L’equinozio di primavera segna il passaggio dalla “morte” della natura invernale al risorgere del Sole, della Luce e della vita primaverile! E’ la forma più antica di capodanno! Dopo il gelo dell’inverno infatti la primavera celebra la fertilità della terra, la rinascita. In questo giorno in cui le ore di luce e quelle notturne sono uguali si accendevano i fuochi rituali sulle colline. La pianta sacra all’Equinozio di Primavera è il Trifoglio, associato al triskell, la ruota sacra a tre braccia. Oggi l’eterna lotta tra Luce e tenebra trova un momento d’equilibrio, ma da domani la Luce durerà sempre di più! L’Equinozio di Primavera è chiamato festa di Oestara fin dalla notte dei tempi e veniva festeggiato il 21 Marzo. Non è un caso che nell’antica Roma l’anno iniziava a marzo. Novembre era il nono, dicembre era il decimo mese, gennaio l’undicesimo e febbraio il dodicesimo e ultimo. La ruota dell’anno quindi ripartiva con marzo, il primo mese (capodanno)! L’equinozio di primavera (Festa di Oestara) veniva celebrato a metà delle stagioni tra Imbolc (2 febbraio) e Beltane (1° maggio). Per i Celti l’anno era una ruota con 8 raggi e ad ogni raggio equivaleva un passaggio. Uno era Oestara, dedicato alla dea Eostre, divinità dei fiori e della primavera, dal cui nome deriva il termine inglese Easter che vuol dire Pasqua, poi quelli col grembiulino nero hanno stravolto e storpiato tutto… BUONA PRIMAVERA A TUTTI
Pian piano, un passo alla volta, il ciclo annuale fa il suo giro nella Ruota della Vita, e in questo periodo raggiunge l’Equinozio d'Autunno (23 settembre) sotto il segno della Bilancia, che simboleggia guarda caso proprio l'equilibrio.
Giorno e notte, luce e ombra hanno lo stesso peso: il momento dell'equilibrio tra le due forze che governano il mondo.
Il ciclo vitale naturale, iniziato nel segno dell'Ariete in primavera, giunge così al termine con la Bilancia, come l’Alfa e l’Omega, asse verticale che collega l'alto e il basso. L'asse Ariete-Bilancia e quello Cancro-Capricorno formano la croce della Vita: simboleggiano rispettivamente l'inizio (Ariete), l'equilibrio (Bilancia), la culla della Vita (Cancro) e la procreazione (Capricorno).
L'equinozio d'autunno è la penultima porta dell'anno agricolo, quella che indica la chiusura della stagione dei frutti e l'imminente avvicinarsi della stagione della morte: l'inverno. Per questo è un momento di preparazione dove si tirano le somme su ciò che si è seminato durante l'anno. I frutti sono ormai maturi e quello che si è raccolto servirà a tenerci vivi durante la stagione fredda: se avremo raccolto molto, sarà un inverno buono, se invece avremo raccolto poco sarà povero e affamato, e questo non solo dal punto di vista fisico ma anche spirituale. In agricoltura è la fine del raccolto e la festa del secondo raccolto (dell'ultima frutta e degli ortaggi, in particolare dell'uva).
Il periodo che va dall’Equinozio di autunno al Solstizio d’inverno ha a che fare con il mondo oscuro del buio, dei morti, dell’aldilà presso cui i vivi non possono agire direttamente se non con una presa di coscienza della dimensione invisibile che esiste parallelamente alla nostra. Per celebrare al meglio questo passaggio sarebbe interessante puntare all’aspetto meditativo, non in senso passivo, ma semmai di bilancio delle cose fatte e di presa di coscienza verso il ringraziamento, la speranza e soprattutto l’attesa per un nuovo ciclo!
Ancora una volta - dopo l’Equinozio primaverile - il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, ma dal 24 settembre in poi l’oscurità inizierà a crescere fino al culmine del Solstizio invernale (circa il 21 dicembre) con il massimo del buio e il minimo della Luce...
Guido Reni, 1636
Estremamente connessa ai significati dell’Equinozio d’autunno il 29 settembre è la festa di Michele, l’Arcangelo legato alle forze cristiche, alla forza Solare, sinonimo della volontà necessaria ad attraversare il buio della stagione invernale. Non a caso nell’iconografia è rappresentato come il difensore della Luce con una spada fiammeggiante in mano che tiene a bada il diavolo (mostro tellurico) accasciato ai suoi piedi e simbolo delle forze del male (tenebra). Nonostante le forze della natura si affievoliscano in questo periodo, il senso dell’Arcangelo Michele è proprio quello di attingere al coraggio, alla forza, alla Luce interiore che sconfigge la paura che cresce con l’avvicinarsi del buio e del freddo. Simbolicamente è la forza interiore che ognuno di noi ha e che ci permette di attraversare l’abisso del buio, per ricominciare un nuovo ciclo, fino alla rivincita della Luce...