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La
Grande Scienza Medica (con le lettere maiuscole mi raccomando!) è
riuscita oramai a medicalizzare qualsiasi aspetto della vita: dal ciclo
mestruale delle donne, alla timidezza dei bambini e adulti, per arrivare
perfino alla cosa più importante per un essere umano: il parto!
E' risaputo che dietro al semplicissimo e naturale parto, ruotano
interessi economici enormi: operazioni (taglio cesareo in primis),
farmaci, esami del sangue, esami preventivi esterni (radio ed
ecografie), preventivi interni (biopsia dei villi coriacei, amniocentesi),
ecc.
Solo il cesareo (che costa molto di più) merita un discorso a parte.
Perfino il Ministero della Salute si è accorto che c'è qualcosa che
non va e infatti ha pubblicato un documento dal titolo: "L'eccessivo
ricorso al taglio cesareo - analisi dei dati italiani", basato
sui dati di dimissioni ospedaliere nell'anno 2000:
- Strutture pubbliche: da un 18,6 % a Bolzano, ad un 47% in Campania;
- Struttura private accreditate: si va da un minimo di 17,6 % in Friuli
ad un 57,9 in Sicilia;
- Strutture private: da un minimo di 48,2% in Lazio al 73% in Emilia
Romagna.
Da un minimo del 17% arriviamo a a toccare il 60%! Il grave problema è
che il cesareo (con tutto quello che comporta una vera e propria
operazione), e l'anestesia epidurale possono indebolire la salute del
nascituro e della stessa mamma, che poi non riuscirà, magari, ad
allattare al seno il piccolo, cosa questa fondamentale per il sistema
immunitario, e non solo!
...e un bambino dalla salute cagionevole, indebolito e predisposto alle
malattie da adulto, sarà un ottimo cliente per le lobbies del
farmaco...
Redazione
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Evviva
l'epidurale quando manca il parto naturale
di Verena
Schmid - Ostetrica, Direttrice della Scuola Elementale di Arte
Ostetrica, Autrice
Tratto dalla rivista "Il
Consapevole" - www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8646
Epidurale = parto naturale, un artificio, un eufemismo!
Definizioni:
L'epidurale è una terapia medica, farmacologica invasiva e come tale ha
i suoi rischi. Quando è applicata a donne e bambini sani, senza
specifica indicazione medica si parla di medicalizzazione. L'epidurale
è la conseguenza naturale della medicalizzazione progressiva della
nascita e ne rappresenta insieme al taglio cesareo l'apice.
Il parto naturale è un parto senza alcun intervento medico, né
chirurgico, né farmacologico, né posturale ed è sicuro.
L'epidurale indebolisce le donne e i bambini nascenti, il parto naturale
le rinforza.
La medicalizzazione porta con sé sempre dei rischi, che vengono
taciuti, quando si vuole promuovere una pratica medica lucrativa o
ideologica.
Perché l'epidurale alle donne appare come un progresso?
Il dolore fa paura, le emozioni forte del parto ancora di più. Nei
paesi avanzati ambedue vengono aboliti con l'epidurale, o almeno così
suona la promessa. Il quadro ideale è una donna non solo senza dolore
ma anche senza turbamenti mentre il suo bambino sta faticosamente
cercando la sua strada attraverso di lei.
L'epidurale è una realtà ben più diffusa in altri paesi che non nel
nostro, ma noi adesso seguiremo il trend internazionale con i dovuti
anni di ritardo. E' una questione culturale.
Viene facile pensare che tale ritardo sia dovuto alla presenza di un
forte patriarcato in Italia, e che di conseguenza l'epidurale venga
vista e rivendicata come un diritto per la donna, finora negatole,
pensata come un progresso emancipativo.
Ma scrutando il tema con uno sguardo più attento, l'epidurale si rivela
come il completamento della scissione della donna tra corpo e mente,
iniziato molti anni prima.
Dice Barbara Duden, nota storica tedesca dalla sua prospettiva di storia
del corpo femminile:
"Il corpo della
donna è diventato un luogo colonizzato, e il bambino un prodotto
opzionale, che puoi decidere di avere o non avere. Una scelta che ricade
sulle donne, ma in realtà è un esempio della infiltrazione del
management tecnologico nell'area più intima della persona umana. E quel
che è peggio che concetti del femminismo legati al corpo
-autodeterminazione, scelta, controllo, decisione e responsabilità
personale- vengono usati strumentalmente per sostenere questa
colonizzazione, dipingendola come una presunta emancipazione dal destino
biologico."
E
Adrienne Rich, autrice del libro "Nato di donna" dalla sua
prospettiva di evoluzione storica-antropologica: “Le moderne possibilità dell’analgesia stanno creando
un nuovo tipo di prigione per le donne; la prigione della non-coscienza,
delle sensazioni attutite, dell’amnesia, della passività totale.(
...) Ma lo sfuggire al dolore fisico o psichico è un meccanismo
pericoloso, che può farci perdere contatto non solo con le sensazioni
dolorose, ma con noi stesse!”
Nel processo di sua emancipazione sociale la donna diventa complice
dell'uomo nel suo bisogno di semplificare i processi complessi della
biologia femminile, temuti come "catene" da loro e come
fomentatrici di disordini dagli uomini. Quindi l'epidurale oggi appare
come una necessità, sia perché le donne, essendosi allontanate dalla
propria polarità femminile hanno paura del parto, ma anche e sopratutto
perché la medicalizzazione del parto lo ha reso un evento
eccessivamente doloroso, traumatico e senza gratificazione per la donna
né per il bambino. Ha di fatto separato la donna dal suo corpo.
Proviamo a seguire le tracce di questo fenomeno dei nostri tempi a
ritroso. Com'è nata questa separazione tra sé e l'evento nascita?
Questa paura della fatica e del dolore? Questo bisogno di rendere il
parto "innocuo", neutro dal punto di vista emozionale? Come si
è creata l'immagine ideale di un parto con una donna che sorride e
guarda la tv, mentre il suo bambino compie la metamorfosi più grande
della sua esistenza, da solo?
Da 50 anni il parto è ospedalizzato e quindi medicalizzato. La
medicalizzazione aumenta il dolore, togliendogli la ritmicità,
l'aspetto che lo distingue da altri tipi di dolori. Quindi almeno due
generazioni di donne e uomini sono cresciuti con l'idea che il parto sia
una cosa "malata", traumatica e quindi fuori dalla competenza
propria, bisognoso di uno specialista. Lo dicono anche i libri
scolastici.
Il dolore del parto, certo, da sempre si è cercato di lenirlo, di
contenerlo, lo chiede la com-passione femminile. Ma finché il dolore
veniva contenuto, senza toglierlo, finché le donne potevano partorire e
vivere la gratificazione del parto, non c'era la richiesta di eliminarlo
da parte loro. Lo stesso Dick Read, fautore del parto indolore degli
anni '
Prima, la richiesta di eliminarlo nasce dalla struttura ospedaliera, che
non può tollerare il confronto vivo e quotidiano con l'espressione
delle partorienti nelle loro doglie nella misura quantitativa derivante
dalla concentrazione di tante nascite nello stesso luogo. Quindi
l'ostetricia ospedaliera ha inventato ogni sorta di anestesia e
analgesia ben più pericolose e ben più castranti dell'epidurale.
In questa prospettiva le epidurali moderne sono infinitamente migliori e
quindi in questo senso
evviva l'epidurale!
Naturalmente l'offerta appare allettante. Chi mai sceglie la sofferenza?
Oggi la richiesta di eliminare il dolore viene anche dalle donne.
Da almeno due secoli, il parto naturale nelle società occidentali e
occidentalizzate non c'è più. Da quando la donna è stata distesa a
letto per partorire, le doglie si sono trasformate in dolori
insopportabili, la donna non era più in grado di cooperare attivamente
con lo stress del parto.
A questa condizione si è aggiunto negli anni dell'ospedalizzazione
l'interventismo medico: il monitoraggio, l'immobilità totale, l'ossitocina
sintetica e oggi le prostaglandine, le induzioni, il parto pilotato, la
rottura delle membrane, la distensione manuale di collo uterino e
perineo, le Kristeller (spinte sulla pancia), l'episiotomia, le ventose
oggi sempre più facili, i parti vaginali operativi - vere violenze,
fortunatamente oggi per lo più sostituiti con il taglio cesareo,
l'assenza di sostegno e aiuto, ancora oggi in troppi ospedali nemmeno
quello del marito, l'allontanamento immediato del bambino, tutti fattori
che hanno amplificato il dolore rendendolo insopportabile e hanno tolto
anche la gratificazione compensatoria data dall'accoglimento del
bambino, lasciando la donna sfinita, sola e triste. Cosa rimane nella
memoria di quelle donne? Di quelle bambine nate che poi hanno
ri-partorito con il terrore nei visceri altre figlie e figli?
La
presa di distanza, la scissione interna è il minimo che posa succedere.
L'esproprio, il disempowerment si è compiuto.
E allora oggi
evviva l'epidurale!
Permette di non passarci più. Le figlie non devono più sopportare
quello che hanno sopportato le loro madri. Evviva, evviva, evviva! Poi
oggi l'epidurale paradossalmente è più naturale del parto spontaneo.
Con l'epidurale puoi camminare, con l'epidurale il tempo della spinta
non è più limitato all'ora, con l'epidurale puoi anche andare in
acqua, anche se non la senti, ma è più naturale, con l'epidurale
prendi farmaci, ma non ti fanno niente. Con l'epidurale sorridi durante
il parto, un po' meno quando arriva il bambino, ma almeno lo vedi. Tutto
questo non è possibile con il "parto spontaneo".
Che meraviglia, che sollievo, rispetto al parto traumatico!
Fa meno male. Lascia meno ammaccature. Permette una ripresa più rapida.
E' un indubbio miglioramento rispetto alle condizioni precedenti. E
anche più sicuro.
Forse l'epidurale ci riporta indirettamente sulla via della fisiologia,
e allora:
evviva l'epidurale!
Solo che, insieme al dolore toglie anche la dinamica fisiologica del
parto, il processo del divenire madre, la forza, la gratificazione, il
legame biologico, l'intensità del primo incontro, il periodo sensitivo
fatto di un'estasi particolarissima e la gioia.
I rischi del parto supino
Mentre non parliamo dei rischi dell'epidurale, non parliamo neanche di
quelli del parto supino, medicalizzato (il 94% secondo una indagine in
Germania) erroneamente chiamato "parto spontaneo". In realtà
ambedue queste modalità del parto hanno rischi importanti per la salute
sia della madre, che del bambino, che a volte si sovrapongono e si
sommano.Tra questi si contano nel bambino problemi di adattamento
postnatale, respiratori, di depressione del sistema nervoso centrale e
problemi neurocomportamentali anche a lungo termine. Anche per la madre
nel parto supino le difficoltà sono numerose: Il dolore è improduttivo
e amplificato, lo stress psico-emotivo forte. Gli esiti in cesarei sono
più frequenti con parto supino che con epidurale: in Italia siamo al
36% di cesarei contro un 4% di epidurali. I numeri sono prova del fatto
che il parto "normale" nelle condizioni attuali diventa
distocico. Il rischio di morte materna è più alto nel parto supino e
medicalizzato che nell'epidurale e questo ancora a causa delle
Kristeller, associate a uterotonici. Le complicanze a breve, medio e
lungo termine per la donna nel parto supino, medicalizzato sono numerose
e in parte anche gravi. Nomino qui ad esempio la sindrome
post-traumatica da stress del parto, che solo ultimamente ha attirato
l'attenzione degli studiosi, la depressione post partum che è talmente
frequente che viene definita "fisiologica". Secondo Glazener
(1995) ancora il 76% delle donne soffre di disturbi legati al parto a un
anno e mezzo dopo.
La gratificazione è assente, mentre nell'epidurale è
almeno parziale.
Gli anestesisti hanno visto bene: nella medicalizzazione del parto l'epidurale
salva dal distress e migliora le condizioni fetali.
E quindi ancora
evviva l'epidurale!
Almeno ci porta fuori da questa violenza, anestetizza i soprusi,
distanzia il trauma, addormenta le percezioni, il sentire, confonde le
tracce.
E l'empowerment? La salutogenesi? La salute primale? Dove sono rimasti?
Non c'è altra via? Non c'è scelta?
Quali alternative a medicalizzazione, epidurale e parto supino?
Visto che sia l'epidurale che il parto supino indeboliscono la salute e
la forza di donna e bambino, una terza via dovrebbe aprirsi. La scelta
tra un parto violento e l'epidurale non è una scelta vera. Se mi devo
strappare un dente e devo scegliere se farlo con o senza analgesia, la
risposta e ovvia: con! Il trauma, le complicanze saranno minori (forse).
Tutt'altra cosa è partorire un bambino.
La vera scelta, l'alternativa possibile sia al parto immobilizzato e
medicalizzato, sia all'epidurale per tutte c'è, le ostetriche la
conoscono:
si chiama parto fisiologico, attivo, salutogenico, analgesia naturale,
sostegno, assistenza one to one in travaglio.
Si chiama ambiente tranquillo, donna attiva, movimento costante,
rilassamento.
Si chiama cura e nutrimento.
Si chiama coccole.
Si chiama accoglimento del bambino, gratificazione, forza, empowerment.
Si chiama educazione alla nascita e preparazione alla gestione del
dolore.
Si chiama continuità dell'assistenza.
Si chiama ostetrica, la professionista per la fisiologia.
E' un'alternativa sicura, efficace, qualificante, gratificante. Lo
dicono non solo le donne, ma anche le evidenze scientifiche. E con la
continuità dell'assistenza la richiesta di analgesia farmacologica
scende drasticamente.
Perché allora non aprire anche questa possibilità? Perché non
investire nell'ostetrica, oltre che nell'epidurale? Perché non assumere
più ostetriche anziché più anestesisti?
Impossibile? Troppo difficile? Troppo costoso? Troppo impegnativo?
Il problema è un altro: per realizzare questo tipo di assistenza,
occorre cambiare radicalmente le condizioni di lavoro delle ostetriche
stesse, intaccare i sistemi convenzionali. I turni non permettono una
sufficiente continuità. Occorre ripensarle, uscire dagli schemi,
superare le vecchie dinamiche di potere, cercare soluzioni innovative.
Dal punto di vista politico è molto più semplice, dare l'epidurale a
tutte.
Ma cos'è in gioco?
Per le donne la loro potenza generativa, per i bambini la loro salute
primale e l'attaccamento sicuro, per gli uomini il passaggio a padre e
il rapporto di coppia, per le ostetriche la propria professione.
Mentre l'attuale Ministro della Salute auspica il 30% di epidurali
per tutte le donne in Italia, il governo inglese ha fatto una scelta
diversa: vuole il 75% delle donne assistite da un' ostetrica (Changing
Childbirth 1993).
Inghilterra, Olanda, Canada, Nuova Zelanda hanno dato l'esempio su come
fare. Le ostetriche sono assunte dalla Regione o dal Servizio Sanitario
Nazionale e operano in piccoli teams, prendendosi cura di un gruppo di
donne che seguono con continuità dal concepimento fino alle
esogestazione e che assistono al parto nel luogo scelto dalla donna.
Altri paesi hanno introdotto i reparti di fisiologia negli ospedali,
gestiti solo dalle ostetriche.
Per fortuna, nonostante la totale mancanza di promozione sociale e
politica, in tutto il mondo ci sono infinite piccole e grandi esperienze
dove alcune ostetriche, insieme ad alcune donne riescono a mantenere
integra la nascita e a vivere la gratificazione di un parto attraversato
con le proprie forze. Insieme tengono viva la fiamma del saper
partorire, in attesa di un nuovo appuntamento fra qualche anno o
decennio, dove il fuoco dell'esperienza della nascita potrà di nuovo
accendersi e illuminarne la scena.
Riferimenti bibliografici:
D&D n. 38, I
rischi del parto tecnologico, settembre 2002, redazione@marsupioscuola.it
D&D n.
Expert maternity group (199'): Changing Childbirth, Department of Health, London,
GB
Glazener C.M.A. et al. (1995): Postnatal
maternal morbidity: extent, causes, prevention and treatment,
J of Obst. And
Gyn., vol.102, no 4, pp 282-287
Paciornik M. (1985): Come
partorire accoccolate, IPSA, Palermo
Rich A. (1983): Nato
di donna, Garzanti ed.