Quantificare la ricchezza delle cosche è molto complicato, ma secondo le ultime stime l’ndrangheta, solo per citarne una, ha un giro d’affari fra i 36 e i 55 miliardi di euro all’anno!
Stiamo parlando dell’equivalente di circa il 3% del PIL italiano.
I boss si sono trasformati da capi di bande rurali con lo stecchino in bocca a investitori e amministratori di fondi, e i loro figli vanno a laurearsi alla Bocconi in materie economiche oppure in chimica...
Le mafie infatti sono diventate delle vere e proprie multinazionali, e come tutte le organizzazioni internazionali sono colpite dalle restrizioni alla circolazione e dai lockdown.
Le rotte della droga infatti sono state bloccate e i canali per il traffico di esseri umani si sono ristretti. Per non parlare dei ristoranti chiusi, fonte costante di piccoli guadagni, ma anche strumento per il riciclaggio di denaro sporco.
Ma non tutto il male vien per nuocere e le crisi nazionali e/o internazionali possono anche creare grandi opportunità…
La psicopandemia ha infatti offerto al crimine organizzato qualcosa di più importante del denaro: la possibilità di rafforzare il controllo sul territorio. Molte famiglie non riescono a far quadrare i conti e le mafie hanno cominciato a offrire loro provviste alimentari e soldi...
La Camorra ha sospeso la richiesta del pizzo cominciando a regalare zucchero, caffè e pasta.
Questa magnificenza serve a dire una cosa: siamo molto più generosi dello Stato!
Il crimine organizzato ha sempre usato il bastone, ora si trovano in mano anche delle carote.
Ma se si accetta un favore dalla mafia prima o poi verrà richiesto il conto: votare per loro candidato nascondere una persona o un pacco, ospitare una riunione o semplicemente prestare il telefono…
Con la pandemia l’attività delle cosche non si limita alle consegne di provviste alimentari ma anche aiutare aziende e famiglie in difficoltà economiche.
Stando alle ultime cifre ufficiali: il 7,7% degli italiani vive in condizioni di povertà assoluta, mente un altro 14,7% si trova in una situazione di povertà relativa!
In una tale crisi molti sono costretti a rivolgersi agli usurai. Secondo il fondatore dell’associazione contro l’usura “SOS Italia Libera”, stando alle telefonate ricevute dagli operatori l’aumento della percentuale di episodi di usura potrebbe essere intorno al 60%...
L’obiettivo degli strozzini in giacca e cravatta, non è solo fare grandi guadagni (tasso di interesse annuale tra il 200-250℅), ma anche quello di pretendere il controllo di un’azienda quando il debitore non può pagare. Gli imprenditori diventano così dei burattini nelle mani degli usurai.
L’efficacia di questa strategia è sotto gli occhi di tutti: oltre 43.688 aziende italiane hanno cambiato proprietà tra aprile e settembre del 2020.
E mentre un governo di inetti e incapaci sta devastando il paese a suon di Dpcm (carta igienica amministrativa), le cosche spopolano diventando sempre più diffuse e ramificate nel territorio, e quindi sempre più ricche e potenti!