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Come nasce la Repubblica? (parte II)
Rosa Alba Amico

Casarrubea conclude cosi ad ulteriore chiarezza “ Non c’era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SISS via Appia, Roma., consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo Giannuli. Il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale repubblichina di Salò, rispondente al nome di MARTINA (non so se è vivo, speriamo che la voce non gli arrivi), il quale aveva a sua disposizione appunto un nucleo, da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che dietro di lui forse c’era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca. Perché noi ci siamo rotti l’anima per trovare nomi, cognomi, piste e indirizzi che ci aiutino in un percorso di superamento della Sicilia misteriosa, affinché ciascuno abbia la competenza e la consapevolezza di ciò che realmente è accaduto”. E’il turno dello storico Giuseppe Carlo Marino, quinto intervento al dibattito. Il grande tema del libro di Tranfaglia. “E’una raccolta di documenti notevoli, questo il suo merito fondamentale, che lancia una serie di spunti e di ipotesi interpretative con l’intento di mobilitare curiosità. Un titolo, Come nasce la Repubblica, non soltanto ad effetto. Mi pare che voglia dire che la nostra Repubblica nasce circondata e permeata dal mistero.Con il quale noi storici ci confrontiamo costantemente, come i filosofi fanno nella ricerca dell’essenza, della cosa in sé. E qual è la cosa in sé, l’essenza della storia della Repubblica? Probabilmente esiste ma esiste al di là di quello che finora è stato scritto e di quello che ancora sappiamo. 

Il rapporto con il mistero che abbiamo come storici è il rapporto faticoso e difficile, come archivi chiusi, documenti smarriti, testimonianze reticenti. E’ con tutto questo che ci troviamo a lottare, la ricerca delle tracce, degli indizi e dagli indizi possiamo arrivare alla costruzione di sensate ipotesi interpretative, che  rappresentano, al di là della verità assoluta, qualcosa di più rispetto al già detto, al sentito, al conosciuto e comunque una spia storiografica a cercare ancora. Questo è l’impegno della costruzione alla verità e mi pare che il libro sia funzionale a un obiettivo di questo tipo. ”Cita una sua personale esperienza di scrittore degli eventi della storia d’Italia. Strage di Portella della Ginestre. Si trova di fronte un giovane di 24 anni, Salvatore Giuliano, un uomo di poca cultura, che di colpo diventa filo-americano di ferro e si sente autorizzato a scrivere a Truman, dove si proclama capo di un esercito di guerriglieri pronti a scendere in campo per la difesa della democrazia minacciata dai comunisti. Ma chi aveva messo addosso a questo contadinotto, ignorante, una casacca di anticomunismo e addirittura una casacca di guerrigliero per la democrazia? Usa nelle lettere un linguaggio da Intelligence, da servizi. Qualcuno gliele aveva scritte queste lettere agli americani con questa terminologia: democrazia, lotta per la libertà, il comunismo minaccia le libertà dell’occidente. “La CANEA ROSSA è un termine che trovo nei documenti dei servizi e in affermazioni attribuite ai fascisti. Anche Giuliano parla di Canea Rossa. 
Non mi convinceva che questo fosse diventato di colpo un esemplare di fiero anticomunista per sua scelta personale, per sua evoluzione ideologica. Così come non mi convinceva il fatto che a sparare sui contadini fosse stato solo lui. Lui in fondo era il Robin Hood dei contadini. Come poteva trasformarsi di colpo in giustiziere, da uomo del popolo diventare uno che spara sul popolo? Si da perdere la faccia, di buttare a mare la sua personale tradizione di bandito! E non mi convinceva neanche che la responsabilità esclusiva della strage fosse solo della mafia. In realtà scopro che scopo della strage era quello di creare una grande provocazione per potere buttare i comunisti fuori dalla legalità. Un’operazione che fa parte di una strategia mediterranea dell’imperialismo americano. I fatti siciliani vanno collegati ad uno scenario più vasto, come testimoniano le lettere di Montalbano a Palmiro Togliatti. 

I due grandi leaders della storia politica nazionale, Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, sono entrambi consapevoli del fatto che l’Italia vive una condizione di libertà vigilata. Entrambi sono consapevoli delle condizioni terribili della sovranità limitata”. Lo storico conclude il suo intervento spiegando che la sovranità limitata in quel periodo era una doppia sovranità limitata.  Non soltanto quindi nei confronti dell’impero informazione degli USA ma anche nei confronti del Vaticano, che era la struttura portante, dominante della società italiana. Aveva in mano la società italiana. Doppia sovranità limitata. E in questi giochi s’inserivano vari personaggi. Come Giulio Andreotti, che in una lettera ai servizi segreti americani OSS il 19 febbraio scriveva alcune rivelazioni fatte da De Gasperi. Era quindi un informatore dell’OSS (ufficio dei servizi strategici), l’odierna CIA. Ed era contestualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Qualcuno lo aveva messo a fianco di De Gasperi per controllare e riferire che cosa stava facendo. E De Gasperi lo sapeva benissimo! Atro episodio emblematico. Pio 12°, anticomunista in modo feroce ma siamo nel ’46 e non esclude la possibilità che i comunisti, i socialisti e la democrazia cristiana si presentino insieme alle elezioni, purché il partito comunista e socialista siano considerati un partito solo, in modo da garantire alla DC pari rappresentanti rispetto ai due partiti della sinistra. Stupefacente infine il fatto che la Sicilia, l’autonomia siciliana, nasce dalle lotti popolari  e dagli impegni di massa e però fu anche decisa e sostenuta a tavolino da un incontro dell’Alta mafia, di cui esiste un documento assai esplicito. E’ stato un verbale, che ne conteneva un altro, del console americano Alfred T. Nester (console a Palermo dal ’44 fino alla fine del ’46). Questo documento conferma quanto detto. “Confrontiamoci col mistero e probabilmente la nostra consapevolezza della realtà e la nostra attrezzatura su come affrontarla migliorerà”.Le conclusioni a Nicola Tranfaglia. 

Il quale ringrazia la Facoltà di Lettere e Salvatore Lupo per avere organizzato a Palermo questo dibattito, che a lui stava molto a cuore. Non soltanto perché la Sicilia è al centro di questa Antologia di documenti ma anche perché dimostra l’importanza del fatto che la Sicilia sia stata la prima regione italiana separata, dopo la caduta del fascismo. L’Antologia fornisce a tutti gli studiosi, non solo italiani, la possibilità di partire da questi documenti  e dalle note che sono state scritte ai documenti per andare avanti nella ricerca. Il problema del ruolo di Giulio Valerio Borghese e dei fascisti. Non dei neofascisti. “Perché questi erano fascisti e lo sono rimasti dopo la liberazione, in tutta la fase di lotta al partito comunista, che si è svolta in Italia in quegli anni. Io non credo affatto che con la situazione italiana tra il 1945 e il 1951 non ci sia stata nessuna attività di questi gruppi. Ne abbiamo tracce sia negli archivi italiani che nella memorialistica di attività che vengono svolte da questi gruppi. E Borghese è un personaggio importante, di cui non abbiamo una storia critica. Andrebbe studiato meglio e di più. E’un uomo che aveva tutta una serie di competenze tecniche, è un uomo che aveva dietro questa Decima Massa, con un vincolo di fedeltà molto forte al comandante. E Borghese, non bisogna dimenticarlo, è poi l’uomo che nel 1970 arriva vicino al golpe. E si ferma soltanto dopo aver ricevuto una telefonata, su cui non riferirà mai che ha la forza da indurlo a tornare indietro. Questo è un altro fatto storico che non possiamo ignorare della storia italiana. Quindi dobbiamo andare avanti nella ricerca”. Tranfaglia rende omaggio al sistema democratico americano che ha permesso la desecretazione ogni anno di nuovi documenti. Mentre in Italia i documenti dei servizi segreti non sono disponibili, esiste ancora il segreto di Stato. L’unico tentativo di eliminarlo venne fatto da Prodi, Presidente del Consiglio nel 1998, che inviò una direttiva alle amministrazioni dello Stato di abolire i vincoli alla consultabilità degli atti. Ma gran parte della amministrazione dello Stato non rispose a Prodi e comunque non rese affatto disponibile la documentazione, utile per capire tutta una serie di elementi e retroscena della nostra Storia. 

“Soltanto l’anno scorso è stato girato dalla parte giusta - ci ricorda Tranfaglia - l’armadio della vergogna, in cui c’erano tutti i fascicoli contro i criminali nazisti e fascisti, messi da parte perché non si facesse alcun processo. E quando si dice che i ministri italiani degli anni ’50, in modo particolare i ministri della Difesa e dell’Interno, del governo Scelba, avevano dato ordine ai Procuratori generali (che lo hanno accolto) di girare dall’altra parte l’armadio dei procedimenti penali iniziate nelle istruttorie….ebbene, voglio dire, non si è fatto soltanto per la Germania, alleata degli Stati Uniti, ma perché li’ c’erano una serie di fascicoli sui generali e militari italiani che erano stati reintegrati nelle loro cariche ed erano in attività nell’esercito italiano. Per quanto riguarda il peso dell’associazione mafiosa, devo registrare che è accertato  che l’associazione mafiosa ha avuto un ruolo notevole nei sindaci  che sono stati messi in Sicilia, dopo lo sbarco. E dunque d’accordo con gli americani. E che dire di Angleton, capo dei servizi segreti americani? Un personaggio che ha un rilievo nella storia degli Stati Uniti del secondo dopoguerra. Repubblicano, massone e fascista come suo padre, che era stato Presidente della Camera di commercio italo-americana di Milano. E arriva in Sicilia con un piano molto preciso, nella direzione dell’anticomunismo e dell’utilizzazione dei fascisti. Un aspetto importante dell’Antologia è quello che riguarda la riorganizzazione dei fascisti in Sicilia. C’è un capitolo molto ampio di documenti che dimostra da una parte che i fascisti si riorganizzano ben prima della fondazione di organizzazioni politiche neofasciste e dall’altra che l’arrivo in Sicilia non solo di meridionali ma anche di puri settentrionali fa si che questi abbiano un ruolo notevole in tutta la lotta che la destra organizza contro la sinistra, contro i comunisti. Su questo esisteva soltanto un libro di Michele Fatica intitolato “Il fascismo clandestino”che aveva potuto utilizzare solo documenti italiani per fare un passo avanti nello studio dell’organizzazione del fascismo, dopo il ’45 e la sua attività tra il ’45 e il ’48.” Tranfaglia è tra quelli che ha diretto la Storia dell’Italia Repubblicana, pubblicata da Einaudi alla fine degli anni ’90. “A noi tutti sembra ormai evidente un elemento importante, la tesi della DOPPIA REALTA’ E DEL DOPPIO STATO, valida per gli studi  sull’Italia contemporanea. Per far capire come noi entriamo a far parte di un sistema politico internazionale che sicuramente, almeno fino all’89, forse anche oltre ha avuto un peso rilevante su quella che è stata la nostra stessa storia nazionale. 

Parte I


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