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Paolo Brunetti e Antonio Papa, tratto da "Frigidaire", aprile 1990

Corentin Louis Kervran è nato a Quimper, in Bretagna, nel 1901. Chimico di valore ed esperto di Medicina del Lavoro, in Igiene, Agricoltura, docente universitario è vissuto a Parigi dove ha svolto la sua attività di ricercatore ed estensore di numerosi testi scientifici.
Per vent'anni è stato direttore dei servizio nazionali francesi per lo studio delle nuove questioni scientifiche e in particolare delle misure di prevenzione degli effetti dannosi prodotti dalle radiazioni atomiche sull'organismo umano.
Il suo nome è comparso, più volte, a partire dal 1975, fra i candidati dal Premio Nobel di fisiologia e medicina

Dobbiamo ringraziare la lungimirante intelligenza e la caparbietà dell'editore Giannone, perché diversamente oggi, in Italia, non si conoscerebbe l'opera di Kervran, la cui enorme importanza, così come ha dimostrato il dibattito aperto in seguito all'affaire fusione nucleare "fredda", è ancora ben lontano dall'essere "compresa", perlomeno negli ambienti cosiddetti "scientifìci".
Diciamo "compresa", ma, in realtà, la "comprensione" ci fu, eccome! Ovviamente, dapprincipio, le conclusioni raggiunte da Kervran (già negli anni sessanta!) affrontarono il vaglio della "Comunità scientifica" che pose immediatamente il "veto" a quella che sarebbe equivalsa ad una "dichiarazione di invalidità totale" del principio di Einstein e Langevin dell'equivalenza tra energia e massa nel rapporto c2
Ma nel corso degli anni, proprio di fronte alla impressionante mole di dati e "conferme" sperimentali, l'aut-aut posto dai fisici "ufficiali" dovette “ammorbidirsi” ed ammettere una “terza via”: nacque così l’ipotesi dei neutrini, che troverà conferma proprio da parte della comunità scientifica.

Insomma, Kervran, le sue teorie, le sue osservazioni, il suo “effetto Kervran”, furono prima rifiutati, poi riconosciuti – perché sperimentati dalla Scienza ufficiale – ed infine semplicemente RIMOSSI dalla stessa Scienza Ufficiale che li aveva sperimentati”

Vediamo a questo proposito alcuni dichiarazioni rilasciate dallo stesse Kervran alla rivista scientifica "Scienza vita" nel gennaio 1980. 
"Devo dire che le mie scoperte sulla trasmutazione del potassio in calcio come avviene nello stomaco delle galline non sono né una novità né un fatto incredibile. Studi in tal senso furono fatti addirittura dal francese Vauquelin nel 1799 e sono ampiamente illustrati nei suoi testi. A quel tempo Vauquelin constatò come le galline producessero - tra feci e guscio d'uovo - al meno quattro volte la quantità di calcio che esse ingurgitavano nel corso della loro alimentazione. Per portare avanti la sua esperienza scientifica egli prese varie galline, le pose in un ambiente privo di calcio e le nutrì di sola avena che, com’è noto, è un ‘calcifugo’ cioè un cereale praticamente privo di calcio tra i suoi componenti. 
Ebbene, il buon Vauquelin si accorse con grande sorpresa che le sue galline pur mangiando solo avena producevano calcio in quantità enorme, sia nei gusci delle loro uova, sia nelle feci espulse. 
In quel momento - cioè con la Rivoluzione Francese imperante - per Vauquelin non era di buon tono parlare di ‘trasmutazione degli elementi' mettendo cioè in dubbio le teorie elementari dell'iperpositivista Lavoisier. L'errore basilare di Lavoisier, portato avanti per anni, diciamo fino ad Einstein, col suo 'nulla si crea e nulla si distrugge' era stato quello di lavorare, per le sue esperienze, soltanto su materiale morto. Vauquelin invece lavorava sul materiale vivo e constatando che dal silicio e dal potassio dell'avena mangiata dalle galline veniva fuori il calcio, adombrò per primo il sospetto di una trasmutazione dell'elemento. Ma con una prudenza tale, diciamo così per ragioni politiche, da passare praticamente inosservato. 
Personalmente ho iniziato e iniziato e portato a termine le mie ricerche tra il 1959 e il 1961, vale a dire vent'anní or sono e con, bisogna sottolinearlo, grande scetticismo da parte dei fisici, i quali hanno avuto bisogno di altri quindici anni per giungere alle stesse constatazioni oggi ormai assorbite e incontestate." 
"Questa prima constatazione (la ripetizione dell'esperimento di Vauquelin n.d.r.) mi impose ricerche più approfondite che furono effettuate al Centro Nazionale delle Ricerche Scientifiche di Parigi e all'Istituto Nazionale di Ricerche Agronomiche sempre in Francia, ampliate alle piante e su vari tipi di animali come i topi. 
Ciò ci permise di constatare che effettivamente sia gli organismi animali sia quelli vegetali, pur nutriti senza calcio, producono calcio. Il fatto non è valido solo per il calcio ma anche per molti altri minerali tra cui citerò il magnesio. 
Detto ciò non c’era ormai nulla da dimostrare. 
Il fatto esisteva ed io nel 1961 ne avevo, ormai tutte le prove scientifiche. Quel che mi interessava capire e che rimaneva un mistero era il 'perché' e il 'come' tale trasmutazione degli elementi potesse avvenire. 
Oggi ormai, raccontare queste cose è quasi come parlare dei principi di Archimede, di Copernico, di Galilei."... 
“Eppure i fisici - continua più avanti Kervran - ad una ipotesi del genere, (e cioè al pensare che lo stomaco di una gallina è capace di provocare una reazione atomica n.d.r.) sussultavano. Dicevano che la cosa era impossibile perché, affermavano, 'se tale reazione avvenisse nello stomaco di una gallina tale gallina scoppierebbe trasformandosi in calore e lucé. Badi bene che eravamo già negli anni Sessanta e che Enrico Fermi, in tal senso, aveva aperto molte porte della scienza. Ciò nonostante i buoni fisici - che chiamerei fisici positivisti per non definirli miopi - mi deridevano di buon cuore."

E fin qui sembra di assistere alle dichiarazioni dei miopi nostrani del 1989 di fronte agli esperimenti di fusione nucleare fredda, ma c'è qualcosa di più che ci dice Kervran e che è stato ‘completamente’ rimosso:

Gli esperimenti furono fatti nel 1973/74 nei laboratori ufficiali!

“…soltanto a partire dal 1973 al CERN di Ginevra fu confermato che le trasmutazioni di elementi potevano aver luogo anche con reazioni a ‘debole energia' grazie all'intervento dei neutrini. Il grave errore dei fisici era stato fino ad allora quello di credere che le trasmutazioni di elementi potessero aver luogo soltanto con 'reazioni a forte energia' cioè con un’esplosione atomica. 
Perciò di ostinavano a pensare che le mie galline con la ‘bomba atomica nella pancia’ avrebbero dovuto scoppiare e trasformarsi in calore e luce. 
Il fatto è che, negli anni Sessanta, la fisica era in enorme ritardo sulla biologia. Con le comunicazioni scientifiche al CERN di Ginevra del 1973 e le conferme venute l’anno seguente dalle prove di laboratorio effettuate a Batavia è ad Argonnes negli Stati Uniti fu anche data la spiegazione del fenomeno. Esso era dovuto alla esistenza di 'correnti neutre' dovute appunto ai neutriní. Insomma nonostante quelli che oggi sono considerati i progressi favolosi della scienza ci vollero quindici anni per confermare e capire, da parte dei fisici, che, come io andavo dicendo da altrettanto tempo, le mie galline avevano la bomba atomica nella pancia. E badi bene che se mi diverto a parlare in questo senso è perché sono stato per venti anni addetto alla protezione dagli effetti atomici per la Francia ".

Ebbene il potere costituito (“scientifico", politico ed economico) ha seppellito con una tombale coltre di silenzio non solo ogni idea ed ogni pensiero partoriti dalla ricerca "secondo natura" ma anche la stessa storia degli esperimenti ormai assodati e certificati da parte della comunità scientifica stessa. 
Ed è divertente notare che l'ufficialità delle scoperte di Kervran viene da quello stesso CERN di Ginevra che oggi, con la direzione Rubbia, si adopera per negare ogni validità di esperimenti in tal senso (vedi Fleishmann-Pons il cui esperimento può benissimo essere valutato come un effetto Kervran).

Ma vediamo ora come lo stesso Kervran spiega nella sua intervista del 1980 la reazione a debole energia:
“Praticamente allo stesso modo che,in una 'reazione a forte energia", cioè in una esplosione atomica. Nella reazione a debole energia la trasmutazione si fa nel nucleo dell'atomo grazie agli enzimi. Essa avviene in due fasi: nella prima è l'enzima che modifica la struttura molecolare della cellula rendendola più sensibile all'azione dei neutrini: nella seconda è il neutrino che entra nel nucleo dell'atomo e modifica la sua struttura aggiungendo un protone che viene da un altro elemento, ossigeno in generale o idrogeno. Nel caso specifico, diciamo così delle 'mie galline', l'enzima fa penetrare nel nucleo del potassio, il quale possiede diciannove protoni un ventesimo protone, trasformandolo così in calcio che, come sappiamo, è un elemento composto da venti protoni".

Semplice, no? Si osserva un fenomeno, lo si studia pazientemente, con la testa libera da ogni pregiudizio, poi si passa alla sperimentazione: si toglie il calcio e si guarda se viene il guscio, si dà il potassio (o magnesio o silicio) e si scopre che il guscio vien fuori anche senza calcio... si ripetono con pazienza gli esperimenti poi se ne cerca il perché ed il come, e a volte, come in questo caso, si trova anche il perché del come oltre al come del perché
Kervran conclude la sua intervista auspicando che ì suoi studi entrino nei dibattiti scientifici e nei testi universitari perché, dice: "troppo spesso capita gli atenei formino per domani tecnici scienziati di ieri". 
Eppure un tema come questo, affascinante poiché costituisce uno dei meccanismi base della vita stessa su questo pianeta, non è nemmeno accennato nei testi universitari. Anzi, è stato cancellato: necessario completamento dell’opera di rimozione.

“Mendeleiev ha parlato di elementi leggeri, elementi medi ed elementi pesanti. Tutta la fisica atomica attuale è basata sull’uso degli elementi pesanti. Però il fondamento della fisica atomica della natura, il meccanismo base che consente lo scorrere della vita son proprio gli elementi leggeri e la loro suscettibilità di trasmutazioni a bassa energia”

[ Gianfranco Valsé Pantellini, scienziato, biochimico che ha lavorato con Kervran ]

Tratto da http://www.nutrizionenaturale.org/alimentazione-zucchero-killer-silenzioso/

Fino ad alcuni anni fa consideravo lo zucchero come un componente energetico e salutare della nutrizione, molto utile per la muscolatura e per il funzionamento del cervello. Poi ebbi modo di conoscere:

Il procedimento di produzione
"Dalla barbabietola o dalla canna da zucchero viene estratto il succo zuccherino grezzo che è sottoposto a complesse trasformazioni industriali.
Per la prima depurazione viene fatta l'aggiunta di latte di calce che ne provoca la perdita e la distruzione di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio.
In seguito il prodotto viene trattato con anidride carbonica per eliminare la calce che è rimasta in eccesso, quindi subisce ancora un trattamento con acido solforoso per eliminare il colore scuro. Successivamente viene sottoposto a cottura, raffreddamento, cristallizzazione e centrifugazione.
Si arriva così allo zucchero grezzo.
Nella seconda fase di lavorazione, lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno).
Il prodotto finale è una bianca sostanza cristallina che non ha più nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza e viene venduta per dolcificare gli alimenti".

Alcuni dati significativi:
Negli Usa gli zuccheri costituiscono una delle maggiori fonti di calorie per la nutrizione.
La crescita nel consumo  di zuccheri negli ultimi 300 anni è impressionante:

- nel 1700 il consumo annuo pro capite è stato di 1,8 Kg-
- nel 1800 il consumo annuo pro capite è stato di circa 8 kg-
- nel 1900 il consumo pro capite annuo è salito a 40 Kg-
- nel 2009 il 50% degli americani ha consumato in media oltre gli 8o Kg di zucchero all'anno.

I casi di diabete dalla fine del 1800 ad oggi sono passati da 3 casi su 100.000 persone a 8.000 sempre su 100.000 persone.
Dalla fine del 1800 ad oggi, si è passati dal 3,4% di persone obese al 32%. Va poi aggiunto un altro 33% di persone in sovrappeso.
Ciò significa che i 2/3 degli americani attualmente sono a rischio di gravi patologie e devono ricorrere a medici nutrizionisti, diete alimentari, palestre cure mediche e medicine che spesso non funzionano e a volte sono solo dannose.

Quanto zucchero si consuma in Italia
In Italia da diversi anni viene registrato un consumo medio annuo pro capite pressochè costante di 25 kg. ma, l'esperienza ci insegna che con il tempo anche noi italiani seguiamo i comportamenti americani.

Un dato che fa riflettere.
Fino agli anni '70 in Italia si consumava il 60% di zucchero semplice acquistato nei negozi mentre il 40% proveniva da alimenti confezionati.
Oggi le proporzioni si sono invertite per cui si assume prevalentemente zucchero contenuto nei cibi elaborati, in particolare dall'industria.
Certamente non ci rendiamo conto di quanto zucchero è contenuto nei cibi largamente pubblicizzati e destinati sopratutto ai bambini ed ai ragazzi.
E' una buona abitudine quella di leggere gli ingredienti riportati sulle etichette applicate ai prodotti che acquistiamo: troveremo delle belle sorprese (non solo per il glucosio, il destrosio, il fruttosio, il saccarosio, il maltosio  ...........in essi contenuto).
Spesso occorre una certa attenzione per scovarli poichè sono scritti con caratteri molto piccoli o ben nascosti.

Cosa provoca il consumo di zucchero nel nostro organismo?
L'assunzione di zuccheri semplici, con l’alimentazione, innalza rapidamente i livelli di glucosio nel sangue (glicemia).
Un normale livello di glicemia è utile per fornire l'energia al nostro corpo ed al cervello ma, livelli elevati scatenano molte reazioni negative.
La più conosciuta è l'aumento dell'insulina che viene prodotta dal nostro organismo per evitare che gli zuccheri nel sangue raggiungano livelli di tossicità pericolosi.

Cosa provoca l'aumento dell'insulina?
Trasforma gli zuccheri sottratti al sangue in glicogeno il quale viene immagazzinato nel fegato come riserva energetica stimola la produzione di grassi saturi a partire da zuccheri favorisce l'accumulo di grassi saturi nel tessuto adiposo.
Impedisce l'utilizzo dei grassi presenti nel nostro corpo.
Con l'assunzione degli zuccheri semplici ad alto indice glicemico, si verifica un immediato picco nella quantità di insulina prodotta dal pancreas; questa abbassa repentinamente la glicemia, per cui compare lo stimolo della fame e inizia un circolo vizioso che vanifica quasi tutte le diete che vengono adottate.
Soprattutto le diete che raccomandano di eliminare i grassi a favore dei carboidrati (vedremo come i farinacei ad alto contenuto di amido siano trasformati in zuccheri) non hanno possibilità di funzionare in quanto gli zuccheri vengono comunque trasformati in grasso e depositati nel tessuto adiposo.
Vedremo nelle prossime newsletters che la demonizzazione di tutti i grassi nelle diete costituisce un falso mito.

Ma l'utilizzo degli zuccheri semplici provoca anche altri danni
Per poter essere assimilato e digerito, lo zucchero bianco ruba al nostro corpo vitamine e sali minerali (in particolare il Calcio e il Cromo) per ricostituire almeno, in parte, quell'armonia di elementi distrutta dalla raffinazione.
Le conseguenze di tale processo digestivo sono la perdita di calcio nei denti e nelle ossa, con l'indebolimento dello scheletro e della dentatura.
Ciò favorisce la comparsa di malattie ossee (artrite, artrosi, osteoporosi, ecc.) e delle carie dentarie che affliggono gran parte della civiltà occidentale.

Cosa provoca lo zucchero bianco iper raffinato a livello intestinale?
Provoca processi fermentativi con la produzione di gas, tensione addominale e l'alterazione della flora batterica con tutte le conseguenze che ciò comporta.

I  pericoli dell'abitudine al consumo di zuccheri raffinati sono provati:

  • riduzione delle difese immunitarie,
  • aggravamento dell'asma,
  • acidificazione del nostro corpo,
  • peggioramento delle malattie cardiache, del diabete, dei calcoli biliari, dell'ipertensione, delle artriti, di alcuni tipi di cancro....... in definitiva accorcia la vita.

E' sorprendente anche lo studio di un medico inglese ricercatore in psichiatria, Malcolm Peet, che ha riscontrato un forte legame fra l'elevato consumo di zucchero e malattie mentali come la depressione e la schizofrenia.

Un altro grave pericolo: il fruttosio
Il nome riporta all'immagine del prodotto sano derivato dalla benefica frutta ma in realtà lo troviamo spesso come sciroppo di fruttosio che viene ricavato dal mais (quasi sempre transgenico negli USA) con un processo che lo priva di ogni principio vitale come le vitamine, gli enzimi, i sali minerali e tutti i fitonutrienti capaci di ridurne gli effetti metabolici nefasti.
Lo sciroppo di fruttosio viene impiegato nella produzione delle bevande gassate, succhi di frutta e molti prodotti industriali e preparati dietetici sic!
Diversamente dal saccarosio (zucchero bianco da cucina), chimicamente, le molecole di fruttosio e glucosio non sono legate fra di loro per cui vengono assorbite immediatamente  e vanno direttamente al fegato e trasformate in grassi.

Robert Lustig, professore nella Divisione di Endocrinologia dell' Università della California, ha svolto un ottimo lavoro sul metabolismo degli zuccheri che ha messo in luce i disastri causati dall'eccessivo consumo di fruttosio:

  • aumento dell'acido urico che è in stretta relazione con l'obesità, con l'elevata pressione arteriosa, le malattie cardiache, le malattie renali
  • appesantimento del fegato con il rischio di serie patologie con danneggiamenti simili a quelli dovuti all'abuso di alcol.
  • inganna il sistema di regolazione dello stimolo della fame e della sazietà; porta alla insulino-resistenza e non fa abbassare la grelina (ormone della fame scoperto solo una decina di anni fa) e non fa aumentare la leptina (ormone della sazietà) si è portati  ad assumere molto cibo
  • aumento dell'obesità con l'accumulo del grasso principalmente nella pancia e la comparsa della tipica forma dell'abituale bevitore di birra.

Negli USA il fruttosio è considerato il primo fattore che contribuisce all'obesità.
La quantità massima giornaliera da assumere dovrebbe essere inferiore ai 25 grammi e, per coloro che sono in sovrappeso, inferiore ai 15 grammi (conteggiando anche il fruttosio che troviamo nella frutta).

In quali alimenti troviamo lo zucchero?
Non solo nei dolci e nelle bevande gassate ma ormai in quasi tutti i cibi elaborati, trasformati e confezionati. Si trova anche negli hamburger, nei wurstel, nelle salse come il ketchup, nella senape, nella worchester sauce, in molti tipi di pane, nei cibi in scatola o in quelli precotti......... etc.
Ricordarsi di leggere con attenzione gli ingredienti indicati nelle confezioni anche se scritti con caratteri piccolissimi e difficili da trovare.
Ovviamente lo zucchero è anche contenuto nella frutta e in minor parte nella verdura ma legato a tantissime sostanze vitali come le fibre, le vitamine, i sali minerali, gli enzimi, e molti altri fitonutrienti che ne attutiscono gli effetti negativi.
Tuttavia anche la frutta e certi ortaggi ricchi di zuccheri o amidi come le patate e le carote, vanno consumati con moderazione.

Una ulteriore minaccia  per la salute dello zucchero: l'acido urico
Lo zucchero  provoca un aumento di acido urico il quale, oltre a danneggiare i reni e aumentare la pressione arteriosa, può portare ad una infiammazione cronica con conseguenze anche gravi come l'ictus e altre malattie.
Oltre 3000 articoli su studi scientifici, mettono in relazione l'aumento dell'acido urico con molti dei mali dell'attuale periodo.
Negli Usa i livelli medi dell'acido urico dall'inizio del secolo scorso sono passati da 3,5 ml/dl a 6,5 ml/dl alla fine dello stesso secolo.
Se pensiamo che livelli di acido urico superiori a 5,5 ml/dl mettono a rischio la salute, possiamo credere che il consumo elevato di zucchero costituisce una delle cause principali dei nostri mali, invecchiamento precoce e morte prematura.
Craig Thompson, direttore del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center in New York, è convinto che "molte cellule pre-cancerose, non raggiungerebbero mai le mutazioni che li trasformano in tumori maligni se non fossero guidate dall'isulina a utilizzare e metabolizzare sempre più zucchero dal sangue".

Cosa succede con gli edulcoranti dietetici polioli ?
Gli edulcoranti (o dolcificanti) polioli sono sostanze che conferiscono un sapore dolce agli alimenti. Non sono considerati degli additivi, ma sono comunque sostanze chimiche estranee alla normale composizione degli alimenti.
I polioli hanno un potere edulcorante uguale o leggermente inferiore allo zucchero ma apportano meno calorie. Si tratta di sostanze ottenute per idrogenazione di alcune specie vegetali.

I polioli più conosciuti sono:

- Sorbitolo (E420) - La sua assunzione non ha solitamente effetti collaterali, ma siccome il sorbitolo non viene assorbito, può causare gas, gonfiore di pancia, crampi, e diarrea (se si superano giornalmente circa  i 20 gr).

- Mannitolo (E421) -  Non è pericoloso per la salute, essendo un carboidrato a tutti gli effetti, è facilmente gestito dal nostro organismo. Può causare disturbi gastrici tra cui flatulenze e diarrea se consumato in quantità superiore alle dosi massime consigliate di 50 grammi al giorno. Ha un potere dolcificante  pari a circa la metà di quello dello zucchero comune ed un potere calorico del 50% in meno per cui non vi sono particolari vantaggi con il suo impiego.

- Xilitolo (E967) - Al momento non sono stati accertati effetti dannosi alla salute. Tuttavia è da utilizzare con cautela poichè alcuni studi hanno evidenziato che, come tutti i polioli, determina un aumento dell'acido ossalico e causa la formazione di calcoli nei ratti.

- Isomalto (E953) - Adatto a chi ha problemi di diabete per il suo basso impatto sul livello di glucosio nel sangue - ha metà delle calorie dello zucchero comune può causare disturbi intestinali se consumato in quantità superiori ai 20 gr. al giorno .

- Maltitolo (E965)- Ha il 75% della dolcezza del saccarosio e il  60% del potere calorico. Crea effetti gastrici, in quanto pur essendo meno dannoso se comparato ad altri polialcoli, è usato in grosse quantità dall'industria del cibo grazie alla sua somiglianza al saccarosio, portando il consumatore ad un consumo che eccede le quantità raccomandate. Resta non adatto per chi soffre di diabete.

Gli alcoli dello zucchero come il sorbitolo e lo xilitolo  contribuiscono a prevenire la carie per cui sono usati nella produzione di caramelle e di gomme da masticare.

Cosa succede con i dolcificanti artificiali
Tutti abbiamo sentito parlare di saccarina di aspartame e altri, spesso indicati con allettanti nomi commerciali, considerati come sostituti dello zucchero e destinati ai diabetici o a coloro che devono ridurre il loro peso corporeo o non vogliono ingrassare.
Ho sempre creduto fosse un'ottima soluzione! Ma è proprio così?

Vediamo quali sono i principali dolcificanti artificiali
Aspartame - E951
- è il dolcificante sintetico più noto e controverso, il cui potere dolcificante è 200 volte maggiore rispetto a quello dello zucchero comune. Questa sostanza non esercita effetti metabolici sulla glicemia, quindi può essere utilizzata anche dai soggetti diabetici. La dose giornaliera ammissibile è di 40 mg/kg di peso corporeo. L’aspartame si trova in centinaia di alimenti: oltre che nei prodotti "light", è contenuto anche in bibite gassate, dolciumi, gomme da masticare, caramelle e farmaci.
Quando l’organismo metabolizza l’aspartame, si formano acido aspartico, fenilalanina e metanolo. Quest’ultima sostanza può indurre effetti indesiderati quali emicranie e reazioni allergiche.
In merito, da diverse fonti si considera l'Aspartame come una minaccia per la salute umana, anche più pericolosa dell'utilizzo del fruttosio, e viene associato a difetti nei neonati, cancro (pricipalmente del cervello), alzaimer e aumento del peso corporeo. L'approvazione da parte della FDA viene considerata come un'operazione poco chiara intrapresa dalla Searle e dalla Monsanto (proprietaria dei diritti sull'Aspartame).

- Saccarina - E954 - molto conosciuta , è una sostanza che non viene metabolizzata dal nostro organismo e che non fornisce calorie. Il suo potere dolcificante risulta fino a 500 volte superiore a quello dello zucchero, mentre il suo retrogusto è piuttosto amaro. Non aumenta la glicemia, quindi è adatta anche ai diabetici.
Negli anni Settanta del secolo scorso, alcuni studi condotti sugli animali avevano insinuato il dubbio che la saccarina potesse essere cancerogena, ma nessuna ricerca svolta su esseri umani ha mai confermato tali dubbi. La dose giornaliera accettabile è di 2.5 mg/kg di peso corporeo.
In rari casi, il consumo di saccarina può provocare manifestazioni allergiche, orticaria, diarrea, dispnea, tachicardia. Questo dolcificante è controindicato durante la gravidanza, l’allattamento e nei primi tre anni di vita. Alcuni studi hanno di recente dimostrato che il dolcificante è un fattore di rischio per tumori che colpiscono diversi tipi di organo dei topi. Sarà necessario verificare se questi rischi interessino anche l'uomo.

- AcesulfameK - E950 - è un altro edulcorante sintetico di largo utilizzo nei cibi per diabetici, nelle bevande gassate e nei prodotti per l’igiene orale, è una sostanza dotata di un potere dolcificante 200 volte superiore a quella dello zucchero comune. L’acesulfame K non viene metabolizzato dall’uomo, quindi viene espulso attraverso le urine senza aver subito modifiche, non apporta calorie e non ha influenza sulla glicemia. La dose giornaliera assimilabile ammonta a 9 mg/kg di peso corporeo.Contiene cloruro di metilene DCM. L'esposizione per lunghi periodi al DCM può provocare mal di testa, depressione,nausea, confusione mentale, disturbi alla vista, al fegato e ai reni.
Se ci si attiene alle dosi raccomandate, l'Acesulfame K è considerato ufficialmente sicuro dal punto di vista tossicologico, ma se ne sconsiglia l’utilizzo in caso di gravidanza e allattamento.

Pur essendo controverse le deduzioni e le convinzioni, senza abbracciare la tesi che tutti i dolcificanti artificiali sono da considerarsi veleni, credo che tali edulcoranti debbano essere totalmente evitati e che i dolcificanti polioli debbano essere utilizzati con molta prudenza.

Ma cosa si può fare per stare meglio e prevenire molte malattie ?
Risulta evidente, senza alcun dubbio, che per allontanare i rischi malattie come il diabete, le malattie cardiache, il cancro e tanti altri problemi per la propria salute, occorre adottare uno stile di vita sano dove l'eliminazione dello zucchero in tutte le varie forme è fondamentale.
Il modo più facile per diminuire l'assunzione di zuccheri è quello di eliminare tutte le bevande dolci compresi i succhi di frutta (le spremute fresche vanno bene), e tutti i cibi elaborati industrialmente.
E' una buona regola assumere esclusivamente gli zuccheri necessari al funzionamento del proprio corpo solo da fonti naturali quali la frutta e la verdura tenendo conto che non si dovrebbero superare i 25 grammi al giorno di fruttosio.
Se proprio dobbiamo dolcificare degli alimenti, è preferibile utilizzare, con molta moderazione il miele, lo zucchero grezzo di canna oppure anche il glucosio. Il glucosio tutto sommato viene utilizzato direttamente dalle cellule del nostro corpo e non scatena i disastri metabolici del fruttosio.

Un dolcificante naturale poco conosciuto è la Stevia ricavato dalle foglie dell'omonima pianta e utilizzata da secoli dai popoli dell'America Latina.
L'Unione Europea (EFSA) il 14 aprile 2010 ha approvato l'uso della Stevia come Food Additive, così come la Svizzera e tutti Paesi latino-americani.
Ha un potere dolcificante da 150 a 250 volte quello del comune zucchero ed ha zero calorie: potrebbe rappresentare la migliore alternativa per dolcificare senza andare incontro agli effetti negativi dello zucchero e degli edulcoranti in genere.

IMPORTANTE: abituiamoci a leggere la composizione dei cibi in etichetta e informiamoci sui componenti o additivi con nomi sconosciuti: quando non riusciamo a trovarli evitiamo di acquistare l'alimento! E' una buona abitudine che ci porterà a scegliere i cibi consapevolmente evitando quelli che possono danneggiare la nostra salute nel tempo

Marcello Pamio

Non esiste alimento migliore. Il latte che sgorga dalle mammelle è da sempre raccomandato da medici e nutrizionisti per il fabbisogno proteico e soprattutto per l’apporto di calcio, minerale questo fondamentale per far crescere e mantenere in salute la struttura ossea.
Fin qui nulla da eccepire se si trattasse del latte di mamma e se le mammelle fossero di una bella madre e non di una vacca ingravidata artificialmente.
Questa premessa è obbligatoria perché ancora oggi c’è chi confonde le due cose. Si confonde il latte materno, vero e unico nutrimento basilare per il sano e corretto sviluppo del neonato d’uomo, con il latte di vacca, alimento predisposto esclusivamente per la crescita rapidissima dei vitelli.

Confusione questa assai pericolosa per la salute umana, ma ormai incarnata nell’inconscio collettivo per la gioia delle lobbies alimentari e farmaceutiche.
Per fortuna sempre più studi scientifici stanno evidenziando e sottolineando tale rischio, affermando che il latte vaccino non va bene per l’alimentazione umana.
L’ennesima ricerca arriva dalla svedese università di Uppsala è ed stata pubblicata su uno dei giornali scientifici più accreditati al mondo, il British Medical Journal.
Nello studio vengono presi in esame due grandi coorti composte da 61.433 donne (dai 39 ai 74 anni) e 45.339 uomini (dai 45 ai 79 anni), monitorati per ben 20 anni.

Durante il follow-up medio di 20 anni, 15.541 donne sono morte e 17.252 hanno avuto una frattura ossea, delle quali 4.259 all’anca. Per gli uomini in un follow-up medio di 11,2 anni, 10.112 sono morti e 5.066 hanno avuto una frattura, dei quali 1.116 all’anca.
Le conclusioni dello studio svedese non lasciano spazio a nessun dubbio: i ricercatori hanno scoperto che non solo non vi è stata alcuna riduzione delle fratture ossee nelle persone che hanno consumato latte, ma addirittura nelle donne il consumo stesso di latte è stato associato ad una maggiore probabilità di subire una frattura.
Le persone che hanno bevuto tre bicchieri o più di latte al giorno avevano il doppio delle probabilità di morire presto rispetto a chi ne aveva consumato meno di uno.

L’autore dello studio, il professor Karl Michaelsson, spiega che i loro risultati “possono mettere in dubbio la validità delle raccomandazioni su un consumo elevato di latte per prevenire le fratture da fragilità. Un maggior consumo di latte nelle donne e uomini non è accompagnato da un minor rischio di frattura. Invece può essere associato ad un più alto tasso di morte”.
Ma non ci hanno sempre detto che per prevenire l’osteoporosi bisogna bere tanto latte e mangiare tanti formaggi?
Questa cosa è risaputa da sempre in chi si occupa seriamente di nutrizione umana, mentre è ancora un’eresia da estirpare con ogni mezzo per coloro che studiano sui libri scritti dalle lobbies farmaceutiche e si basano sulle piramidi alimentari redatte dalle industrie alimentari!

A parte le sterili diatribe sul latte sì o latte no, i dati parlano chiaro: nei paesi maggiori consumatori di latte e latticini vi è il maggior numero di fratture ossee. E questo è un dato di fatto assodato.
Come si spiega? Come la mettiamo?

Semplicissimo: da una parte l’elevato contenuto del lattosio, lo zucchero del latte che crea un ambiente acidificante dato che a livello intestinale viene degradato ad acido lattico, e tale ambiente fa aumentare le infiammazioni e lo stress ossidativo. Condizioni queste alla base di un maggior rischio di mortalità e paradossalmente di fratture ossee.
Nella medesima ricerca tale associazione di rischio è stata osservata anche con l’assunzione dei derivati del latte come i formaggi, anche se in questo caso sono andati coi piedi di piombo per non andare a cozzare esageratamente contro interessi economici enormi (industria casearia).

E’ bene ricordare che il latte di un mammifero è specie-specifico quindi adatto e perfetto per il cucciolo di quella specie. Il latte di donna per esempio è perfetto per il neonato dell’uomo, la cui crescita è molto lenta, mentre il latte di vacca è perfetto per far crescere molto velocemente il vitello. Un neonato in sei mesi raggiunge il peso di circa 7/8 kg, mentre nello stesso periodo il vitello oltre 300 kg.
Quindi è normale che il latte vaccino contenga livelli spropositati di ormoni della crescita (estrogeni ma non solo), cosa che non ha il latte umano. Questo esubero di ormoni andrà a squilibrare in senso negativo la funzionalità delle ghiandole endocrine e tutto il delicatissimo asse ormonale umano (ipofisi, tiroide, seni, ovaie, testicoli, prostata, ecc.).

Altre ricerche hanno riscontrato che il latte delle vacche da allevamento intensivo (tutto il latte venduto nella grande distribuzione) contiene un ormone, l’estrone solfato, in maniera 33 volte superiore a quello delle vacche che producono latte normalmente.
L’estrone solfato è imputato di essere la causa di numerosi tumori ormono-sensibili: seno, prostata, testicoli e colon...

Un altro fattore imputato nei tumori al seno e alla prostata è l’Insulin-like Growth Factor (IGF-1). Questo ormone, isolato nel latte vaccino, è stato ritrovato a livelli plasmatici elevati nei soggetti che consumano regolarmente latticini. Altri principi nutritivi che aumenterebbero i livelli di IGF-I sono pure presenti nel latte vaccino.
La d.ssa Susan Hankinson di Harvard ha dimostrato che le donne sotto i 50 anni con i tassi di IGF-1 più elevati hanno un rischio 7 volte maggiore di contrarre il cancro al seno rispetto a donne con valori bassi. Stessa cosa per il cancro alla prostata, solo che in questo caso gli uomini con maggior IGF avevano un tasso di rischio fino a 9 volte maggiore.

Infine il latte vaccino è un alimento difficilmente digeribile e assimilabile per il nostro metabolismo in quanto sempre più spesso l’uomo è privo dei due enzimi basilari imputati a questo compito: la rennina e la lattasi.
L’intolleranza al lattosio colpisce il 95% dei soggetti asiatici, il 74% dei nativi americani, il 70% degli africani, il 53% dei messicani e il 15% dei caucasici. Non esiste al mondo una sostanza intollerante quanto il latte vaccino. Ci sarà un motivo oppure no?
Senza questi enzimi o con una loro carenza, le proteine e gli zuccheri del latte non sono correttamente digeribili e possono creare nel tempo seri problemi all’organismo (problemi gastro-intestinali, diarrea, flatulenza, morbo di crohn, ecc.).

La medicina naturale sa queste cose da sempre, mentre la medicina allopatica è ancora dell’idea che il latte vaccino sia l’alimento perfetto per l’essere umano, l’alimento che protegge le ossa dall’osteoporosi…
E questo anche se, come dice l’oncologo Franco Berrino, “non esiste un solo studio che abbia documentato che una dieta ricca di latticini in menopausa sia utile ad aumentare la densità ossea e a prevenire le fratture osteoporotiche”. Invece ciò che è risaputo è che “la frequenza di fratture in menopausa è tanto maggiore quanto è maggiore il consumo di carne e di latticini”.

Esattamente il contrario di quello che ci viene detto.
Beata ignoranza…

Lo studio è pubblicato nel sito ufficiale del British Medical Journal www.bmj.com/content/349/bmj.g6015