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“SCORIE” DI ORDINARIA FOLLIA...
“BALLE
NUCLEARI”!
10 BUONE RAGIONI PER AMBIRE AD UN FUTURO "SENZA SCORIE"...
“DISINFORMAZIONE
NUCLEARE”
Il 12/13 giugno saremo nuovamente
chiamati al voto sul nucleare, a 24 anni
di distanza dal primo plebiscitario referendum popolare sull'atomo.
Per chi si è già espresso nel 1987
sarà probabilmente facile (per non dire scontata!) la scelta a cui è
richiamato oggi, riconfermando
il proprio orientamento di voto.
Così, invece, non è per le nuove generazioni “de-ideologizzate”
che nel frattempo sono cresciute, chiamate per la prima volta
a “formarsi un'opinione” su un tema così complesso e delicato.
Il principale ostacolo per chiunque
voglia informarsi in maniera obiettiva sul nucleare è costituito dalla cronica “rozzezza” e superficialità
dell'informazione italiana (specie televisiva), il più delle volte
qualificabile:
- “insufficiente” (quanti
telespettatori conoscono con esattezza i quesiti referendari?);
- “contraddittoria” (quante volte si sentono riportare
analisi o citare dati tra loro inconciliabili, senza che un conduttore
imparziale aggiunga una mezza parola di "verità"?);
- e “faziosa” (quante volte opinionisti ed esperti -o
presunti tali!- danno l'impressione di abbracciare o rifiutare
“acriticamente” una tesi solo in base alla propria appartenenza
ideologica?).
Questo dossier antinucleare si
rivolge proprio a chiunque voglia
informarsi in maniera lucida e disincantata sui “pro” ed i
“contro” del nucleare, nella speranza di contribuire a spazzar
via alcuni dei più diffusi “luoghi comuni” alimentati ad arte da
una certa propaganda.
In ultima analisi, cercheremo di rispondere alle domande di fondo cui
tutti saremo chiamati il 12/13 giugno:
1- Quanto la scelta energetica
nucleare rappresenta un'opportunità e quanto una minaccia per l'Italia?
2- E come rispondere alla crescente domanda di energia del Paese?
NUCLEARE? LA
SCELTA SBAGLIATA!
ECCO "10" MOTIVI PER ESSERE CONTRARI ALLA "RISPOSTA
ATOMICA"...
PRIMO:
IL NUCLEARE E' “PERICOLOSO”!
Non esiste (e probabilmente non esisterà mai...) alcun
nucleare “sicuro”!
A sostenerlo è un italiano d'eccezione, il premio Nobel per la
fisica Carlo Rubbia, per il quale vi è addirittura un calcolo delle
probabilità per cui “ogni cento anni un incidente nucleare è
possibile”!
Il 26 aprile 1986 l'Umanità intera ha
conosciuto il volto peggiore dell'energia atomica: il più grande
incidente nucleare della storia, l’unico di
livello massimo ad oggi verificatosi (livello 7 nella scala INES).
Tutti, allora, hanno potuto vedere con
i propri occhi (per il tramite delle immagini sconvolgenti che le
televisioni trasmettevano da Cernobyl) gli effetti di un'esplosione
nucleare: la fuga di nubi di materiali radioattivi da un reattore, con
conseguente contaminazione dell'ambiente circostante (reso
irreparabilmente “invivibile” per migliaia di anni!).
Le nubi di Cernobyl, spinte dai venti, hanno addirittura raggiunto i
cieli di mezza Europa: l’Europa orientale, la Finlandia e la
Scandinavia!
Secondo
il rapporto 2006 del “Cernobyl Forum” (organismo dell'Onu comprendente,
tra le altre, l’IAEA, la FAO, la Banca Mondiale e l’OMS), sarebbero
legati con ragionevole certezza all’esplosione di Cernobyl almeno:
-
65 morti dirette;
-
4.000 casi di tumore alla tiroide (sviluppatisi
tra il 1987 ed il 2005 nella sola popolazione compresa tra i 0 e i 18
anni);
-
ed altri 4.000 casi di tumori e leucemie (che si stima si svilupperanno
ancora nell'arco dei prossimi 80 anni).
Il gruppo del Partito dei Verdi
Europeo, in realtà, ha contestato tali dati e stilato un rapporto
alternativo, denominato TORCH (ovvero “The Other Report on
Chernobyl”), il quale stima ulteriori 9.000 morti presunte:
- 4.000 fra i liquidatori, gli evacuati e la popolazione di Cernobyl;
- e 5.000 fra la popolazione residente in aree più debolmente
contaminate.
Un rapporto di Greenpeace, invece, fornisce addirittura la
stima di 100.000/270.000 vittime, fino ad arrivare alla cifra di “6
milioni” di morti per tumore fra tutta la popolazione mondiale!
I
più accesi sostenitori del nucleare tendono a “sminuire” queste
apocalittiche stime e a sottolineare, in ogni caso, come le vittime
dirette dell'incidente sarebbero poche decine (solo 65), mentre la
grandissima parte dei pazienti che hanno effettivamente contratto tumori
sarebbero ancora vivi (come a dire: "c'è sempre di peggio che
ammalarsi di tumore!").
Ma l'adozione del semplice
“principio di precauzione” non imporrebbe una maggiore cautela nel
propagandare certe “sicurezze” sul nucleare?
Dal
1987 i difensori dell'atomo hanno propagandato la tesi per la quale
un'altra Cernobyl sarebbe stata “irripetibile”: tutte le centrali del mondo, difatti, sarebbero state dotate di
nuovi e rafforzati sistemi di sicurezza sviluppati proprio sulla base
degli errori umani e tecnici commessi nell'ex centrale sovietica.
La
tragedia giapponese di Fukushima del marzo scorso, purtroppo, è l'amara controprova
di una incontestabile verità: non esiste alcuna tecnologia nucleare al
momento in grado di escludere "in termini assoluti" il rischio
di incidenti (legati a errori umani, a disfunzioni tecniche, a calamità
naturali... o ad atti terroristici!).
Come
dubitarne, del resto, nel momento in cui persino l'avanzatissimo Paese
del Sollevante si è trovato del tutto “impreparato” di fronte ad
uno dei tanti terremoti che lo colpiscono frequentemente (ma più
intenso del comune...) e ad una delle tante onde anomale che lo
tormentano da sempre (ma più alta del previsto)?!
A Fukushima la concomitanza di due calamità naturali (un terremoto ed
uno tzunami) hanno reso “ingovernabili” ben tre reattori: ad oggi si
è reso impossibile persino il recupero dei corpi delle vittime presenti
nelle aree più vicine alla centrale a causa degli eccessivi livelli di
radioattività!
I nuclearisti ripetono a piè sospinto che
l’altissima densità di reattori già presenti sul territorio francese
e su quello inglese testimonia come si possa convivere con il nucleare
con tutta tranquillità...
Cernobyl prima, Fukushima adesso, in
realtà, sono soltanto gli episodi più eclatanti di una lunga catena di
incidenti susseguitesi nell'arco della breve storia del nucleare: ogni
anno (senza che se ne dia nemmeno notizia alla pubblica opinione,
trattandosi di notizie spesso tenute segrete dalle autorità) sono
innumerevoli gli incidenti di minore portata che avvengono negli oltre
400 reattori disseminati in tutto il mondo!
Per
l'esattezza, negli ultimi 50 anni sono stati ben “130” gli incidenti
nucleari verificatisi!
Nella vicina Francia solo nel luglio del 2008 si sono
verificati ben 4 incidenti che hanno comportato rilascio di sostanze
radioattive nell'ambiente o contaminazioni ad esseri umani, dovuti a una
catena di malfunzionamenti e di negligenze umane (fonte: UNEP Year Book
2009, United Nations Environment Programme).
Dopo i fatti dell'11 settembre e l'escalation terroristica mondiale,
poi, un interrogativo dovrebbe destare la massima “allerta”: gli
impianti nucleari sono davvero "sicuri" contro ogni possibile
attacco terroristico?
Se la British Nuclear Fuel definisce semplicemente
“inimmaginabile” lo scenario di un aereo che si schianta su una
centrale, il MIT (“Massachusetts
Institute of Technology”), invece, si è
mostrato di diverso parere, affermando che il livello a cui gli
impianti nucleari possano essere in grado di resistere a possibili
attacchi terroristici deve ancora essere attestato!
La propaganda
nuclearista si fa forte della constatazione per cui le cd. centrali
nucleari di quarta (o ultima) generazione sarebbero molto più sicure
che quelle costruite in passato.
Quello che si
omette “volutamente” di ricordare, però, è che:
- le centrali che il Governo vorrebbero costruire in Italia non sono
affatto di quarta generazione, bensì solo di terza;
- anche la centrale di Cernobyl, a suo tempo, era considerata
“sicura”;
- anche il
Giappone, prima dell'incidente di Fukushima, era considerato una delle
potenze nucleari più “affidabili”;
- il rischio statistico di incidenti, anche se ridotto grazie ai
progressi della tecnologia, è in sé “ineliminabile”;
- e le centrali di ultima generazione, anche se riducono il rischio di
incidenti, nel caso questi si verificassero produrrebbero effetti ancora
più “disastrosi” che le vecchie centrali! Lo denuncia un'inchiesta
del quotidiano britannico “The Independent”, che ha rivelato il
contenuto di alcuni documenti di
natura industriale provenienti dalla azienda francese Edf (la stessa che
ha sottoscritto un accordo con l'Enel per la costruzione di centrali
nucleari in Italia) in base ai quali le centrali di quarta
generazione, nel caso di incidente, causerebbero una fuoriuscita di
radiazioni più consistente e pericolosa che in passato (si stima
che le perdite umane potrebbero essere “doppie” rispetto a quelle di
Cernobyl!).
I sostenitore del nucleare, puntando tutto sullo
spirito di “rassegnazione” della pubblica opinione, ripetono
ossessivamente che, nonostante l’Italia abbia chiuso col nucleare dal
1987, sono ben 13 le centrali straniere presenti ad un passo da casa
nostra (a meno di 200 km!), tra la Francia, la Svizzera, la Germania e
la Slovenia.
Tutto vero, purtroppo...
Ma ha senso immaginare di reagire alla paura di incidenti nucleari
oltreconfine costruendo centrali anche in casa nostra, così finendo col
rendere questa tragica possibilità ancor più statisticamente
probabile?!
Inoltre va
considerato anche il fatto che:
a- le conseguenze di
un incidente nucleare si riducono all'aumentare della distanza dalle
centrali (come dimostra il
caso Fukushima, dove è stata disposta l'evacuazione della popolazione
solo entro i 50km dall'incidente!);
b- ed, inoltre, in
caso di incidente oltreconfine le nostre Alpi (come dimostrato
dal caso Cernobyl) rappresentano comunque una parziale
barriera naturale contro l'avanzamento di nubi radioattive!
Perché
privarsi anche di quest'ultimo, flebile “baluardo”?!
SECONDO:
IL NUCLEARE PRODUCE SCORIE “INELIMINABILI”!
I nuclearisti
considerano l'atomo una fonte d'energia “pulita” (un'ottima
alternativa ai combustibili fossili) per il semplice fatto che non
produce “gas serra”.
Ciò è vero, fatto salvo il particolare di non poco conto per cui le
centrali atomiche generano anch'esse prodotti di scarto: le "scorie
nucleari", elementi altamente nocivi per l'uomo e per
l'ambiente che possono conservare alti livelli di radioattività per
migliaia di anni!
Verrebbe, così, da dire che, se il nucleare è una fonte
d'energia che non ha futuro, le sue scorie di futuro (radioattivo) ne
hanno fin troppo!
Attualmente non
esiste alcuna soluzione valida e definitiva al problema dello stoccaggio
e della gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo (la
scienza non è in grado né di distruggerle né di accelerare i periodi
di decadimento della loro radioattività).
Nonostante
tutto il problema resta: le scorie
prodotte vanno in ogni modo conservate per migliaia di anni!
La
soluzione per cui hanno optato gli Usa è l’immagazzinamento delle
scorie in profondità,
in appositi depositi (vere e proprie “discariche nucleari”) scavati
tra le rocce a 5 km di profondità.
Tappezzare
il Pianeta di “discariche radioattive” sotterranee,
però, non può essere la soluzione definitiva, non offrendo adeguate
garanzie di sicurezza: in un Pianeta in continua trasformazione
quale il nostro e sottoposto a incessanti stravolgimenti, cosa ci
rende sicuri del fatto che le cave sotterranee così create rimarranno
indenni ed intatte per millenni?
Alcuni geologi
americani, piuttosto, hanno lanciato un
preoccupato allarme in merito alla sicurezza di tali depositi
sotterranei: l’innalzamento esponenziale ed inarrestabile della
temperatura del sottosuolo rischierebbe, nel medio-lungo termine, di
causare un’esplosione dei fusti nucleari dovuta al loro eccessivo
surriscaldamento!
Questo è un
rischio (anche solo potenziale) che possiamo
correre?!
Anche
l'Italia ha una sua “eredità nucleare”: “60 mila metri cubi” di
scorie frutto dell'attività delle sue vecchie
centrali, tutte chiuse negli anni ’80.
Ancor
oggi gli Italiani pagano un prezzo per l'avventata scelta nuclearista
fatta a suo tempo dal Paese: “50 milioni di euro” è il costo
annuo a carico dello Stato italiano per la loro conservazione delle sue
scorie (costo che paghiamo tutti
alla voce A2 della bolletta
dell'Enel!).
Come immaginare un “ritorno al
nucleare” quando in Italia è ancora irrisolto il problema dello
stoccaggio dei rifiuti delle centrali degli anni ‘60?!
TERZO:
IL COMBUSTIBILE NUCLEARE E' DESTINATO AD ESAURIRSI!
Purtroppo è
un elemento (al pari dei combustibili fossili) “limitato”
in natura, perciò destinato ad esaurirsi negli anni (ad un ritmo
crescente all'aumentare della domanda nucleare).
Non esistono stime ufficiali sull’estrazione annuale di uranio (dati
tutti coperti dal segreto militare o di Stato) ma, secondo
un rapporto dell’“Energy Watch Group” (istituito da un gruppo di
parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed
economisti), l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni
(entro il 2050!).
A questo insanabile inconveniente i sostenitori
della scelta nucleare obiettano che:
1- i reattori di quarta generazione
(“autofertilizzanti”) sarebbero in grado di moltiplicare la capacità
di utilizzo dell’uranio;
2- e i reattori al “torio 232” utilizzano come combustibile un
elemento naturale ampiamente diffuso sulla superficie terrestre, tanto
da permettere un'autonomia energetica di oltre 200 anni.
Resta, in ogni caso, un'ovvia constatazione da
fare: le centrali nucleari la cui costruzione è prevista in Italia sono
solo di terza generazione (niente a che vedere, dunque, con le centrali
di ultima generazione -che non entreranno in servizio prima che tra
trent’anni- o con quelle al torio -che esistono solo in forma
sperimentale!-).
E’ razionale, lungimirante,
conveniente, allora, elaborare piani energetici
futuri sulla base di una materia prima “senza futuro”?!
QUARTO:
IL NUCLEARE E' “ANTIECONOMICO”!
Prescindendo
dai rischi e pericoli connessi a tale scelta, investire sull'energia
nucleare è economicamente conveniente (e sostenibile)?
Se analizziamo
gli enormi costi connessi la risposta è una sola: “No”!
Quando
si parla di “costo del nucleare”, difatti, spesso si
commette un imperdonabile errore (o “mistificazione!): riportare un
solo dato, ossia il costo attuale di 1 KW di energia elettrica prodotto
tramite il nucleare (che risulterebbe più conveniente rispetto a un
pari KW prodotto tramite qualsiasi altra fonti di energia
rinnovabile...).
Questo
dato,
però, rivela solo una mezza (per non dire “falsa”!) verità: fa
riferimento ai soli costi “attuali” (di costruzione e
funzionamento delle centrali) senza tener conto anche dei costi
“futuri” che la scelta nucleare ineluttabilmente comporta,
quali:
1-
il costante e progressivo aumento del prezzo del combustibile nucleare,
legato al progressivo esaurirsi in natura dell'uranio
(di contro, il costo dell'energia rinnovabile, oggi elevato, potrà
considerevolmente ridursi negli anni grazie alla sua diffusione su larga
scala, ad adeguate politiche governative di incentivo ed all'utilizzo di
nuovi impianti funzionanti con tecnologie oggi solo in fase di sviluppo
ma domani possibilmente disponibili!);
2- ed i costi
futuri di dismissione e smantellamento degli impianti nucleari e di
gestione e conservazione delle scorie prodotte!
Per
farsi un'idea, basti pensare che:
-
smantellare una centrale può costare da 400 milioni di
euro (per un reattore raffreddato ad acqua da 1000 MW) fino a
“2 miliardi di euro” (per i reattori raffreddati a gas);
-
mentre smaltire le scorie radioattive è costato ad oggi agli
Stati Uniti qualcosa come “5,4 miliardi di euro” soltanto in studi e
progetti di fattibilità per individuare i siti di stoccaggio adeguati (mentre
si prevede che la ricerca, costruzione e messa in opera del sito
individuato finora, nel deserto del Nevada, costerà diverse
“decine di miliardi di euro”, secondo le stime del Dipartimento
dell'Ambiente degli Stati Uniti).
L’industria nucleare,
in conclusione, è un'impresa “anti-economica” (destinata ad
operare “in perdita”), essendo elevatissimi:
I- sia i costi “preliminari” (di
realizzazione degli impianti, stimati in almeno 5 miliardi di euro
per ogni centrale);
II- sia i costi “attuali” (di
gestione delle centrali);
III- sia i costi “futuri” (di
smantellamento e bonifica degli impianti al
termine della loro breve attività e di gestione e deposito delle
scorie).
Tutti costi, per intendersi, destinati a pesare sulle tasche della
collettività (sulle generazioni future!), non essendo sostenibili
da nessuna azienda privata (l'intervento dello Stato a copertura delle
spese risulta inevitabile!).
Qual è il vantaggio per le famiglie, allora, di ricorrere al nucleare?!
LOCALIZZARE IMPIANTI NUCLEARI IN ITALIA RISULTA UNA "MISSION
IMPOSSIBLE"!
L'Italia
(stretta penisola densamente popolata, altamente sismica e
geologicamente instabile) risulta un territorio idoneo all'installazione
di impianti nucleari "in piena sicurezza"?
Prima di Fukushima, probabilmente, si sarebbe detto di si pensando
all'esempio del Giappone...
E adesso?
Secondo gli
esperti, l'unica regione sismicamente sicura d'Italia risulterebbe la
Valle Padana.
Ma il popolo
della Lega sarà disponibile a trasformare le proprie verdi valli in una
“polveriera nucleare”?!
I cittadini
italiani sarebbero disponibili ad accettare la realizzazione di centrali
alla periferia delle proprie città?
Ricordando le
veementi proteste di popolo avutesi in Campania contro la costruzione di
nuove discariche, a Vicenza contro l’ampliamento di una base militare
ed in Val d'Aosta contro la costruzione della Tav (che hanno richiesto
finanche l'intervento dell'esercito!), qualcuno osa immaginare come
reagirebbero le comunità locali alla notizia della costruzione di una
centrale nucleare o di un deposito di scorie radioattive?!
Infine, gli
amministratori locali di quegli stessi partiti di governo fautori del
“ritorno all'atomo” sarebbero disponibili, come logica coerenza,
ad accogliere nei propri territori un impianto nucleare?!
E' stato sufficiente, in realtà, che il ministro dello Sviluppo
Economico, Paolo Romani, prefigurasse la probabilità di costruire una
centrale in Lombardia perché si alzasse una "levata di scudi"
da parte dei governatori Formigoni (Pdl) e Cota (Lega), seguiti a ruota
da tutti gli altri presidenti di regione del centrodestra!
Ma come può il
Governo credere di convincere gli Italiani della “bontà” della
propria scelta nucleare se non appare in grado nemmeno di convincere i
propri rappresentanti nel territorio?!
SESTO:
LA REALIZZAZIONE DI UNA CENTRALE NUCLEARE RICHIEDE TEMPI LUNGHISSIMI!
L'IAEA stima i tempi
di costruzione di una centrale nucleare in 5 anni.
Tale dato, però, non deve trarre in inganno: il tempo “effettivo”
di realizzazione degli impianti è molto maggiore!
Aggiungendo il tempo necessario a ottenere permessi, autorizzazioni e
valutazioni di impatto ambientale nonché quello per i lavori di
connessione alla rete elettrica, difatti, i tempi reali si attestano
in media sui “200 mesi” (16,6 anni!).
Se, dunque, il 12/13 giugno non
prevalessero i "Si" al Referendum e, conseguentemente,
il Paese spianasse la strada ai "piani nucleari" del Governo,
le quattro centrali preannunciate (sempre che fossero rispettati dalle
imprese esecutrici i tempi previsti per la consegna dei lavori ed i
costi preventivati) entrerebbero in funzione “non prima del 2027”!
Il tutto per soddisfare
solo il “5/6% del fabbisogno energetico nazionale”!
“Cui prodest”?!
Bastano questi
numeri per ritenere il piano nucleare del Governo una pura e semplice
“follia”!
SETTIMO:
IL NUCLEARE NON GARANTISCE ALCUNA “INDIPENDENZA ENERGETICA”!
Anche qualora il
nucleare si realizzasse, l'Italia:
1- continuerà ad aver bisogno d'importare dall'estero petrolio per i
trasporti e gas per i riscaldamenti (il nucleare, difatti, produce solo elettricità
e non viene usato per alimentare il settore dei trasporti ed il
riscaldamento degli edifici. Lo dimostra il fatto che la Francia, leader
nel settore nucleare, ha consumi pro-capite di petrolio addirittura
superiori a quelli italiani!);
2- e, per
di più, diverrebbe “totalmente dipendente” dall’estero anche
per l'approvvigionamento di uranio e per la tecnologia nucleare (dal
nostro Paese ormai del tutto abbandonata...).
IL NUCLEARE NON COMPORTA ALCUNO SVILUPPO OCCUPAZIONALE!
Il settore
nucleare genera minori benefici in termini occupazionali (quindi sociali) rispetto al
comparto delle energie alternative.
Una centrale in
costruzione, difatti, produce
solo “3.000” posti di lavoro (che si riducono a “300” nella fase
di esercizio!).
Greenpeace, invece, stima che l'occupazione
indotta dallo sviluppo delle energie rinnovabili sia 10/15 volte
maggiore rispetto a quella indotta dal nucleare:
- la Germania
può vantare in soli 10 anni “350.000” addetti nel settore delle
rinnovabili (contro i 30 mila delle sue 17 centrali nucleari!);
- mentre l'Italia, pur essendo ancora molto indietro
rispetto ad altri paesi, nel solo settore fotovoltaico ha già
prodotto “120 mila” nuovi posti di lavoro negli ultimi anni (e,
secondo l'“Asso Energie Future”, potrebbe creare
all’incirca “200 mila” posti di lavoro nei prossimi 9 anni!).
In un Paese in
cui 1 giovane su 3 non trova lavoro ed il settore delle rinnovabili
appare forse l'unico “dinamico” nonostante la crisi economica, perché
non investire sulla “green economy” quale volano di crescita e
sviluppo?
Perché non
scommettere su un nuovo “Rinascimento verde”?
NONO:
IL NUCLEARE E' UN'OPZIONE POLITICAMENTE “SENZA FUTURO”!
Mentre
il Governo italiano si mostra impegnato a giustificare le ragioni di un
“ritorno al passato”, il resto del mondo (sostanzialmente con
la sola eccezione della Cina) viaggia “controcorrente”, guardando
con più attenzione alle energie del futuro:
1-
il presidente Barak Obama ha vinto le elezioni americane promettendo il
miracolo di una “green economy”
(nel suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione si è spinto a
promettere che entro il 2035 l’80% dell’elettricità americana
proverrà da fonti di energia pulita ed entro il 2015 gli Usa diverranno
il primo paese ad avere 1 milione di veicoli elettrici su strada!);
2- il governo spagnolo di Zapatero ha incentivato
uno sviluppo esponenziale delle fonti energetiche “pulite” (tale da renderle competitive con le fonti
tradizionali!);
3- la cancelliere Merkel
ha deciso lo stop di tutti i reattori entro il 2022 (promettendo che
entro il 2050 l'80% dell'energia tedesca arriverà da eolico e
fotovoltaico!);
4- il governo svizzero ha annunciato l'intenzione
di abbandonare progressivamente il programma energetico nucleare;
5- e persino il Giappone,
ovviamente dopo il disastro di Fukushima, ha comunicato di voler
rinunciare presto al nucleare (il Primo Ministro, Naoto Kan, sta
considerando l'ipotesi di imporre a tutti gli edifici di nuova
costruzione l’installazione di pannelli solari entro il 2030!).
Cosa spinge,
allora, il Governo italiano a continuare a puntare lo sguardo
sull'atomo?
Quale senso avrebbe investire risorse
per costruire centrali che entrerebbero in funzione solo quando le
restanti centrali di mezza Europa saranno in fase di smantellamento?!
Se davvero il nucleare fosse una fonte d'energia
“conveniente”, inoltre, come mai solo
il 6% dell’energia mondiale viene prodotta dall'atomo?
E se sul serio il ritorno al nucleare
fosse una scelta “obbligata”, perché mai la più grande potenza
industriale d'Europa, la Germania, potrà farne a meno?
L'Italia è stata tra i primi paesi
industrializzati ad uscire dall’atomo, in un periodo nel quale il
resto del mondo guardava “con interesse” a tale fonte di energia.
Se oggi è il resto del mondo a guardare “con sospetto” al nucleare,
perché mai l'Italia dovrebbe proseguire la sua “politica del
gambero”?
DECIMO:
IL NUCLEARE E' STATO “BOCCIATO” DAI CITTADINI!
Gli
italiani hanno già detto la loro sul nucleare, con la plebiscitaria
consultazione referendaria del 1987.
Ancor oggi, inoltre, tutti i sondaggi rivelano che la
maggioranza della pubblica opinione è rimasta contraria alla scelta
nucleare!
Ecco perché la
volontà governativa di imporre al Paese il nucleare pur in
contrapposizione ad una volontà popolare di segno dichiaratamente
opposto risulta essere una scelta politica eversiva,
“antidemocratica”!
Una norma di legge introdotta dal
Governo Berlusconi nel 2009 prevede finanche “l’uso
dell’esercito” per realizzare le previste centrali nucleari
(per imporre alle comunità locali la costruzione di futuri impianti).
Si tratta della volontà di “forzare
la mano”, di una scelta quantomeno “irresponsabile”, destinata
a generare inevitabili conflitti istituzionali e sociali qualora venisse
attuata!
Una ragione in più perché il prossimo
12/13 giugno i cittadini si rechino alle urne per confermare con un
“Si” il loro “No” al nucleare!
Gaspare Serra
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