Vai al contenuto

Dall’album The Dark Side Of The Moon (1973), Money fu una canzone scritta da Roger Waters tra la fine del 1971 e l’inizio del 1972. Fu la seconda canzone del disco ad essere registrata in studio e si contraddistingue per un ritmo poco convenzionale in 7/4, un passaggio centrale in 4/4 e una chiusura nuovamente in 7/4.
La base venne eseguita in un unica ripresa sulla quale furono poi sovraincisi e corretti i suoni, un lavoro non del tutto agevole per Nick Mason, che ricorda come “inizialmente fosse decisamente difficile stare dietro al tempo”.
Uno dei colpi di genio della canzone, specie se rapportato al periodo in cui fu incisa, è dato dai rumori delle monete e del registratore di cassa che scandiscono l’introduzione; un’intuizione felice che nacque fra le mura della casa di Waters dove vennero ottenuti i suoni delle monete e del registratore di cassa con metodi “artigianali”.
Una volta in studio il procedimento fu ancora più complesso e industrioso come raccontato dal produttore Alan Parson. Per realizzare l’introduzione di Money furono utilizzate diverse aste di microfono sulle quali si facevano girare questi lunghi nastri su cui era inciso l’effetto delle monetine e del registratore di cassa, un’operazione delicata perché il registratore poteva incepparsi.
In era predigitale, questi stratagemmi erano necessari per riuscire a realizzare i rumori desiderati. Gli effetti su nastro furono poi recuperati dall’archivio della EMI, mentre il famoso assolo centrale fu creato da Gilmour direttamente in studio.
Ci fu spazio anche per l’assolo di sassofono con il contributo di Dick Parry, opportunamente indirizzato da Gilmour che fu prodigo di indicazioni: desideroso di aggiungere a Money alcuni sprazzi di R&B, consigliò al musicista di riprendere certe sonorità utilizzate dal sassofonista Gerry Mulligan nel disco Gandharva di Beaver&Krause del 1971.
Il testo di Money è incentrato sul sentimento di possesso e sul valore transitorio dei beni: si descrivono le ossessioni di un uomo avido ed egoista. Con i soldi compra tutto ciò che più desidera (anche una squadra di football ed un jet privato) e non pensa minimamente di aiutare le persone in difficoltà economica.
Nel video ufficiale, oltre alle immagini delle monete, delle macchine lussuose, dei jet, delle barche e dell’oro fanno anche la comparsa le immagini dell’album The Dark Side Of The Moon. Questo perché comunque Waters percepì il cambiamento che avevano subito in qualche modo i Pink Floyd: c’era una piega più commerciale, dovuta alle pressioni dell’industria musicale e della casa discografica che puntava a far aumentare sempre di più le vendite dei dischi ed incrementare i guadagni.
Questo disagio fu poi esposto successivamente nell’album Wish You Were Here. Nel testo di Money emerge inoltre un richiamo evidente al Nuovo Testamento (Prima Lettera a Timoteo di San Paolo,versi 6-10): ”For the love of money is a root of all kinds of evil”, frase che fu modificata da Waters in “Money, so they say, is a root of all evil today “.
Sul finale del brano invece, spazio alle voci degli intervistati con risposte relative alla domanda ”Qual è stata l’ultima volta che sei stato violento?”. Le voci furono inserite di proposito come ponte ideale verso le tematiche affrontate nella successiva Us And Them. La scalata al successo di Money fu dovuta in parte alla decisione, sicuramente poco convenzionale ma felice, di proporre il brano anche come singolo. Un brano ballabile, accattivante, dal ritmo insolito, fortunato dall’inizio, che diede risultati impensabili: fu il lasciapassare che proiettò i Pink Floyd in vetta all’olimpo musicale, trainando l’album e cambiando i destini del gruppo.
Money fu suonata dal vivo dal 1972 al 1975. Dal 1987 al 1994 divenne una presenza fissa nelle scalette. Curiosità: un evidente richiamo alla canzone è presente nel film The Wall di Alan Parker, del 1982; per schernire il protagonista Pink davanti a tutta la classe, il maestro gli strappa di mano il quaderno delle poesie per leggere alcuni passaggi, che sono in realtà un estratto del testo del brano.

Marcello Pamio – 23 giugno 2023
Stiamo parlando di uno dei brani più belli e ascoltati della storia universale della musica!
Scritto da Roger Waters nel 1975 e pubblicato all’interno del disco da cui prende il nome “Wish You Were Here”.
Un brano che smuove a prescindere, che fa nascere emozioni dentro l’anima, anche se la maggior parte delle persone non conosce il senso profondo di questo capolavoro assoluto. Non parla infatti di amore, almeno non nel senso in cui lo intendiamo noi…
Il messaggio forte è già compreso nel titolo ed è dedicato a Syd Barrett, uno dei fondatori e frontman dei Pink sparito dalle scene nel 1968 a seguito di gravi problemi mentali, molto probabilmente causati dall’abuso di droghe e alcol.
Ma Wish you were here non rimpiange solo la sparizione di Barrett, è un testo che parla di ognuno di noi, di come ci lasciamo soggiogare dai ritmi frenetici della vita, dai nostri condizionamenti e abitudini, senza accorgerci che nel frattempo la Vita scorre via. Perdendo così la grande occasione di evolvere la nostra coscienza anche grazie alle avversità, alle separazioni, alle perdite e ai cambiamenti inaspettati…
Il mostro sacro Roger Waters invita a guardare oltre la superficie della quotidianità, ci spinge a riflettere sul vero senso dell’esistenza, a distinguere una vita autentica da una finta e mascherata (che però ci soddisfa mentalmente), che non ci rende uomini liberi e felici.
Basta leggere le parole di Waters a proposito del senso della sua opera: “Sei abbastanza libero da riuscire a sentire la vita nella sua autenticità, la vita che ti attraversa e procede con te mentre tu procedi come parte di essa? O no? Perché, se non ci riesci, rimani fermo allo zero fino alla morte”.
Ecco la traduzione del testo…

Vorrei che tu fossi qui
Quindi, quindi tu pensi di saper distinguere
Il paradiso dall’inferno
Cieli blu dal dolore
Di saper distinguere un prato verde
Da una fredda rotaia d’acciaio?
Un sorriso da un velo?
Tu credi di riuscire a distinguere?

Ti hanno portato a barattare
I tuoi eroi in cambio di fantasmi?
Calde ceneri in cambio di alberi?
Aria calda in cambio di brezza fresca?
Freddo conforto al posto del cambiamento?
Hai preso
Un ruolo da comparsa in guerra
In cambio di un ruolo da protagonista in gabbia?

Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui
Siamo solo due anime perse
Che nuotano in una boccia di pesci
Anno dopo anno
Correndo lungo lo stesso vecchio terreno
E cosa abbiamo trovato?
Le stesse vecchie paure
Vorrei che tu fossi qui.