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Richard Smith: “Morire di cancro è la morte migliore”

Marcello Pamio

«Morire di cancro è la morte migliore».
Non l’ha detto il dottor G.R. Hamer prima di lasciare questo piano fisico, ma la scioccante tesi sostenuta dal dottor Richard Smith, ex direttore di una delle più importanti e accreditate riviste scientifiche al mondo, il British Medical Journal.
Nel suo blog consiglia spassionatamente di stare «lontano da oncologi troppo ambiziosi» e di smetterla di «sprecare miliardi cercando di curare il cancro», dal momento che ciò può potenzialmente condurre a «morire di una morte molto più orribile». 
Simili conclusioni dette da uno scienziato che ha lavorato all’interno del Sistema stesso sono estremamente interessanti ed illuminanti. 
Il dottor Smith, anche se ha solo 62 anni, inizia per caso a manifestare una demenza senile o invece questa è la presa di coscienza di una persona “risvegliata”?
Si è fortunati a morire di cancro, perché «si può dire addio, riflettere sulla tua vita, lasciare ultimi messaggi, forse visitare luoghi speciali per l’ultima volta, ascoltare brani musicali preferiti, leggere poesie amate e prepararsi, in base alle proprie convinzioni, per soddisfare il tuo creatore o per godere dell’oblio eterno». 
Smith insiste nel suo concetto: «chiedo spesso alle persone come vogliono morire, e la maggior parte di esse sceglie la morte improvvisa. Questo può essere OK per te - dico - ma può essere molto dura per coloro che ti circondano, in particolare se si lascia un rapporto importante ferito e non cicatrizzato. La lunga, lenta morte di demenza può essere la più terribile, perché tu vieni lentamente cancellato. La morte per insufficienza respiratoria-d’organo, cardiaca o renale vi farà stare troppo in ospedale e nelle mani dei medici. Così la morte per cancro diventa quella migliore».

Chiaramente si tratta di una provocazione, cioè il tentativo di scuotere la coscienza per innescare una reazione, che però innegabilmente stimola alla riflessione... 
Il suo j’accuse è pesante come un macigno. Egli critica aspramente il sempre più presente accanimento con terapie che hanno da una parte un costo sociale folle e dall’altra un costo di vite umane allucinante. Si muore infatti per la malattia o per la cura? Stando a quello che ha scritto Richard Smith è una domanda retorica…
Moltissimi oncologi, proprio per il potere di vita e di morte che sentono di avere sui pazienti disperati che si rivolgono a loro, sono diventati i nuovi sacerdoti (ben oliati e non con l’olio santo) della società moderna. Il loro rito curativo avvantaggia il loro conto in banca e quello delle industrie che producono i farmaci e che li educano ed istruiscono al loro utilizzo costante.
Queste cose Smith le conosce benissimo visto che nel giornale da lui diretto se ne è occupato spesso, e forse è proprio questo che lo ha condotto a fare il suo atto d’accusa. 
Va precisato che il BJM non ricevendo finanziamenti e pubblicità dalle industrie chimiche è una delle pochissime riviste libere al mondo.
Una recentissima ricerca intitolata «Gli oncologi Italiani e il conflitto di interesse» realizzata da Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) è stata pubblicata a luglio 2018 appunto sul British Medical Journal. 
Condotta in forma anonima tra marzo e aprile 2017, all’indagine hanno partecipato 321 oncologi in tutta Italia (il 13% dei medici oncologi di ruolo) .
Risultato? Il 62% dei medici oncologi ha dichiarato pagamenti diretti da parte dell’industria farmaceutica negli ultimi 3 anni. Il 68% ritiene che la maggioranza degli oncologi italiani abbia un conflitto di interesse con l’industria e l’82% riferisce che la maggior parte della propria educazione oncologica è supportata dall’industria. 
Qualche millennio fa il popolo eletto costruì l’Arca dell’Alleanza come simbolo visibile della presenza divina in Terra. Anche se non è stata mai (ufficialmente) trovata, era una cassa in legno d’acacia rivestita d’oro, che conteneva la tavola dei comandamenti mosaici, la manna e la Verga di Aronne.
Il Dio-denaro oggi ha soppiantato Yaweh, e il popolo ebraico è stato sostituito dalla specializzazione eletta: l’oncologia. 
I nuovi santoni in camice bianco hanno costruito la nuova Arca dell’Alleanza: una bara rettangolare in mogano, decorata con una croce, con dentro tantissimi danari (la famosa manna dal cielo), il caduceo (bastone di Aronne che germogliò) e la tavola dei “Veritini” (nome più corretto dei bugiardini o foglietti illustrativi).
Amen.

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