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Stupenda notizia: i pediatri sono sempre meno!

Marcello Pamio

Il dottor Robert S. Mendelsohn è stato uno dei più grandi pediatri della storia americana e anche uno dei più critici e caustici nei confronti della sua stessa categoria lavorativa.
Medico intellettualmente onesto, ha sempre messo il benessere dei più piccoli dinnanzi a tutto.
Autore del meraviglioso saggio, che dovrebbe stare sopra il comodino di ogni genitore: «Bambini sani senza medicinali».

In oltre 30 anni di pratica e di insegnamento di pediatria Mendelsohn ha imparato che la stragrande maggioranza delle malattie infantili non richiede l’intervento del medico, e che le cure non necessarie possono fare più male che bene.
Il consiglio che dava ai genitori, basato sull’osservazione del comportamento di molti colleghi medici e sulla sua personale esperienza nel curare migliaia di bambini, era di evitare il più possibile l’intervento del pediatra.

Secondo lui almeno il 95% delle malattie a cui i bambini sono soggetti guariscono da sole senza richiedere intervento alcuno.
Non solo, ma almeno il 90% dei farmaci prescritti dai pediatri non sono necessari, anzi costituiscono un pesante rischio per il bambino che li assume. Tutti i farmaci sono tossici e quindi pericolosi di per sè.
Inoltre l’abuso nell’uso di farmaci in età infantile può indurre nel bambino la convinzione che esiste una pillola per ogni male, il che potrebbe portarlo in futuro a cercare soluzioni chimiche a qualsiasi problema, anche emotivo.

La sua carrellata prosegue avvertendo anche che il 90% degli interventi chirurgici eseguiti su bambini non è effettivamente necessario ma potrebbe esporli a gravi rischi per cause derivanti dall’intervento stesso.
Un altro argomento estremamente dibattuto e sollecitato da Mendelsohn è il bagaglio conoscitivo dei pediatri.

«La maggior parte dei pediatri non ha ricevuto che una lieve infarinatura sui principi fondamentali di nutrizione, di farmacologia, argomenti di vitale importanza cui nei corsi di specializzazione non si attribuisce sufficiente interesse. Così poi i pazienti subiscono le conseguenze di questa ignoranza, sui rapporti tra alimentazione e salute e sugli effetti collaterali dei farmaci prescritti».

Una volta il medico rimaneva legato per due, tre, perfino 4 generazioni alla stessa famiglia, e conosceva ciascun membro, con le sue attitudini, gli umori e le peculiarità. Li considerava esseri umani bisognosi di aiuto, non casi clinici da sottoporre a tutti quegli interventi tecnologici e farmacologici con cui, oggigiorno, i medici hanno sostituito l’attento esame clinico e il buon senso.
Il medico di famiglia conosceva alla perfezione l’anamnesi clinica dei suoi assistiti e spesso anche quella dei loro genitori e nonni.

«Oggi il pediatra tipo vede trenta, quaranta e anche cinquanta bambini in una giornata, non conosce vostro figlio come lo potete conoscere voi e spesso non ha né il tempo né la voglia di farlo.
Tecnologie, esami clinici, radiografie, farmaci nella maggioranza dei casi non valgono le cure sensate che voi, come genitori consapevoli potete fornire al vostro bimbo
.
«Il pediatra che avete scelto non potrà mai essere e non dovreste permettere che sia la principale autorità in caso di malattia del vostro bambino. Voi siete molto più qualificati del vostro medico a giudicare le condizioni fisiche dei vostri figli per il semplice motivo che li conoscete meglio, vivete insieme con loro e ne osservate l’aspetto e il comportamento, giorno dopo giorno, con attenzione e interesse».

Mendelsohn era convinto, a buona ragione, che si dovrebbe dare a Madre Natura il tempo sufficiente per agire, prima di esporre il bambino ai potenziali effetti collaterali, fisici ed emotivi delle cure che il medico potrebbe somministrargli. Il corpo umano ha in effetti una notevole capacità di autoguarigione (Vis Medicatrix Naturae), che nella maggior parte dei casi è superiore a qualsiasi cosa la scienza medica possa fare, ed è priva di effetti collaterali!
Il classico studente di medicina e il medico, sanno molto poco su come mantenere sano un bambino, semplicemente perché la loro preparazione accademica parte dal presupposto che chiunque si rechi nel loro studio ha bisogno di essere curato.

Ecco perché nel piano di studi di medicina c’è solo un esame curricolare di pediatria, per il quale si studiano per lo più malattie infantili che potevano essere significative molti decenni fa, quando vennero stilati i programmi, ma che sono oggigiorno virtualmente scomparse.
Lo studente riceve un sacco di informazioni prevenute sulle vaccinazioni, ma impara molto poco sulla farmacologia, a dispetto del fatto che, come medico praticante avvierà più bambini all’uso delle droghe di quanto possa fare il più zelante spacciatore della città...

Sempre nei corsi di medicina l’alimentazione non esiste. Non viene insegnato ai futuri medici che, spesso, l’alimentazione può rivelarsi l’elemento di maggiore importanza diagnostica e curativa.
Quindi i giovani medici iniziano la loro professione ignorando il fatto che le allergie alimentari costituiscono la causa prima di molti malesseri infantili e che una nutrizione appropriata è il fondamento della salute. Questa loro ignoranza li induce ad utilizzare solo farmaci per curare disturbi che potrebbero risolversi con un semplice cambiamento nella dieta.
Per non parlare dell’allattamento. Quello che i dottorini imparano sulla più efficace protezione a lungo termine che un neonato possa ricevere contro ogni malattia, lo apprendono, generalmente da medici di sesso maschile, che per ovvi motivi, hanno scarso interesse o esperienza in questa vitale funzione.

«Forse perché ho fatto il pediatra per molto tempo, sono convinto che per assolvere questo compito non sia necessario uno specialista. La maggior parte delle malattie infantili possono venire adeguatamente curate in casa da genitori amorevoli e soprattutto informati».

Mendelsohn amava ricordare ai genitori che ogni qualvolta si sottopone a cure mediche un bambino che non ne ha realmente bisogno, lo si espone ad un grave rischio: «chiamare il medico quando vostro figlio sta male, dovrebbe essere l’ultima risorsa, non la prima».
Qual è nel concreto tale rischio? «Quando portate vostro figlio dal pediatra, dopo una visita troppo spesso superficiale, il medico prescrive esami, radiografie, fa una diagnosi e stabilisce una linea di intervento che spesso richiede l’utilizzo di farmaci».

«Tra i medici come categoria, penso che il pediatra sia l’esemplare più pericoloso, proprio perché sembrerebbe il più benevolo. L’immagine del pediatra è il più delle volte quella di un uomo sorridente, gentile e professionale che elargisce ai vostri piccoli, palloncini e lecca-lecca insieme alle prescrizioni mediche.
Secondo la mia esperienza, la fiducia nei pediatria è spesso mal riposta. Il loro comportamento affabile che ispira fiducia è volto semplicemente a mascherare gli elementi della pratica pediatrica che spaventano il bambino».

E’ il pediatra che induce fin dalla nascita quella dipendenza dalle cure mediche che si protrarrà per tutta la vita; è il pediatra tra tutti gli specialisti quello che con minor probabilità informerà i genitori dei possibili effetti collaterali dei farmaci che prescrive.
Infine è il pediatra, che essendo così abituato a vedere i pazienti non realmente malati, spesso non riconosce chi invece lo è.

«Nonostante l’evidenza degli effetti nefasti delle cure pediatriche, perdura l’idea che i nostri bambini siano curati meglio perché abbiamo una grande abbondanza di pediatri. È un’opinione errata per due motivi: le statistiche americane sulla mortalità infantile rivelano per esempio che i bambini americani sono meno sani di quelli di altri paesi sviluppati che vantano un minor numero di pediatri, e sono addirittura meno sani dei bimbi di alcuni paesi sottosviluppati. Il secondo motivo è che la ragione di questa minor salute potrebbe risiedere proprio nell’eccesso di pediatri».

Il dottor Robert Mendelsohn non aveva peli sulla lingua e soprattutto non aveva molti dubbi sul modo migliore di crescere un bambino in buona salute: basta tenerlo lontano dai medici!
Ebbene sono passati trent’anni dalla morte del grande pediatra, avvenuta nel 1988, e quest’anno sembra che la Vita stia realizzando la sua profezia: «i pediatri sono sempre meno»!

A lanciare l’allarme sono la FIMP e la SIP, rispettivamente la Federazione italiana dei medici pediatri e la Società dei medici pediatri.
In pratica i «dottori dei piccoli» stanno sparendo!

Secondo l’Assomed dell’Adnkronos nel prossimo quinquennio (2018-2022) usciranno dal SSN per pensionamento circa 30 mila medici ospedalieri, cui si devono aggiungere 5000 specialisti.

Le specialità maggiormente carenti saranno pediatria, ginecologia, medicina interna, cardiologia e ortopedia. Per la sezione dei pediatri, nel 2014-2023 andranno in pensione 5189 medici, si faranno contratti di formazione per 2900 specialisti e dunque mancheranno all’appello circa 2289 pediatri.
Per il direttore della SIP, Alberto Villani «la situazione è ormai drammatica» e invita tutti ad una profonda riflessione: «cosa vogliamo per i nostri figli e i nostri nipoti?».
La risposta alla sua riflessione è semplicissima: vogliamo bambini più sani!

La conclusione è un po’ meno scontata, ma dopo quanto scritto, se dovesse aver ragione Mendelsohn, la qualità della vita migliorerà col diminuire degli specialisti.
Visto che un pediatra può avere un massimo di 800 assistiti, più le deroghe (10 % di neonati, i portatori di patologie croniche sopra i 14 anni e gli immigrati minorenni senza genitori), per cui il massimale si colloca attorno a 1000 pazienti ogni medico. Se nei prossimi anni mancheranno 2.289 pediatri, vuol dire che vi saranno oltre due milioni di bambini/ragazzi più sani…

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