Cerchiamo di capire qualcosa in più sui nuovi farmaci geneticamente modificati che verranno approvati a breve: gli anticorpi monoclonali. Sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere i virus. In America sono già in commercio, da noi lo saranno a breve, per “uso emergenziale”, per cui non avranno autorizzazioni come farmaci normali, né più né meno come i “vaccini” anti-Covid.
I primi due che andranno assieme sono Bamlanivimab e Etesevimab della Eli Lilly. Sono monoclonali ricombinanti, cioè farmaci OGM, geneticamente modificati. Si useranno assieme per diminuire gli effetti collaterali pesanti e perché Bamlanivimab da solo non funziona granché. Sono stati presi originariamente da un paziente guarito da COVID-19.
A cosa mirano i monoclonali?
Il loro target è la Spike, cioè devono neutralizzare la proteina e bloccare l’ingresso dei virus nelle cellule impedendo la replicazione.
Va detto subito che non si sa se abbiano effetto contro le “varianti”, poi non esistono, come è logico, studi a lungo termine sia per l’efficacia che per la sicurezza. Si sa poco o nulla anche della farmacocinetica e farmacodinamica.
Si dovrebbero somministrare entro i primi 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi nei pazienti ancora non ospedalizzati, ma qual è il piccolo problemino? Vengono somministrati solo per endovena (1 flaconcino di Bamlanivimab da 700 mg/20 mL + 2 flaconcini di Etesemivab da 700 mg/20 mL) per cui in ambiente controllato e con trasfusione lenta per ridurre gli shock anafilattici. Per cui i pazienti che possono essere curati a casa dovranno invece entrare in ospedale per la flebo, aumentando il rischio contagio...
Queste informazioni sono tratte dai siti della casa produttrice Lilly e altri americani perché lì sono autorizzati per uso emergenziale (ovvero non approvato da FDA) da febbraio 2021.
Ricapitolando: questi farmaci monoclonali possono essere l’antidoto per la spike anche da siero magico. Cioè neutralizza la spike, non l'mRNA o il vettore a DNA, ma quello che viene prodotto dal siero (e la spike) continuerà ad essere prodotto grazie a ulteriori inoculi.
Quindi stanno preparando un farmaco per una “patologia” causata da un altro farmaco.
Capito il giochetto perverso? Un geniale piano diabolico per mantenere saldi i clienti per il futuro. Persone malate a vita, e prese in un circolo vizioso: vaccino - monoclonali - vaccino e ancora monoclonali. Con tutte le patologie che insorgeranno nel frattempo a causa dei farmaci…
Per le particolari modalità di produzione gli anticorpi monoclonali hanno costi elevatissimi, tali da far impallidire i vaccini o sieri genici.
Il costo medio di una fialetta oscilla tra i 1.600 e i 2.000 dollari.
Pensate un protocollo completo moltiplicato milioni o miliardi di persone... Ora forse è più chiaro quello che stanno tirando fuori dal cilindro magico, grazie ad una psicopandemia?
Vitamina D3 è il terzo prodotto, con Immuno-5 e Ascorb-C, di una serie di integratori naturali pensati per potenziare il sistema immunitario, in un periodo molto particolare come l’attuale. Vitamina D3 + Magnesio + Vitamina K2 la cui formulazione è ad elevata biodisponibilità perché si avvale della K2 nella forma MK-7.
Ho toccato tasti dolenti Ho pagato care le mie affermazioni e le mie posizioni. Significa che non erano gratuite ma circostanziate. La sanzione è stata confezionata, adesso stanno perfezionando alcuni dettagli per metterla in pratica:
- trovare il sostituto di un medico che ha ridicolizzato la dirigenza dell’ASL,
- individuare una sede dove lo schiavo possa esercitare,
- avvisare i suoi pazienti che non hanno più un medico di fiducia ma uno d’ufficio, al quale dovranno rivolgersi solo per i compiti che è stato istruito a svolgere.
Fine di un’epoca? Non credo.
Ho qualche asso nella manica:
- il più immediato sarebbe andare in pensione e li spiazzerei, ma priverei anche i pazienti dell’opportunità di far valere i loro diritti, perché queste persone che si sono insediate al potere diranno: cosa volete è stato lui ad abbandonarvi non noi a cacciarlo,
- il più difficile sarebbe ricorrere, ma la storia insegna che opporsi ai servi del potere equivale a buttare via il tempo,
-il più pratico sarebbe restare e continuare a svolgere il mio lavoro al di fuori del servizio sanitario nazionale. Per me non cambierebbe nulla, a parte l’aspetto economico, e neanche per la maggioranza dei miei pazienti, che da tempo hanno capito che la salute è estranea alle politiche aziendali degli screening e dei vaccini.
Ma si potrebbe anche trasformare la sanzione in una occasione per scardinare un sistema sanitario infettato dall’ignoranza, dall’incompetenza e dal profitto: aprire una campagna di defezione di massa dalla medicina di base. Siccome il medico di medicina generale o di base non è più un medico disponibile, raggiungibile, affidabile… ha ancora senso affidargli la nostra fiducia e la nostra salute? Meglio andare al distretto sanitario e chiedere di essere cancellati: non vogliamo più nessun medico, non vogliamo più che qualcuno guadagni sulla nostra salute caricandola di malattie. Da domani il medico lo scegliamo noi e anche ce lo paghiamo.
I vari polliambulatori quando non sapranno più a chi distribuire il mangime accumulato cambieranno i loro programmi e potremmo finalmente ritornare ad una medicina a misura di paziente e di medico: da schiavi che curano polli a medici che si occupano di persone. Coraggio! I pazienti sono più numerosi dei medici e anche più liberi: il medico fa quello che gli dice l’ASL, ma voi non siete obbligati a fare quello che vi dice il medico.
E’ ora che le decisioni le prendiamo assieme: medici e pazienti. Al prossimo rinnovo dell’ACN (Accordo Collettivo Nazionale) sarebbe importante che al tavolo delle trattative ci fosse una terza figura, oltre ai politici e ai sindacati medici, quella più importante: una rappresentanza dei cittadini! E che non si parlasse solo di soldi e di malattia, ma anche e soprattutto di salute
Avere a disposizione un integratore contenente le 5 più importanti molecole naturali antinfiammatorie e immunomodulanti, diventa oggi una priorità assoluta. https://malaikacuorenatura.it/sinergy-line/
Ciao sono Marcello Pamio e assieme ad alcuni professionisti abbiamo studiato una linea di prodotti naturali per il benessere globale dell'uomo! Le formulazioni degli ingredienti sono state attentamente pensate fondendo le attuali conoscenze scientifiche con la saggezza delle tradizioni antiche, mentre la scelta delle materie prime di altissima qualità hanno lo scopo di dare il massimo risultato possibile. Provare per credere!
Il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19 dell’AIFA riguarda le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 per i 4 vaccini in commercio.
In totale sono pervenute 66.258 segnalazioni su 32.429.611 di dosi somministrate!
Le reazioni gravi sono il 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi. La maggior parte di queste riguarderebbe il vaccino Comirnaty (71,8%) della Pfizer e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24%) di AstraZeneca, Moderna (3,9%), e Janssen (0,3%) della J&J.1 Il primo dato interessante è che il siero che sta facendo disastri è quello della Pfizer, eppure gli attacchi riguardano solo AstraZeneca: come mai? Ovviamente siamo in piena guerra, ma economica tra le lobbies!
Placebo Vs vaccino Scontri a parte, però, l’AIFA non specifica una cosa importantissima: il numero delle persone che avrebbero ricevuto il placebo invece del vaccino! Ebbene sì, a milioni di italiani felicemente andati nei moderni santuari a ricevere il Santo Graal, in realtà sarebbe stato iniettato solamente qualche millilitro di fisiologica!
Ora potete bestemmiare contro gli stessi enti certificatori (AIFA, EMA, FDA) perché sono loro a richiederlo: «per confermare l’efficacia e la sicurezza i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio devono fornire (entro dicembre 2023) la relazione finale dello studio clinico randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore» (AIFA, classificazione di medicina per uso umano).
Le industrie avrebbero tempo fino al 2023 per fornire gli studi di sicurezza ed efficacia, e questi dati dovrebbero essere raffrontati con il placebo. Infatti nel Rapporto ISS n.3/2021 del 18 febbraio 2021 dal titolo “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19” è riportato: «secondo le prime indicazioni della FDA per l’industria per lo sviluppo dei vaccini anti COVID-19, gli studi sui vaccini devono essere sempre randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo (FDA, 2020b)».”2
Quindi? Qual è la percentuale di italiani che avrebbe fatto il finto-vaccino? Stiamo parlando di un 30% o di un 50% come sarebbe più logico? Se fosse così allora le oltre 66.000 segnalazioni (numero di per sé ridicolo in quanto la maggior parte degli effetti collaterali non viene denunciata e non viene associata all’uso del siero) diventerebbero molte di più in proporzione, proprio per via del placebo!
Ora chi glielo dice a quei giovani che sono stati in coda per ore, anche per tutta la notte, che nel loro corpo la Scienza non ha introdotto le armate Brancaleone pronte a distruggere il pericolosissimo virus influenzale, ma semplicemente un po’ di cloruro di sodio? E soprattutto chi glielo dirà che le cavie, i topi da laboratorio del Nuovo Millennio, sono proprio loro?
"I nostri registri ci indicano che lei ha ricevuto un vaccino il giorno lunedì 28 marzo 2021. Durante l'analisi interna di quel giorno, ci siamo resi conto che lei potrebbe NON aver ricevuto il vaccino e che, invece, potrebbe aver ricevuto della soluzione salina. La soluzione salina non è pericolosa, ma non fornisce protezione contro il COVID-19" (traduzione a cura di Laura Carosi)
Note 1“Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19”, https://www.aifa.gov.it/-/quinto-rapporto-aifa-sulla-sorveglianza-dei-vaccini-covid-19
2Rapporto ISS COVID-19 - n. 3/2021: “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19”, Gruppo di lavoro ISS - Bioetica COVID-19, versione del 18 febbraio 2021
La premessa al presente articolo per non essere male interpretato è obbligatoria. Personalmente considero il dottor Rudolf Steiner uno dei più grandi illuminati del secolo scorso, e le conoscenze spirituali che ha donato al mondo sono di rilevanza epocale. E’ proprio per questo che se guardiamo gli eventi e gli attori della nostra epoca, mantenendo nello sfondo i principi cardine dell’antroposofia, le cose appaiono estremamente interessanti e da un certo punto di vista anche un po’ fosche…
Secondo il filosofo e scienziato austriaco lo sviluppo dell’individualità umana e la sua libera riconnessione con il mondo spirituale sono delle necessità improrogabili nell’attuale momento storico. Non è un caso infatti che stiamo vivendo il periodo dell’anima cosciente.
A questo libero sviluppo però si oppongono alcune strutture di potere (élite) che vogliono invece impedire e/o bloccare l’evoluzione della coscienza e la libertà individuale. Quello che le forze dell’ostacolo stanno facendo (dietro i gruppi elitari) è impedire con ogni mezzo l’evoluzione spirituale. Per portare avanti questo compito devono mantenere il loro potere a discapito delle masse e soprattutto devono infiltrarsi nei gangli politici, sociali, economici, religiosi e anche spirituali della società! Stando sempre dietro le quinte...
I fronti di questa vera e propria guerra non sono chiari e gli attacchi arrivano dalle direzioni più inaspettate, anche purtroppo dall’interno. Ne sanno qualcosa coloro che hanno recentemente sperimentato delle sorprese in alcune fondazioni antroposofiche... La GLS Bank per esempio ha bloccato il conto delle donazioni al gruppo “Resistenza Democratica”, un movimento culturale che lotta contro la distruzione della costituzione, della società e dell’economia tedesca grazie alla falsa bandiera di una pandemia. Anche se la GLS è ufficialmente una banca etica tedesca fondata nel 1974 come iniziativa antroposofica, simili comportamenti lasciano molti dubbi sulla loro eticità...
L’Associazione Internazionale dei Medici Antroposofi (IVAA) e la Sezione Medica del Goetheanum invece stanno raccomandando vivamente le vaccinazioni sia pediatriche che quelle contro il Covid!
Infine l’associazione tedesca Demeter ha pubblicato una dichiarazione in cui prende le distanze da chi è contrario al pensiero unico e da tutti i “teorici della cospirazione di destra”, appoggiando pienamente tutte le misure adottate dal governo “per contenere la pandemia”, compresa ovviamente la “vaccinazione” di massa. C’è gran poco da commentare se osserviamo il quadro mantenendo salda la visione di Steiner e quello che oltre un secolo fa ha detto a proposito delle vaccinazioni di massa e della deriva autoritaria della sanità.
Quindi, prendendo simili decisioni, queste importanti associazioni si stanno assumendo una enorme responsabilità non solo scientifica e sociale, ma soprattutto spirituale. Infatti tutto questo non solo è contrario alla Scienza dello Spirito ad indirizzo antroposofico, ma è anche completamente privo di qualsiasi scientificità. Lo sforzo di Steiner è sempre stato quello di fissare dei punti di riferimento per il sano progredire dell’umanità, tenendo sempre lo sguardo all’assalto delle forze di opposizione, sempre presenti…
E questi punti fermi sono l’educazione Waldorf, l’agricoltura biodinamica e la medicina antroposofica: pietre miliari che devono essere comprese, sviluppate e soprattutto difese, altrimenti il rischio di perdere l’orientamento nella Vita spirituale è assai elevato.
Il punto di partenza comunque rimane sempre il sistema educativo. Da Schiller, Goethe alla pedagogia antroposofica di Rudolf Steiner esiste nel mondo moderno un’immagine che circoscrive l’obiettivo di tutta la pedagogia come educazione dell’individualità, un’immagine dell’uomo libero decisamente diversa da quella del lavoratore-schiavo come prodotto di massa asservito al regime. L’uomo, dotato di immaginazione morale, deve diventare il modellatore del suo ambiente per poter sviluppare liberamente le sue capacità e i suoi talenti, non deve trasformarsi in uno schiavo prono ai dettami del dittatore di turno.
Negli obiettivi dell’Agenda 21 dell’ONU e nell’interpretazione che le élite mondialiste ne danno, l’uomo non è un’individualità unica e irripetibile, ma una massa informe, un gregge disorientato. E così, grazie alla paura e al panico, stanno realizzando la necessaria ingegneria sociale con lo scopo chiarissimo di massificare tutto e tutti, con particolare attenzione ai bambini: ridotti a un gregge senza volto coperto da maschere, sottoposti ad un vero e proprio lavaggio del cervello ed esposti per diverse ore al giorno al rimbambimento mentale davanti allo schermo. Stiamo allevando una generazione di giovani traumatizzati e plasmabili, privati della propria individualità, della propria dignità, privi di radici e di cultura. Lo scopo è adattarli e prepararli al loro nuovo ruolo futuro: “appendice organica dell’intelligenza artificiale”. Detto in una parola: transumanesimo!
Non è un caso infatti che la governance mondiale stia lavorando per la totale digitalizzazione del mondo, oggetti e viventi compresi. La strada per arrivarci passa attraverso una precisa narrazione, esattamente quella che stiamo vivendo: catastrofi globali, epidemie, crisi climatiche ed economiche, ecc. E la magica soluzione c’è, si chiama: Grande Reset con “vaccinazioni geniche” per tutti!
Lo spiega Klaus Schwab, fondatore del WEF (World Economic Forum), guru delle élite finanziarie e ideologo del Grande Reset. Nel suo “Stakeholder Capitalism” rivela investimenti mirati e sostenibili in quelle aziende, iniziative e prodotti che si allineano con gli SDGs (Sustainable Development Goals ), con gli “obiettivi di sviluppo sostenibile”. Obiettivi proposti casualmente dall’Agenda 21 dell’ONU! Ripetiamolo: il capitalismo mira alla completa digitalizzazione e transumanizzazione della Vita umana!
Tornando al problema iniziale: come e perché le associazioni antroposofiche storiche si sono lasciate convincere e ammaliare dal mainstream, dimenticando la vera sostanza spirituale? Come può un’associazione antroposofica, le cui fondamenta sono radicate nella Scienza dello Spirito, appoggiare una simile deriva disumanizzante? Sono semplici elucubrazioni? Purtroppo no.
Il nuovo segretario generale dell’associazione dei medici antroposofi (IVAA) a Bruxelles si chiama Elisa Baldini ed è una lobbista con legami diretti con la Fondazione Bill & Melinda Gates.
Sarà per questo che nel 2019 era a favore della vaccinazione contro il morbillo e oggi è a favore del vaccino contro il Covid? L’altra cosa interessante da notare è che al vertice della Federazione Demeter dal 2018 c’è Anne Flohr una donna in carriera come la Baldini, che ha lavorato per l’OMS e per la TMG Research gGmbH, un think tank per la sostenibilità. Alla Demter ricopre il ruolo di consulente per il comitato esecutivo e la strategia. Quale strategia sarebbe interessante da sapere...
E' così folle ipotizzare che questi personaggi, assieme agli altri, sono lì per traghettare la potente Sezione Medica, la Federazione delle Scuole Waldorf e l’Associazione Demeter all’interno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’ONU e quindi dell’Agenda che li sostiene? Uno dei punti centrali dell’Agenda 21 è infatti la cosiddetta salute mondiale e l’organizzazione privata che si fa carico di questa incombenza è l’OMS, una struttura privatistica controllata dal suo più grande sponsor: la Fondazione Bill & Melinda Gates. Salute ottenibile esclusivamente grazie ai vaccini.
Questo è assurdo dal punto di vista medico, ma alla luce del suddetto oscuramento della coscienza e del sottile lavorio delle forze oppositive, ha invece molto senso... E tutti coloro che sono contrari vengono combattuti con ogni mezzo, esattamente quello che stiamo sperimentando in questo momento storico. A causa di decenni di lavaggio del cervello c'è un enorme numero di persone che considera le vaccinazioni un grande progresso per l’umanità e che abbraccia la nuova religione mondialista: la medicina ufficiale. Lentamente siamo passati dalla tunica nera del prete a quella bianca del medico: dai dogmi religiosi a quelli scientifici.
Vogliono imporre per legge una terapia genica sperimentale con la scusante di recuperare le libertà civili costituzionalmente garantite? Impossibile senza violare i diritti umani! Chiunque sia d’accordo con questa linea agisce contro la Costituzione a livello politico, contro il Codice di Norimberga a livello etico e contro lo sviluppo della libera individualità a livello spirituale. Quindi chi si schiera appoggiando l’Agenda totalitaria non sta lavorando per la Scienza dello Spirito ad indirizzo antroposofico, ma per qualcun altro...
Ecco perché la cosa importante da ricordare sempre è di non confondere mai l’antroposofia con gli antroposofi!
Qualcuno ieri ha scritto che il Lazio, anticipando tutti, si è fatto il suo ddl Zan. In realtà è avvenuto qualcosa di molto peggiore e confuso, che offre un quadro devastante del funzionamento delle istituzioni e fa tremare al pensiero della facilità con cui in Italia l'ideologia riesce a penetrare a ogni livello senza incontrare particolari ostacoli.
Vediamo di ricostruire i fatti. Il 14 maggio in tutte le scuole del Lazio arriva una comunicazione dell'Ufficio scolastico regionale del ministero dell'Istruzione che ha come oggetto: «Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere». Ai dirigenti scolastici di ogni ordine e grado vengono trasmessi due allegati. Uno è l'invito a partecipare a una conferenza online dedicata a «Le diverse sfumature dell'identità di genere». L'altro allegato è un robusto documento contenente le famigerate Linee guida».
A realizzare il tutto sono stati gli esperti del Saifip, ovvero il Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica. Sul documento sono riportati due loghi: quello dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma (a cui il Saifip fa riferimento) e quello della Regione Lazio. Si spiega poi che il testo è stato redatto «in collaborazione con l’associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini e adolescenti con varianza di gene).
Le linee guida sono articolate in 5 punti. Per prima cosa è prevista la formazione al personale scolastico e agli studenti» sui «temi della varianza ed espressione di genere». Al secondo punto si legge che gli istituti scolastici dovrebbero adottare «un linguaggio di genere inclusivo». Cioè, in concreto, le scuole dovrebbero modificare la modulistica ufficiale onde «garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere, piuttosto che essere costretti a scegliere una casella che non li descrive».
Il terzo punto riguarda la «Carriera alias». Si prevede «l'assegnazione di un'identità provvisoria, transitoria e non consolidabile» allo studente che manifesti la volontà di cambiare genere. In pratica, il minore trans dovrà essere indicato con un nome fittizio che non lo discrimini. Inoltre - siamo al quarto punto - le linee guida invitano gli insegnanti a rivolgersi agli studenti transgender utilizzando «il nome e i pronomi scelti» (un maschio che si identifichi come femmina dovrà essere indicato come «lei»). L’ultimo punto prevede che vengano creati bagni e spogliatoi «non connotati per genere».
Nell’introduzione alle Linee Guida si spiega con entusiasmo che «negli ultimi anni stiamo assistendo a una Gender Revolution». Il personale scolastico deve allora tenere presente che le «pressioni culturali a ‘normalizzarsi’, ad aderire ad una struttura patriarcale ed eternormativa» sono «fattori di rischio importanti e predominanti nello sviluppo di psicopatologie nel bambino o adolescente transgender».
Insomma, secondo le linee guida, la scuola deve appoggiare la «transizione sociale» dei minorenni, ovvero il processo attraverso il quale i ragazzi iniziano «a vivere nel genere esperito senza alcun intervento medico». Sintetizzando, bisogna che l'ambiente scolastico diventi «inclusivo e affermativo». Quest'ultima parola è la più terribile. L’approccio cosiddetto «affermativo» prevede di fatto che non si metta in discussione la scelta del minore di cambiare sesso, anzi la si incoraggi.
L’unica reazione ammessa da parte degli adulti è l’accettazione, tutto il resto è considerato discriminatorio. Il rischio, quindi, è che qualche giovane (o molti) s’incammini su una strada sbagliata, senza avere poi la possibilità di rimediare. Resta il mistero: ma chi ha permesso che le linee guida arrivassero nelle scuole? Qui viene il bello. Ieri abbiamo cercato di ricostruire l’iter del documento, e abbiamo scoperto cose folli. Secondo Michela Corsi, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, tutto è iniziato quando alcune associazioni di genitori - si suppone Genderlens e Ageso – si sono presentate chiedendo più tutele per i minori trans. Queste associazioni hanno fornito il documento con le linee guida che riportava i loghi del San Camillo e della Regione. Vedendo i loghi istituzionali, l’ufficio laziale del ministero ha pensato bene di inoltrare il testo a tutte le scuole!
Ieri, però, l’Azienda ospedaliera San Camillo ha disconosciuto le linee guida, spiegando di non essere «responsabile né dei contenuti né delle modalità con cui tale documento è stato diffuso». Come ci ha ribadito a voce il direttore amministrativo dell’ospedale Francesca Milito, il San Camillo non ne sapeva nulla. Dalla Regione Lazio, pur senza commenti ufficiali, hanno condiviso sui social il comunicato dell’ospedale: anche loro hanno preso le distanze.
Ma quindi da dove escono queste benedette indicazioni sui minori trans? Ad organizzare tutto - così dice il San Camillo - sarebbe stato l'istituto Metafora, un «centro di ricerca» di cui fa parte la dottoressa Maddalena Mosconi, psicologa. Questa ultima in veste di «responsabile dell’area minori del Saifip», ha illustrato ai giornali le linee guida laziali celebrandone l’importanza. In effetti la dottoressa Mosconi risulta fra i responsabili del Saifip, il quale a sua volta risulta insediato all’interno dell’ospedale San Camillo.
Sul suo profilo Facebook ufficiale, il Saifip si presenta come «Servizio di consulenza e sostegno» per chi vuole «rettificare l’attribuzione di sesso». Scorrendo il profilo, però, sorge qualche perplessità. Più che consulenti di un ospedale, quelli del Saifip sembrano attivisti. Ad esempio hanno collaborato alla realizzazione delle «panchine con i colori transgender» a Roma, un'iniziativa a sostegno della campagna pro ddl Zan. Viene da chiedersi: ma è normale che un minorenne che pensa di cambiare sesso riceva, in ospedale, i consigli di un militante Lgbt?
In questo modo si tutelano i ragazzi o li si avvia – per ideologia – su una strada potenzialmente pericolosa? Soprattutto, però, ci domandiamo: come è possibile che le linee guida siano arrivate nelle scuole? Con quanta superficialità è stata gestita questa vicenda? Gli alti livelli del ministero non sapevano (compreso, pare, il ministro Bianchi), la Regione non sapeva (l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato si è detto «sorpreso» e ha ribadito che il San Camillo non sapeva)… Eppure il testo è giunto ovunque.
Rossano Sasso, sottosegretario leghista all’Istruzione, scoperta la magagna, si è messo all’opera per far ritirare le linee guida, cosa che è avvenuta ieri sera. L’Usr del Lazio ha motivato il ritiro spiegando che la «fiducia nel pedigree del documento non può che essere incrinata dal fatto di aver appreso che l’estensore avrebbe una affiliazione scientifica diversa da quella che era stata rappresentata a questo ufficio». Ah, quindi se le linee guida le avesse «approvate» il San Camillo sarebbero ancora in vigore? Curioso. Tanto più se consideriamo che gli autori delle linee guida sono realmente collaboratori del San Camillo…
Intanto - forse ignaro dei dettagli - il Presidente dell'Associazione Nazionale presidi, Antonello Giannelli ha fatto in tempo a rilasciare commenti favorevoli al documento trans. E’ il gender all'italiana: un delirio ideologico-burocratico.
Ioannidis, celebre epidemiologo di Stanford, tira le orecchie al microbiologo di riferimento per i chiusuristi: «Il mio studio non è stato ritirato». E a «Piazzapulita» contesta: «Mi hanno messo in bocca parole non mie»
Da qualche giorno è l'epidemiologo del momento anche qui in Italia. Professore di medicina, epidemiologia e salute pubblica all'università di Stanford, John P. A. Ioannidis è diventato noto anche al grande pubblico televisivo italiano. Si è parlato di lui nelle ultime due puntate di Piazzapulita su La 7. Chi legge La Verità non si farà cogliere impreparato. Il primo a parlarvi di lui è stato il nostro Antonio Grizzuti, che nel numero del 31 marzo vi ha illustrato uno dei suoi ultimi studi, pubblicato sul Journal of clinical epidemiology. Le conclusioni sono chiare: «Pur non potendo escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi».
Ioannidis ha cioè confrontato i risultati delle serrate totali e delle sole limitazioni alla mobilità. E arriva a una conclusione. Indipendentemente dalla severità della chiusura, i risultati sono identici. In sostanza fa a pezzi il lockdown e con questo tutta la retorica dei chiusuristi. A partire da quella di Andrea Crisanti, che nella trasmissione andata in onda giovedì 22 aprile perde le staffe di fronte al deputato leghista Claudio Borghi. Questi invitava alla prudenza di fronte alle continue proposte di chiusura proprio citando il lavoro di Ioannidis che però - a detta di Crisanti - sarebbe stato ritirato poiché contestato da molti suoi colleghi. Con i quali Ioannidis si sarebbe addirittura scusato. Questa - in sostanza - la lapidaria sentenza di Crisanti, cui veniva generosamente concessa l'ultima parola «in quanto esperto».
Passano sette giorni e in quella trasmissione – anche se in collegamento – si siede chi scrive.
Vengono mandati in onda alcuni minuti di una chiacchierata che Ioannidis ha avuto con un altro Andrea. Il divulgatore scientifico Casadio, che collabora spesso con la redazione di Piazzapulita. Trasmissione che pure Ionnidis ha visto e sul quale muove alcuni appunti. Con gentilezza, ma al contempo con fermezza.
Chiede che sia resa disponibile l'intera intervista in lingua originale. «Mi preoccupa il fatto che la trasmissione italiana ogni tanto mi metta in bocca alcune parole molto diverse da quelle che ho detto». E si sofferma con precisione in almeno due punti della trasmissione indicando ora, minuti e secondi in cui la traduzione di Casadio sarebbe stata tutt'altro che fedele. Ioannidis, infatti, non si è solo riguardato quella intervista tradotta in italiano ma pure tutta la trasmissione.
E anche quella di una settimana prima. «Non parlo bene l’italiano», mi dice lo studioso, «ma lo capisco e sono quindi rimasto sbalordito dalle parole del professor Crisanti e da quelle con cui Andrea Casadio – una settimana dopo – ha travisato l’intervista»
Mi sento chiamato in causa di persona, avendo vivamente discusso con Casadio in quella sede su questi temi. Sebbene continuamente interrotto riesco a fatica a esprimere un paio di concetti chiave. A partire dal fatto che gli studi scientifici sono tutti fatti per essere analizzati, dibattuti e se del caso confutati. Ma questa operazione non può che avvenire mediante pubblicazione di osservazioni e repliche argomentate su riviste scientifiche. Soprattutto attraverso la pubblicazione di ricerche sottoposte alla revisione di altrettanti esperti cattedratici (peer review), come appunto nel caso Ioannidis.
Non possono essere certo le battute di colore di Casadio a demolire la validità del lavoro scientifico. Il tono di loannidis si fa serio. «È stato abbastanza triste e non particolarmente onorevole che (Casadio, ndr) abbia scelto di presentarmi a Piazzapulita come un "bastian contrario", ma ognuno ha diritto alla sua opinione. Tuttavia, il fatto che nessuno dei miei documenti sia stato ritirato" non è un'opinione soggettiva. È un fatto oggettivo».
loannidis si rivolge direttamente ad Andrea Casadio: «Questa diffamazione è grave e inaccettabile e devasta principalmente la tua credibilità, non la mia, fino a quando non ti correggerai».
Eh già proprio così. Perchè i due Andrea (Casadio e Crisanti) sono accomunati non solo dal nome di battesimo ma anche da un’accusa che a loannidis non va affatto giù. Quella di aver ritirato un suo studio dalla circolazione. «Nessuno dei miei paper è stato ritirato». E loannidis inizia a snocciolare numeri sulla rilevanza scientifica dello studio. Dico la verità, mi perdo. Lo studioso alla fine mi ringrazia per averlo difeso in trasmissione.
In realtà ha ben poco da ringraziarmi. Mi sono semplicemente limitato a osservare che l'indice H di Ioannidis (un numero che misura la qualità e la produttività del lavoro di un accademico) era oltre tre volte quello di Crisanti. Mi verrebbe da notare che anche sommando l'indice H dei vari Crisanti, Galli, Burioni, Ricciardi e Pregliasco non arriveremmo al suo di numero. Non lo faccio. Non mi va di trascinarlo nel pollaio. Mi limito semplicemente a salutarlo. E ringraziarlo a mia volta per la pazienza.
Ho avuto la possibilità di conoscere e intervistare Maria Maddalena, un'infermiera che lavora nel reparto di Terapia intensiva Covid. Il nome ovviamente è inventato per mantenere la privacy, ma le cose che afferma sono importanti e decisamente inquietanti.
D) Grazie Maria per aver accettato l'intervista, soprattutto perché sta rischiando molto. In che reparto sta lavorando? R) Attualmente sto lavorando in Terapia intensiva Covid. Ciò significa prendersi cura di persone con gravi insufficienze respiratorie, in pratica con polmoniti da Covid, spesso anche con la complicanza dell’embolia polmonare. Le persone non riescono a respirare da sole in modo efficace sfruttando l’ossigeno normalmente presente nell’aria: i loro polmoni sono talmente infiammati che hanno bisogno di alte percentuali di ossigeno che venga “sparato” a viva forza nei loro polmoni tramite l’ausilio di occhialini ad alto flusso, maschere e caschi ad alta pressione. Tutti questi presidi funzionano grazie all’utilizzo di un ventilatore che invia la miscela di aria e ossigeno in modo personalizzato e continuo. In caso di progressione della malattia, queste ventilazioni non invasive possono non essere più sufficienti perchè il polmone non riesce più a scambiare correttamente O2 e CO2 affaticando e scompensando il paziente. Si rende allora necessaria l’intubazione orotracheale. Il paziente viene sedato ed intubato con un tubo che dalla bocca arriva in trachea, collegato al ventilatore, che provvede ad effettuare per suo conto i movimenti respiratori e a scambiare aria e O2 necessari alla saturazione ottimale. Da quel momento il paziente viene monitorato ed assistito in tutte le sue necessità fisiche ed emodinamiche attraverso un controllo continuo intensivo e variazioni di farmaci e ventilazione vengono effettuate in tempo reale in base ai parametri vitali.
D) Cosa vuol dire personalmente e professionalmente lavorare in un reparto covid? R) Dal punto di vista infermieristico lavorare in un reparto Covid significa prendersi cura in toto di una persona gravemente ammalata e dalle funzioni vitali compromesse, quindi cura dell’igiene, della postura e della sicurezza della persona, prevenzione delle lesioni da pressione, posizionamento e gestione presidi quali sondini nasogastrici, cateteri vescicali, sonde rettali, cateteri venosi periferici, collaborazione con il medico nell’esecuzione di esami strumentali anche invasivi, esecuzione prelievi per esami ematochimici, monitoraggio continuo parametri vitali, manovre rianimatorie, comunicazione e conforto al paziente quando questi è cosciente, sostegno nelle sue funzioni vitali giornaliere quali alimentazione ed eliminazione, agevolando i suoi contatti con i familiari attraverso presidi elettronici (telefono, tablet). Il tutto in aperta collaborazione tra le varie figure che compongono il team professionale (Oss, infermieri, medici, tecnici…)
Tutto il lavoro viene svolto in un reparto praticamente sigillato, in un contesto che vorrebbe essere di massima sicurezza per l’operatore, il che significa percorsi differenziati sporchi/puliti che però per questioni di logistica e di ottimizzazione delle risorse non sempre vengono rispettati, e questo accade spesso in molti altri reparti ospedalieri, dove si vogliono ottenere risultati altissimi nonostante la logistica estremamente carente…
Dal punto di vista psicologico, lavorare in un reparto Covid è molto pesante per l’impatto emotivo con queste persone che faticano a respirare. A queste persone manca l’aria, che è quanto di più prezioso e necessario abbiamo. Possiamo stare senza mangiare e senza bere per ore o giorni, senza respirare nemmeno cinque minuti. La paura della morte si legge nei loro occhi, ed è devastante per chi è vicino non riuscire a volte a fare abbastanza perché questo non accada. Vedere talora che tutto quello che viene fatto è inutile ed assistere all’agonia ed alla morte di questi pazienti è psicologicamente devastante, soprattutto perchè, andando a verificare le anamnesi della maggior parte di queste persone, si nota che la situazione si è deteriorata ancora quando erano a casa, in vigile attesa con tachipirina e poco altro. Personalmente sono a conoscenza da molti mesi dell’esistenza di terapie alternative domiciliari che praticamente nel 100% dei casi portano a guarigione praticamente senza ospedalizzazione. La cosa devastante è che dirigenti regionali e sanitari sono a conoscenza di questo da marzo 2020, e nonostante gli ottimi risultati hanno avallato il blocco di queste terapie, blocco che ricordiamo era stato disposto da Oms sulla base di uno studio pubblicato sulla rivista Lancet poi rivelatosi fake e ritrattato dalla rivista stessa. Nonostante questo Oms ed Aifa hanno continuato nel blocco di utilizzare in particolare uno di questi farmaci, l’idrossiclorochina, poiché in Italia risultava essere stato fatto uno studio su pazienti ospedalieri con dosaggi enormi di idrossiclorochina, mai utilizzati prima, che in realtà avevano danneggiato i pazienti. Uno studio, quindi, che sembrava fatto apposta per gettare discredito sul farmaco incriminato.
I medici che in tutta Italia stanno trattando con successo e guarigione del 100% dei pazienti A CASA sono riusciti a consentire nuovamente l’uso dell’idrossiclorochina solo nel mese di dicembre, purtroppo però sono sempre pochi i medici di base che prescrivono la terapia adeguata. In terapia intensiva arrivano persone ormai con polmoni compromessi, trattati con Tachipirina e lasciati a casa ad aspettare finché la situazione non è peggiorata. Nell’autunno scorso ho potuto anche verificare che molti dei pazienti deceduti, di varie età, avevano fatto anche la vaccinazione antinfluenzale, che però non è mai stata riportata in cartella, l’ho saputo chiedendo direttamente ai pazienti che erano in grado di parlare. Per i medici questo dato è irrilevante, tant’è che non figura mai nell’anamnesi patologica remota o prossima. Per me verificare queste situazioni è molto frustrante, anche perché pur provando a parlare con medici o colleghi infermieri di queste tematiche vi è una chiusura totale, una completa adesione ai protocolli e invece una derisione totale nei confronti di questi medici che stanno facendo sul territorio questo lavoro meraviglioso. Non riesco a capacitarmi della mancanza di collegamento tra territorio ed ospedale, collegamento che tanto era stato decantato negli anni scorsi, quando si è trattato di chiudere reparti o interi ospedali, allo scopo di potenziare l’assistenza domiciliare...
D) Com’è cambiata la sua professione nell'ultimo anno? R) Da quando è iniziata questa storia del Covid il lavoro infermieristico è profondamente cambiato. Dover sempre indossare una mascherina di protezione, anche negli altri reparti non Covid, ha innanzitutto posto una barriera comunicativa di non poco conto. Ricordo già dai primi tempi la difficoltà nel riconoscersi nei corridoi dell’ospedale avendo per lo più gli occhi a fare da riferimento, che se da un lato ha stimolato la necessità di guardarsi per riconoscersi, cosa che già da anni la gente non fa più, ha stravolto la percezione dell’altro, soprattutto se si conosce per la prima volta. Da quando è iniziato l’uso continuativo delle mascherine ho iniziato a sorprendermi nel vedere il vero volto di nuovi colleghi o dei pazienti, abituata come sono oramai ad essere attorniata (e ad essere io stessa) una specie di mummia. La sensazione che mi danno sempre le mascherine è quella di fare silenzio, stare zitti, non esprimere le proprie emozioni. Questo è ulteriormente devastante in un reparto ospedaliero, dove la componente emotiva ed empatica sono importantissime nel rapporto con la persona ammalata. Le mascherine ffp2-3 hanno inoltre una ulteriore caratteristica, quella di farci sembrare tutti delle specie di papere incoscienti, che stanno andando incontro al carnefice che ha in mano il becchime allo scopo di agguantarci per farci fuori e per poi finire in padella. Una sensazione del tutto personale che mi è sempre più viva.
Il contatto, inoltre, è l’altra nota dolente che manca dall’inizio della “pandemia”. La stretta di mano, l’abbraccio, la vicinanza che fanno parte della nostra professione, sia nel rapporto con la persona ammalata che tra colleghi, è sparito, sostituito dalla diffidenza, dalla distanza, dai guanti, dal disinfettante usato a ogni piè sospinto. La concezione di “sei vicino, quindi sei infetto e pericoloso” è diventata imperante ed è devastante. Il paziente positivo, poi, ha proprio la sensazione di essere un untore e si sente ghettizzato ed incriminato solo per il fatto di avere questo tampone positivo e magari anche la malattia, quasi fosse una colpa. Spesso infatti sento chiedere dai colleghi: “Ma dove è andato a prenderselo questo Covid?” come se fosse un reato avere l’infezione.
I lunghi mesi nei quali le autorità politiche e sanitarie, corroborate dai mezzi di informazione ufficiali, hanno diffuso il terrore per questa malattia, per gli assembramenti, la caccia agli untori, ai positivi asintomatici, provocano nel malcapitato paziente che arriva ad essere ricoverato una sensazione continua di angoscia e terrore, che altro non fa che peggiorare la situazione.
L’ospedale è stato per me una seconda casa per anni, un serbatoio di amicizie, di conoscenze, un luogo che consideravo aperto, di crescita, di formazione. Dall’anno scorso (ma già forse da qualche anno prima) si è trasformato in una specie di lager, dove solo pochissime persone possono entrare, spesso senza il conforto di un accompagnatore, lasciate sole ad affrontare esami diagnostici, procedure curative anche molto pesanti, in nome del distanziamento e della sicurezza. Tutto è spersonalizzato, i rapporti personali ridotti al minimo, tutte figure che si scansano, temono anche solo di guardarsi quasi che l’occhio stesso possa trasmettere il virus. Il controllo ossessivo della temperatura, guai ad uno starnuto, ad un colpo di tosse...in ospedale!!! Poter lavorare senza mascherine e con divise leggere è un sogno ormai lontano!
Un’altra nota dolente legata alla professione infermieristica è quella relativa alle informazioni che ciascun operatore dovrebbe avere, proprio a titolo di conoscenza relativa al lavoro svolto. Dall’anno scorso ho fatto notare innumerevoli volte a colleghi di tutte le professioni l’inutilità delle mascherine chirurgiche in questa cosiddetta pandemia, ed ugualmente mi aspetterei che tutt’ora si potessero tirare le fila dai dati che abbiamo. A parte i reparti dove ci sono pazienti Covid, fino a non molto tempo fa in tutto l’ospedale si è continuato ad utilizzare sia come personale che come pazienti solo le mascherine chirurgiche che èassodato non avere alcuna utilità nel fermare la trasmissione dei virus. Stante così la situazione, ed ammessa la pericolosità del Sars-CoV-2, dovremmo avere la quasi totalità del personale ammalato, deceduto o comunque positivo. Tenendo presente che così non è stato, mi aspetterei che tutti gli esperti in Evidence Based Nursing e Medicine che pullulano a livello di CIO (Comitato Infezioni Ospedaliere) abbiano potuto giungere ad una conclusione che mi sembra ovvia: le mascherine chirurgiche non servono a nulla e la trasmissione del Sars-CoV-2 è difficilissima.
D) Immagino dovrà adottare sistemi di protezione che ricordano i laboratorio di massima sicurezza visti nei film di fantascienza: scafandro, visiera, mascherina, ecc? R) Lavoriamo con dispositivi di protezione individuali come da protocollo, quindi divisa, camice idrorepellente, copricapo, mascherina ffp2-3, visiera, calzari, almeno due paia di guanti, e talora un ulteriore camice idrorepellente da utilizzare in situazioni particolari di infettività o di igiene. Come si può immaginare, trascorrere dalle 7 alle 10 ore bardati in tal modo è molto faticoso ed impegnativo, sia dal punto di vista energetico che respiratorio, tenendo presente che finché si rimane nel reparto nelle vicinanze dei pazienti non è possibile nemmeno bere un bicchiere d’acqua o recarsi ai servizi, pertanto se la mole di lavoro è tanta può capitare di non poter fermarsi mai per un turno completo. Per poter fare una pausa è necessaria una svestizione appropriata seguendo regole precise per evitare contaminazioni, e successivamente il rientro richiede nuovamente l’utilizzo di nuovi dispositivi di protezione individuale.
Questo modo di approcciarsi nei confronti dei pazienti dà veramente l’idea della distanza sociale. In più, per ovvie ragioni di praticità dovute alla quantità notevole di presidi presenti sul proprio corpo (sensori, cateteri venosi, arteriosi, drenaggi, cateteri vescicali, ecc) le persone ricoverate nel reparto sono seminude e coperte solo da un camice. Questo certo non li aiuta, se coscienti, a mantenere una privacy adeguata, e vedersi attorniati da persone irriconoscibili per maschere e visiere li fa sentire sicuramente più isolati e spaventati da questo ambiente asettico. Il contatto fisico purtroppo come già detto non esiste poichè dobbiamo sempre usare almeno 2 paia di guanti ed anche questo può essere molto frustrante per una persona che si sente sola. In più i parenti non vengono lasciati entrare se non in caso di estrema gravità o in casi eccezionali (pazienti particolarmente disorientati) e ciò aumenta nelle persone la sensazione di solitudine e smarrimento. Devo dire che, veramente, tutti gli operatori sono gentilissimi e cercano comunque di instaurare un buon rapporto con i pazienti, ma gli ostacoli comunicativi sia fisici (maschere-visiere) che psicologici o legati agli effetti collaterali dei farmaci o della malattia stessa spesso compromettono la relazione.
D) Cosa ne pensa del tampone? Dalla sua esperienza si tratta di un test affidabile oppure no? R) Dall’inizio della “pandemia” ho iniziato ad informarmi su questo tampone, scoprendo fin da subito che non esiste il Gold Standard per questo metodo diagnostico, e questo è stato confermato perfino in tempi recenti dal prof. Palù, ora presidente Aifa. Non esistendo il Gold Standard, va da sé che i risultati sono opinabili, e soprattutto se non correlati ad una sintomatologia in corso, assolutamente inaffidabili, anche perché per quel che riguarda il test molecolare i cicli di amplificazione fanno la differenza, dopo i 24 cicli si può trovare sempre positivo senza che vi sia alcuna correlazione con il Sars-CoV-2.
Per questo motivo, nonostante nella maggior parte delle aziende lo facciano passare come tale, non è uno screening obbligatorio per il personale, e ci si può rifiutare di farlo, anche se talora serve la minaccia di adire alle vie legali per non farlo. Essendo un test invasivo, inoltre, necessita del consenso informato correlato anche del nome dell’esecutore, poiché entrando in profondità nel rinofaringe può causare danni anche gravi, per cui la persona che lo subisce deve esserne consapevole e l’operatore che lo esegue ne deve essere responsabile. Anche a livello di logica, questo tampone profondo non ha nessun significato: per quale motivo devo andare a ricercare così in profondità una particella che mi dite essere così infettiva e terrificante da dover girare con la mascherina, usare Dpi, chiudere negozi ed instaurare il coprifuoco? Se è così terrificante la possiamo trovare anche in un test salivare, sulla punta della lingua, senza andare a toccare punti sensibilissimi e delicatissimi.
Dalla mia esperienza ho avuto esempi pratici in reparto di soggetti sintomatici positivi al molecolare e negativi al rapido, ritenendo valido il rapido (!) con la motivazione del dirigente di microbiologia che “il molecolare è amplificato oltre 35 cicli e viene sempre positivo!!!”, e anche il contrario, soggetti asintomatici con tampone rapido positivo e il successivo molecolare negativo, ritenendo valido il negativo. Ugualmente riporto il caso di un medico, articolo pubblicato su un giornale locale, che dopo sia la prima che la seconda dose di vaccino Pfizer è risultato positivo, e non se lo sapeva spiegare. Se non lo sa spiegare un medico, come posso saperlo io? Mi limito a fare presente che con i tamponi è vero tutto ed il contrario di tutto, e per questi tamponi inaffidabili abbiamo distrutto la società e l’economia mondiali, paralizzato le scuole, diviso famiglie e stiamo tirando su dei figli psicopatici.
D) Vorrei sentire il suo parere in merito all’obbligatorietà vaccinale. Secondo lei è giusto che un operatore sanitario sia obbligato per legge a farsi vaccinare? Se c’è un obbligo qual è il senso del consenso informato? R) Nessuno deve essere obbligato ad un vaccino (in realtà terapia genica). E’ un farmaco sperimentale, la cui autorizzazione al commercio è stata data in deroga alle normative europee, ed è in monitoraggio addizionale: ciò significa che viene tenuto particolarmente sotto controllo perché la sperimentazione non è stata fatta come da protocolli standard, ma è stata autorizzata direttamente sulle persone, cioè noi tutti stiamo facendo da cavie. I dati effettivi sulla sperimentazione si avranno solo dalla fine del 2023. In tutte le note informative di Ema, Aifa, dai bugiardini stessi forniti dalle case farmaceutiche si evince chiaramente che non si sa se è totalmente efficace, ci si può infettare e trasmettere infezione anche se vaccinati, che una volta vaccinati si dovranno rispettare tutte le misure di sicurezza ed indossare i dpi. inoltre e’ dichiarato che i danni a lungo termine non sono ancora conosciuti. Oltre a questo l’Unione Europea ha concesso alle case farmaceutiche l’esenzione da qualsiasi tipo di responsabilità nel caso di eventuali danni provocati da questi vaccini. oltre a questo, cosa ci devono dire ancora perché capiamo che è solo un colossale business?
Con queste premesse, un obbligo vaccinale è non solo anticostituzionale, ma va anche contro a tutte le leggi internazionali applicate in Italia sulla tutela dei diritti dell’uomo. Inoltre il DL 44, oltre alla incostituzionalità, ha riportato delle violazioni della privacy, quali la possibilità di trasmettere e verificare dati sensibili personali in aperto dispregio della pronuncia del garante della privacy, oltre alla palese incongruenza di imporre un obbligo vaccinale per cui però si richiede il consenso.
Se non sono d’accordo su una pratica medica potenzialmente lesiva per la mia persona ho tutto il diritto di rifiutare il mio consenso ai sensi dell’art. 32 della Costituzione , ed allo stesso tempo prevedere il demansionamento o la sospensione della mia attività lavorativa va contro l’articolo 4 e l’art. 38 della Costituzione.
Come ho potuto lavorare per tutto un anno di Covid, coprire turni, saltare ferie per coprire malattie di colleghi vaccinati ed essere ora improvvisamente non più idonea al lavoro? Inoltre nessuno di noi è stato valutato sierologicamente per verificare se già siamo venuti in contatto con il Sars Cov 2 ed abbiamo gli anticorpi. Inoltre tra di noi vi potrebbero essere soggetti No responder (soggetti che non sviluppano risposte anticorpali in seguito a vaccinazioni) che comunque anche nonostante più inoculi potrebbero non sviluppare mai anticorpi. Paradossalmente quindi potremmo in futuro avere al lavoro operatori sanitari perfettamente vaccinati senza anticorpi e quindi non protetti, ed operatori sanitari non vaccinati sospesi ma con gli anticorpi e quindi protetti. una follia di stato.
D) Da quello che vede e assiste in reparto: può descrivere i pazienti che finiscono con il casco di ossigeno o addirittura intubate: sono solo persone anziane o ci sono anche giovani? Tutti col covid oppure si trovano là anche per altri motivi? R) C’è una variabilità di età tra le persone che finiscono in terapia intensiva: negli ultimi tempi stiamo assistendo a persone più giovani, tra i 40 e i 60 anni, anche se permangono pazienti nella fascia di età più colpita in passato, tra i 70 e 80 anni. Solitamente sono persone precedentemente pluripatologiche, che però entrano tutte con diagnosi di polmonite da Covid. Stiamo assistendo anche agli arrivi dei primi soggetti completamente vaccinati, che purtroppo a distanza di poche settimane dalla seconda dose sembra sviluppino malattie molto più resistenti alla terapia tradizionale, anche purtroppo alla terapia domiciliare personalizzata, non facendosi mancare neppure le embolie polmonari e le intubazioni.
Talora capitano anche pazienti che permangono nel nostro reparto con patologie gravissime completamente sganciate dal Covid ma che soggiornano nelle nostre stanze perchè hanno avuto la sfortuna di avere un tampone positivo per Covid, sebbene la patologia sia assolutamente sganciata dal Sars-CoV-2. In caso di morte sono stati comunque classificati come morti da covid pur non essendoci nessuna correlazione, poichè il semplice tampone positivo ti classifica automaticamente in questa categoria. E questo accade da molti mesi.
D) Dicono che chi si vaccina è un po' più sicuro di non contrarre il virus? Qual è la sua esperienza in merito? R) Dalla mia esperienza posso confermare che non vi è alcuna sicurezza sul nesso vaccinazione = protezione. Ho colleghi che si sono positivizzati e sono rimasti a casa in malattia dopo la vaccinazione, e ci sono persone che come me non hanno mai contratto il virus nonostante ci lavori in mezzo da oltre un anno. Dai racconti dei pazienti stessi si possono riscontrare delle perle di saggezza, poiché in molti ci hanno raccontato di essere gli unici positivi e sintomatici in famiglia, nonostante abbiano condiviso il letto e la tavola con il loro partner ed altri familiari, totalmente negativi ed asintomatici.
Le crisi, come ben sappiamo, sono utili esclusivamente ai soliti noti, ma devastanti per tutti gli altri! L’esempio del Covid che ha generato enormi surplus è illuminante.
Dall’inizio della pandemia 100 grandi corporation globaliste sono cresciute in borsa di oltre 3.000 miliardi di dollari e i patrimoni dei 25 Paperon de paperoni hanno registrato un incremento di circa 255 miliardi di dollari, in poco meno di tre mesi (tra metà marzo e fine maggio 2020).
Il rapporto di Oxfam evidenzia come alcune multinazionali abbiano contribuito ad aggravare l’impatto economico del coronavirus, destinando utili stratosferici agli azionisti invece di investirli in posti di lavoro di qualità, attività di ricerca e sviluppo, tecnologie amiche del clima, riconversione dei processi produttivi...
Per esempio i colossi tecnologici come Google, Apple, Facebook e Amazon sono proiettati a realizzare quest’anno quasi 27 miliardi di dollari di extra-profitti.
Solo Microsoft ha avuto 19 miliardi di dollari di utili in più quest’anno rispetto alla media del quadriennio precedente; Google ha invece remunerato gli azionisti con ben 15 miliardi di dollari. Big Pharma, poteva mancare alla spartizione della torta? Ovviamente no e infatti le lobbies della chimica hanno visto incrementare enormemente i loro profitti. Le 7 società farmaceutiche analizzate da Oxfam stanno realizzando in media un margine di profitto del 21%. Johnson & Johnson, Merck e Pfizer hanno già distribuito dal mese di gennaio 16 miliardi di dollari ai propri azionisti.
E’ tutto così bello e ricco? No, se da una parte il Sistema s’ingozza di quattrini, dall’altra aumentano i morti e non solo di fame... Nel rapporto Oxfam dal titolo “Il virus della fame” emerge infatti un quadro agghiacciante:
Più di 305 milioni di posti di lavoro sono andati perduti e 121 milioni di persone in più nel 2020 (rispetto al 2019) si sono trovate senza cibo a causa della pandemia. Persone destinate a morire ovviamente...
Il Covid risulta quindi senza ombra di dubbio una manna dal cielo per tutti gli eugenetisti di stampo malthusiano*, la cui mission è la riduzione della popolazione e si può affermare che il 2020 ha indubbiamente segnato l’inizio di tutto ciò.
*Thomas Robert Malthus Il reverendo Thomas Robert Malthus (1766-1834) oltre due secoli fa elaborò una teoria che poneva in relazione la crescita della popolazione con lo sviluppo economico. Il pastore anglicano (economista e demografo britannico) sosteneva che la tendenza della popolazione di un paese è di crescere a tasso geometrico (1-2-4-16-32), mentre l’offerta di cibo segue un tasso aritmetico (1-3-5-7-11). Morale: per evitare bassi livelli di vita o di assoluta povertà bisognava limitare il numero delle nascite! Malthus era al soldo della Compagnia delle Indie Orientali e si mise a capo dell’ideologia del limite delle risorse a fronte della crescita demografica. La sua visione è stata ed è fonte di ispirazione per moltissimi personaggi della politica, economia e finanza. Negli anni Trenta la politica del genocidio, che sottende l’ideologia dei «limiti delle risorse» fu riformulata nel corso di un incontro tra Adolf Hitler e Lord Lothian (Philip Kerr) il capo della Tavola Rotonda. Oggi abbiamo esponenti come Bill Gates per citarne solo uno...
Si chiama Aiskom Tower Sentinel ed è prodotto dalla Aiskom, una società italiana che riunisce esperti nel settore degli algoritmi e dei sensori. Ha l’aspetto di una colonnina o torre (tower) alta circa un metro e mezzo gestita da un iPad il quale controlla un sensore al grafene e un algoritmo sofisticato. Il sensore interferometrico a base di grafene (un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio con la resistenza del diamante e la flessibilità della plastica) è in grado di cogliere le alterazioni nelle onde e nei campi elettromagnetici.
Struttura atomica del grafene
Insomma una specie di radar in grado di registrare le onde emesse da un organismo e riconoscere la frequenza specifica. Ma di quali frequenze stanno parlando? Dei nucleotidi che costituiscono la catena di Rna del virus. In pratica la sentinella “annusa” un essere umano e scova (in teoria) i virus! Il tablet è connesso con le banche dati mondiali dove sono depositate (così ci dicono) le sequenze nucleotidiche conosciute. Poi l’algoritmo in pochissimi nanosecondi da il responso tipo oracolo di Delphi: «Non hai il virus» oppure «Richiedi assistenza e segui l’iter previsto dalle autorità», un modo gentile per dirti che sei infetto e che devi farti ricoverare quanto prima!
Sentinel misura anche la temperatura corporea e se tutto questo non bastasse è in grado di riconoscere il volto di una persona anche se questo fosse coperto da una maschera o addirittura da un casco da moto! Per fortuna ci sono solo 8 macchine nel mondo, e non lo dico per l’esiguo costo di 12.000€, ma perché una simile tecnologia apre scenari a dir poco inquietanti…
Attualmente è già in dotazione presso un’azienda bresciana con 150 dipendenti, in un ristorante di Varese, in una Rsa e in due uffici milanesi. Ma cosa accadrà se un domani una torretta venisse piazzata all’entrata di ogni ristorante, bar, centro commerciale, ufficio postale, banca, e perché no lungo le strade principali? Insomma ovunque.
Un naso in grafene pronto a “sniffare” qualunque essere umano gli passi vicino, alla faccia della privacy. E se l’impronta elettromagnetica dovesse collimare con la sequenza registrata nel database? Non potrebbe scattare l’allarme e la persona trovarsi in un attimo dentro un centro di contenimento anti-Covid? Semplici astrazioni? Oppure la realtà potrebbe - come sempre più spesso accade - superare la fantasia più fervida? Anche perché non ci è dato sapere l’affidabilità di questo sensore ossia la sicurezza nel riconoscimento della frequenza elettromagnetica dei virus, cosa questa estremamente importante visto che può decidere sullo stato di salute o malattia di una persona...
Per maggiori informazioni “La svolta per tenere i locali aperti: c’è una macchina che ti dice se hai il virus”, Costanza Cavalli, “Libero” del 2 febbraio 2021