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Marcello Pamio

Oramai è sulla bocca di tutti il caso della paziente ricoverata in un ospedale di Verona in condizioni definite «gravi ma stabili».
Paziente, che a detta degli “informatissimi” giornalisti, sarebbe una bambina di 10 anni finita in rianimazione per un’infezione da tetano.
La bambina, sempre secondo i media, non sarebbe stata vaccinata, e questo ha spinto i magistrati ad aprire un fascicolo per «lesioni colpose» nei confronti dei genitori!
In tutta questa triste storia, però rimangono molti dubbi irrisolti:

  • Chi ha violato la privacy, diffondendo le generalità (sesso, età, diagnosi) della paziente ricoverata? E con quale diritto?
    Stranamente il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Verona durante la conferenza stampa di martedì 25 giugno, si è affrettato a precisare che dalla sua Azienda NULLA è trapelato alla stampa. Per quale motivo ha fatto questa precisazione? Forse perché violare la privacy è assolutamente illegale? E se non è stato qualcuno dell’ASL, chi ha fatto uscire le informazioni?
  • Chi ha formulato la diagnosi di tetano?
    Sempre durante la medesima conferenza stampa il Direttore Generale parla ufficialmente di «caso di tetano», come se avessero stabilito la causa, e poi, rivolgendosi al Primario della Terapia Intensiva Pediatrica (quindi palesando che si tratta in effetti di un paziente pediatrico), lo definisce come un medico che «potrebbe scrivere un libro sul tetano». Ma qualche secondo dopo però, di fronte alla domanda di un giornalista, il Direttore afferma che sia lui che il preparatissimo primario NON hanno «MAI VISTO UN CASO DI TETANO». Per fortuna che poteva scrivere un libro sull’argomento…

Ora il mistero si infittisce perché non tutti sanno che la diagnosi del tetano è praticamente solo clinica (vedi Harrison, “Principi di Medicina Interna”), cioè la diagnosi la fa un medico in base alla visita e alla sintomatologia. Ma se nessuno di questi grandi “esperti” ha mai visto un solo caso di tetano, come hanno fatto a stabilire con assoluta certezza che si tratta di tetano? Non sarebbe stato più intelligente chiedere un secondo parere a qualcuno che magari ne ha già visti di casi?
Quindi tornando alla domanda centrale: chi ha fatto la diagnosi? Se un medico l’ha fatta deve anche aver firmato un documento ufficiale assumendosi tutte le responsabilità.
O dobbiamo pensare che tutta la gogna mediatica, come pure il fascicolo depositato in Procura, si basano solo su «ipotesi» di lavoro.
Hanno eseguito altri accertamenti per escludere patologie diverse dal tetano, come una TAC cerebrale, puntura lombare, ecc.?
Clostridium a parte, la realtà è che al momento attuale nessuno dei famigliari e neppure l’avvocato ha visto un solo documento firmato in cui sia scritto chiaramente la diagnosi di tetano!

  • Il problema dell’incubazione?
    Il tetano ha una latenza di 3-8 giorni: com’è possibile che la paziente si è ferita, e il giorno successivo aveva già sviluppato i sintomi gravissimi del tetano?
    L’infezione da tetano, sempre secondo la Verità dei media mainstream, sarebbe stata provocata da una banalissima sbucciata al ginocchio (cosa veramente risibile) avvenuta nello stesso luogo dove giocano ogni giorno moltissimi bambini senza alcun problema.
  • Come mai sta accadendo tutto ciò?
    Perché aggredire i genitori accusandoli addirittura di «lesione colpose»?
    La magistratura ha 90 giorni di tempo per depositare l’atto: era proprio necessario farlo nel momento in cui tutta la famiglia ha altre e più serie preoccupazioni?
    Come mai tutta questa fretta? E su cosa si basa il fascicolo, sul fatto che forse non è stata vaccinata o su una diagnosi che ancora ufficialmente non esiste?

Infine ricordiamo il caso analogo a questo accaduto un paio di anni fa a Torino. Dopo l’iter giudiziario, la diagnosi di tetano è stata sconfessata e i genitori prosciolti da ogni accusa.


Dobbiamo attendere anche qui due anni per fare un po’ di chiarezza e giustizia?
Esiste in Italia un solo magistrato mentalmente e moralmente sano in grado di far luce su questo caso? In fin dei conti lo scopo è tutelare la bambina e la sua famiglia evitando le squallide aggressioni sia mediatiche che giudiziarie.


Marcello Pamio

Ci si aspetterebbe che il corpo sanitario e cioè medici, infermieri e altri operatori fossero i principali paladini delle vaccinazioni, così da difendere non solo se stessi, ma soprattutto i pazienti dalle malattie infettive, giusto? E invece non è così!
Alla conferenza nazionale «Medice, cura te ipsum» tenutosi a Pisa il 28 marzo 2016, hanno presentato i risultati di una survey online sulle vaccinazioni a cui hanno partecipato 2.250 operatori sanitari: infermieri (42,4%), medici (28,5%) e altri professionisti.[1]

Quasi uno su tre degli intervistati, quindi circa il 30%, è in disaccordo con l’affermazione secondo cui i benefici dei vaccini sono certi, e teme la possibilità di effetti avversi gravi.
Come scusa? Se i soggetti da punturare sono dei neonati, l’acqua potabile è più pericolosa dei vaccini, ma se invece i soggetti sono adulti e magari laureati in medicina, allora si «teme la possibilità di effetti avversi gravi»! Qualcosa non quadra.

Ecco i risultati completi pubblicati sulla rivista «Le Scienze»:
- Oltre il 40% degli intervistati NON si è sottoposto al richiamo per il tetano negli ultimi 10 anni.
- Il 13% non è vaccinato contro epatite B e morbillo, e il 6% è consapevole di essere suscettibile per non aver neanche mai contratto queste malattie.
- Solo il 31,4% in media dichiara di essersi sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale nella stagione appena conclusa: la metà dei medici intervistati e meno di uno su quattro tra infermieri e altri operatori.

Infine preoccupante è anche il fatto che il 44% dei partecipanti ritenga che il proprio rischio di contrarre una malattia prevenibile con vaccino sia basso.[2]
Il risultato più eclatante però è che stando ai dati ufficiali SOLO il 15% dei medici è vaccinato!

Per questo il dottor Francesco Angelillo, ordinario di Igiene alla Seconda Università di Napoli e Presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) va giù pesante: «è allarmante che proprio gli operatori sanitari abbiano dubbi circa la sicurezza, l’efficacia e la necessità dei vaccini, atteso che proprio gli operatori sanitari possono rivestire un ruolo chiave nell’accettazione di un programma vaccinale.

Anche perché gli ospedali sono fucine di terribili focolai epidemici.[3]
Ricordo che in Italia ogni anno circa 10.000 persone muoiono per infezioni ospedaliere!
Di altro avviso è l’infettivologo Massimo Crapis secondo il quale la maggior parte del personale non lo fa perché è contrario alle vaccinazioni in generale, «ma perché non percepisce l’importanza di questa protezione nei confronti del paziente».
Quindi secondo Crapis, i medici non vedrebbero, quando si tratta del loro culo, la rilevanza della protezione per i pazienti, mentre per Angelillo, confermato anche alla conferenza «Medice, cura te ipsum», i dottori non si vaccinerebbero per PAURA delle complicanze!!!
Notare le discrepanze tra i vari dati esposti ufficialmente: della serie, nessuno sa con esattezza qual è la percentuale dei medici che si vaccina regolarmente.

Idea geniale
Se quindi è difficile introdurre l’obbligo tra il personale sanitario, come si può convincerli a sottoporsi alle iniezioni?
L’idea brillante è dare una retribuzione “premio” in busta paga. Quindi il medico restio a inocularsi centinaia di sostanze chimiche diverse tra cui metalli neurotossici, forse con un incentivo economico potrebbe mettere da parte la paura degli effetti collaterali…
Oppure i camici bianchi, sempre per intascare il premio, potrebbero mettersi d’accordo e far finta di farsele reciprocamente. Cosa che ahinoi avviene anche oggi in molti ambiti…

Tutto questo fa specie in Italia, dove un ministro della salute, con tanto di laurea in medicina, mantiene un vergognoso obbligo vaccinale imponente 10 farmaci in piccolissimi neonati, pena l’accesso a scuola e/o sanzioni pecuniarie, e non riesce a imporre ai propri colleghi una completa vaccinazione di massa! Come mai? La casta è troppo potente? O i medici sono i primi a sapere che i vaccini hanno effetti collaterali anche gravi?
Infine la domanda cruciale che sorge spontanea è: se non si vaccinano i medici, perché noi genitori dovremo vaccinare i nostri figli?

Note:

[1] SIMPIOS - Vaccini: i professionisti della salute non danno il buon esempio

www.lescienze.it/lanci/2017/03/28/news/simpios_-_vaccini_i_professionisti_della_salute_non_danno_il_buon_esempio-3472852/

[2] Idem

[3] www.ilfriuli.it/articolo/salute-e-benessere/la-proposta,-premio-in-busta-paga-a-chi-si-vaccina/12/196581?fbclid=IwAR2P_54fZKdaB6gkbAYZfJrKqQlli0j-cvV28FT9971X_9dSOmxEq3GJ5Kc