Vai al contenuto

Video a cura del dottor Joseph Mercola sulla condizione della Sanità occidentale.
Nonostante il terrorismo mediatico e gli allarmismi su meningite, morbillo, influenza, solo negli States oltre 400.000 persone muoiono a causa di ERRORI MEDICI (cause iatrogene). Ogni giorno 1 paziente su 25 contrae almeno una infezione in ospedale, stiamo parlando di quasi 2 milioni di individui ogni anno! Circa il 70% di tutti gli americani assume un farmaco da prescrizione. Una persona su 5 prende psicofarmaci, e 1 anziano su 4 ogni giorno ingolla da 10 a 19 pillole!

[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=Kw2AVkW65gM[/embedyt]


Marcello Pamio

Il 24 giugno di quest’anno è morto, alla veneranda età di 102 anni, il chimico George Rosenkranz.
Stiamo parlando di uno dei padri della pillola anticoncezionale, farmaco che nel 2020 spegnerà ben 60 candeline.

Rosenkranz, ebreo ungherese, scampato all’olocausto si rifugiò prima a Cuba e poi in Messico, dove entrò a lavorare nei laboratori della casa farmaceutica Syntex. Qui mise insieme un gruppo di lavoro che si dedicò agli ormoni di sintesi.
I ricercatori sapevano già all’epoca che alti livelli di estrogeni e progestinici inibivano l’ovulazione, ma il grosso problema era che produrre ormoni dagli animali (per esempio estraendoli dall’urina delle cavalle mantenute gravide) costava troppo.

Il 15 ottobre del 1951 Rosenkranz - assieme ad un rifugiato austriaco, Carl Djerassi, e ad uno studente, Luis Miramontes - sintetizza la progestina (chiamata norethindrone o norethisterone), che viene subito usata non come anticoncezionale, ma per il trattamento della fertilità.
La pillola costava poco ed era di facile utilizzo.

Ci vollero ben 10 anni affinché venisse commercializzata come pillola anticoncezionale vera e propria!
Storicamente però il periodo era molto particolare e infatti molte lobbies non si mostrarono entusiaste del nuovo prodotto: temevano il boicottaggio e le proteste dei numerosi gruppi religiosi.
Negli anni Sessanta invece, il clima generale divenne molto più favorevole e la pillola venne ripresa da altri ricercatori sempre della Syntex guidati da M.C. Chang, Gregory Pincus e John Rock. E lanciata nel mondo.
Era un periodo, questo, in cui già lo spettro di un mondo predestinato ad un eccesso di popolazione allarmava scienziati e governi. Nacque allora la corsa frenetica per il controllo delle popolazioni...

L’uso della pillola anticoncezionale si diffuse rapidamente, e questo segnò una svolta epocale dal punto di vista dei costumi: era infatti la prima volta che si forniva alle donne la possibilità di separare il sesso dal concepimento!
Questo farmaco avrebbe liberato le donne anche dal peso di gravidanze indesiderate, aprendo così la porta ad una maggiore eguaglianza e libertà.
Attualmente nel mondo ci sono oltre 150.000.000 di donne che hanno scelto la pillola quale metodo anticoncezionale preferito. Gli esperti dicono che tale farmaco sia stato una delle medicine più studiate della storia.

Ma è vero? Ed è tutto oro quello che luccica?
Quando si toglie il velo sottile del lancio pubblicitario, delle dissimulazioni farmaceutiche e dei tentativi clinico-sanitari, emerge purtroppo un altro quadro che rivela le conseguenze distruttive sulla salute e il benessere delle donne, causate dagli ormoni steroidi.
Secondo un rapporto del novembre 1995 del bollettino «Natural Fertility Management», questo farmaco provoca circa 150 mutamenti chimici nel corpo di una giovane donna!
Gli ormoni dirigono e determinano i processi fisiologici, inoltre possono influenzare anche gli stati emozionali e psicologici.

Quando una donna è incinta i livelli di tali ormoni crescono e la produzione di ovuli viene arrestata. I livelli ormonali continuano a salire durante la gravidanza segnalando al cervello di smettere di secernere ormoni che stimolano la produzione di ovuli. La pillola, imitando questa azione, inganna continuamente il cervello facendogli credere che la gravidanza sia avvenuta.
Di fatto vengono bloccate le mestruazioni e le perdite di sangue che si verificano ogni mese dipendono dalla sospensione per sette giorni degli ormoni sintetici (quindi il nome corretto dovrebbe essere «perdite da privazione» e non mestruazioni).

Lateralità e bilancia ormonale
La cecità dell’essere umano e l’incapacità della “scienza” da lui stesso creata ci hanno impedito di osservare la Natura e la sua perfezione. Ed oggi rimaniamo ciechi di fronte ad evidenze impossibili da non vedere. Interveniamo, senza alcun rispetto, attraverso la chimica in un sistema che usa la chimica come secondo messaggero, senza neppure conoscerne meccanismi, funzionamento e regole. E’ lecito, o forse no qualora vi siano dei sintomi, ma in assenza di un problema alcuno, introdurre sostanze chimiche nel corpo è, se non altro, privo di ogni razionalità.
Il nostro cervello è alimentato da “corrente elettrica” e quando questa smette di scorrere veniamo dichiarati morti! E' grazie proprio a questa corrente che si scatenano una miriade di reazioni chimiche, che noi in maniera alquanto presuntuosa reputiamo giuste o sbagliate.

Una di queste è la delicatissima produzione di ormoni sessuali: testosterone ed estrogeni.
Quindi, li somministriamo esternamente senza alcun rispetto per la persona, solo per ottenere un effetto piuttosto che un altro. Dove mettiamo l’aspetto sociale? E il comportamentale sessuale?
Poco importa! Eppure, è arcinoto che il “ciclo mestruale” dà profonde alterazioni umorali e comportamentali nella donna, per cui assumere ormoni esogeni può alterare l’umore ed il comportamento sociale. Ma noi non ci priviamo di questo privilegio. Come pure non ci chiediamo se somministrare estrogeni ad una donna destrimane o a una donna mancina sia la stessa cosa.
D'altronde che cosa c'azzecca la lateralità con gli ormoni?
Gli ormoni sessuali hanno invece un impatto diverso se a riceverli è una donna destrimane oppure mancina (per lateralità dominante non s’intende la mano che si usa per scrivere o il piede per calciare, ma lateralità biologica cioè il modo in cui il cervello «legge» gli ormoni).

Il cervello della donna destrimane «legge» meglio gli estrogeni, mentre quello della donna mancina «legge» meglio il testosterone. Ciò influenza profondamente il loro comportamento, le loro reazioni, il loro percepito, la loro sessualità, il loro piacere: sono due donne diverse, pensate e volute dalla Natura per avere ruoli diversi.
Il cervello “tollera meglio”, se somministrati, il progesterone piuttosto che gli estrogeni. Quindi cosa succede quando si prende la pillola?
Nelle donne mancine, abituate a “sentire e percepire la Vita” attraverso il testosterone, la pillola obbliga il cervello a rivolgersi all’altro emisfero, provocando una specie di ribellione dello stesso.
Una mancina che viene spinta chimicamente nell’altra modalità cerebrale di «lettura» ormonale, diventa leggermente più “depressa”, ma contemporaneamente più calda (estrogeni) nei rapporti sessuali. L’effetto più frequente è una intolleranza più o meno marcata delle mancine all’assunzione di estrogeni: dal banale “mal di testa” (che può arrivare ad essere insopportabile) sino ad un malessere che spinge il più delle volte la donna a dover interrompere l’assunzione della stessa.
La donna destrimane invece tollera molto meglio l’assunzione della pillola: già abituata agli estrogeni, l’effetto sul comportamento è un aumento della maniacalità.
In tutto ciò è da chiedersi se, in mancanza di un’esigenza reale per malattia o altro, sia legittimo somministrare ormoni chimici in grado di modificare il “comportamento, le emozioni e le percezioni” di una donna, trasformandola in una persona “diversa da sé”.

La pillola restringe il cervello (e causa depressione)
La notizia origina da uno studio dell’Albert Einstein College of Medicine di New York nel quale si è scoperto che, nelle donne che assumono la pillola, si verifica un restringimento dell’ipotalamo. Un’ area piccolissima, della grandezza di un pisello, situata tra i due emisferi, ma che è in grado di regolare le funzioni involontarie del corpo, l’insorgere delle emozioni adeguate in base agli stimoli esterni, ecc. Ma è anche il legante fra il sistema nervoso e quello endocrino che produce appunto gli ormoni.
La ricerca avrebbe riscontrato una riduzione delle dimensioni dell’area intorno al 6%!

Secondo il capo dello staff di ricercatori Dr. Michael Lipton, studi precedenti hanno dimostrato che gli ormoni sessuali promuovono la crescita dei neuroni, quindi ipotizzano che gli ormoni sintetici nei contraccettivi «interferiscano con questi effetti e portino a una minore crescita delle cellule cerebrali».
La cosa certa è che in psichiatria era già stata riscontrata da tempo una misura più ridotta dell’ipotalamo in pazienti affetti - ma guarda caso - da depressione e crisi aggressive…

A questo proposito è interessante notare che è stato già dimostrato come l’utilizzo di anticoncezionali fosse collegato ad un aumento dei casi di depressione e/o di suicidio.

In particolare, nel 2016 su Jama Psychiatry uscì uno studio danese che concludeva che «l’uso di contraccettivi ormonali, specialmente nelle adolescenti, era associato a conseguenze utilizzo di antidepressivi e ad una prima diagnosi di depressione, suggerendo che la depressione sia un potenziale evento avverso dell’uso di contraccettivi ormonali»; del 2017 è invece un secondo studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry le cui conclusioni riportano che «l’uso di contraccettivi ormonali era positivamente associato a conseguenti tentativi di suicidio e suicidio» e che «le ragazze adolescenti mostravano il rischio relativo più alto». Questi due studi sembravano essere passati più o meno in sordina, anche se diversi soggetti (Aogoi - Ass. ostetrici ginecologi ospedalieri italiani; Sic - società italiana contraccezione) si sono affrettati a minimizzare i risultati in termini di attendibilità e di impatto sui “vantaggi” dati dalla contraccezione, sostenendo che la diffusione di questi risultati provochi inutile allarmismo e che non vengano tenuti in considerazione i vantaggi dati dalla contraccezione… addirittura ci si spinge a considerare che anche la gravidanza ed il post-partum possano costituire un fattore di rischio aumentato di suicidio!

Ciononostante, nel novembre 2019 (curiosamente a 3 anni di distanza dal primo studio, quando si dice il tempismo…), Aifa ha emanato un comunicato, corredato di Nota Informativa Importante destinata ai medici, in cui si dice che:

L’umore depresso e la depressione sono effetti indesiderati noti associati all’uso dei contraccettivi ormonali. La depressione può essere grave ed è un noto fattore di rischio per l’insorgenza di comportamento suicidario e suicidio.

A conclusione della valutazione del segnale di sicurezza condotta a livello europeo, relativo al rischio di comportamento suicidario e suicidio, associati a depressione, in pazienti che utilizzano contraccettivi ormonali, è stato deciso l’aggiornamento delle informazioni sulprodotto dei contraccettivi ormonali con una nuova avvertenza.

Le pazienti devono essere informate sulla necessità di contattare il proprio medico in caso di cambiamenti d'umore e sintomi depressivi, anche se questi si verificano poco dopo l'inizio del trattamento.

Tutto ciò non fa altro che confermare quanto detto sopra: i cambiamenti che andiamo a provocare nell’organismo sono tutt’altro che blandi e costituiscono la causa di profondi mutamenti comportamentali e sociali.

Conclusione
Siamo liberi di pensare che la pillola anticoncezionale abbia veramente liberato la donna, in realtà la sua azione l’ha «castrata» chimicamente interrompendo il suo ciclo naturale, squilibrandone organi e ghiandole importantissime come utero e ovaie. Per non parlare dei cambiamenti emozionali e caratteriali e, ora possiamo dire, anche organici con la riduzione del cervello.
Concludo ricordando che la sorte spesso sa essere molto ironica e soprattutto simbolica.
A Rosenkranz nel 1984 rapirono la moglie chiedendo in cambio un riscatto!
Quindi al padre ufficiale della pillola, allo scienziato che “liberò” le donne emancipandole sessualmente, sequestrarono la moglie.
Tutto finì per fortuna benissimo, perché il chimico riuscì a raccogliere in brevissimo tempo 1 milione di dollari e le forze di polizia liberarono la donna, arrestando i sequestratori.
Questa la simbolica vicenda però non può non destare l’attenzione in chi non crede nel caso…

Fonti

https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/2552796 Novembre2016
Association of Hormonal Contraception With Depression

https://ajp.psychiatryonline.org/doi/full/10.1176/appi.ajp.2017.17060616?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub=pubmed&Novembre2017   
Association of Hormonal Contraception With Suicide Attempts and Suicides

https://www.aifa.gov.it/documents/20142/847370/2019.11.15_NII_contraccettivi_ormonali.pdf/8304b6f2-c321-a9e1-975c-c186fda4c753

Dichiarazioni Agoni - https://www.galileonet.it/aifa-nota-contraccettivi-ormonali-depressione/

https://www.marieclaire.com/it/bellezza/viso-corpo/a30134669/pillola-anticoncezionale-effetti-collaterali/

http://www.attivazionibiologiche.info/PasadoFuturo/mestruazione.html

https://www.repubblica.it/salute/2019/06/24/news/morto_a_102_anni_rosenkranz_il_padre_della_pillola_-229537658/


Marcello Pamio

Secondo il CDCCenter for Disease Control and Prevention») di Atlanta i tassi di suicidio negli Stati Uniti sono aumentati di (media) quasi il 30% dal 1999 e le condizioni di salute mentale sono uno dei fattori che contribuiscono al suicidio.
Nel periodo di controllo, dal 1999 al 2016, i tassi di suicidio sono aumentati in maniera significativa in 44 stati, 25 dei quali hanno registrato aumenti ben superiori al 30%.
Va precisato che nel 2015 di oltre la metà dei deceduti (54%) in 27 stati non era nota la condizione di salute mentale, quindi i dati sono incompleti.
Nel 2016 si sono suicidate negli Stati Uniti circa 45.000 persone di età superiore ai 10 anni.
In generale i suicidi sono aumentati tra le persone di tutte le fasce di età (<75 anni), con gli adulti tra i 45 e i 64 anni con il più alto tasso in assoluto.

Attualmente il suicidio è diventata la decima causa di morte e una delle tre cause principali in costante aumento!
Vanno anche tenute in considerazione le percentuali di visite di emergenza per autolesionismo non fatale, cioè i ricoveri di quelle persone che hanno provato ad uccidersi senza riuscirci.
L’autolesionismo è aumentato del 42% dal 2001 al 2016.
Il costo sociale tra suicidi e autolesioni negli States ammonta a circa 70 miliardi di dollari all’anno, in termini di costi diretti per la perdita di lavoro e di malattia.

Droghe che hanno causato la morte...
Tra le sostanze che il CDC ha riscontrato come causa principale della morte vi sono: oppioidi 944 (31,4%), antidepressivi 800 (26,6%), benzodiazepine 624 (20,8%), antipsicotici 219 (7,3%) e altro.
Nelle persone suicide sono state rilevate una o più sostanze chimiche nel sangue, ma queste non sono state considerate la causa della morte: alcol - su 10950 persone testate positive 4442 (40,6%); oppioidi - su 8554 testati positivi 2279 (26,6%); benzodiazepine - su 8124 persone positivi 2464 (30,3%), cocaina - su 7978 persone 499 positive (6,3%); anfetamine - su 7615 persone 736 positive (9,7%); marijuana - su 6569 persone 1471 positive (22,4%) e infine antidepressivi testati su 5425 positivi 2214 pari al 40,8%.
Questa è la conferma che droghe illegali e droghe legali giocano un ruolo importante nel fenomeno.

Suicidi e periodo storico
Le statistiche dei suicidi, secondo il New York Times, sono inquietanti e il numero aumenta o cala a seconda del periodo e della situazione economica e sociale.
«I tassi di suicidio sono aumentati e calati rispetto alla storia del paese o tendono a raggiungere picchi nei momenti difficili. Nel 1932, durante la Grande Depressione, il tasso era di 22 per 100.000, tra i più alti nella storia moderna»[1].
Quindi durante uno dei periodi più bui dal punto di vista economico della storia americana ben 22 persone su centomila si sono tolte la vita.  Oggi però non siamo certo messi meglio, visto che il tasso odierno - sempre secondo il CDC - è giunto a quota 15,6 per 100.000 abitanti.

Suicidi tra i militari
Un dato molto interessante, che apparentemente sembra uscire dal discorso, sono i suicidi tra i soldati.
I suicidi sono aumentati di oltre il 150% nell’esercito e più del 50% nel solo corpo dei marines, tra il 2001 al 2009, come segnalato nel Military Times.
I grafici riportati dal giornale militare, sugli aumenti dei suicidi e sulle prescrizioni di farmaci[2] sono praticamente sovrapponibili.


Nel 2010, almeno 1 su 6 dei militari in servizio assumeva una sostanza psicoattiva e «molti di loro ne stanno assumendone più di un tipo, mescolando diverse pillole in cocktail giornalieri, per esempio un antidepressivo con un antipsicotico per prevenire incubi, più un anti-epilettico per ridurre il mal di testa» afferma sempre Military Times.
L’89% dei soldati con Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) assume al momento farmaci psicoattivi e tra il 2005 e il 2009 la metà di tutte le prescrizioni di farmaci per militari tra i 18 e i 34 anni sono state di antidepressivi. Nel 2008 sono state prescritte 578.000 pillole per l’epilessia e 89.000 antipsicotici a militari in servizio.
Con una mole così impressionante di psicofarmaci, c’è da stupirsi dell’aumento dei suicidi in mimetica?
L’esempio dei militari calza a pennello con il tema del presente articolo, perché se non si tiene in seria considerazione la psichiatrizzazione delle masse, non sarà possibile effettuare un’analisi oggettiva e seria del fenomeno «suicidi».

Abuso di psicofarmaci
Ecco perché l’aumento dei suicidi va di pari passo con l’aumento delle prescrizioni di psicofarmaci.
Per esempio tra il 1999 e 2013 le prescrizioni di psicofarmaci sono duplicate negli Usa, e la tendenza europea è analoga. Oggi possiamo affermare che si muore di più per overdose da farmaci psichiatrici che non per eroina.[3]
«L’Italia è la quarta in Europa seconda l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, per la spesa relativa all’acquisto di psicofarmaci e sempre secondo l’Aifa sono 12 milioni gli italiani che assumono psicofarmaci» dichiara Roberta Milanese, ricercatore associato del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e docente della Scuola di specializzazione in Psicologia Breve Strategica.[4]

Stiamo parlando di un mercato da oltre 3 miliardi di euro all’anno. Stiamo parlando degli psicofarmaci: la maggior fonte di entrata per le case farmaceutiche! 
Nel mondo, sempre per queste droghe legalizzate si spendono oltre 900 miliardi di dollari l’anno: metà negli Usa, un quarto in Europa e un quarto nel resto del mondo.
Un altro dato, che però non rientrando nei «suicidi» il CDC ce lo farà notare, sono il mezzo milione di persone sopra i 65 anni che muore ogni anno negli Stati Uniti a causa degli psicofarmaci!

Depressione come se piovesse
Nel 2015 oltre 350 milioni di persone nel mondo sono state diagnosticate depresse, di cui 4,5 milioni solo in Italia. Va precisato che quasi tutti questi pazienti verranno drogati con farmaci psicoattivi.
«In Europa tra 2005 e 2012 l’uso di antidepressivi per bambini e adolescenti è aumentato del 40% nonostante siano stati ritenuti inefficaci e pericolosi» continua la d.ssa Roberta Milanese.
Questo è un problema gravissimo perché stando ad un’analisi pubblicata nel 2016 dal British Medical Journal il rischio suicidio raddoppia nei bambini e adolescenti che assumono antidepressivi.[5]
In Italia nel 2016, secondo dati del Ministero della Salute, il consumo di psicofarmaci è stato, in tutte le Regioni, superiore a quello degli anni peggiori della crisi economica, 2009 compreso.
E’ superiore anche ai dati del 2012-2013, altri anni molto difficili per l’economia italiana.[6]

Conclusione
Il report ufficiale del CDC mette in luce un problema serissimo: sempre più persone ogni anno decidono di farla finita.
Le vere motivazioni non le sapremo mai, anche perché dal punto di vista psicologico, emotivo e/o mentale, nessuno potrà mai sapere quello che sta vivendo interiormente una persona.
Ma quello che può spingere una persona a farlo è abbastanza chiaro…

La cosa certa è che se si arriva a compiere il gesto più allucinante che si possa solo pensare nei confronti della Vita e della sua sacralità, qualcosa è uscito dai binari.
Le attuali condizioni sociali, per non dire politiche, religiose ed economiche non giustificano un simile fenomeno. E’ pur vero che abbiamo perduto molti punti di riferimento, che non esiste quasi più la famiglia, ecc. ma non possiamo paragonare il periodo odierno con la miseria più nera vissuta nella Grande Depressione per fare solo un esempio.

Quindi qualcosa non torna. Non tornano infatti i dati ufficiali sulle malattie mentali.
Qualcuno mente sapendo di mentire. Dalle prescrizioni di droghe, sembra infatti che il mondo intero sia diventato pazzo.
Sempre più persone risultano depresse o sono gli psichiatri ad avere qualche serio problema?
Personalmente propendo per la seconda ipotesi, nella quale la psichiatria ha una responsabilità enorme.
Sempre più studi confermano il nesso causale tra farmaci psicotropi e violenza in generale.

Esiste un chiarissimo legame tra l’aumento di atti di violenza (omicidi e suicidi) e l’aumento di farmaci psicotropi!
Non è un caso che gli avvisi pubblicati da ben 27 agenzie del farmaco a livello internazionale colleghino l’uso di farmaci psicotropi con effetti collaterali di violenza, mania, psicosi, ideazione omicida. Altre 49 di queste parlano chiaramente di autolesionismo o suicidio / ideazione suicida.[7]

Nonostante tutte queste informazioni siano di ordine pubblico, medici e soprattutto psichiatri continuano a prescrivere farmaci psicotropi, i cui effetti sulla psiche non sono prevedibili, a milioni di persone che non hanno nessun disturbo serio. Persone che stanno vivendo un disagio passeggero, ma che non ha nulla a che vedere con la depressione maggiore; a persone semplicemente intossicate nel corpo, ecc.


Su milioni di persone drogate dalla psichiatria quante possono sviluppare quello che viene riportato perfino nel «black-box» del foglietto illustrativo, alla voce: «idee suicidarie»?
E infine quante delle persone che ogni anno arrivano a suicidarsi, lo avrebbero fatto se non fossero state in preda agli effetti (secondari e primari) dei farmaci psicoattivi?

 

Per maggiori informazioni

«USA, il tasso di suicidio aumenta vertiginosamente», http://www.renovatio21.com/usa-il-tasso-di-suicidio-aumenta-vertiginosamente/

[1] «Defying Prevention Efforts, Suicide Rates Are Climbing Across the Nation», https://www.nytimes.com/2018/06/07/health/suicide-rates-kate-spade.html

[2] «Boom di suicidi: il governo USA affronta i suicidi senza considerare i suicidi legati all’assunzione di farmaci», https://www.ccdu.org/comunicati/boom-suicidi-usa

[3] «L’invasione degli psicofarmaci: si muore più di antidepressivi & C. che di eroina», https://it.businessinsider.com/psicopillole-un-grosso-business-piuttosto/,

[4] Idem

[5] «Comparative efficacy and tolerability of antidepressants for major depressive disorder in children and adolescents: a network meta-analysis», https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30385-3/fulltext

[6] «Consumo di antidepressivi: più 32,5% in 10 anni», https://www.truenumbers.it/consumo-antidepressivi/

[7] «Nuovo report sul legame tra farmaci psicotropi e sparatorie», https://www.ccdu.org/comunicati/nuovo-report-legame-farmaci-psicotropi-sparatorie

"Comitato giù le mani dai bambini" - www.giulemanidaibambini.org

Paroxetina è il nome del principio attivo, della molecola chimica, mentre il nome commerciale è: Daparox, Dapagut, Dropaxin, Eutimil, Sereupin, Seroxat, Stiliden e generici!

Nell’assordante silenzio di molti specialisti, una delle più autorevoli riviste mediche del mondo conferma i sospetti di parte della comunità scientifica: a fini di business, la multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline aveva alterato i dati sullo psicofarmaco. Appello al Ministro Lorenzin: serve un registro per monitorare queste prescrizioni.

La recente revisione sistematica[1] promossa da una delle più autorevole riviste mediche del mondo non lascia spazio a dubbi: i dati che finora hanno giustificato la prescrizione a bambini e adolescenti del potente antidepressivo paroxetina – usato anche in Italia – erano stati falsati dal produttore, la multinazionale farmaceutica GSK – GlaxoSmithKline, e quella molecola è “inefficace e pericolosa”.  Lo studio cosiddetto “329”[2] era stato pubblicato nel 2001, a firma di 22 ricercatori, e originariamente pareva confermare l’appropriatezza d’uso di questa molecola nei casi di depressione. In realtà la ricerca fu redatta da Sally K. Laden, una ghostwriter pagata dalla casa farmaceutica che aveva finanziato la ricerca allo scopo di dimostrare l’efficacia della molecola. Ci sono voluti poi 14 anni – e la tenacia di validi ricercatori – per ribaltare i risultati dello studio, e dimostrare che la paroxetina aumenta il rischio di suicidio per i minori che la assumono.

Dopo lo Studio 329 del 2001, le vendite della paroxetina e di altri SSRI subirono una fortissima impennata, grazie anche a prescrizioni di medici generici e pediatri, con il risultato che molti adolescenti subirono effetti negativi e alcuni morirono. La paroxetina divenne l’antidepressivo più venduto, con guadagni per centinaia di milioni di dollari e più di due milioni di ricette emesse ogni anno per i soli bambini e adolescenti”, ha commentato[3] Paolo Migone, Medico specializzato in Psichiatria in Italia e in USA[4]. “Mentre la GlaxoSmithKline continuava a utilizzare lo Studio 329 come dimostrazione dell’efficacia e sicurezza della paroxetina – prosegue Migone – già nel 2004 la Procura Generale di New York denunciò la multinazionale per frode contro i consumatori per aver contraffatto i dati e diffuso informazioni false. La causa si concluse con un accordo: la GSK doveva pagava 2,5 milioni di dollari di sanzione e si impegnava a pubblicizzare sul suo sito internet i dati effettivi dello Studio 329. Successivamente, anche il Dipartimento di Giustizia americano denunciò la GSK per truffa nei confronti di Medicare e Medicaid – le principali agenzie assicuratrici pubbliche che finanziano la Sanità in America – in quanto aveva diffuso affermazioni false o fraudolente. La GSK si dichiarò colpevole e accettò di pagare 3 miliardi di dollari – conclude Migone -  ovvero la multa più alta comminata a una azienda farmaceutica nella storia americana”.

La GlaxoSmithKline fu allora definitivamente obbligata a rendere noti i dati relativi alla paroxetina, “Ma lo fece a modo suo” – commenta Luca Poma, giornalista membro dell’Unione Nazionale Medico-Scientifica d’Informazione e portavoce nazionale di “Giù le Mani dai Bambini”®, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica[5]: “La multinazionale pubblicò infatti oltre 77.000 pagine di resoconti clinici visibili solo in remoto a video, senza che i file potessero essere scaricati o stampati. Una scelta ridicola e aggiungo anche dannosa sia dal punto di vista reputazionale che sostanziale: di fatto questi manager intralciarono deliberatamente le verifiche scientifiche, danneggiando la salute di bambini e adolescenti pur di continuare a fare soldi”.

Il team guidato dal professor Jon Jureidini presso l’Università di Adelaide ha successivamente identificato lo studio finanziato da GlaxoSmithKline come un esempio di un processo autorizzativo da rivedere, e utilizzando documenti in precedenza riservati ha rianalizzato i dati originali e ha scoperto che i dati all’epoca forniti dalla casa farmaceutica erano fortemente fuorvianti, e che il pericolo per i minori che utilizzano questo psicofarmaco è “clinicamente significativo”.[6]

L’articolo pubblicato ora sul BMJ – reso accessibile a tutti senza restrizioni, in virtù dell’assoluta importanza del tema trattato – è accompagnato da un editoriale di Fiona Godlee, editor-in-chief del BMJ, da un duro intervento di Peter Doshi, editor del giornale, e da altri contributi tra i quali un editoriale di David Henry e Tiffany Fitzpatrick e una ricerca di Ingrid Torjesen sull’aumento di crimini violenti nei giovani che assumono farmaci antidepressivi SSRI, cioè gli “inibitori selettivi del re-uptake della serotonina”, categoria farmacologica cui appartiene sia la paroxetina – commercializzata come “Daparox”, “Dropaxin”, “Eutimil”, “Sereupin” e “Seroxat” - che l’altrettanto tristemente famoso “Prozac”, cioè la fluoxetina.

“Ciò che sconcerta di più – prosegue Poma – è l’assordante silenzio di una parte significativa della neuropsichiatria infantile, anche italiana: risultati così sconcertanti – e per certi versi sconvolgenti – non hanno meritato neanche una dichiarazione da parte del SINPIA, la società scientifica che raggruppa gli specialisti in disturbi mentali dei minori; anche l’Istituto Mario Negri tace, sul loro sito neanche un comunicato; stesso dicasi dello Stella Maris, come della maggior parte dei centri più attivi nella somministrazione di psicofarmaci ai bambini nel nostro paese. D’altra parte non stupisce: all’associazione gemella del SIMPIA in USA, l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, è stato chiesto per anni di ritrattare lo Studio 329, ma inutilmente. Tutte queste realtà dovrebbero vigilare sulla salute mentale dei più piccoli. Dovrebbero, appunto – conclude Poma – mai condizionale fu più appropriato.”

“Giù le Mani dai Bambini”® ha lanciato un appello al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, da sempre molto sensibile al tema del diritto alla salute dell’infanzia, affinché valuti l’istituzione di un registro per il controllo e monitoraggio delle somministrazioni di antidepressivi ai minori, molto diffusi anche in Italia, come già in vigore per gli psicofarmaci per i bimbi iperattivi.

[1] Joanna Le Noury, John M Nardo, David Healy, Jon Jureidini, Melissa Raven, Catalin Tufanaru & Elia Abi-Jaoude, «Restoring Study 329: Efficacy and harms of paroxetine and imipramine in treatment of major depression in adolescence». BMJ, 351: h4320. DOI: 10.1136/bmj.h4320.
[2] Lo studio contestato è Efficacy of paroxetine in the treatment of adolescent major depression: A randomized, controller trial. JAACAP, 2001, 40, 7: 762-772, di Martin B. Keller e altri. (DOI: 10.1097/00004583-200107000-00010), scaricabile dal sito Internet www.justice.gov/sites/default/files/opa/legacy/2012/07/02/complaint-ex2.pdf.
[3] in un articolo sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane, 2015, volume 49, n. 4; www.psicoterapiaescienzeumane.it
[4] Medico e ricercatore, autore di oltre 300 pubblicazioni, tra le altre cose è fondatore della sezione italiana della Society for Psychotherapy Research (SPR) e condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane. Ha insegnato alle Università di Bologna, Parma, San Raffaele di Milano, Torino e Aosta.
[5] www.giulemanidaibambini.org
[6] link diretto: www.bmj.com/content/bmj/351/bmj.h4320.full.pdf