “Solo gli Stati Uniti hanno in programma di vaccinare centinaia di milioni di persone con il primo [vaccino] candidato che si dimostri funzionale. Un grave evento avverso ogni mille, per un vaccino somministrato a 100 milioni di persone significa danni a 100.000 persone altrimenti sane”, ha scritto William Haseltine, Ph.D., ex professore della Harvard Medical School e fondatore dei dipartimenti di ricerca sul cancro e l'HIV/AIDS della medesima università.

Sullivan ha spiegato la questione dell’ADE in un recente video su YouTube per i pazienti su come funzionano gli anticorpi e sul perché un vaccino richiederà tempo (youtu.be/19fxBpXvqt8).

Nel rafforzamento dipendente dagli anticorpi, gli anticorpi agiscono come una spugna e attirano più virus nelle cellule invece di bloccarne l'ingresso, ha detto Sullivan. “Quindi non succede chiaramente con ogni vaccino e non succede in tutte le persone che ricevono il vaccino”, ma è una questione che deve comunque essere investigata completamente prima che venga distribuito, ha detto. (…)

Piccola rassegna di studi scientifici

L’articolo Out of the frying pan and into the fire? Due diligence warranted for ADE in COVID-19 (4) (che già nel titolo accenna al rischio di finire “dalla padella nella brace”) ci spiega come il fenomeno dell’ADE si verifica con la re-infezione da virus Dengue (5) ma anche con le re-infezioni da parte di virus di altre famiglie come quella per l’appunto dei Coronaviridae.

Di conseguenza, lo sviluppo dei vaccini contro la patologia Covid-19 deve appurare che non si verifichi tale fenomeno che potrebbe causare un problema a livello mondiale oltre che causare un calo di fiducia da parte della popolazione nei confronti della scienza medica. L’articolo accenna, come già detto nell’introduzione, che il fenomeno dipende dal livello di anticorpi sviluppati dal paziente.

Antibody-dependent enhancement (ADE) is an atypical immunological paradox commonly associated with dengue virus re-infection. However, various research models have demonstrated this phenomenon with other viral families, including Coronaviridae. Recently, ADE in SARS-CoV-2 has emerged as one hypothesis to explain severe clinical manifestations. Whether SARS-CoV-2 is augmented by ADE remains undetermined and has therefore garnered criticism for the improper attribution of the phenomenon to the pandemic. Thus, critical evaluation of ADE in SARS-CoV-2 vaccine development will be indispensable to avoid a global setback and the erosion of public trust, e ricorda la storia recente del Dengvaxia, il primo vaccino a virus vivo attenuato contro il virus Dengue, che ha messo a rischio gli individui che non erano stati ancora a contatto con virus, e che ha causato mancanza di fiducia nella sanità pubblica e nei vaccini (in quelle regioni in cui il Denvaxia è stato somministrato). Nell’articolo si specifica che l’analisi di modelli animali (leggasi esperimenti su cavie animali) non ha mostrato al momento esempi di ADE associati al Covid-19, ma le cavie animali non sono esattamente esseri umani, come ci ricorda l’articolo Obstacles and advances in SARS vaccine development (6) (Ostacoli e progressi nello sviluppo di un vaccino per la SARS) nel quale leggiamo che la loro funzionalità “può essere intralciata dalla mancanza di una similarità patologica con la malattia umana”.

E ancora che “la difficoltà nello sperimentare su modelli animali per l’ADE dipende dalla condizione che se l’ADE non è osservato non è detto che i vaccini siano sicuri nell’uomo riguardo all’ADE stesso. Al contrario se in un modello animale si manifesta l’ADE, possiamo imparare di più sul meccanismo dell’ADE indotto da SARS, il che può aiutarci a formare le basi per le linee guida di sviluppo di un vaccino sicuro”.

L’articolo Evaluation of Antibody-Dependent Enhancement of SARS-CoV Infection in Rhesus Macaques Immunized with an Inactivated SARS-CoV Vaccine (7) ci informa che è stato documentato il fenomeno dell’ADE indotto da vaccini contro i coronavirus della SARS (SARS-CoV) mentre con un altro vaccino, la sperimentazione su macachi rhesus tale fenomeno non si sarebbe presentato. Questo però, alla luce di quanto appena sottolineato sui “modelli animali” (esperimenti su cavie) può significare ben poco.

Note

1 Coronavirus, ecco come funziona il vaccino di Oxford. Oltre 32mila persone disposte a inocularsi Sars Cov 2 per testarlo, pubblicato su Il fatto quotidiano del 25 luglio 2020 e scritto da Peter D’Angelo; https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/25/coronavirus-ecco-come-funziona-il-vaccino-di-oxford-oltre-32mila-persone-disposte-a-inocularsi-sars-cov-2-per-testarlo/5878983/ .

2 A tale azienda fa capo anche la Siqirus, che si occupa di Vaccini anti-influenzali dopo avere acquisito la relativa branca dall’azienda Novartis, e che ha stipulato con la maggior parte degli Stati dell’Unione Europea un contratto preventivo per l’eventuale realizzazione e vendita di vaccini contro una prossima “pandemia influenzale”.

3 Articolo pubblicato il 13 luglio 2020 e scritto da Debra Moffitt, titolo originale CSL CEO Paul Perreault: Don't Rush the COVID-19 Vaccine; https://www.cslbehring.com/vita/2020/csl-ceo-paul-perreault-do-not-rush-the-covid19-vaccine.

4 Pubblicato su Microbes and Infection 2020 Jun 24 [ la pubblicazione on line precede quella su carta stampata], autori J M.Coish , A J.MacNeil; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7311339/.

5 l’ADE infatti è responsabile per il 90% del fenomeno delle febbri emorragiche e delle sindromi da shock indotte da tale virus,

6 Pubblicato su Vaccine 2006 Feb 13; 24(7): 863–871, autrice Deborah R. Taylor; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7115537/.

7 Pubblicato su Virologia Sinica 2018 Apr; 33(2): 201–204, autori Fan Luo, Fan-Lu Liao, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6178114/.

Marcello Pamio

Mi permetto di estrapolare l’interessantissimo ma corposo documento del prof. Marco Mamone Capria dedicato al recente rapporto congiunto Istat-ISS dal titolo: “Impatto nell'epidemia COVID-19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a SARS-Cov-2”.
Il prof Mamone Capria è un epistemologo e docente di matematica all’Università di Perugia, quindi va detto per inciso che non è un medico, e appunto la sua disamina prende in considerazione esclusivamente i dati pubblicati.
La prima osservazione fatta riguarda l’incoerenza tra i dati dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) e quelli dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità). Paradossalmente i due enti spesso non vanno proprio d’accordo.
Un esempio per tutti: la mortalità dell’influenza. Secondo l’Istat i decessi sarebbero centinaia, mentre per l’ISS sarebbero svariate migliaia.
Com’è possibile una simile discrepanza?

Ecco la tabella ricavata dai dati Istat

Mentre questa è dell’ISS

Prendiamo la stagione influenzale 2014-15 come esempio, sapendo che la maggior parte delle morti per influenza avviene durante i primi quattro mesi del 2015.
Per l’ISS il numero dei decessi attribuiti all’influenza è 20.259, mentre per l’Istat solo 675: un numero 30 volte inferiore! Differenza questa che non aiuta molto la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche.
Il punto da sottolineare è che l’ISS attribuisce molte più morti dell’Istat.
La cosa diventa assai interessante quando si entra nel terreno del COVID-19, perché il virus è riuscito a fare miracoli sotto vari punti di vista, e in questo caso è riuscito a riunire le due entità.

Incredibilmente hanno cominciato a produrre rapporti congiunti e questo fa ovviamente nascere alcune domande...
Come avranno fatto per esempio a mettersi d’accordo sui decessi, usando due metodologie che finora hanno portato a risultati così divergenti? E soprattutto quali risultati sono stati ottenuti da questo connubio?
I risultati ce li hanno sbattuti in faccia fin da subito: 9 persone su 10 sarebbero, secondo il rapporto congiunto, morte SOLO per il virus!
Ecco la conclusione del Rapporto: «COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2, mentre per il restante 11% le cause di decesso sono le malattie cardiovascolari (4,6%), i tumori (2,4%), le malattie del sistema respiratorio (1%), il diabete (0,6%), le demenze e le malattie dell’apparato digerente (rispettivamente 0,6% e 0,5%)».

Inoltre il «COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono infatti concause di morte preesistenti a COVID-19 nel 28,2% dei decessi analizzati»
Qualcuno sta forse giocando con i numeri?
Dico questo perché stando al rapporto dal titolo “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da SARS-CoV-2 in Italia - Aggiornamento del 9 luglio 2020” dell’ISS (basato su 3.857 cartelle cliniche) “la percentuale di deceduti SENZA altre patologie è il 4%”.
Com’è possibile che per l’ISS/Istat la percentuale di decessi senza altre patologie è del 28,2% mentre per l’ISS è solo del 4%? Stiamo parlando di un aumento del 700%?

Ecco di seguito le due tabelle messe vicine per meglio vedere le differenze.

Le percentuali in cui una malattia compare come “patologia preesistente” e, rispettivamente, come “concausa” di morte, mostrano vistose differenze.
Come mai il diabete per esempio passa dal 30% al 16%, riducendosi di metà; oppure l’ipertensione dal 66% al 21%, con una riduzione di ben tre volte?
Quali sono i dati corretti o che più si avvicinano alla realtà?
L’affermazione che il 28,2% dei decessi di pazienti con tampone positivo non avessero concause importanti risulta quindi estremamente dubbia, e di sicuro non adeguatamente argomentata.

Conclusione
La conclusione è abbastanza scontata: il Covid-19 ha fatto letteralmente sparire moltissime cause di morte “tradizionali”, ha eclissato le morti per il complesso delle similinfluenze, ha fatto sparire le infezioni ospedaliere, i morti per inquinamento e dulcis in fundo ha magicamente eclissato tutti gli errori medici (le cause iatrogene causano circa 45.000 morti all’anno)…
Chi può infatti arrogarsi il diritto di stabilire con certezza assoluta che una persona anziana, magari obesa con diabete mellito e una cardiopatia ischemica grave, risultando positiva al tampone è morta sicuramente SOLO per Covid-19? Questa persona avrebbe superato l’inverno indenne se non fosse stata infettata da SARS-CoV-2 o da un altro delle centinaia di virus similinfluenzali circolanti?
Nessuno sano di mente può stabilire una simile correlazione, a parte ovviamente la “medicina basata sulle evidenze”. Dove per “evidenze” s’intende il diktat del regime: TUTTI I DECESSI SONO COVID-19!
Alla fine era abbastanza scontato che il “matrimonio” forzato e probabilmente imposto dall’alto, tra Istituto Superiore di Sanità e Istat avrebbe difeso a oltranza e a spada tratta tutta la linea governativa, infischiandosene impunemente di tutte le migliaia di persone decedute e dei rispettivi parenti.

Marcello Pamio

Qui di seguito la traduzione di alcuni passaggi salienti del documento ufficiale (aggiornato il 23 maggio 2020) intitolato “Interim Guidelines for COVID-19 Antibody Testing Interim Guidelines for COVID-19 - Antibody Testing in Clinical and Public Health Settings” [1], ovvero “Linee guida provvisorie per i test degli anticorpi al COVID-19 - Misurare gli anticorpi in contesti clinici e di salute pubblica”.

Dalla sua lettura si conclude che i test sierologici sono ancora in una fase sperimentale, il cui uso è stato autorizzato in tempi rapidi in base all’emergenza, ma che ci sono ancora molte incertezze.
Da notare che si raccomanda l’utilizzo dei test principalmente su gruppi persone che si sospetta fortemente possano essere state contagiate, altrimenti i “falsi positivi” su un campione in cui ci fosse un’ampia percentuale di non contagiati (per il ben noto “teorema di Bayes” nell’ambito del calcolo delle probabilità) potrebbero ammontare ad una rilevante percentuale dei test somministrati.

Da tenere presente che con le incertezza già sottolineate, i test sierologici potrebbero anche indicare un’infezione in via di declino (in via di guarigione dopo alcune manifestazioni sintomatiche, o anche in assenza di sintomi) con conseguente segnalazione all’autorità sanitaria locale e quarantena obbligatoria (fino a quando un successivo tampone risultasse negativo). E se davvero si fosse infetti, lo si potrebbe anche capire, ma quando si fanno test a tappeto (come appena rilevato) i falsi positivi sono assicurati dalle ferree leggi della matematica.

Per contro nel documento si legge che una persona con un livello relativamente alto di anticorpi, sebbene presumibilmente oramai immune, non verrebbe considerata immune a tutti gli effetti perché ancora mancano certezze sui livelli protettivi di anticorpi; questo vuol dire che se anche il test mostra che una persona ha contratto l’infezione da tempo, ha sviluppato gli anticorpi specifici, e non è più infettiva, non avrà un lasciapassare che la esimia dall’obbligo del distanziamento sociale e dell’uso di dispositivi di protezione individuali (guanti, mascherine etc.).

Se invece una persona risultasse totalmente negative al test (come dovrebbe risultare buona parte della popolazione, almeno in teoria) saprà solo che potrà ancora contrarre l’infezione (a meno che non l’abbia contratta da pochi giorni in maniera tale che gli anticorpi non siano rilevabili); a questo punto l’unica soluzione per monitorare lo stato di questa persona (in maniera peraltro approssimativa) sarebbe la ripetizione del test ogni settimana o ogni dieci giorni.

NB: le sigle COVID-19 (malattia da “nuovo coronavirus”) e SAR-CoV-2 (il virus che genera tale malattia) sono sostanzialmente equivalenti, sebbene la prima indichi per esattezza la patologia e la seconda l’agente patogeno.

Linee guida provvisorie per I test degli anticorpi al COVID-19 - Misurare gli anticorpi in contesti clinici e di salute pubblica.

I dati che forniranno informazioni per una guida all’uso dei test sierologici stanno rapidamente evolvendo. Le raccomandazioni per l’uso dei test sierologici per determinare l’immunità protettiva e l’infettività tra persone recentemente infettate dal SAR-CoV-2, saranno aggiornati man mano che nuove informazioni saranno disponibili.

Riassunto
Metodi sierologici sono stati sviluppati e avranno importanti utilizzi in ambito clinico e nella salute pubblica per monitorare e rispondere alla pandemia di COVID-19.

- Gli esami sierologici per il SARS-CoV-2 hanno l’Autorizzazione per l’Utilizzo di Emergenza (Emergency Use Authorization - EUA) da parte della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA), la quale ha controllato in maniera indipendente la loro efficacia.

- Al momento non c’è nessun vantaggio noto nell’usare un qualsiasi test che misuri i livelli di IgG[2], IgM[3] e IgG assieme, o i livelli totali di anticorpi.

- È importante che vengano minimizzati i falsi positivi scegliendo un test che abbia un’alta specificità e testando popolazioni e individui con un’elevata probabilità di precedente esposizione al SARS-CoV-2. Alternativamente un algoritmo di esame ortogonale (per esempio impiegare due test indipendenti in sequenza quando il primo risulta positivo) può essere utilizzato quanto è basso il valore predittivo di un potenziale positivo con un singolo test.

- Gli anticorpi comunemente sono individuabili da 1 a 3 settimane dopo l’inizio dei sintomi, momento nel quale l’evidenza mostra che l’infettività è fortemente diminuita e che è stato sviluppato un qualche grado di immunità da un’infezione futura. Tuttavia servono dati addizionali prima di modificare delle raccomandazioni di salute pubblica basate sui risultasti sierologici, incluse le decisioni sull’interrompere il distanziamento sociale e l’uso di dispositivi di protezione individuale.

Contesto
Gli esami sierologici per il SARS-CoV-2, adesso ampiamente disponibili, possono giocare un ruolo importante nel comprendere l’epidemiologia del virus nella popolazione generale e nell’identificare gruppi a più alto rischio di infezione. A differenza dei metodi di individuazione diretta del virus come gli esami ad amplificazione dell’acido nucleico o basati sull’individuazione dell’antigene, che possono effettivamente scoprire le persone con infezione acuta, i test degli anticorpi aiutano a determinare se l’individuo sottoposto a esame è stato mai infettato – anche se quella persona non ha mai mostrato sintomi. I test sierologici individuano indirettamente un’infezione che sta declinando o un’infezione passata di SARS-CoV-2, misurando la risposta umorale[4] al virus del soggetto esaminato. Di conseguenza i test sierologici non rimpiazzano generalmente i metodi di individuazione diretta quali strumenti principali per la diagnosi di un’infezione attiva dell’infezione da SARS-CoV-2, ma hanno diverse importanti applicazioni nel monitorare e rispondere alla pandemia del COVID-19.

Sebbene i test sierologici non dovrebbero essere utilizzati in questo momento per determinare se un individuo è immune, essi possono aiutare a determinare la proporzione di una popolazione precedentemente infettata con il SARS-CoV-2 e fornire informazioni sulle popolazioni che potrebbero essere immuni e potenzialmente protette. Quindi gli andamenti demografici e geografici dei risultati dei test sierologici possono aiutare a determinare quali comunità hanno sperimentato un tasso di infezione maggiore e quindi potrebbero avere un maggior tasso di immunità di gregge. In alcuni casi I risultati dei test sierologici potrebbero aiutare a identificare persone potenzialmente infettate con il SARS-CoV-2 e determinare chi si potrebbe qualificare come donatore di sangue che può essere utilizzato per la creazione di plasma immune come possibile trattamento per quelli che sono gravemente ammalati di COVID-19.

Sviluppo degli Anticorpi e immunità
Quasi tutti gli individui con Sistema immunitario funzionante svilupperanno una risposta immunitaria in seguito a infezione da SARS-CoV-2. Come le infezioni da parte di altri patogeni, l’infezione da SARS-CoV-2 stimola lo sviluppo di anticorpi IgM e IgG, che sono i più utili per stabilire la risposta anticorpale perché poco è noto della risposta delle IgA nel sangue.

Gli anticorpi in alcune persone possono essere riscontrati entro la prima settimana di insorgenza della malattia. Le infezioni da SARS-CoV-2 sono in qualche modo inusuali perché gli anticorpi IgM e IgG aumentano contemporaneamente nel siero nel giro di due o tre settimane dall’insorgere della malattia. Quindi non è comune rilevare le IgM senza le IgG. Non è noto per quanto a lungo gli anticorpi IgM e IgG rimangono riscontrabili rimangono riscontrabili rimangono riscontrabili in seguito all’infezione.

Inoltre può anche essere verificata la produzione di anticorpi neutralizzanti. Gli anticorpi neutralizzanti inibiscono la replicazione virale in vitro, e come con molte altre malattie infettive, la loro presenza è correlata con l’immunità nei confronti di una infezione futura, almeno temporaneamente.

La ricorrenza della malattia da COVID-19 appare molto rara, suggerendo la presenza di anticorpi che potrebbero conferire almeno un’immunità di breve termine all’infezione da SARS-CoV-2.

Consistentemente con questa osservazione, una infezione primaria sperimentale nei primati e una successiva produzione di anticorpi ha indotto protezione dopo reinfezione quando i primati sono stati reinfettati. Inoltre, lo sviluppo degli anticorpi negli uomini, si correla con una marcata diminuzione del carico virale nel tratto respiratorio. Prese assieme, queste osservazioni suggeriscono che la presenza di anticorpi potrebbe diminuire l’infettività di una persona e offrire un qualche livello di protezione dalla reinfezione. Tuttavia, mancano dati definitivi, e rimane incerto se gli individui con anticorpi (neutralizzanti o totali) siano protetti da una reinfezione da SARS-CoV-2, e in tal caso quale sia la concentrazione di anticorpi necessaria per conferire protezione.

Similmente su un documento dell’Università del Minnesota intitolato COVID-19: The CIDRAP Viewpoint[5] si legge:

I test sugli anticorpi possono fornire prova di una corrente o precedente infezione, perché indicano che il corpo ha prodotto una risposta immunitaria al virus. La formazione di anticorpi a seguito di un’infezione può richiedere più di una settimana; come tale, i test degli anticorpi non sono generalmente destinati ad essere utilizzati come strumento diagnostico per confermare l'infezione acuta, tranne in circostanze inusuali. Né è chiaro se l'avere gli anticorpi contro il virus proteggano qualcuno da una infezione futura. I pro e i contro di ogni test dovrebbero essere resi chiari ai leader politici, alle agenzie di sanità pubblica, ai sistemi sanitari e alla popolazione.

Per aggirare alcune delle carenze, il CDC ha raccomandato che gli operatori sanitari usino solamente test della più alta qualità, con il massimo livello di specificità; ha raccomandato che, su coloro che risultino positivi, conducano ripetuti controlli per verificarne il risultato; ha raccomandato di concentrare i test su pazienti con una storia di sintomi simili a quelli del Covid.

Note

[1] https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/lab/resources/antibody-tests-guidelines.html?deliveryName=USCDC_2067-DM290

[2] Immunoglobuline G, il cui alto livello indica in genere una infezione avvenuta tempo addietro, perché il loro numero aumenta dopo un po’ di tempo dall’avvenuta infezione.

[3] Immunoglobuline M, il cui valore indica in genere una infezione recente, in quanto il loro numero aumenta in genere all’inizio dell’infezione. Il Covid-19 fa però eccezione come mostrato più avanti nel documento.

[4] Detta anche risposta immunitaria adattiva, è quella correlata alla produzione di anticorpi.

[5] https://www.cidrap.umn.edu/sites/default/files/public/downloads/cidrap-covid19-viewpoint-part3.pdf

Marcello Pamio

Ecco la prova che le istituzioni governative, sia centrali che locali, stanno raccontando un sacco di fregnacce alla gente!
L’ultimo in ordine cronologico è il rapporto Istat del 16 luglio 2020 dal titolo: “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità: cause di morte dei deceduti positivi al Sars-Cov-2”.
I risultati sono a dir poco eclatanti, e come sempre accade sono stati ripresi e ampiamente amplificati dai megafoni portavoce del Sistema; i tristemente noti media mainstream annunciano a gran voce: “9 pazienti su 10 morti per il virus”. Avete letto bene: il 90% delle morti di quest’anno SONO state causate, senza ombra di dubbio, dal virus con gli occhietti a mandorla.
Finalmente hanno depositato la pietra tombale sulla testa e sulla bocca di tutti quei complottisti della domenica che ancora vanno affermando che le persone sono morte CON il virus e non a causa di esso. Non se ne poteva più di questi sciacalli che continuano a mettere in discussione il Verbo governativo.

Ora sappiamo con assoluta certezza che sui decessi non hanno pesato per nulla le condizioni di salute preesistenti delle persone coinvolte, quindi le gravissime patologie pregresse che la stragrande maggioranza aveva: sono state ininfluenti al cospetto di Mister Vairus...
Se diamo retta ai media, sembra che in Italia a gennaio sia entrato non uno dei tanti coronavirus, e cioè un virus influenzali, ma l’ebola ingegnerizzato e modificato per sterminare la popolazione!

Rapporto Covid-19
Vediamo questo Rapporto epocale...
I ricercatori dell’ISTAT e dell’ISS hanno analizzato 4.942 schede di morte di soggetti positivi al tampone su un totale di 31.573 segnalazioni complessive alla data del 25 maggio 2020, quindi meno di un sesto del totale.

Le conclusioni, come detto, sono chiarissime e non lasciano spazio ad alcun dubbio: “il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al Sars-Cov-2”.

Le malattie pregresse hanno causato il decesso solo per uno striminzito 11% dei casi, quindi una scoreggietta a confronto col virus, anche se gli esperti indipendenti hanno scritto che “il 71,8% dei decessi di persone positive al virus ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause”.
Quindi oltre 70 persone su 100 avevano UNA O PIU’ PATOLOGIE croniche e/o degenerative, anche gravissime, ma queste non hanno influenzato l’esito letale perché non si possono comparare con la ferocia assassina dell’agente virale.

In base all’analisi condotta sulle schede di decesso, Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive. In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da Covid-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti”.
Ora, ironia a parte, sarebbe illuminante sapere come sono riusciti senza nessun esame autoptico (ricordo che le autopsie sono state vivamente sconsigliate dall’attuale governo...) ma soltanto leggendo una scheda di morte compilata da altri medici, a stabilire con assoluta certezza che una persona con il cancro metastatizzato o con una grave patologia cardiovascolare o il diabete mellito è morta DIRETTAMENTE per il Covid-19. Solo perché aveva il tampone positivo?
Sarebbe altresì meraviglioso, questa volta per la psichiatria, poter studiare l’encefalo di quei ricercatori che sono riusciti a scrivere: “la polmonite è presente in 3.977 morti (80.5%) MA IN NESSUN CASO E’ LA CAUSA INIZIALE del decesso. La presenza della polmonite (malattia causata dal Sars-Cov-2) conferma il ruolo rilevante di Covid-19 come causa direttamente responsabile di gran parte dei decessi".

Puzza un po’ di dissonanza cognitiva: prima avvertono i lettori che la polmonite NON è la causa iniziale della morte, ma dopo poche righe precisano che la presenza della polmonite conferma il ruolo del Covid-19 come causa iniziale della morte.
Insomma il mantra ufficiale è sempre lo stesso: la causa delle morti è il coronavirus!
I dati ISTAT invece mostrano un quadro leggermente diverso e soprattutto molto interessante.
Spulciando i dati pubblicati sulla mortalità nei primi mesi dell’anno (da gennaio a maggio), negli ultimi 6 anni (2015-2020) in alcune regioni i decessi nel 2020, nonostante l’influenza mascherata da ebola, sono nettamente inferiori a quelli degli anni precedenti.

Va precisato a questo punto che nel 2020 praticamente quasi TUTTI i decessi sono stati registrati come “Covid-19”. Una persona morta devastata dalle cure per il cancro, è morta per il Covid; un anziano pluricentenario morto di vecchiaia, ovviamente è stato ucciso dal virus, ecc.
Nonostante tale vergognoso conteggio che ha gonfiato a dismisura i dati a beneficio della psico-pandemia, in alcune regioni italiane i morti negli anni precedenti sono stati molto più numerosi.
Come la mettiamo?
Un esempio per tutti: il numero di decessi avvenuti a Padova e provincia dal 2015 al 2020.

Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma paradossalmente la mortalità nel 2020 a Padova e provincia, nonostante il Covid, è stata la più bassa degli ultimi 6 anni!
Nell’anno 2017 la mortalità è stata maggiore del 10% rispetto a quest’anno, e non abbiamo ricordi di chiusure regionali, blocchi della produzione industriale e sequestro dei cittadini. O sbaglio?
Alla fine della fiera, conti alla mano, la bravura del governatore del Veneto Luca Zaia è stata quella di creare un’illusione mediatica e puramente propagandistica. Non c’è stata alcuna pandemia.

Cause multiple
La Tabella 1 pubblicata a pagina 6 nel Rapporto elaborato da ISTAT e ISS mostra la “Distribuzione delle cause nei decessi dei pazienti positivi a Sars-Cov-2 per causa iniziale e multipla”.
Il totale delle “cause multiple” di morte è di 12.575.

Distribuzione delle cause nei decessi dei pazienti positivi al Sars-Cov-2, per causa iniziale e multipla

Questo dato, se teniamo conto che hanno analizzato solo 4.942 cartelle cliniche, indica che la media delle patologie per persona era di 2.5! Significa che le persone morte avevano mediamente due patologie e mezza!
Possiamo veramente credere che queste non abbiano influito per nulla sulle cause di morte? In fin dei conti parliamo di cancro, malattie cardiovascolari, renali, ecc.

La curva sale dopo marzo
Dai grafici dell’ISTAT si evince un’altra cosa intrigante. La curva del numero dei morti del 2020 (linea rossa, vedere immagine) inizia a superare quella dei morti degli anni precedenti (curva blu) sempre verso la seconda/terza settimana di marzo.

Questo può significare due cose: la prima che marzo è il mese nel quale la carica virale è massima e uccide più persone, mentre la seconda potrebbe essere collegata alla dichiarazione di pandemia avvenuta l’11 marzo 2020. Va detto che l’organizzazione mondiale della sanità non ha dichiarato lo “Stato di pandemia globale”, ha detto che “il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia”. Quel “può essere” fa una grande differenza.
Dichiarazione vera o falsa che sia, ha certamente modificato i protocolli, gli approcci terapeutici, le modalità di registrazione dei morti e le autopsie...

Conclusione
La conclusione è scontata, esattamente come i rapporti degli enti sovranazionali che dovrebbero difendere e proteggere la salute pubblica.
I dati sono nelle loro mani, e possono essere modificati e interpretati per farci credere qualunque cosa. Pur di continuare a mantenerci attiva l’anestesia cerebrale, devono continuare a instillare il virus della paura. Solo così possono mantenere saldo il potere.
Un giochetto questo per chi controlla i media mainstream...

Marcello Pamio

Che il caldo dia alla testa è abbastanza risaputo, se poi a questo aggiungiamo qualche ettolitro di prosecco rigorosamente chimico, allora la demenza si fa preoccupante...
Esattamente come sono preoccupanti le dichiarazioni dei governanti, le attuali marionette messe sopra le cadrieghe che contano.
Da un po' di tempo sono venute alla ribalta le teorie della terra piatta, ma l'unica cosa realmente piatta è l'elettroencefalogramma degli individui al governo. La piattezza in politica oramai è lapalissiana, non esiste più alcuna differenza tra i partiti: dal ministro della salute, allo sceriffo del Veneto, dal PD, ai cinquestelle arrivando fino alla Lega infatti il modo di agire è il medesimo, e questo dovrebbe farci riflettere un bel po'...
Pensavamo di aver raggiunto il massimo grado di mentecattagine con una banale influenza? Macché, al peggio non esiste limite.

Il Ministro della salute Roberto Speranza (convolato a nozze nel 2015 in una città decisamente casuale: Gerusalemme), sta valutando “l'ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa”. Valutano in pratica “il Tso per chi rifiuta la quarantena”.
Capito l'antifona? In Italia non si è liberi di intraprendere un percorso terapeutico e neppure il suo contrario: cioè non è permesso non curarsi, se non con i loro protocolli.
Che sia chiaro: alla salute dei sudditi ci pensa lo Stato: prima li sodomizza e poi li cura. Prima mette loro una bella camicia di forza, poi se rompono le balle li imbottisce di psicofarmaci e infine viene curata l'influenza.

Se il ministro col kippah in tasca è in balia degli eventi, o meglio in balia delle lobbies, il governatore del Veneto Luca Zaia, anch'esso col cropricapo ebraico, sfoggia la spilla dorata da sceriffo: “ricovero coatto e Tso per chi rifiuta le cure”. Non ha nessun dubbio!

Matteo Salvini e Luca Zaia

Per lo statista veneto, il Trattamento sanitario obbligatorio “non si usa solo per i casi di malati di mente”, ma si può “usare anche per l'epidemia, per chi non vuole stare in ospedale se è infetto”.
Non si limita a questo purtroppo, perché l'esperto di prosecco chiede a gran voce che “a livello nazionale si possa portare al penale la violazione dell'isolamento fiduciario anche del negativo”.
Questo è molto interessante perché il governatore del Veneto vorrebbe mandare in galera anche chi viola l'isolamento SENZA aver nessun sintomo. Quindi una persona sanissima, senza sintomi e con il tampone negativo, per Zaia deve rimanere incarcerata a casa.
Il leader della Lega Matteo Salvini riferendosi alle minchiate al quadrato sparate dal collega di partito veneto dice che “fa bene a essere rigoroso”.
Siamo di fronte a ignoranza megagalattica oppure a “dissonanza cognitiva”?
La cosa certa è che quando si dice una cosa e il suo contrario, il cervello va in pappa.

Il Tso è una misura di prevenzione adottata nel caso di persone in stato di profonda alterazione psicofisica, ed è regolamentato da una legge del 1978.
Per cui Zaia e Speranza non possono non sapere che il primo problema per una sua applicazione alle persone positive al coronavirus sarebbe di tipo normativo.
Una persona deve venire giudicata da un medico con l'ausilio se necessario dell'intervento delle forze di polizia. Ma se lo psichiatra reputa che quella persona è presente a se stessa e non ha caratteristiche psico-fisiche alterate come può far applicare il Tso? Come può un medico firmare il Tso nei confronti di una persona sanissima (negativa al tampone) o asintomatica o con la febbre, se è mentalmente sana e lucida? Non si può, a meno che non vadano a modificare la normativa vigente!

A rincarare tale dose d'ignoranza ci pensa anche il presidente dell'Anci (associazione che raduna tutti i sindaci d'Italia), Antonio Decaro il quale ha auspicato che per “aiutare a controllare i focolai ci sia stato dato intanto il potere di disporre velocemente un Tso”.
Insomma tutti desiderano uno strumento più veloce e snello per psichiatrizzare quelli fuori dal coro, perché detto tra noi, le masse belanti non creano nessun problema al Sistema!
Sfugge a lorsignori un piccolo fatto: esiste già il reato penale per chi è a conoscenza di una patologia. L’articolo 438 del codice penale prevede pene tra gli 8 anni e l’ergastolo per chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni.
Infine risultano ancora più preoccupanti le recenti dichiarazioni del Codacons: “sì a Tso per positivi che sfuggono a isolamento”, anche perché l'associazione dei consumatori è composta da avvocati!

Ma forse al Covid va il merito di aver tolto la maschera al Sistema, a tutte quelle persone cerebralmente anestetizzate, ma soprattutto ai lupi trasvestiti da agnelli...
Il “mongolino d'oro” però va al dottor Stefano Vella, infettivologo della Sapienza di Roma, il quale ha benedetto il Tso perché “lo Stato ha il dovere giuridico di sostituirsi al singolo cittadino quando lo stesso rifiuta cure mediche che appaiono indispensabili e necessarie”.
Secondo Vella lo Stato può e deve decidere cosa è bene per un cittadino.
Un simile discorso generico è molto preoccupante perché lo si può estendere a chi rifiuta i tamponi o le cure per il Covid (ricovero, farmaci e vaccini), ma anche a tutti quelli che rifiutano per esempio i protocolli oncologici, e non solo...
Se questa non è una dittatura, cosa manca?

All'inagurazione della masseria della famiglia di Bruno Vespa, assembramenti di invitati, fotografi, giornalisti tutti senza mascherina e senza rispettare la distanza. Quello a destra è Luca Zaia!!!
Loro possono e noi no.

A sinistra Michele Emiliano Presidente Regione Puglia (PD), al centro Bruno Vespa (PD, Lega, Cinque Stelle, ecc.) e a sinistra Luca Zaia (Lega)
Il miracolo del Covid: unisce tutti!!!

Marcello Pamio

Covid: il virus clinicamente non esiste più”. Avete letto con molta attenzione? Ovviamente mi rivolgo ai bravi cittadini di Sua Maestà Paura che ancora escono di casa soltanto se bardati e sterilizzati dalla testa ai piedi; a coloro che ancora guardano in cagnesco chi va in giro senza pensieri e con la voglia di Vivere!
Anche perché ad affermare una cosa simile non è stato un medico carbonaro di campagna o un omeopata impazzito, ma due punti di riferimento della Scienza ortodossa: il professor Enrico Gherlone, rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele e il prorettore Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e rianimazione generale del San Raffaele!

Guarda caso i datori di lavoro, cioè coloro che danno da mangiare al virol-prodigo onnipresente in tv stanno dicendo senza mezze misure che “il virus clinicamente non esiste più”. Questo a casa mia si chiama karma!
Simili affermazioni, a differenza dei virologi da sagra, dei mezzobusti televisivi e dei vari esperti ben pagati della task force governativa, si basano non sulle chiacchiere da bar, ma sui dati e sulle osservazioni cliniche.
Dal 24 aprile infatti nel nosocomio milanese (uno dei più interessati a livello nazionale e non solo) non ricoverano più nessuno in terapia intensiva e registrano solo tre casi a settimana con sintomi lievi. Quindi, dov'è andato questo terribile virus? Che fine ha fatto? Sembra essere oramai pressoché sparito dalla circolazione, e le conferme arrivano anche da esperti internazionali, uno per tutti il professor Adrian Hill direttore del prestigioso Jenner Institute dell'Università di Oxford.

Il dottor Hill guida lo studio sul vaccino contro il coronavirus e qualche giorno fa in una intervista al Telegraph ha detto chiaramente che esiste solo il 50% di probabilità di successo del vaccino perché il virus sta scomparendo nel Regno Unito!
In pratica i 10.000 volontari che riceveranno la dose di vaccino e poi dovranno mescolarsi nella società per essere infettati naturalmente dal virus avranno pochissime probabilità che ciò avvenga perché il virus non si trova. Come faranno a dimostrare se il vaccino fa veramente la differenza?

Queste Verità scientifiche basate sulle clinica non si possono dire, per il semplice fatto che “nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario” (George Orwell nel libro “1984”).
Anzi, oggi si potrebbe dire che “nel tempo del Covid, tranquillizzare la gente è un atto delittuoso”.
Ora è tutto più semplice e si può comprendere come mai le dichiarazioni del rettore e prorettore dell'Università Vita-Salute del San Raffaele hanno sconquassato le fondamenta del Tempio del Caos, squarciato il velo di paura costantemente alimentato dal Sistema per voce dei suoi zerbini: i media!

D'altronde se si sta lavorando per mantenere sempre alta la tensione, nutrire la paura nelle masse con lo scopo di controllare il gregge disorientato di pecore, non si può permettere a chicchessia, anche se questo fosse il rettore di una prestigiosa università, di disturbare l'operazione dei padroni del vapore!
Il messaggio è chiarissimo: uscire dal pensiero unico è un delitto che va punito.
C'è una seconda lettura possibile: il paradigma sta saltando in aria e la Verità, in quanto figlia del tempo, non può essere fermata!
Quella che apparentemente si è arrestata è invece l'attività elettrica dell'encefalo di Burioni dopo le dichiarazioni dei suoi capi. Il segnale è piatto...

Marcello Pamio

Hanno gentilmente atteso la fine della prima quarantena e poi, al segnale convenuto, hanno scatenato l'inferno.
Mi riferisco alle armate della Santissima Inquisizione moderna, le medesime che dal XV secolo hanno “punito, incarcerato e corretto” tutte le persone affette da “perversione eretica”.
Hanno preso il “diavolo” come scusante ma lo scopo era redimere tutti quelli che uscivano dalla “normalità”, dal pensiero unico, dal paradigma dell'epoca...
Sono passati molti secoli da allora e le strategie adottate si sono ovviamente aggiornate e adattate camaleonticamente al periodo.
Innanzitutto gli spietati inquisitori hanno abbandonato il nero per il più consono camice bianco, e le torture sono state soppiantate dal rogo mediatico e professionale. Oggi infatti, nella società dell'immagine, preferiscono screditare, sputtanare, ridicolizzare, e se riguarda un medico sospendere e/o radiare.

A proposito di medici, l'ultimo a finire sotto il Malleus Maleficarum (Martello delle Streghe) è stato il dottor Ennio Caggiano, un bravo e simpaticissimo medico di famiglia della provincia di Venezia.
Ecco cosa riporta la lettera giunta per Pec a Caggiano in data 25 maggio 2020.
Perviene a questa Azienda una segnalazione, sottoscritta da alcuni medici di medicina generale, con la quale si denunciano comportamenti deontologicamente poco accettabili, posti da Lei in essere, nel suo profilo Facebook”.

Le accuse dei delatori con lo stetoscopio al collo sono pesantissime: il dottor Caggiano ha avuto la pessima idea di scrivere qualche post su Facebook, ma vi rendete conto?
Veniamo a conoscenza quindi che un medico non può godere dell'articolo 21 della Costituzione, quello della “libertà di espressione”. Ma la chicca arriva dopo poche righe:
Le ricordo che Lei opera come Medico di Medicina Generale, e che la Medicina Generale è il primo punto di contatto fra il cittadino/paziente il SSN e come tale è il comportamento del medico curante, a cui il paziente si riferisce con fiducia, può ingenerare allarme, in particolar modo in settori delicati come il campo vaccinazioni in cui l'investimento della sanità pubblica è preponderante, fino ad indurre il paziente alla perdita della fiducia e credibilità nei servizi sanitari”

Finalmente si arriva al tema del contendere: i vaccini sono un dogma! Punto.
Non si possono toccare pena la segnalazione/richiamo/radiazione da parte dell'ordine. Capito? Eresia da estirpare con ogni mezzo.
I vaccini, lo dicono loro, sono l'investimento della sanità pubblica preponderante, quindi anche per questo motivo non si possono mettere in discussione.
La parte finale però fa comprendere qual è la vera paura per questi ciarlatani: la perdita di fiducia e credibilità nei servizi sanitari, cioè nelle loro cure chimiche deleterie e nei loro sistemi pseusopreventivi chiamati screening.

La colpa è del dottor Caggiano o del dottor Roberto Gava o del dottor Paolo Rossaro (questi ultimi medici radiati dagli ordini) se le persone si stanno allontanando sempre più da una medicina protocollare/difensiva, una medicina rigida e impagliata, totalmente fagocitata dalle industrie della chimica e farmaceutica?
La colpa è del dottor Caggiano se oggi le persone, nonostante la medicina basata sulle evidenze, continuano ad ammalarsi e a morire più di prima? Ricordo solo che in Italia oltre 500 persone muoiono ogni giorno per cancro (o per le terapie!).
Questo ennesimo caso mostra sempre di più la vera natura dell'ordine dei medici, che da organizzazione di tutela della categoria dalle aggressioni esterne (malpractice) è diventata un vero e proprio organismo di inquisizione con il compito di punire il pensiero non allineato.
E' arrivato il momento di una legittima, sacrosanta e forte reazione da parte di tutta la classe medica perché qui di mezzo non c'è il dottor Caggiano, ma l'autonomia e la libertà in Scienza e Coscienza di un medico! Si dovrebbero tirare fuori le palle e far sentire il proprio pensiero in modo coeso, anche perché non potranno mica radiarli tutti quanti?
Si deve prendere atto che sta cambiando il paradigma su certe terapie e trattamenti, per cui non è più possibile avere un unico pensiero allineato e unanime.
Basta con l'Inquisizione!