Correva l’anno 2008 quando ho pubblicato il libricino intitolato: «Videogiochi violenti: la fabbrica dei piccoli mostri», con la prefazione dell’amico giornalista Maurizio Blondet e il contributo di Liliana Gorini, presidente Movisol.
Quindi oltre 10 anni sono passati dal lavoro sui videogiochi sanguinolenti, cioè quei «giochetti» basati sui programmi di apprendimento sviluppati in ambito militare, per annullare nei soldati gli scrupoli ad uccidere, e per condizionarli alla violenza istintiva.
Avete letto correttamente: i “videogiochi sparatutto” sono un sottoprodotto dei modelli impiegati nei simulatori di addestramento militare, adottati ancora oggi dall’esercito statunitense e anche da varie … Leggi tutto...