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Nei minori gli antidepressivi possono causare il suicidio
Tratto da www.italiasalute.it

Somministrati in bambini ed adolescenti, alcuni farmaci antidepressivi potrebbero innescare il meccanismo psicologico che porta al suicidio. E’ l’avvertimento dei consiglieri scientifici del governo degli Stati Uniti, secondo i quali, genitori e medici devono essere messi al corrente in maniera esplicita di questo rischio, anche se ciò non significa che va eliminato l’uso dei farmaci antidepressivi nei bambini e adolescenti che ne hanno bisogno.
Non esistono ancora prove reali del rischio di suicidio, ammettono i consiglieri di fronte alla Food and Drug Administration, dopo l’allarme scoppiato in Gran Bretagna l'anno scorso sull’argomento. Fino a quando però gli interrogativi sulla questione rimarranno, genitori e medici devono sapere che bambini e ragazzi con sintomi come agitazione, ansia ed ostilità potrebbero essere anche vulnerabili ai farmaci.
Secondo i consiglieri scientifici, l'uso di farmaci come Paxil, Zoloft ed Effexor in bambini e adolescenti sta salendo, malgrado non ci siano prove circa l’efficacia nell’alleviare la depressione pediatrica o la miriade di altri disturbi per i quali si prescrivono.
Secondo Matthew Rudorfer del National Institute of Mental Health, così come è successo per il farmaco SSRIs, anche per altri nuovi antidepressivi le precauzioni cui ci si dovrebbe attenere non state sufficientemente prese sul serio.
L’SSRIs ed altri antidepressivi sono stati a lungo usati con successo dagli adulti, ma gli stessi farmaci possono avere effetti diversi sui bambini.
La FDA ha approvato soltanto un farmaco per alleviare la depressione pediatrica, il Prozac, ma recentemente ha chiesto ad altri fornitori di presentare le loro ricerche sugli effetti dei loro farmaci sui bambini. Molti studi che risalgono agli anni ‘90 non sono stati mai pubblicati perché i farmaci si sono dimostrati inefficaci. In 25 studi che coinvolgono 4.000 bambini ed adolescenti, non erano riscontrati suicidi. In Gran Bretagna però si è notato un aumento del rischio di comportamenti tendenti al suicidio, o di tentativi di suicidio: 3,2%, in chi aveva assunto i farmaci rispetto all’1,5% di chi aveva preso il placebo.
La FDA ha però messo in dubbio la validità degli studi, sia per la grande differenza nei risultati tra di essi, sia per l’eccessiva arbitrarietà della definizione di “comportamento suicida”.
Un’analisi condotta in proprio dalla FDA stessa suggerisce che 109 pazienti hanno avuto uno o più comportamenti correlabili al suicidio.
Thomas Laughren, medico della FDA, ha ammesso però che in alcuni casi la tendenza non erano chiara. In 19 pazienti classificati tra gli aspiranti “suicidi” quasi tutti erano superficiali nel delineare la loro convinzione verso il suicidio. Così la FDA ha chiesto l’aiuto all Columbia university per cercare di determinare esattamente quanto veri erano i comportamenti suicidi.
Nel frattempo, la FDA ha chiesto ai medici di prestare attenzione nella prescrizione di tutti gli antidepressivi, escluso il Prozac, per chi non ha compiuto i 18 anni.
Pare però che molti genitori che hanno assistito al suicidio dei loro figli, sensibili al problema, non sono soddisfatti e chiedono maggiore chiarezza dalle etichette dei farmaci
Alcuni di questi genitori hanno notato che, dopo l’assunzione di questi farmaci, i ragazzi diventavano estremamente agitati o ansiosi, e subito dopo cominciavano ad avere sintomi scientificamente definiti come acathisia, con impulsi improvvisi che si trasformavano in istinto suicida.
La FDA ha invitato a fare attenzione ai genitori che segnalano sintomi di acathisia e informare con campagne di formazione sui relativi sintomi, in modo che i giovani pazienti possano essere meglio controllati.
Secondo Joan Chesney, pediatra dell’University of Tennessee, guardare ai tentativi di suicidio può non essere la giusta risposta al problema e ci sono dei dubbi sul fatto che i pediatri o i medici di famiglia siano informati.
Alcune famiglie americane hanno però elogiato i farmaci antidepressivi e manifestano di apprezzarne il beneficio enorme che ne hanno tratto i loro ragazzi, ad esempio in casi di depressione ossessivo-compulsiva, per la quale, secondo loro, erano l’unica fonte di aiuto.