Marcello Pamio, March 28, 2023
Konstantin Pavlovich Buteyko è nato a Ivanitsa vicino a Kiev il 27 gennaio 1923.
Fin da giovane era affascinato dalle macchine a tal punto che voleva diventare ingegnere meccanico.
Dopo aver finito il liceo il suo sogno era quello di costruire una macchina in grado di fare tutto: scavare, nuotare e volare, e per concretizzarlo nel 1939 si iscrisse al Dipartimento dei trasporti del Politecnico di Kiev, ma i suoi studi furono interrotti dalla Seconda Guerra Mondiale, dove addirittura finì per prestare servizio al fronte.
Al suo rientro dalla guerra nel 1946, dopo aver respirato la morte in prima linea cambiò indirizzo frequentando la Facoltà di Medicina a Mosca, dove fin da secondo anno iniziò a lavorare in un gruppo di terapia clinica con l’incarico di controllare i ritmi respiratori dei pazienti. In particolare lo studio della preeclampsia, una grave malattia che affligge le donne in gravidanza e che tra i suoi sintomi presenta anche una forma di ipertensione arteriosa.
“Quando la guerra finì, decisi di iniziare a ricercare la macchina più complessa, l'Uomo. Ho pensato che se l'avessi imparato, sarei stato in grado di diagnosticare le sue malattie con la stessa facilità con cui avevo diagnosticato i disturbi delle macchine”, disse Buteyko in una intervista nel 1982.
Passò centinaia di ore ad ascoltare la respirazione osservando come la morte dei malati era sempre preceduta da un aumento dell’intensità respiratoria. La sua esperienza si fece così precisa che divenne in grado di predire con precisione millimetrica l’avvicinarsi della morte in base al tipo di respirazione.
Dopo la laurea con lode in medicina Buteyko continuò a studiare e soprattutto a sperimentare, anche perché egli stesso soffriva di ipertensione maligna. Proprio lui, uno sportivo meraviglioso che passava lunghe ore ad allenarsi. La sua pressione sanguigna spesso superava i 220 e la testa gli si gonfiava con un dolore terribile, a volte insopportabile. I medici gli avevano predetto 12 mesi di vita, ma per fortuna per il mondo intero, il 7 ottobre del 1952 non arrivò la morte ma l’illuminazione…
Tutto era semplice e ordinario. Mentre era in servizio nella prima clinica di Mosca e spiegava le basi della diagnostica agli studenti, si accorse che i sintomi del paziente con l'asma bronchiale (affanno, bocca costantemente aperta) corrispondevano ai sintomi di cui soffriva egli stesso, dovuti alla pressione alta!
Con uno strumento chiamato capnografo, in grado di misurare i livelli di anidride carbonica, notò che nel suo corpo tali livelli erano più bassi del normale. Era già chiaro all’epoca che una respirazione eccessiva fa diminuire i livelli di CO2 nel corpo, per cui pensò che se il suo basso livello di anidride carbonica era causato dalla respirazione, correggendo il suo ritmo avrebbe potuto correggere anche quello della CO2. Oggi questa potrebbe sembrare una banale intuizione, ma è stata l’inizio della sua scoperta epocale.
Osservandosi notò una cosa interessante: quando il suo respiro era affannoso, se riduceva la ventilazione polmonare i sintomi dell'ipertensione si attenuavano fino a scomparire!
Quindi l'origine della sua malattia poteva risiedere in un eccesso di ventilazione alveolare che, provocando una forte riduzione della concentrazione di anidride carbonica, bloccava o inibiva l'emoglobina nella sua funzione di trasporto e rilascio di ossigeno ai tessuti?
Applicò questa sua teoria ai modelli respiratori dei pazienti sofferenti di asma, angina ed altre malattie constatando che tutti quanti soffrivano di iperventilazione, e ogni volta che attraverso la respirazione alzavano il livello di CO2 gli attacchi di asma o di altre malattie svanivano nel nulla.
Scoperta questa di Buteyko a dir poco rivoluzionaria, e la conferma era la controprova: quei pazienti che tornavano ai normali modelli respiratori avevano la ripresa degli attacchi!
Quindi l’iperventilazione depaupera le riserve di anidride carbonica e i livelli bassi di questo importante gas provocano le contrazioni dei vasi sanguigni ed una fame di ossigeno a livello tissutale. La mancanza di ossigeno induce una serie di meccanismi di difesa messi in atto dall’organismo stesso.
Sono proprio questi meccanismi di difesa che vengono etichettati come malattie!
Tra il 1958 e 1959 Buteyko aprì un laboratorio di diagnostica funzionale all’Istituto sperimentale di Biologia e Medicina dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica dove per circa 10 anni assieme ad alcuni colleghi riuscì ad investigare a fondo le funzioni basilari dell’organismo umano, sia sano che ammalato.
Le statistiche ufficiali darono pienamente ragione a Buteyko: fino al 1967 furono trattati con successo presso l’Istituto più di 1.000 pazienti che soffrivano di asma, angina e altre malattie.
Successo dopo successo il governo fu costretto a prendere sotto esame il suo metodo istituendo alcune sperimentazioni ufficiali. Una in particolare, condotta nell’aprile 1980 all’Istituto Pediatrico di Mosca, diede come risultato un successo del 100%. Quello fu l’anno in cui il Metodo Buteyko venne ufficialmente riconosciuto e usato nell’ex Unione Sovietica non solo per l’asma ma per tutta una serie di patologie. Il Comitato per le Invenzioni e le Scoperte dell'URSS riconobbe formalmente la scoperta di Buteyko nel 1983 e rilasciò il brevetto intitolato “Il metodo di trattamento dell'ipocapnia”.
Nei 6 anni successivi ben 100.000 asmatici vennero trattati e 92.000 non assunsero più medicine.
La prima prova in cieco e controllata del Metodo Buteyko è stata effettuata nel 1994. Da allora il metodo respiratorio si è diffuso in tutto il mondo e il numero di persone che lo insegnano cresce ogni anno.
Il Dr. Buteyko è purtroppo improvvisamente morto il 4 maggio 2003 a Mosca all’età di 80 anni e fino all’ultimo giorno è rimasto in ottima salute e piena attività.
Respirare meno per vivere meglio
La vera scoperta del dottor Buteyko è la stretta connessione tra il respiro profondo e affannoso che caratterizza l’iperventilazione e l’insorgere o l’aggravarsi di moltissime patologie.
Se esiste questa connessione, allora è possibile invertire il processo patologico controllando la respirazione per rallentarla.
Sembra impossibile, perché tutti si concentrano sull’ossigeno, ma in realtà tutto ruota attorno all’anidride carbonica. Rallentare la respirazione, respirando di meno e soltanto con il naso, facendo delle apnee e usando la respirazione addominale anziché quella toracica, ristabilisce i livelli ottimali di anidride carbonica nel sangue.
Come detto: l’equilibrio tra CO2 e ossigeno è cruciale, affinché quest’ultimo possa essere assorbito dai tessuti.
L’ossigeno è poco solubile in acqua e non a caso le quantità disciolte nel sangue (meno del 2% del totale) non sono sufficienti per il metabolismo dei tessuti. Da qui la necessità di un veicolo specifico: l’emoglobina, una metalloproteina contenuta nei globuli rossi deputata al trasporto di ossigeno.
Al centro della molecola di emoglobina, avvolto da un guscio proteico, c’è il gruppo EME con un cuore metallico: un atomo di ferro in grado di legare l’ossigeno in maniera reversibile.
Per cui il contenuto di ossigeno nel sangue è dato dalla sommatoria della piccola quantità disciolta nel plasma con quella legata al ferro emoglobinico. Più del 98% dell’ossigeno presente nel sangue è legato all’emoglobina che a sua volta circola nel torrente ematico all'interno dei globuli rossi.
Come ho spiegato nel precedente articolo sull’Effetto Bohr, più anidride carbonica è presente nel sangue e meno ossigeno rimane legato all'emoglobina! In pratica dove c'è più anidride carbonica disciolta (in forma di bicarbonato) l'emoglobina rilascia più facilmente ossigeno e si carica di anidride carbonica.
Ora si può comprendere che la normale respirazione basata sulla iperventilazione abbassa i livelli di CO2 impedendo l’ossigenazione dei tessuti, portandoli in uno stato di acidosi e dando il via libera alla proliferazione di stati infiammatori e patologie croniche!
Quindi il Metodo del respirare di meno scoperto dal dottor Buteyko permette di riossigenare l’organismo e alzare le difese immunitarie contro le infiammazioni, ma per fare questo bisogna rieducare la respirazione.
Sembra un paradosso: per migliorare la salute dobbiamo respirare di meno!