Da che mondo e mondo l'uomo ha sempre avuto la tosse. Purtroppo la psicopandeminchia ha appiattito l'elettroencefalogramma a tal punto che questo perfetto meccanismo di espulsione delle tossine è diventato un problema grave, quasi letale. C'è ancora chi si fa il tampone per fugare il dubbio che la tosse non sia causata da qualche fantomatico e inesistente virus!
Quindi mi rivolgo a chi è ancora in grado di usare l'encefalo. La tosse è un riflesso naturale e magistrale di risposta ad una irritazione delle vie respiratorie: lo scopo è quello di espellere i fattori irritanti (reali o virtuali). L'aria incamerata nei polmoni è soggetta ad una pressione diaframmatica pazzesca che può far espellere, durante proprio la tosse, la massa d'aria alla velocità di oltre 900 km/h. E' questa espulsione violenta che permette la fuoriuscita di corpi estranei!
La tosse interviene sempre nei Programmi Speciali Biologici e Sensati dell'epitelio pavimentoso che riveste laringe e i bronchi (c'è differenza tra tosse alta faringea e tosse bassa bronchiale).
Albero bronchiale
Siamo nel foglietto embrionale Ectodermico, e nella fase conflittuale avviene l'ulcerazione della mucosa con lo scopo di allargarla. Qui può esserci tosse secca e stizzosa. In risoluzione le ulcere vengono riparate con gonfiore della mucosa e parziale ostruzione dei bronchi e/o laringe. Ecco l'espulsione del muco con la tosse detta "grassa"! Il senso biologico sta nell'ulcerazione perché il cervello cerca di favorire il passaggio di aria per permettere di prepararsi alla lotta… Nei bronchi il vissuto è infatti una minaccia e/o paura per il territorio (casa, scuola, ecc.), nella laringe quello che non abbiamo detto o quello che non avremmo dovuto dire. Siccome non riusciamo a ingoiare qualcosa, è meglio sputarlo e buttarlo fuori… Viene da sé che ingollare farmaci chimici per spegnere il 'gravissimo' sintomo della tosse, significa bloccare tale meccanismo biologico, con tutti i rischi annessi e connessi!
Mai come in questo ultimo periodo storico è diventato di vitale importanza conoscere il funzionamento degli organi, in particolare quelli deputati alla respirazione. Solo comprendendone il senso biologico profondo saremo in grado di capire cosa è successo negli ultimi due anni...
Polmoni e libertà Il polmoni rappresentano lo scambio tra il mondo esterno e il mondo interno. L’aria (e la vita) entra in noi per essere poi distribuita al sangue e ad ogni cellula del corpo, grazie al ferro contenuto nei globuli rossi. Stiamo parlando del soffio vitale! Simbolicamente l’apparato respiratorio è collegato alla libertà, allo spazio e alla sicurezza, e non a caso il genio della lingua è precisissimo: “ho bisogno di spazio”, “ho bisogno di libertà”, “mi togli l’aria”, ecc. per indicare alcune delle sofferenze che viviamo... Quindi un qualsiasi problema a questo organo rappresenta sempre difficoltà di scambio: bisogni di aria, spazio, libertà e autonomia.
Bronchi I bronchi tecnicamente non servono per respirare ma per convogliare l’aria dai polmoni all’esterno: sono per questo organi di relazione e scambio. Biologicamente servono per “ringhiare” con l’intento di far scappare il nemico! Avete presente il cane che ringhia quando una persona o un animale si avvicinano al suo territorio? Auscultate con lo stetoscopio i polmoni di un bambino con la bronchite e capirete quanto appena detto.
I bronchi derivano da un preciso foglietto embrionale chiamato “ectoderma”, controllato dalla corteccia cerebrale! Si attivano, cioè manifestano un “problema” quando ci sentiamo «minacciati», quando viviamo un «pericolo nel territorio», e ogni qualvolta alziamo la voce o litighiamo con qualcuno nel o per il territorio. Anche «la mancanza di protezione» e «l’attacco all’integrità» del clan (famiglia) e la percezione di una «invasione del territorio» a causa di un veleno (magari un virus) sono validi motivi di attivazione. Nel momento in cui viviamo il conflitto, cioè quando abbiamo il percepito di «minaccia o invasione nel territorio», o viviamo «litigi e discussioni in famiglia», la corteccia cerebrale ulcera i bronchi per far passare meglio l’aria, li “apre” per poter ringhiare meglio e far scappare il nemico… Una volta passata la minaccia, la corteccia aumenta la funzione e cicatrizza, calcificando le necrosi (ulcere), usando muco bronchiale. Il risultato di tutto ciò noi lo chiamiamo bronchite!
Alveoli A differenza dei bronchi gli alveoli derivano da un foglietto embrionale completamente diverso: l’endoderma. Tale tessuto è controllato dal tronco encefalico, il cervello arcaico o rettile che risponde al «boccone vitale», in questo caso ovviamente il «boccone aria».
Se nei bronchi il vissuto è la «minaccia nel territorio», negli alveoli è il «panico della morte», la paura arcaica di soffocare, di affogare. Stiamo parlando della paura viscerale per antonomasia.
In pieno conflitto il tronco attiva gli alveoli, aumentandone la funzione con l’intento primordiale di aumentare gli scambi gassosi per respirare meglio. Se questo prosegue nel tempo può dare luogo a quello che in fisiopatologia si chiama adenocarcinoma. Superata la paura arrivano microrganismi specifici (funghi e micobatteri) che cercano di caseificare, cioè demolire la massa...
Polmonite: la minaccia del XXI secolo? La polmonite è negli ultimi tempi diventata senza forse la patologia più conosciuta e temibile del pianeta. Ufficialmente è caratterizzata da una infiammazione del tessuto polmonare, in particolar modo degli spazi interalveolari e dei bronchioli. La conoscenza profonda del senso biologico diventa allora uno strumento fondamentale per proteggerci. Cosa avviene con la polmonite? I foglietti embrionali che si attivano sono i due appena visti: endoderma ed ectoderma, il primo ripeto controllato dal tronco encefalico e il secondo dalla corteccia cerebrale. Due cervelli con due vissuti completamente diversi.
Quello che accade quindi all’organo durante una polmonite è un mix dei due vissuti. In pieno conflitto avviene l’ulcerazione della mucosa bronchiale (ectodermica) per far passare meglio l’aria (per ringhiare con forza) e/o un aumento di funzione alveolare (endodermica) con iperproduzione di muco, per acchiappare meglio il «boccone aria». In soluzione avviene la ricostruzione delle ulcere bronchiali con un aumento mucolitico, e la demolizione delle masse alveolari grazie al contributo di microorganismi quali funghi e/o micobatteri.
I conflitti vissuti nella polmonite sono: “minaccia territoriale” e “paura dell'invasione” dei bronchi e “paura della morte” per asfissia, degli alveoli. Esattamente il percepito vissuto da centinaia di migliaia di persone negli ultimi due anni.
Perdita dell’olfatto e del gusto Molte persone hanno riscontrato sintomi particolari come la perdita dell’olfatto e del gusto. Ovviamente per la narrazione ufficiale la causa sarebbe il virus, senza però spiegare come mai sono state colpite solo alcune persone e non tutte. I centri del gusto e dell’olfatto hanno a che fare con il lobo sinistro della perinsula, quella che gestisce non a caso le percezioni interne ed esterne ambientali. In particolare l’olfatto è lo strumento che ci avvisa di eventuali minacce nel territorio. Virus a parte, la sparizione di questi due sensi è fenomeno percettivo rispetto al contesto e rispetto all’ambiente.
Sono alterazioni così anomale in un periodo in cui si “respira” e si “percepisce” un clima di sospetto, segregazione, paura, malattia e morte? Infine va tenuto anche conto che l’olfatto (il senso più arcaico dell’uomo) ha a che fare anche con il sentirsi inclusi nell’ambiente in cui si vive: l’odore dell’appartenenza e dell’inclusione. Per l’uomo, essendo un animale sociale, è importantissimo sentirsi parte dell’ambiente in cui vive.
Nella perdita dell’olfatto questo senso di appartenenza viene a mancare: è come se ci sentissimo estranei in casa nostra o al lavoro. Questa è una conseguenza del fatto che assistiamo impotenti alla totale accettazione da parte di amici, parenti, fratelli e conviventi, della fallace narrazione? In una simile condizione non è così folle sentirsi di non appartenere a quel clan. Sentire l’esclusione. Infine a complicare il quadro dobbiamo trattare anche il “conflitto del profugo”...
Profugo: pesce fuor d’acqua Il quadro biologico appena descritto può aggravarsi quando la persona vive una profonda tristezza associata a quella condizione chiamata “profugo”. Il “conflitto del profugo” detto anche “attivazione dei tubuli collettori renali” (endoderma) è un conflitto esistenziale e senza ombra di dubbio uno dei più gravi che l’uomo possa vivere. Si tratta di un percepito animale profondo, primordiale e arcaico (controllato non a caso dal tronco). Il cervello fa trattenere i liquidi per sopravvivere, come ultima spiaggia, perché non esiste un liquido più importante dell’acqua per la Vita umana e animale!
Per comprenderlo basterebbe osservare l’atteggiamento del pesce quando un’onda lo sbatte fuori dall’acqua, nella battigia. Per sopravvivere il suo cervello inizia a trattenere acqua nell’attesa dell’onda che lo riporterà a casa: il mare!
Esattamente quello che vive l’uomo quando non si sente più a casa, quando è fuori dal proprio mare: un pesce fuor d'acqua. Per esempio una persona segregata, imprigionata, nell’isolamento sociale e/o lavorativo, nell’ospedalizzazione forzata, in conflitto o guerra (contro una pandemia per esempio). Condizioni queste in cui il percepito è di avere perso tutto, di non avere più punti di riferimento, di essere fuori dal contesto minimo di sopravvivenza, di dover costantemente lottare per sopravvivere...
Attenzione perché gli effetti di questo conflitto sono pesantissimi: da una parte si trattengono i liquidi e urea (la parte azotata dell’urina) che portano a gonfiori, edemi sparsi, ma dall’altra si ha la recrudescenza di qualsiasi sintomo pregresso. Questo ultimo punto può fare la differenza, perché un qualsivoglia sintomo come dolore, difficoltà respiratoria (dispnea), malessere, sanguinamento, energia, ecc. nel profugo si amplificano di molto, facendo aumentare la paura (di morire ma non solo) e quindi di auto-alimentare lo stesso profugo, il quale farà trattenere ancor di più liquidi, ecc. in un circolo vizioso pericolosissimo, spesso a decorso letale! Non è un caso infatti che Geerd Ryke Hamer, l’illuminato medico al quale va l’incommensurabile riconoscenza di aver consegnato al mondo queste conoscenze, alla domanda da parte dei medici sulla strategia più importante per aiutare le persone in sofferenza, rispondeva perennemente e teutonicamente di “sprofugarle”, cioè portarle fuori dal “profugo”, da quell’atavica paura, da quel senso di nullità e disperazione legato alla perdita dei punti di riferimento, al senso di aver perso tutto…
Quanto appena descritto è l’esatto quadro di quello che noi abbiamo vissuto e respirato dai primi mesi del 2020, quando improvvisamente i media mainstream all’unisono hanno iniziato e continuato a martellare, bombardando le coscienze con immagini e notizie devastanti di panico e morte. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ancora oggi...
Facciamo qualche riflessione su quello che accade a livello polmonare oggi con il coronavirus.
Alveoli e bronchi Per cercare di comprendere il quadro bisogna sapere che nei polmoni ci sono due zone completamente diverse ma entrambe interessate dal fenomeno: bronchi e alveoli.
Gli alveoli (foglietto embrionale arcaico: endoderma) permettono lo scambio gassoso tra ossigeno e anidride carbonica, e si “attivano” quando si vive “paura e panico della morte”, i bronchi invece (foglietto embrionale: ectoderma) pur essendo parte dele vie aeree respiratorie hanno la funzione di “ringhiare”, ed è per questo che si “attivano” quando siamo in “disputa e minaccia nel territorio”.
Sono due aree completamente diverse, come pure il loro vissuto.
Il problema serio nel caso coronavirus è che all'inizio si attivano pesantemente i bronchi, mentre gli alveoli arrivano successivamente quando cresce, grazie ai media mainstream, il panico della morte.
Cerchiamo di capirne i motivi...
Oggi è innegabile che molte persone nella loro vita si sentono “sotto minaccia” e/o “sotto attacco” al lavoro, in famiglia, nelle relazioni, ecc...
Quando arriva un virus, un sinciziale come il coronavirus, questo va a “riparare” l'attivazione che avevamo nei bronchi, e maggiore era l'attivazione e più importante sarà la “riparazione”!
Dal punto di vista biologico i virus servono proprio a questo: “aiutano” il cervello a riparare la mucosa bronchiale, dando come manifestazione fisica una bronchite, che può diventare anche molto pesante.
Per cui è abbastanza facile che all'inizio non siano vere e proprie polmoniti, ma semmai bronchiti in grado però di chiudere il polmone impedendo il respiro, con il rischio di finire intubati.
Se a questo punto si somma anche la paura di morire perchè non si respira, allora si attivano anche gli alveoli che possono portare a polmoniti e a una degenerazione polmonare grave.
Allargando il discorso possiamo affermare che tutte le epidemie influenzali vanno a riparare le varie "minacce del territorio" che abbiamo percepito.
Il problema è che a causa dell'iperigienizzazione e dei vaccini l'uomo viene a contatto con pochissimi germi al di fuori degli endemici che vivono nel microbiota, per cui quando arrivano agenti estranei come i virus, questi vanno immediatamente a “risolvere” ciò che c'era da risolvere a livello bronchiale. E' uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo!
Un esempio forse potrà far capire.
Per le cause appena dette l'uomo non ha quasi più micobatteri nel corpo (per esempio quelli della tubercolosi), per cui quando viene a contatto per esempio con la legionella (che nonostante sia un batterio ha tutte le caratteristiche del micobattero), questa andrà a livello polmonare a risolvere le passate attivazione, arrivando anche a provocare un adenocarcinoma.
Dopo il polmone, chi sarà il prossimo: il fegato? Se quanto detto ha un suo senso biologico per i polmoni, assisteremo a molte “problematiche” a livello del fegato. La ghiandola più grande dell'organismo infatti viene attivata quando viviamo la mancanza del “boccone vitale”.
Molto probabilmente moltissime persone a causa di questa pandemia rischieranno il posto di lavoro, quindi verrà meno il boccone vitale che oggi è rappresentato non solo dal cibo, ma anche dal lavoro e dai soldi...
Dal coronavirus alla Medicina Tradizionale Cinese Dalla Cina con furore non arrivano solo dispositivi elettronici e virus, ma anche meravigliose conoscenze plurimillenarie come la Medicina Tradizionale Cinese.
La MTC insegna da sempre il collegamento tra organi ed emozioni
Polmoni e intestino crasso per esempio sono associati a “tristezza” e “frustrazione”.
“La tristezza dissolve il Qi (l'energia vitale) e colpisce i polmoni”.
Quindi ogni volta che la tristezza entra nella vita dell'uomo, l’energia del polmone e dell’intestino si indebolisce riducendo la protezione dall’esterno e dalle malattie. Quindi ci possiamo ammalare prima.
Secondo questa visione, quando una malattia (virale o meno) colpisce l'apparato respiratorio significa che a monte il terreno emotivo era intriso di tristezza e frustrazione.
Se questo è vero, il coronavirus non potrebbe essere un'agente esterno che sta portando alla luce, sta facendo uscire a livello coscienziale il malessere generale della nostra società? Una società frustrata e frustrante dove l'uomo sempre più meccanizzato e disumanizzato non è più in grado di gioire delle meraviglie del Creato, e simbolicamente parlando, non è più in grado di inspirare il soffio della Vita?
Approfondimenti
"Il senso biologico del Fegato: l'organo di Dio"
https://disinformazione.it/2019/12/26/il-senso-biologico-del-fegato-lorgano-di-dio/