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La Corte europea riconosce la compravendita di bambini!

Marcello Pamio

La Corte europea sancisce: «Riconoscere i figli nati all’estero con la gpa», cioè con la «gestazione per altri».
Secondo la Cedu, «Corte europea dei diritti umani», il diritto del bambino ad avere entrambi i genitori è più forte del divieto della maternità surrogata.
Un bambino che viene partorito all’estero mediante la maternità surrogata, in un Paese in cui la gpa è legale, deve essere riconosciuto anche negli altri paesi in cui tale pratica non è consentita!

Questo dovrà avvenire con la trascrizione immediata all’anagrafe, oppure con un’adozione piena che riconosca tutti i diritti-doveri anche alla madre non biologica (o al secondo padre).
Precisiamo che tale corte NON è un organismo dell’Unione Europea, e vi aderiscono i 47 paesi del Consiglio d’Europa, Italia ovviamente inclusa.
I fautori dei diritti umani, o per meglio dire le associazioni che partecipano alla mercificazione della vita, applaudono e brindano!

Benefit surrogazione
Casualmente, nello stesso periodo in cui la corte ha sancito e legalizzato la surrogazione, si sono mobilitati anche i colossi di internet.
Tra i benefit per i dipendenti dei colossi di Internet spunta quindi anche la maternità surrogata.
I lavoratori di Facebook a tempo indeterminato per esempio possono avere il rimborso delle spese sostenute per la gpa. E questo vale anche per i dipendenti del social con sede in Italia, dove la surrogazione è invece vietata dalla legge.

Stanno forse lavorando per scardinare, a spizzichi e bocconi, il blocco legislativo italiano?
Sembra proprio di sì, e quindi coloro che si recano nei paesi dove è consentita, potranno ricevere un rimborso fino a un massimo di 17.000 euro. Non proprio spiccioli.
Secondo quanto riportato dal Corriere, tra i costi coperti ci sarebbero l’assistenza legale, i costi delle agenzie che assistono i genitori, la compensazione per la donatrice dell’utero, e perfino quelli che hanno fornito ovuli e spermatozoi, per giungere alle spese mediche per visite e analisi.
In pratica i colossi della Silicon Valley, come Apple, Google e ovviamente Facebook, per tenersi stretti i dipendenti, e soprattutto per potenziare e amplificare il «pensiero unico dominante», inizialmente hanno rimborsato il congelamento degli ovuli, ora passano alla surrogazione.
Detto così, sembrano società umanitarie e filantropiche invidiabili...

Non tutti infatti hanno compreso quanto sia aberrante l’incentivazione al congelamento degli ovuli
Queste società non lo fanno come gesto altruistico per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, ma solo per posticipare il più possibile una gravidanza! Avete capito? Dov’è la moralità di una società nella quale si è costretti a lavorare duramente e così tanto da non potersi permettere di far nascere e crescere i propri figli?

Quindi al Mario Rossi di turno, viene detto di non rompere le palle, ma semmai di congelarsele in azoto liquido, assieme agli ovuli della moglie, per riparlarne un domani…

Per non parlare della corte europea dei diritti che sancisce la legalità di una pratica come la surrogazione che tra le altre cose incentiva la mercificazione della Vita umana!
Nessuno lo dice, perché non è politicamente corretto uscire dal pensiero unico, ma la maternità surrogata induce e alimenta miseria e sfrutta l’ignoranza di donne relegate ai margini della società. Si tratta di un’attività ad altissimo rischio per l’insorgenza di gravi patologie psichiatriche sia per la madre che surroga, sia per il bambino che le verrà poi strappato dalle mammelle…

La Cedu, dunque, non prende minimamente in considerazione i traumi infantili dovuti alla separazione dalla madre biologica, perché per loro il punto cruciale è «il diritto del bambino ad avere entrambi i genitori».
E dove sarebbero questi “diritto del bambino”? Non stiamo parlando di orfani salvati ad una vita infelice, neppure di bambini che hanno bisogno di qualcuno che doni loro amore perché, a causa di sventure di vario genere, sono rimasti soli: qui si sta parlando di gestazione per altri, ovverosia di gravidanze commissionate, ordinate e pagate.
Il bambino che viene al mondo a seguito di queste pratiche è sostanzialmente un prodotto: dove sta la tutela del suo diritto?
Infine non specificano quali sarebbero questi “genitori”. La giovane ragazza che è stata bombardata da cure ormonali rischiosissime per poi vendere i propri ovuli alla clinica, oppure il maschio che si è svuotato i testicoli cedendo qualche milionata dei propri spermatozoi?
O invece si riferiscono a quella disperata che si è fatta crescere dentro la vita -altrui- per poi, dopo dieci lune, consegnarla ai compratori come da contratto? O infine i genitori sono questi ultimi, cioè quelli che dopo aver sfogliato il catalogo, hanno cacciato la pecunia?

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