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Dalla carne sintetica a quella stampata in 3D

Marcello Pamio

Sono passati solo cinque anni da quando fu presentato al mondo il primo abominevole hamburger ricavato da cellule staminali di vacca. Eravamo nell’agosto del 2013 a Londra, e qui nella capitale dell’Impero i Frankenstein con la traversa da chef lo hanno cucinato e pure mangiato.
Venti mila cellule di manzo sono state sviluppate una a una in vitro (in brodo-gel di coltura) in circa 3 mesi.
Il settore della carne sintetica sta facendo passi da gigante e non a caso è diventato una miniera di soldi, e sempre non a caso tra i principali finanziatori del progetto troviamo il co-fondatore di Google…
Stanno sfruttando molto sapientemente (per meri scopi commerciali) il discorso ambientale (per altro verissimo), degli allevamenti intensivi, della produzione di carne bovina che avrebbero un impatto enorme sull’ambiente (produzione di metano, disboscamento di intere foreste per ricavarne praterie, ecc.). Per cui stanno studiando metodiche di sintesi per produrre qualcosa che assomigli alla carne, ma senza gli inconvenienti della stessa, non tanto dal punto di vista salutistico (chissenefrega) ma dal punto di vista della natura.

Stampare “carne”
L’ultima novità è la stampa di un “pezzo di carne”…
Avete letto bene: si tratta di una nuovissima tecnica che riesce a organizzare a livello nanometrico le proteine vegetali, come se fossero delle fibre muscolari.
«Si può così ottenere una bistecca stampata in 3D con la consistenza fibrosa tipica della carne animale. Del tutto priva di OGM».[1]
Ciascuna fibra muscolare è il risultato della fusione di più cellule ed è rivestita da un sottile strato di tessuto connettivo, e questo è possibile grazie alle biostampanti tridimensionali.
«La stampa di un petto di pollo da 100 grammi richiede 40 minuti ma una volta che il processo sarà ingegnerizzato a grande scala ne basteranno 5. Il suo costo? In linea con quello della carne di allevamento ma è destinato a ridursi drasticamente, fino a raggiungere i 20 centesimi al chilo».[2]
Applausi dal mondo industriale e startup che nascono come i funghi.

Carne sintetica e fame nel Terzo mondo
Perfino la FAO, l’inutile e costosissimo carrozzone sovranazionale, si sta interessando alla carne sintetica, e il motivo è presto detto: tale obbrobrio infatti può essere fortificato con l’aggiunta di vitamine e/o minerali sintetici che potranno andare a contrastare la carenza di nutrienti nei paesi in via di sviluppo.
Applausi anche dal mondo filantropico e umanitario.

Cambiamento della visione e dello stile di vita
Tutti battono le mani senza capire che stiamo parlando di un abominio.
L’uomo occidentale invece di modificare il proprio stile di vita e aiutare le popolazioni africane a sganciarsi dal neocolonialismo (francese e non solo), tornando così a sfruttare le riserve e le risorse che hanno, fa crescere sintetizzando in laboratorio della “carne” in vitro, dentro una provetta, oppure stampandola in 3D, per risolvere la fame di quelle popolazioni!
Strano modo di affrontare il problema.

Ci dimentichiamo che le popolazioni africane sono mantenute in uno stadio larvale da noi occidentali. La colonizzazione del continente nero per esempio è opera nostra, e non è mai terminata. Oggi la Francia mantiene il controllo su buona parte di esso, quello più produttivo (caffè, cacao…) e quello più ricco (oro, diamanti, coltan, uranio, ecc.).
Chissenefrega se muoiono ogni giorno 30.000 bambini per mancanza di una sana nutrizione, mica vediamo i cadaverini per la strada o fotografati nei giornali.
No questo non è politicamente corretto, ma se un bambino vegano finisce al pronto soccorso, oppure se muore un bambino di una malattia infettiva, allora apriti cielo e i giornalisti-cazzari possono andare a nozze. Ipocrisia all’ennesima potenza.

Va detto che i bambini (che non vediamo) muoiono anche per responsabilità nostra: che ci piaccia o meno.
Circa 2/3 delle terre emerse sono usate per coltivare cereali e legumi che non saranno consumati dall’uomo bianco o dal neretto, ma dagli animali che finiranno macellati per il gusto di noi occidentali.
Siamo a livelli parossistici: l’85% dei cereali coltivati sono destinati agli “animali da carne”, e infatti per ogni chilo di carne servono circa 16 kg di cereali.
Milioni di bambini non hanno accesso all’acqua (fonte prima di vita e diritto inalienabile) eppure per produrre soltanto 1 kg di carne di manzo (mangiato poi nel nord del mondo) vengono buttati almeno 15.000 litri di oro blu.
In termini di deforestazione, un solo hamburger costa 5 metri quadrati di foresta. Un solo piccolissimo dischetto di carne. Foreste sottratte ovviamente alle popolazioni autoctone.

Conclusione
La soluzione è nota da tempo ed è semplicissima: se le persone cambiassero modo di vedere la vita e modificassero il proprio regime alimentare si potrebbero risolvere a livello mondiale moltissimi problemi legati all’inquinamento, al consumo delle risorse, e perché no, anche umanitarie.
Ben 7 persone potrebbero nutrirsi in maniera corretta e sana con l’equivalente in vegetali di quello che mangia 1 solo carnivoro americano.
Ecco perché non serve nessuna biostampante in 3D, e neppure delle pseudo-fibre collagenose fatte crescere dentro una provetta, partendo da cellule staminali di una vacca.
Per stare in salute e collateralmente aiutare miliardi di persone affamate è necessario cambiare, dando un forte e chiaro segnale al Sistema.
Però è molto più semplice e meno impegnativo stamparsi una bella bistecchetta in 3D... 

«Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche.
Credo che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell’umanità».
Albert Einstein

 

[1] «Petti di pollo e bistecche stampati in 3D, così mangeremo in futuro», https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2018/09/20/news/il_petto_di_pollo_e_vegetale_e_stampato_in_3d-206925069/?ref=RHPPRT-BS-I0-C4-P1-S1.4-T1

[2] Idem

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