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Come nasce la Repubblica? (parte I)
Rosa Alba Amico

La relazione di Nicola Tranfaglia al convegno di Palermo sui rapporti tra mafia, Vaticano e neofascismo nei documenti americani e italiani 1943-1947

Palermo 3 giugno. La sede del convegno è l’Aula magna della Facoltà di Lettere, il padrone di casa il preside Giovanni Ruffini, che con Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea è l’artefice di questo incontro, che vede seduti ad un tavolo storici e studiosi, impegnati a fare luce sulla verità dei fatti che riguardano la storia della nascita della nostra Repubblica, tra luci e ombre. Un’Aula magna gremita di gente di tutte la fasce di età, accomunate dal desiderio di recuperare la memoria storica, quella che permette ad ognuno di noi di guardare al futuro con le idee chiare. E in quest’ottica si inquadra la bella Antologia di Nicola Tranfaglia, silloge, documentario attento e accurato sulla nascita della Repubblica italiana e la Sicilia è al centro di questa antologia di documenti, utile per capire tale evento storico. Il primo intervento è quello del professore Lupo, attento studioso di quel periodo che ha segnato la nostra storia. 
“La repubblica italiana- esordisce- , la nuova Italia non nasce indipendente ma sotto l’occupazione americana, che ci fa capire come la resistenza al fascismo abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l’Italia resta un paese soggetto a tale occupazione che perdura dal ’44 al 47’e poi segna il passaggio del nostro paese al Patto Atlantico”. La sua formula del “doppio Stato con una doppia fedeltà” è interessante, indica accordi segreti tra un pezzo di Stato italiano e i servizi segreti americani. L’Italia si presenta come un paese sconfitto e l’Italia nel mezzogiorno non è certo un’Italia resistenziale. I tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il 46’, non è la resistenza italiana al fascismo. Nel Mezzogiorno di fatto non c’è stata la resistenza, quindi da qusto punto di vista il sud  non riflette e non rappresenta i partiti di massa: socialisti, comunisti e cattolici. “Questo il contesto- dice Lupo- nel quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per sconfiggere il nemico comune, i comunisti! Ecco quindi dopo la guerra la nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla Decima Massa. Il personaggio Paolo Borghese, esperto conoscitore di tecniche di sabotaggio navale si lega a tale tentativo”. 

Si arriva al PACTUM SCELERIS, lo scellerato accordo tra mafia e americani per lo sbarco in Sicilia degli alleati. I documenti scoperti in tal senso indicano chiaramente questo elemento. Gli americani non sanno che cos’è  la mafia ma la cercano per avere ordine e utilizzare il minor numero di soldati. Il loro modello è quello di una società primitiva, che in realtà si presenta complessa e genera conflitti. Il ricorso all’Alta mafia è un punto di partenza, si presenta  come una destra separatista, filo fascista. E il mandato viene dato a Salvatore Giuliano, bandita separatista e fascista! Bandito per noi, colonnello per gli americani! Occorre creare un accordo tra destra e democrazia e per saldare tale accordo, per costruire questa logica, la strage di Portella della Ginestra! I conti storici tornano, le carte parlano chiaro: l’intenzione americana era quella di organizzare movimenti neo fascisti a vantaggio di quella causa, quindi guardano con accondiscendenza all’Alta mafia e alla destra separatista. L’alta mafia è un movimento politico, gli americani cercano la classe dirigente, la intravedono prima nella mafia e poi nella chiesa. “ L’asse tra America e la destra- conclude Lupo- sta alla base della nascita della nostra Repubblica ma era davvero così democratica?” Lo studioso Ernesto Burgio, il secondo ad intervenire al dibattito, esordisce dicendo che l’analisi fatta da Lupo è seria e documentata. I documenti americani e italiani, che vanno dal 1943 al 1947, presi in esame dimostrano i rapporti che intercorsero tra Borghese e personaggi americani e lo stesso Andreotti, legato ai servizi segreti americani fin dal 1946. Un altro principe risulta citato, Valerio Pignatelli, che si trova a coordinare una serie d’ informatori al sud. Sbarco degli americani e strage di Portella della Ginestra: stessa regia occulta! I documenti dimostrano i collegamenti tra Cosa nostra americana e la mafia siciliana e i servizi segreti. Questi i giochi di potere, sbarco e strage, i due eventi sono complementari, s’inquadrano nello scenario della mafia locale e và oltre. 

“E’la prima strage di Stato quella di Portella della Ginestra”- Burgio è categorico- personaggi oscuri come Borghese, Pignatelli, il principe Alliata erano collegati ai servizi segreti americani!”. In 60 anni di storia risulta evidente la strategia imperiale dell’America. Ancora oggi tragicamente attuale. Lino Buscemi, il terzo studioso ad intervenire, punta il dito contro la censura di entrambi i paesi “Abbiamo avuto negati per decenni l’accesso a queste carte e misteri da chiarire ce ne sono ancora molti. Il ruolo della mafia nello sbarco in Sicilia degli americani era quello di controllare il territorio, per mantenere l’ordine e creare una classe dirigente vicina alle loro aspettative. La prima vera strage dell’Italia liberale fu quella di Portella della Ginestra, 24 morti, strage di Stato, con un piano politico mafioso!”. La strategia della tensione in rapporto alla posizione strategica della Sicilia, in un’area del Mediterraneo da tenere sotto controllo. Ci fu L’ordine di dire ai signori mafiosi, ai separatisti: sbloccatevi! Il separatismo non lo possiamo accettare. E sono gli Anglo- americani che consigliano di fondare un fronte autonomista, preludio alla concessione della grande autonomia regionale, che noi tutti conosciamo e che soddisfa grandemente le esigenze di “autogoverno”. E’un periodo truce, oscuro per la storia e tali cose sono avvenute col silenzio colpevole di chi in quel momento aveva il dovere d’intervenire. Ci sono due lettere del segretario comunista Montalbano indirizzate a Togliatti, il 27 ottobre del ’44, lettere rimaste senza risposta e poi sottratte all’attenzione degli studiosi. La strage di Portella doveva essere rimossa, non ci doveva essere alcuna risposta da parte del primo ministro della Repubblica. Poi l’Alta mafia sono diventati sottosegretari di Stato, deputati, senatori, tutte “onorevoli” persone! Un vero riciclaggio e l’avviso dell’Alta mafia è chiaro: se il governo italiano non si prende cura della Sicilia, ci saranno altra stragi. Si fece credere ai separatisti che la Sicilia poteva diventare la 49 stella americana.  Se non si ha memoria di questo, dice Ugo Oietti, un grande scrittore d’inizio secolo, il popolo italiano è un popolo di contemporanei! Perché non ha memoria. La testimonianza di un altro studioso dell’argomento, Giuseppe Casarrubea, preside di una scuola media a Partinico, il quarto ad intervenire al simposio. Procede per punti. 

Sono sei, estremamente importanti. Il primo riguarda la questione degli agenti. “ Nella Sicilia degli anni che vanno dal ’43 al ’48, gli agenti hanno una funzione abbastanza decisa. Sono ben pagati dal dipartimento di Stato americano per non vanificare l’esperienza dell’occupazione. Questi signori sono citati ampliamente nell’Antologia di Tranfaglia, che rappresenta per noi studiosi dei fatti un incipit, una fase di avvio preliminare per future ricerche. Il suo libro, infatti, non è un libro che conclude ma che apre un percorso, che è fondato sotto il profilo scientifico, in quanto ci sono corrispondenze di fonti, che vengo a certificare”. A titolo esemplificativo Casarrubea cita, come conferma alle ipotesi formulate nella documentazione, un rappresentante della Decima Massa, un tale Nino Cuttazzoni (spero che la voce non gli arrivi, ndr) , che comandava il battaglione Pega, un battaglione ricavato dalla Decima Massa, ultrà specializzato in certe operazioni. Con l’obiettivo non tecnico ma politico del sabotaggio, con l’uso di strumentazione tecnica, funzionale al raggiungimento dell’obiettivo politico. Che nel caso specifico era la lotta contro il partito comunista. Uomo quindi della destra ultrà, che dà vita ad un esercito clandestino anticomunista. Scrive infatti: Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud! 
Altro esempio. Altro nome. “Da altri documenti sappiamo che il battaglione Vega aveva al suo interno un personaggio di nome Salvatore Sapienza, di Montelepre, che si esercita come parà a Verona e che è imparentato con alcuni membri della banda monteleprina, tra cui Giuseppe Sapienza. Questo signore se ne stava a Verona e per circa 8 mesi si era esercitato nell’uso delle armi  per guidare i gruppi dei battaglioni Vega, certamente presenti in Sicilia, anche con un altro personaggio citato dai documenti, un certo Fortunato Colbani (speriamo che la voce non gli arrivi, ndr). L’Alta Mafia non solo è presente in Sicilia con Calò Vizzini, Genco Russo etc.. Ci sono anche nomi di persone autorevoli saliti poi ai vertici del comando! Questi signori che sono dell’Alta mafia fanno un’operazione importante sotto la  guida del generale Giuseppe Castellano,  quello che firma l’armistizio e poi dà origine alla nascita del percorso statuale in loco. Questo signore convoca tutti i capi mafia , come risulta da fonti di documentazione, resi noti dalla desecretazione alle carte. I rappresentanti dell’alta mafia convocati da Castellano fondano un partito politico, il fronte democratico dell’ordine siciliano, presidente don Calò Vizzini con il compito di mettere ordine nelle cose siciliane. Giustamente è stato detto: Gli americani trovano la Sicilia in un grande disordine” e veramente volevano mettere ordine. Commettono solo il “piccolo” errore di fare in modo  che siano i capi- mafia a mettere ordine sociale e la pax in Sicilia costa molto sangue! Perché l’alta mafia che decide era perfettamente d’accordo con l’esercito e con le forze di occupazione, che avevano assieme concordato il progetto dell’ordine futuro della Sicilia. Quell’ordine che invece le sommosse popolari, le conferenze, i bisogni cercavano di impostare su un piano diverso. 

Continua: Parte II


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