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Marcello Pamio

Il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19 dell’AIFA riguarda le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 per i 4 vaccini in commercio.

In totale sono pervenute 66.258 segnalazioni su 32.429.611 di dosi somministrate!

Le reazioni gravi sono il 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi.
La maggior parte di queste riguarderebbe il vaccino Comirnaty (71,8%) della Pfizer e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24%) di AstraZeneca, Moderna (3,9%), e Janssen (0,3%) della J&J.1
Il primo dato interessante è che il siero che sta facendo disastri è quello della Pfizer, eppure gli attacchi riguardano solo AstraZeneca: come mai? Ovviamente siamo in piena guerra, ma economica tra le lobbies!

Placebo Vs vaccino
Scontri a parte, però, l’AIFA non specifica una cosa importantissima: il numero delle persone che avrebbero ricevuto il placebo invece del vaccino! Ebbene sì, a milioni di italiani felicemente andati nei moderni santuari a ricevere il Santo Graal, in realtà sarebbe stato iniettato solamente qualche millilitro di fisiologica!

Ora potete bestemmiare contro gli stessi enti certificatori (AIFA, EMA, FDA) perché sono loro a richiederlo: «per confermare l’efficacia e la sicurezza i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio devono fornire (entro dicembre 2023) la relazione finale dello studio clinico randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore» (AIFA, classificazione di medicina per uso umano).

Le industrie avrebbero tempo fino al 2023 per fornire gli studi di sicurezza ed efficacia, e questi dati dovrebbero essere raffrontati con il placebo.
Infatti nel Rapporto ISS n.3/2021 del 18 febbraio 2021 dal titolo “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19” è riportato: «secondo le prime indicazioni della FDA per l’industria per lo sviluppo dei vaccini anti COVID-19, gli studi sui vaccini devono essere sempre randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo (FDA, 2020b)».”2

Quindi? Qual è la percentuale di italiani che avrebbe fatto il finto-vaccino? Stiamo parlando di un 30% o di un 50% come sarebbe più logico?
Se fosse così allora le oltre 66.000 segnalazioni (numero di per sé ridicolo in quanto la maggior parte degli effetti collaterali non viene denunciata e non viene associata all’uso del siero) diventerebbero molte di più in proporzione, proprio per via del placebo!

Ora chi glielo dice a quei giovani che sono stati in coda per ore, anche per tutta la notte, che nel loro corpo la Scienza non ha introdotto le armate Brancaleone pronte a distruggere il pericolosissimo virus influenzale, ma semplicemente un po’ di cloruro di sodio?
E soprattutto chi glielo dirà che le cavie, i topi da laboratorio del Nuovo Millennio, sono proprio loro?

"I nostri registri ci indicano che lei ha ricevuto un vaccino il giorno lunedì 28 marzo 2021. Durante l'analisi interna di quel giorno, ci siamo resi conto che lei potrebbe NON aver ricevuto il vaccino e che, invece, potrebbe aver ricevuto della soluzione salina. La soluzione salina non è pericolosa, ma non fornisce protezione contro il COVID-19" (traduzione a cura di Laura Carosi)

Note
1“Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19”, https://www.aifa.gov.it/-/quinto-rapporto-aifa-sulla-sorveglianza-dei-vaccini-covid-19

2Rapporto ISS COVID-19 - n. 3/2021: “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19”, Gruppo di lavoro ISS - Bioetica COVID-19, versione del 18 febbraio 2021


Marcello Pamio

Non ha senso elencare i farmaci che per problemi di sicurezza sono stati e vengono tuttora ritirati dal mercato dalle stesse aziende che li producono o dagli enti di controllo: sarebbe impossibile dato il numero.
Ma le cose sono molto più complesse…
Non tutti sanno infatti che le molecole attive scoperte e/o copiate dalle industrie chimiche devono prima passare l’assurda quanto inutile sperimentazione animale, e poi quella umana (volontari per disperazione o per soldi). Nonostante sia risaputo che il «modello animale» non ha nulla da spartire con il «modello umano», ancora oggi continua questa follia che ha come conseguenza ineluttabile una strage immane di animali e di uomini.

La dimostrazione di quanto detto sono i numeri: il 92% delle molecole chimiche che superano brillantemente la sperimentazione (o vivisezione) animale, poi NON superano quella sull’uomo!
Quindi un miserrimo 8% sono i principi attivi che entrano effettivamente in commercio.
Ma il 51% di questo 8% presenta effetti collaterali gravi.
Chiaro? La metà dei farmaci commercializzati, cioè di quelli che hanno superato le DUE sperimentazioni (animale e uomo, obbligatorie per legge) secondo l’AMA, l’Associazione dei Medici Americani presentano gravi reazioni avverse, spesso letali.
Possiamo tradurlo in altri termini: la metà dei farmaci commercializzati uccidono solo negli Stati Uniti ogni anno un numero di persone impressionante: da 100.000 a 250.000 persone!
Solo negli States…
Strage che avviene costantemente anno dopo anno e che riguarda il globo intero.
E’ questo il motivo per cui i farmaci (e vaccini) sono tra le prime cause di morte (se non la prima) nel mondo Occidentale!

Ennesimo farmaco ritirato
Detto questo, venerdì 20 settembre scorso l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il ritiro di tutti i lotti di farmaci contenenti il principio attivo RANITIDINA, utilizzato nei medicinali contro l’acidità nello stomaco.
Stiamo parlando di prodotti (alla fine dell’articolo l’elenco completo) come: Buscopan antiacido, Zantac, Ranitidina Almus, Ranidil (fiale, compresse, sciroppo, compresse effervescenti), Ulcex, ecc.

La causa è la presenza di N-nitrosodimetilammina (NDMA) una sostanza chimica appartenente alla classe delle nitrosammine. Le stesse - tra le altre cose - trovate l’anno scorso in alcuni anti-ipertensivi.
La NDMA è classificata come «sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo» (associata al cancro gastrico e al colon) dallo IARC di Lione (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS).
Generalmente l’esposizione alla NDMA avviene attraverso l’ingestione di acqua contaminata ed è certamente presente in alcuni pesticidi.
La NDMA si può trovare nell’acqua potabile poiché deriva dalla degradazione della dimetilidrazina, un componente del carburante per missili ed è presente in vari processi industriali, oltreché nei pesticidi.

E’ stata recentemente identificata anche come sottoprodotto della disinfezione dell’acqua potabile con la monocloramina (disinfettante usato come alternativa al cloro libero per l’acqua).
Ovviamente l’AIFA ha subito specificato che la decisione del ritiro è stata presa solo in base al principio di precauzione e non per danni conclamati. Ovvio…
Sempre a scopo precauzionale hanno disposto pure il divieto di utilizzo di tutti i lotti contenenti ranitidina prodotta da altre case farmaceutiche per essere analizzati.
Rimane un mistero il perché, per lo stesso principio di precauzione, l’AIFA non ritiri anche i lotti dei vaccini risultati essere molto più inquinati e contaminati rispetto ai farmaci sopradetti. Ma lasciamo questo mistero alla fede medica…

A cosa serve la Ranitidina?
Il principio attivo funge da inibitore della secrezione acida, quindi viene prescritto per le ulcere, il reflusso, il bruciore di stomaco e tutte quelle condizioni legate ad una ipersecrezione acida.
Questa molecola molto simile all’istamina, non permette a quest’ultima di legarsi ai recettori H2 presenti sulle cellule della parete dello stomaco. In pratica questi recettori se vengono attivati appunto dall’istamina, inducono una secrezione di acido gastrico.
La ranitidina andando ad occupare i siti recettoriali senza però determinarne un’attivazione, impedisce di fatto all’istamina di svolgere la sua funzione.
Quindi viene bloccata artificiosamente la produzione di succo gastrico!
Ma tutto questo è normale?

Stomaco e simbolismo
Una simile procedura è aberrante, esattamente come quasi tutti gli interventi della medicina allopatica o sintomatica volti allo spegnimento o alla distruzione del sintomo.
Certamente è molto più facile spegnere l’incendio con un “estintore chimico”, piuttosto che provare a capirne il senso e a cercare la causa del focolaio.
Sorgono a questo punto varie domande. Perché la sapienza magistrale dell’organismo umano fa aumentare la produzione di succhi gastrici? Per quale motivo si forma un’ulcera duodenale?
E’ tutto frutto del caso o siamo vittime della malasorte? Si tratta di un errore di interpretazione del cervello? O invece c’è un motivo ben preciso e assolutamente biologico?

Ragionando su questo ultimo interrogativo, ci viene in aiuto la «Decodifica Biologica».
Lo stomaco è l’organo digestivo per eccellenza, per cui un qualsiasi suo problema potrebbe segnalare che si sta facendo fatica a “digerire” qualcosa nella nostra vita. Qualcosa, magari di ingombrante e/o fastidioso, che è fermo lì nello stomaco!
Il riferimento al cibo non va inteso solo a quello materiale, ma allargato alla sua rappresentazione simbolica: contrarietà e rancore nel territorio, dove con “territorio” si intende casa e lavoro.
Se fosse così, allora il cervello (che non differenzia il reale dall’immaginario) per “digerire” potrebbe indurre un aumento della sua funzione (succhi gastrici, acidità, ecc.), e questo sarebbe non solo logico ma anche bio-logico!
Se una persona ha un risentito di “incomprensione” e/o “ingratitudine”, oppure “rabbia e rancore” (nell’ulcera) per una situazione sul lavoro o in famiglia, questo simbolicamente è un “boccone indigesto”…
In quest’ottica - giusta o sbagliata che sia - diventa controproducente ingollare un farmaco antiacido o peggio ancora un protettore gastrico, perché così facendo si spegne quel sintomo (creato dal cervello per un motivo preciso), senza andare al vero problema che rimane presente!
Non si sente più l’acidità gastrica, ma per il cervello il “boccone indigesto” esiste ancora, è lì sempre presente, con conseguenze molto pericolose…

 

 

Comunicati ufficiali AIFA

Farmaci contenenti ranitidina autorizzati in Italia
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/farmaci_contenenti_ranitidina_autorizzati_IT.pdf/e2709dc7-a8cc-e235-6e0a-2bd52a6b6531

Farmaci contenenti ranitidina autorizzati in Italia
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/farmaci_contenenti_ranitidina_autorizzati_IT.ods/78280e49-8aa0-5db8-1a9b-1678e7965fc9

Elenco lotti farmaci contenenti ranitidina ritirati dal mercato (aggiornamento al 23/09/2019)
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/979815/elenco_lotti_ritiro_ranitidina.ods/24c14afa-16d3-8152-4c9b-96e20897cf4f

Dal libro: "Cavie umane nel Nuovo Millennio", ed. Medea

Più della metà dei farmaci approvati presentano gravi reazioni avverse non scoperte nelle fasi di sviluppo e ricerca precedenti alla commercializzazione (1).
I soli Stati Uniti registrano più di due milioni di casi di gravi reazioni avverse ogni anno con più di centomila casi di morte (2).
Questi dati non vengono quasi mai diffusi dai media che, di solito, si concentrano esclusivamente sugli scandali del singolo farmaco, che viene ritirato dal mercato, oppure sulla spregiudicatezza delle sperimentazioni nel terzo mondo.
Si tratta di dati che si prestano ad una doppia lettura: da una parte vi è chi sostiene l’abolizione di pratiche altamente insicure e con potenziali devastanti, dall'altra vi sono i sostenitori della ricerca farmacologica, per i quali i danni collaterali sono inevitabili sacrifici sull'altare della scienza.

Quel che conta, però, è che in entrambi i casi stiamo parlando, di farmaci che avevano passato tutti i test di sicurezza previsti dalle legislazioni nazionali e internazionali.
Più di centomila casi di morte nei soli Stati Uniti a causa di quei farmaci considerati abbastanza sicuri da essere commercializzati.

Ebbene: si consideri che nel mio lavoro vengo a contatto molto spesso con farmaci così devastanti da non ricevere neanche l’autorizzazione al commercio.
E scordatevi la sperimentazione animale come metodica di valutazione della sicurezza di un nuovo farmaco: non funziona e, in seguito, capirete il perché.
Le vere cavie sono uomini e donne talmente disperati da prestarsi alle sperimentazioni.
Questi uomini e donne si affidano a me, o a persone come me, per essere sottoposti a esperimento.
In alcuni casi si tratta di persone sane che, in cambio di soldi, assumono, le nuove molecole sviluppate in laboratorio affinché ne sia valutata l’efficacia o la pericolosità; in altri casi si tratta di persone già malate che si offrono gratuitamente per alimentare una speranza.

Dopo una prima fase di prove su animali, che non fornisce dati utili ma che è necessaria esclusivamente ad ottenere le autorizzazioni per procedere alle sperimentazioni successive, iniziano, per un obbligo di legge, le sperimentazioni umane.

Il vero scandalo non sono i morti da farmaci in commercio che, rispetto a qualche decennio fa, sono molto minori. Non sono i farmaci che vengono ritirati dal mercato perché più dannosi che benefici. Non sono i singoli casi di reazioni allergiche.
Il vero scandalo sono le sperimentazioni prima della messa in commercio.
Il vero scandalo sono le prove su uomini e donne di molecole nuove di cui non si sa praticamente nulla; sono le false speranze che si danno ai malati che si offrono come cavia; sono gli uomini tranquillizzati da inutili dati su animali.

E sono le leggi che permettono tutto questo. Le legislazioni che regolamentano la sperimentazione sull'uomo sono sostanzialmente simili per l’Unione Europea, da cui derivano poi le singole leggi nazionali, e per gli Stati Uniti. In Svizzera, patria di molte multinazionali del farmaco, la legge attuale sostanzialmente trascura la tutela delle cavie umane, tanto che è al vaglio un nuovo progetto di legge sulla ricerca sull’essere umano.
(…)

Le Investigator's Brochure
Al cambio attuale si parla di circa 700 euro = 1043 dollari = 1200 franchi svizzeri.
Tanto vale la vita di una cavia umana.
Un cane beagle (razza canina utilizzata nei laboratori) costa circa 300 euro.

Ormai ogni volta che mi arriva in mano una nuova Investigator's Brochure mi vengono i sudori freddi.
Le Investigator's Brochure sono tra le cose più segrete che possano esistere.
Sono dei dossier delle industrie del farmaco che raccolgono TUTTE le informazioni su una nuova molecola non ancora in commercio, le proprietà chimico-fisiche e farmaceutiche, gli studi eseguiti con i primi metodi di screening in vitro, i risultati delle sperimentazioni sugli animali, i risultati delle sperimentazioni sull'uomo, gli effetti collaterali, la validità presunta o verificata del trattamento terapeutico, ecc.

Allegato alla Investigator's Brochure c'è un contratto della stessa società che garantisce la copertura economica della sperimentazione sull'uomo.
In altre parole, la società che paga il tutto, nella Investigator's Brochure, è definita "Sponsor".
Ad esempio, un contratto tipico di una importante società che chiede di trovare e sperimentare su almeno 400-450 cavie già malate che si offrono gratis, offre in cambio circa 300 mila euro divisi tra versamenti subito, dopo l’arruolamento di un determinato numero di cavie e alla fine dello studio.
Quindi, in totale, più di 650 euro a cavia.

Le Investigator's Brochure variano nel tempo all’aumentare delle informazioni.
Ad esempio una Brochure Versione 1 di una nuova molecola in prova è una documentazione di vari risultati, ottenuti principalmente su animali, e con nessuna informazione per l’uorno. Quindi è la più pericolosa perché qui le cavie umane dovranno testare una molecola di cui praticamente non si sa nulla rispetto alle reazione dell'organismo umano. E’ il massimo rischio possibile.
(…)

La prima Brochure di cui vi svelo il contenuto è una Versione 1, cioè una di quelle che ci arrivano per testate per la prima volta su un uomo una molecola nuova.
Sono poche pagine in quanto non esistono risultati validi da considerate.
Le prove su animali indicano che esistono reazioni avverse leggere e/o moderatamente gravi sia nei ratti che nelle scimmie soprattutto nei polmoni e nel fegato.
Già a pagina 2 dell'introduzione viene però specificato il nostro compito: cercare la Maximum Tolerate Dose (MTD), la dose massima tollerata (3).
In parole comprensibili anche ai non addetti ai lavori, quello che dovremo fare è:

1) trovare e convincere cavie umane a testare su di sé sostanze di cui non si sa praticamente nulla;

2) iniziare a sperimentare su di loro, aumentando la dose finché non si trova quella che uccide o fa rischiare la vita.

Prima ancora di addentrarci in studi specifici, dobbiamo capire fino a quanto possiamo "spingere" con le dosi, fino a quanto possiamo infierire. E per farlo non c 'è altro, modo se non quello di aumentare le dosi fino ad arrivare al punto in cui si manifestano significativi o devastanti effetti collaterali utili per le nostre annotazioni statistiche.

Informazioni: nessuna.
Rischio: massimo.

Attenzione, il rischio non è massimo solo perché non esistono informazioni utili; il rischio è massimo perché, andando quasi alla cieca, dobbiamo continuamente aumentare le dosi dell’esperimento fino a trovare la massima dose tollerata.
Se un primo esperimento non dà grossi effetti né positivi né negativi, dobbiamo rifarlo aumentando le dosi e cercare di "trovare" il limite.

Note
1)      Moore T.J., Psaty B.M. & Furberg C.D. Time to act on drug safety. JAMA, 279: 1571-1573, 1998.
2)      Lazarou J, Pomeranz B.H., Corey PN. Incidence of adverse drug reactions in hospitalized patients. A meta-analysis ofprospective studies. JAMA, 279:1200-1205, 1998.
3)      The anticipated first-in-patient study will be a ... parallel-arm escalation study designed to access safety and tolerability, and to determine wheter the maximum tolerated dose (MTD) of... is reached ...