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Il Mito
e la necessità di Zone Libere da OGM
di
Jeffrey M. Smith* autore del libro: «L’inganno
a tavola»
Di
fronte al pericolo della diffusione di coltivazioni OGM, cittadini
provenienti da tutto il mondo, nel tentativo di proteggere la loro
economia, il loro ambiente e la loro salute, stanno stabilendo quelle
che saranno le “zone libere da OGM– pezzi di terra e persino intere
nazioni, dove i raccolti geneticamente modificati non possono essere
seminati. Quasi duemila giurisdizioni in 22 nazioni europee, la maggior
parte degli stati dell’Australia, del Venezuela, del Brasile,
dell’Angola, del Sudan e della Zambia.
Immaginate di essere assunti da una nuova impresa, il cui capo vi dice:
“Poiché Lei è un ambientalista, l’abbiamo scelta per organizzare
il ritiro del nostro salmone geneticamente modificato - dall’oceano.
Buona fortuna”. Tutto ciò potrebbe sembrare di gran lunga
inverosimile, ma in realtà non lo è affatto. La compagnia Aqua Bounty,
già nel 2002, confidava nell’approvazione, da parte del governo
americano, di un provvedimento riguardo al salmone geneticamente
modificato. Uno studio pubblicato nel 2004 potrebbe prolungare le loro
aspettative. Nel momento in cui i salmoni geneticamente modificati,
sette volte più grandi delle loro dimensioni naturali, furono sistemati
in vasche con una razione di cibo limitata, il risultato fu una
catastrofe. Infatti, “i salmoni transgenici furono vittime di veri e
propri scontri tra popolazioni o addirittura di complete estinzioni”,
quando si trovarono a nuotare sia con altri pesci geneticamente
modificati che con i salmoni lasciati allo stato naturale.[1] Alcuni
pesci della specie Frankenfish uccisero e addirittura si nutrirono dei
loro rivali.
Attualmente, la
questione non riguarda l’organizzazione del ritiro di pesci e insetti
geneticamente modificati quanto la contaminazione progressiva delle
piante geneticamente modificate. Il 9 Settembre 2004 alcuni gruppi di
cittadini annunciarono che test condotti su quasi 20.000 semi di papaia
su un’isola delle Hawai (Big Island) avevano rivelato che metà di
questi erano geneticamente modificati. Dei semi presi in esame, l’80%
proveniva da aziende agricole e si supponeva che non fosse geneticamente
modificato, mentre il 20% derivava da giardini domestici e alberi
selvatici di papaia. La contaminazione è stata riscontrata anche in
Tailandia, dove il Dipartimento dell’Agricoltura ha accidentalmente
venduto semi di papaia geneticamente modificati.[2] In seguito alla
cancellazione di ordini di papaia tailandese da parte di alcuni
acquirenti stranieri, il governo si è impegnato a distruggere tutti gli
alberi geneticamente modificati e a mettere la zona in quarantena.
Molti americani sono venuti a conoscenza della contaminazione da OGM a
settembre del 2002, quando il granturco di marca StarLink®, (varietà
geneticamente modificata potenzialmente allergica e quindi sconsigliata
per il consumo umano), fu trovato nei gusci di taco e in altri prodotti
di grano. Nonostante il prodotto StarLink fosse seminato su meno
dell’1% della superficie nazionale lasciata a granturco, la sua
quantità fu rilevata sul 22% dei campioni di granturco varati dalla
USDA e spinse al ritiro di più di 300 marche di alimenti. La presenza
di StarLink fu tuttavia nuovamente riscontrata, tre anni dopo, su più
dell’1% dei campioni di granturco, nonostante l’intenso programma
condotto per eliminarlo.
Alla fine di
settembre del 2004 uno studio governativo rese noto che il polline
estremamente leggero di una varietà di erba geneticamente modificata
aveva subito un processo di impollinazione trasversale con una erba
naturale a quasi 13 miglia di distanza.[3] Questa varietà geneticamente
modificata è stata sviluppata dalle società Monsanto e Scott per di
utilizzarla durante i corsi di golf e riesce a sopravivere qualora venga
spruzzata con l’erbicida Roundup® della Monsanto. Sebbene abbia il
compito di aiutare i manager dei corsi di golf a limitare la quantità
di erbacce (e di aiutare Monsanto a vendere l’erbicida), quest’erba,
dura a morire, potrebbe diventare a sua volta un’erbaccia qualora si
diffondesse tramite l’impollinazione. “Il Servizio Forestale” non
è favorevole all’uso di questa varietà e afferma che l’erba in
questione “ha potenzialmente un impatto negativo su 175 foreste
nazionali e praterie.”[4]
Scott
pensava che il polline viaggiasse solo a 1000 piedi di altezza. Un
ricercatore ha definito le 13 miglia come “uno cambiamento esemplare
di quanto lontano possa muoversi il polline.”[5] In risposta allo
studio portato avanti dal governo, l’editoriale del New York Times
del 30 settembre ha affermato quanto segue: “Dobbiamo assicurarci
che i geni provenienti da piante geneticamente modificate non si
rifugino in modo selvaggio e disastroso negli ecosistemi naturali.”.
Ha dichiarato, inoltre, che la scoperta “richiede un’attenta
rivalutazione su come siano regolate le piante.”
Alcuni
ricercatori britannici hanno tuttavia scoperto che il polline della
canola poteva essere trattenuto dalle api per 16 miglia.[6] Il 24
settembre 2004 un documento britannico descrisse una nuova ricerca che,
con riferimento alla canola, dichiarò quanto segue: “la maggior parte
dell’impollinazione avviene per mezzo del polline trattenuto dalle api
piuttosto che da quello trascinato dal vento.”[7] Dunque distanze di
diverse miglia possono essere comuni. La contaminazione da canola è
particolarmente conosciuta:
Il canadese Percy Schmeiser fu citato in giudizio da Monsanto quando la
canola resistente all’erbicida della società fu trovata nel campo di
Schmeiser. In base ad un’ordinanza della Corte Suprema Canadese, il
brevetto di una compagnia su un gene si estende agli organismi viventi
che contengono il gene, poco importa se gli agricoltori seminano
intenzionalmente semi geneticamente modificati o se le loro piante sono
contaminate da insetti o polline trasportate dal vento. Per questo
motivo, gli agricoltori possono essere perseguibili dalla legge se i
loro raccolti sono contaminati e, di conseguenza, le loro piante possono
essere confiscate.
La
canola geneticamente modificata ha talmente contaminato le varietà non
modificate, inclusi i semi tradizionali, che i coltivatori di
Saskatchwan hanno abbandonato il raccolto e hanno deciso di citare in
giudizio Monsanto and Bayer CropScience per danni.
La canola modificata per sopravvivere alle applicazioni di certi
erbicidi ha subito un processo di impollinazione con le erbacce della
famiglia, rendendo queste ultime tanto forti da resistere ai loro killer
(gli erbicidi). I semi di canola geneticamente modificati che non sono
stati mietuti cadono a terra, crescono e si riproducono nuovamente negli
anni successivi. Ciò implica che se la canola geneticamente modificata
è cresciuta in una stagione e le varietà geneticamente non modificate
sono cresciute subito dopo, i livelli di contaminazione geneticamente
modificata saranno dell’1% o maggiori per almeno 16 anni.[8]
Nel
2002 la contaminazione di un raccolto dell’anno precedente si trasmise
ad un tipo di grano "farmaceutico" che intaccò a sua volta la
soia coltivata nel 2003 sullo stesso campo. Il grano “farma”,
programmato geneticamente per produrre un vaccino per il maiale, si
mescolò a mezzo milione di semi di soia che dovettero perciò essere
distrutti. Prodigene, impresa produttrice del grano “farma”, ha
recentemente cercato di introdurre un’altra varietà farmaceutica “druk-making”.
Le regole dell’USDA richiedono che ci sia una “zona cuscinetto” di
almeno un miglio tra il grano “farma” e il grano tradizionale,
destinato all' alimentazione.
Tuttavia, quando un agricoltore dell’Illinois seminò, l’anno
scorso, del grano blu nel suo campo, si assistette comunque alla
proliferazione di semi blu in altri campi di grano distanti ben tre
miglia. Neil Carman, esperto di inquinamento dell’aria del Sierra
Club, asserisce comunque che delle particelle con il peso molecolare
equivalente al polline del grano possano essere abbattute in determinate
condizioni ambientali e possono viaggiare teoricamente per centinaia di
miglia per le 24 ore in cui il polline rimane vitale.[9]
Anche i semi viaggiano. Basti pensare alle Hawai, un tempo pura roccia
lavica ed ora lussureggiante paradiso tropicale separato dalla
terraferma da più di 2000 miglia.
Anche se potessimo frenare il movimento del polline e dei semi, si
assisterebbe in ogni caso all’accidentale mescolanza nelle fasi della
mietitura, durante il trasporto o il confezionamento o, ancora, a causa
dell’errore umano. I semi di soia, per esempio, non si incrociano
trasversalmente, ma almeno la metà delle bustine di semi di soia (in
teoria geneticamente non modificati) acquistate dalla Union of Concerned
Scientists, furono contaminate da semi geneticamente modificati.[10]
Gli
studi condotti al riguardo dimostrano che quanto più la gente conosce
gli OGM, tanto più manifesta scetticismo. Di conseguenza, il mercato
mondiale degli OGM si sta restringendo. A causa del rischio
contaminazione, molti acquirenti rifiutano spesso i raccolti di una
regione dove sono cresciute le varietà geneticamente modificate. Perciò,
sebbene circa il 60% del grano americano non sia geneticamente
modificato, i coltivatori americani hanno perso il 99,4% della loro
fetta di mercato europeo del grano. Allo stesso modo, il Canada ha
dovuto rinunciare ai suoi mercati europei non solo per quanto riguarda
la canola geneticamente modificata e non, ma anche per il miele di
produzione propria, poichè può contenere polline di canola. Lo share
del mercato mondiale sulla soia americana è sceso dal 57% al 46% e ci
si aspetta che declini ulteriormente visto che gli europei rifiutano di
commerciare animali nutriti con soia geneticamente modificata.
L’impatto economico dei raccolti geneticamente modificati è stato
disastroso per l’America, dove le maggiori sovvenzioni concesse alle
aziende agricole, a causa della perdita dei mercati, si stimano intorno
ai 2-3 miliardi di dollari extra all’anno.
Quando la Monsanto minacciò di introdurre il frumento resistente
all’erbicida, l’87% degli acquirenti di frumento straniero del
Canada dichiarò di essere intenzionato a rivolgersi altrove se la
varietà geneticamente modificata si fosse sviluppata.[11] In America fu
allora prevista una perdita del 30-50% dei mercati esteri del grano con
conseguente calo dei prezzi di circa un terzo.[12] L’industria del
frumento si impegnò intensamente affinché l’America del Nord
diventasse “zona libera da grano geneticamente modificato”. Nessuna
legge fu approvata e la Monsanto rispose alla pressione troncando i loro
sforzi.
Cittadini
provenienti da tutto il mondo, nel tentativo di proteggere la loro
economia, il loro ambiente e/o la loro salute, stanno stabilendo quelle
che saranno le “zone libere da OGM” – pezzi di terra e persino
intere nazioni, dove i raccolti geneticamente modificati non possono
essere seminati. Quasi duemila giurisdizioni[13] in 22 nazioni
europee[14] si sono dichiarate “zone libere da OGM” e lo stesso vale
per aree della Nuova Zelanda, la maggior parte degli stati
dell’Australia, del Venezuela, del Brasile, dell’Angola, del Sudan e
della Zambia.
Il 2 marzo 2004 la Contea di Mendocino, in California, è diventata una
“zona libera da OGM” dopo che gli elettori hanno sostenuto
un’iniziativa referendaria. Il 2 novembre i cittadini di altre contee
voteranno su provvedimenti simili. I supervisori della Contea di Trinity
non hanno atteso il voto, hanno altresì approvato ad Agosto
direttamente un’ordinanza che vieta la presenza di raccolti
geneticamente modificati.
Le “zone libere da OGM” sono tuttavia inadeguate a prevenire la
contaminazione a lungo termine (basta guardare alle Hawai), ma
assolutamente necessarie a frenarla a breve termine. In California, per
citare un esempio, l’industria biotech spera di introdurre presto
riso, lattuga e fragole geneticamente modificati. Ciò minaccerebbe di
chiudere le porte sia ai mercati esteri che ad un grande numero di
prodotti americani non geneticamenti modificati.
Il
Messico è la patria di numerose risorse genetiche e naturali del grano.
Per garantire la protezione di queste varietà selvatiche, nella nazione
c'è, dal 1998, il divieto di coltivare grano geneticamente modificato.
Tuttavia, il grano importato dall’America a scopo nutrizionale è
spesso coltivato dagli agricoltori. Studi recenti in Messico hanno
rivelato di conseguenza un’estesa contaminazione da OGM, incluso lo
StarLink. Il 29 settembre 2004 il Chicago Tribune ha riferito
che un gruppo di esperti appartenenti alla Commissione nordamericana per
la Cooperazione Ambientale ha pubblicato una relazione in cui si
raccomanda la macinazione del grano americano in farina prima che sia
esportato in Messico, in modo da prevenire la conseguente
contaminazione.[15] La controversa relazione non è stata ancora resa
pubblica e alcuni credono che ciò non avverrà prima delle elezioni di
novembre.[16] Le raccomandazioni in essa contenute irriteranno
sicuramente il governo americano, che l’anno scorso ha risposto
negativamente alle richieste di alcuni stati africani di macinare il
grano geneticamente modificato inviato come aiuto alimentare.
L’America ha fatto pressione per anni su altri governi affinché
accettassero OGM e molti sono convinti che l’Agenzia americana per lo
Sviluppo Internazionale (USAID) faccia coscientemente leva sulla
contaminazione al fine di promuoverne l'introduzione. Infatti,
il professore dell’Università di Washington Phil Bereano ha riferito
al Seattle Times nel 2002 che Emmy Simmons, assistente
amministrativo della USAID, aveva dichiarato quanto segue, quando le
telecamere finirono di registrare un acceso dibattito tra i due su South
Africa TV: “tra quattro anni i raccolti geneticamente modificati
saranno stati seminati in numero sufficiente da far sì che il polline
potrà contaminare l' intero continente”.[17]
1.Robert H. Devlin *, Mark D'Andrade, Mitchell Uh and Carlo A. Biagi ,
Population effects of growth hormone transgenic coho salmon depend on
food availability and genotype by environment interactions, online: June
10, 2004, 10.1073/pnas.0400023101, or PNAS | June 22, 2004 | vol. 101 |
no. 25 | 9303-9308,
2.GE papaya scandal in Thailand: Illegal GE seeds found in packages sold
by Department of Agriculture Greenpeace, July 27, 2004
http://www.greenpeace.org/news/details?item_id=547563
3.Proceedings of the National Academy of Sciences: (DOI:
10.1073/pnas.0405154101)
4.Andrew Pollack, Genes From Engineered Grass Spread for Miles, Study
Finds, NY Times, September 21, 2004
5.Andrew Pollack, Genes From Engineered Grass Spread for Miles, Study
Finds, NY Times, September 21, 2004
6.Paul Brown, Scientists uncover risks in GM oil seed rape, The Guardian,
October 14, 2003
7.RESEARCH COULD CHANGE WAY GM CROPS ARE GROWN, September 24, 2004,
http://www.thisisdevon.co.uk/displayNode.jsp?nodeId=143632&command=displayContent&sourceNode
=142719&contentPK=11011383
8.Paul Brown, Scientists uncover risks in GM oil seed rape, The Guardian,
October 14, 2003
9.Neil J. Carman, Sierra Club comments to U.S. Department of Agriculture,
APHIS docket # 04-044-1 & # 04-041-1, APHIS’ draft Environmental
Assessments of Prodigene Inc.'s permit applications to grow
biopharmaceutical corn in Frio County, Texas, August 10, 2004.
10.Margaret Mellon and Jane Rissler, Gone to Seed: Transgenic
Contaminants in the Traditional Seed Supply, Union of Concerned
Scientists, 2004, http://www.ucsusa.org/food_and_environment/
biotechnology/page.cfm?pageID=1315
11.Canada wheat board cheers Monsanto GMO decision, Reuters, May 11,
2004
12.Robert Wisner, Market Risks of Genetically Modified Wheat, Iowa State
University, October 30, 2003, http://www.worc.org/issues/gmo_temp.html
13.Campaign for GM free zones and regions gathers force,
Environmentalists and regional authorities launch joint initiative, (Friends
of the Earth Europe), September 14, 2004,
http://www.ebfarm.com/news-world/FOEgmfree091404.html
14.Stefania Bianchi, Anti-GM Movement Spreads Across Europe, Inter Press
Service, April 22, 2004
15.Hugh Dellios, Report could put a crimp in corn exports, Chicago
Tribune, September 29, 2004 http://www.chicagotribune.com/services/site/premium/access-registered.intercept
16.Hugh Dellios, Report could put a crimp in corn exports, Chicago
Tribune, September 29, 2004 http://www.chicagotribune.com/services/site/premium/access-registered.intercept
17.Phil Bereano, Opinion piece, Seattle Times, November 19, 2002
L’articolo riportato può essere utilizzato come un’opinione
individuale ed indipendente o come parte di una serie mensile di
articoli di Jeffrey Smith sul tema degli organismi geneticamente
modificati. Editori e
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www.seedsofdeception.com.
*
Jeffrey Smith è autore de "L'inganno a tavola. Le bugie delle
industrie e dei governi sulla sicurezza dei cibi geneticamente
modificati", Bologna, Nuovi Mondi Media, 2004
Fonte: http://www.gmwatch.org/archive2.asp?arcid=4474
Traduzione
di Wanda Ferioli per Nuovi Mondi Media