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Intervista
a Luca Poma di "Giù le mani dai bambini"
21 giugno 2007 - tratto da www.giulemanidaibambini.org
Il nostro Portavoce nazionale Luca Poma è intervenuto sui
delicati rapporti con l'Agenzia Italiana del Farmaco, rilasciando pochi
giorni fa un'articolata intervista. Ecco le parti salienti: il ruolo
dell'Istituto Superiore di Sanità, l'AIFA, le aspettative dei membri
del comitato "Giù le Mani dai Bambini" e la nostra posizione
come organismo indipendente per la farmacovigilanza.
Anche a seguito della
netta presa di posizione di buona parte del Parlamento circa
l'immissione in commercio di due psicofarmaci per bambini, l'AIFA ha
dichiarato la propria disponibilità al dialogo. L'offerta di collaborazione Vi appare tardiva?
No, perché la
disponibilità al dialogo non arriva mai tardivamente. Certo avrebbero
potuto cogliere prima il disagio della società civile, i segnali certo
non mancavano, nostro tramite e non solo. Ho come la sensazione – ma
esprimo un parere a titolo strettamente personale - che in AIFA - come
in seno all'ISS, d'altra parte - ci sia un confronto in corso, tra chi
riconosce non solo la necessità, ma anche l'opportunità del dialogo
con organizzazioni di vigilanza come la nostra, e chi invece lo rifiuta
a priori. Cito un esempio: in una recente audizione presso
E' una questione di
principio? Non volete sfigurare dinnanzi all'opinione pubblica?
No, è una questione
di sostanza: abbiamo un mandato preciso da parte dei ns. sostenitori e
da parte degli enti consorziati in "Giù le Mani dai Bambini",
vogliamo e dobbiamo onorare con coerenza questo mandato. In passato
abbiamo manifestato ampia disponibilità al dialogo, e oggi la
confermiamo: ma ci sono dei "punti fermi" che non sono
negoziabili. La modifica dei protocolli diagnostico-terapeutici è
essenziale, ad esempio, ed anche un miglioramento delle procedure
operative che guideranno i bambini nei centri per la somministrazione di
psicofarmaci. A nostro avviso, i bambini non sono adeguatamente
tutelati, e questa è un'opinione sempre più diffusa, a nostro avviso
anche in AIFA ed in ISS se ne stanno rendendo conto.
Avete rapporti
privilegiati di qualche tipo con l’AIFA ed all'Istituto Superiore di
Sanità? Si parla di colloqui frequenti rispettivamente con
Queste sono illazioni
infondate, proprio il ruolo della dott. sa Cinque è stato in passato da
noi messo in discussione in ordine al suo precedente incarico in
Farmindustria, e non è quindi una nostra "supporter". Il
dottor Vella poi è persona stimata, ma dal quale ci separano abissi di
distanza sotto il profilo di ciò che si deve e si può fare per
modificare i protocolli sul Ritalin. No, nessuno dei due è un nostro
sostenitore, ma guardi che non è questo il punto. Noi abbiamo fatto
appello al buon senso, loro e di altri interlocutori in ISS ed in AIFA,
sollecitandoli ad un approccio davvero "moderno" a queste
problematiche: nel mondo anglosassone e nell'Europa del nord, è del
tutto comune dialogare con le organizzazioni non governative e di
vigilanza come la nostra, si chiama "principio di co-management".
Chi non vuole il dialogo non vuole mettersi in discussione: sono coloro
che, in AIFA ed in ISS, dicono "noi abbiamo emesso questi pareri,
se vi piace bene sennò non li modifichiamo". Questo è un modo
"antico" d'intendere la propria missione all'intero della
pubblica amministrazione, questi - che io chiamo provocatoriamente
"i sacerdoti della morale scientifica" - dovrebbero a nostro
avviso cercare di “svecchiare” il proprio approccio e garantire il
loro prezioso contributo con modalità innovative rispetto al passato.
Dei passi avanti sono stati fatti, ma l’auspicio è che questo nostro
appello venga raccolto con ancor maggiore entusiasmo e determinazione da
parte dei nostri interlocutori istituzionali.
Ma la scienza non è
questione di "opinione", o una cosa è vera o non lo è, o un
farmaco funziona o non funziona, o un parere è giusto o è sbagliato.
E' possibile che sia AIFA che ISS abbiano preso un “abbaglio” di
questa portata?
Intanto questo non è
sempre vero, anzi, in una situazione come questa, è tutt'altro che
vero: la comunità scientifica non ha ancora raggiunto un'unanime
certezza su questi temi, sulla patogenesi di questi disturbi del
comportamento dell'infanzia e sull'opportunità di "curarli"
con psicofarmaci. Il principio che dovrebbe quindi avere la meglio è
quello di "precauzione": non solo prevenzione per i rischi
certi, ma anche precauzione per quelli incerti ma possibili. In secondo
luogo, successivamente
all'emissione del parere del comitato scientifico congiunto AIFA/ISS,
sono emerse discussioni e pareri discordanti da parte di altri
accademici, e di tutto ciò non si può non tenere conto. E' già
successo in passato che illustri professori abbiano in parte accettato
di essere messi in discussione, o addirittura che si siano essi stessi
messi in discussione: questo è segno di grande levatura, solo un
illuminato accetta di modificare oppure rivedere una propria opinione
alla luce di nuove evidenze o di evidenza prima trascurate o
sottostimate, e facciamo quindi appello proprio a questa sensibilità
dei nostri interlocutori. La scienza è da sempre anche dibattito,
confronto di saperi differenti, si evolve nelle proprie convinzioni.
Quando c'è una tesi, ma poi si presenta un’antitesi, la capacità di
tutti dev'essere di arrivare infine ad una sintesi che tenga conto di
tutte le opinioni in campo. E' un’acclarata verità che una parte
comunque significativa della comunità scientifica non condivida al 100%
il parere iniziale di AIFA ed ISS su questi psicofarmaci e sulle modalità
di somministrazione, negare ciò, o far finta di nulla, sarebbe
intellettualmente poco onesto ma soprattutto poco produttivo. Inoltre
ricordiamo che sia i protocolli che i moduli di consenso informato sono
stati già in passato rimaneggiati e migliorati, questa è la prova che
non sono scritti nel marmo e che si possono migliorare ancora. Aggiungo
che il comitato scientifico AIFA/ISS ha - anche agli occhi dei più
decisi oppositori della teoria dell'origine biologica di questi disturbi
del comportamento dell'infanzia - un merito indiscusso, ovvero quello di
aver sollevato un dibattito in tutta la nazione, nella comunità
scientifica e non solo, e di questo non potremo mai essere abbastanza
grati a questi specialisti.
Se le rigidità non
venissero meno, come pensa si muoverà il Parlamento, che ha già preso
a maggioranza posizioni oltremodo chiare su questi temi?
Non sta certo a me
dirlo, il Parlamento agisce in totale autonomia. E' bene ricordare
tuttavia una frase della capo delegazione parlamentare On. Rossi
Gasparrini, quando in risposta ad un membro del CdA dell'AIFA che
evidenziava come a suo avviso fosse da ritenersi più che sufficiente il
parere del loro comitato tecnico-scientifico per immettere in commercio
questi psicofarmaci per bambini, ha risposto: "le ricordo che il
Parlamento è sovrano rispetto al Vostro comitato scientifico,
all'Agenzia del Farmaco tutta, ed all'intero Ministero della
Salute". In definitiva, ciò che posso pensare è che se non si
arriverà ad una sintesi in termini di maggiori e concrete garanzie per
i piccoli pazienti, dubito davvero che il Parlamento resterà a
guardare. Il Parlamento è anche investito di una missione chiara da
parte di una fetta consistente di elettori e di famiglie: noi
apprezziamo grandemente lo sforzo di quei Parlamentari che interpretano
il proprio mandato "senza se e senza ma" come un mandato anche
al servizio della classe più debole della nostra società: i bambini.
Quali sono i prossimi
passi, nel concreto?
Il dialogo è in
questo periodo proseguito del tutto informalmente tra le parti, perché
era indispensabile per il nostro ente approfondire alcuni passaggi ed
esaminare passo per passo tutta la documentazione, dal momento che la
materia è complessa: noi, come le altre parti in causa - abbiamo un
approccio estremamente serio a queste delicate tematiche, e non vogliamo
commettere passi falsi. Tra poche settimane i tempi saranno
probabilmente maturi per vedersi intorno al tavolo di confronto
richiesto dal Parlamento, e di li in avanti apprezzeremo subito
eventuali risultati, se ci saranno. Ciò che è certo, è che non
potremo dirci soddisfatti fino a che i protocolli che regolano la
somministrazione di questi psicofarmaci non verranno migliorati. Lo
ripeto, a scanso di equivoci: gli esperti dell'AIFA e dell'ISS hanno
fatto un lavoro davvero migliore rispetto a molti altri paesi del mondo,
di questo va dato atto senza riserve. Ma se ci sono spazi di
miglioramento ulteriore - e a nostro avviso ci sono - perchè non
perfezionarli ancora? Parliamo della salute dei bambini, non bisogna
commettere l'errore di "accontentarsi" di un certo lavoro,
pure ben fatto, quando si può avere "il miglior lavoro
possibile".
Un’ultima battuta,
una provocazione: a seguito delle turbolenze di marzo e aprile con l'AIFA,
due membri del Vostro comitato hanno deciso di abbandonare "Giù le
Mani dai Bambini". Se malauguratamente si dissotterrasse nuovamente
l'ascia di guerra, la tenuta del consorzio è garantita? Sono tutti
convinti dell'opportunità di una linea "dura" contro gli
organismi di controllo sanitario?
Intanto vorrei
precisare - battuta per battuta - che l'ascia di guerra non è stata
affatto sotterrata, ma solo appoggiata a terra: un organismo come il
nostro, che si occupa appunto di vigilanza, deve sempre mantenere alta
la guardia, senza eccezioni, e continueremo a farlo anche in futuro.
Dopo il Ritalin, si aprirà anche il fronte Prozac, recentemente
autorizzato per l'uso sui minori con una delibera "beffa"
dell'EMEA, che ne consiglia la prescrizione "dopo 4/6 sedute di
psicoterapia sul bambino non andate a buon fine", come se in così
poco tempo qualunque terapeuta potesse ottenere alcunchè. Poi, rispondo
alla Sua "provocazione" non con le parole ma con i numeri:
prima dello "scontro" con l'AIFA i sostenitori ed i membri del
ns. comitato erano centoventicinque, ora sono centoquarantuno. Si sono
infatti aggiunti ben undici ordini dei medici, due prestigiose università
(Pavia e Macerata) nonchè l'intera ASL di Matera. Insomma, pare che la
coerenza premi: il nostro messaggio era di un certo tipo, prima dell'
“inasprirsi” del confronto, e quello rimane ancora oggi. Dialoghiamo
nel merito, ma siamo fermissimi sui principi. Piuttosto, è nostro vivo
desiderio che tali principi, che hanno a che fare con il rispetto del
diritto alla salute del bambino e con la libertà di scelta terapeutica
da parte delle famiglie, vengano non solo compresi, ma anche sempre più
condivisi da parte dei nostri interlocutori. Solo così - tutti insieme
- potremo rendere un buon servizio alle nuove generazioni del nostro
paese.