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alimentazione
Una
piccola pianta contro l’industria saccariera
Corinne Smith*
– tratto da “L’Ecologist italiano” nr. 4
Originaria del Paraguay,
la Stevia
rebaudiana Bertoni presenta
delle foglie che hanno un potere dolcificante quaranta volte superiore a
quello dello zucchero.
La Stevioside
estratta dalla pianta è, a sua volta, trecento volte più
dolcificante!
La Stevia
è attualmente utilizzata come edulcorante in Giappone, in America
latina, in Cina, e come complemento alimentare negli Stati Uniti ma è...
proibita in Europa.
Un'alternativa
allo zucchero, ai dolcificanti di sintesi... e agli industriali del
settore?
La Stevia
rebaudiana Bertoni
fa parte della famiglia delle Asteracee e del genere Stevia che
raggruppa 154 specie. Questa pianta alta circa 60-
100 cm
, resistente e non selvatica, è originaria del nord-est del Paraguay.
Gli indiani Guaranì utilizzarono questa "erba dolce" fin dai
tempi precolombiani per dolcificare la loro bevanda principale, il màte.
Il nome della specie, "rebaudiana", le è stato conferito in
omaggio al chimico Rebaudi che per primo è riuscito ad isolare la
sostanza edulcorante contenuta nella pianta. Moises Bertoni, direttore
della facoltà di agraria di Asuncion in Paraguay, è stato invece il
primo a pubblicare una descrizione della pianta nel 1899, ma l'aveva
confusa con un'agrimonia e l'aveva chiamata infatti Eupatorium
rebaudiarium. E qualificativo "Bertoni" sarà accolto solo più
tardi, in seguito a ricerche portate avanti da botanici tedeschi che
hanno corretto l'errore. Si può comunque ascrivere a merito di Bertoní
il fatto che la sua "scoperta" ha facilitato la diffusione e
portato in tutto il mondo la fama della Stevia.
Così questa pianta, per il grandissimo potere dolcificante
delle sue foglie, è attualmente coltivata e commercializzata in
Paraguay, in Messico, in Brasile, in Giappone - dove è presente nel 50%
dei prodotti dolcificanti - in Cina, in Malesia e in Corea del Sud. Le
sue foglie sono lasciate seccare per essere poi ridotte ad una polvere
più o meno raffinata, che può essere verde o bianca. Il suo successo
commerciale in quei paesi è dovuto al grande potere dolcificante
conferitole dal composto molecolare "stevioside" che
rappresenta all'incirca il 10% della materia secca della pianta.
Commercializzazione
limitata
La Stevia
, molto popolare in
America Latina e in Asia, non può essere commercializzata in Europa;
non essendoci infatti mai stati dei consumi significativi di essa
all'interno dell'Unione Europea, è considerata fuori legge.
Le decisioni della Commissione Europea sono particolarmente
chiare:
la Stevia
, "pianta e foglie secche", non può essere messa sul mercato
come “alimento o ingrediente alimentare" (1) o come edulcorante
(2) - ma nulla ne vieta la commercializzazione come pianta ornamentale.
La Commissione
si basa non su
una presunta tossicità, ma sulla mancanza di dati disponibili.
Il deputato europeo Graham Watson in una petizione rivolta alla
Commissione (3) fa notare che i dati sono insufficienti sia per
autorizzare che per proibire definitivamente la commercializzazione
della Stevia a fini alimentari. Il commissario Byrne di rimando
sostiene, nella sua replica del 3 luglio del 2000, che possono esser
presentate nuove domande. In pratica, la decisone della Commissione ha
portato ad un quasi totale abbandono delle varie iniziative in favore
della Stevia in Europa e in particolare di un programma di coltivazione
di questa pianta nel sud Europa (4).
Tuttavia alcuni scienziati, come il Dottor Jan Geuns della
Università Cattolica di Lovanio, la cui richiesta di autorizzazione è
all'origine della presa di posizione da parte della Commissione, hanno
continuato le ricerche e sono categorici sull'innocuità della pianta.
Il dossier della Stevia potrebbe dunque essere riaperto, su pressione
scientifica e mediatica, visto che una società francese che distribuiva
polvere di Stevia è attualmente sotto processo.
La
Stevia
fa concorrenza ai dolcificanti
La Stevia
è una concorrente diretta dei dolcificanti di sintesi
poiché come questi non contiene calorie e ha un grande potere
dolcificante.
Anzi sembra che
la Stevia
non presenti rischi per la salute. La questione del possibile effetto
cancerogeno dei dolcificanti di sintesi è stata più volte sollevata.
7000 reclami contro l'aspartame sono stati inviati tra il 1982 e 1995
alla Food and Drug Administration (FDA) americana, mentre nessun reclamo
è mai stato registrato finora sulla Stevia.
Non esiste alcuno studio sulla salute degli Indiani Guaranì
che abbia sollevato dubbi riguardo ai possibili effetti negativi del
loro consumo quotidiano di 10 caraffe di màte dolcificato con
la Stevia. Può
essere
la Stevia
oggetto di censura? Negli Stati Uniti nel 1991
la FDA
aveva proibito l'uso della Stevia come additivo alimentare e ne aveva
vietata l'importazione. Sotto la pressione di consumatori e produttori,
la FDA
ha accettato nel 1995 di autorizzare la vendita della Stevia a titolo di
"complemento alimentare", ma la sua commercializzazione come
dolcificante è tuttora vietata.
La commercializzazione della Stevia è autorizzata in
Giappone e nei paesi dell'America Latina dove gli studi necessari a
consentire l'immissione sul mercato hanno determinato la sua innocuità.
E governo canadese sta sviluppando attualmente un programma scientifico
per incoraggiare la produzione della Stevia.
Un sostituto dello
zucchero
Certamente
la Stevia
è un concorrente per l'industria dello zucchero, dato che non è
calorica e può facilmente essere coltivata, come il basilico, da
chiunque per uso personale. L'Afssa ha raccomandato in un recente
rapporto una diminuzione del 25% nel consumo quotidiano di zucchero,
responsabile, almeno in parte, del sovrappeso che affligge, secondo
alcune stime, A 19% dei bambini.
E’ meglio trovare i glucidi negli zuccheri lenti, che si digeriscono e
si assimilano lentamente, favorendo l'aumento regolare e la
stabilizzazione del tasso di glucosio nel sangue. Secondo i sostenitori
della Stevia, questa pianta, diversamente dallo zucchero, presenta dei
vantaggi per la salute, come ad esempio la regolazione del diabete e
dell'ipoglicemia, a condizione di un consumo sufficiente di zuccheri
lenti che
la Stevia
non rimpiazza, permettendo però di soddisfare il nostro fabbisogno
profondo, e difficilmente eludibile, di zucchero.
Una pianta per uso
industriale?
La questione non si può ridurre tuttavia all'opposizione
tra gli zuccherifici chimici "grandi e cattivi" e i
"piccoli” produttori di Stevia, perché nei paesi in cui
la Stevia
è entrata nel mercato a pieno titolo, è diventata un prodotto
industriale come tutti gli altri. Così ad esempio nel 1970 il Giappone
ha bandito l'uso degli edulcoranti artificiali (aspartame e saccarina)
per motivi sanitari e nello stesso momento un consorzio giapponese
metteva a punto un metodo per l'estrazione dei glucosidi della Stevia.
Lo Stato giapponese ha allora autorizzato l'estratto di Stevia come
dolcificante alimentare e in questo paese l'estratto è ormai presente
in una grande quantità di prodotti agro-alimentarí: dalla salsa di
soia alle bevande gassate, dalla gomma da masticare alle focacce e ai
dolci di riso.
Se si vuole consumare
la Stevia
in Europa, dunque, il mezzo più sicuro per sfuggire alla logica
industriale è di coltivarsela da soli: le foglie si possono consumare
così come sono, al naturale!
Note
1
Decisione della Commissione del 22 febbraio del 2000
n'2000/196/CE relativa A rifiuto di autorizzazione di immissione sul
mercato della Stevia rebaudiana Bertoni: "pianta e foglie
secche" considerata come nuovo alimento o nuovo ingrediente
alimentare, in conformità alla normativa (CE) n'258/97 sugli alimenti
nuovi.
2
Commissione Europea, Scientific Committee on Food, CS/ADD/EDUL/167
finale, 17 giugno 1999, "Opinion on stevioside as eweetener".
3
Official Journal of the European Communities, written question E-
1466/00. Il documento è del
10 maggio del 2000, la risposta del Commissario Byrne è del 3 luglio
del 2000 e la pubblicazione del 18 aprile 2001.
4
Studio realizzato presso l'Istituto di tecniche agrarie
dell'Università di Hobenheim dal prof. Thomasjungbluth in
collaborazione con l'università di Algarve de Faro in Portogallo. Sito:
http://www.uni-hohen-heim.de
* Corinne Smith, editorialista dell’edizione francese de
L’Ecologiste