Marcello Pamio - 4 marzo 2023
Uno dei pericoli più seri della diagnosi precoce è la sovradiagnosi, che consiste nel mettere in evidenza delle lesioni o dei tumori ‘in situ’ che non evolveranno MAI nel corso della vita, ma sui quali, una volta trovati ci si sentirà ‘obbligati’ ad intervenire (chirurgia, terapie radianti, chemioterapiche).
I check-up, gli screening e i test diagnostici hanno la capacità di sovrastimare l’incidenza di malattie ‘inconsistenti’ oppure di anticipare una diagnosi che crea per anni ansia e angoscia supplementari senza poi vi sia un beneficio in termini di sopravvivenza.
I dati americani parlano chiaro: in questi ultimi 30 anni c’è stato un notevole aumento nella scoperta di questi tumori “precoci” e/o in situ (che tumori non sono) che hanno portato ai successivi trattamenti ortodossi inutili e invalidanti (non per la florida industria del cancro)…
Sovradiagnosi tumore alla prostata: 97%
Solo il 3% muore (non per il cancro ma per le terapie), quindi il 97% è sovradiagnosi e quindi non si rischia nulla e non si dovrebbe fare nulla!
Ma il leitmotiv della dittatura sanitaria: più test del PSA (screening prostatico), maggiore il numero di biopsie e di "tumori" scoperti (in situ che non creano nessun pericolo).
Big Pharma ringrazia e usa qualche spicciolo per la propaganda, per far credere ai polli in batteria che gli screening sono prevenzione, quindi fondamentali.
Prima lo trovi e meglio lo curi è il mantra. La vita però sta dimostrando un'altra cosa....
https://onebooks.it/prodotto/cancro-s-p-a/