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Tossicità del
maisMon-810
Estratto dall'articolo
completo in inglese http://www.mednat.org/alimentazione/OGM_mais_studio_franc.pdf
.
4.
Discussione
Laddove
un “segno di tossicità” può solo potenzialmente causare una
reazione, una patologia o un avvelenamento, un cosiddetto “effetto
tossico” è senza dubbio deleterio sul breve o lungo termine.
Ovviamente gli effetti significativi dal punto di vista statistico
osservati in tutte e tre le varietà di mais OGM analizzate sono segni
di tossicità piuttosto che prove di tossicità. E questo essenzialmente
per tre ragioni. In primo luogo i trial alimentari sono stati condotti
solo una volta per ogni caso, e solo su una specie mammifera. Occorre
senza dubbio ripetere gli esperimenti, preferibilmente con più di una
specie animale. In secondo luogo, il periodo di alimentazione è durato
al massimo tre mesi, permettendo così l’osservazione soltanto di
eventuali effetti relativamente gravi e a medio termine, simili a quelli
che possono insorgere in un processo come la carcinogenesi [19, 20] o in
seguito a una disfunzione endocrina negli adulti [21]. La prova di
tossicità è difficile da stabilire sulla base di queste condizioni.
Esperimenti alimentari a più lungo termine (fino a 2 anni) sono
chiaramente giustificabili e quindi necessari. Questa necessità è resa
ancora più fondata dal fatto che il cancro, le malattie del sistema
nervoso e del sistema immunitario e perfino i disordini riproduttivi
possono per esempio manifestarsi solo dopo uno o due anni dall’inizio
di un determinato trattamento analizzato, e in ogni caso non andranno a
manifestarsi dopo tre mesi di somministrazione, allorché è possibile
osservare i primi segni di tossicità [22, 23]. Inoltre, effetti
importanti (per es. l’aumento del 40% dei trigliceridi) con ogni
probabilità non potranno essere considerati usando il protocollo degli
studi attuali, essendo limitati dal numero degli animali usati in ogni
gruppo sottoposto al trial alimentare e dalla natura dei parametri
studiati. In terzo luogo, il potere statistico dei test svolti è esiguo
(30%) a causa del modello sperimentale di Monsanto (vd. Materiali e
metodi). Tuttavia, è importante notare che questi trial alimentari per
ratti a breve termine (3 mesi) sono gli unici test svolti in materia,
sulla base dei quali i legislatori determinano se queste varietà di
colture/cibo OGM sono sicure come quelle convenzionali. Dato che queste
colture OGM potenzialmente possono essere mangiate da miliardi di
persone e animali in tutto il mondo, è importante discutere se il
modello sperimentale, le analisi statistiche e le interpretazioni
adottati originariamente siano adeguati e sufficienti.
Qualsiasi
differenza osservata rispetto alla varietà isogenica deve essere
considerata come una potenziale disfunzione fisiologica. Ciò è
particolarmente vero in quanto un’eventuale differenza statistica
osservata ha pochissime probabilità di derivare dalla variazione di una
popolazione come quella umana, a causa dell’omogeneità genetica del
ceppo di ratto usato in questi studi. Inoltre, le condizioni
standardizzate impiegate per il mantenimento dei ratti, dichiarate
essere in conformità con gli standard OCSE [24, 25], considerano la
dieta l’unico fattore di variazione del protocollo. In questo modo il
componente mais OGM del regime alimentare del test viene a essere il
principale fattore di differenza qualora si effettui un confronto
diretto tra ratti trattati e controlli. Ciò viene indicato dalle
stelline nelle Tabelle che mostrano le caratteristiche totali dei
profili fisio-patologici relativi agli OGM. Gli altri risultati
incorniciati da riquadri nelle Tabelle evidenziano che gli effetti
derivanti dal mais OGM non comprendono quelli osservati per nessuna
delle sei diverse diete. Non comprendono, per esempio, un effetto
osservato con una dieta più ricca di sale o zucchero durante il periodo
di alimentazione di 3 mesi. Si sarebbero potute evitare queste ulteriori
diete di “controllo” seguendo un modello sperimentale che davvero si
concentrasse sulla questione generale della tossicità degli OGM.
La
nostra prima osservazione è stata che esiste una buona coincidenza
generale tra i nostri dati e i risultati della Monsanto presentati nei
suoi primi report riservati, in particolare riguardo alla quantità di
osservazioni significative dal punto di vista statistico. Tuttavia, la
metodologia che abbiamo impiegato ha rivelato effetti diversi, che hanno
cambiato completamente l’interpretazione dei risultati sperimentali.
Per esempio, il nostro studio, diversamente dai primi commenti
pubblicati relativi a questi dati [18, 26, 27], considera attentamente
le differenze sesso-specifiche. Abbiamo valutato e registrato le
differenze nella reazione dei ratti maschi e femmine ai test alimentari
sul mais OGM, che si basano su conoscenze accettate e oggi classiche
dell’endocrinologia [28], dell’embriologia [29, 30], della
fisiologia [31, 32], dell’enzimologia o dell’epatologia [33], e che
hanno dimostrato effetti fisio-patologici sesso-specifici. Inoltre, i
nostri attuali risultati hanno pienamente confermato la distribuzione
sesso-specifica degli effetti sui parametri renali ed epatici per tutti
i ratti in tutti e tre gli studi analizzati in questa sede. Un effetto
identico in entrambi i sessi sarebbe stato insolito, come nei casi di
forte o grave tossicità. Ovviamente non è questo il caso. Inoltre,
abbiamo ritenuto di pari importanza gli effetti che non erano
ascrivibili né al tempo né alla dose, pur elencandoli dettagliatamente
se osservati nei risultati. La prova di dipendenza lineare da dose, come
richiesto da Doull e colleghi [4] per determinare l’importanza degli
effetti, risulta impossibile da ottenere con solo due punti di
alimentazione e senza una standardizzazione precedente. Inoltre, una
reazione metabolica di tipo fisiologico o patologico non è
necessariamente lineare nella sua risposta [34, 35]. Si ribadisce che ciò
non invalida una descrizione degli effetti che si manifestano con dosi
alimentari OGM più alte.
Anche
se le differenze significative si aggirano intono al 5% di tutti i
confronti per ciascuna coltura OGM, crediamo che esse possano molto
probabilmente rappresentare segni di tossicità, o che per lo meno
dovrebbero essere considerate come prove abbastanza forti da
giustificare una ripetizione degli esperimenti, includendo tempi di
alimentazione più lunghi. Tutto ciò per molteplici ragioni. In primis,
le argomentazioni di Hammond e colleghi [18, 26, 27] di Monsanto e di
Doull e coll. [4] non possono dimostrare che le differenze ascrivibili
all’alimentazione OGM importanti dal punto di vista statistico non
sono rilevanti a livello fisiologico [2]. In secondo luogo, pochissimi
effetti ascrivibili all’alimentazione OGM appaiono a dosi basse o dopo
il periodo di alimentazione più breve (5 settimane): 8,6% per NK 603,
6,6% per MON 810, 14,7% per MON 863 (Tabelle 1, 2 e bibl. [5]). In terzo
luogo, i vistosi effetti sesso-specifici osservati nei gruppi alimentati
con mais OGM in molti casi sono stati riscontrati nei marker fisiologici
di tutti i ratti. È poco probabile, quindi, che questi effetti siano
stati casuali e accidentali. Inoltre i nostri rigorosi strumenti
statistici hanno permesso di differenziare le reazioni ascrivibili
all’alimentazione OGM dalle differenze derivanti dalla variazione
della composizione di un’altra dieta di riferimento. Un’analisi del
genere non era mai stata svolta prima. Vi è inoltre una mancanza di
dati relativi a marker funzionali cancerogeni, ormonali o epatici (per
esempio, espressione oncogene, livelli di ormone steroideo sessuale,
livelli di citocromo P450), che avrebbero potuto spiegare i risultati.
La mancata disponibilità di questo tipo di dati può essere utile a
coloro che dubitano che le attuali osservazioni forniscano la prova di
potenziali segni di tossicità. Oltre al fatto che i parametri
fisiologici e biochimici risultati non nella norma in questi studi
alimentari forniscono frequentemente un quadro degli eventi coerente e
OGM-specifico, che corrisponde e supporta il presupposto generalmente
accettato e sostenuto dall’industria e dai legislatori secondo il
quale le colture e il cibo OGM dovrebbero essere considerati caso per
caso. Oltre a ciò, numerosi risultati evidenziati con un doppio
riquadro includono tutti gli effetti relativi alla dieta dopo solo 3
mesi di periodo di alimentazione. Infine, gli effetti più forti e
numerosi interessano organi coinvolti nella detossicazione, come i reni
e il fegato, generalmente colpiti in seguito a eventi di tossicità
alimentare.
Per
esempio, nello studio sulla varietà NK 603, forti e statisticamente
rilevanti scompensi ionici delle urine e i marcatori renali implicano un
perdita renale. Ciò include la creatinina (aumento della clearance
urinaria), in concomitanza con la sua diminuzione nel sangue, e la
diminuzione dell’azoto ureico. La riduzione di creatinina nel sangue
in alcuni casi è risultata essere associata a problemi muscolari. È
quindi forse degno di nota il fatto che nei gruppi nutriti con OGM a
essere colpito è stato il cuore, un ottimo esempio di organo muscolare.
La possibilità di porosità renale, come dimostrato da questi dati, può
essere causata dalla presenza di residui dell’erbicida Roundup,
presenti nelle varietà di colture OGM come il mais NK 603 analizzato.
Abbiamo dimostrato in precedenza che gli erbicidi a base di glifosate,
come il Roundup, anche in concentrazioni molto basse sono altamente
tossici per le cellule renali embrionali dell’uomo [36], e inducono
una diminuzione della vitalità, soprattutto tramite l’inibizione
della deidrogenasi succinica mitocondriale.
La
deficienza funzionale renale che osserviamo nei ratti maschi è diversa
tra gli animali nutriti con NK 603 e quelli nutriti con MON 863.
Quest’ultimo è caratterizzato da un aumento dei livelli di creatinina
nel plasma e della ritenzione degli ioni, che erano associati a una
nefropatia interstiziale cronica, come ammesso originariamente nel
report di Monsanto MON 863 e da Hammond e colleghi. [18]. Tuttavia,
questo disturbo funzionale dei reni è stato accantonato nelle loro
conclusioni in quanto il ceppo di ratto usato negli studi alimentari è
apparentemente sensibile a questo tipo di patologia, specialmente
durante l’invecchiamento, cosa che non caratterizzava il caso preso in
analisi. Tuttavia, questo ragionamento è stato sostenuto da varie
autorità regolatrici (EFSA, CGB in Francia). Queste argomentazioni
appaiono nuovamente invalidate in quanto i ratti erano ancora
relativamente giovani, sarebbero stati di 5 mesi entro la fine
dell’esperimento, e quindi al di sotto dell’età a cui potrebbero
sviluppare spontaneamente patologie renali. Ancora più importante è il
fatto che questi effetti sui reni dipendono chiaramente da MON 863 in
quanto non vengono osservati con le altre tre varietà di mais OGM e i
gruppi di controllo, e di conseguenza non sarebbero potuti derivare da
una predisposizione genetica del ceppo di ratto usato, che inoltre era
lo stesso in tutti i casi. In generale, negli animali maschi i parametri
relativi ai reni non risultano fuori dalla norma nel gruppo nutrito con
MON 810, anche se la sensibilità alle sostanze tossiche sembra
generalmente più alta in questo sesso [37, 38]. Un ulteriore fattore
che contribuisce a compromettere le funzionalità renali potrebbe
derivare sia da un nuovo, imprevedibile effetto tossico causato a sua
volta dall’intrinseco effetto mutageno della tecnologia OGM, o forse
dalle nuove forme mutanti della tossina Bt prodotta da MON 863, la quale
è completamente diversa da quella inserita in MON 810. In ogni caso, le
femmine nutrite con MON 810 mostrano un leggero aumento di peso dei
reni, che può corrispondere a una leggera iperplasia solitamente
associata a processi infiammatori immunitari. Una rivalutazione dei
vetrini istologici di questi animali sarebbe interessante al fine di
verificare questa ipotesi. Inoltre, in questi studi manca l’analisi di
alcuni marker pertinenti alle funzionalità renali, come per esempio la
tensione arteriale o i livelli di angiotensina. Questo tipo di indagine,
integrato con controlli in cui gli animali sono nutriti con una dieta
normale a cui si aggiunge la corrispondente tossina Bt purificata,
permetterebbe un’interpretazione più razionale e precisa dei
risultati.
Nel
caso dei trial alimentari con MON 863, trattati in uno studio precedente
[5] e al centro del dibattito [2, 4], sono stati ottenuti nuovi
risultati dalla rivalutazione dei dati tramite più potenti metodi
statistici. Questi risultati sono illustrati qui di seguito. Nei ratti
femmine c’è il rischio di venire occupati dalle reazioni già
ascritte al gruppo nutrito con OGM, dato che diversi parametri indicano
degli aumenti del glucosio in circolazione e dei livelli di
trigliceridi, con parametri di funzionalità epatiche compromessi in
concomitanza con un lieve aumento del peso corporeo totale [5]. Questa
condizione fisiologica è indicativa di un profilo pre-diabetico. In
questa sede dimostriamo che negli animali femmine il profilo dei
trigliceridi, la creatinina o l’escrezione di cloruro nell’urina
sono alterate differentemente e specificatamente con il passare del
tempo rispetto ai gruppi di controllo, a seconda della dose di OGM.
Tutti questi scompensi e differenze considerati nel loro complesso
potrebbero essere interpretati come chiari segni di tossicità.
Gli
effetti riscontrati dopo solo 5 settimane di alimentazione o con dose di
alimentazione inferiore all’11% non possono essere trascurati
semplicemente perché sono osservati meno frequentemente. Potrebbero
verificarsi processi di compensazione o ristabilimento in seguito alla
lesione dei tessuti, come forse osservabile nel caso di topi alimentati
con una dieta contente la soia OGM Roundup Ready [39]. Processi
infiammatori acuti possono verificarsi in tessuti danneggiati, seguiti
da una fase di rigenerazione, come osservato in seguito a un’infezione
batterica/virale o a un insulto tossico di natura chimica [40, 41]. Per
esempio, nel gruppo nutrito con il mais OGM MON 863 con una dose
dell’11%, con il passare del tempo il potassio urinario diminuisce nei
ratti maschi, fenomeno non riscontrato in un solo controllo.
Quest’effetto dipende specificatamente dal tempo e non risulta quindi
artefatto. Questo tipo di puntuale rigenerazione può essere parte di un
processo cancerogeno, e ovviamente, anche laddove si verificasse una
guarigione totale, questo non dovrebbe essere considerato come segno di
non pericolosità degli alimenti OGM.
5.
Conclusioni
I
profili pato-fisiologici sono unici per ogni coltura/alimento OGM, il
che sottolinea la necessità di una valutazione della loro non
pericolosità caso per caso, come è largamente ammesso e sostenuto dai
legislatori. Non è possibile formulare dei commenti riguardo a
eventuali simili effetti tossici generali a livello subcronico per tutti
gli alimenti OGM. Tuttavia, per le tre varietà di mais OGM che hanno
costituito la base di questa indagine, sono stati riscontrati nuovi
effetti collaterali collegati al consumo di questi cereali, che sono
risultati sesso-specifici e spesso dose-specifici. Gli effetti hanno
coinvolto principalmente la funzionalità renale ed epatica, colpendo i
due maggiori organi coinvolti nella detossicazione alimentare, seppur
manifestando delle differenze tra i vari tipi di OGM. Inoltre, sono
stati frequentemente osservati alcuni effetti sulle cellule cardiache,
surrenali, spleniche ed ematiche. Dato che esistono normali differenze
di sesso nel metabolismo del fegato e dei reni, i disturbi assai
significativi dal punto di vista statistico della funzionalità di
questi organi, osservati nei ratti maschi e femmine, non possono essere
ritenuti insignificanti dal punto di vista biologico, come è stato
invece proposto da altri [4]. Concludiamo pertanto asserendo che i
nostri dati suggeriscono fortemente che queste varietà di mais OGM
inducono uno stato di tossicità epatorenale. Ciò può essere dovuto ai
nuovi pesticidi (erbicidi o insetticidi) presenti specificamente in ogni
tipo di mais OGM, sebbene non sia possibile escludere effetti metabolici
non previsti dovuti alle proprietà mutagene del processo di
trasformazione OGM [42]. Tutte e tre le varietà di mais OGM contengono
un residuo di pesticida distintamente differente, associato al loro
particolare evento OGM (glifosate e AMPA in NK 603, Cry1Ab modificato in
MON 810, Cry3Bb1 modificato in MON 863). Queste sostanze non sono
mai state parte integrante della dieta animale o umana e quindi non se
ne conoscono, al momento, le conseguenze sulla salute di coloro che le
consumano, specialmente per lunghi periodi. Inoltre, qualsiasi effetto collaterale legato
all’evento OGM sarà in ogni caso unico, dato che il sito di
inserimento transgenico e la gamma di mutazioni a livello genomico
differiranno tra i tre tipi di mais modificato. In conclusione, i dati
che abbiamo presentato raccomandano fortemente la necessità di
effettuare ulteriori studi alimentari su animali a lungo termine (fino a
2 anni) in almeno tre specie, preferibilmente anche multi-generazionali,
con il fine di fornire dati scientificamente validi e veritieri
relativamente agli effetti tossici acuti e cronici delle colture, degli
alimenti e dei prodotti OGM. La nostra analisi sottolinea che nel corso
di una ricerca investigativa occorre concentrarsi particolarmente su
reni e fegato, dato che si è osservato un impatto nettamente negativo
sulle funzionalità di questi organi nei ratti alimentati con le varietà
di mais OGM per soli 90 giorni.