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[e le dubbie rassicurazioni degli enti istituzionali]
Corrado Penna

La presunzione che esista la possibilità di utilizzare in sicurezza i dispositivi che ci permettono di telefonare e di comunicare via internet senza cavi (wire-less), che viene diffusa dalle agenzie statali e internazionali, si basa su un’analisi superficiale e frettolosa della letteratura scientifica. In realtà gli articoli scientifici sui danni biologici delle radiazioni non ionizzanti[1] sono tantissimi e costituiscono la prova schiacciante che i vari enti ICNIRP[2], SCENIHR[3], FCC[4], FDA[5], National Cancer Institute[6], e via dicendo mostrano atteggiamenti fin troppo amichevoli nei confronti di un business in continua espansione, quello delle aziende di telefonia mobile. Alcune di queste organizzazioni si spingono ad affermare che non esiste nessun meccanismo noto che possa indurre degli effetti sulla salute. Per fare questo spesso scelgono, tra i tanti lavori scientifici (sull’effetto biologico di tali campi elettromagnetici) quelli che ignorano gli effetti non termici, quelli che ignorano l’importanza dei segnali pulsati, quelli che ignorano l’importanza della polarizzazione delle onde elettromagnetiche o della particolare intensità del segnale che viene utilizzato. Insomma, per assolvere queste radiazioni che ormai saturano l’aria intorno a noi, occorre fare riferimento a lavori scientifici che appaiono alquanto discutibili.

Per esempio le radiazioni elettromagnetiche utilizzate per questo genere di comunicazioni sono sempre radiazioni pulsate, perché è proprio la pulsazione di tali onde elettromagnetiche che porta il segnale, che veicola i dati, e molte ricerche scientifiche hanno mostrato che l’effetto biologico delle radiazioni pulsate è maggiore di quello delle radiazioni non pulsate. Inoltre gli effetti non termici (cioè effetti ben diversi dal semplice riscaldamento dei tessuti) sono stati studiati e dimostrati da un numero impressionante di lavori scientifici. Si tratta qui di danni riscontrati e riportati su lavori scientifici pubblicati su giornali a revisione paritaria, la “bibbia” della scienza moderna, molti dei quali sono reperibili sul database (archivio) governativo statunitense pubmed.

Per comprendere appieno quanto appena affermato possiamo leggere l’articolo Scientific evidence contradicts findings and assumptions of Canadian Safety Panel 6: microwaves act through voltage-gated calcium channel activation to induce biological impacts at non-thermal levels, supporting a paradigm shift for microwave/lower frequency electromagnetic field action, scritto da Martin L Pall, (Professore Emerito di Biochimica e di Scienze Mediche di Base all’università di Washington) e pubblicato su Reviews on Environmental Health 2015;30(2):99-116. L’articolo è reperibile su pubmed[7], dove troviamo solo il riassunto, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25879308, mentre l’articolo per intero si può leggere al link  https://www.degruyter.com/view/j/reveh.2015.30.issue-2/reveh-2015-0001/reveh-2015-0001.xml. Se consultiamo questo ultimo link possiamo vedere (in fondo) tutti gli altri articoli, gli altri studi scientifici, (83 in tutto) realizzati da numerosi altri scienziati, che servono da giustificazioni alle affermazioni dell’autore.

Nell’articolo leggiamo che un effetto (non termico) di questi campi elettromagnetici avviene attraverso l’attivazione del canale del calcio dipendente dal voltaggio (VGCC). È noto infatti in biologia che il livello di calcio nelle cellule è molto minore del livello presente al di fuori delle cellule (nella matrice extracellulare) e che variazioni di tali livelli possono essere utilizzate per “mandare dei segnali”: si tratta dell’importantissimo meccanismo di segnalazione del calcio[8] che è rilevante anche per mandare il segnale che induce l’apoptosi (“suicidio” cellulare). Quando tale meccanismo funziona bene la vita cellulare scorre serena, ma quando questo meccanismo è inibito impropriamente, le cellule del cancro diventano immortali invece che suicidarsi, oppure al contrario cellule che dovrebbero ancora restare in vita vengono spinte alla morte[9].

Il dottor Pall cita a sostegno delle sue affermazioni due dozzine di studi sugli effetti non termici delle radiazioni elettromagnetiche nella banda delle microonde che si manifestano per via dell’attivazione del VGCC (canale del calcio dipendente dal voltaggio), anche in caso di radiazioni a bassa intensità. Inoltre afferma (sempre sulla base degli studi citati in fondo all’articolo) che nella maggior parte dei casi I campi elettromagnetici pulsate sono più attivi di quelli non pulsate e che ci sono alcune finestre di intensità che corrispondono al massimo dell’effetto biologico, la qual cosa sarebbe impossibile nel caso di un meccanismo basato sul puro effetto termico (riscaldante) delle radiazioni. Come effetti secondari delle alterazioni a livello della concentrazione del calcio intracellulare ci sono alterazioni dei livelli di ossido nitrico (NO), alterazioni delle segnalazioni dell’ossido nitrico, formazione di radicali liberi e stress ossidativo. Questi effetti secondari a loro volta possono spiegare danni al DNA, infertilità, minore produzione di melatonina, disturbi del sonno, cambiamenti nel ritmo cardiaco compresa la tachicardia l’aritmia e la morte improvvisa; effetti neuropsichiatrici compresa la depressione, ma anche alcuni effetti terapeutici.

L’autore quindi analizza un documento ufficiale realizzato da una commissione di esperti canadesi, che riconosce solo effetti termici delle radiazioni, ignorando tutto quanto su esposto, e scartando alcuni studi sui danni da radiazioni in quanto tacciati di inconsistenza. A ben vedere però non si tratta di inconsistenza, ma di semplice diversificazione degli effetti quando alle stesse radiazioni vengono esposte cellule differenti, o quando le stesse cellule vengono esposte a radiazioni differenti per intensità, pulsazione, frequenza.

Sembra quindi che ci si trovi di fronte ad una nuova emergenza simile a quella del fumo del tabacco, la cui pericolosità per la salute è stata scoperta fin dagli anni ’20 del secolo scorso (100 anni fa), ma riconosciuta ed affrontata seriamente solo in tempi molto recenti (pian piano, in maniera sempre più decisa, nel corso degli ultimi 30 anni). Allora abbiamo visto fenomeni di “convinzione” e di corruzione da parte delle aziende che producevano tabacco e vendevano sigarette, che sono stati ampiamente documentati. Adesso non abbiamo ancora elementi per dimostrare che stia succedendo la stessa cosa, ma lascia alquanto perplessi l’atteggiamento di tutti questi enti istituzionali che continuano a rassicurarci che esistano dei valori soglia al di sotto dei quali il danno da radiazioni è assente o quanto meno minimizzabile.

Iniziamo ad analizzare nel dettaglio uno degli effetti più spaventosi di tali radiazioni, ovvero la capacità di danneggiare il DNA delle nostre cellule, producendo rotture alla singola elica, alla doppia elica e causando l’ossidazione delle basi azotate del DNA. SI tratta come tutti comprenderanno di fenomeni che possono indurre mutazioni e concorrere al fenomeno del cancro. Per entrare più nello specifico, le rotture della doppia elica del DNA producono a livello cromosomico a riarrangiamenti[10], delezioni[11], duplicazioni[12], mutazioni del numero di copie[13] e amplificazione genica[14]. L’ossidazione delle basi azotate del DNA causa invece le cosiddette mutazioni puntuali[15].  Al di là della possibilità di indurre o quanto meno concorrere alla genesi, alla progressione, alla metastatizzazione del cancro, immaginate quello che può succedere quando questi danni si manifestano nelle cellule che servono alla riproduzione sessuale: ovuli e spermatozoo, inducendo quindi potenzialmente mutazioni nelle generazioni future.

Per mostrare concretamente alcuni di questi lavori scientifici ecco il primo, tratto nuovamente dal sito pubmed: Impact of radio frequency electromagnetic radiation on DNA integrity in the male germline[16] (il link su pubmed e le altre informazioni sono d’ora in poi presenti nelle note). Facendo click su Author information (sotto il nome degli autori) possiamo scoprire che uno degli scienziati che ha firmato tale articolo lavora presso ARC Centre of Excellence in Biotechnology and Development and Discipline of Biological Sciences, University of Newcastle, Australia, giusto per avere conferma che si tratta di un lavoro che proviene da un ente ufficiale (università australiana) e non dal sito internet di un buontempone che si diverte a denigrare l’uso dei cellulari e del 5g. Facendo click sul nome dell’autore si può vedere inoltre il lungo elenco degli altri lavori scientifici firmati da tale autore, e verificare che non è un crociato della battaglia contro le radiazioni da cellulari, ma un serio studioso delle funzionalità riproduttive, che ha studiato in particolar modo il danno a livello spermatico indotto dai radicali liberi (vedi per esempio il suo articolo A free radical theory of male infertility[17])

Nell’abstract dell’articolo, ovvero nel suo riassunto disponibile on line, leggiamo che dei topi sono stati esposti alle radiofrequenze (frequenza di 900 MegaHertz) per 7 giorni di seguito, 12 ore al giorno. Diverse tecniche hanno permesso di valutare l’assenza di danni macroscopici al DNA, così il permanere di condizioni di salute generalmente buone degli animali, ma un’analisi più dettagliata dell’integrità del DNA ha rivelato la presenza di danno al DNA statisticamente rilevante sia per il genoma mitocondriale[18] che per il locus nucleare beta-globinico[19].

Faccio notare che utilizzando il link in alto a destra, full text links, possiamo leggere il testo intero dell’articolo sul sito https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/j.1365-2605.2005.00531.x e verificare tutte le fonti citate dall’autore.   

Il secondo articolo che analizziamo è Single- and double-strand DNA breaks in rat brain cells after acute exposure to radiofrequency electromagnetic radiation, ovvero “Rottura della singola elica e della doppia elica del DNA nelle cellule cerebrali dei ratti dopo un’acuta esposizione a radiazioni elettromagnetiche nella banda delle radiofrequenze”[20].

Nell’articolo si parla di un esperimento concernente l’esposizione acuta (per 2 ore) a radiazioni elettromagnetiche sia pulsate che non pulsate a una frequenza di 2450-MHz (praticamente si tratta di una frequenza di 2 Giga e mezzo). É stato osservato un aumento delle rotture della singola elica e della doppia elica del DNA 4 ore dopo l’esposizione sia della radiazione pulsate che di quella non pulsata. Gli autori suppongono che questo effetto possa derivare o direttamente dall’energia delle radiazioni che danneggiano il DNA oppure dal danneggiamento dei meccanismi di riparazione del DNA nelle cellule cerebrali, o da entrambi i meccanismi. Questi risultati, precisano gli autori, confermano i risultati di precedenti studi in vivo e in vitro sul danneggiamento del DNA da parte delle radiazioni elettromagnetiche nel campo delle radiofrequenze.

Ma quali e quanti lavori precedenti hanno mostrato la realtà di questo danneggiamento del DNA? Andiamo a verificarlo grazie a un articolo di rassegna, ovvero un articolo non di ricerca sperimentale, ma di consultazione e di rassegna dei lavori precedenti: Electromagnetic fields and DNA damage[21]. Gli articoli citati, sulla cui base è stato compilato questo lavoro, si trovano in fondo alla versione integrale dell’articolo: sono ben 110, e quasi tutti (particolarmente dal 16 in poi) sono lavori di ricerca, sperimentazioni che hanno permesso di dimostrare e di misurare il danno al DNA cellulare indotto da radiazioni non ionizzanti (radiofrequenze per lo più). Ecco che in un colpo solo, con semplice click, siamo portati di fronte a una mole di lavoro scientifico che porta alla nostra attenzione risultati davvero preoccupanti. Tra questi ne analizziamo appena tre, per ovvia mancanza di tempo e di spazio.

L’articolo Non-thermal DNA breakage by mobile-phone radiation (1800-MHz) in human fibroblasts and in transformed GFSH-R17 rat granulosa cells in vitro[22] riferisce di un esperimento con cellule di uomo e di ratto esposte a differenti modulazioni di un segnale a 1.800 Hertz (continuo e intermittente) che ha portato all’induzione di rotture della singola e della doppia elica del DNA.

L’articolo Microwaves from GSM mobile telephones affect 53BP1 and gamma-H2AX foci in human lymphocytes from hypersensitive and healthy persons[23] mostra che le micro-onde dei cellulari GSM (per differenti frequenze di quella banda) hanno effetto genotossico (cioè danneggiano i geni) dei linfociti (globuli bianchi) sia delle persone in buona salute che delle persone note per la loro ipersensibilità ai campi magnetici.

Anche l’articolo Genetic damage in mobile phone users: some preliminary findings[24] descrive una ricerca che ha mostrato una correlazione tra l’utilizzo dei cellulari e danno genetico, sempre tramite un’analisi dei linfociti presenti del sangue periferico.

Note bibliografiche

[1] Le radiazioni ionizzanti sono per esempio quelle nucleari, che hanno tale energia da “strappare” gli elettroni esterni dagli atomi creando appunto ioni (atomi non più elettricamente neutri).

[2] International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection ovvero Commissione Internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti, organizzazione internazionale indipendente (almeno dal punto di vista formale, visto che sposa sempre le posizioni più favorevoli agli interessi delle aziende che operano nel campo della telefonia; https://www.icnirp.org/.

[3] Scientific Committee on emerging and Newly Identified Health Risks, ovvero Comitato scientifico sui rischi per la salute emergenti e di recente identificazione, ente dell’Unione Europea; https://ec.europa.eu/health/scientific_committees/emerging_it.

[4] Federal Communications Commission, ovvero Commissione federale per le comunicazioni.

[5] Food and Drug Administration, ovvero Amministrazione dei cibi e dei farmaci; ente federale statunitense che si occupa della regolamentazione dei cibi, additivi alimentari, integratori, farmaci, vaccini.

[6] National Cancer Institute, ovvero Istituto Nazionale per il Cancro, è un ente federale statunitense che fa parte del ministero della sanità, e che si occupa di ricerca, informazione, prevenzione del cancro.

[7] Se guardiamo il sito pubmed, possiamo notare facilmente nella parte superiore sinistra del sito la dicitura “US National Library of Medicine National Institutes of Health” ovvero “Biblioteca nazionale medica statunitense – Istituto Nazionale della Sanità”, e del resto il sito è un sito con dominio .gov, ovvero governativo. Quindi niente di più ufficiale.

[8] Come possiamo leggere in un articolo scientifico intitolato per l’appunto Calcium signaling (pubblicato su Cell,  VOLUME 131, ISSUE 6, P1047-1058, DECEMBER 14, 2007, autore Clapham DE; ; https://www.cell.com/action/showPdf?pii=S0092-8674%2807%2901531-0), e che spiega in dettaglio tale argomento: “Gli ioni di Calcio (Ca2+) influiscono su quasi ogni aspetto della vita cellulare (…) Viene anche discussa la natura altamente localizzata della segnalazione mediata dagli ioni Ca2+ e i suoi specifici ruoli nell’eccitabilità, esocitosi, motilità, apoptosi e trascrizione”.

[9] Una ricerca scientifica sull’importanza della segnalazione del calcio per l’apopotosi delle cellule tumorali è illustrata nell’articolo PTEN counteracts FBXL2 to promote IP3R3- and Ca2+-mediated apoptosis limiting tumour growth, pubblicato su Nature 2017 Jun 22;546(7659):554-558, autori Kuchay S, Giorgi C et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28614300.

[10] Parti di uno stesso cromosoma che prendono una il posto dell’altro (riarrangiamento intracromosomico), o parti di differenti cromosomi che prendono una il posto dell’altra (riarrangiamento inter-cromosomico).

[11] Perdita di un pezzo di DNA che viene letteralmente cancellato.

[12] Raddoppiamento di un tratto di un cromosoma.

[13] Delezioni o duplicazioni che portano ad un cambiamento del numero di copie di una specifica regione cromosomica.

[14] La creazione di più copie di uno stesso gene.

[15] Le mutazioni più piccole che si possano verificare nel DNA, che sono causa di molte malattie genetiche, limitate quindi a poche basi (e alle loro coniugate).

[16] Pubblicato sul giornale scientifico International Journal of Andrology[16] 2005 Jun;28(3):171-9, autori Aitken RJ, Bennetts LE, Sawyer D, Wiklendt AM, King BV; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15910543.

[17] Pubblicato su Reproductive Fertililty and Development 1994;6(1):19-23; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8066217.

[18] Il DNA presente nei mitocondri, organelli all’interno delle cellule, che è diverso dal DNA del nucleo cellulare

[19] Una piccola parte di un cromosoma del nucleo; nell’uomo si tratta di una sezione del cromosoma 11 che è responsabile per la creazione di circa metà della struttura della proteina emoglobina, notoriamente fondamentale per la vita, il trasporto di ossigeno e anidride carbonica all’interno del corpo.

[20] Pubblicato su International Journal of Radiation Biology. 1996 Apr;69(4):513-21, autori Lai H, Singh NP; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8627134.

[21] Pubblicato su Pathophysiology 2009 Aug;16(2-3):79-88, autori Phillips JL, Singh NP, Lai H; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19264461, articolo intero su https://www.pathophysiologyjournal.com/article/S0928-4680(09)00014-5/fulltext.

[22] Pubblicato su Mutation Research 2005; 583: 178–183, autori Diem E, Schwarz C, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15869902.

[23] Pubblicato su Environmental Health Perspectives 2005; 113: 1172–1177, autori Markova E, Hillert L, Malmgren L, Persson BR, Belyaev IY; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16140623.

[24] Pubblicato su Indian Journal of Human Genetics 2005; 11: 99–104, autori Gandhi G, Anita; https://pdfs.semanticscholar.org/2cc3/86343f13444bd7132fa1bf670689fd18a108.pdf.

Corrado Penna 

Analizziamo quanto scritto nell’articolo «Peripheral sympathetic nerve dysfunction in adolescent Japanese girls following immunization with the human papillomavirus vaccine» Disfunzione del nervo simpatico periferico in ragazze giapponesi adolescenti in seguito a vaccinazione contro il papilloma virus umano»)[1], non prima di avere notato che uno degli autori, il primo firmatario, lavora per il Dipartimento di Medicina (Neurologia e Reumatologia) della scuola medica dell’università di Shinshu in Giappone (non esattamente un piccolo ospedale del terzo mondo), che anche il secondo lavora presso la medesima università (Dipartimento di Chirurgia Plastica), e che il terzo lavora per il Dipartimento di Ricerca Clinica dell’ospedale statale di Nagasaki (Kawatana Medical Center). È importantissimo anche notare chi ha finanziato tale lavoro, non un’organizzazione “antivaccinista” ma … il sistema sanitario nazionale del Giappone, come si legge verso la fine dell’articolo, e precisamente la divisione neuro-immunologica del ministero della sanità, e un ente di ricerca sulle patologie incurabili (che fa riferimento ancora una volta al ministero della sanità). Tolto di mezzo ogni possibile fraintendimento sul ruolo dei medici coinvolti nello studio, sulle loro finalità e sui loro finanziamenti, andiamo alla sostanza di quanto vi si trova scritto.

L’articolo riferisce di 44 ragazze che nel giro di 9 mesi si sono recate in quella clinica lamentando diversi sintomi dopo la vaccinazione contro il papilloma virus. Quattro di esse, che soffrivano di altre patologie riconosciute, sono state escluse dallo studio successivo.
L’età della somministrazione della prima dose variava da 11 a 17 anni, e il periodo di incubazione medio dopo la prima dose del vaccino era di 5,47±5.00 mesi, il che vuol dire che in alcuni casi i sintomi si manifestavano nel giro di qualche giorno dall’iniezione vaccinale, e in altri casi anche molti mesi dopo. Le manifestazioni frequenti della sindrome di cui soffrivano queste ragazze comprendeva mal di testa, senso generale di stanchezza, senso di freddo alle gambe, dolore agli arti e debolezza. La temperatura della pelle esaminata in 28 di queste ragazze che manifestavano sintomi agli arti mostrava una leggera diminuzione nelle dita delle mani (30,4±2,6 °C) e una diminuzione moderata nelle dita dei piedi (27.1±3.7 °C).

I sintomi agli arti di quattro ragazze erano compatibili con i criteri diagnostici clinici giapponesi di Sindrome Dolorosa Regionale Complessa (CRPS), mentre quelli di altre 14 ragazze erano consistenti con i criteri diagnostici utilizzati all’estero per definire la medesima sindrome. Il test di Schellong ha identificato otto pazienti con ipotensione ortostatica (rapido calo della pressione sanguigna in seguito al rapido passaggio dalla posizione seduta o sdraiata a quella eretta) e quattro con sindrome di tachicardia ortostatica posturale (disfunzione del sistema nervoso autonomo che porta ad avere diversi sintomi in posizione eretta che diminuiscono quando ci si sdraia: aumento persistente del battito cardiaco, svenimenti, palpitazioni, mal di testa, confusione mentale, stanchezza, ansia, problemi della vista, nausea, diarrea, sudorazione etc.)[2].

Le ragazze con tachicardia ortostatica posturale e con CRPS comunemente subivano transienti e violenti tremori e persistente astenia (stato di debolezza generale, facilità di affaticamento, perdita della forza muscolare). L’esame al microscopio elettronico dei nervi intradermali ha mostrato una patologia anomala delle fibre non mielinate in due ragazze su tre tra quelle esaminate. 
La diagnosi più comune che avevano ricevuto in precedenza le ragazze esaminate era di patologie psicosomatiche, mentre le conclusioni degli autori sono che i sintomi osservati possono essere spiegati con una risposta anormale del sistema simpatico periferico. I problemi sociali delle partecipanti allo studio sono rimasti insoluti dal momento che le ragazze gravemente disabilitate hanno smesso di andare a scuola.

La domanda che si pone a questo punto è: la relazione tra sintomi patologici e vaccinazione, è di tipo causale oppure no? C’è una relazione di causa ed effetto? Nelle conclusioni degli autori leggiamo che “basandoci sulla relazione temporale tra vaccinazione e sviluppo dei sintomi, non possiamo negare la possibilità che la vaccinazione con i vaccini contro il papilloma virus umano possa indurre secondariamente disturbi mediati dal sistema simpatico” e inoltre all’inizio dell’articolo affermano che “eventi avversi della vaccinazione contro l’HPV comprendono comunemente febbre, mal di testa  e dolore locale al sito dell’iniezione. Inoltre è stata notata, dopo la vaccinazione nelle ragazze giapponesi, un’incidenza relativamente alta di dolore cronico agli arti, frequentemente complicato da movimenti involontari violenti di tremolio. In tali casi, un forte dolore spontaneo colpisce una o più estremità ed è consistentemente accompagnato dal freddo degli arti interessati, causando una notevole difficoltà delle attività quotidiane”.

È quindi noto agli autori dalla letteratura di rapporti e articoli scientifici precedenti che il quadro clinico di queste ragazze coincide con un insieme di sintomi che è stato già associato ad effetti collaterali di questo vaccino. Inoltre, come leggerete nella descrizione di alcuni dei casi clinici, più di una volta la ragazza ha iniziato a star male poco tempo dopo la prima dose, è peggiorata con la seconda, e a volte ha avuto un tracollo definitivo con la terza (anche perché nel frattempo i sintomi venivano attribuiti a una condizione psichiatrica o psicosomatica).

A rafforzare l’ipotesi di un rapporto di causa ed effetto tra vaccino HPV e le patologie qui analizzate, gli autori segnalano che il presentarsi isolato di una delle sindromi non è infrequente tra le adolescenti, ma il verificarsi contemporaneo di due di queste sindromi (Ipotensione Ortostatica e Sindrome Dolorosa Regionale Complessa di tipo I) come accaduto a molte di queste ragazze è un evento davvero raro. Inoltre la Sindrome di Tachicardia Ortostatica si verifica spesso in seguito ad un’infezione virale, ma nei casi in oggetto non c’è alcuna segnalazione (nella storia clinica delle ragazze) di un’infezione virale antecedente all’insorgere dei sintomi della patologia, il che suggerisce che il vaccino potrebbe essere stato il meccanismo causale (letteralmente gli autori scrivono che nei casi esaminati “il vaccino è un possibile fattore predisponente”). Infine l’insorgere di tale sindrome in seguito a vaccinazione con Gardasil è stato riportato anche da uno studio scientifico statunitense.

Alcune note riassuntive sugli effetti avversi al vaccino HPV si trovano verso la fine dell’articolo, laddove si legge che fra giugno 2006 e dicembre 2008, (2 anni e mezzo) negli USA sono stati ricevuti 424 rapporti di eventi avversi in seguito a vaccinazione, per un tasso di 53,9 rapporti per 100.000 dosi; si tratta di segnalazioni e non necessariamente di casi per i quali si è accertato un legame di causa ed effetto tra vaccino e reazione, ma i dati raccolti dalla regione Puglia[3] mostrano come questo regime di sorveglianza passiva porta a una fortissima sottostima, tanto che quando è il sistema sanitario a monitorare gli effetti avversi gravi, se ne osservano 300 volte di più.

Di questi effetti avversi al vaccino HPV segnalati negli USA, 772 (il 6,2%) sono stati considerati gravi, e tra questi 32 rapporti di morte. Il tasso di rapporti per ogni 100.000 dosi di vaccino è stato di 8,2 per la sincope (perdita di coscienza transitoria);   7,5 per reazioni al sito locale dell’iniezione;   6,8 per vertigini;   5,0 per nausea;   4,1 per mal di testa;   3,1 per reazioni di ipersensibilità;   2,6 per urticaria; 0,2 per eventi di tromboembolia venosa, disturbi autoimmuni e sindrome di Guillain-Barré;   0,1 per anafilassi e morte;   0,04 per mielite trasversa e pancreatite e  0,009 per malattia del motoneurone. Un’alta frequenza di sincopi è stata osservata immediatamente dopo l’iniezione.

In Giappone invece non sono disponibili dati simili ma i mass media hanno ampiamente riportato che un significativo numero di ragazze giapponesi hanno sofferto di gravi dolori agli arti, tremolìo involontario e disturbi della deambulazione in seguito a vaccinazione contro l’HPV. Recentemente a Tokyo è stata fondata una comunità sociale per queste ragazze, che ha raccolto informazioni riguardo a più di 230 ragazze (antihpvvaccine@yahoo.co.jp).  
Molti dei casi osservati sembrano ricadere nel quadro della sindrome da dolore complesso regionale (CRPS). Tale sindrome si presenta in due sottocategorie, CRPS-I in assenza di danno al nervo, e CRPS-II con danneggiamento del nervo; casi di CRPS-I sono già segnalati, seppure stati raramente in persone vaccinate contro l’epatite B (6) e la rosolia (7), sebbene alcuni (pochi) casi di CRPS-I sono stati segnalati in Australia in seguito proprio alla vaccinazione contro il papilloma virus.

Nell’articolo si legge pure che: «È stato segnalato che alcune malattie neurologiche si sono manifestate in ragazze vaccinate, inclusa la sindrome di Guillain-Barré (4), l’encefalomielite acuta disseminata (41) e la sclerosi multipla (42, 43). (…) L’inizio della sintomatologia si è manifestata nel giro di sei settimane dalla vaccinazione, e il tasso settimanale di segnalazione di casi di sindrome di Guillain-Barré nelle prime settimane (6,6 per 10,000,000) dalla vaccinazione con Gardasil è stato più alto di quello osservato nella popolazione generale.»

E adesso veniamo al riassunto di alcuni casi clinici raccontati nell’articolo

Caso 1: ragazza di 18 anni venuta all’ospedale per continui mal di testa e generale senso di stanchezza, ha ricevuto il vaccino Cervarix ad agosto del 2011, e pochi giorni dopo ha iniziato a soffrire di forti dolori epigastrici (ovvero regione centro-superiore dell'addome) e di mal di testa. Si è sottoposta a una risonanza magnetica presso un ospedale locale, ma non è stato trovato niente di anomalo. I mal di testa però continuavano, assieme a instabilità psicologica e insonnia, a tal punto che non era più capace di andare a scuola, e che era stata indirizzata a una clinica psichiatrica.
A ottobre ha ricevuto la seconda dose ed i sintomi principali (dolori epigastrici e mal di testa) sono peggiorati; in particolar modo la mattina era forte il mal di testa e il senso di stanchezza, ma gli anti-infiammatori non steroidei che ha assumeva non avevano alcun effetto. L’endoscopia ha portato ad una diagnosi di gastrite superficiale, possibilmente dovute a stress psicologico.
A metà febbraio del 2012, nonostante avesse difficoltà a gestire la propria routine quotidiana, con grosse difficoltà ad alzarsi dal letto, continui mal di testa e senso di stanchezza generalizzato, ha ricevuto la terza dose del vaccino. Alla fine, a maggio, ha dovuto lasciare la scuola e seguire un corso per corrispondenza. Inoltre è stata seguita da uno psichiatra, ma senza alcun risultato. Siccome i suoi sintomi peggioravano nel periodo pre-mestruale, si è sottoposta ad una visita ginecologica, ma anche quella non ha mostrato niente di irregolare. Pochi mesi prima del ricovero in ospedale ha iniziato ad avere episodi frequenti di svenimento ortostatico (svenire nel mettersi in piedi). La somministrazione orale di amezinio metilsolfato (10 mg, due volte al giorno), ha risolto tutti i sintomi della paziente e la sua capacità di svolgere le proprie attività quotidiane sono migliorate notevolmente (si tratta di un farmaco antagonista del sistema nervoso simpatico, utilizzato anche per abbassare la pressione).

Caso 2: ragazza di 15 anni che viene ricoverata nel novembre 2013 per continui mal di testa, male agli arti e un disturbo della deambulazione. Ha ricevuto la prima dose di Cervarix alla fine del febbraio del 2011, e la terza dose alla fine di settembre del 2011. Circa 8 mesi dopo, all’inizio del giugno 2012 inizia a lamentarsi di forti dolori ai globi oculari e visione doppia, e un giorno di metà luglio case subito dopo essersi alzata dal letto, a causa della debolezza degli arti sinistri. Portata al pronto soccorso viene sottoposta a risonanza magnetica e a test di laboratorio di routine, senza che venga rilevato niente di anomalo. La debolezza dal lato sinistro va via e la ragazza torna a casa, ma nei giorni successivi spesso si è dovuta assentare da scuola a causa di un dolore pungente e della goffaggine dei movimenti della mano, che le impedivano di scrivere o di usare le bacchette per il cibo. Inoltre è diventata molto sensibile agli stimoli sonori e tattili, come quelli di toccare e utilizzare la doccia, che facilmente le inducevano uno stato di panico, con tremolio involontario degli arti. Dopo avere girato diversi ospedali le è stata diagnosticato un disturbo dell’ansia. All’inizio di luglio 2013 ha sviluppato una grave forma di anoressia, possibilmente dovuta a delle sensazioni veramente fastidiose agli arti, ed è stata ricoverata in ospedale per due settimane. Sebbene lì sia stata trattata per un disturbo dell’alimentazione la sua situazione non è migliorata. Tremori violenti agli arti venivano indotti facilmente se il medico che l’esaminava toccava la sua coscia o la sua gamba. Questi tremori le rendevano impossibile camminare da sola. La somministrazione per via endovenosa si soluzione salina (100 mL) e alprostadil (5 μg) è stata utilizzata per trattare il freddo alle gambe. In seguito a tale trattamento la ragazza tornava a sentire caldo alle gambe (l’alprostadile vien utilizzato generalmente per risolvere il problema della mancata erezione maschile, esso rilassa alcuni muscoli del pene e ne favorisce la dilatazione dei vasi sanguigni). Dopo le dimissioni dall’ospedale a continuato questo trattamento in un ospedale più vicino a casa sua; i tremori alle gambe gradualmente si sono placati, la ragazza è stata nuovamente in grado di camminare e di scrivere, ritornando a scuola tre mesi dopo.

Caso 3: nell’ottobre 2013, una ragazzina di 13 anni è stata ricoverata per dolore agli arti parossistico con mal di testa e difficoltà a deambulare. 3 anni prima le era stata asportata l’ovaia sinistra per un tumore. Aveva ricevuto la prima dose di Gardasil alla fine di giungo del 2012, e due settimane dopo ha iniziato ad avere febbre alta continua (39- 40 gradi) e mal di testa. Vari esami di routine all’ospedale più vicino alla sua abitazione non hanno riscontrato niente di anomalo, e neppure un’endoscopia e una TAC. Sono stati provati diversi tipi di farmaci anti-infiammatori non-steroidei, ma nessuno è servito ad alleviare i sintomi, e di conseguenza la diagnosi che ha ricevuto è stata quella di “febbre psicosomatica”. La ragazza ha smesso di partecipare alle attività sportive della scuola. Alla fine di gennaio del 2013, ha ricevuto la terza dose del vaccino. La sua temperatura alta e il generale senso di malessere gradualmente sono scomparsi, ma in seguito sono apparsi tremori parossistico agli arti, soprattutto quando si sdraiava, la qual cosa le causava ovviamente una grave forma di ansietà notturna, e di insonnia. All’inizio di marzo del 2013, ha iniziato a soffrire di forti dolori agli arti e palpitazioni; il dolore agli arti ha limitato i movimenti della spalla e della coscia, e a volte ha sofferto anche di paresi temporanee delle mani e delle gambe, e le palpitazioni e il malessere al torace aumentavano notevolmente quando la paziente cambiava posizione alzandosi dopo essere stata seduta. Tutto questo le causava difficoltà a camminare e a scrivere, ma all’ospedale, ed anche a scuola, si pensava ancora che fosse un problema psicosomatico. Fu costretta a stare a casa per circa un mese e mezzo. Riusciva a camminare aiutandosi con un corrimano ma solo per brevi distanze, mostrando una postura molto instabile che facilmente la portava a rannicchiarsi. Le è stata diagnosticata quindi una forma di CRPS-I e di sindrome da tachicardia ortostatica posturale (POTS) e trattata con la somministrazione orale di bisoprololo fumarato (un “betabloccante” utilizzato di norma per il trattamento della pressione alta) al dosaggio di 2,5 mg al giorno. Quattro mesi dopo è migliorata la sua capacità di camminare, riuscendo a muoversi con l’aiuto di un bastone, sebbene non sia ritornata a frequentare la scuola.

Caso 4: una ragazza di 16 anni è stata osservata a dicembre del 2013, per problemi di poliartralgia, dolore alle gambe e debolezza. Da bambina aveva sofferto di asma bronchiale e dermatite atopica. Ha ricevuto la prima dose di Cervarix all’inizio di ottobre del 2011 e la terza dose ai primi di marzo del 2012. Un mese più tardi ha iniziato a sentire dolore alle giunture delle ginocchia e un generale senso di stanchezza, con une temperatura corporea leggermente elevata. Ha visitato poche cliniche ortopediche senza riuscire ad ottenere una diagnosi definitiva. L’artralgia si è spostata su alter giunture, e la ragazza ha iniziato a soffrire di tremori parossistici agli arti nell’autunno di quello stesso anno. All’inizio di gennaio del 2013, ha sviluppato dei forti dolori ad entrambi i polpacci che l’hanno costretta alla sedia a rotelle. Lei è stata esaminata all’ospedale locale dove è risultata positiva per gli anticorpi anti-cardiolipina nel siero sanguigno (17 U/mL, e quindi oltre il range di normalità che è fino a 10 U/mL). È stato iniziato un trattamento con prednisolone (10 mg al giorno), ovvero alti dosaggi di un cortisonico, e con il clopidogrel solfato (75 mg al giorno), ovvero un farmaco che contrasta l’aggregazione delle piastrine; i sintomi però persistevano e la ragazza ha smesso di andare a scuola. La paziente mostrava pelle rossastra e secca sulla guancia e sugli arti, possibilmente dovuta a dermatite atopica. Inoltre la paziente di lamentava di un leggero indolenzimento senza rigonfiamento alle articolazioni delle spalle, del gomito, del polso e delle caviglie, e un dolore di simile entità veniva stimolato in entrambi i polpacci quando venivano afferrati con una certa forza.  
A un’analisi successive i livelli di cardiolipina si erano normalizzati (10 U/mL) m a una risonanza magnetica ha mostrato la presenza di un segnale anormalmente alto nei polpacci indicando la presenza di miofascite (infiammazione di un muscolo e della sua fascia muscolare). Due settimane dopo avere smesso di assumere il clopidogrel solfato, la paziente è stata sottoposta a una nuova risonanza magnetica delle gambe che non ha più mostrato la presenza di anomalie nel segnale, e ad un’analisi di un campione del muscolo che non ha riscontrato nessuna alterazione.  

Case 5: nel febbraio del 2014 si presenta all’ospedale una ragazzina giapponese di 15 anni lamentando una transiente debolezza degli arti e svenimenti ortostatici. All’inizio del maggio 2010, aveva ricevuto la prima dose di Gardasil in una clinica degli Stati Uniti, dove vive al tempo la sua famiglia. All’inizio di dicembre 2010 ha ricevuto la seconda dose e pochi giorni dopo ha sentito dolore e debolezza agli arti inferiori, specialmente alla gamba sinistra che le hanno causato difficoltà a camminare. Questo sintomi in è scomparso nel giro di tre giorni, tuttavia un mese dopo ha iniziato a soffrire di intorpidimento e debolezza a entrambe le mani che è durata per due giorni. Dopo di che una forma di debolezza transitoria si è manifestata ripetutamente in entrambe le mani e in entrambe le gambe, e la ragazza ha iniziato a soffrire di svenimenti ortostatici e di malessere addominale. Al ritorno in Giappone è stata visitata in un ospedale, ma tutte le analisi sono risultate negative. Oltre alla debolezza agli arti la ragazza ha iniziato a soffrire di una diminuita capacità di apprendere a scuola; la madre ha iniziato ad accorgersi che era incapace di memorizzare differenti argomenti contemporaneamente e che la sua comprensione dei manuali scolastici era incompleta. La paziente e la sua famiglia erano seriamente preoccupati dei suoi sintomi. Dagli esami è risultato che la forza della presa delle mani era troppo bassa, specialmente a sinistra. Inoltre è stato confermato da un esame medico che la paziente aveva notevoli difficoltà nel comprendere velocemente lunghe frasi. Le è stata diagnosticata una forma di CRPS-I e di POTS (sindrome da tachicardia ortostatica posturale) e i suoi problemi cognitivi sono stati considerati come probabilmente correlati a quest’ultima patologia. È stata trattata con la somministrazione orale di limaprost alfadex a una dose di 5 mg (si tratta di un analogo delle prostaglandine, un potente vasodilatatore che aumenta il flusso sanguigno alla radice dei nervi) tre volte al giorno, e i suoi problemi agli arti sono scomparsi.

 

[1] Pubblicato su Internal Medicine 2014;53(19):2185-200. , autori Kinoshita T, Abe RT, Hineno A, Tsunekawa K, Nakane S, Ikeda S; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25274229  , articolo completo su https://www.jstage.jst.go.jp/article/internalmedicine/53/19/53_53.3133/_pdf/-char/en.

[2] Tale sindrome adesso viene vista come una patologia legata a una disfunzione del sistema immunitario.

[3] https://www.sanita.puglia.it/documents/36126/4921952/Sorveglianza+degli+eventi+avversi+a+vaccino+in+Puglia+Report+2013-2017/9db6decb-5aaf-426f-b8fe-c9474e9e8468