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Autismo:
prevenzione, approccio multidisciplinare
A cura del
dottor Franco Vergella
Il degrado ambientale ammala la famiglia, con il suo carico
di molecole tossiche e di comportamenti antibiologici.
Per un essere vivente non esistono sostanze o energie indifferenti: le
molecole e le energie che non si inseriscono nel bilancio metabolico
fisiologico sono perciò sempre dannose e meramente convenzionali gli
standard di accettabilità di singoli inquinanti chimici e fisici.
Nei paesi industrializzati, a partire dal 1990, l’Autismo ha
presentato una diffusione ingravescente e le statistiche registrano una
impennata, che da 1 caso su 2000 negli anni ’80, ha raggiunto 1 caso
su 110 nel Dicembre 2009.
Il rapporto relativo ai sessi riporta una netta prevalenza
dei maschi con una incidenza pari a 4:1.
Recenti statistiche del Ministero della Salute del Governo USA riportano
una incidenza pari ad 1 caso su 91 bambini e di 1 caso su 57 maschi,
nella fascia di età compresa tra 3 e 7 anni, 5 Ottobre 2009. Questi
dati sono stati pubblicati nella rivista Pediatrics dello stesso mese.
L’andamento è chiaramente epidemico, per cui nessuna
famiglia oggi è immune dal rischio di generare un figlio con questi
problemi!
Nel 1995 un gruppo di ricercatori e di medici, ispirati e coordinati da
Bernard Rimland, psicologo sperimentale, gettano le basi per un
approccio multidisciplinare, con gli strumenti della genomica, della
biologia molecolare e della medicina funzionale (Defeat Autism Now!
Project) e dimostrano come lo sviluppo cognitivocomportamentale del
bambino sia continuamente modulato da molecole di provenienza
ambientale, alimentare, metabolica, che oggi possono essere lette e
interpretate, allo scopo di ottimizzare la performance ed il benessere
del minore.
Questa esperienza ha sensibilmente migliorato la condizione
fisica e mentale di molti bambini compresi nello spettro autistico ed ha
aumentato il numero di quelli che non lo sono più e che frequentano
regolari programmi scolastici, senza assistenza.
In tempi di Epidemia il primo “rimedio” è rappresentato dalla
Informazione, che deve essere resa disponibile a tutta la popolazione,
perché si possa realizzare una prevenzione efficace, attraverso
l’acquisizione di criteri semplici e chiari, a partire dal
concepimento, fino ad interessare i primi 5-6 anni di vita del bambino.
Scopo di questo documento è di rispondere a questa esigenza primaria e
di fornire i principali riferimenti in questo settore.
CONOSCIAMOLO
INSIEME
L’Autismo è un disturbo generalizzato dello
sviluppo, che riconosce molte cause e coinvolge numerosi organi e
sistemi funzionali e può manifestarsi in modo diverso nei soggetti
coinvolti, per cui si parla di patologie dello spettro autistico.
I sintomi compaiono tipicamente tra il primo ed il terzo anno, dopo uno
sviluppo ritenuto normale e comprendono: attenuazione o scomparsa del
contatto oculare, indifferenza nei confronti della madre e dei
famigliari, ritardo e difficoltà dello sviluppo cognitivo, del
comportamento e delle abilità sociali, arresto o scomparsa del
linguaggio, stereotipie, iperattività, comportamenti auto ed etero
aggressivi, una alimentazione estremamente selettiva ed un lungo elenco
di disturbi, che coinvolgono l’intestino, il sistema
neuro-immunitario, alcuni circuiti metabolici, che producono un accumulo
di metalli tossici ed un elevato stress ossidativo.
Casi meno gravi possono essere diagnosticati con il termine Sindrome di
Asperger; in quest’ultimo caso il linguaggio è normale, mentre sono
presenti disturbi comportamentali.
Senza trattamento la grande maggioranza dei soggetti autistici non è in
grado di sviluppare abilità sociali e di raggiungere una sufficiente
indipendenza.
Nonostante i genitori rilevino i primi disturbi tra il primo ed il
secondo anno di vita, la diagnosi di autismo viene posta con ritardo, in
genere fra il terzo ed il quinto anno.
INQUINAMENTO E
COMPORTAMENTI ANTIBIOLOGICI
L’aumentata incidenza di autismo registrata
in questi ultimi 20 anni è sostenuta esclusivamente dalla forma
regressiva.
La forma regressiva-acquisita non presenta anomalie genetiche tipiche e
costanti, ma piccole alterazioni del DNA: polimorfismi di singoli
nucleotidi (SNPs) a carico di geni che controllano la digestione, la
detossicazione, il metabolismo di numerosi neurotrasmettitori e di
recettori neuronali, la produzione ed il trasporto dell’energia.
Queste alterazioni sono del tutto comuni nella
popolazione generale e contribuiscono alla varietà delle
caratteristiche individuali per cui, ad esempio, un soggetto presenta un
intestino più fragile, un altro reazioni di tipo immunitario, un altro
ancora un carattere difficile.
Il diffondersi di questa epidemia dipende da una serie numerosa di
concause, che superano in un determinato individuo la capacità di
risposta del sistema immunitario e dei sistemi di detossificazione,
coinvolti ed aggrediti in una fase precoce dello sviluppo.
Le principali concause comprendono: il
drammatico aggravamento dell’inquinamento, ambientale ed alimentare,
che attualmente ha raggiunto valori tali da superare la nostra capacità
di registrarne i livelli e di controllarne gli effetti, regimi
alimentari “antibiologici”, promossi dalla pubblicità, antibiotici
distribuiti in serie appena compare la febbre, un mal di gola o
un’otite, e poi campagne vaccinali governative contrarie ad elementari
criteri di fisiologia, per la precocità e frequenza dell’intervento,
la mancanza di discrimine in relazione all’individualità biologica ed
allo stato immunitario, anche quando si tratta di praticare i richiami
ed infine all’uso di additivi tossici, quali il mercurio e
l’alluminio.
Altre concause comprendono: un alterato o
insufficiente apporto di nutrienti a partire dalla vita fetale, in
particolare di quelli essenziali che l’organismo non potendo
sintetizzare deve assumere dall’esterno (vitamine, minerali,
aminoacidi, acidi grassi essenziali) ed uno svezzamento precoce con
assunzione di alimenti ricchi di glutine, caseina, soia, lieviti e
zucchero, che richiedono l’attività di un corredo enzimatico
particolarmente complesso e solo parzialmente disponibile nei primi due
anni di vita.
Le principali conseguenze dell’incontro tra
predisposizione congenita (SNPs) e fattori ambientali nel bambino
autistico comprendono: disbiosi intestinale, intolleranze alimentari,
maldigestione, malassorbimento, aumento della permeabilità intestinale,
ulcera gastro-duodenale, reflusso gastro-esofageo, diarrea alternata con
stipsi, iperplasia nodulare lifoide, encefalite autoimmune (virale e da
metalli tossici), epilessia, ipotonia, disturbi della motilità, stress
ossidativo con ridotta produzione e alterato trasporto di energia,
accumulo di metalli tossici.
(…)