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Oggi martedì 25 maggio 2021, in diretta su Radio Gamma 5 nella trasmissione di Marcello Pamio è intervenuto a sorpresa Giuseppe Cruciani de "La Zanzara"…

https://soundcloud.com/marcello-pamio/intervento-telefonico-di-carlo-cruciani-nella-trasmissione-di-marcello-pamio

A cura di Fabio Dragoni, “La Verità” maggio 2021

Ioannidis, celebre epidemiologo di Stanford, tira le orecchie al microbiologo di riferimento per i chiusuristi: «Il mio studio non è stato ritirato». E a «Piazzapulita» contesta: «Mi hanno messo in bocca parole non mie»

Da qualche giorno è l'epidemiologo del momento anche qui in Italia. Professore di medicina, epidemiologia e salute pubblica all'università di Stanford, John P. A. Ioannidis è diventato noto anche al grande pubblico televisivo italiano. Si è parlato di lui nelle ultime due puntate di Piazzapulita su La 7. Chi legge La Verità non si farà cogliere impreparato. Il primo a parlarvi di lui è stato il nostro Antonio Grizzuti, che nel numero del 31 marzo vi ha illustrato uno dei suoi ultimi studi, pubblicato sul Journal of clinical epidemiology. Le conclusioni sono chiare: «Pur non potendo
escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi».

Ioannidis ha cioè confrontato i risultati delle serrate totali e delle sole limitazioni alla mobilità. E arriva a una conclusione. Indipendentemente dalla severità della chiusura, i risultati sono identici. In sostanza fa a pezzi il lockdown e con questo tutta la retorica dei chiusuristi. A partire da quella di Andrea Crisanti, che nella trasmissione andata in onda giovedì 22 aprile perde le staffe di fronte al deputato leghista Claudio Borghi. Questi invitava alla prudenza di fronte alle continue proposte di chiusura proprio citando il lavoro di Ioannidis che però - a detta di Crisanti - sarebbe stato ritirato poiché contestato da molti suoi colleghi. Con i quali Ioannidis si sarebbe addirittura scusato. Questa - in sostanza - la lapidaria sentenza di Crisanti, cui veniva generosamente concessa l'ultima
parola «in quanto esperto».

Passano sette giorni e in quella trasmissione – anche se in collegamento – si siede chi scrive.

Vengono mandati in onda alcuni minuti di una chiacchierata che Ioannidis ha avuto con un altro Andrea. Il divulgatore scientifico Casadio, che collabora spesso con la redazione di Piazzapulita. Trasmissione che pure Ionnidis ha visto e sul quale muove alcuni appunti. Con gentilezza, ma al contempo con fermezza.

Chiede che sia resa disponibile l'intera intervista in lingua originale. «Mi preoccupa il fatto che la trasmissione italiana ogni tanto mi metta in bocca alcune parole molto diverse da quelle che ho detto». E si sofferma con precisione in almeno due punti della trasmissione indicando ora, minuti e secondi in cui la traduzione di Casadio sarebbe stata tutt'altro che fedele.
Ioannidis, infatti, non si è solo riguardato quella intervista tradotta in italiano ma pure tutta la trasmissione.

E anche quella di una settimana prima. «Non parlo bene l’italiano», mi dice lo studioso, «ma lo capisco e sono quindi rimasto sbalordito dalle parole del professor Crisanti e da quelle con cui Andrea Casadio – una settimana dopo – ha travisato l’intervista»

Mi sento chiamato in causa di persona, avendo vivamente discusso con Casadio in quella sede su questi temi. Sebbene continuamente interrotto riesco a fatica a esprimere un paio di concetti chiave. A partire dal fatto che gli studi scientifici sono tutti fatti per essere analizzati, dibattuti e se del caso confutati. Ma questa operazione non può che avvenire mediante pubblicazione di osservazioni e repliche argomentate su riviste scientifiche. Soprattutto attraverso la pubblicazione di ricerche sottoposte alla revisione di altrettanti esperti cattedratici (peer review), come appunto nel caso Ioannidis.

Non possono essere certo le battute di colore di Casadio a demolire la validità del lavoro scientifico.
Il tono di loannidis si fa serio. «È stato abbastanza triste e non particolarmente onorevole che (Casadio, ndr) abbia scelto di presentarmi a Piazzapulita come un "bastian contrario", ma ognuno ha diritto alla sua opinione. Tuttavia, il fatto che nessuno dei miei documenti sia stato ritirato" non è un'opinione soggettiva. È un fatto oggettivo».

loannidis si rivolge direttamente ad Andrea Casadio: «Questa diffamazione è grave e inaccettabile e devasta principalmente la tua credibilità, non la mia, fino a quando non ti correggerai».

Eh già proprio così. Perchè i due Andrea (Casadio e Crisanti) sono accomunati non solo dal nome di battesimo ma anche da un’accusa che a loannidis non va affatto giù. Quella di aver ritirato un suo studio dalla circolazione. «Nessuno dei miei paper è stato ritirato». E loannidis inizia a snocciolare numeri sulla rilevanza scientifica dello studio. Dico la verità, mi perdo. Lo studioso alla fine mi ringrazia per averlo difeso in trasmissione.

In realtà ha ben poco da ringraziarmi. Mi sono semplicemente limitato a osservare che l'indice H di Ioannidis (un numero che misura la qualità e la produttività del lavoro di un accademico) era oltre tre volte quello di Crisanti. Mi verrebbe da notare che anche sommando l'indice H dei vari Crisanti, Galli, Burioni, Ricciardi e Pregliasco non arriveremmo al suo di numero. Non lo faccio. Non mi va di trascinarlo nel pollaio. Mi limito semplicemente a salutarlo. E ringraziarlo a mia volta per la pazienza.

Marcello Pamio

Ho avuto la possibilità di conoscere e intervistare Maria Maddalena, un'infermiera che lavora nel reparto di Terapia intensiva Covid. Il nome ovviamente è inventato per mantenere la privacy, ma le cose che afferma sono importanti e decisamente inquietanti.

D) Grazie Maria per aver accettato l'intervista, soprattutto perché sta rischiando molto. In che reparto sta lavorando?
R) Attualmente sto lavorando in Terapia intensiva Covid. Ciò significa prendersi cura di persone con gravi insufficienze respiratorie, in pratica con polmoniti da Covid, spesso anche con la complicanza dell’embolia polmonare. Le persone non riescono a respirare da sole in modo efficace sfruttando l’ossigeno normalmente presente nell’aria: i loro polmoni sono talmente infiammati che hanno bisogno di alte percentuali di ossigeno che venga “sparato” a viva forza nei loro polmoni tramite l’ausilio di occhialini ad alto flusso, maschere e caschi ad alta pressione. Tutti questi presidi funzionano grazie all’utilizzo di un ventilatore che invia la miscela di aria e ossigeno in modo personalizzato e continuo. In caso di progressione della malattia, queste ventilazioni non invasive possono non essere più sufficienti perchè il polmone non riesce più a scambiare correttamente O2 e CO2 affaticando e scompensando il paziente. Si rende allora necessaria l’intubazione orotracheale. Il paziente viene sedato ed intubato con un tubo che dalla bocca arriva in trachea, collegato al ventilatore, che provvede ad effettuare per suo conto i movimenti respiratori e a scambiare aria e O2 necessari alla saturazione ottimale. Da quel momento il paziente viene monitorato ed assistito in tutte le sue necessità fisiche ed emodinamiche attraverso un controllo continuo intensivo e variazioni di farmaci e ventilazione vengono effettuate in tempo reale in base ai parametri vitali.

D) Cosa vuol dire personalmente e professionalmente lavorare in un reparto covid?
R) Dal punto di vista infermieristico lavorare in un reparto Covid significa prendersi cura in toto di una persona gravemente ammalata e dalle funzioni vitali compromesse, quindi cura dell’igiene, della postura e della sicurezza della persona, prevenzione delle lesioni da pressione, posizionamento e gestione presidi quali sondini nasogastrici, cateteri vescicali, sonde rettali, cateteri venosi periferici, collaborazione con il medico nell’esecuzione di esami strumentali anche invasivi, esecuzione prelievi per esami ematochimici, monitoraggio continuo parametri vitali, manovre rianimatorie, comunicazione e conforto al paziente quando questi è cosciente, sostegno nelle sue funzioni vitali giornaliere quali alimentazione ed eliminazione, agevolando i suoi contatti con i familiari attraverso presidi elettronici (telefono, tablet). Il tutto in aperta collaborazione tra le varie figure che compongono il team professionale (Oss, infermieri, medici, tecnici…)

Tutto il lavoro viene svolto in un reparto praticamente sigillato, in un contesto che vorrebbe essere di massima sicurezza per l’operatore, il che significa percorsi differenziati sporchi/puliti che però per questioni di logistica e di ottimizzazione delle risorse non sempre vengono rispettati, e questo accade spesso in molti altri reparti ospedalieri, dove si vogliono ottenere risultati altissimi nonostante la logistica estremamente carente…

Dal punto di vista psicologico, lavorare in un reparto Covid è molto pesante per l’impatto emotivo con queste persone che faticano a respirare. A queste persone manca l’aria, che è quanto di più prezioso e necessario abbiamo. Possiamo stare senza mangiare e senza bere per ore o giorni, senza respirare nemmeno cinque minuti. La paura della morte si legge nei loro occhi, ed è devastante per chi è vicino non riuscire a volte a fare abbastanza perché questo non accada. Vedere talora che tutto quello che viene fatto è inutile ed assistere all’agonia ed alla morte di questi pazienti è psicologicamente devastante, soprattutto perchè, andando a verificare le anamnesi della maggior parte di queste persone, si nota che la situazione si è deteriorata ancora quando erano a casa, in vigile attesa con tachipirina e poco altro. Personalmente sono a conoscenza da molti mesi dell’esistenza di terapie alternative domiciliari che praticamente nel 100% dei casi portano a guarigione praticamente senza ospedalizzazione. La cosa devastante è che dirigenti regionali e sanitari sono a conoscenza di questo da marzo 2020, e nonostante gli ottimi risultati hanno avallato il blocco di queste terapie, blocco che ricordiamo era stato disposto da Oms sulla base di uno studio pubblicato sulla rivista Lancet poi rivelatosi fake e ritrattato dalla rivista stessa. Nonostante questo Oms ed Aifa hanno continuato nel blocco di utilizzare in particolare uno di questi farmaci, l’idrossiclorochina, poiché in Italia risultava essere stato fatto uno studio su pazienti ospedalieri con dosaggi enormi di idrossiclorochina, mai utilizzati prima, che in realtà avevano danneggiato i pazienti. Uno studio, quindi, che sembrava fatto apposta per gettare discredito sul farmaco incriminato.

I medici che in tutta Italia stanno trattando con successo e guarigione del 100% dei pazienti A CASA sono riusciti a consentire nuovamente l’uso dell’idrossiclorochina solo nel mese di dicembre, purtroppo però sono sempre pochi i medici di base che prescrivono la terapia adeguata. In terapia intensiva arrivano persone ormai con polmoni compromessi, trattati con Tachipirina e lasciati a casa ad aspettare finché la situazione non è peggiorata. Nell’autunno scorso ho potuto anche verificare che molti dei pazienti deceduti, di varie età, avevano fatto anche la vaccinazione antinfluenzale, che però non è mai stata riportata in cartella, l’ho saputo chiedendo direttamente ai pazienti che erano in grado di parlare. Per i medici questo dato è irrilevante, tant’è che non figura mai nell’anamnesi patologica remota o prossima. Per me verificare queste situazioni è molto frustrante, anche perché pur provando a parlare con medici o colleghi infermieri di queste tematiche vi è una chiusura totale, una completa adesione ai protocolli e invece una derisione totale nei confronti di questi medici che stanno facendo sul territorio questo lavoro meraviglioso. Non riesco a capacitarmi della mancanza di collegamento tra territorio ed ospedale, collegamento che tanto era stato decantato negli anni scorsi, quando si è trattato di chiudere reparti o interi ospedali, allo scopo di potenziare l’assistenza domiciliare...

D) Com’è cambiata la sua professione nell'ultimo anno?
R) Da quando è iniziata questa storia del Covid il lavoro infermieristico è profondamente cambiato. Dover sempre indossare una mascherina di protezione, anche negli altri reparti non Covid, ha innanzitutto posto una barriera comunicativa di non poco conto. Ricordo già dai primi tempi la difficoltà nel riconoscersi nei corridoi dell’ospedale avendo per lo più gli occhi a fare da riferimento, che se da un lato ha stimolato la necessità di guardarsi per riconoscersi, cosa che già da anni la gente non fa più, ha stravolto la percezione dell’altro, soprattutto se si conosce per la prima volta. Da quando è iniziato l’uso continuativo delle mascherine ho iniziato a sorprendermi nel vedere il vero volto di nuovi colleghi o dei pazienti, abituata come sono oramai ad essere attorniata (e ad essere io stessa) una specie di mummia. La sensazione che mi danno sempre le mascherine è quella di fare silenzio, stare zitti, non esprimere le proprie emozioni. Questo è ulteriormente devastante in un reparto ospedaliero, dove la componente emotiva ed empatica sono importantissime nel rapporto con la persona ammalata. Le mascherine ffp2-3 hanno inoltre una ulteriore caratteristica, quella di farci sembrare tutti delle specie di papere incoscienti, che stanno andando incontro al carnefice che ha in mano il becchime allo scopo di agguantarci per farci fuori e per poi finire in padella. Una sensazione del tutto personale che mi è sempre più viva.

Il contatto, inoltre, è l’altra nota dolente che manca dall’inizio della “pandemia”. La stretta di mano, l’abbraccio, la vicinanza che fanno parte della nostra professione, sia nel rapporto con la persona ammalata che tra colleghi, è sparito, sostituito dalla diffidenza, dalla distanza, dai guanti, dal disinfettante usato a ogni piè sospinto. La concezione di “sei vicino, quindi sei infetto e pericoloso” è diventata imperante ed è devastante. Il paziente positivo, poi, ha proprio la sensazione di essere un untore e si sente ghettizzato ed incriminato solo per il fatto di avere questo tampone positivo e magari anche la malattia, quasi fosse una colpa. Spesso infatti sento chiedere dai colleghi: “Ma dove è andato a prenderselo questo Covid?” come se fosse un reato avere l’infezione.

I lunghi mesi nei quali le autorità politiche e sanitarie, corroborate dai mezzi di informazione ufficiali, hanno diffuso il terrore per questa malattia, per gli assembramenti, la caccia agli untori, ai positivi asintomatici, provocano nel malcapitato paziente che arriva ad essere ricoverato una sensazione continua di angoscia e terrore, che altro non fa che peggiorare la situazione.

L’ospedale è stato per me una seconda casa per anni, un serbatoio di amicizie, di conoscenze, un luogo che consideravo aperto, di crescita, di formazione. Dall’anno scorso (ma già forse da qualche anno prima) si è trasformato in una specie di lager, dove solo pochissime persone possono entrare, spesso senza il conforto di un accompagnatore, lasciate sole ad affrontare esami diagnostici, procedure curative anche molto pesanti, in nome del distanziamento e della sicurezza. Tutto è spersonalizzato, i rapporti personali ridotti al minimo, tutte figure che si scansano, temono anche solo di guardarsi quasi che l’occhio stesso possa trasmettere il virus. Il controllo ossessivo della temperatura, guai ad uno starnuto, ad un colpo di tosse...in ospedale!!! Poter lavorare senza mascherine e con divise leggere è un sogno ormai lontano!

Un’altra nota dolente legata alla professione infermieristica è quella relativa alle informazioni che ciascun operatore dovrebbe avere, proprio a titolo di conoscenza relativa al lavoro svolto. Dall’anno scorso ho fatto notare innumerevoli volte a colleghi di tutte le professioni l’inutilità delle mascherine chirurgiche in questa cosiddetta pandemia, ed ugualmente mi aspetterei che tutt’ora si potessero tirare le fila dai dati che abbiamo. A parte i reparti dove ci sono pazienti Covid, fino a non molto tempo fa in tutto l’ospedale si è continuato ad utilizzare sia come personale che come pazienti solo le mascherine chirurgiche che è assodato non avere alcuna utilità nel fermare la trasmissione dei virus. Stante così la situazione, ed ammessa la pericolosità del Sars-CoV-2, dovremmo avere la quasi totalità del personale ammalato, deceduto o comunque positivo. Tenendo presente che così non è stato, mi aspetterei che tutti gli esperti in Evidence Based Nursing e Medicine che pullulano a livello di CIO (Comitato Infezioni Ospedaliere) abbiano potuto giungere ad una conclusione che mi sembra ovvia: le mascherine chirurgiche non servono a nulla e la trasmissione del Sars-CoV-2 è difficilissima.

D) Immagino dovrà adottare sistemi di protezione che ricordano i laboratorio di massima sicurezza visti nei film di fantascienza: scafandro, visiera, mascherina, ecc?
R) Lavoriamo con dispositivi di protezione individuali come da protocollo, quindi divisa, camice idrorepellente, copricapo, mascherina ffp2-3, visiera, calzari, almeno due paia di guanti, e talora un ulteriore camice idrorepellente da utilizzare in situazioni particolari di infettività o di igiene. Come si può immaginare, trascorrere dalle 7 alle 10 ore bardati in tal modo è molto faticoso ed impegnativo, sia dal punto di vista energetico che respiratorio, tenendo presente che finché si rimane nel reparto nelle vicinanze dei pazienti non è possibile nemmeno bere un bicchiere d’acqua o recarsi ai servizi, pertanto se la mole di lavoro è tanta può capitare di non poter fermarsi mai per un turno completo. Per poter fare una pausa è necessaria una svestizione appropriata seguendo regole precise per evitare contaminazioni, e successivamente il rientro richiede nuovamente l’utilizzo di nuovi dispositivi di protezione individuale.

Questo modo di approcciarsi nei confronti dei pazienti dà veramente l’idea della distanza sociale. In più, per ovvie ragioni di praticità dovute alla quantità notevole di presidi presenti sul proprio corpo (sensori, cateteri venosi, arteriosi, drenaggi, cateteri vescicali, ecc) le persone ricoverate nel reparto sono seminude e coperte solo da un camice. Questo certo non li aiuta, se coscienti, a mantenere una privacy adeguata, e vedersi attorniati da persone irriconoscibili per maschere e visiere li fa sentire sicuramente più isolati e spaventati da questo ambiente asettico. Il contatto fisico purtroppo come già detto non esiste poichè dobbiamo sempre usare almeno 2 paia di guanti ed anche questo può essere molto frustrante per una persona che si sente sola. In più i parenti non vengono lasciati entrare se non in caso di estrema gravità o in casi eccezionali (pazienti particolarmente disorientati) e ciò aumenta nelle persone la sensazione di solitudine e smarrimento.
Devo dire che, veramente, tutti gli operatori sono gentilissimi e cercano comunque di instaurare un buon rapporto con i pazienti, ma gli ostacoli comunicativi sia fisici (maschere-visiere) che psicologici o legati agli effetti collaterali dei farmaci o della malattia stessa spesso compromettono la relazione.

D) Cosa ne pensa del tampone? Dalla sua esperienza si tratta di un test affidabile oppure no?
R) Dall’inizio della “pandemia” ho iniziato ad informarmi su questo tampone, scoprendo fin da subito che non esiste il Gold Standard per questo metodo diagnostico, e questo è stato confermato perfino in tempi recenti dal prof. Palù, ora presidente Aifa. Non esistendo il Gold Standard, va da sé che i risultati sono opinabili, e soprattutto se non correlati ad una sintomatologia in corso, assolutamente inaffidabili, anche perché per quel che riguarda il test molecolare i cicli di amplificazione fanno la differenza, dopo i 24 cicli si può trovare sempre positivo senza che vi sia alcuna correlazione con il Sars-CoV-2.

Per questo motivo, nonostante nella maggior parte delle aziende lo facciano passare come tale, non è uno screening obbligatorio per il personale, e ci si può rifiutare di farlo, anche se talora serve la minaccia di adire alle vie legali per non farlo. Essendo un test invasivo, inoltre, necessita del consenso informato correlato anche del nome dell’esecutore, poiché entrando in profondità nel rinofaringe può causare danni anche gravi, per cui la persona che lo subisce deve esserne consapevole e l’operatore che lo esegue ne deve essere responsabile.
Anche a livello di logica, questo tampone profondo non ha nessun significato: per quale motivo devo andare a ricercare così in profondità una particella che mi dite essere così infettiva e terrificante da dover girare con la mascherina, usare Dpi, chiudere negozi ed instaurare il coprifuoco? Se è così terrificante la possiamo trovare anche in un test salivare, sulla punta della lingua, senza andare a toccare punti sensibilissimi e delicatissimi.

Dalla mia esperienza ho avuto esempi pratici in reparto di soggetti sintomatici positivi al molecolare e negativi al rapido, ritenendo valido il rapido (!) con la motivazione del dirigente di microbiologia che “il molecolare è amplificato oltre 35 cicli e viene sempre positivo!!!”, e anche il contrario, soggetti asintomatici con tampone rapido positivo e il successivo molecolare negativo, ritenendo valido il negativo.
Ugualmente riporto il caso di un medico, articolo pubblicato su un giornale locale, che dopo sia la prima che la seconda dose di vaccino Pfizer è risultato positivo, e non se lo sapeva spiegare. Se non lo sa spiegare un medico, come posso saperlo io? Mi limito a fare presente che con i tamponi è vero tutto ed il contrario di tutto, e per questi tamponi inaffidabili abbiamo distrutto la società e l’economia mondiali, paralizzato le scuole, diviso famiglie e stiamo tirando su dei figli psicopatici.

D) Vorrei sentire il suo parere in merito all’obbligatorietà vaccinale. Secondo lei è giusto che un operatore sanitario sia obbligato per legge a farsi vaccinare? Se c’è un obbligo qual è il senso del consenso informato?
R) Nessuno deve essere obbligato ad un vaccino (in realtà terapia genica). E’ un farmaco sperimentale, la cui autorizzazione al commercio è stata data in deroga alle normative europee, ed è in monitoraggio addizionale: ciò significa che viene tenuto particolarmente sotto controllo perché la sperimentazione non è stata fatta come da protocolli standard, ma è stata autorizzata direttamente sulle persone, cioè noi tutti stiamo facendo da cavie. I dati effettivi sulla sperimentazione si avranno solo dalla fine del 2023. In tutte le note informative di Ema, Aifa, dai bugiardini stessi forniti dalle case farmaceutiche si evince chiaramente che non si sa se è totalmente efficace, ci si può infettare e trasmettere infezione anche se vaccinati, che una volta vaccinati si dovranno rispettare tutte le misure di sicurezza ed indossare i dpi. inoltre e’ dichiarato che i danni a lungo termine non sono ancora conosciuti. Oltre a questo l’Unione Europea ha concesso alle case farmaceutiche l’esenzione da qualsiasi tipo di responsabilità nel caso di eventuali danni provocati da questi vaccini. oltre a questo, cosa ci devono dire ancora perché capiamo che è solo un colossale business?

Con queste premesse, un obbligo vaccinale è non solo anticostituzionale, ma va anche contro a tutte le leggi internazionali applicate in Italia sulla tutela dei diritti dell’uomo. Inoltre il DL 44, oltre alla incostituzionalità, ha riportato delle violazioni della privacy, quali la possibilità di trasmettere e verificare dati sensibili personali in aperto dispregio della pronuncia del garante della privacy, oltre alla palese incongruenza di imporre un obbligo vaccinale per cui però si richiede il consenso.

Se non sono d’accordo su una pratica medica potenzialmente lesiva per la mia persona ho tutto il diritto di rifiutare il mio consenso ai sensi dell’art. 32 della Costituzione , ed allo stesso tempo prevedere il demansionamento o la sospensione della mia attività lavorativa va contro l’articolo 4 e l’art. 38 della Costituzione.

Come ho potuto lavorare per tutto un anno di Covid, coprire turni, saltare ferie per coprire malattie di colleghi vaccinati ed essere ora improvvisamente non più idonea al lavoro? Inoltre nessuno di noi è stato valutato sierologicamente per verificare se già siamo venuti in contatto con il Sars Cov 2 ed abbiamo gli anticorpi. Inoltre tra di noi vi potrebbero essere soggetti No responder (soggetti che non sviluppano risposte anticorpali in seguito a vaccinazioni) che comunque anche nonostante più inoculi potrebbero non sviluppare mai anticorpi. Paradossalmente quindi potremmo in futuro avere al lavoro operatori sanitari perfettamente vaccinati senza anticorpi e quindi non protetti, ed operatori sanitari non vaccinati sospesi ma con gli anticorpi e quindi protetti. una follia di stato.

D) Da quello che vede e assiste in reparto: può descrivere i pazienti che finiscono con il casco di ossigeno o addirittura intubate: sono solo persone anziane o ci sono anche giovani? Tutti col covid oppure si trovano là anche per altri motivi?
R) C’è una variabilità di età tra le persone che finiscono in terapia intensiva: negli ultimi tempi stiamo assistendo a persone più giovani, tra i 40 e i 60 anni, anche se permangono pazienti nella fascia di età più colpita in passato, tra i 70 e 80 anni. Solitamente sono persone precedentemente pluripatologiche, che però entrano tutte con diagnosi di polmonite da Covid. Stiamo assistendo anche agli arrivi dei primi soggetti completamente vaccinati, che purtroppo a distanza di poche settimane dalla seconda dose sembra sviluppino malattie molto più resistenti alla terapia tradizionale, anche purtroppo alla terapia domiciliare personalizzata, non facendosi mancare neppure le embolie polmonari e le intubazioni.

Talora capitano anche pazienti che permangono nel nostro reparto con patologie gravissime completamente sganciate dal Covid ma che soggiornano nelle nostre stanze perchè hanno avuto la sfortuna di avere un tampone positivo per Covid, sebbene la patologia sia assolutamente sganciata dal Sars-CoV-2. In caso di morte sono stati comunque classificati come morti da covid pur non essendoci nessuna correlazione, poichè il semplice tampone positivo ti classifica automaticamente in questa categoria. E questo accade da molti mesi.

D) Dicono che chi si vaccina è un po' più sicuro di non contrarre il virus? Qual è la sua esperienza in merito?
R) Dalla mia esperienza posso confermare che non vi è alcuna sicurezza sul nesso vaccinazione = protezione. Ho colleghi che si sono positivizzati e sono rimasti a casa in malattia dopo la vaccinazione, e ci sono persone che come me non hanno mai contratto il virus nonostante ci lavori in mezzo da oltre un anno. Dai racconti dei pazienti stessi si possono riscontrare delle perle di saggezza, poiché in molti ci hanno raccontato di essere gli unici positivi e sintomatici in famiglia, nonostante abbiano condiviso il letto e la tavola con il loro partner ed altri familiari, totalmente negativi ed asintomatici.

Fino a ieri tutto il mainstream era focalizzato a presentare i vaccini come la panacea per qualunque male: rimedi miracolosi privi di qualsivoglia effetto collaterale. Oggi non è cambiato una virgola, e continuano a difenderli a spada tratta, ma quello che stiamo vedendo sono i riflettori puntati sul vaccino AstraZeneca, colpevole di effetti collaterali anche gravi.
Possibile che il siero genico (a vettore virale) anglo-svedese sia l’unico colpevole?

No, perché quello della Pfizer, il primo ad essere sperimentato sulla gente, è sicuramente molto più pericoloso, per non parlare di Moderna. Come mai si parla solo di AstraZeneca?

Serviva un capro espiatorio? Forse siamo di fronte alla classica arma distrazione di massa, per distogliere l’attenzione e far passare l’idea che gli enti preposti ai controlli stanno lavorando bene. Tranquillizzare i sudditi sulla bontà dell’operato e sulla sicurezza vaccinale è di vitale importanza.

Quindi quale migliore strategia se non quella di sacrificarne uno per smarcare e liberare tutti gli altri? Togliendo dal mercato, guarda caso, quello che costa di meno (vedere tabella).

Che dire: gran bel culo le lobbies. Pfizer costa cinque volte di più e Moderna ben nove volte più di AstraZeneca…

Non sapremo mai i veri motivi di queste scelte politiche, ma la cosa certa è che grazie a questo ultimo scandalo, alcune persone si sono svegliate prendendo coscienza che tutto quello che ci raccontano è falso. Tutti gli altri sudditi purtroppo sono irrecuperabili o avranno bisogno di un ennesimo colpo di scena, perché è risaputo che quello che può destare un cervello anestetizzato è uno shock…

Se veniamo fermati dalle forze d’ordine dobbiamo avere un dialogo equilibrato e soprattutto rilassato. Sono uomini anche loro...

REGISTRARE TUTTO
La prima importante regola è riprendere tutta la scena col telefonino (possibilmente con data e ora, altrimenti dire a voce “Oggi (specificare data e ora)……..ci troviamo (specificare il luogo)… sono stato fermato da due agenti (specificare se polizia, vigili, carabinieri, guardia di finanza…).
Si può riprendere tutta la scena compresi i volti degli agenti perché il video serve per la propria difesa, e non deve essere divulgato.
Gli agenti NON possono impedire la registrazione e neppure toccare e/o sequestrare il telefonino: sarebbe un reato molto grave!

IDENTIFICAZIONE DELLA PERSONA E DELL’AGENTE
Durante l’ambito della polizia amministrativa gli agenti non possono arrestare nessuno! Hanno sempre però la facoltà di identificare le persone, per cui basta avere in tasca un documento di identità. Attenzione il documento non è obbligatorio (a meno che non si stia guidando), ma è bene sapere che la polizia può sempre disporre il fermo per l’identificazione e quindi portare la persona in caserma facendo perdere molto tempo
Gli agenti di pubblica sicurezza devono identificarsi sempre, soprattutto quando sono a piedi e fermano una persona. Se si viene fermati in auto invece basta la divisa e la paletta. Abbiamo il diritto di chiedere nome, cognome, grado e la placchetta di riconoscimento (che dovrebbe essere sempre ben visibile sulla divisa).
Se l’agente non si identifica e non ha la placchetta visibile sulla divisa commette illeciti disciplinari!

CONTRADDITTORIO CON LA POLIZIA
E’ molto utile avere un contraddittorio pacato e tranquillo con gli agenti.
Non appena si viene fermati e ci viene contestato un illecito, mentre registriamo il video chiedere espressamente agli agenti qual è il reato che abbiamo commesso. La loro risposta sarà quasi sempre sui Dpcm… Quindi ripeteremo di nuovo: “Mi scusi agente, qual è il reato che avrei commesso?”. Sempre registrando il videoA questo punto è bene ricordare all’agente alcune cose importantissime: Lei sa che queste norme (Dpcm) la cui violazione lei mi sta contestando, sono in contrasto con la Costituzione e con i Diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo?”
(Art. 1: Diritto al lavoro; Art. 13: Libertà personale; Art. 16: Libertà di movimento).
Si rende conto che Lei sta violando la Costituzione, quella su cui ha giurato?

IL VERBALE
Se dopo il contraddittorio e aver espresso le nostre motivazioni l’agente compila il verbale, nessun problema, può farlo, ma vanno ricordate alcune cose...
Deve essere sempre redatto in DUE COPIE, una per l’agente e una per il “trasgressore”.
E’ utile ritirare il verbale? Si ma non è importante.
Nel verbale i nomi degli agenti DEVONO essere indicati chiaramente assieme ai numeri di matricola.
Se non lo fanno è un ulteriore vizio, ma comunque, in fase di contestazione i nomi verranno fuori successivamente, quindi non è un problema.
Il verbale le forze dell’ordine lo devono contestare immediatamente
, se ciò non viene fatto, siamo di nuovo in presenza di un altro vizio.
Firmare il verbale si può farlo senza problema perché è solo una notifica che significa che ci hanno consegnato il documento. Comunque sia non è obbligatorio firmare.

Molto utile invece è aggiungere una dichiarazione personale al verbale soprattutto per correggere delle contestazioni di situazioni non vere. Se per esempio ci contestano di non aver con noi la mascherina, ma questa l’avevamo in tasca, va scritto nel verbale “Non è vero che non avevo la mascherina. Ce l’avevo in tasca”; ”Non è vero che ero fuori dal comune...”; ”Non è vero che….”
Nel verbale infine si possono poi fare delle dichiarazioni di principio. Per esempio quello che ci viene contestato (mascherina, guida oltre l’orario di coprifuoco, ecc.) viola la Costituzione e i Trattati internazionali dei Diritti dell’uomo. Se non c’è spazio fisico per scrivere tutto, gli agenti sono obbligatia fornire un foglio aggiuntivo dove poter scrivere tutto quello che si vuole.

LA MULTA NON SI PAGA
Ovviamente la multa non si paga!
Se si paga significa accettare per cui non si potrà più contestarla.
Una volta fatta la multa abbiamo 30 giorni dalla notifica per mandare al prefetto - mediante Pec o raccomandata con ricevuta di ritorno - delle osservazioni di principio (per esempio la violazione della Costituzione, dei Diritti fondamentali dell’uomo, ecc.).

La forze dell’ordine deve attendere 60 gg per il pagamento, dopodiché manderanno in automatico la multa in Prefettura.
Le osservazioni da fare non sono obbligatorie ma sarebbe opportuno e utili farle per contestare al prefetto il cosiddetto “Difetto di motivazione”. Se infatti alla fine la prefettura ci dovesse consegnare il foglio prestampato (come accade quasi sempre) dove ci impone di pagare la multa, commette una violazione amministrativa (chiamata “difetto di motivazione”) perché non ha risposto alle osservazioni che avevamo fatto!
Se alla fine nonostante tutto ci ordinano di pagare, ovviamente non si paga nulla...

Informazioni estrapolate dai video dell’avvocato Alessandro Fusillo

Art. 1 Costituzione

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Art. 13 Costituzione

“La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”

Art. 16 Costituzione

“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la LEGGE stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.

Art. 651 Codice Penale (sull’identità personale)

“Chiunque, richiesto da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, rifiuta di dare indicazioni sulla propria identità personale, sul proprio stato, o su altre qualità personali, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a euro 206”.

E’ sufficiente declinare le proprie generalità, non essendo richiesto di fornire un documento attestante la propria identità personale.

Numeri di emergenza
112 CARABINIERI
113 POLIZIA
115 VIGILI DEL FUOCO
117 GUARDIA DI FINANZA

Le crisi, come ben sappiamo, sono utili esclusivamente ai soliti noti, ma devastanti per tutti gli altri!
L’esempio del Covid che ha generato enormi surplus è illuminante.

Dall’inizio della pandemia 100 grandi corporation globaliste sono cresciute in borsa di oltre 3.000 miliardi di dollari e i patrimoni dei 25 Paperon de paperoni hanno registrato un incremento di circa 255 miliardi di dollari, in poco meno di tre mesi (tra metà marzo e fine maggio 2020).

Il rapporto di Oxfam evidenzia come alcune multinazionali abbiano contribuito ad aggravare l’impatto economico del coronavirus, destinando utili stratosferici agli azionisti invece di investirli in posti di lavoro di qualità, attività di ricerca e sviluppo, tecnologie amiche del clima, riconversione dei processi produttivi...

Per esempio i colossi tecnologici come Google, Apple, Facebook e Amazon sono proiettati a realizzare quest’anno quasi 27 miliardi di dollari di extra-profitti.

Solo Microsoft ha avuto 19 miliardi di dollari di utili in più quest’anno rispetto alla media del quadriennio precedente; Google ha invece remunerato gli azionisti con ben 15 miliardi di dollari.
Big Pharma, poteva mancare alla spartizione della torta? Ovviamente no e infatti le lobbies della chimica hanno visto incrementare enormemente i loro profitti. Le 7 società farmaceutiche analizzate da Oxfam stanno realizzando in media un margine di profitto del 21%. Johnson & Johnson, Merck e Pfizer hanno già distribuito dal mese di gennaio 16 miliardi di dollari ai propri azionisti.

E’ tutto così bello e ricco? No, se da una parte il Sistema s’ingozza di quattrini, dall’altra aumentano i morti e non solo di fame...
Nel rapporto Oxfam dal titolo “Il virus della fame” emerge infatti un quadro agghiacciante:

Più di 305 milioni di posti di lavoro sono andati perduti e 121 milioni di persone in più nel 2020 (rispetto al 2019) si sono trovate senza cibo a causa della pandemia. Persone destinate a morire ovviamente...

Il Covid risulta quindi senza ombra di dubbio una manna dal cielo per tutti gli eugenetisti di stampo malthusiano*, la cui mission è la riduzione della popolazione e si può affermare che il 2020 ha indubbiamente segnato l’inizio di tutto ciò.

*Thomas Robert Malthus
Il reverendo Thomas Robert Malthus (1766-1834) oltre due secoli fa elaborò una teoria che poneva in relazione la crescita della popolazione con lo sviluppo economico. Il pastore anglicano (economista e demografo britannico) sosteneva che la tendenza della popolazione di un paese è di crescere a tasso geometrico (1-2-4-16-32), mentre l’offerta di cibo segue un tasso aritmetico (1-3-5-7-11).
Morale: per evitare bassi livelli di vita o di assoluta povertà bisognava limitare il numero delle nascite!
Malthus era al soldo della Compagnia delle Indie Orientali e si mise a capo dell’ideologia del limite delle risorse a fronte della crescita demografica. La sua visione è stata ed è fonte di ispirazione per moltissimi personaggi della politica, economia e finanza. Negli anni Trenta la politica del genocidio, che sottende l’ideologia dei «limiti delle risorse» fu riformulata nel corso di un incontro tra Adolf Hitler e Lord Lothian (Philip Kerr) il capo della Tavola Rotonda. Oggi abbiamo esponenti come Bill Gates per citarne solo uno...

Si chiama Aiskom Tower Sentinel ed è prodotto dalla Aiskom, una società italiana che riunisce esperti nel settore degli algoritmi e dei sensori.
Ha l’aspetto di una colonnina o torre (tower) alta circa un metro e mezzo gestita da un iPad il quale controlla un sensore al grafene e un algoritmo sofisticato.
Il sensore interferometrico a base di grafene (un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio con la resistenza del diamante e la flessibilità della plastica) è in grado di cogliere le alterazioni nelle onde e nei campi elettromagnetici.

Struttura atomica del grafene

Insomma una specie di radar in grado di registrare le onde emesse da un organismo e riconoscere la frequenza specifica. Ma di quali frequenze stanno parlando? Dei nucleotidi che costituiscono la catena di Rna del virus. In pratica la sentinella “annusa” un essere umano e scova (in teoria) i virus!
Il tablet è connesso con le banche dati mondiali dove sono depositate (così ci dicono) le sequenze nucleotidiche conosciute. Poi l’algoritmo in pochissimi nanosecondi da il responso tipo oracolo di Delphi: «Non hai il virus» oppure «Richiedi assistenza e segui l’iter previsto dalle autorità», un modo gentile per dirti che sei infetto e che devi farti ricoverare quanto prima!

Sentinel misura anche la temperatura corporea e se tutto questo non bastasse è in grado di riconoscere il volto di una persona anche se questo fosse coperto da una maschera o addirittura da un casco da moto!
Per fortuna ci sono solo 8 macchine nel mondo, e non lo dico per l’esiguo costo di 12.000€, ma perché una simile tecnologia apre scenari a dir poco inquietanti…

Attualmente è già in dotazione presso un’azienda bresciana con 150 dipendenti, in un ristorante di Varese, in una Rsa e in due uffici milanesi.
Ma cosa accadrà se un domani una torretta venisse piazzata all’entrata di ogni ristorante, bar, centro commerciale, ufficio postale, banca, e perché no lungo le strade principali? Insomma ovunque.

Un naso in grafene pronto a “sniffare” qualunque essere umano gli passi vicino, alla faccia della privacy. E se l’impronta elettromagnetica dovesse collimare con la sequenza registrata nel database? Non potrebbe scattare l’allarme e la persona trovarsi in un attimo dentro un centro di contenimento anti-Covid? Semplici astrazioni? Oppure la realtà potrebbe - come sempre più spesso accade - superare la fantasia più fervida?
Anche perché non ci è dato sapere l’affidabilità di questo sensore ossia la sicurezza nel riconoscimento della frequenza elettromagnetica dei virus, cosa questa estremamente importante visto che può decidere sullo stato di salute o malattia di una persona...

Per maggiori informazioni “La svolta per tenere i locali aperti: c’è una macchina che ti dice se hai il virus”, Costanza Cavalli, “Libero” del 2 febbraio 2021

Marcello Pamio

Jennifer ha 37 anni e circa un anno e mezzo fa le viene diagnosticata una Tiroidite di Hashimoto grave. All’esame ecografico infatti la tiroide appare “di dimensioni nei limiti, un po’ globosa, ipoecogena e diffusamente disomogenea. Marcato diffuso incremento della vascolarizzazione intraparenchimale”. Diagnosi, come detto: “Ipotiroidismo in tiroidite cronica autoimmune”.
Qualche giorno fa, a gennaio 2021, Jennifer viene visitata da uno dei più bravi endocrinologi del Veneto ed il risultato è sorprendente: è guarita. Non c’è più la tiroidite!
Il medico stupito le dice che è un caso rarissimo, infatti nella sua carriera ha visto solo due guarigioni oltre alla sua.

Tiroidite di Hashimoto
Detta anche tiroidite cronica autoimmune, è ufficialmente un’infiammazione seria della ghiandola. Per motivi che ancora la medicina non sa spiegare, il sistema immunitario attacca se stesso. La tiroide viene infatti invasa dai globuli bianchi e vengono creati degli anticorpi che la attaccano.
Se crediamo a questa narrazione, per il cosiddetto “effetto nocebo”, saremo malati per tutta la vita. Per fortuna ci sono persone che ragionano con la propria testa e soprattutto non si accontentano delle pseudospiegazioni della medicina allopatica, che in questo caso (come nella totalità dei casi?) non ne conosce l’eziopatogenesi.
Prima di vedere cos’ha fatto Jennifer per invertire la diagnosi è importante conoscere il senso biologico della tiroide...

Senso biologico della tiroide
Me ne sono già occupato in precedenti articoli di cui vi rimando alla lettura per completezza, ma in sintesi la tiroide è “l’Organo del Tempo”!
La sua derivazione embriologica: tessuto endodermico che la collega ai bisogni primari e primordiali, possiamo per semplicità dire che gestisce il “boccone vitale”, il boccone legato alla sopravvivenza.

La tiroide infatti nasce in risposta alla rapidità di azione nella vita!

Il poter afferrare velocemente un boccone (ovviamente non solo in senso alimentare) o il doverlo espellere altrettanto rapidamente perché “tossico”, sono funzioni di primaria importanza!

Gli ormoni tiroidei non a caso rivestono un ruolo centrale nell’accelerare la velocità di reazione dell’organismo ed entrano in gioco quando si è presi da un’urgenza, quando abbiamo necessità di essere molto veloci. Il lobo di destra viene attivato quando non si è abbastanza rapidi da riuscire ad afferrare un “boccone” e quindi accaparrarsi qualcosa, quello di sinistra quando non siamo abbastanza veloci nel liberarci da quel boccone. In pratica si fa tutto di corsa, mille cose diverse, come se fosse questione di vita o di morte!
Quello che non si fa è l’unica cosa realmente utile per la tiroide...

Per essere veloci nella vita la natura ha contemplato la tiroide!

Detto questo vediamo cosa realmente ha fatto Jennifer.
Ha iniziato togliendo gli alimenti che infiammano pesantemente la ghiandola, come per esempio il glutine e le solanacee (pomodori, patate, melanzane…). Se alla base c'è un'infiammazione è ovvio che ridurla medianta la nutrizione aiuta il terreno!
Poi si è presa del tempo per se stessa!
Sì, avete letto bene: del tempo per sé!
Fermarsi per godere e gioire della Vita, tornare a provare piacere per le cose che si fanno in maniera però prioritaria, cioè mettendosi al centro di tutto, dimenticandosi la fretta.

Potranno sembrare delle sciocchezze per gli sprovveduti che non hanno problemi, ma per una donna tiroidea, una che viaggia (o ha viaggiato) a velocità supersonica, il cui cervello vive nella fretta, è difficilissimo! Sono maestre nel fare mille cose, ma per gli altri. Nel momento in cui ci si ferma realmente, il cervello dopo un po’ si renderà conto che questo stop, il prendersi del tempo NON è mortale e si costruiranno nuove reti neurali…
Alla fine il meccanismo biologico (tiroidite per esempio) non avrà più senso di continuare.
Dobbiamo comprendere che il cervello, l’organo più complesso dell’universo, non fa nulla di sbagliato. Se attiva un organo (o una ghiandola come tiroide, prostata, ecc.) non lo fa certo per cattiveria o per sfortuna: lo fa perché NOI non abbiamo fatto l’azione che avremmo dovuto fare! Per questo lavoro “sporco” che fa al nostro posto, c’è ovviamente uno scotto da pagare…

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Marcello Pamio

Tutti i teatri italiani sono chiusi al pubblico, dalla Scala alla sale parrocchiali, per non parlare dei concerti e dei cinema. Tutti chiusi a parte l’Ariston!
Il Festival di Sanremo si deve fare! Anche perché come farebbe il povero Fiorello a rinunciare ai 50.000 euro a serata? Lo showman infatti si porterà a casa 250.000 € per cinque serate, mentre il calciatore Ibrahimovic si dovrà accontentare di soli 200.000 € perché salterà una puntata. Per quanto riguarda il conduttore Amadeus la cifra dovrebbe essere 400.000 euro.

Soldi dei sudditi che pagano il pizzo chiamato canone, se va bene a loro nessun problema, ma quando si viene a sapere che a Sanremo ci sarà il pubblico dal vivo allora non siamo più tanto d’accordo!
Il motivo è spiegato nella FAQ del sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Alla domanda “Le trasmissioni televisive, in diretta o registrate, possono svolgersi in presenza di pubblico?” La risposta è sì, perché “alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento ‘coreografico’ ”. Avete letto? Le persone a teatro o nei cinema assolutamente no per rischio contagio, ma in tv sono un elemento coreografico, fanno parte della scenografia e quindi non c’è pericolo.

La presa per il culo è a dir poco colossale. Loro fanno quello che vogliono in tutto e per tutto, mentre il gregge dormiente si allieta davanti allo schermo e con tanto di museruola esegue tutti diktat del regime...

Poveri anziani in fila per la vaccinazione!

Marcello Pamio

Le cose sono due: o siamo in presenza di una fede idolatra che sfocia nel fanatismo (o per meglio dire idiotismo) nei confronti della Scienza ufficiale, oppure siamo in presenza di seri disturbi mentali. Non ci sono vie di mezzo anche se in entrambi i casi il sano funzionamento encefalico potrebbe essere messo in seria discussione!
Il riferimento va a quelli che non riescono o non vogliono vedere il nesso causale tra inoculo vaccinale e immediata positività al tampone!

Nelle case di cura e nelle RSA infatti, stanno mietendo sempre più “vittime” sacrificali tra i poveri anziani che risultano positivi dopo qualche giorno dalla vaccinazione anti-Covid.

Più vaccini e più positività!

I fatti stanno dimostrando che una laurea in medicina o un diploma in infermieristica non aiutano la comprensione di tale nesso. Anzi, sembra proprio che i titoli di studio siano controproducenti.
Nessuno infatti ha il coraggio di denunciarlo. Tutti tacciono per omertà o semplicemente per ignoranza manifesta?

Fanno vaccini a tutto spiano e dopo qualche giorno le vecchie e stanche cavie da negative diventano di punto in bianco positive.

Tutto normale? Neppure una banale domanda?
No, giammai: la vera conoscenza origina sempre da una domanda! Se iniziassero a comprendere il quadro, dovrebbero mettere in discussione tutto il castello di carte.
Meglio girarsi dall’altra parte e far finta di niente, continuando però a bucare queste povere creature con un farmaco genico sperimentale
Complimenti!!!

Elenco parziale di quello che sta avvenendo in Italia a causa dei medici e dell’apparato sanitario.

Cassano allo Jonio (CS)
23 ospiti su 33
dell’istituto per anziani “Casa Serena” sono risultati positivi al tampone. Giovedì scorso 30 anziani e 21 operatori sanitari si erano vaccinati.
https://www.lacnews24.it/cronaca/covid-23-anziani-positivi-nella-rsa-di-cassano-allo-jonio-giovedi-in-30-erano-stati-vaccinati_130813/

Mercato Saraceno (FC)
38 persone positive nella struttura “Casa Insieme”, di cui 27 ospiti ed 11 operatori.
La settimana scorsa era iniziata la vaccinazione per i 55 ospiti e per tutti gli operatori.
https://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/covid-focolaio-mercato-saraceno-1.5936567

Aprilia (LT)
54 pazienti su 76 e 17 operatori positivi nella casa di cura “Villa Silvana”. Una delle prime strutture pontine in cui è stato somministrato ad operatori e ospiti il vaccino. Dall’indagine epidemiologica dell’Asl di Latina sono risultati contagiati anche 25 di quelli che erano stati vaccinati tra il 7 e l’8 gennaio scorso.
https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/01/18/news/cluster_anziani_villa_silvana_vaccinati-283117642/?ref=fbplrm&fbclid=IwAR1G40xzQadhNRLNdwP57Ghdpbmcd0hS843lxfVJcCrNFgtp_4o39sZYWgQ

Martignacco (UD)
100 ospiti contagiati su 130 nella residenza per anziani “Zaffiro”.
Avevano tutti subito la somministrazione del vaccino giorni prima.
https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2021/01/fvg-coronavirus-fvg-case-riposo-vaccinati-contagiati-4d70d9ba-4bef-412c-befd-7994e3c8d796.html

Marcello Pamio

Le lobbies hanno iniziato a distribuire “vaccini” basati su RNA messaggero!
In pratica hanno preso un RNA in cui hanno inserito delle informazioni e l'hanno messo all’interno di una gocciolina di grasso (colesterolo, come dichiarato dai produttori stessi).
Una volta inoculato, il grasso si appiccica alla membrana cellulare fondendosi.
A questo punto l’RNA messaggero entra nelle cellule e inserisce l’ordine di “distruggere” le Spike, le punte del capside, cioè del contenitore del virus.
Ovviamente per fare una cosa del genere il sistema deve intervenire a livello genetico dando l’ordine, perché nelle cellule tutto è codificato tramite i geni!

Definizione di vaccino
Dal punto di vista farmacologico un vaccino è considerato tale se e solo se contiene il patogeno (virus o batterio che sia) vivo o attenuato oppure una frazione di esso.
Secondo l’enciclopedia Treccani il vaccino contiene “microrganismi vivi che derivano da batteri o virus attenuati in laboratorio usando ripetuti passaggi colturali”.
Ma quelli che stanno inoculando nei sudditi oggi, anche se vengono chiamati “vaccini”, NON CONTENGONO IL VIRUS ma un frammento di RNA messaggero che non ha nulla a che fare con il virus!

Quindi, non siamo in presenza di un vaccino, bensì di una TERAPIA GENICA!

Il trucco geniale delle lobbies farmaceutiche, con la collusione di tutte le agenzie di controllo (FDA, EMA, AIFA, ecc.), è stato chiamare “vaccino” una terapia che modifica i geni!

Il motivo è semplicissimo da capire: un farmaco genico impiega dai 10 anni in su per poter essere autorizzato al commercio, perché vanno eseguiti vari studi, lunghi, complessi e costosi, per verificare e controllare la trasmissione delle informazioni genetiche, la sicurezza, l'efficacia nel tempo, ecc.

Ma se un farmaco genico viene chiamato “vaccino”, dato che quest'ultimo è un farmaco d’elezione e d’urgenza, i produttori bypassano tutto e, invece di diversi anni e miliardi di dollari spesi, in pochi mesi lo rendono disponibile!

Se poi teniamo conto che i vaccini sono esenti (per legge) da ripercussioni legali nei confronti dei produttori, il gioco è fatto e il cerchio si chiude!

Vaccini obbligatori?
La vaccinazione non può essere messa obbligatoria per diversi motivi.
Innanzitutto perché qualunque Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) viola i Diritti Umani, la Costituzione della Repubblica italiana e una infinità di trattati internazionali.

Poi c’è tutto il discorso del “consenso informato”. Le agenzie che regolano i farmaci infatti hanno dato 3 anni di tempo alle industrie (fino a dicembre 2023) per produrre i dati sulla sicurezza e affidabilità, quindi al momento attuale non hanno informazioni sui “vaccini”.

La procedura è una forma estremamente accelerata di “fast track”, un espediente per evitare diversi passaggi nella sperimentazione, ed è la “Procedura accelerata per trattamenti e vaccini” che permette ai produttori di mettere in commercio il vaccino con informazioni parziali e, di fatto, senza alcuna prova sulla sua sicurezza ed efficacia.

Ma se non si hanno informazioni scientifiche NON possono neppure fornire i dati necessari a soddisfare il cosiddetto “consenso informato”.

Se obbligano alla vaccinazione senza il “consenso informato” violano il Codice di Norimberga! Dietro l’angolo c’è il Tribunale Penale Internazionale che vieta appunto la “sperimentazione sull’uomo senza consenso”...

Infine, se in barba ai Codici e ai Trattati internazionali gli squinternati al governo dovessero lo stesso mettere obbligatoria la “vaccinazione anti-Covid”, non potrebbero ulteriormente farlo perché i farmaci che stanno distribuendo NON sono vaccini ma terapie geniche!

Come si può obbedire alla legge che impone un vaccino, se di vaccino non si tratta?

Queste informazioni nelle mani di bravi e coraggiosi legali potrebbero essere usate per impedire lo scempio a cui stiamo assistendo!
E allora il regime ha un’unica strada: modificare la definizione farmacologica di “vaccino”.
Ma se lo facessero crollerebbe miseramente il palcoscenico…


PS: si ringrazia per le informazioni il dottor Stefano Montanari