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L’Ironman 2018 è ancora un vegetariano!


Marcello Pamio

I dogmi ufficiali stanno saltando uno alla volta.
Nella nutrizione collegata allo sport era impensabile, fino all’altro giorno, un atleta professionista che non si nutrisse esclusivamente di proteine e grassi animali. Fantascienza.
Nulla di nuovo, d’altronde all’università il mantra è sempre lo stesso: l’uomo è una macchina proteica, una specie di caldaia dove si mette dentro il carburante per produrre dell’energia.
Semplice matematica.

Se con l’attività e lo sport consumiamo le riserve proteiche (aminoacidi), queste le troviamo nelle nobili proteine che gli animali sacrificandosi ci mettono gentilmente a disposizione. Il discorso non fa una piega, anche se tale discorso è completamente falsato all’origine.
A causa di queste devianze la maggior parte degli sportivi agonistici ingollano quantità industriali di zozzerie inenarrabili, solo perché il loro nutrizionista e/o preparatore trasuda ortodossia.
Per fortuna nel mondo sempre più persone (per scelta o per necessità) e sempre più atleti hanno capito che qualcosa non torna in questa visione materialista e nichilista e lo stanno dimostrando al mondo.

Ironman Triathlon
Una delle competizioni più disumane che esista è il cosiddetto Ironman.
Si tratta di un triathlon che contempla tre sport: nuoto, ciclismo e corsa. Stiamo parlando di quasi 4 km a nuoto, 180 km in bici e 42 km a piedi: tutto nella stessa gara!
Alle Hawaii si disputano dal 1978 i Campionati del mondo di Ironman.
Quest’anno a vincerlo è stato il superman Patrick Lange che ha frantumato il record del 2017, con un tempo di 7h 52min e 39s contro le 8h 1min e 40s della precedente edizione.
Fin qui la notizia non c’è, anche perché ogni anno qualcuno vince il trofeo; la cosa interessante è che Lange non mangia carne! Ebbene sì, l’atleta tedesco è vegetariano da oltre 8 anni!

«Quando scopri - ha dichiarato in una recente intervista - gli effetti di una dieta sana sul tuo corpo, non hai bisogno di nient’altro». E i risultati gli danno ragione.
A colazione, invece di ingurgitare bacon fritto con uova strapazzate, il tutto irrorato da un bicchiere di latte vaccino, Lange mangia «fiocchi di grano e avena, noci, cocco tritato e semi di girasole» irrorati da latte di mandorla.
Nel periodo prima delle preparazioni alle Hawaii, cioè quando si doveva allenare duramente per sei o sette ore di fila ogni giorno, ha usato molti «frullati, barrette energetiche e integratori di proteine», ovviamente vegetali.
Alla stampa ha spiegato i motivi della sua scelta di vita: «mio zio ha una macelleria dove lavoravo spesso durante le vacanze e quindi vedevo macellare i maiali. E - come diceva Paul McCartney - chiunque abbia mai visto l’interno di un macello prima o poi diventa vegetariano».
Anche il grande Leone Tolstoi soleva dire che se i macelli avessero le pareti di vetro, quindi trasparenti, tutti diventerebbero vegetariani. Ma siccome l’industria della morte non ci fa vedere nulla, e trasmuta degli animali in pezzi che non ricordano la loro origine, l’uomo miope continua imperterrito con l’ecatombe, ammalando se stesso e la Natura…

Il caso di Peter Lange però non è certo l’unico.
Come non ricordare il grandissimo Dave Scott, chiamato la “leggenda sportiva” perché per ben sei volte (1980-1982-1983-1984-1986-1987) vinse la competizione alle Hawaii dell’Ironman.

Si dà il caso che pure Scott in quel periodo era vegetariano!
Come la mettiamo a questo punto? Rimaniamo fermi e ancorati alle idiozie di una scienza della nutrizione di stampo medioevale che considera primario il conteggio delle calorie e delle proteine? Ci mettiamo col bilancino radicati in una visione disumanizzante che ancora distingue i 21 aminoacidi in essenziali e non essenziali, collocando guarda caso i primi nelle proteine animali?
Oppure iniziamo a cestinare le bilance comprendendo che l’organismo umano non è una pentola a pressione statica ma un organismo dinamico complessissimo; che in Natura c’è tutto quello che serve all’uomo e all’animale per stare bene e in salute. I casi (emblematici per la scienza) di Dave Scott e Peter Lange rappresentano la prova vivente, la dimostrazione inequivocabile che l’uomo nutrendosi a base vegetale non solo è in grado di raggiungere uno stato di salute e benessere ottimali, ma è in grado anche di vincere la più massacrante gara sportiva che esista al mondo!
Ovviamente questo per Big Pharma e Big Food non è una buona notizia…
La bella notizia invece è che dopo aver smantellato il record mondiale, pochi metri dopo il traguardo, Lange ha avuto ancora il fiato per chiedere alla fidanzata di sposarlo.

 

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