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Dalle
manipolazione genetiche all’invasione dell’uomo
Di Gianluca Felicetti, responsabile
biotecnologie LAV
«Biobugie e tecnoverità», anno 2001
Chi è Dolly? Una
pecora. Chi è Galileo? Un toro. Il più grande intervento invasivo su
un essere vivente, paradossalmente, fornisce un nome: e quindi riconosce
una soggettività a degli animali non solo considerati – da sempre –
macchine, ma ora anche macchine per produzioni davvero sofisticate e
pericolose.
Le manipolazioni genetiche che
consentono oggi di costruire in laboratorio nuovi organismi vegetali e
animali, mescolando l’informazione genetica di specie diverse, anche
appartenenti a regni diversi (ad esempio piante con animali, animali con
batteri) sono anche la nuova frontiere della battaglia
antivivisezionista. La nostra battaglia è quella che rifiuta l’uso
degli animali e l’abuso dell’uomo nella sperimentazione, condannando
la vivisezione come un errore metodologico e scientifico oltre che
etico.
Una grande diffusione hanno oggi le modifiche genetiche operate
negli animali da laboratorio che si tenta di «umanizzare» introducendo
in essi geni umani. Queste modifiche rappresentano però una palese
ammissione di fallimento della sperimentazione classica sugli animali,
ovvero del principio per il quale il modello animale è utile per aver
informazioni a tutela della salute dell’uomo. Ma allo stesso tempo
queste sperimentazioni mostrano l’ostinazione con la quale la scienza
ufficiale insiste nel percorrere una strada sbagliata. Nessuno ci ha
ancora mai saputo dire: quanti geni umani è lecito introdurre in un
animale per accrescere la sua «somiglianza» con l’uomo: uno, dieci,
mille od un milione? A cosa serve parlare di xenotrapianti, quando si sa
che con uno solo di questi trapianti il passaggio di virus
dall’animale all’uomo potrebbe scatenare un’epidemia
incontrollabile come l’AIDS; quando si sa che le cellule dell’organo
trapiantato, migrando in tutto l’organismo umano, trasformano il
paziente in una «chimera umana»; quando si ammette che lo
xenotrapianto può ala massimo rappresentare una soluzione
ultraprovvisoria in attesa di un organo umano? Quando si sa che il vero
motivo è la creazione di un mercato – questo davvero globale – per
farmaci immunosoppressivi? Ma nonostante la moratoria
dell’applicazione degli xenotrapianti decisa dal comitato europeo di
bioetica, e ripresa con il solito ritardo dal nostro comitato nazionale
di bioetica in Italia, gli esperimenti di questo tipo non solo non sono
stati fermati ma anzi sono stati autorizzati proprio nei mesi scorsi: è
per questo, per esempio, che si sta dando il via alla sperimentazione di
xenotrapianti maiale-babbuino presso l’Istituto zooprofilattico
sperimentale – un organo pubblico controllato dal Ministero della
Sanità – a Legnaro in Provincia di Padova, con un consorzio
pubblico-privato finanziato dalla Confindustria del Veneto. E non si è
bloccata la produzione di maiali modificati geneticamente presso centri
del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, abbiamo presso
alcuni istituti sperimentali per la zootecnia (ad esempio quello in
provincia di Modena, a San Felice sul Panaro), una «strana» produzione
di maiali modificati geneticamente non finanziata dai ministeri
competenti ( Sanità o Università Ricerca Scientifica e Tecnologia) ma
dal Ministero delle Politiche Agricole.
Abbiamo il Ministero della
Sanità, che, di fronte alla normativa che «regola» l’utilizzo degli
animali nella sperimentazione ha deciso che gli animali modificati
geneticamente praticamente non esistono. O meglio, gli animali
modificati geneticamente rappresentano un nuovo tipo di animale a cui
non è applicabile la normativa sulla sperimentazione sugli animali.
(…)
Il gigantismo somatico indotto negli animali d’allevamento aumenta ed
aumenterà a dismisura problemi e malessere degli individui negli
allevamenti, che quanto più pesanti saranno tanto più soffriranno. Gia
oggi, senza grandi modificazioni genetiche, i polli «da carne»
arrivano agli ultimi giorni dei cinquanta circa a loro disposizione con
arti deformati ed articolazioni compresse dal troppo peso; già oggi le
vacche «da latte riescono a muoversi con difficoltà ma l’ormone
somatotropo bovino, dannoso per la loro salute, viene vietato nei Paesi
UE solo per ragioni economiche; si tratta di un ormone sintetico (il BST)
prodotto a partire da manipolazione genetiche e somministrato alle
mucche da latte per aumentare, anche fino a tre volte, la produzione, ma
con dolorose malattie inflitte agli animali (curate con antibiotici,
nota della redazione) e rischi per la salute dei consumatori.
(…)