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Questo
articolo è datato, ma purtroppo molto attuale!
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Guglielmo Donadello, consulente
aziendale settore zootecnico e agroalimentare (Liberazione, 19 novembre
2000)
Che cos’è oggi il
pollo da carne? Stiamo parlando di broiler.
Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, sono oramai
solo di un paio di razze ibride (denominate COBB 500, i cui brevetti
sono in mano alla The Cobb Breeding Company LTD), nate nei segreti
laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per
l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina
biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un broiler
mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Lo
fanno vivere solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare
pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a
“maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili e preparati a busto
circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così
accelerati servono allevamenti e mangimi adatti.
Come vengono
allevati
Si chiama allevamento integrato. Assoggettato, cioè, alla filiera
industriale della produzione di carne, le cui principali fasi sono:
produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei
pulcini, magnifici, macelli, industria di lavorazione, logistica,
commercializzazione nella rete della grande distribuzione organizzata.
Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una
è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori.
L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare
decine di migliaia di volatili: con una densità di 10-15 per
metroquadro, sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti UE per
gli allevamenti biologici stabiliscono in tre polli per metro quadrato
la densità massima ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore
paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione artificiale. Le
temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle
deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la produzione della
pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o combustibile; e
fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).
Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo
all’ultimo giorno della loro brevissima vita calpestando e dormendo
sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal
primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei
mangimi; ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui
l’uso di vaccini che, come è noto, creano una quantità di anticorpi
che contrastano l’estrinsecazione delle manifestazioni patologiche del
virus, ma impediscono la eradicazione dello stesso, consentendo che
animali solo apparentemente sani siano commercializzati: con il rischio
che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. A questo si
aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 –
100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni.
L’organismo del broiler, che è pur sempre un animale diurno, viene
messo a dura prova, l’apparato digerente stressato, la sua capacità
di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel territorio
dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi
allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose
e costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di
possibili virus trasmissibili agli uomini, come salmonelle e influenze;
costose, come il caso dell’ultima peste aviaria costata alla sola
regione veneta 110 miliardi, e altri 500 allo stato.
Cosa
mangiano
I polli dovrebbero mangiare
mais, soia e fibre. Trasformano proteine vegetali in proteine nobili. I
broiler, che rappresentano il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22
milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangiano esclusivamente
mangimi industriali, prodotti in larghissima misura da due o tre
aziende. Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo
modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i
componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di
importazione e di produzione transgenetica, perché costano meno.
Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e
tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio
esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli
belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB, ma se sta nei
limiti tollerati si può dare da mangiare ai polli anche oli esausti di
motori.
Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate
dalle interiora, dalle teste, dalle zampe, dalle piume derivate dai loro
fratelli morti in precedenza; oltre alle proteine animali acquistate
dove costano meno (farine di sangue e di pesce). Ai polli ed ai tacchini
ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un
po’ meno per il pollo.
Cosa
si ottiene
Si ottengono dei pulcinotti
venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità
organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati se li cucini due minuti di più letteralmente si
sbriciolano, se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di
pesce con cui sono stati allevati. Oggi la carne di pollo non viene
offerta da nessun ristorante degno di questo nome, viene data solo nelle
mense delle fabbriche, delle scuole o per le mense delle famiglie sotto
i due milioni al mese.
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile.
Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone in questi
giorni con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica
da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di
tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo –
con la giusta quantità di aromatizzanti.
Nessuno, ad esclusione dei pochi NAS, protegge i consumatori. Nessuno
controlla, e i nostri 7000 veterinari pubblici, come da precise
istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare altro.